Recensioni per
||Righe||
di l_s

Questa storia ha ottenuto 64 recensioni.
Positive : 64
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
25/09/09, ore 20:44
Cap. 11:

............io ho i brividi. E vorrei scrivere fiumi da parole. Vorrei. Ma non posso. Non....non voglio. Non voglio. Però mi alzò in piedi e tolgo il cappello.

Recensore Master
25/09/09, ore 20:40

.........sono parole che fanno male. Le prime che ho letto dopo essere finalmente tornato. Le prime. Che rimarranno dentro quell'angolo del mio muscolo cardiaco che solo io conosco.

Recensore Veterano
20/09/09, ore 14:27
Cap. 11:

Ah, Lu'... Questo pezzo --- sarò scema --- mi strappa un sorrisetto allegro e divertito. E' troppo carino :) Mi piace l'idea, e non so se il tuo intento fosse di trasmettere qualcosa di doloroso (nel mio personale caso, non l'ho colto), ma a me è giunta l'autoironia bonaria di un'autrice dal senso dell'umorismo inaspettatamente sbarazzino. Mi è piaciuta!

Recensore Junior
16/09/09, ore 21:24
Cap. 11:

Eccomi tornata ^^ Scusa l'assenza, avevo detto che mi sarei rifatta sentire ma ci ho messo un sacco... Ma non potevo lasciarmi sfuggire quest'ultima chicca.
Sfuggente - come ha detto qualcuno prima di me - mi sembra il termine più calzante. Ogni parola sembra imponga di essere assaporata tutta sola soletta, perché fa parte di un suo mondo a se stante, che eppure si collega strettamente a quello della parola precedente e a quello della seguente. Una vera e propria catena. Che si srotola fino a un pozzo oscuro e umido, come quella parola, "ORRENDA".
Come sempre hai utilizzato un'estetica che mi piace molto, molto irregolare eppure sensata.
Io aspetto che i miei capelli ricrescano, perché l'ultima volta li ho tagliati di netto, e di tanto. Il desiderio d'imbruttirsi credo corrisponda meglio al cambiamento. Che può far ottenere l'effetto contrario in certi casi. Come è successo a me, che - a quanto dicevano - stavo da dio con i capelli corti. Ma, come tu dimostri, può non essere la bellezza quello di cui si ha bisogno, cioè, il fatto di star bene esteticamente può non essere quello che realmente vogliamo. E se io, che con i miei capelli che si stanno allungando non sto veramente bene quanto con un taglio corto sono felice, tanto meglio. Anche se i miei capelli per come sono adesso, sono così normali... E, come sappiamo entrambe, a nessuna delle due piace troppo questa condizione... :P Già pensavo di cambiare, e i miei capelli diventeranno neri neri neri - con quel tocco di blu che fa uscire il colore dalla normalità, bwahah -, proprio come (credo siano diventati) i tuoi, e come le nostre anime. Quindi, con tutto questo discorso contorto che non so nemmeno io come mi sia venuto fuori, ma dove spero tu troverai un minimo di senso, volevo dire che c'è da capire se questo tuo voler diventare ORRENDA sia riferito all'estetica o ad un sentimento interiore.
Qualunque sia la soluzione spero tu sappia che per tutti noi sei stupenda, e lo capiamo grazie al riflesso di questi tuoi scritti, inutile rompere tanti specchi. Spero non ti dispiaccia troppo :P
(Scusa tanto per la lunghezza del commento, che non so quanto abbia di costruttivo... ç_ç) Un bacio

Recensore Junior
16/09/09, ore 18:20
Cap. 11:

Intuisco che ti sei tagliata i capelli? Ochei, a parte questa ignobile battuta, la recensione scatta nel momento in cui il tuo grido arriva alle mie orecchie. La descrizione della scena arriva forte come un pugno, e visibile come in un film. Ma sapere di chi c'è dietro, associare quelle immagini a una persona in carne e ossa, mi rende un pò triste (non esageratamente, se penso che questo è il risultato di un mondo troppo infame per essere vissuto anche dalle persone buone!) e mi fa anche preoccupare. Il tuo gesto, il tuo grido di disperazione può, si, significare una specie di ribellione, il "giocare in contropiede" che eleonora descriveva...ma io, invece, penso che sia dovuto più a un voler frapporre uno schermo tra te e chi ti guarda. Come quando una persona vuole essere bella, per poter tenere un'interfaccia visiva che inibisce e fa avere un'impressione più o meno positiva senza contenuti effettivi, così il tuo voler "essere orrenda" mette delle sbarre, un plexiglass resistente agli attacchi esterni, sperando che forse l'acido che ti buttano addosso non possa filtrare. Forse è una condizione di isolamento, forse hai voglia di solitudine...questo è quello che ho captato...e, da un certo punto di vista, spero di sbagliarmi...

