Recensioni per
Strappiamo via la pagina e riscriviamo questa storia dal principio.
di tixit

Questa storia ha ottenuto 97 recensioni.
Positive : 97
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
19/04/21, ore 04:25

Alain è il vero protagonista di questo capitolo. Ha la stoffa del leader e si vede. Sa tenere a bada i suoi uomini, comprende molto dell'animo di uno sconosciuto come André, riesce a calmare la madre e consola Diane.
Alain ha una visione ampia delle cose, sa gestire, sa comandare, vede le varie sfaccettature della vita e, pur non avendo fatto grandi studi, coglie persino l'essenza di una cosa lontana come la guerra d'indipendenza americana.

André, invece, ha una visione oscarocentrica e, pur non essendo meno intelligente di Alain, per lui, la guerra d'indipendenza americana sarebbe stata soltanto un modo per emergere e abbattere la barriera sociale fra lui e Oscar. Appurato che questo non sarebbe stato possibile, la guerra d'indipendenza americana, per lui, diventa inutile, pur avendo segnato una svolta epocale nella storia.
Alain si accorge di tutte queste cose, ma è indulgente e la prende con filosofia. In questa storia, Alain è un saggio.

Sul versante della casa de Soisson, Diane trasfonde le sue ansie e le sue delusioni sulla tela e, a proposito, sarei proprio curiosa di vedere quel quadro orribile!
Perché quella megera ce l'ha tanto con questa poveretta? Diane è diversa da lei, non è la figlia che si sarebbe aspettata, ma, in definitiva, capita sempre così.
Credo che la madre le rimproveri la perdita della dote. Se Monsieur de Soisson non avesse consegnato la dote ai de la Fresnaye, i de Soisson avrebbero goduto di un alto tenore di vita che, adesso, invece, stanno usurpando degli estranei. Diane non si è rivelata all'altezza del sacrificio, ma appare come una causa persa.
Il tenore di vita dei de Soisson è stato abbassato anche dall'acquisto del brevetto da ufficiale di Alain, ma la madre non glielo rinfaccia mai. Si sa che questi è il figlio suo prediletto nel quale si è compiaciuta e Alain, del resto, appare, sicuramente, più idoneo a far fruttare quel sacrificio e a ripagare le aspettative.

Non sono un'esperta di diritto delle doti francesi del diciottesimo secolo, ma, se Monsieur de Soisson non si fidava della moglie e di se stesso, anziché compiere una scelta drastica come dare la dote a un'altra famiglia, non avrebbe potuto vincolarla in qualche modo? Non esisteva qualcosa di simile al moderno trust? La realtà è che Monsieur de Soisson era un giocatore d'azzardo e quella della dote fu la più grande scommessa, ovviamente persa, come tutte le altre.

Diane pare proprio smarrita in un labirinto di gallerie sotterranee senza uscita e, allo stato attuale, non intravedo alcuna soluzione per lei.
Non credo che potrà avere successo come pittrice. Neppure penso che arriverà un marito a riscattarla dall'infelice situazione in cui si trova. Nessun personaggio maschile è adatto a lei: il fidanzato, ormai, è fuori gioco, il Maestro non è per lei, Guillon fa antipatia e, poi, ha altre cose per la testa, per André vale l'adagio o Oscar o morte e Girodel, in fatto di donne, ha un'asticella troppo elevata.
Diane non ha dote né una bellezza e un fascino tali da suscitare in un uomo una passione così grande da farlo passare sopra a tutto il resto.
E' totalmente ripiegata su se stessa, è una perdente, è sola.
La madre non la incoraggia e, anzi, la umilia e l'unica possibilità che ha è il fratello sul quale, però, non vuole gravare. Farsi mantenere a vita dal fratello, oltretutto, non è una soluzione, ma soltanto un ripiego.

