[Valutazione del contest "Un fiume di soulmate!AU"]
Titolo:
Un titolo molto dolce e romantico; forse non è tra i più originali, ma è sicuramente perfetto per la storia che hai scritto e rende subito chiaro al lettore quale sarà il tema portante del racconto.
Caratterizzazione dei personaggi:
Nonostante la varietà di situazioni presentate, la caratterizzazione di Merlino si suddivide principalmente in due versioni ben distinte: presente e flash-back.
Due versioni che però non si escludono a vicenda, bada bene, ma sono complementari l’un l’altra… le due facce di una stessa medaglia, se mi passi la citazione.
Nel presente troviamo un ragazzo sereno, felice e profondamente innamorato. Ormai i suoi guai e le sue preoccupazioni sono finiti, e Merlino si concede di godersi la vita e la relazione con l’uomo che ama senza pensieri, senza stare a chiedersi cosa accadrà domani o quali problemi dovranno affrontare ma godendosi l’attimo, qui e subito.
Doveroso, direi, dopo tutto quello che ha passato per arrivare a questa tanto agognata felicità…
Nei numerosi flash-back, invece, abbiamo un Merlino decisamente più simile al canon della serie: è curioso e intraprendente, testardo e talmente preso dalla sua missione personale – in questo caso quella di parlare con Artù – da passare sopra a tutte le paure che aveva avuto fino a quel momento.
Trovo appropriato che Merlino abbia ragionato a lungo sul modo giusto per poter parlare con Artù, perché arrendersi ad un’attesa passiva degli eventi non sarebbe stato affatto da lui.
Mi piace anche l’accenno a questa sua ritrosia sul rivelare a Gaius i propri sogni: il parallelismo sulla paura che ha nella serie di rendere noti i propri poteri magici è evidente – anche se ovviamente non è la stessa cosa – e mi è sembrata una cosa molto naturale, soprattutto perché i suoi timori sono fondati.
Insomma, se – come sembra – nessun altro ha mai avuto simili esperienze, o almeno nessuno di cui Merlin ha sentito almeno parlare, è ovvio che pensi di essere preso per pazzo.
Il dialogo tra Artù e Merlino, nel sogno, mi piace molto e li ho trovati entrambi naturali e verosimili: inizialmente sembrano come un po’ titubanti, – comprensibile, dato che “nella realtà” non si conoscono – ma quel velo di tensione sparisce quasi subito.
Mi piace anche come, dopo quella specie di presentazione iniziale, passino subito a parlare del luogo in cui si trovano… e da lì al loro incontro.
Forse avrei preferito una qualche dichiarazione meno diretta e più esitante da parte di Artù, perché sappiamo bene che non è precisamente un fine oratore quando si tratta di mettere a nudo i propri sentimenti… tuttavia poi mi sono detta che in fin dei conti siamo in un mondo onirico e – quasi – irreale, quindi ci può stare che anche Artù abbia abbassato totalmente le sue difese.
E poi è davvero tenerissimo il modo più o meno contorto che hanno entrambi di dichiararsi felici l’uno della presenza dell’altro!
In particolare, ho apprezzato come hai sottolineato che Merlino da una parte è felice di aver ritrovato Artù, dall’altra però ha paura che lo consideri “strano” per voler rientrare in quello che potrebbe tranquillamente essere definito incubo – in fin dei conti è pur sempre una stanza avvolta dalle fiamme – solo per poter rivedere qualcuno che di fatto neppure conosce.
Artù lo consola subito, ed è perfetto perché rivediamo proprio il suo animo cavalleresco… anche se non mi convince molto il discorso sul Destino che fa subito dopo: è un qualcosa che, nonostante il luogo in cui si trovano, mi appare un po’ forzata considerando il carattere schivo del personaggio e la sua ritrosia – nel canon – a credere a tutto ciò che non può verificare personalmente.
Ho però apprezzato che almeno esiti prima di confidare a Merlino questo suo ragionamento, quasi non ci credesse davvero fino in fondo, e anche che sia inizialmente scettico sulla teoria di Merlino del “vuole che ci conosciamo nella vita reale”.
Solo inizialmente, però, perché poco dopo si dichiara d’accordo… e mi piace il fatto di non sapere se sia stato perché effettivamente se ne è convinto o perché aveva semplicemente voglia di conoscere meglio Merlino e ha approfittato della “scusa” che lui stesso gli ha fornito su un piatto d’argento.
