Recensioni per
Il padiglione d'oro - una storia giapponese
di yonoi

Questa storia ha ottenuto 38 recensioni.
Positive : 38
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
05/12/21, ore 17:20

Certo che ogni incontro con Hirano diventa un'occasione perché il protagonista si vada a immischiare in qualcosa! Di questo passo, verrà sospettato di stalking.
Per non parlare di come se lo immagini in una specie di fusione panica con il bosco, ormai il contatto con la realtà appare sempre più lontano.
Comunque sempre interessanti gli excursus sulla cultura giapponese, in questo caso Jizo, protettore di quei poveri bambini morti che altrimenti si troverebbero nella via di mezzo tra il limbo e il supplizio di Sisifo.
La parte in cui non sa dire se le dita appartengano a Fumi o Hirano è ... non so, ormai il nostro vive in un momdo tutto suo con questo lutto che non ha elaborato.
A spezzare brevemente il tutto arriva il fratello, con cui si scambia parole che riescono a comprendere linguisticamente ma solo a quel livello, perché Giulio non riesce a capire e il protagonista non riesce a spiegare. E poi parte la linea, e il nostro è di nuovo solo.
Yeah. Era un pezzo che mi chiedevo dove entrasse di preciso il soprannaturale in questa storia, e bam, era sotto il nostro naso per tutto questo tempo. Hirano Ryumei non è una persona viva che ricorda in modo inquietante un morto: era morto lui stesso, per tutto questo tempo.
Interessante il fatto che l'abbia visto anche Be, non è stata un'esperienza unica per il protagonista.
E così arriviamo alla conclusione. In un certo senso questa esperienza ha aiutato il protagonista: le sue riflessioni finali riguardano il presente, il godersi attimi di tranquillità anche all'interno del suo lavoro e l'interesse per quello di Be e Muso, la nuova storia che riesce finalmente a completare, e altri dettagli sulla vita di Hirano, che ora riesce semplicemente a ricevere senza esserne ossessionato. Il tutto ben rappresentato dalla riflessione finale: forse quello che sente è la risata di un bambino fantasma, o forse è semplicemente uno strumento. Non rinnega la sua esperienza, ma ne è uscito, ormai vive nel mondo reale e sa apprezzarlo.
Un'altra bellissima storia delle tue: complimenti!

Recensore Master
06/05/21, ore 08:20

Ciao carissimo,
un altro capitolo pervaso di una malinconia sottile, di un senso di rimpianto struggente. Mare d'inverno, i ricordi di una persona perduta per sempre, bancarelle che vendono pezzi di vita, vecchi fumetti, vecchi mobili, oggetti rotti, riparati da venature d'oro.
Il tuo protagonista è come uno di quegli oggetti e forse la strana interazione con Hirano è la venatura d'oro che pian piano si fa strada in lui.
Le apparizioni di questo personaggio sono misteriose, enigmatiche, colme di una grazia impensabile. Tutto sembra fermarsi quando arriva lui, in una sorta di incantata aspettativa. Hirano non mangia nulla, sebbene ordini ogni volta una ciotola di ramen. Sembra nutrirsi piuttosto dei ricordi del protagonista, dell'interazione con lui.
È molto emozionante il momento in cui il protagonista entra nell'ufficio di Hirano e comincia a passare in rassegna i suoi piccoli "segreti", gli origami, le foto della famiglia... cose piccole, addirittura tenere, che gli conferiscono una patina di umanità.
Un capitolo meraviglioso, nel quale ci si immerge come in una nevicata silenziosa, malinconico e struggente. Complimenti e a presto!^^

