Ciao BONAZZA! (t'era mancato 'sto saluto, eh?).
Ah, quante cose ho da dire su questo capitolo... ma ormai sai benissimo che non mi farò fermare da inezie quali un numero di parole umanamente concepibile, quindi sii pronta a chiamare la postale.
Inizio... dal principio, come di solito si fa. E più precisamente dal concetto, che mi ha colpito subito sin dalle prime righe, che se Spider-Man, Peter, non fa un passo avanti, allora nessuno riesce a farlo per conto proprio. Al di là del discorso di rimpiazzare Tony e diventare il nuovo Iron Man, Peter rappresenta qualcosa di molto più puro e semplice: la giovinezza disillusa, spezzata da una vita che spesso è troppo crudele e si accanisce sempre su chi è già stato vessato da essa. Peter è uno che col lutto, più o meno, ci convive sin dalla più tenera età. Ma Richard e Mary sono figure lontanissime che ricorda a malapena, sono sbiadite, e per zio Ben ha trovato motivo di riscatto proprio in Spider-Man. Tony non gli fornisce alcuna via di fuga: lo lascia col fardello che sia stato, secondo il suo punto di vista, lo stesso Spider-Man ad essere concausa della sua morte. Non perché sia rimasto a guardare, pur avendo dei poteri, ma proprio perché ha fatto tutto ciò che poteva fare: ha dato il tutto per tutto, e Tony è comunque morto di fronte ai suoi occhi. Passami il concetto, ma in quest'ottica diventa secondario il fatto che fosse il suo amante, la sua figura paterna o un amico e mentore: si è reciso un legame che Peter aveva creduto indissolubile proprio perché costruito e non dettato da legami di sangue o parentela, né da puro e semplice amore fine a se stesso.
E tenendo a mente tutto ciò riesce più istintivo avvicinarsi a questo Peter che non è Peter, né Spider-Man. Un Peter vuoto che visto dagli occhi di Harley, che hanno sempre visualizzato un suo ritratto vivace ed esuberante, risulta ancor più spento e sbiadito, grigio.
Come sempre la tua Pepper è splendida, nel semplice fatto che non viene messa da parte o bistrattata in favore di un'altra coppia, ma viene resa partecipe e fulcro dei legami affettivi di Tony, come d'altronde è stata dall'inizio alla fine. Ho già speso tante, tante parole riguardo alla sua caratterizzazione in Protocollo Speranza, e qui non posso che ripetermi: è lei, è la donna comprensiva, paziente ma mai succube che ha conosciuto Tony per una vita intera e l'ha amato per quel che era, con tutti suoi vizi e difetti. Eppure, soffre per quello che ora non è un tradimento, ma che all'epoca dev'essere parso tale; soffre perché è umano soffrire nel sapere di non essere stati gli unici nel cuore di una persona. Così come è presa da un misto di malinconia e tristezza nel venire a sapere che anche Harley prova qualcosa per Peter, e si sente rincuorata nel sentirsi ricordare qualcosa che già sa, ma che non si sente più dire da un anno.
Soffre, ma è una persona matura ed estremamente pragmatica, la nostra Pepper, come lo è stata per i decenni vissuti accanto a Tony, quindi non si lascia offuscare dalla negatività, a maggior ragione con una figlia da crescere che porta con sé la fiammella ben tangibile dell'amore di Tony – e collateralmente della vita di Pepper.
Le parole di Pepper sono vere: Harley è una novità, non ha il marchio di Tony addosso; o meglio ce l'ha, ma nascosto agli occhi di Peter.
Di Harley parlerei a macchinetta, ma temo che poi tu mi bandiresti da queste scene forevah, quindi mi tengo (credici). È la sua natura semplice, ma non ingenua, a farmelo amare particolarmente. È un ragazzo che ha vissuto esperienze molto meno segnanti di un qualunque supereroe nella stanza, ma che proprio per questo risulta più coi piedi per terra, più incline a trovare una soluzione efficace e una via d'uscita praticabile, piuttosto che a crogiolarsi nel dolore come fa chi sente di avere troppe responsabilità sulle spalle, quelle di chi deve salvare sempre il mondo e agli occhi dei quali anche una perdita è inaccettabile.