Recensore Master
16/09/09, ore 15:58
Cap. 11:

Questa poesia è fantastica. Per vari motivi che vado ora ad elencare.
La forma le dà una scorrevolezza unica e arricchisce le parole di un suono ed un tono particolare, come se avessero preso vita e si fossero sistemate su foglio come meglio preferivano, creando un quadro che le contiene perfettamente e che trascina all'ultima parola in un vortice di sensazioni veloci e sfuggenti.
Ciò che vi è scritto è molto particolare. Il voler essere orrenda è contronatura. Mi spiego: nessuno vuole essere spontaneamente orrendo, quando ci si guarda allo specchio si desidera essere più belli, non orrendi. E il fatto che tu alla fine gridi: ORRENDA (perchè per me quello è un grido) mi fa sorridere. Ti sei ribellata, se così si può dire, allo stereotipo. Sei andata contro. Se non posso migliorare, allora decido di peggiorare. Non getti la spugna, giochi in contro piede. E io, per questo, ti ammiro moltissimo (un poco di più di prima, meglio).
L'unica cosa che trovo stoni un pochino e che penso sia voluto, è l'uso del colore nella prima strofa (quella è una strofa, vero? Mi confondo sempre tra strofa e verso, faccio veramente pena).

Ah-ah. Questa recensione contiene qualche giudizio vero e oggettivo e questo mi soddisfa. Sono riuscita a scrivere una recensione [pseudo]decente. Bene.
Detto questo, torno in silenzio ad aspettare la prossima, forte come un grido, dolorosa come un taglio, triste come questa giornata, dolce come tu sai essere. In qualunque modo, basta che sia tua.
(Recensione modificata il 27/09/2009 - 10:01 pm)

Nuovo recensore
16/09/09, ore 15:36
Cap. 11:

Mi piace. Molti spunti interessanti soprattutto per quanto riguarda l'ultima parte.

Nuovo recensore
16/09/09, ore 13:55

ho dato un occhiata (non tanto attenta a dire il vero) a queste tue composizioni e devo dire che te la cavi egregiamente. Questa poesia è sicuramente la più bella della raccolta, incredibilmente e dolorosamente potente. Leggendola mi sembra quasi di avvertire il dolore che vuoi trasmettere. Complimenti!

Nuovo recensore
12/09/09, ore 16:05

"Non ci riesco". Siamo tutti burattini con lo sguardo spento, opaco, con la pelle da coniglio bianco, con la disillusione e l'impossibilità negli occhi. "Non ci riesco" mi sembra di sentirlo, ed è una frase ricorrente nelle notti di luna, quando la quasi-tristezza divampa e corrode ogni cosa. Una tastiera per FAR-FINTA-di-sopravvivere.Complimenti. Mi sciolgo in questa raccolta che mi fa da acido... Bravissima. Per sempre io e i miei pensieri. Marilyn.