Recensore Master

Una cosa che mi piace davvero di questa storia è come riesca ad avere un timbro narrativo principalmente delicato e malinconico, ma con sprazzi di humor che ci si incastrano benissimo senza spezzarla: la gentile concessione che Muso non sa di aver fatto, la breve esperienza di Be come agente letterario sono assolutamente brillanti.
A proposito di Be: è un modo molto efficace di inserire un personaggio disabile nel ruolo di comic relief. Non viene deriso in quanto tale, né trattato come intoccabile oggetto di compassione: è una persona sveglia, che si ritrova regolarmente in situazioni comiche, e che tra le altre cose è anche muta. Ed è un buon amico per il protagonista... anche se non so se definirlo particolarmente perspicace, non è che il disegnatore sia stato molto sottile con la sua fissazione per Ryumei. Comunque la zuppa come idea personale è ottima.
Okay, la parte del viaggio è stata uno spasso. Muso Production. Puro genio.
Aggiungere a quanto sopra: Be best wingman. E buon per Ryumei che non si è fatto troppe domande sull'aspetto del povero protagonista.
Molto carina la loro conversazione in terrazza. Tra i due c'è un equilibrio strano, ma mi sembra che finora sia paradossalmente Ryumei quello davvero interessato all'altro, con le sue domande. Il protagonista alterna tra quello e vederlo come Fumi.
Ah, quindi Ryumei ha perso solo il figlio in un incidente d'auto, la moglie c'è ancora (e ho il vago sospetto sia quella della casa editrice). Situazione ambigua per come l'ha posta: ha effettivamente responsabilità per quello che è successo, o la moglie l'ha solo visto come capro espiatorio?
Hm, iniziano i primi elementi soprannaturali della storia? Molto vaghi e ambigui, al punto che perfino il protagonista, che non è esattamente la persona con i piedi più ben piantati per terra da queste parti, trova spiegazioni razionali.
Complimenti per un altro gran bel capitolo!

Recensore Master
26/04/21, ore 12:47

Ciao carissimo,
diciamo che nella poesia essenziale ed elegante del Giappone ti trovi molto a tuo agio. Una prosa come la tua, dove ogni immagine diventa una suggestione, è perfetta per questa ambientazione. In Giappone si trovano poesia e bellezza ovunque, nel bento preparato da una Momoko-san, che intaglia le verdure in modo che siano belle da vedere, nella neve che cade silenziosa, nel furin che piange, o canta, o ride, ma sempre sommesso e gentile, appeso a un ramo del giardino.
Tutto in questa storia parla di malinconia, di solitudine, di gente che lavora, vive e mangia in cubicoli, di un mondo elegante ma formale, nel quale il protagonista, nonostante tutto, non riesce a trovare una sua dimensione.
Bellissimi e struggenti i ricordi di Fumi, il suo consumarsi lento, il suo desiderio di vedere un'ultima volta la neve.
Un primo capitolo commovente e poetico, che trasporta nell'autunno giapponese come poche altre cose.
Arriverò presto per il seguito, intanto come sempre complimenti!^^

Recensore Master
20/03/21, ore 10:29

L'umore del nostro protagonista non sta esattamente migliorando. Anzi, sta sviluppando una vera e propria ossessione per un tizio che neanche conosce, solo che per qualche motivo gli ricorda la moglie morta. Però intanto i due hanno avuto una piccola occasione di confronto, e il risultato è che il protagonista non perde il lavoro. Intanto però sta costruendo una vera e propria vita immaginata per Ryumei!
Interessante anche come quest'ultimo continui a fare domande personali, ma poi si chiuda a riccio quando il protagonista, in modo non del tutto irragionevole, prova a ricambiare.
Tra l'altro, le parentesi comiche di Be sono spettacolari.
Ed ecco che prontamente l'ossessione del protagonista lo porta a fare il passo più lungo della gamba. Quindi, se non ho capito male, Ryumei ha perso non solo la moglie ma anche il figlio? Per la miseria.
Però non si incazza davvero, non licenzia il nostro curioso eroe, ma cerca un modo molto migliore di toglierselo dai piedi: facendogli trovare un lavoro che gli piaccia. O almeno, sospetto che c'entri qualcosa con quel colloquio.
Complimenti per un altro interessante capitolo!

