Ah! Mi spiace così tanto averci messo tanto a terminare questa raccolta che ho amato dall'inizio alla fine - anche se devo dire che l'idea di concludere mi rattrista un poco, perché mi è piaciuta davvero tantissimo. E poi la ricordo con affetto particolare: il primo capitolo è stata in assoluto il primo che ho letto da quando mi sono iscritta al gruppo (e, di pari passo, da quando ho ripreso a dedicarmi alla scrittura e alla lettura in modo un po' più costante).
Ricordo perfettamente perché mi aveva colpito e sono bel lieta di aver ritrovato quelle ragioni ancora una volta qui: le tue introspezioni e il tuo modo di narrare mi coinvolgono, influenzano, prendono i miei pensieri, li sgretolano un po' e li ricompongono nel corso della lettura. Un effetto, devo dire, non da tutti. Tanto di cappello a te, dunque.
Ma basta con questi sproloqui: è ora di entrare nel merito!
"La gemma dell'anima" inizia riprendendo tutto ciò che l'ha preceduta, lo concatena in un unico insieme e lo racchiude con delicatezza e fermezza al contempo come a darci una visione più globale su tutto ciò che abbiamo letto fin qui; una chiave di lettura ben precisa su tutto ciò che ci aspetta in questa conclusione.
Inizi con una serie di asserzioni che non riguardano unicamente i tuoi personaggi, bensì tutti noi, concedendoci, così facendo, spunti di riflessione rispetto al nostro tutto che, personalmente, non sono in grado di ignorare. Come spesso ho constato nei tuoi scritti anche qua colgo un velo di malinconia (neanche troppo implicita, visto che la stessa è effettivamente nominata), una malinconia che è anche la tua e la nostra forza: una consapevolezza dalla quale non possiamo prescindere; ma ancora una volta mi sto facendo prendere la mano e sto sproloquiando. E' che non riesco a farne a meno, perché che siano le tue narrazioni su un piano dell'astrazione o su uno della concretezza, hanno inesorabilmente la capacità di entrare dentro e donare un po' di te, dei tuoi pensieri e dei tuoi personaggi al lettore. Fattore che, personalmente, ritengo non solo fondamentale ma anche estremamente affascinante e di non scontata messa in pratica.
Ecco, io nel ragionamento di Tony ci credo molto: ognuno di noi è un tutto che si compone delle proprie esperienze, dei propri vissuti, delle persone incontrate lungo quel complicato percorso che è la vita; un tutto che si adatta alle situazione, alle volte facendone prevalere una parte, alle volte un'altra.
"Tony non lo ha ancora capito, ma è un dubbio al quale non vuole dar risposta": è davvero necessario dargliela, in fondo? A quale scopo? Perché inserirsi volontariamente all'interno di un connotato con i suoi limiti ben precisi, quando non rispondendovi si ha la libertà di essere chi siamo? Quando rispondervi porterebbe ad escludere, senza ragioni logiche, una parte di sé che è altrettanto fondamentale?
E anche "Tony poi si chiede se l’anima sia un dono da dare e poi da ricevere" io su questo ho un'idea ben precisa e ferrea: l'anima è un dono da concedere, indipendentemente dal riceverne. Questo credo sia l'atto d'amore più grande che si possa attuare nei confronti di qualcuno; alle volte può risultare distruttivo e amaro, certo, ma ciò nonostante non sarei in grado di fare altrimenti, né di ritenere un qualcosa di differente.
aaaaah! Questo modo che hai di descrivere, come unisci con arguta abilità questi termini forbiti, con l'umiltà di chi vuole elargire riflessioni... mi sta emozionando in un modo che mi lascia senza parole, letteralmente.
E Peter, quel ragazzo così importante, colui che ha ricordato a Tony il suo essere un certo tipo di uomo, in grado di percepire ciò che gli accade intorno in un modo diverso, molto più profondo di un banale sentire o di un amara osservazione da un punto di vista terzo agli avvenimenti di cui è protagonista.
