Recensioni per
The Sweet Song From the Devil
di Miryel

Questa storia ha ottenuto 41 recensioni.
Positive : 41
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
22/03/21, ore 19:04
Cap. 7:

Ed ecco che alla fine arrivo anch'io alla conclusione di questa raccolta di OS. Devo dire che il titolo non mi attirava moltissimo, in effetti credevo che si sarebbe trattato di una shot più "astratta" sul Male nella vicenda e nella vita dei personaggi, non avevo proprio pensato al fatto che il Diavolo potesse essere Arvin, forse perché io proprio non ci riesco a vederlo così (tieni conto però che io ho solo visto il film e magari tante cose non le so).
E' vero, Arvin in certi momenti si è sentito Dio pur non credendo fino in fondo in Lui, si è arrogato il diritto di decidere chi doveva vivere e chi doveva morire, ma in alcuni casi non ha avuto scelta (ha ucciso la coppia assassina per salvarsi la vita, altrimenti loro avrebbero ucciso lui... è vero che Sandy avrebbe potuto fare una scelta diversa ma non sapremo mai come sarebbe finita e di sicuro non poteva saperlo Arvin). Ha giustiziato Teagardin, questo è vero, ma anche in un processo odierno avrebbe le attenuanti dalla sua parte. Il fatto stesso che abbia voluto proteggere Lenora prima dai bulli e poi da quel pervertito bastardo di Preston dimostra che Arvin non è affatto il Diavolo. Anzi, il fatto stesso che Arvin si ritenga tale, che immagini che Dio, se esistesse, lo punirebbe e lo manderebbe all'Inferno, dimostra che in fondo al cuore lui è onesto, è giusto. Chi veramente serve il Diavolo non sa di farlo, non ci pensa nemmeno, e qui mi vengono in mente tanti esempi, dall'imprenditore che sfrutta gli immigrati per guadagnare di più al capo del cartello della droga che si sente in pace con la coscienza perché il lavoro sporco lo fanno gli altri fino al padre di famiglia che ogni anno si fa le vacanze in Thailandia per fare sesso con delle bambine.
Arvin ha fatto tanti errori, sicuramente, è logorato dalla rabbia per la vita che ha fatto, per la morte ingiusta della madre, per aver avuto un padre violento, per ciò che è accaduto a Lenora... ma nonostante tutto questo riesce ad avere desideri positivi (è commovente quando pensa che, se avesse saputo, sarebbe stato accanto a Lenora e l'avrebbe aiutata a crescere il suo bambino), non si è completamente perduto come sarebbe potuto accadere ad altri meno forti di lui, non ha ceduto al male e alla cattiveria gratuita, ha addirittura sensi di colpa nei confronti di Sandy.
E' chiaro che neanche tu pensi che Arvin sia il Diavolo, lo dici nelle note, Arvin è un personaggio complesso e sfaccettato, un personaggio che alla fine è l'eroe positivo, ma senza essere "scontato" perché anche lui ha i suoi peccati, ma proprio per questo è "umano", è reale, perché chi può dire di non avere alcun difetto, pensiero cattivo, egoismo ecc.? Ma è Arvin che lo pensa di se stesso ed è curioso che pensi di essere il Diavolo se neanche crede in Dio... ma io spero davvero che, in un futuro, Arvin riesca a riprendere in mano la sua vita e a capire che, in fondo, nessuno di noi è veramente e totalmente buono e lui non è diverso dalla maggioranza degli esseri umani.
Questa raccolta è stata veramente bellissima e profonda, ti ringrazio perché con queste shot mi hai dato tanti spunti di riflessione e mi hai fatto conoscere questo film che mi è piaciuto molto. Spero che troverai veramente tempo e ispirazione per scrivere ancora su questi personaggi o su qualsiasi altro fandom che, magari, conosca anch'io! XD
Vorrei leggere altre tue storie, ma non ho capito bene cosa pensi di fare con quelle che hai qui nel profilo, se sono in revisione, se sono "in stand by", magari puoi consigliarmi tu qualcosa che hai completato e che posso leggere? Mi farebbe molto piacere.
Un caro saluto.
Abby

Recensore Master
05/02/21, ore 16:14
Cap. 6:

Con un grandissimo ritardo sono tornata a leggere questa raccolta di shots e mi ha fatto molto piacere che tu abbia dedicato una di queste a Charlotte. Nel film in effetti non si vede molto, ma è stato un personaggio che mi ha colpita profondamente, una donna che fin dalla prima volta in cui la vediamo ha un effetto positivo, mette allegria, è forte, decisa, ottimista in un momento storico in cui non era certo facile esserlo. Mi è piaciuta moltissimo la scena del primo incontro di Charlotte e Willard nel bar, lui è appena tornato dalla guerra e ancora tormentato dagli orrori che ha visto, ma lei sembra "aspettarlo" per dimostrargli che la vita può ancora essere bella, che ci sono anche cose positive nel mondo... e non è un caso che lui se ne innamori subito e che desideri sposarla anche se la conosce appena. Charlotte è la luce dopo l'inferno che Willard ha vissuto, e sono d'accordissimo con te, se lei fosse vissuta Arvin non sarebbe stato così arrabbiato con il mondo e credo proprio che anche Willard sarebbe riuscito a diventare una persona migliore. In effetti io temevo che lui l'avrebbe maltrattata, dopo che si erano sposati, temevo che sarebbe stato un marito violento e manesco, invece no, Charlotte continua ad essere la luce e il punto di riferimento di Willard, e poi anche di Arvin, per tutto il tempo della sua vita, e la sua morte segna la totale distruzione di Willard e una vita piena di rabbia e dolore per Arvin. Ed è anche verissimo che la parte buona di Arvin gli viene tutta da lei e dall'amore che ha saputo donargli nei pochi anni in cui gli è stata accanto.
La scena che descrivi è molto dolorosa, Charlotte soffre non tanto perché sa che sta per morire, ma perché ha paura di lasciare Arvin, teme che lui non riuscirà a superare la sua perdita, sa già che niente andrà bene, sebbene sempre sorridente e dolce era lei la vera forza e la vera anima di quella famiglia e quando non ci sarà più anche la famiglia si dissolverà. E credo che non esista un dolore più grande per una madre.
Come al solito hai reso in modo magistrale anche questo dolore, l'angoscia di Charlotte che non potrà nemmeno morire in pace, perché sa che dietro di lei lascerà solo rovine. E in questa breve scena ho rivisto anche tutte le scene del film in cui Charlotte appare, non sono molte ma ogni volta ho avuto l'impressione che lei fosse una specie di raggio di sole, che con la sua forza e la sua positività riuscisse a illuminare e scaldare anche le ombre più cupe. La sua perdita è qualcosa di devastante.
Bravissima come sempre, tantissimi complimenti e spero di tornare presto a leggere l'ultima shot, che adesso mi incuriosisce davvero!
Abby

