Io..
non ci posso credere… ho appena postato il mio ultimo capitolo di Under the
Table!
Che esperienza
ragazzi… non riesco davvero a crederci di essere
arrivata fin qui… è… incredibile.
Voglio ringraziarvi
tantissimo, mi (ci) avete seguito,
commentato, minacciato, lodato… sono… siamo, commosse.
Grazie davvero a
tutti coloro che hanno recensito (se mi metto a fare
nomi non finisco più, siete tantissimi!!), davvero non credevo in un successo
del genere.
Grazie a Little
Fanny, per il supporto morale e tutto il resto.
Grazie a Lady
Bracknell, per avermi dato il permesso di tradurre
questa splendida storia ed avermi permesso di rubarle un po’ (ma solo pochina,
il resto del merito va tutto a lei) della sua gloria.
E adesso, il
sospirato, agognato, desiderato e perché no, temuto, ultimo semi-capitolo.
Tonks lo osservò attentamente,
sulle labbra un leggero accenno di un sorriso malizioso e incoraggiante.
“Sembra che siamo abbastanza
sobri, adesso.” Disse lei, mordendosi appena il
labbro.
“E’ così.”
Quando lui non aggiunse
altro, alzò un sopracciglio in attesa, lui volle
credere, abbastanza speranzosa. “Quindi lo farai?”
Sapeva che avrebbe dovuto
rispondere sì, che sarebbe stato lieto di chiederle di uscire, ma prenderla in
giro era sempre così divertente che non fu affatto
quello che disse.
“Non lo so,”
mormorò, inarcando un sopracciglio, abbassando il tono di voce e suonando
malizioso.
“No?”
“Beh, stanotte hai detto che probabilmente mi avresti risposto sì,” iniziò, “Ma
mi domandavo. Era soltanto un probabilmente sì da ubriaca, o vale
ancora adesso che gli effetti della tequila sono svaniti?
“Vuoi conoscere la mia
risposta ancora prima di avere fatto la domanda?” Domandò,
alzando la voce divertita o per l’irritazione, non seppe dirlo.
“Sentimentalmente distrutto e
rovinato, ricordi?” spiegò, “Sei fortunata che io non
mi sia rintanato sotto la scrivania e pretenda di condurre tutta questa
conversazione via gufo.”
Remus guardò Tonks contrarre
le labbra, disperatamente cercando di non ridere.
“E’ quello che normalmente
fai, è così?”
Lui inarcò un sopracciglio.
“Oh, dimenticavo,” esclamò alzando gli occhi al cielo. “Tu odi parlare della
tua vita sessuale.” Lui sorrise timidamente. “Lo sai,”
disse, “Non eri lontanamente così timido ieri sera, quando mi hai fatto
ubriacare e mi hai baciato spassionatamente.”
Remus distolse lo sguardo,
tentando di non sorridere alle parole ‘baciato spassionatamente’ ed il fatto
che qualcuno, specialmente Tonks, le avesse usate in relazione
a lui.
“Non ti ho fatto ubriacare,” protestò. “Hai fatto tutto da sola.”
“Quindi
non contesti l’altra parte?” Lui guardava dappertutto tranne che nella sua
direzione, cercando di non arrossire. “Odi proprio parlare di queste cose,
vero?”
“Sì.”
“Ma
non ti dispiace farle?”
Lui ridacchiò silenziosamente
ed il letto scricchiolò sotto di loro.
“No.” Rispose, sbirciando
nella sua direzione, scoprendo che si era girata su un fianco per poterlo
guardare in faccia, ed era un po’ più vicina di quanto lo fosse prima.
“Ti diverte davvero vedermi
penare, non è vero?” le chiese, per trattenersi dall’impulso di sfiorarle le
labbra con le dita, cosa che, per qualche strana ragione, era appena diventata
disperatamente allettante.
“Hmm,”
rispose, con un sorriso, “Allora lo farai?”
Remus sussultò, sorpreso
dall’improvviso cambio di argomento.
“Cosa?”
“Se
ti dico di sì, dove hai intenzione di portarmi?”