Recensore Junior
18/04/21, ore 18:40

E questa poi non me l’aspettavo, mi ero messo pure la camicia buona, ma son capitato proprio nel momento in cui stavano lavorando tutti e allora che facevo? Non davo mano? Solo per chiarire come son finito, sporco e stanco, a dividere il cibo avanzato con ‘sti ragazzi. E intanto, cercando di non dare nell’occhio, ascolto quei due che parlano di politica come ne possono parlare chi la sta vivendo, e vorrei dir loro un paio di cose. La prima è: “Guardate, la guerra per le Colonie americane a voi è servita sì, ad affossare l’economia francese, intendo. E poi a buttar giù la Monarchia, servirà, perché l’assolutismo è uguale dappertutto”. E la seconda è: “Cerca di capire, amico mio col “de” piccolo, quando l’essere umano ha soddisfatto i bisogni primari, allora il cuore gli si può spaccare per amore. E anche quello è un bisogno primario”. Ma che glielo dico a fare? Poi, detto, così, mentre addento un salamino, il discorso perde mordente. E alla fine pare che l’amore sia un lusso da ricchi.
E comunque adesso parlano del Gatto con gli stivali, e una favola da queste parti ci sta sempre bene. Siamo sicuri che gli orchi contino? A parte Shrek, non me ne ricordo uno che sia una brava persona. Ma facciamo contare pure loro. Sto assistendo a un’amicizia che nasce, mica è poco. Avessi la forza, raggiungerei Oscar in giardino, però.

E così Diane dipinge il brutto. Magnifico. Sarei rimasto male a vederla fare acquerelli rassicuranti. L’arte non è arte se non è minacciosa, se non fa male. C’è lei su quella tela, mica l’inverno. L’inverno è nel suo animo così pieno di inquietudini, e così scisso – ecco, “scisso” è la parola. Se sana le contraddizioni e ci convive, è salva. Però un aiutino dovrebbe averlo, questa creatura.

Al ballo non li posso seguire per ora, ora devo mangiare e dormire.

A presto, Tixit. Ci son dentro, alla tua storia, questo è sicuro. E te l'ho detto che sei pure una gran titolatrice?

E una precisazione per spaccare i cosiddetti: io ho detto “acquerelli”, perché è la forma diretta dal toscano, ma “acquarelli” va benissimo.

Omaggi devotissimi, reiterati, come i complimenti

Sacrogral

Recensore Veterano
18/04/21, ore 08:36

Davvero un bel capitolo! Adoro Alain, speriamo che riesca a dare una svegliata ad Andre’ e a rincuorare la piccola Diane; ma che ha fatto per meritare quella madre? Ai tempi nostri la sorella di Alain finirebbe senz’altro in psicoterapia! Spero che per lei tu abbia in mente un finale diverso da quello visto in tv
(Recensione modificata il 18/04/2021 - 08:38 am)

Recensore Junior
13/04/21, ore 22:08

“Mi sa che sto invecchiando”, ammetto, un po’ contrariato. “Invecchiando dentro” ci tengo poi a precisare. Perché un tempo non mi capitava di aspettare il continuo delle storie. Avevo rispetto per i tempi della scrittura, consideravo le scadenze una violenza inutile. Ero pacato nella lettura.

E ora invece mi ritrovo con quell'impazienza di chi è arrivato puntuale ad un appuntamento e si trova costretto ad attendere senza saper che fare, senza un libro dietro per ammazzare il tempo. Ma, si sa, la costanza viene premiata.
Alle scuole medie, uno come Fleury, non usciva vivo dalla mia classe. Vedendo il finale di questo atto, penso che sarebbe stato un bene. Ora che son adulto e posato, e ancora all'inizio della storia, mi limito a riderci sopra. Perché la scena è comica – come l’ha definito, lei? Un “guitto”, è chiaro. Io lo lascio alle sue difficoltà e al suo parrucchino storto, ognuno i suoi problemi, seguo quei due alla “Spuma verde”.
Cerco di non dare nell'occhio, il capitano ha la faccia di uno che sembra proprio il capitano di una nave, e il cucciolo è lì che ascolta, e mentre si sente dare del libertino – c’è da morir dal ridere – pensa, tipico dei seduttori, di essere l’ortica per Lei che è una rosa; io glielo vorrei dire: “Sei cambiato, sì, il tempo scorre, ma non troppo. Sei un soldato, adesso, sì, il tempo cambia, ma non troppo” – ma a che servirebbe? Se ne renderà conto da solo che le priorità son da rivedere, che il fiume in cui ti bagni è sempre lo stesso, ma il fiume sei tu, sei tu quello cambiato. Ma non troppo.