Recensore Master
28/02/21, ore 11:52

La descrizione del mattino del protagonista rende qualcosa di assolutamente quotidiano una vera e propria poesia, con una bellissima evocazioni di immagini e profumi. È bello ritrovare il tuo stile!
Belle le descrizioni dello stato d'animo del protagonista: si ritrova preso tra il naturale superamento di una perdita e la paura di non ricordarsi più di lei. Trova rifugio in un lavoro piuttosto sconfortante, nel ristorante di un ufficio pieno di impiegati alienati e dirigenti che si sentono Dio sceso in terra, non esattamente il massimo del conforto.
Ecco, appunto. Davvero non sta elaborando bene la cosa, se si mette a vedere Fumi in un dirigente scazzoso. Però quel ricordo dell'ultima nevicata è di una dolcezza (e tristezza) assurda.
In tutta questa storia, noto, la fanno da padrone l'incapacità di comunicare e la solitudine. Il protagonista non sa una parola di giapponese, pur vivendo in quel paese da un anno; l'unico con cui ha un rapporto quasi amichevole è sordomuto; gli altri sono poco più che fantasmi, automi attaccati a degli schermi che decorano il suo luogo di lavoro. Il protagonista non sa comunicare agli altri il suo dolore, e non vede nessuno disposto a starlo a sentire comunque.
Adesso voglio proprio vedere come si evolverà la situazione. Il dirigente farà licenziare il nostro povero eroe dopo un altro sgarro ancora piu devastante del furin?
Complimenti per un bell'inizio!

Recensore Master
01/01/21, ore 15:56

IL PADIGLIONE D’ORO – UNA STORIA GIAPPONESE, DI YONOI.