Merlino invece è assolutamente fedele a sé stesso, e la sua prontezza di spirito gli permette di cogliere la palla al balzo per riuscire a proporre ad Artù di conoscersi nella vita “vera”, portando a termine la personalissima missione che si era auto-affidato la notte precedente.
Nel secondo flash-back Artù corre da Merlino per dirgli la bella novità, e li trovo entrambi naturali e verosimili. Inizialmente “l’abbraccio roteante” – molto scenografico, senza dubbio – mi era parso un po’ eccessivo perché da come è messa la storia sembra che siano ancora soltanto amici, e due amici – due amici maschi, in particolare – è difficile che si lascino andare ad effusioni così eclatanti. Tuttavia col progredire della lettura mi sono resa conto che in effetti a questo punto erano già nel limbo tra “non più solo amici” e “qualcosa di più”, e questo mi ha fatto rivalutare la scena che a posteriori risulta plausibile.
La dichiarazione di Artù è veloce e senza fronzoli, esattamente come mi sarei aspettata da lui. Forse è solo un’idea mia, ma sembra come se, dopo averci rimuginato sopra per tanto e tanto tempo ed essere infine arrivato alla tanto sofferta illuminazione, avesse buttato fuori quelle poche parole in fretta non per mancanza di sentimento bensì quasi per il timore di perdere il coraggio di dirle.
In fondo – nonostante i sogni, il Destino e quant’altro – il suo rapporto con Merlino non era mai stato definito da nessuna delle due parti, quindi è naturale che sotto sotto avesse anche un pizzico di paura.
Paura che Merlino fa svanire subito rispondendo con fervore – dopo lo shock iniziale – a quella dichiarazione, e qui mi ha fatto sorridere l’accenno alla sua proverbiale “diarrea verbale” che lo porterebbe a parlare e parlare e parlare ancora… se non fosse che Artù ha finalmente trovato un modo efficace per zittirlo.
E poi facciamo un passettino indietro e vediamo quello che invece è stato il loro primissimo incontro nel mondo reale.
Iniziamo col dire che i due ragazzuoli mi sono sembrati ben caratterizzati e naturali, con quel breve dialogo di apertura, e mi piace anche che Artù sia andato effettivamente a cercare Merlino perché credo sia un atteggiamento che ben si allinea con il suo personaggio. (Certo, non che abbia fatto poi questa gran fatica dal momento che anche lui studia nella stessa università, ma apprezziamo comunque il pensiero.)
Però… però poi arrivano le Dolenti Note: Gwen.
Ora, io lo capisco che la tentazione di demonizzare la compagna ufficiale di uno dei protagonisti della nostra OTP sia forte, davvero. Capisco anche che un personaggio in particolare possa generare antipatia a pelle senza un vero e proprio motivo, perché io per prima ne odio moltissimi di personaggi, dico sul serio.
Tutto questo però non giustifica lo snaturamento del personaggio in una storia… che invece è proprio quello che tu hai fatto con Gwen.
Antipatica o simpatica che sia, lei nella serie ci viene presentata come una ragazza gentile, paziente, altruista, testarda e anche piuttosto orgogliosa, ed è questa la caratterizzazione che avresti dovuto mantenere nella tua storia.
Qui, invece, ho trovato una ragazza dispotica, vagamente isterica e molto egoista, senza contare la totale mancanza di dignità nel suo supplicare Artù di non lasciarla per… nessun motivo apparente, in realtà, dato che è evidente che non lo ami più.
Sì, ho notato che hai specificato tramite Artù che “il loro rapporto si era ormai guastato e litigavano per ogni minima cosa” ed è una precisazione che ho apprezzato, ma purtroppo non basta a giustificare un cambiamento del genere nella caratterizzazione di un personaggio.
Forse però la cosa che mi è piaciuta di meno in assoluto è quando ho letto che Gwen – dopo che Artù aveva detto di volerla lasciare, ma poi è tornato sui suoi passi – “andava in giro a raccontare che si sarebbero sposati presto, e che tutti erano invitati al loro matrimonio”.
Anche qui c’è una parvenza di giustificazione (i loro genitori avrebbero voluto che si sposassero), ma è troppo scarna per reggere il peso di quello che sembra l’atteggiamento di una bambina capricciosa e viziata.
Mi dispiace essere così dura, ma quello di “negativizzare” allo stremo la figura femminile (ma anche maschile talvolta) che “ostacola” l’OTP è un errore che riscontro in molte fanfiction e che ogni volta mi fa storcere il naso perché credo fermamente che faccia perdere diversi punti anche alle storie ben scritte.
