............io ho i brividi. E vorrei scrivere fiumi da parole. Vorrei. Ma non posso. Non....non voglio. Non voglio. Però mi alzò in piedi e tolgo il cappello. |
.........sono parole che fanno male. Le prime che ho letto dopo essere finalmente tornato. Le prime. Che rimarranno dentro quell'angolo del mio muscolo cardiaco che solo io conosco. |
Ah, Lu'... Questo pezzo --- sarò scema --- mi strappa un sorrisetto allegro e divertito. E' troppo carino :) Mi piace l'idea, e non so se il tuo intento fosse di trasmettere qualcosa di doloroso (nel mio personale caso, non l'ho colto), ma a me è giunta l'autoironia bonaria di un'autrice dal senso dell'umorismo inaspettatamente sbarazzino. Mi è piaciuta! |
Eccomi tornata ^^
Scusa l'assenza, avevo detto che mi sarei rifatta sentire ma ci ho messo un sacco... Ma non potevo lasciarmi sfuggire quest'ultima chicca. |
Intuisco che ti sei tagliata i capelli? Ochei, a parte questa ignobile battuta, la recensione scatta nel momento in cui il tuo grido arriva alle mie orecchie. La descrizione della scena arriva forte come un pugno, e visibile come in un film. Ma sapere di chi c'è dietro, associare quelle immagini a una persona in carne e ossa, mi rende un pò triste (non esageratamente, se penso che questo è il risultato di un mondo troppo infame per essere vissuto anche dalle persone buone!) e mi fa anche preoccupare. Il tuo gesto, il tuo grido di disperazione può, si, significare una specie di ribellione, il "giocare in contropiede" che eleonora descriveva...ma io, invece, penso che sia dovuto più a un voler frapporre uno schermo tra te e chi ti guarda. Come quando una persona vuole essere bella, per poter tenere un'interfaccia visiva che inibisce e fa avere un'impressione più o meno positiva senza contenuti effettivi, così il tuo voler "essere orrenda" mette delle sbarre, un plexiglass resistente agli attacchi esterni, sperando che forse l'acido che ti buttano addosso non possa filtrare. Forse è una condizione di isolamento, forse hai voglia di solitudine...questo è quello che ho captato...e, da un certo punto di vista, spero di sbagliarmi... |
Questa poesia è fantastica. Per vari motivi che vado ora ad elencare. |
Mi piace. Molti spunti interessanti soprattutto per quanto riguarda l'ultima parte. |
ho dato un occhiata (non tanto attenta a dire il vero) a queste tue composizioni e devo dire che te la cavi egregiamente. Questa poesia è sicuramente la più bella della raccolta, incredibilmente e dolorosamente potente. Leggendola mi sembra quasi di avvertire il dolore che vuoi trasmettere. Complimenti! |
"Non ci riesco". Siamo tutti burattini con lo sguardo spento, opaco, con la pelle da coniglio bianco, con la disillusione e l'impossibilità negli occhi. "Non ci riesco" mi sembra di sentirlo, ed è una frase ricorrente nelle notti di luna, quando la quasi-tristezza divampa e corrode ogni cosa. Una tastiera per FAR-FINTA-di-sopravvivere.Complimenti. Mi sciolgo in questa raccolta che mi fa da acido... Bravissima. Per sempre io e i miei pensieri. Marilyn. |
L'ho riletta sette volte, prima di cominciare a scrivere questa recensione, e scommetto che nel mentre la rileggerò un'altro paio di volte. Perché la mia mente limitata non riesce come al solito ad arrivare a una conclusione, e ogni volta che formulo un pensiero, viene interrotto dalle molteplici domande. "Briciole di rabbia diluite in silenzi distanti, e quello sguardo di solitudine" Frase topica per così dire; l'inizio, eppure l'epilogo di tutto. Frase che ti accompagna oserei dire da sempre e che si manifesta in maniera sempre differente, e con parole sempre nuove, così camaleontico da non passare mai per banale. "e la posa da burattino solo". Il burattino, l'essere manipolabile per eccellenza, e la solitudine, manipolatrice per eccellenza. Io avrei scritto "vuoto" e non "solo" perché il significato viene così rafforzato, e diventa qualcosa senz'anima, senza cuore, senza. Solo una scorza di legno nel mondo dei "burattinai". Ma evidentemente non era questo il significato. Quel "solo" mi ha confuso. Potrebbe significare "senza burattinaio" ovvero senza punti di riferimento oppure "senza compagni", e quindi quasi un esemplare unico, distinto, diverso. Ma ora come ora non so proprio quale opzione scegliere, senza contare che ce ne potrebbero essere molte altre. "Il ripetuto: "non ci riesco"" Il limite, oltre il quale molti di noi non vogliono spingersi, la paura, forse. Ma paura di cosa? "dei passanti da deridere" Forse va a rafforzare la teoria del "burattino diverso" costretto a difendersi dietro a una battuta o a un comportamento ostile "quasi per sfida, quasi per rabbia, quasi per brama, quasi per tristezza." E tra le ultime parole, forse le uniche per me chiare, spicca un elemento estraneo: "Un coniglio bianco"...non credo sia stato messo lì solo per fare rima con "stanco"...e alle ultime parole viene solo la voglia di tornare all'inizio e farla scorrere nuovamente sotto gli occhi, coperti da un velo di lacrima. |
......scusami. Io....non ce la faccio. La adoro, te lo giuro. Ma non ce la faccio. |
Ecco un altro pezzo di te che si stacca e si accumula in mezzo a questi altri pezzi di te, che si sottopone al nostro sguardo e al nostro giudizio (odio questa parola, eppure è così). |
Bella ... |
Non è potente come le altre...è più sottile, più lieve appunto. Non colpisce come una cartuccia di fucile, ma accarezza con le mani del soldato. Non travolge come un fiume in piena, ma culla come fa la battigia. E mi piace, proprio perché e più profonda, più calma. Anche quando dici "osservo la Paura per due ore prima di dormire" è resa più come un'abitudine, che come un'ossessione. E se ho capito davvero a chi è dedicata, allora è bellissimo il fatto che (negandolo anche a te stessa) consideri il tutto un lieve conforto! Se invece non ho capito spero che la mia interpretazione personale ti piaccia... |
La poesia è un quadro, una sequenza di immagini, un piccolo, minuscolo cortometraggio. Il titolo è un colpo di pisola, dritto alla gamba di chi vagava per caso con gli occhi tra i prodotti di altre menti; lo costringe a fermarsi, a leggere, e così lo trascina con la prima strofa in un discorso strambo, sussurrato, quasi troppo delicato da sentire dopo il rumore dello sparo iniziale. Poi.....il dramma. "E perché goffamente continui a lottare?" Ecco. Ecco. Ecco che le mie gambe non sanno riprendere a correre. Poi......il dramma. "Che cos'ha che non va l'esser matto o normale?" Ecco. Ecco. Ecco che tutto quello che faccio per sentirmi vivo mi sembra improvvisamente inutile. E poi....la frase finale. Il graffio sul muro. Che non mi colpisce più di tanto. Che sono abituato a ripetermi da sempre, da quando sono nato, da quando forse sono morto. E' indubbiamente un bel pezzo, ma non porta niente di nuovo, e forse è giusto così: stiamo girando tutti in tondo. (concludo con un pensiero affettuoso per Leo: Leo, chi ascolta Guccini è per forza una brava persona. Tu sei certamente interessante.) |