Quando arriva il cretino che se lo porta via resto un attimo indeciso. Boia de’, non gli ha fatto nemmeno assaggiare l’uovo al tegamino. E io ho fame. Mi sposto in fretta: non regge il paragone con l’oca, di sicuro, ma me lo faccio andare bene. E speriamo che Victor non si volti – ViteVite – che è la volta buona che mi passa a fil di spada.

Ad André invece vorrei regalare una frase, che è l’incipit di un film che amo molto, “La grande bellezza” di Sorrentino; gliela vorrei regalare per quel pensiero, che avrebbe potuto essere mio, o di Jep Gambardella: “Oscar sarebbe stata così bella da osservare dal cortile… le luci del lampadario facevano dei suoi capelli un'opera d'arte”.

E la frase è questa: “A questa domanda, da ragazzi, i miei amici davano sempre la stessa risposta: “La fessa”. Io, invece, rispondevo: “L’odore delle case dei vecchi”. La domanda era: ‘Che cosa ti piace di più veramente nella vita?’ Ero destinato alla sensibilità. Ero destinato a diventare uno scrittore”.

E tu, Tixit, a cosa sei destinata? Cosa vuoi fare da grande? E dove ci conduci con questa storia bella, crepuscolare, natalizia, marziale, di rose, dipinti e spada?

La prossima volta, un pranzo abbondante per il walpe, di grazia.

Ringraziamenti sentitissimi, e doverosi omaggi,

Sacrogral

Recensore Veterano
13/04/21, ore 21:02

Trovo il tuo stile davvero eccezionale, scrivi benissimo, raro trovare qualcosa di accattivante come le tue storie! Confesso però di essermi un po' persa soprattutto per quanto riguarda la parte di Girodel. Probabilmente dovrei rileggere piano piano dall'inizio per riannodare i fili. Fersen  ad esempio, non ricordo proprio che fine abbia fatto... 

Recensore Master
13/04/21, ore 03:22

Girodel, quindi, è stato arrestato con l'accusa di libertinaggio ed è anche zoppo?
E' inselvatichito e ha reazioni da reduce del Vietnam, ma si è imbattuto in un ometto meschino e stizzoso che organizza un pestaggio per vendicarsi di un capitombolo nell'oceano e lo carica sul tetto di una carrozza (?!), pieno di lividi e di contusioni e, soprattutto, orbo dell'agognato uovo al tegamino.

Diane ha deciso di rifiutare la commissione presso Madame Adelaide e, così, si ritrova senza lavoro, senza denaro, senza cameriera e, probabilmente, senza fidanzato. Madame de Soisson si accontenterà di una serva bambina?
E' sorprendente come questa ragazza assista, senza volersi o sapersi opporre, allo scivolare progressivo della sua vita verso una povertà sempre più deprimente e la totale mancanza di prospettive. E' molto brava nel prendersi cura dei dettagli, ma la sensazione è che sappia soltanto tamponare le falle, mettere le pezze dove capita, ma che sia del tutto incapace di prendere decisioni, di imprimere una svolta agli eventi e di fare la differenza. Sembra assuefatta e anestetizzata. Il fratello sa lasciarsi tutto alle spalle anche se non ha un progetto e vive alla giornata. Anche lei vive alla giornata, ma, a differenza di Alain, non si sa imporre sugli eventi, ma li subisce. Sola, debole, con nessuna autostima e priva di affetti (fatta eccezione per un fratello che, però, non c'è mai), non scorgo molte possibilità per lei. Come indurre qualcuno ad amarla e a stimarla, se lei per prima non si ama e non si stima?

Alain prosegue la sua attività imprenditoriale collaterale e scopre che il valletto ha un nome. Lo inquadra subito, rimproverandogli un certo vittimismo. Più diversi di così non potrebbero essere: Alain coglie l'attimo, si organizza e se ne frega mentre André vive aspettando Godot e auto compiangendosi, senza considerare che, pur non facendo parte del bel mondo, rispetto a persone come Diane e lo stesso Alain, è un gran privilegiato.