Capisco che avendo scelto come coppia Artù/Merlino era ovvio che lei dovesse levarsi di torno e che magari volessi dare ad Artù una scusa plausibile per lasciarla senza passare da “quello cattivo”… ma secondo il mio modestissimo parere sarebbe stato meglio dire semplicemente che non si amavano più e che Artù si era accorto invece di amare Merlino, quindi – dopo un periodo in cui esitava perché magari non voleva ferirla – si è risolto a fare la cosa giusta e l’ha lasciata per lui. Tutto qui.
Tornando a parlare di cose positive, mi è piaciuto molto – nell’ultimo flash-back – come hai raccontato lo sviluppo del rapporto di Artù e Merlino: Artù finalmente trova in Merlino qualcuno di fidato con cui potersi sfogare di tutta l’esasperazione che gli provoca la situazione con Gwen, e Merlino dal canto suo gli rimane sempre accanto, ascoltandolo, consolandolo e facendolo anche ridere.
Mi ha ricordato molto da vicino il rapporto affiatato che hanno nella serie originale, questa amicizia un-po’-più-che-fraterna che però ancora non si può chiamare in un altro modo, e l’ho davvero, davvero adorato.
Stile e trama:
Prima di cominciare, voglio farti un piccolo appunto dal momento che ho riscontrato più volte lo stesso errore nella storia: quando un discorso diretto è seguito da una frase indiretta che però non è una reggente con “verba dicendi et declarandi” (dire, rispondere, esclamare ecc.), allora il discorso diretto deve sempre finire con un segno di punteggiatura forte o semi-forte (punto fermo, punto esclamativo/interrogativo o puntini di sospensione) e la frase successiva deve cominciare con la maiuscola.
Es.
- “Artù!” gridò, guardandosi intorno. --> corretto.
- “Artù!” gli corse incontro. --> sbagliato.
E già che ci sono ecco altri due piccoli errori/refusi che ho riscontrato:
- Merlino, di qualcosa! --> Merlino, di’ qualcosa!
- Sopratutto di lui […] --> Soprattutto di lui [...]
La sintassi di questa storia è semplice e lineare, prevalentemente costituita da proposizioni semplici o coordinate soprattutto per asindeto. Come nelle altre storie, talvolta questo comporta un ritmo un po’ frammentato nella lettura, ma tuttavia la cosa positiva è che il testo risulta di immediata comprensione dall’inizio alla fine, senza che il lettore perda mai il filo del discorso.
Credo che questo sia un fattore molto importante, considerata la costruzione alternata di presente e flash-back.
E, parlando di flash-back, sono un escamotage che apprezzo sempre moltissimo in una storia perché credo che riescano a movimentare il ritmo narrativo evitando la “monotonia”; inoltre, mi è piaciuta molto la tua scelta di quel piccolo time-skip dopo il secondo flash-back (quindi dopo che si Artù e Merlino si sono parlati per la prima volta), che ha aggiunto un ulteriore piccolo cambiamento al ritmo della narrazione tenendo ben desta l’attenzione del lettore.
Di contro, però, c’è da dire che ad una prima lettura – senza altro avviso se non gli asterischi di separazione del paragrafo – il lettore è portato a pensare che questo flash-back sia il diretto seguito del precedente, e che quindi Artù e Merlino si siano appena conosciuti. Ora, se da un lato come ti dicevo è una cosa carina scoprire che invece c’è stato un piccolo time-skip perché così facendo si è movimentata la narrazione, dall’altro questa cosa rischia di confondere la comprensione della storia.
Mi riferisco in particolare al fatto che né in questo flash-back né nella breve parte al presente che lo introduce viene fatto nessun cenno all’evoluzione del rapporto che c’è stato tra Artù e Merlino, motivo per cui quel loro abbraccio così pieno di entusiasmo – per quanto tenerissimo – risulta inizialmente un po’ fuori contesto e poco verosimile.
Passando invece alla trama vera e propria, ho riscontrato due piccole contraddizioni:
- Nella scorsa storia avevi detto che Uther è un collega di Gaius, qui invece viene fuori che è il suo direttore.
- Merlino, nel secondo flash-back, dice di aver desiderato per tutto il giorno di poter tornare in quella stanza e che “era la prima volta che lo faceva, dato che temeva quel posto”. Tuttavia, anche nella scorsa storia avevi scritto “stavolta non sei impaurito”, riferendoti al fatto che Merlino era ansioso di tornare nella stanza in fiamme per poter finalmente scoprire l’identità del ragazzo misterioso.