Recensore Master
09/01/21, ore 16:26
Cap. 5:

Ciao e buon anno, in ritardo perché non sono passata prima, ma ci ho pensato un bel po' perché Willard per me è un personaggio particolare e ci tenevo molto a leggere la shot su di lui potendola commentare a mente fredda. Sono sincera, non ho approvato molte delle scelte di Willard e soprattutto il suo modo duro e brutale di trattare Arvin, ma fin dalle prime scene ho avuto la sensazione che lui non avesse molta scelta, che fosse in un qualche modo "segnato". Torna dalla guerra dove ha vissuto delle esperienze atroci, mi verrebbe da dire che le sue reazioni potrebbero anche essere giustificate da un DPTS, di cui in quegli anni nulla si sapeva. La madre Emma è fin troppo legata alla chiesa, tanto che ha promesso a Dio che Willard sposerà Helen pur di riaverlo sano e salvo e poi, quando Willard rifiuta e sposa Charlotte, lei teme che Dio si "vendicherà" per questo. Insomma, Willard è cresciuto in un ambiente che di certo non lo ha abituato a pensare con la sua testa, bensì a credere in superstizioni e fanatismi assurdi (le scene a cui assisteva in chiesa farebbero impazzire chiunque, mi vengono i brividi a pensare che ci siano persone che seguono questi pastori folli come Roy...). Secondo me Willard ha già fatto tanto a tornare sano e salvo dalla guerra, più o meno sano anche mentalmente tanto che ha saputo imporsi e sposare la donna di cui era davvero innamorato. E io non credo che Willard non sapesse amare, ha amato sinceramente Charlotte e all'inizio voleva bene anche al piccolo Arvin, poi purtroppo quel retaggio di superstizioni e fanatismo è tornato fuori quando ha saputo della malattia della moglie. Penso che lì abbia toccato il fondo anche con Arvin, quando lo ha punito e picchiato e ha ucciso il loro cane... ma come ho detto prima posso capire la disperazione di Willard (non la sua reazione, ovviamente!) e per un uomo abituato come lui a vedere tutto in funzione della religione l'unica soluzione era quella, pregare e fare sacrifici, e del resto temo che a quel tempo non ci fossero nemmeno cure per Charlotte. E comunque, nei momenti in cui riesce a pensare lucidamente, dimostra di volere bene anche ad Arvin, perché anche nella tua storia pensa che non merita un padre come lui, che sarebbe stato meglio se fosse nato in un'altra famiglia. Credo che Charlotte fosse l'unico punto di riferimento reale e concreto che salvaguardava Willard, perduta lei non c'è stato più niente, eppure lui è riuscito a fare ancora una cosa per Arvin: lo ha affidato alla nonna e si è tolto di mezzo, sapendo che lui sarebbe stato capace solo di fargli del male, di rovinargli la vita. Invece gli ha dato una possibilità.
Nelle note parli di una scelta "codarda", quella di uccidersi. Io non la penso del tutto così, penso che in certi casi, e quello di Willard lo è, il dolore e l'incapacità di andare avanti siano così forti che il suicidio è l'unica scelta possibile. La forza non ci si può dare da soli, e tirare la corda quando non ce n'è più può portare a cose anche peggiori, lo vediamo ogni giorno nel mondo. Io comunque comprendo Willard e la sua scelta, perché uno come lui avrebbe potuto anche uccidere Arvin prima di suicidarsi, invece lo ha affidato alla nonna, a qualcuno che sapeva lo avrebbe amato e cresciuto bene. Non lo ha abbandonato, si è fatto da parte perché era consapevole che non sarebbe stato in grado di crescerlo lui, non senza Charlotte. E certe volte, credo, ci vuole più coraggio ad ammettere di "non essere abbastanza", a farsi da parte, piuttosto che insistere e finire poi per scoppiare.
Nella shot riesci ad analizzare profondamente e dettagliatamente tutte le varie sfaccettature di Willard e sicuramente non è facile, in lui coesistono lati buoni, lati meno buoni e anche lati cattivi, non è come parlare di un personaggio che è soltanto positivo, seppure sfortunato, come Lenora, o personaggi totalmente marci e meschini come Preston. E' un personaggio complesso e traumatizzato e sei riuscita a renderlo perfettamente in tutta la sua difficoltà e tragicità (credo anch'io che "Sarà la cosa migliore che farà in vita, quella di morire. Lo sa. Lo ha sempre saputo.", ma non è forse una tragedia questa?).
Bravissima come sempre e complimenti, queste storie regalano tantissimi spunti di riflessione e approfondiscono sempre in modo vivido e efficace i personaggi.
Alla prossima!
Abby

