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Autore: HernameisGiuls    05/04/2012    11 recensioni
"Ma ci vedi fratello e sorella?"
"Che cosa?" quasi urlai
"Dicevo, se Kendall e mia madre si dovessero sposare noi due diventeremmo fratelli!"
"Non di sangue."
"Come se lo fossimo! Te lo prometto Hope, anche se loro non si dovessero sposare io mi prenderò cura di te, sempre."
"Non promettere se poi non sai mantenere.." commentai a bassa voce
"Io mantengo sempre le mie promesse, cara mia Hope."
-
"Sai cosa? - tirai su col naso - Sei il mio eroe, Liam. Non sai volare, non spari ragnatele dai polsi, non sposti le montagne con un dito, ma hai avuto la forza di prendermi con te, di tenermi al riparo, di farmi viaggiare con cuore. Sei il mio eroe, Liam.. Il mio eroe.."
-
"...Per la seconda volta vorrei essere morta io."
#Per capire, leggetemi.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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FIC SU LIAM                                                  
God only knows what we're fighting for



Lo zainetto era ancora lì, ai piedi del letto, ancora pieno dei miei vestiti. Era passato un mese eppure era ancora lì.
C'ero quasi riuscita, ero quasi salita su quel maledetto treno, ma lui mi ha trovata, mi ha presa e a casa mi ha pestato un'altra volta. Non mi aveva mai picchiata con tanta rabbia, tanta cattiveria, tanto odio. Quella volta mi ha fatto molto più male. Non lo farò mai più, non scapperò più.
Domani è Lunedì, finalmente inizia la scuola. Ogni comunissimo ragazzo della mia età sbufferebbe al sol pensiero di alzarsi presto alla mattina per dover restare chiusi cinque ore in quattro mura grige, ma io no. Stare per cinque ore di fila "rinchiusa" là dentro era il mio unico rifugio, la mia unica salvezza.
Chi sono io? La domanda è "cosa sono". Mi chiamo Hope, come speranza anche se di speranze proprio non ne ho, ho diciassette anni, frequento il terzo anno del liceo e da sei anni non mi ritengo più una persona. Non mi sono mai ritenuta una ragazza normale, non lo sono mai stata. Non ho genitori, non ho fratelli, non ho amici, non ho una vita. All'età di sette anni, durante un viaggio in macchina, io e i miei genitori avemmo un incidente. Un incidente mortale, direi. Mortale per loro, perchè io fui l'unica a sopravvivere. Loro morirono sul colpo, io me la cavai con una profonda cicatrice sulla collo e una meno marcata sulla fronte. Sopravvivere. Non me lo sono mai perdonata. Avrei preferito morire io, almeno adesso non soffrirei così.
Non avendo né nonni né parenti stretti a cui essere affidata, rimasi per quasi un anno nell'orfanotrofio di Wolverhampton ad aspettare un'anima pia che si prendesse cura di me. Dopo qualche mese si venne alla conoscenza di un mio zio, il fratellastro di mio padre: Kendall. Quest'ultimo, quando venne a sapere del tragico incidente del fratello e della cognata, tornò nella mia città natale per prendersi cura di me. Fin dal primo momento mi ha trattata come una figlia, viziandomi come poteva e dimostrandomi tutto il suo affetto. Ricordo Natali fantastici e compleanni memorabili, ma solo fino all'età di unidici anni. Poi tutto si fece buio. Lui cambiò, non in bene. Iniziava ad arrabbiarsi facilmente, spesso e volentieri se la prendeva con me e lì volavano schiaffi, poi spinte, poi pugni, poi oggetti scagliati contro il mio corpo, contro il mio viso. Iniziò tutto con dei semplici lividi, poi ferite sempre più marcate, sempre più sanguinanti e cicatrici, quelle erano tante. Era la mia unica ancora di salvezza, ora era il mio peggior incubo.
Sei anni di sottomissioni, sei anni di botte, sei anni di terrore. Adesso era dalla mia mancata scappatoia che non mi alzava più le mani. Forse sta guarendo dalla sua malattia, se può essere definita tale. Forse non mi toccherà più. Non ne ho mai parlato con nessuno di queste violenze - se lo sono - e nemmeno lui. Mi ricordo, poco tempo fa, dopo avermi schiaffeggiato insistentemente scoppiò in lacrime, chiedendomi scusa e che voleva "guarire". Io ci credevo in quelle parole, poco ma ci credevo. Poi invece smentiva tutto, ricominciando a massacrare il mio corpo. Adesso sembrava esserci una piccola tregua tra noi - non pace, perchè so che non uscirò mai da questo inferno -, ultimamente scambiamo qualche parola a pranzo e a cena. Ammetto che continuavo ad essere terrorizzata vederlo passarmi accanto.
Avevo molta paura, troppa.

Ma basta, in quel momento non volevo più pensarci. In quel momento lui dormiva, russava forte, potevo controllarlo. Se non lo sentivo allora devevo preoccuparmi. Era tardi, chiusi gli occhi. Sentii le viscere del mio stomaco contorcersi, mi rannicchiai su me stessa e provai a dormire. Domani è un altro giorno. 





Angolo autrice
Salve mie cari lettrici:) eccomi di nuovo qui a torturarvi con un'altra storia. Allora, questa è completamente diversa dal genere che scrivo di solito, è più forte e più diretta. So che come prologo non dice molto, ma mi piacerebbe piacere cosa ne pensate..
Aspetto con ansia i vostri pareri:)
Con affetto, la vostra Giulia


   
 
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