Ciao Yonoi, ti ringrazio di cuore per aver partecipato alla challenge con uno dei tuoi capolavori (ed è proprio il caso di dirlo, vista la bellezza infinita di questo racconto!)
In questa storia, nonostante l’ambientazione per te inedita (perlomeno in un racconto di questa lunghezza) sono presenti molti degli elementi ricorrenti nelle tue opere: la spiritualità, il confronto tra filosofie di vita diverse, un bambino morto, un cimitero, la malinconia onnipresente che si insinua in ogni virgola della narrazione… e tuttavia nulla è sembrato forzato, e questa ricchezza è stata solo un vantaggio per la storia, che ne è risultata incredibilmente ricca e sfaccettata. Direi quasi che si è trattato di un flusso continuo, in cui una riflessione è venuta dietro l’altra, conducendo il lettore dall’introduzione all’epilogo in un ciclo completo sugellato dal richiamo al quel furin che fin dalla prima scena è coprotagonista dell’intera storia. Proprio a questo proposito devo porti i miei più grandi complimenti per quanto riguarda la cultura giapponese e i termini ad essa collegati, che hai esposto splendidamente lungo il corso della narrazione, anche qui senza nessuna forzatura: non inserisci mai un termine senza spiegarne il significato, ma riesci a farlo in modo scorrevole, senza dare l’impressione dello “spiegone” che tanto infastidisce quando interrompe il racconto, ma utilizzando la figura del protagonista come tramite tra il mondo della storia e il nostro. Io sono molto ignorante per quanto riguarda le culture orientali in generale, e il fatto che sia arrivato alla fine della storia senza dubbi di questo tipo gioca sicuramente a tuo favore.
Con molto piacere ho ritrovato il tuo stile caratteristico, in una veste davvero curata. L’unica parola con cui mi sento di definire le numerose descrizioni presenti è “eteree”: per quanto la situazione di partenza sia reale e molto materiale, considerati il passato e il presente del protagonista, e i luoghi visitati la rispecchino, sembra quasi che l’ambientazione sia quel Giappone “da favola” raccontato in molte opere dai risvolti onirici (sebbene lo conosca poco ho pensato immediatamente a Miyazaki), con cui in un certo senso questa storia condivide anche un’altra tematica, ovvero il racconto di formazione, visto però da una prospettiva totalmente diversa, in quanto il protagonista è già adulto! Ma del resto, come la vita ci insegna, non si smette mai di crescere, anche andando al di là della dimensione terrena.
Ritornando alle descrizioni, sono stato davvero sorpreso da come non ci sia un ambiente che sia riuscito a colpirmi più degli altri, non per mancanza di incisività ma proprio perché anche a diversi giorni dalla lettura mi risultano tutti così vividi, davanti agli occhi… parlo del ristorante, con i suoi muri spogli interrotti solo dall’oasi fuori dallo spazio e dal tempo costituita dal padiglione d’oro, della spiaggia deserta e sferzata dal vento e dalle onde in cui il protagonista si rifugia per disegnare, del sentiero che congiunge il villaggio dei furin con il cimitero e poi con la foresta. Ripeto, luoghi incredibili, che un secondo sembrano reali e subito dopo istanti sospesi nel tempo. Anche le descrizioni dei personaggi sono sempre sul pezzo, in particolar modo quella di Hirano Ryumei, con quei particolari ricorrenti che lo collegano a Fumi e a una dimensione soprannaturale… eppure, il finale mi ha comunque lasciato a bocca aperta, per davvero (se non avessi indossato la mascherina non so cosa avrebbero pensato di me le altre persone in quella famosa sala d’aspetto XD). Seriamente, io i finali di questo tipo solitamente li predico alla prima riga, ma complice anche il fatto che non mi sia accorto della pubblicazione nella sezione “soprannaturale” del sito la storia mi ha preso talmente tanto che non mi è nemmeno passata in testa l’idea di fare ipotesi, era la forza stessa del testo a portarmi avanti. Questa è una caratteristica dei grandi autori e delle grandi storie, anche se il racconto fosse stato un intero romanzo di 400 pagine non sarei riuscito a staccare gli occhi dalla pagina nemmeno per un secondo fino alla fine.
Proprio per questi motivi, tralasciando il finale, non mi sento di parlare di una vera trama (che pure è presente e perfettamente congegnata, ricca di intrecci e sottotrame interessantissime), ma di una sequenza completamente naturale di azioni e conseguenze, in cui a volte la figura del protagonista assume un ruolo fondamentale, mentre altre quasi scompare nello sfondo (e ho adorato questa cosa). Di lui, infatti, noi lettori non sappiamo nemmeno il nome, eppure mi è sembrato di conoscerlo in ogni minimo dettaglio: ci hai raccontato il suo passato con Fumi e la sua vita presente presso il posto di lavoro, la sua nostalgia (così occidentale in confronto a quella giapponese) e le sue flebili speranze per il futuro. Ho anche notato una cosa: tutti gli elementi “di contorno”, per esempio i rapporti umani che ha con gli altri personaggi, la passione per il disegno ecc., sono inseriti abbastanza presto rispetto alla lunghezza del racconto, ma riescono poi ad emergere lungo la narrazione uno per volta, come tessere che una alla volta vengono in sovrimpressione, raccontano la loro storia, e poi lasciano il posto alla successiva. L’unica vera costante del racconto è il già citato rapporto con Hirano Ryumei, che come un filo rosso porta il protagonista a raggiungere i suoi traguardi: la pubblicazione del fumetto, il superamento delle sue paure e diffidenze verso ciò che lo circonda una volta rimasto solo in un Paese straniero e infine l’elaborazione del lutto dell’amata Fumi, che prima delle vicende narrate era evidente si limitasse a qualcosa di superficiale, e non a una ritrovata serenità interiore, così come richiesto dal pacchetto da te scelto. Il rapporto tra i due personaggi è costruito in modo molto interessante: non c’è un’originalità assoluta per quanto riguarda le situazioni in cui avviene la loro interazione, ma forse è proprio questo che permette l’intrecciarsi del personaggio di Hirano con il mondo circostante, spingendo il protagonista senza nome a confrontarsi con entrambe le “entità” al momento stesso.
Ci sarebbero mille altre cose da dire, perché ogni dettaglio merita di essere approfondito e sviscerato nei significati più profondi, ma c’è un’ultima cosa di cui vorrei davvero parlare, e si tratta del bellissimo ultimo capitolo, in cui sono raccontate la leggenda di Jizo e la ricostruzione artigianale della statuetta secondo la tecnica del kintsugi (questa sì, la conoscevo!): tramite la narrazione di questi particolari non solo hai mostrato una cultura nel miglior modo possibile, ma hai anche tracciato eleganti parallelismi tra questa sottotrama e quella principale, se non con la vita umana in generale. Questa storia è davvero in grado di scavare dentro al lettore, parlo almeno per me, e di far riflettere su tutti i temi che hai trattato, dall’abbandono delle tradizioni in favore di una modernità estraniante alla fuga temporis che, inevitabilmente, ci colpisce tutti. Devo inserirla tra le preferite, e ripeto, è una delle storie migliori che abbia mai letto. Sei davvero eccezionale. Complimenti e a presto, grazie di cuore per aver scelto di propormi questo capolavoro!
mystery_koopa