Recensore Junior
11/09/09, ore 15:36

L'ho riletta sette volte, prima di cominciare a scrivere questa recensione, e scommetto che nel mentre la rileggerò un'altro paio di volte. Perché la mia mente limitata non riesce come al solito ad arrivare a una conclusione, e ogni volta che formulo un pensiero, viene interrotto dalle molteplici domande. "Briciole di rabbia diluite in silenzi distanti, e quello sguardo di solitudine" Frase topica per così dire; l'inizio, eppure l'epilogo di tutto. Frase che ti accompagna oserei dire da sempre e che si manifesta in maniera sempre differente, e con parole sempre nuove, così camaleontico da non passare mai per banale. "e la posa da burattino solo". Il burattino, l'essere manipolabile per eccellenza, e la solitudine, manipolatrice per eccellenza. Io avrei scritto "vuoto" e non "solo" perché il significato viene così rafforzato, e diventa qualcosa senz'anima, senza cuore, senza. Solo una scorza di legno nel mondo dei "burattinai". Ma evidentemente non era questo il significato. Quel "solo" mi ha confuso. Potrebbe significare "senza burattinaio" ovvero senza punti di riferimento oppure "senza compagni", e quindi quasi un esemplare unico, distinto, diverso. Ma ora come ora non so proprio quale opzione scegliere, senza contare che ce ne potrebbero essere molte altre. "Il ripetuto: "non ci riesco"" Il limite, oltre il quale molti di noi non vogliono spingersi, la paura, forse. Ma paura di cosa? "dei passanti da deridere" Forse va a rafforzare la teoria del "burattino diverso" costretto a difendersi dietro a una battuta o a un comportamento ostile "quasi per sfida, quasi per rabbia, quasi per brama, quasi per tristezza." E tra le ultime parole, forse le uniche per me chiare, spicca un elemento estraneo: "Un coniglio bianco"...non credo sia stato messo lì solo per fare rima con "stanco"...e alle ultime parole viene solo la voglia di tornare all'inizio e farla scorrere nuovamente sotto gli occhi, coperti da un velo di lacrima.

Recensore Master
05/09/09, ore 20:42

......scusami. Io....non ce la faccio. La adoro, te lo giuro. Ma non ce la faccio.

Recensore Master
05/09/09, ore 19:25

Ecco un altro pezzo di te che si stacca e si accumula in mezzo a questi altri pezzi di te, che si sottopone al nostro sguardo e al nostro giudizio (odio questa parola, eppure è così).
Mi ricorda tanto, per il modo in cui è scritta, una cosa che buttai giù tempo fa e che mai pubblicai. In effetti, anche quello che vi è scritto è ciò che intendevo comunciare io, solo che non ne ero stata capace. Vederla, poi, scritta da te mi lascia piacevolmente sorpresa.
Ad ogni modo, trovo anche io che questa poesia sia più pacata, un flebile sospiro quasi, rispetto ad altri tuoi scritti. Eppure siamo qui per leggere ed interpretare anche i tuoi sospiri, per trovare, in essi, ciò che li muove ad esistere. E io, forse, l'ho capito questa volta. E mi sento più completa per questo.
Aspetto la prossima, sempre più contenta del fatto che tu non ti stia lasciando troppo andare.

Nuovo recensore
05/09/09, ore 11:57

Bella ...

Recensore Junior
05/09/09, ore 00:14

Non è potente come le altre...è più sottile, più lieve appunto. Non colpisce come una cartuccia di fucile, ma accarezza con le mani del soldato. Non travolge come un fiume in piena, ma culla come fa la battigia. E mi piace, proprio perché e più profonda, più calma. Anche quando dici "osservo la Paura per due ore prima di dormire" è resa più come un'abitudine, che come un'ossessione. E se ho capito davvero a chi è dedicata, allora è bellissimo il fatto che (negandolo anche a te stessa) consideri il tutto un lieve conforto! Se invece non ho capito spero che la mia interpretazione personale ti piaccia...

Recensore Master
29/08/09, ore 19:54

La poesia è un quadro, una sequenza di immagini, un piccolo, minuscolo cortometraggio. Il titolo è un colpo di pisola, dritto alla gamba di chi vagava per caso con gli occhi tra i prodotti di altre menti; lo costringe a fermarsi, a leggere, e così lo trascina con la prima strofa in un discorso strambo, sussurrato, quasi troppo delicato da sentire dopo il rumore dello sparo iniziale. Poi.....il dramma. "E perché goffamente continui a lottare?" Ecco. Ecco. Ecco che le mie gambe non sanno riprendere a correre. Poi......il dramma. "Che cos'ha che non va l'esser matto o normale?" Ecco. Ecco. Ecco che tutto quello che faccio per sentirmi vivo mi sembra improvvisamente inutile. E poi....la frase finale. Il graffio sul muro. Che non mi colpisce più di tanto. Che sono abituato a ripetermi da sempre, da quando sono nato, da quando forse sono morto. E' indubbiamente un bel pezzo, ma non porta niente di nuovo, e forse è giusto così: stiamo girando tutti in tondo. (concludo con un pensiero affettuoso per Leo: Leo, chi ascolta Guccini è per forza una brava persona. Tu sei certamente interessante.)