Ed è così bello e invidiabile quella loro volontà di carpirsi a vicenda, di darsi e non avere il timore di accogliere ciò che l'altro desidera concedere. Questa è una capacità affatto scontata in questa società che ci fa temere l'altro, che ci dice di aver paura di una eventuale sofferenza e che ci insegna a proteggerci, quando anche la malinconia è parte del nostro quotidiano vivere.
I loro scambi sono così naturali, così umani e realistici che a me non può che strapparmisi un sorriso sul volto. "Peter è la domenica mattina, e il sabato sera", sarà la situazione in cui tutti siamo costretti, ma questa affermazione mi si è concretizzata con amara nostalgia, permettendomi di comprenderne a fondo il significato e le sensazioni. Un'intera settimana in preda al lavoro, allo studio o chicchessia solo in attesa di una notte e un mattino. E' risultata una metafora estremamente romantica ai miei occhi.
E io ti giuro: credo che la ragione per cui queste tue parole e questo tuo scritto mi sta così tanto emozionando la si ritrovi nella possibilità, da te gentilmente offerta, di regalare un parte dei tuoi personaggi al lettore e poter unire e legare in modo ineluttabile quelle parti a me stessa. In Peter vedo un po' di me, ma lo vedo anche in Tony e soprattutto lo sento in queste introspezioni che, per restare in tema, mi stanno toccando l'anima dall'inizio alla fine. Leggo con un po' di amarezza e un po' di nostalgia nel cuore, consapevole di ritrovarmi in entrambi loro e, al contempo, di non essere nessuno dei due. E invidio sinceramente il loro modo di essere - "Peter il coraggio ce l'ha nel cuore" è probabilmente una delle affermazioni che più mi ha toccato e che più ho invidiato. Immagine meravigliosa con cui descrivere qualcuno. Un coraggio, il suo, che non è sinonimo di arroganza, né sostituisce i timori e le paure cui tutti siamo vittima, ma che piuttosto fa sì che egli sia dotato di quella curiosità ingenua seppur consapevole e matura che gli consente di crearsi possibilità di vita cui altrimenti potrebbe fuggire. Non so se per te ha senso ciò che sto dicendo, se così non fosse, ti chiedo perdono: sto lasciando un po' i pensieri divagare sulla base di come assimilano gli input che il tuo scritto concede.
"Stiamo qui insieme a non fare niente. Mi va": questo ritengo essere un esempio della più alta affinità che si può creare con qualcuno. Gioire, semplicemente, del tempo con qualcuno, dei silenzi con qualcuno, con un sottofondo - il film - che non è davvero necessario ascoltare o seguire, senza sentire il bisogno o la pressione di doverlo riempire con qualcosa di maggiormente concreto, perché in quel "niente" vi è tutto.
La conclusione, ragazza. La conclusione è perfetta. Al di là del fatto che amo quando si gioca con le immagini e con le parole - e tu, in un semplicissimo periodo, hai ripreso tutti i temi trattati in precedenza, dandogli nuova vita e unendoli in un'unica anima. Il cerchio si è chiuso e io sono estremamente di avervi assistito.
Questo forse è il racconto della raccolta che più ho adorato, proprio per lo schema circolare su cui si basa e sulle introspezioni che trovato di profondità infinita, seppur non esplicita. E' stato delicato e premuroso sia nei confronti dei due protagonisti che del lettore: ho percepito il mio cuore venir preso tra le mani, scaldato e accompagnato verso nuovi orizzonti. E' stata proprio una bella esperienza per la quale non posso che ringraziarti.
A presto darling,
Bongi!
Ps: ho appena letto le tue note e sappi che, se in futuro vorrei sbattere 10k di parole in faccia sul tema dell'anima, o un qualsiasi altro tema, mi troverai lì in prima linea a cullarmi nella malinconia delle introspezioni. Te lo dico così, giusto per info :P |