Recensore Master
06/04/21, ore 00:07

Riprendo a leggere e... finalmente inizio a tirare qualche filo, anche se per arrivare a riacciuffarti ancora troppi ne dovrò tirare! Allora, ricapitolando: Victor, alias Florian (mi piace, hai ripreso gli spin off di madame Ikeda, suppongo!)è andato in America per dimenticare la bionda che noi sappiamo... noi ma non Fersen,.che invece pensa che il nostro sia lì per tale Eugene, in realtà un mero amore giovanile ormai dimenticato (anche se finito male)
Fersen è lì sempre per una bionda (mi ha fatto sorridere la sua proposta di iniziare a guardare qualche mora!) e inevitabilmente i due fanno amicizia.
Victor nel frattempo è stato ferito a una gamba... un motivo più che valido per rientrare in Francia, peccato che non lo avrebbe fatto se il padre non avesse giocato sporco, facendogli recapitare una famigerata lettre de cachet: suo fratello è morto, infatti, e ora è proprio Victor/Florian l'erede designato.
A questo proposito, pur trovandola perfettamente calzante con l'epoca e le consuetudini della nobiltà, mi ha colpito la freddezza con cui il nostro apprende della morte di Ambrose, anche se, da quanto s'intuisce con quel " l'amore fraterno è un ossimoro", tra i due non correva buon sangue e tanto meno corre con il padre.
A questo punto sono curiosa di leggere gli sviluppi!
Un saluto e alla prossima
Silvia
(Recensione modificata il 06/04/2021 - 12:19 am)

Recensore Master
05/04/21, ore 08:01

Il capitolo è interamente dedicato a Diane che scopre che la Duchessa non è una vera Duchessa e che la commissione non è una passeggiata. Un applauso a quel farabutto di Guillon che, probabilmente con malignità e sarcasmo, l'ha cacciata in un ginepraio anche se un pittore alle prime armi non poteva certo guardare troppo per il sottile!
E, ora, Diane cosa farà? Dove riceverà la modella, come troverà l'ispirazione e, soprattutto, come supererà l'equivoco sulla vera identità del pittore?
Spero soltanto che, in un eccesso di sconforto o in un impeto di ribellione, Diane non diventi una delle ragazze di Madame Adelaide, giusto per imparare qualcosa sull'illusione e sul piacere.

Intanto, abbiamo appreso a chi apparteneva la famosa mano: alla madre che, ancora una volta, mostra tutta la sua grettezza. Una donna meschina o, forse, col giusto polso della situazione che manifesta senza troppi preamboli. Secondo la donna, Diane è una ragazza mediocre, con nessuna freccia al suo arco, che può soltanto sperare che il fidanzato si rassegni a sposarla per non ficcarsi nei guai con la dote che non può restituire.
Ma io mi domando e dico: i de Soisson non avrebbero potuto tenersi loro la dote? Sarebbero vissuti molto meglio e avrebbero conservato una possibilità di scelta. Probabilmente, però, Madame de la Fresnaye era un'economa migliore di Madame de Soissson che avrebbe sperperato tutto.

In questo capitolo, spicca Alain, assente, ma ben presente nei pensieri delle donne di casa che lo vogliono proteggere: dallo scandalo, la sorella e dal peso di una zitella in casa, la madre.

Diane appare, in ogni circostanza, come inadeguata e vergognosa: si vergogna di non essere sveglia (in un posto dove le prostitute si vergognerebbero a essere scambiate per modelle) e fa vergognare di sé la madre che non si capacita di avere una figlia così poco settecentesca. Diane, in effetti, ha sbagliato epoca, sarebbe stata una perfetta donna dell'ottocento.
Stupisce, di questa ragazza, il sentirsi sempre fuori posto, di peso e inadeguata, probabilmente perché la madre l'ha sempre fatta sentire così. Tutto ciò è reso molto bene nell'incipit, nella tragicomica avventura iniziale, quando lei assomiglia alla protagonista di Northanger Abbey.

Recensore Junior
05/04/21, ore 00:31

“E così Alice seguì il Bianconiglio nella tana” borbotto a voce bassa. E poi, con repentino passaggio mentale, mi ricordo le regole per sopravvivere in un film horror, quelle di “Screem”, per capirci. “Mai scappare verso l’alto, mai restare da solo”. E me le rammento perché ora ci sono io da solo in questo buco di passaggio e se l’ha attraversato una bimba lo attraverso anch’io, è chiaro, però, sarà un accenno di claustrofobia, ma questa storia dei passaggi segreti comincia a risultarmi fastidiosa. Mi era piaciuta l’dea, eppure, in astratto.