Recensore Veterano
26/12/20, ore 12:25
Cap. 1:

Io compaio con il mio solito ritardo e girovagando su EFP mi sono accorta solo ora che è stata aperta una sezione dedicata a questo film, che ho apprezzato molto quando l'ho visto (devo assolutamente recuperare il libro!)
E quindi ho letto questa prima os, sono rimasta folgorata e ci tenevo a lasciarti qualche riga prima di continuare con la lettura.
Mi complimento prima di tutto con l'impaginazione e la cura che ci hai messo nel presentare la storia, di certo invoglia la lettura.
E poi la os! Arvin (insieme a Lenora) è il mio personaggio preferito del film ma adoro che tu abbia sfruttato anche il libro per delinearlo; si vede che sei connessa con il personaggio, che lo hai compreso e amato.
Fai parlare le azioni, non solo i personaggi, e questo mi piace tantissimo; crei immagini e sensazioni, e significa che la tua scrittura arriva a chi legge. In più il testo è curato, scorre e rimane impresso.
Davvero molto bella, pian piano recupererò anche le altre <3

Recensore Master
25/12/20, ore 15:35
Cap. 4:

Ciao e innanzitutto buon Natale! Spero che almeno questi giorni tu possa passarli in tranquillità e serenità... aspettando di diventare la zia figa! XD
Forse questa non è la lettura più adatta per il giorno di Natale, ma il fatto che tocchi a Lenora mi ha fatto venire voglia di leggere subito. Lenora è un personaggio che mi ha lasciata un po' così, nel film, non so se è perché le hanno dato poco spazio, credo che avrebbe dovuto essere approfondita di più perché, almeno nel film, non mi è sembrato che facesse una gran figura e mi è dispiaciuto perché aveva un grandissimo potenziale. Amavo la sua forza, la sua fede, la capacità di sperare anche quando ogni giorno vedeva che la vita era uno schifo, eppure lei ci credeva ancora e sempre (mi ha colpita molto la sua conversazione con Arvin al cimitero, lui così negativo e lei che cerca di spronarlo a credere ancora che qualcosa di bello può accadere). Nella tua storia è chiarissimo quanto lei ama Arvin e come lei si renda conto benissimo che quello che fa con Preston non è amore, che lui la sta semplicemente usando, che Arvin non si sarebbe mai comportato così con lei. Però questo mi rende ancora più perplessa, perché Lenora non è una stupida ragazzina infatuata del predicatore, come sono le altre, lei si rende conto del fatto che lui è uno schifoso pervertito approfittatore e poi lei ama già un altro... come accidenti ha fatto a lasciarsi ingannare da un pezzo di m**** come Preston??? Forse nel libro lo spiega meglio, perché io dal film proprio non l'ho capito e non mi è sembrato nemmeno IC con il personaggio di Lenora, sapendo anche che lei ama Arvin. E' vero, Arvin la considera una sorella minore (e devo ammettere che ho amato tantissimo il suo modo di fare protettivo da fratello maggiore e anche a me è dispiaciuto tantissimo che abbia creduto al suicidio...), però chissà, magari pian piano le cose sarebbero potute cambiare e Lenora, almeno secondo me, non è proprio il tipo di persona che si arrende, lei che spera sempre che le cose possano aggiustarsi e finire bene. Forse è una mia fantasia sciocca, ma io credo veramente che, se Lenora avesse continuato a stare vicina a Arvin mandando all'inferno quell'idiota di Preston senza sporcarsi con lui, alla fine sarebbe riuscita a convincerlo, a diventare sempre più indispensabile per lui, penso che sarebbe potuta finire bene per loro e questo mi fa stare ancora più male per Lenora.
Hai poi scritto la storia su Arvin e Lenora? Se lo farai, mi piacerebbe molto leggerla!
Non preoccuparti se non puoi rispondere subito, io quando ho tempo leggo e commento le tue storie, tu rispondi tranquillamente quando hai tempo e te la senti. E anch'io adesso sto molto meno su FB, o meglio, ho lasciato il profilo fake soltanto per linkarci le storie quando pubblico qualcosa, per il resto uso solo il profilo "quasi real" e mi trovo meglio così (nel caso ti chiedessi perché sono praticamente sparita da FB!).
Ti auguro ancora buone feste, spero che tu possa passarle bene.
Alla prossima!
Abby

Recensore Master
24/12/20, ore 17:44
Cap. 2:

Mirycuore, Mirybellaaa! Eccomi qui ^^; non ti ho ancora risposto alla recensione (me pessima) ma almeno riesco a passare nuovamente da questa raccolta, wiii, i buoni propositi della Vigilia xDD
Posso dire che mi è quasi piaciuto di più questo capitolo di quello su Arvin? :P Anche se comunque Arvin è presente anche qui, sebbene non abbia battute ma sia visto solo tramite gli occhi di Sandy (e un pochino la tua influenza si nota ahahah.) Ok, torno seria: ne ho avuto conferma nelle note, ma avevo intuito leggendo il testo, che Sandy come personaggio ti piacesse particolarmente, perchè questa piccola introspezione nel suo animo è veramente sentita, profonda, dona un nuovo sguardo e una dignità a un personaggio che magari a chi guarda il film potrebbe apparire come solamente negativo. E invece in Sandy ritroviamo la tragedia di una vita mancata, di una donna che, se il destino glielo avesse concesso, avrebbe davvero potuto essere felice, fare grandi cose. Ma si è ritrovata la vita rovinata da due uomini, in due contesti diversi, ed è diventata infine la vittima di un altro uomo. Anche se forse nel caso di Arvin, volendo si potrebbe pensare più a una sorta di liberazione, invece che di esecuzione? Leggendo le tue parole l'ho vista un po' così, specialmente nel sollievo di leggere che in fondo ciò che c'è dopo la morte non la spaventa. Tornando invece ai primi due uomini, il primo è il padre, che abbandonando lei e il resto della sua famiglia, comincia a indirizzarla verso il precipizio nel quale poi cadrà incontrando il secondo uomo, ossia Carl. Mi viene un ribrezzo assurdo nel pensare a quello che lui l'ha costretta a fare, e mi sale una tristezza infinita nel vedere con quanta rassegnazione e apatia lei vi si sia concessa. C'è una frase che mette i brividi e riassume perfettamente lo stato in cui è stata ridotta ed è la seguente: "si sente così vuota che non ha nemmeno la rabbia, che le percorre le vene". Mio Dio, ma che cose orribili devono essere accadute a una persona per arrivare a un punto simile? Non ci voglio pensare...
La struttura del testo mi è piaciuta veramente tanto, scandita da una prima parte dove Sandy è divisa tra il rimpianto e la rabbia per il modo in cui ha lasciato che la sua vita andasse totalmente alla deriva, e poi da una seconda, nella quale entra in gioco il personaggio di Arvin. Ribadisco che ho sorriso molto nel leggere la descrizione di lui attraverso gli occhi di lei, che si soffermano su quanto lui sia diverso e bello rispetto a chiunque altro. E ho adorato come lei intraveda in Arvin le fattezze del Diavolo, personaggio sempre presente seppur in maniera incorporea. Che dire, ho sperato moltissimo anche io che la risparmiasse e che Sandy potesse in qualche modo ricominciare da capo, ma dato che così non è stato, proverò a vedere la sua morte come una specie di atto misericordioso çç (se sto sparando cavolate reguardiscimi!)

Ti ringrazio tantissimo per questa bella lettura, tesoro, sei sempre una garanzia! **
ti mando un abbraccio grande e ci si sente per gli auguri <3

Bennina tua

Recensore Master
14/12/20, ore 16:51
Cap. 3:

Ciao! Ho letto la tua risposta e non preoccuparti per le risposte alle recensioni, fai pure quando te la senti, quando avrai tempo e voglia. Spero che il tempo che non hai non sia per qualcosa di brutto ma per la bella notizia di cui hai scritto (tua sorella che aspetta un bambino... tantissimi auguri!).
E intanto io continuo a leggere con grandissimo piacere e interesse queste tue shot su quel film così complesso e indimenticabile e qui la storia è dedicata al detestabilissimo Preston! Mamma mia quanto lo odio! Ho odiato la sua perversione con le ragazze e quello che ha fatto alla povera Lenora, ma ci credi? Io l'ho odiato ancora di più quando ha mortificato da vero bastardo patentato la nonna di Arvin davanti a tutti, e anche quella cattiveria è nata dal suo egoismo e dalla sua ipocrisia, perché sono sicurissima che Arvin avesse ragionissima: Preston voleva i fegatini tutti per sé e per averli non ha trovato di meglio che umiliare la signora che glieli aveva preparati con tanta attenzione. Un vero schifo! Quello che hai scritto poi nelle note su di lui non ha fatto che confermare la personalità detestabile di questo soggetto, interpretato perfettamente da Robert Pattinson (certo che ne ha fatta di strada da Twilight!).
Sei stata bravissima a rappresentarlo in tutta la sua perversione e in poche righe, nei suoi pensieri accavallati quando si trova davanti la pistola di Arvin, sei riuscita a mettere tutto lo schifo della sua personalità, il disprezzo nei confronti di chiunque, la sua sicumera, il suo essere semplicemente un falso, ipocrita, bastardo figlio di... E' talmente compiaciuto e sicuro di sé da non avere nemmeno paura della morte, pensa che Arvin non avrà il coraggio di sparargli, poi si permette persino di vedere Arvin come il Diavolo, quando è lui l'unico vero Diavolo tra i due, un pervertito che ha usato la religione per nascondersi dalle responsabilità e le menzogne per usare e poi buttare via delle povere ragazzine innocenti, l'unica loro colpa è stata quella di non averlo preso a calci là dove fa più male!
Che liberazione è stata quando Arvin gli ha sparato, avrei voluto essere lì con lui per sputare addosso al suo cadavere e calpestarlo come lui ha calpestato la vita di tante ragazze, non solo della povera Lenora!
Bravissima e perfetta anche in questa storia, sei riuscita a calarti perfettamente nell'anima buia e infetta di questo personaggio marcio, credo sia quello che ho odiato di più, anche più di Carl, perché ancora più falso e almeno di Carl tutti sapevano che era un delinquente, mentre Preston si faceva anche osannare dalla gente come se fosse stato l'Agnello di Dio.
Bravissima, un'altra analisi profondissima e pienamente riuscita, alla prossima!
Abby

Recensore Master
07/12/20, ore 19:08
Cap. 2:

Ho finito ieri sera di vedere il film e oggi al lavoro non ho fatto altro che pensare a questa raccolta di ff, così eccomi a leggerne un'altra, questa dedicata a Sandy. Innanzitutto ti voglio ringraziare perché con questa raccolta mi hai incuriosita a vedere il film che mi è piaciuto davvero molto, è vero, è un genere particolare che magari non a tutti piace, ma io l'ho trovato molto bello, profondo e amaro e mi ha dato tanti spunti per riflettere. Devo dire anche che ti ammiro sempre di più come scrittrice per aver scelto di approfondire personaggi complessi come questi ed esserci riuscita alla perfezione. La prossima volta che scrivi di non valere niente o di voler smettere di scrivere giuro che ti mordo!
Sandy è un personaggio tragico, secondo me, forse quello che mi ha fatto più pena di tutta la storia. Molto bella, brillante, avrebbe potuto diventare qualcuno, ma la sua vita non le lascia alcuna scelta e lei finisce per "seguire la corrente". Io credo che Sandy non abbia fatto niente per andare a cercarsi il destino che le è toccato, certo ha sbagliato a legarsi a uno psicopatico come Carl, ma se non fosse finita con lui sarebbe finita sposata a qualche ubriacone che l'avrebbe ammazzata di botte... il suo destino sarebbe stato comunque tragico. Nessuno le concede una possibilità, prima il padre che abbandona lei e la famiglia, poi il fratello che la tratta da puttana (come se lui potesse davvero permettersi di giudicare qualcuno) tanto da convincerla di esserlo davvero, per non parlare di Carl... credo che sia lui il vero Diavolo e non certo Arvin. E' vero che nel film non le viene dato molto spazio (infatti mi ha stupita sapere che, al contrario, nel libro ha una grande parte introspettiva), ma si capisce che è una donna tormentata e che non è certo soddisfatta della vita che conduce.
Mi ha incuriosito il fatto che, nelle note, scrivi che Arvin avrebbe potuto risparmiarla. Nel film lui le spara perché non sa che la pistola di lei è caricata a salve, la uccide solo per salvarsi la vita e non vorrebbe farlo, ma non sapendolo non ha scelta. Nel libro quindi va in un altro modo?
Comunque, nel finale della tua storia, sembra di capire che forse la morte, per lei, è stata una liberazione. Se Arvin l'avesse davvero risparmiata cosa ne sarebbe stato di lei? Probabilmente sarebbe stata incriminata per gli omicidi, sebbene fossero stati un'idea di Carl, ma chi le avrebbe creduto? Purtroppo non credo che Sandy avrebbe avuto la possibilità di un lieto fine, se anche fosse sopravvissuta: "Il buio dura solo un istante, dopotutto. Non ha poi così paura di cosa l'aspetta", Sandy accoglie la morte come la fine di un incubo e non può aver paura di cosa ci sarà dopo, perché tanto l'Inferno l'ha già vissuto sulla terra.
Bellissima analisi dei pensieri di questo personaggio complesso e tragico, sicuramente uno dei migliori del film, e tu sei riuscita a rappresentarla perfettamente nella sua amara e ineluttabile fine, quasi come un'eroina di Shakespeare, il cui destino è già scritto.
Complimenti, penso proprio che tornerò molto presto a questa raccolta!
Alla prossima!
Abby

Recensore Master
07/12/20, ore 16:39
Cap. 1:

Carissima! Eccomi qui **. Non conoscevo questa storia, ma ricordo che ne avevi parlato qualche mese fa, ahahaha, e l'idea di leggere di un nuovo personaggio, interpretato da Tom e scritto da te, così tremendamente diverso da Peter, mi intrigava moltissimo.
Che dire? Il lavoro di introspezione che hai fatto partendo da un semplice mal di testa è pazzesco e ci permette di vedere quanto tremendamente diverso sia Arvin rispetto a Peter. Fa quasi male vedere tutta questa amarezza, tutta questa disillusione, nella mente di un ragazzino tradito completamente dalla vita. Perdonami se ritorno con il parallelismo a Peter, ma non ho potuto fare a meno di notare che una cosa li accomuna: entrambi sono orfani, e nonostante anche Arvin abbia avuto qualcuno che si sia preso cura di lui e sia potuto crescere con una sorella, l'impronta originaria data dalla sua famiglia, lo ha reso una persona completamente diversa. Come dicevo, Arvin secondo me rappresenta perfettamente l'immagine di una persona tradita dalla vita, che ha cercato di reagire, se non proprio nel migliore dei modi, perlomeno nell'unico che conosceva: quella violenza ereditata dal padre.
E così il suo malessere fisico non è altro che lo specchio di un profondo malessere mentale, dovuto all'abbandono e a quei ricordi di famiglia che non sono una benedizione, ma il contrario.
Mette i brividi pensare quanto Arvin sia stato, per suo padre, l'esatto opposto di quello che dovrebbe essere un figlio: invece che un dono una tortura, il continuo ricordo di ciò che ha perso, cioè sua moglie, e l'innocenza che forse aveva prima della guerra. E così ogni traccia d'amore scompare e quella prospettiva di famiglia futura, di cui parli, sparisce completamente, rendendo inutile l'esistenza stessa di Willard, e rendendo la vita di Arvin priva di ogni bellezza. Questo si riflette inevitabilmente in una sorta di apatia nell'affrontare la vita, al punto che per Arvin quasi sembra non avere più importanza cosa ne sarà di lui, a patto di liberarsi momentaneamente dal dolore.

Un testo pieno di bellezza, triste e ferita, ma pur sempre bellezza, in un'America che non è poi così difficile da immaginare çç.
complimenti come sempre, cara!