Remus si girò sul fianco per
guardarla in faccia, appoggiando la testa sulla mano, e notando, con molto
interesse, quanto ora fossero vicini. Non si toccavano, ma avrebbe potuto farlo
senza difficoltà, se l’avesse voluto. Abbassò la testa e la guardò, le labbra
increspate in un mezzo sorriso.
“Devo supporre che la tua
risposta dipenderà interamente dalla mia scelta del luogo?” chiese, e lei
spalancò gli occhi, fingendo un’espressione sorpresa, alquanto divertita.
“Penso solo che mi piacerebbe
prendere... com’è che l’hai chiamata tu? Una decisione informata.” Replicò lei
nello stesso tono malizioso di lui.
“Lo sai, questo non fa molto
bene al mio ego,” commentò lui, imbronciato.
Tonks rise e lo guardò con
apprezzamento.
“Non sapevo fossi così
fragile,” osservò.
“Oh, lo sono,” confermò lui, “Sono molto fragile in effetti.”
“D’accordo,”
disse lei, alquanto incredula. Lui corrugò e si mise a fissare una piega della
coperta, sotto il gomito di lei.
“Come mai?” domandò lei,
tranquillamente, rinunciando al tono malizioso, preferendone uno
più sincero e calmo.
Remus respirò a fondo,
espirando lentamente, perfettamente consapevole del fatto che stava prendendo
tempo e che lei lo sapeva.
“Forse non riuscivo a immaginare perché avresti dovuto dirmi di sì.” Rispose, e
quando alzò lo sguardo il respiro gli si fece pesante, “Visto che tu pensi io
sia noioso, razionale ed esasperante.”
“Tu sei noioso, razionale ed esasperante.”
Disse.
“Grazie.”
“Ma,”
aggiunse tranquillamente, mordendosi il labbro e guardandolo maliziosa, “Sei
anche sexy, in un certo senso.”
Remus spostò appena la testa,
in modo da poter nascondere la bocca dietro le dita. Premette le dita sulle
labbra per poter evitare di scoppiare a ridere.
“Pensi che io sia sexy?” chiese, appena ripreso il controllo, leggermente
sorpreso per quanto compiaciuto suonasse il suo tono di voce.
Tonks alzò gli occhi al cielo
e distolse lo sguardo.
“Ho detto in un certo senso.”
Lo corresse.
La lasciò per un attimo nel
suo imbarazzo poi alzò la mano e le sfiorò delicatamente la guancia. Lei
riportò lo sguardo su quello di lui, guardandolo con un
espressione timida e sfacciata allo stesso tempo e il suo stomaco si
sciolse.
“Cinese,”
disse, riuscendo a malapena a pronunciare la parola. “Pensavo di portarti a
mangiare cinese.”
Le dita si fermarono
per un attimo sulla guancia, poi scivolarono verso il collo facendola
avvicinare.
“Perfetto,”
rispose lei, chiudendo la distanza.
Quando le loro labbra si incontrarono e un brivido di qualcosa di appena inatteso
ma non assolutamente spiacevole lo percorse, e Remus pensò che fosse un
miracolo che le ginocchia non gli avessero ceduto. All’improvviso fu molto
felice di essere disteso. Si chiese pigramente se sarebbe mai stato capace di
baciarla stando in piedi, ma al momento non gli interessava veramente se ne sarebbe stato in grado, era semplicemente felice di farlo in
quell’istante. Le dita scivolarono fra i suoi capelli, attirandola a sé,
baciandola più intensamente, e quando la sentì rispondere con eguale fervore,
credette di poter andare a fuoco.
Tonks mormorò in approvazione
contro le sue labbra e le sue dita sfiorarono la vita di lui,
stingendo leggermente la presa ogni volta che lui faceva qualcosa che le
piaceva. Remus tentò di concentrarsi, di assaporare ogni secondo, ogni
movimento, ogni sensazione sussurrata, i fremiti del suo
corpo al contatto delle sue labbra, ma era tutto piuttosto difficile da
focalizzare.