E intanto penso “ma quanta abilità c’è voluta solo, dico, solo per descrivere quella credenza intagliata, quella foglia d’acanto”; e poi ancora “ma quante favole, quanta immaginazione popolare, e quante streghe”. Perché almeno io lo so cosa troverò alla fine. Una strega dai capelli rossi (e questo è un bene), una maitresse (ma son definizioni a maglie larghe), una donna a cui dover giustificare la mia presenza qui, e questo è un problema: finora, mi rendo conto, ho parlato solo con Victor (Vite) e un po’ di amici suoi, ma a questa signora, di nome se non di fatto, che le dico? In tasca non ho un centesimo. La butterò sul piano culturale: “Madame, questo posto meriterebbe di essere affrescato da Toulouse – Lautrec”. Però non può certo conoscerlo, e in ogni caso potrei “bruciare” la piccola Diane, e figuriamoci se voglio questo. Son qui ad aspettare il suo quadro. Ecco, le dirò: "Le donne costano", a memoria imperitura.

Mi sembrava più breve, questo passaggio segreto, qualcosa è andato storto, mi sa.

Bella roba, la signora Soisson. Quello che prometteva, quello che rende. Dico sempre che è più facile credere alle cattiverie che ai complimenti. Non per me, va da sé, ma per Diane potrebbe. Si crederà stupida? A me non sembra stupida. Mi sembra più stupida la signora, con rispetto parlando. “C’è qualcosa di diretto in te, come tuo padre, per questo era un pessimo giocatore di carte”. Si vede che non ha mai davvero giocato a poker. E non si rende conto di fare un complimento offendendo. Bel segno di intelligenza, dico io.

Tixit, questo passaggio non finisce più, ancora un po’ e vedo il cartello “Benvenuti a Bagnacavallo”, mi manca l’aria, mi vieni a tirare fuori? Non entrerò più nelle storie, giuro, farò delle recensioni normali. Come faccio a sapere come continua questa, di storie, se faccio la fine del topo?
Dammi mano, di grazia,

e naturalmente riverisco, con i miei sentiti complimenti,

Sacrogral, servo tuo

Recensore Master

Un capitolo interlocutorio con Diane che inizia un viaggio e Girodel che ne finisce un altro.
Diane arriva nel luogo della commissione, un edificio strutturato come i moderni condomini e si imbatte in un vecchietto logorroico che la scambia per una poco di buono e che, poi, le svela l'identità sociale della committente, una Duchessa che, però, non vive in un quartiere nobiliare. Poco, male, anche la madre di Giulio Cesare apparteneva alla più antica nobiltà e, poi, abitava nella Suburra, dove dava in locazione appartamenti in un condominio di cui era proprietaria.
Girodel, invece, è arrivato a Brest, da dove era partito sette anni prima e ricorda un padre tirannico dai metodi spiccioli e un fratello mezzo matto che lo ha salutato con un pugno e con un duello, non si sa bene perché.
In comune, le due parti presentano delle considerazioni sul protestantesimo e sulla necessità (individuale di Diane e collettiva per lo Stato) di tagliare le spese.