Un grande abbraccio,
Bennina

Recensore Master
05/12/20, ore 20:01
Cap. 1:

Ed eccomi qua con il mio regalo di Natale per te! Sì, come ho scritto anche nel gruppo ho deciso di regalare recensioni a storie che l'autrice non si aspetterebbe (troppo ovvio sarebbe stato se ti avessi recensito una delle storie su Tony e Peter, quelle le leggerò e commenterò ancora, ma al di fuori del regalo). Dunque, mi hai davvero incuriosita con questa raccolta di shot su un film che, sinceramente, non conoscevo e che mi è venuta voglia di vedere proprio grazie a questa tua raccolta (ho iniziato a vederlo ieri sera per conoscere i personaggi prima di leggere le shot e... davvero molto particolare, uno spaccato di un'epoca, un'epoca che si crede sempre sia stata migliore di questa ma che, a ben guardare, aveva i suoi "demoni" proprio come ci sono ora). Così adesso inizio con la shot dedicata a Arvin e nei prossimi giorni proseguirò con le altre (e con il film, ovviamente!).
Non so come finirà la storia di Arvin ma fin da ora ti dico che è il personaggio che anch'io amo di più nel film. Beh, potrei dire che mi piace vincere facile (molti degli altri personaggi sono fuori di testa, criminali, deviati, fanatici religiosi, non è difficile voler bene a un ragazzo tutto sommato "normale"!), ma credo ci sia qualcosa di più. Arvin non ha la possibilità di scegliere niente nella sua vita: fin da bambino si trova a vivere in un ambiente "malato", con un padre che gli insegna solo l'odio per il mondo, la violenza e uno strano rapporto con Dio, una religione che è solo fanatismo e superstizione. Perde la madre e subito dopo anche il padre. Sinceramente penso che avrebbe avuto tutte le attenuanti se fosse diventato un delinquente, un sociopatico o comunque un disadattato, invece lui riesce sempre, bene o male, a tenersi a galla. Forse la sua salvezza, in questo caso, è essere stato adottato dalla nonna e dallo zio che, a modo loro, gli hanno voluto bene e hanno cercato di dargli una vita il più possibile normale. Infatti Arvin, nonostante pensi di non meritare niente e non si conceda neanche il lusso di sperare in qualcosa, è il "buono" della storia, non un eroe positivo scontato, ma un ragazzo che si infila nelle risse, che beve, fuma, ha i suoi bravi difetti e ci convive. E' sinceramente affezionato alla nonna, allo zio e a Lenora, alla quale cerca di aprire gli occhi. E' disincantato, spesso cinico, ma di buon cuore (e per quello che vive e che ha vissuto il suo cinismo io lo chiamo "realismo"). Potrei dire che, secondo me, è davvero un "eroe positivo" perché spesso ci vuole più "eroismo" ad accettare e a vivere nel modo che si ritiene più giusto una vita di merda, giorno dopo giorno, che ad affrontare chissà quali avventure. E' un personaggio vero, realistico, e nonostante non abbia alcun stima di se stesso in realtà è riuscito a superare traumi che avrebbero spezzato moltissimi altri. La tua prima shot dedicata a lui mi è piaciuta molto, è cruda, realistica, vera e, seppur breve, riesce a delineare chiaramente la figura di Arvin in tutta la sua complessità. Sono veramente molto, molto curiosa di leggere quello che scriverai sugli altri personaggi e credo che questa raccolta di storie dimostri ancora una volta quanto tu sia brava a scrivere e ad affrontare qualunque tema e qualunque personaggio, adattando il tuo stile a ciò di cui stai scrivendo.
Complimenti davvero, non è sicuramente facile scrivere shot su un film così particolare, ma tu ci riesci benissimo e sono certa che ci riuscirai anche con le successive storie. Ti faccio tanti complimenti anche per l'originalità della tua scelta, per niente facile o scontata ma che nasce da una tua passione per il film e il libro da cui è tratto.
A presto per la prossima shot!
Abby

Recensore Master
14/11/20, ore 15:28
Cap. 7:

E dopo due settimane, finalmente riesco a mettermi in pari e a recuperare anche l'ultimo capitolo di questa raccolta meravigliosa.
Sono davvero, davvero contenta di aver letto questa storia, e adesso, arrivata in fondo, apprezzo ancor di più la struttura che hai scelto di dare al tutto: perché non si tratta solo di una raccolta che va ad analizzare sei personaggi importanti dell'opera, ma c'è una coerenza di fondo e una struttura ben definita a reggere in piedi tutto il progetto, dandogli un senso completo in sé. Perché il Diavolo c'è sempre stato, è stato presente in ogni capitolo, ed è bellissimo il modo in cui qui lo fai emergere in maniera quasi esplicita, come se avessi deciso di abbassare una maschera e di abbandonare ogni pretesa. Oltretutto, con questa shot vai di nuovo ad ampliare il significato che nel film forse si raggiunge solo in modo più superficiale (mannaggia a me che non sono ancora riuscita a mettere le mani sul libro!) confermando ciò che avevo intuito sul senso del titolo dell'opera (il titolo originale, dico).
E, non lo so, di nuovo mi stringi tantissimo il cuore, perché io non riesco affatto ad essere sicura che Arvin sia stato il Diavolo tutto il tempo. Di certo lui si vede in questo modo, e forse anche gli altri personaggi lo vedono in questo modo, ed è una visione coerente e sensata per quello che è il suo percorso, ma comunque mi si stringe il cuore pensando a questo ragazzo tanto solo, tanto intento a sopravvivere come può ai dolori che la vita gli ha gettato davanti, intento ad amare come riesce – perché Arvin ama, di questo sono piuttosto sicura – e sì, le azioni che compie sono difficili e controverse, ma io sento solo di dover sospendere ogni tipo di giudizio, nei suoi confronti. E trovo particolarmente significativo che, invece, sia lui stesso a non voler sospendere questo giudizio: e questo non implica alcun pentimento, ma solo una presa di coscienza che forse parte da una prospettiva distorta, ma che di sciuro gode ti moltissimo acume.
Insomma, al solito io ho l'impressione di avere un pochino delirato senza essere stata capace di mettere insieme le giuste parole per commentare decentemente questo racconto, ma mi è piaciuto tanto, davvero tanto.
Spero di avere prestissimo l'occasione di tornare a leggerti!
A presto!