Era completamente assorto.
All’inizio pensò fossero solo i suoi baci, o il modo in cui gli passava la mano
fra i capelli e lungo il collo, la squisita sensazione che derivava
dal suo tocco, ma col passare dei minuti si rese conto che non era una sola
cosa che lo assorbiva in quel modo – non era il suo tocco, il suo sapore o
profumo, oppure i suoi deliziosi baci – era semplicemente lei.
Si scostò appena, pensando
che probabilmente, stava esibendo un sorriso alquanto ebete.
“E’ un sì?” chiese, ma ancora
prima che potesse finire di pronunciare quelle parole, lei lo aveva già
attirato a sé, catturando le labbra di lui con le sue.
“Uh-huh,”
mormorò, rispondendo con entusiasmo al suo bacio. Lui fece scivolare la mano
lungo il suo fianco stringendola a sé, e la sentì sorridere contro le sue labbra mentre si appoggiava delicatamente sopra di lei.
“Lo sapevo che farti
ubriacare sarebbe stata una buona idea,” disse, e lui
si scostò leggermente, baciandole il collo ed assaporando la sensazione della
pelle di lei sotto le sue labbra. Era felice che l’averla trovata inebriante
non fosse solo frutto della sua ebbra immaginazione.
“Sul serio?” chiese,
mormorando le parole contro la sua pelle.
“Mmmm.”
“Allora avevi programmato
tutto?”
“Oh sì,”
rispose, passandogli una mano fra i capelli e riportandogli il viso al suo.
“Sono molto disonesta.”
Catturò di nuovo le sue
labbra, baciandolo intensamente e ardentemente, e lui onestamente non poteva dire che la cosa gli dispiacesse, e nemmeno la sua disonestà.
Le gambe si
intrecciarono e i loro corpi si muovevano, si misero di fianco , Remus
ritrovò quel punto sotto il maglione di lei che aveva dovuto bruscamente
abbandonare la notte precedente e sentì Tonks armeggiare con i bottoni della
sua camicia. Alla fine riuscì a sbottonarli, spostandosi in modo da poter
posare delicati baci sulla sua pelle man mano che la scopriva, e quando ritornò
alle sue labbra, lui non aveva più il potere di fare niente se non mormorare
incoerentemente contro le labbra di lei. Fece
scivolare le mani sul petto di lui e Remus si sentì
sciogliere.
“Il tuo cuore batte,” sussurrò Tonks. Lui si scostò appena, quanto bastava per
poter incontrare il suo sguardo e tentare di formulare una frase.
“Qualche particolare ragione per cui non dovrebbe?”
“No – solo – di solito sei
sempre così inagitabile.”
Lui sorrise al pensiero, e
fece per tornare alle sue labbra, fermandosi per dire: “Non è una parola.”
“Sì che lo è.”
“Non lo è.” Replicò,
impressionato da quanto suonasse insistente quando
correggere il vocabolario fosse l’ultima cosa che aveva per la testa, e che
stava discutendo con lei solo perché adorava quando si arrabbiava.
“Sì.”
“No.”
“Sì.”
“No.”
“Sì.”
“No.”
Tonks emise un sospiro che si
trasformò in una risatina, ed era il suono più sexy che avesse
mai sentito, e lei inarcò un sopracciglio.
“Vuoi fare quello
che tutte le persone che si piacciono normalmente fanno a letto, o discutere di
semantica?”
“Discutere di semantica.”
Lei gli fece scherzosamente
il broncio, e quando lui sorrise, lei lo spinse di nuovo sul letto, e lo baciò,
gli occhi che le brillavano maliziosamente, non lasciandolo mai andare mentre si muoveva sopra di lui.
“Comunque,”
mormorò, le labbra contro quelle di lui e Remus la sentì sorridere. Rispose al
bacio e quando lei lo circondò con le braccia, stringendolo a sé, emise un
gemito che non aveva assolutamente niente a che fare con i postumi della
sbornia.
Remus stava disteso sul
letto, fissando il soffitto e tentando di controllare il respiro affannoso.
