Nines non era molto felice della situazione in cui si trovava: seduto sul divano di Hank, con Sumo che mordeva un giocattolo pieno di bava sulle scarpe lucide, appena comprate, mentre ascoltava con attenzione la lunga ed interminabile ramanzina del Tenente sulle “api e i fiori”.
Più volte Hank gli aveva urlato di ascoltarlo o gli aveva rifilato uno scappellotto quando gli aveva fatto delle domande e non aveva la ben che minima idea di che cosa rispondere, boccheggiando come un pesce fuor d’acqua.
Sospirando pesantemente, rispose all’ennesima domanda del Tenente, guadagnando l’ennesimo scappellotto e un burbero rimprovero. Aveva sbagliato risposta, per la ventesima volta in dieci minuti.

Sospirando pesantemente, Gavin afferrò il bicchiere di vodka che la barista gli stava offrendo con fare ammiccante, mentre gli faceva l'occhiolino e gli sorrideva sensualmente.
Aveva sempre amato le donne così: tutte curve e sensuali, ma da quando aveva conosciuto Nines non riusciva a godersi una vista così eterea nemmeno se pregava ogni divinità che conosceva perché l'androide continuava ad apparirgli in testa, come se fosse una specie di avvertimento per ricordargli che non poteva e non doveva mandare a puttane anche quella relazione.
Aveva avuto ogni tipo di relazione, ogni tipo di partner ma la lattina della CyberLife era qualcosa di magnifico e speciale, a tratti anche surreale, e non voleva perderlo perché aveva fatto il coglione una sera dopo un litigio abbastanza cruento, che era terminato con l'androide a dormire a casa di Anderson.

- Nines, amore, se non lo volessi non sarei qui, idiota di una lattina!-
Ghignando, l'androide afferrò il guinzaglio attaccato al collare e lo tirò leggermente, avvicinando il castano a sé, accarezzandogli il volto, prima di stringere la presa intorno al suo mento, guardandolo dritto negli occhi, con fare possessivo e dominante.
- Come si dice quando vuoi qualcosa, Gav?-
- Per favore ... Padrone ...?-
- È una domanda o un'affermazione?-
- Un affermazione, Padrone.-

- Ti odio- sussurrò Nines, mordendo l'orecchio di Gavi una seconda volta, continuando a muoversi come posseduto dal demonio, come lo avrebbe definito l'umano, se solo non fosse intento a gemere e a mugolare dal piacere.
- M-mi ami.-
Gemendo rumorosamente, il Detective venne, crollando sul tavolo: le gambe molli ed incapaci di sostenere il suo peso, il fiato affannato e un lieve rossore che gli impreziosiva il volto.
Senza esitazione, Nines lo sollevò e lo mise a sedere sul tavolo degli interrogatori, osservandolo negli occhi, quasi preoccupato di aver esagerato.
- Ti odio ...-
- No, mi ami.- lo baciò, dolcemente e con delicatezza gli afferrò il retro della nuca, avvicinandolo a se, posizionandosi fra le gambe dell'essere umano, abbracciandolo con il suo braccio libero, in modo amorevole e affettuoso.