Recensore Master
21/12/20, ore 11:41

Ciao Yomoi. Eccomi per l'ultimo capitolo della tua storia che, appena avevo iniziato a leggere, avevo pensato sarebbe stata più lunga ma, in questo modo, tutto è ancora più avvolto da un'aura di mistero che hai ben descritto. Uno scritto davvero particolare, dove alla fine si comprende del tutto l'elemento soprannaturale. Erano presenti alcuni indizi però, prima di scoprire la verità riguardo Hirano, ho preferito non dire niente e, nel leggere riguardo la sua natura alla fine sono rimasta in parte stupita. Pensavo tornasse Fumi ma al tempo stesso è stata una scelta che ha donato ancora più fascino alle tue parole. Suggestiva la frase finale: "o forse si tratta solo del suono di un furin che canta nel vento", con "vento" come ultima parola, a me molto cara, presente anche nel mio nickname. Sempre bello scrivere portando il lettore in posti e atmosfere diverse. Un caro saluto.
(Recensione modificata il 21/12/2020 - 11:44 am)

Recensore Master
10/12/20, ore 23:10

Eccomi giunta alla fine di questa dolcissima storia.
Tu sai quanto io ami le tue storie, ognuna di esse mi ha lasciato qualcosa e la sensazione di "vuoto" nel concludere (un po' come quando si finisce un buon libro, oppure di scrivere un proprio racconto...). Questa però credo sia la.mia preferita, ecco perché la inserirò tra esse.
A parte l'atmosfera che sei riuscito a ricreare, ma la morale l'ho sentita mia mai come quest'anno: una parte di me è andata in frantumi, la spensieratezza che mi accompagnava scomparsa, eppure ho rimesso insieme i pezzi e ho fatto di necessità virtù. Kintsugi: che arte meravigliosa, che insegnamento splendido e potente.
Mi chiedo se in Giappone tutte queste antiche credenze siano ancora rispettate o come noi occidentali stiano ormai perdendo i valori di un tempo.
Veniamo alla storia in sé.
Non avrei mai immaginato che Ryumei fosse egli stesso un fantasma, sai? Scoprirlo mi ha stupito, ma ripensando a tutte le scene in cui compariva con il protagonista avrei anche potuto pensarlo. Sei stato bravo a virare l'attenzione sul binomio Fumi/Ryumei.
Questa tua storia mi è piaciuta perché in certi momenti mi ha fatto anche sorridere: l'humor italiano spicca sempre, c'è poco da fare ihihihih

Che altro dirti caro yonoi, se non complimentarmi, ormai i tuoi racconti sono una certezza!
A presto,
Nina^^

Recensore Master

Ovviamente Be è sordomuto e non sapremo mai se quella musica la sente solo lui o c'è davvero nell'aria.
Ma mi sa di conoscere la risposta. Perché non l'ha chiesta a Ryumei però?
Avevo intuito dalla foto che il direttore nipponico fosse reduce da un lutto, ma non avevo pronosticato che fosse morto solo il figlio e che quindi abbia divorziato.
Eppure non riesco ancora a spiegarmi cosa c'entri lui con Fumi... il motivo per cui l'italiano ne è attratto qual è?
Beh, non mi resta che leggere l'ultimo capitolo;)
Nina^^

Recensore Master
09/12/20, ore 23:42

Ciao yonoi!
Finalmente ho trovato il tempo di tornare a leggere questa bellissima e intricata storia.
L'alone di mistero che avvolgeva il primo capitolo qui permane, anzi s'infittisce.
Perché il protagonista è così attratto da Ryumei? Lui continua a ribadire che qualcosa in lui gli ricorda la sua defunta moglie, ma lo stesso cliente giapponese sembra avere un segreto che custodisce gelosamente.
Le descrizioni degli ambienti sono sempre splendide e ben caratterizzate. Con il tempaccio di questi giorni devo dire che la tua mini long casca a pennello ;)
Complimenti caro yonoi,
Nina^^