Pensò di aver effettivamente
visto le stelle, ad un certo punto.
Tonks era stesa accanto a
lui, anche lei col respiro pesante, e la coperta si mosse
mentre lei si stiracchiava. Sentì che avrebbe dovuto dire qualcosa,
anche se non aveva la minima idea di cosa.
Disse la prima cosa che gli
passò per la mente.
“Diavolo, Ninfadora. Dove l’hai imparato?”
Tonks ridacchiò
sommessamente, e quindi si girò su un fianco per guardarlo, mordendosi un
labbro e fissandolo con un sorriso birichino.
“Hogwarts.” Rispose.
Remus fece per alzarsi,
nonostante fosse quasi certo che le sue gambe, che avevano preso la consistenza
della gelatina pochi minuti prima, non l’avrebbero
sostenuto.
“Dove
stai andando?” chiese Tonks.
“Devo scrivere immediatamente
al preside,” spiegò, “Per complimentarmi dei
cambiamenti che ha apportato al programma da quando sono andato via.”
Lei rise e lo tirò di nuovo
sul letto. Non poté fare a meno di sorriderle, e lei rispose al sorriso,
spostandosi poi per baciarlo. Le labbra di Remus incontrarono le sue,
assaporando il momento fino a che lei non si allontanò e si sistemò contro di
lui. lui l’abbracciò, giocando distrattamente con
alcune ciocche di capelli rosa, ed appena sorpreso di quanto poco ci volesse
per affezionarsi a lei.
“Allora, hai ancora
intenzione di uscire con me?” mormorò.
“Naturalmente,” rispose e lui sorrise.
“E’ perché adesso sai quanto
è ridicolmente facile portarmi a letto?”
“Sì,”
disse, ridacchiando sommessamente contro il suo petto. spostò
la mano sulla vita e si strinse a lui.
Remus aspettò che chiudesse
gli occhi, mordendosi il labbro per non ridere.
“Mi rispetterai ancora il
mattino?” chiese, e lei spalancò gli occhi e rise e
gli diede in colpetto di avvertimento sulla spalla.
“E’ mattino,”
disse, sistemandosi di nuovo contro di lui.
Remus aspettò, quanto
bastava…
“Nel pomeriggio allora?”
In mezzo ad
adorabili risatine, riuscì a pronunciare la parola ‘no’, e lui rise.
“D’accordo.”
“Adesso sta’ buono e lasciami
dormire.”
“Stanca?”
“Sì,”
rispose. “Qualcuno mi ha tenuto in piedi tutta la notte a bere tequila insistendo che
leccassi parti della sua anatomia.”
Remus si spostò appena,
voltandosi verso di lei e prendendole il viso fra le mani.
“Beh, sembra un terribile
compagno,” disse, accarezzandole delicatamente la
guancia col pollice e lei sorrise.
“Oh, lo è.” Confermò,
avvicinandosi per un bacio. “E’ un bastardo totale.”
“Ma
ti piace, tuttavia?”
“Apparentemente,” rispose, e quando le loro labbra si incontrarono, Remus
pensò che ‘apparentemente’ era probabilmente la parola che ora preferiva di
più.
E… è FINITA!! Cavoli.. ce l’ho fatta! Sono
arrivata in fondo!! E anche
voi!
Stanchi? Non vi preoccupate, siamo finalmente arrivati in fondo.
Ecco i miei
programmi per il prossimo futuro: prendermi una settimana di “riposo” per
tradurre all’autrice i vostri numerosissimi commenti e riprendere al più presto il mio lavoro.
A questo punto la
scelta è vostra: piantarla qua o aspettare il finale alternativo del 5°
capitolo che inizierò presto.
Vi chiedo solo una cosa….
CE LO LASCIATE UN
COMMENTINO??
Anche tutti quelli
che finora hanno solo letto… in fondo è l’ultimo
capitolo, che vi costa? Siete arrivati fin, qui, ci terremmo a sapere cosa ve ne è parso..
PLEASE…
Grazie... di tutto.
Nonna
Minerva.