C’è poi il discorso sulla riflessione che fa Merlino, sul se e come chiedere a Gaius di Artù.
In mezzo a tutti i suoi dubbi più o meno leciti – ma il misto di ora tarda ed esaltazione per la scoperta dell’identità del ragazzo misterioso possono aver facilmente influenzato la lucidità di Merlino – c’è la preoccupazione che Gaius avrebbe potuto chiedergli come mai conosceva Artù… e questo non ha molto senso, dal momento che Merlino nella scorsa storia ha lasciato chiaramente intendere di conoscere Artù – una conoscenza superficiale, certo – proprio in quanto figlio del collega/direttore di Gaius, il che presuppone che Gaius stesso lo sappia già che i due si conoscono almeno di vista.
Vero è che in quel momento Merlino è tutto preso dal sogno e magari riesce a pensare solo a quello, però questa spiegazione non mi convince del tutto.
A parte questo, la trama è chiara e lineare, e – nei flash-back – prosegue a raccontare al lettore tutta la storia di Artù e Merlino, arrivando alla fine a riunire tutti i tasselli del puzzle per farli combaciare con l’immagine della coppia felice e innamorata che troviamo nelle parti al presente.
Mi è piaciuta la tua scelta di raccontare l’evoluzione del loro rapporto basandoti su quegli incontri nel sogno: è come se soltanto là dentro Merlino e Artù fossero liberi di essere chi sono davvero, e ho adorato il fatto che quella stessa stanza che inizialmente era vista con timore alla fine diventi al contrario un luogo di pace e serenità. L’ho trovato da un lato ironico e dall’altro perfettamente consono all’evoluzione della storia, perché sembra voler essere una metafora di come, insieme, nulla possa più spaventarli.
Ho apprezzato anche che ti sia soffermata, con i flash-back, sui vari step del loro rapporto: pur partendo da un momento in cui i due stavano già insieme – come da richiesta del contest – hai raccontato anche di come sono arrivati ad essere una coppia, partendo dal momento subito successivo alla scoperta dell’identità della scorsa drabble, passando per un periodo di amicizia che si evolve in un “qualcosa di più” per finire da ultimo a quella bellissima scena della dichiarazione.
Un piccolo appunto tecnico: nella parte al presente subito dopo gli asterischi hai scritto che Merlino “era già arrivato a casa di Artù, si erano mangiati la pizza e stavano vedendo il film” (tra l’altro mi ha fatto sorridere proprio la scelta di “Excalibur”… decisamente azzeccata!), ma poi – subito dopo il flash-back – ti ripeti dicendo che “si erano ritrovati a casa sua per guardare un film. La classica serata romantica tra pizza e tv.”… sarebbe meglio cancellare una delle due ed evitare così la ripetizione.
Prima di concludere, vorrei parlare un po’ del discorso del soulmate: più volte nella storia hai ripetuto il termine “anima gemella”, ma sembra essere utilizzato più nel suo significato “quotidiano” (quello di un partner particolarmente affine) più che in quello proprio del soulmate!AU.
Questa “ambiguità”, chiamiamola così, per me scaturisce soprattutto dal fatto che Merlino per primo non è consapevole né del perché di quella “stanza in fiamme” né tantomeno del vero motivo per cui ci ha trovato tra tutti proprio Artù e soltanto lui: crede che si tratti di un qualcosa di predestinato e voluto “dall’alto”, questo sì, ma non c’è una vera e propria risposta alle sue domande e ben presto smette anche di porsele.
In realtà però quest’ultima cosa non mi dispiace: sì, da un punto di vista “tecnico” non mi convince perché avrei preferito che il discorso del soulmate!AU venisse più approfondito (magari citando altri esempi di persone che avevano fatto sogni simili, o anche solo leggende che ne parlavano), tuttavia questa tua scelta narrativa rende evidente che Merlino è immediatamente attirato da Artù come da una calamita, e dopo un primo sgomento iniziale ormai non è più interessato al perché di questo loro incontro, vuole solo godersi la sua compagnia… possibilmente per il resto della sua vita.
Gradimento personale:
Anche se mi ripeto, la cosa che più di tutte mi è piaciuta è la suddivisione in paragrafi alternati tra presente e flash-back, perché credo che partire “di botto” con Merlino che va dal suo ragazzo e scoprire pian piano come è arrivato a mettersi con Artù abbia reso la lettura di questa storia molto più coinvolgente che se fosse stata raccontata tramite una narrazione lineare.
A presto!
rhys89 |