Recensore Junior

Credevo che a Brest non avrei mai rimesso piede. La trovo diversa da come la ricordavo. Mancano le fabbriche e l’aria puzza sempre, ma ha un altro odore. Prendo fiato prima di sedermi accanto al conte, che aspetta. Mai un momento di buonumore, lui.
“Che accidenti vuoi, ora?” mi chiede, ma mi lascia accomodare, lì, davanti al mare. Non è una cattiva domanda. Che voglio?
“Giusto per salutarti. Per augurarti buona vita, Vite” dico, e azzardo e son sincero.
Ma quello non reagisce, non guarda me, guarda il mare.
“Lo hai letto il Discorso sull'origine della disuguaglianza tra gli uomini?” mi domanda, a bruciapelo. Cazzo. Faccio il vago.
“Qualche estratto, come tutti (ma che sto a dire?). In ogni caso, come andranno le cose te lo potrei dire, ma come andranno alla Francia, non come andranno a te”.
Fa una smorfia.
“Non c’è pericolo che tu mi sia utile” mi dice, senza guardarmi in faccia.
Non ce li ha, tutti i torti. Però mi diverte questo suo portar rancore.
“Quello te lo può dire solo l’Unica”, sentenzio.
Finalmente mi guarda.
“Quando parliamo dell’Unica, non parliamo della stessa persona” ribatte. E poi, squadrandomi: “sei messo male”.
“Senti chi parla” controbatto “quello che a momenti fa fuori il tipo che dovrebbe essere il suo maitre a penser”.
“Come no. Però, almeno tu lo sai cosa vuol dire, andare in guerra per una donna”.
Faccio un altro gesto vago: “È stato molto tempo fa”.
“È sempre il tempo. E tu dovresti fatti bagno e barba”.
“Senti chi parla”, gli faccio eco.
E poi restiamo un po’ in silenzio, solo il rumore dei gabbiani a sorprendermi, in questa Brest d’altri tempi.
“Omnia munda mundis” dico, sentendomi fra Cristoforo, altro che Paolo di Tarso.
“Non è farina del tuo sacco” si innervosisce, toccandosi d’istinto la giacca, il famoso piano B.
“Non lo è” ammetto “Ma nemmeno tu lo sei. Se fossi roba mia, non mi sarei scomodato. Se fossi roba mia, saresti peggiore”.
“Sempre meglio te di Fleury” sorride “E che facciamo per l’Unica?”
“Quello che si fa sempre” dico “Aspettiamo”.

E mentre lui pensa a chissà che, io penso a te, Tixit. Non era il tuo cocco o qualcosa di simile? Allora trattalo bene. Ricordati che il diavolo non mai brutto come si dipinge, e ricordati il lieto fine.

Omaggi devotissimi,

Sacrogral

P.S. La storia funziona
(Recensione modificata il 28/03/2021 - 11:38 pm)

“Alain, ma tu ci pensi mai alla dérogeance?” chiese Diane senza fiato.
“Tutte le notti, prima di addormentarmi.”

Ah!!! Quanto lo amo!!
Povera Diane... ecco, il capitolo lo riassumerei così, sintetizzando tutto - ma proprio tutto, dagli incubi alle calze ispide ai topolini di campagna alle commissioni equivoche per finire con quel "per sempre felici e contenti" che arriverà col quasi - in un bel: Povera Diane!!!
La tenerezza infinita. Per fortuna Alain, un raggio di sole!! Che poi me lo sono immaginato a spalare neve e scaricare casse, con quelle spalle lì che si ritrova... che te lo dico a fare!!

Detto questo, tu sei sempre fantastica e io invece sono vergognosa... ma non sono morta, perciò eccomi qua! Con i miei tempi biblici, conto di recuperare tutti i capitoli perché questa storia merita tanto, e piano piano me la finisco ^^
Scusa davvero!!

Elly
(Recensione modificata il 25/03/2021 - 07:33 am)

Recensore Master
23/03/21, ore 08:36

Girodel continua la sua traversata transoceanica e non può non pensare a quanto gli anni in cui è vissuto immerso nelle brutture delle guerra vera abbiano lavato via il suo servizio militare da parata e le ingenuità, miste a velleità, degli anni giovanili.

Alain ha messo su una bella squadra di spalatori di neve, creando un'attività dal nulla - e, in effetti, come imprenditore lo vedo bene, intraprendenza, capacità di motivare gli uomini e pragmatismo non gli difettano - e finisce proprio a spalare la neve a Palazzo Jarjayes. Conosce André, di ritorno da uno dei suoi proverbiali viaggi dalla terra di Bacco e, intanto, continua ad auspicarsi per la sorella un futuro diverso, con un uomo più concreto anche se non aristocratico.

