Ed eccomi di nuovo da te!
Non esistono capitoli troppo lunghi, se essi sanno essere avvincenti, e il tuo lo è senz'altro.
Forse l'ho già detto o forse no, ma il realismo è un aspetto a cui tengo tantissimo, non importa cosa sto leggendo e quale sia il genere; ben vengano le licenze (senza quelle nessuna storia potrebbe esistere), ma da qui a dire castronerie ce ne passa. E nel tuo racconto ritrovo tantissimo di quel realismo che tanto amo, ogni riga ne è intrisa e permeata e questo contribuisce a far immedesimare il lettore nella storia, perché è risaputo che ci si immedesima solo in ciò che si può riconoscere come vicino e tanto più una cosa è reale, tanto più la si sente come propria. Insomma, tutto questo pippone psicologico solo per dire che il capitolo mi è piaciuto particolarmente, soprattutto per il fatto che pare di star veramente sentendo una persona qualunque che racconta della sua giornata. E bada, che per persona qualunque non intendo noiosa o scontata, ma una persona reale e realistica, che davvero si potrebbe incontrare passeggiando per strada.
In questo capitolo, poi, traspare tanto anche di quella che è la quotidianità e la realtà romana, vengono dipinti i modi di essere e di vedere le cose degli abitanti di questa splendida città, il loro modo di muoversi, di porsi, tanto con i pregi come con i difetti, in un'analisi obiettiva eppure affettuosa, che non può che strappare un sorriso.
Passando al capitolo vero e proprio, qui emerge ancora un altro aspetto dell'infanzia di Virgilio (anche lui deve fare di cognome Stark, perché pure se l'è passata piuttosto male e di drammi ne ha dovuti affrontare parecchi) e soprattutto di come ha conosciuto i suoi compagni di calcetto, nonché amici. Bellissimo il modo in cui delinei ognuno di loro, mettendone in luce pregi e difetti con scanzonata ironia. Mi ha colpita in particolare Davide e il modo in cui Virgilio ha annunciato il suo suicidio. Ci descrive affettuosamente il suo rapporto con il migliore amico, tutto bello, tutto meraviglioso. E poi questo si infila una pistola in bocca. Sbam. Un pugno in faccia al lettore, insomma. Della serie: non ci si può distrarre un attimo, che l'autore te lo mette nel didietro. Molto forte e, ancora una volta, realistico il fatto che Virgilio ci abbia messo anni per perdonare Davide per il suo gesto: si è sentito tradito, perché il suo migliore amico era una bella fetta di tutto ciò che Virgilio aveva, e lui si è visto portare via questa parte di felicità senza nemmeno poter dire la sua. Il suicidio non è mai cosa facile da comprendere e accettare. Eppure, il suo affetto per Davide permane, perché gli dedica ancora le sue vittorie.
Per quanto riguarda Diana, non credevo che Virgilio reagisse in questo modo con lei. Aveva detto di essersi infuriato per il fatto che lei avesse usato l'espediente di essere pedinata per abbordarlo e che fosse portato a non fidarsi molto di lei, a trovarla venefica, ma non credevo che avrebbe deciso di troncare così la conoscenza e di non risponderle neppure. Ovviamente il suo è un atteggiamento più che comprensibile: anche io avrei fatto lo stesso se mi fossi trovata al suo posto. Anzi, probabilmente nemmeno sarei stata al suo gioco a priori.
Fa l'ingresso, in questo capitolo, un nuovo personaggio che cattura totalmente Virgilio: Elena. Già qui possiamo capire quanto lei sia profondamente differente da Diana e quanto Virgilio ne sia rimasto folgorato. Diana lo aveva attratto, ma Elena lo ha proprio irretito e catturato. Si è preso un bel colpo di fulmine, insomma. Virgilio ci descrive diana come una creatura meravigliosa e perfetta sotto ogni punto di vista e mi sono domandata come fosse in realtà la ragazza, dato che è risaputo che l'amore ti mette i prosciutti sugli occhi, e quindi è stata una spontanea curiosità quella di voler sapere come appaia invece oggettivamente la nostra Elena. Sta comunque di fatto che, a primo acchito per lo meno, sembra una brava ragazza, brillante e spiritosa. Si trova subito in sintonia con Virgilio e con i suoi amici. Mi è piaciuta davvero moltissimo (e con davvero moltissimo intendo che mi ha fatta sorridere) la parte in cui Virgilio cerca di approcciarsi a Elena: prima si presenta come una persona sicura di sé, di quello che dice e di quello che fa, e poi si trova a dover alzare le mani dianzi alla sua impotenza di fronte a questa ragazza che lo fa sragionare e che l'ha subito conquistato. Ho apprezzato moltissimo questa cosa, perché denota che il personaggio non è statico, ma muta e si adatta in base alle varie situazioni che si trova davanti. È, insomma, dinamico, il che non può che farmelo apprezzare.
Inutile dire che ho amato anche la parte dell'incontro di Virgilio con il cane. Devi sapere che anche io amo moltissimo London e, soprattutto, ho adorato Il richiamo della foresta dove, appunto, come tu stesso dici, si trova il racconto Bastardo, che è rimasto moltissimo impresso anche a me e che ho visceralmente amato. Ancora a distanza di anni e di letture, lo reputo uno dei migliori racconti brevi che abbia mai letto. Ho quindi apprezzato moltissimo il richiamo a quest'autore e a questo racconto nella storia e mi è piaciuto molto che Virgilio lo abbia omaggiato chiamando il cane come quello del succitato racconto.
ora, ho un'ipotesi su cosa potrebbe star succedendo in questa vicenda, che dietro al suo romanticismo ha un macabro nemmeno troppo celato: Virgilio dice di sentirsi osservato, lo rimarca spesso, pertanto sono portata a pensare che Diana non abbia molto gradito l'essere ignorata e che magari è anche un po' fuori di testa. Se la mia teoria è corretta, sarà tutt'altro che felice di sapere/aver visto che Virgilio ha preferito un'altra donna a lei. Credo che il nostro protagonista avrà presto di che temere, e io già mi frego le mani al pensiero (poi magari mi sono fatta tutti castelli in aria io, eh).
Che dire, come sempre ti rinnovo i miei complimenti per questa storia interessantissima e ben costruita. Sono davvero curiosa di proseguire con la lettura.
A presto :) |