Recensore Master
11/11/20, ore 11:44
Cap. 7:

Cara Mirycosa Pistacchiosa Gluten Free,

questa settimana ti ho fatta attendere un’eternità sebbene non vedessi l’ora di leggere qualcosa di bello e profondo. C’è una cosa fondamentale che devo dirti: concettualmente le shot reggono alla perfezione. Il diavolo è presente in tutte le storie, Arvin sfiora ogni capitolo, anche quelli in cui è assente e nella riflessione che fa qui c’è una sublimazione del concetto del suo essere diavolo che, però, si arma per punire le ingiustizie. Come Lucifero, il peccato di Arvin è la superbia che gli ispira il desiderio di essere superiore alla divinità e di porre fine alle vite di coloro che giudica immeritevoli (il prete, la coppia assassina). Come Lucifero, Arvin svolge la missione divina: se Dio è onnipotente e onnisciente, anche Lucifero è un suo impiegato; fa una volontà che l’Altissimo avrebbe previsto.
Eppure, Arvin ricusa con forza la religione: non crede perché nella sua vita ha subito fin da giovanissimo una serie di perdite dolorose; da Charlotte che muore troppo giovane, divorata da un male orribile, al padre folle che l’accusa di non aver pregato abbastanza. Quello è il distacco di Arvin dal mondo trascendentale e dalla promessa della vita eterna a favore di uno scetticismo e di un agnosticismo in opposizione ai concetti di grazia e paradiso che, invece, segnano Emma e Lenora (quest’ultima fino alle conseguenze che sappiamo).

Nel mondo di Arvin il modo per rispondere ai torti è con la violenza, come fa per proteggere dai bulli Lenora. E questo picchiare non è solo l’eredità di Willard e del suo passato di soldato, ma anche un modo per sentirsi come Dio, onnipotente e padrone del proprio destino, giustiziere. Tuttavia, se Arvin si limitasse a queste riflessioni sarebbe un personaggio quasi esclusivamente negativo e non profondamente sfaccettato e, in maniera nicciana, Umano, troppo umano come, invece, è: in lui c’è sorpresa e sgomento. Ha ucciso tre persone in poche ore; attende una morte o una punizione divina. Se il prete era un omicidio necessario (del resto, egli era un maniaco che adescava ragazzine e che ha istigato Lenora al quasi suicidio), se il fotografo era legittima difesa, dato che Arvin lo uccide solo perché l’altro lo stava per fare, Sandy è considerata come un rimorso. L’intera girandola in cui Arvin è ficcato mentre ripercorre questa strada diabolica, fisica e metaforica (la strada del diavolo è quella che porta verso l’inferno ed è il percorso della vita stessa) è quella di ognuno di noi, vista in maniera chirurgica e senza fronzoli. È una visione intimista e psicologica, non priva di una pietà non pietistica ancora più preziosa. E tu, con questa raccolta, hai fatto centro (ma non è una novità perché sai quanto ti stimi come autrice e come persona. Non come la Pina con Fantozzi, però, mejo!

Un abbraccio alla caffeina,
Shirycosa tua

P.S.
Dai, dai, dai!

Recensore Master
05/11/20, ore 21:31
Cap. 6:

Sono un pochino spezzata anche io, sappilo.
Cioè, ok, forse non è il modo migliore di cominciare una recensione, ma davvero, questo capitolo mi ha spezzata in una maniera del tutto irrazionale, quindi ti chiedo perdono in anticipo, perché dubito che riuscirò a mettere assieme troppe parole di senso compiuto.
L'argomento, ovviamente, è per sua natura terribile: una madre che ha la consapevolezza di essere in punto di morte, e un bambino che questa consapevolezza la condivide, e la condivide troppo presto, con troppa lucidità. È un concetto che da solo è sufficiente a distruggermi, ma pensare che questo bambino sia proprio Arvin, e che senza Charlotte ogni sua possibilità di essere sereno svanirà mi commuove oltre ogni dire.
Ho amato, ho amato tantissimo l'immagine speculare del magone che viene coraggiosamente inghiottito: è un gesto tenerissimo, che in questo contesto assume un significato estremamente forte e doloroso. Perché la consapevolezza della propria morte è una prospettiva straziante, che dovrebbe dar diritto di perdere il senno e la razionalità. E invece Charlotte non può concedersi nemmeno di piangere, perché ha Arvin, e non può costringerlo a convivere con la consapevolezza di quel dolore condiviso. E Arvin è soltanto un bambino, e piangere, davanti a questa perdita, è la reazione più naturale, e vederlo cercare di combattere a questo modo mi ha spezzato il cuore. Il loro abbraccio, che anche se non se lo dicono ha tutta l'aria di essere un addio, è qualcosa di meraviglioso: ha tutta la forza delle parole non dette, dell'amore immenso che li lega, del rimpianto e dell'ingiustizia.
E niente, io davvero mi rendo conto di aver solo sproloquiato, qui, ma mi hai distrutta.