Diane, però, è ancora molto imbrigliata nella sua mentalità d'origine dalla quale non riesce a fuoriuscire. Accetta con un certo imbarazzo il regalo della Dama, che sembra un serpente tentatore e si appresta, con i suoi indumenti da battaglia e uno pseudonimo nuovo di zecca, ad accettare la commissione di Guillon.
La ragazza è immersa nella mentalità d'origine anche se ne avverte alcuni dei limiti e rimpiange quello scansafatiche, infingardo del fidanzato e, seppure propensa ad accettare l'incarico, non credo che sarà mai come Alain, pronta a voltare pagina. Non vuole (e teme) la dérogeance, per svolgere il lavoro si camuffa e si dà un nome falso - cosa che Alain non ha fatto - e sebbene possa commettere qualche sciocchezza per esasperazione e stanchezza, penso che non sia pronta a intraprendere una vita del tutto diversa dalla precedente che le è familiare e anche cara. Prima o poi, scrupoli, senso del dovere e attaccamento alle origini si faranno sentire e tornerà all'ovile, verso certezze rassicuranti, anche se inevitabilmente cambiata. Resta sempre una ragazza di nobili origini decaduta, iper responsabilizzata da due genitori incoscienti, più credibile nel concedersi un colpo di testa fatale e, forse, anche nel soccombere a causa di esso che nel compiere svolte epocali.

(Recensione modificata il 23/03/2021 - 08:42 am)

Recensore Junior
21/03/21, ore 23:17

Io non lo so perché son di nuovo qui. A lui, con quelle caviglie incrociate con eleganza – eh, sì, penso con un po’ di rancore – non sto simpatico. Mento. Non gli piaccio proprio. Quindi che ci sto a fare su questa nave, in prossimità della terra, grazie al cielo, proprio non lo so. Magari guardo i gabbiani, fetidi uccelli a caccia di rifiuti. Insomma, ci sono. Eppure non recensisco volentieri, ci deve proprio essere qualcosa che mi accende la lampadina nel cervello. Io non so perché, ma gli vorrei dire che abbiamo festeggiato oggi San Giuseppe, io e mio fratello – e che a mio babbo s’è regalato una maglietta, con scritto: “Babbo, il regalo più bello siamo noi” e una foto insieme stampata sopra; e che lui, dall’alto dei suoi quindici lustri lustri e spiccioli, ci ha guardato con indulgenza e ci ha detto: “E son messo bene di nulla!” Glielo vorrei dire, ma per sentirmi dir cosa? Vederlo sfilarsi il guanto piano, aggrottare le sopracciglia, chiedere: “Cos’è una foto? Cos’è una maglietta? Che accidenti vuoi, ora?” Eh, già. Vorrei dirti, amico mio, che a me è andata meglio, anche se mio padre non è un conte, anche se mio fratello vira sul terrapiattismo. Buona fortuna, per l’intanto, e cerca di non pensare troppo all'Unica: io, tutte le volte che mi andata male, mi son consolato pensando che il bello sarebbe stato che mi sarei innamorato ancora.
E poi c’è lei, piccola, ignorata da sempre. Da me almeno. Troppo preso da altro per guardarla. Eppure Artemide mi ha sempre attirato. Quella storia di Atteone sbranato dai cani per averla vista nuda, da ragazzino, mi turbava. E poi ha un che di Artemisia, Gentileschi intendo, e quel quadro – appunto – in cui lei, cioè Giuditta, taglia la testa a Oloferne… agli Uffizi, me lo vado sempre a rivedere. Per uno come me, che non sa fare un O con un bicchiere, è tanta roba.
O Tixit dal nome palindromo, la salvi, vero? Fra boccette e drammi vari, alla fine ne vien fuori, dico bene? Cambia pure idea in corso d’opera, mica c’è niente di male. Ricordati il lieto fine.
Niente male anche la donna-lupo. E niente male la tua penna. L’ho già detto? Vabbè, ho iniziato con “che ci faccio qui”…

Omaggi devotissimi

Recensore Master
21/03/21, ore 21:34

Tanti personaggi e per ognuno un pensiero, un pezzo di storia che prosegue e solo tu potevi riuscirci in modo magistrale.
Victor resta il mio preferito ma anche Alain non è niente male.
Diane è sempre più forte, sta prendendo coscienza di sé stessa e della sua forza.
Come sempre uno spaccato preciso degli usi e costumi dell'epoca.
Aspetto con ansia l'incontro scontro tra Victor e Diane