Harley ha altri tipi di responsabilità, più umani: è qualcuno che da bambino ha visto suo padre uscire di casa con una scusa malfatta per non tornare mai più, lasciandolo solo con una madre che dal poco che vediamo passa più tempo a lavoro che a casa per sopperire. Ha avuto il suo momento di "gloria" nel poter aiutare Iron Man, ma le sue esperienze fuori dall'ordinario si fermano qui. È un ragazzo temprato, ma normale. Ed è proprio per questo che è lui il più indicato ad avvicinarsi a Peter e non a Spider-Man, ovvero a quel ragazzino del Queens che è stato lasciato da solo ancora una volta. Per questo è logico che debba andare lui a recuperarlo. Non perché coetaneo, o quasi, ma in quanto persona più distante e al contempo vicina ai due mondi che collidono dentro di lui.
Il modo in cui il malessere di Peter si manifesta anche fisicamente è di un realismo che fa male, che provoca un nodo allo stomaco nel leggerlo. Il fatto stesso che non cerchi più una distanza così netta da Harley fa capire quanto davvero sia ormai sull'orlo del collasso, e che quell'ombra che lo perseguita, un tempo benevola, sia ormai sul punto di schiacciarlo. Certo, non è compiacente, né si apre a un vero e proprio dialogo, ma non scappa, anche se potrebbe. In tutto questo, non dimentichi mai che Peter è Spider-Man, sempre, e quindi blocca Harley sul nascere, gli impedisce di toccarlo con una rapidità inumana. E passa altrettanto rapidamente dal dolore più puro, alla vergogna, all'aprire uno spiraglio su se stesso e verso gli altri con l'arrivo di Morgan. Perché Peter è anche questo: è serenità, è voglia di far stare bene gli altri, è voler migliorare il mondo. Harley questo lo vede davvero per la prima volta, rimane folgorato e capisce e non capisce. Diventa consapevole, ma non razionalmente conscio.
In una nota a parte,non hai idea di quanto abbia amato il modo in cui hai inserito Morgan, che pur essendo uno specchio del padre, a maggior ragione perché Tony non c'è più, è anche in parte Pepper e in parte semplicemente se stessa, col suo carattere individuale ancora acerbo ma già in via di sviluppo.
«Non voglio essere il Tony di Peter.» Questa frase credo racchiuda in un certo senso l'intera essenza della storia, tanto quanto le parole di Pepper sul liberare Peter dall'ombra di Tony. Tony, che splendeva di luce propria nonostante i recessi bui che aveva dentro di sé, diventa un'ombra. È una metamorfosi terribile da accettare. Un qualcosa che lui in primis non avrebbe mai voluto diventare, né veder accadere. Questo gioco di chiaroscuri che hai creato nel trattare i personaggi mi conquista, mi pone davanti agli occhi le scale di grigio che formano le persone e che si addensano o annacquano a seconda delle emozioni che provano. E in questo caso Peter, come avevo detto in precedenza, è diventato il lutto e quindi l'ombra, il qualcosa di oscuro.
Chiudi il capitolo, o meglio lo socchiudi, con appunto uno spiraglio di luce, un qualcosa di forse bello proiettato nel futuro; perché, appunto, non c'è nulla di sbagliato o scuro nell'amare in modo limpido come ha fatto Peter, e come sta cominciando a fare Harley.
Dio, Co', mi uccidi ogni volta, ogni santa volta... come farei senza di te?
Ho divagato, come sempre, ma il bello delle tue storie è proprio questo: danno da pensare, ed è esattamente ciò che dovrebbe fare una Storia... e questa in particolare non smetterei mai di leggerla e rileggerla :')
Quindi mi metto di santa pazienza ad aspettare il prossimo capitolo e CHIUDO *puff*
-Light- (Cosa, quella là che te manda i meme brutti) |