Recensore Master

Ciao Yonoi. Eccomi tornata a leggere questa tua bella storia, dalle ambientazioni che amo molto. Quando ho letto la frase scelta ad inizio capitolo mi è venuto subito in mente lo scritto che avevo commentato prima di ritornare qui, "l'allegra estate dei morti." In questo capitolo mi è piaciuto innanzitutto il concetto di Komorebi o della luce che filtra tra le foglie e poi questo viaggio suggestivo del protagonista, narrato molto bene dal punto di vista descrittivo e di stimolazione sensoriale. Mi sono immersa del tutto in questo scenario e mi piace anche come sono caratterizzati gli altri personaggi, specialmente quel che si scopre riguardo Hirano. Bello il finale dove viene nominata la zuppa di funghi, un alimento che amo. Al prossimo capitolo. Un saluto.
(Recensione modificata il 28/11/2020 - 03:43 pm)

Recensore Master
18/11/20, ore 11:24

Ciao Yonoi. Eccomi tornata a leggere questa tua storia, suggestiva. Molto bella la frase iniziale che hai scelto, dove sono riprese le parole del titolo. La figura di Hirano è affascinante come lo è il tuo scritto in generale, in questo clima nipponico che hai ben riprodotto, mediante dei particolari. Ma soprattutto mi piace il protagonista, che è un personaggio vivo, con le sue debolezze e i suoi problemi. La frase finale dona un barlume di speranza e di diversità: "Mi correggo: una piccola casa editrice, specializzata in manga e libri per ragazzi, mi chiama per un colloquio." Amo che citi il mondo dei manga e le ambientazioni che hai creato, percependo quel che vuoi comunicare dal tuo profondo. Leggendo il titolo del prossimo capitolo sono curiosa di vedere come continua la tua storia. Un caro saluto.
(Recensione modificata il 18/11/2020 - 11:25 am)

Recensore Master
13/11/20, ore 16:46

Un bel finale tra mistico e poetico.
Ook, forse potevo arrivarci prima che il direttore Hiranpo era in realtà un bel fantasma (venendo anche da te come cosa poi...) ma fino all'ultimo minuto mi chiedevo come avresti concluso e congiunto il percorso di entrambi i protagonisti.
Il fantasma di Ryumei avvertiva la malinconia del protagonista e perché no, il suo affetto verso quella terra adottiva dove sperava di creare/portare qualcosa di più; il protagonista sentiva affinità con quella creatura per le loro malinconiche tragiche perdite.
L'arte del kintsugi di cui avevo già sentito parlare è descritta benissimo e credo abbia una simbologia di fondo meravigliosa, in fondo siamo tutti un po' un kintsugi che la vita ha scheggiato ma che qualcuno oppure noi stessi da soli abbiamo riparato.
Il Jizo riparato per affetto e ricordo viene così "ricompensato" dal fantasma con l'offrire a colui che gli ha donato ancora un briciolo di tempo terreno e una pace per poter finalmente trovare la via, con un'opportunità in più, quella telefonata e il successivo ingaggio del nostro fumettista infatti credo lo porteranno definitivamente e certamente a rimanere in quella terra che lo ha ospitato.
Lo stile poi non ne parliamo che sembra un piccolo film....

Primo posto molto meritato caro, un abbraccio e alla prossima!
Nala (che si vergogna del suo ritardo cronico)

Recensore Master
11/11/20, ore 14:34

Ecco, la mia impressione era quasi giusta. Hirano era un morto xD
La storia del Jizo è assolutamente meravigliosa, di una delicatezza incredibile. Il finale è concorde con l'intera armonia della storia, un'atmosfera malinconica, sovrannaturale, quasi trasparente. Boh, ho finito le metafore poetiche, resta il fatto che hai tratteggiato questa storia in modo impeccabile.
Hirano che torna dall'adilà attratto dalla tristezza per la perdita del protagonista. Ecco perché vedeva in lui qualcosa di Fumi. E che poi, dopo aver compiuto dei gesti importanti l'uno per l'altra, si congeda, sollevato.
Non posso che farti i miei complimenti per come hai gestito il tutto, disseminando indizi qua e là che poi vengono ricostruiti alla fine e ti fanno dire "Aaaah! Ecco perché!" :')

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