Recensore Master
31/10/20, ore 22:37
Cap. 5:

Ciao, cara!
Colgo l'occasione dello scambio per passare di qui con un po' più di calma, nella speranza di lasciarti una recensione che sia un pochino piu sensata e ragionata delle altre.
Ho letto ormai diverse volte questo capitolo, e ogni rilettura me lo fa amare di più: credo tu abbia colto perfettamente tutta l'immensa complessità del personaggio di Willard, che tra l'altro credo sia, nonostante tutto, uno dei miei preferiti di tutto il film.
È un personaggio che fa cose detestabili, sì, ma per cui non posso fare a meno di provare una fortissima empatia, perché si è semplicemente ritrovato da solo e senza gli strumenti per sopravvivere a un dolore che ha minato tutta la sua esistenza: mi è sembrato un personaggio fragile, che a un certo punto si è ritrovato a precipitare su un terreno talmente instabile che ogni suo tentativo di aggrapparsi alla quotidianità, a una vita normale e al suo amore per Charlotte è stato inutile. Gli è sempre mancata la lucidità necessaria a restare a galla, e il fatto che si sia innamorato così tanto di Charlotte, paradossalmente, è stata quasi una condanna ancora maggiore per la sua famiglia, perché questo gli ha a lungo impedito di manifestare chiaramente da subito la sua impossibilità di essere un genitore responsabile. E quando anche Charlotte è scivolata via dalla sua vita, è precipitato tutto, inesorabilmente, terribilmente, e davvero, è straziante che nella sua testa - e forse non solo lì - uno dei gesti più protettivi che ha compiuto nei confronti di suo figlio sia stato proprio il suo suicidio.
Ho amato tantissimo questa storia, che ha saputo davvero riflettere fino in fondo su questo personaggio, rendendo ogni sfumatura del suo dolore, del suo smarrimento e della sua discesa nella follia, fino ad approdare a una presa di coscienza lucida e straziante.
Lo stile crudo, diretto, pieno di rabbia e di dolore è decisamente perfetto per esrimere l'aggressività con cui cerca di affrontare il mondo: non è un'aggressività che nasce come istinto naturale, ma quasi un meccanismo di difesa, un tentativo estremo di proteggersi e di proteggere chi ama, quasi fosse una bestia ferita che, incapace di elaborare il mondo in un altro modo, riponde al dolore con altro dolore.
Mi è piaciuto poi tantissimo che la storia, pur mantenendo un andamento molto fluido, in un certo senso ricalcasse tutto il percorso compiuto da Willard: dapprima i suoi pensieri sono piuttosto lucidi, e sembra davvero che, nonostante la sofferenza, lui abbia la capacità di reagire. Poi la lucidità si perde, cominciano a comparire sprazzi di follia - perché se è vero che la comunità ha fatto di tutto per tenerlo lontano, lui non ha mai fatto niente per cercare di farsi accettare - e questa follia cresce sempre di più, fino a diventare qualcosa di incontenibile quando la prospettiva di perdere Charlotte lo trascina in quel gorgo di orrore, dove la religione diventa qualcosa di terribile e lui trascina anche suo figlio in un viaggio allucinante. Ecco, il suo rapporto con Arvin è qualcosa che mi spezza il cuore: credo non ci sia niente di più crudele e doloroso di un uomo che non riesce ad amare a sufficienza il proprio figlio. Il fatto che possa incolpare Arvin della morte di Charlotte è il segno più evidente della sua follia, e davvero credo che il suicidio arrivi, paradossalmente, in uno dei suoi momenti di maggiore lucidità.
Insomma, sei davvero riuscita a rendere tutta la tragicità della situazione: è ovvio che in tutto questo la vittima è Arvin, ma nonostante questo la tua storia è stata in grado di rendere tutta la straziante umanità di Willard, e niente, ho adorato tutto.
Ti faccio davvero i miei complimenti!
A presto!

Recensore Master
31/10/20, ore 13:22
Cap. 7:

Ciao carissima,
Giungo con sommo piacere alla fine di questa raccolta. Lo scorso capitolo mi avevi tenuto sulle spine circa l'identità del misterioso settimo personaggio e... non potevi chiudere il cerchio in maniera migliore. Era già nell'aria che Arvin fosse il diavolo: tutte le sue vittime a un passo dalla morte lo associano a questa figura, venendo in lui la suprema punizioni per una morta che prima o poi sarebbe giunta. E vedere qui come anche il ragazzo arrivi alla medesima conclusione è semplimente fantastico; la sua riflessione su Dio è fantastica, lui stesso per un attimo è convinto di esserlo, di essere quel Dio che non ha punito i molti dolori e ingiustizia che ha dovuto subire, o che semplicemente non ha salvato chi meritava di essere salvato. Ti dirò, se nel film ho avuto l'impressione vi fosse una salvezza per il ragazzo, mentre questi infine si addormenta sul caminion, qui... no... Arvin è conscio di cosa di fatto, di aver scelto infine di uccidere quando poteva perdonare; di essere un diavolo senza redenzione.
Ottima conclusione sia per la raccolta (in grado di darmi un'ulteriore approfondimento su questi personaggi, molto più vicini alla loro versione letteraria) sia per lo sviluppo di Arvin.
Un abbraccio cara e alla prossima <3
Elgas

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