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Autore: Darkvayne    12/06/2012    4 recensioni
Vi siete mai chiesti se è possibile trasformare la determinazione in odio?un uomo ci riuscì,il suo nome era Noah Von Ronsemburg,meglio conosciuto come il Giudice Magister Gabranth.
Questa è una storia che scrivo al fine di colmare una grande fetta della vita di uno dei miei personaggi preferiti,il Giudice Gabranth,con una storia da me inventata.La storia copre un arco di tempo che parte dalla sua infanzia a 10 anni,fino ad arrivare al termine degli eventi di Final Fantasy XII.La storia è essenzialmente frutto della mia fantasia e viene raccontata dagli occhi e l'anima di Gabranth.
Si tratta del mio primo racconto e spero che lo gradirete,accetto in tal senso critiche e giudizi al riguardo.
Il vero scopo però di tutto ciò non è solo quello sopracitato,no,il vero scopo è condividere con tutti il mio pensiero su esso,e per farvi scoprire il Giudice Gabranth,ma non il Giudice Gabranth che avete visto nel gioco originale,ma la sua intera storia che risiede nella mia mente.
Perchè questo non è altro che il racconto di un povero sognatore che non è capace di tenere a bada la propria mente.
Buona lettura.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gabranth
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La morte è una cosa strana,non ti avvertono mai quando arriva.Ti assale alle spalle,dall'oscurità più profonda per poi pugnalarti e ucciderti,lanciandoti i un baratro sconosciuto.
Non so perchè ci trovavamo li,non so perchè dovevamo farlo,e non so nemmeno perchè lo avevo proposto.
Mi sentivo un'idiota,un grande idiota,tutto ciò ero stupido,ero stato io a sfidare gli altri ad entrare nella foresta di Dhullahann eppure ora me la stavo facendo sotto dalla paura.
 
-Noah-mi disse Basch.
-Non te la starai facendo sotto vero?-
-N-no...assolutamente no-.
-Stai mentendo-.
-Non è vero-.
-Si che è vero-.
Feci un lungo sospiro e tentai di non tremare,ma la voce mi si era rotta dal terrore, non riuscivo neanche ad alzare lo sguardo,avevo paura del buio,avevo paura dei mostri che ella proteggeva.
Non era sbagliato,c'erano tanti bambini come me che avevano paura del buio,mio fratello Basch invece non vacillava minimamente.
-Dammi la mano-mi disse Basch.
-COSA?!neanche per idea,abbiamo 10 anni ormai non siamo più bambini!-
-Andiamo qua non ci vede nessuno e così almeno la smetterai di tremare e di fermarti ogni cinque secondi-.
-N-non è ver...-non feci in tempo a finire la frase che lui mi prese di scatto la mano e incomincio a procedere verso il centro della foresta.
Aveva ragione,ora che gli tenevo la mano era diverso:sentivo che qualcuno mi era vicino,che se almeno fossi morto in quell'oscurità,non sarei stato solo,e questo mi rassicurava.
Ora che io e Basch ci tenevamo per mano sentivo che sarei riuscito a scalare montagni e a battere Occuria.Era incredibile.

Che ore erano?avevamo pensato di tornare poco dopo il calare del sole,invece era già notte inoltrata,la mamma doveva essere incredibilmente in ansia pensandoci chissà dove.D'altro canto ormai doveva già essere venuta a sapere della sfida che avevo lanciato a Dunkan e ora starà aspettando infuriata il nostro ritorno.
La foresta di Dhullahann era curiosamente quieta,non c'era il caos che ci aspettavamo,il frinire dei grilli,il movimento tra le foglie secche dei Cockatoris notturni,e i Mimik che ogni tanto lasciavano i loro nidi nella foresta.
Vi era solo il silenzio,noi e il silenzio.Ormai ci trovavamo all'interno della foresta ed eravamo prossimi a raggiungere il centro di essa,mi domandavo cosa avremmo trovato al suo interno.
Basch aveva con se una spada a una mano in Mithril,e io avevo con me due piccole Daghe di ferro,l'equipaggiamento base per entrambi.Eravamo così diversi io e lui,seppur fossimo gemelli,eppure i nostri cuori erano così differenti,quando gli chiedevo perchè lui era così forte,sia d'animo che nel combattimento,lui mi rispondeva che io lasciavo che le mie emozioni offuscassero il mio onore,e questo mi rendeva più debole.Onore...cos'è l'onore?come poteva un ragazzino di dieci anni sapere cos'è l'onore e averne uno?ma soprattutto come poteva proteggerlo?non capivo e non potevo capire,e non sapevo nemmeno se un giorno ne sarei stato in grado.
Ma Basch aveva un onore,come fratello come?come riuscivi a fare una cosa del genere?non riuscivo a trattenermi,dovevo chiederglielo,dovevo parlargli,dovevo capire cos'era l'onore,e forse così anche io ci sarei riuscito a comprendere cos'era.
-Basch io...-
-Sta zitto Noah!-
-Che c'è?!-
-Non senti nulla?-
Mi concentrai,cercai di sentire quel qualcosa,ma tutto ciò che sentivo era il mio stesso pensiero.
-No,fratello,non sento nulla-.
-Io si invece-.
Ci trovavamo in mezzo agli alberi,Basch si inoltrò ulteriormente,e in quel momento iniziai anche io a sentirlo.Inizialmente pareva una flebile voce,acuta,spaventata,poi iniziai a sentire il rumore delle foglie secche che si spostavano,e un qualcosa di indefinito che emanava quella strana voce.Il rumore cresceva,lo sentivo crescere,aumentava a dismisura,e finalmente mi era chiaro di cosa si trattava:Un grido,un grido disperato,un urlo di paura.Ma non era una persona qualunque a gridare,era Dunkan.
Ero consapevole del fatto che Dunkan fosse solo uno spaccone,e nonostante io stessi per scoppiare a ridere mi resi conto che qualcosa lo stava inseguendo,vidi i suoi occhi brillare nell'oscurità,grandi,enormi,paurosi,sembravano penetrarmi nella carne,per iniettarmi la paura.
Dunkan cadde vicino a Basch,e questi lo tirò su per quanto il piccolo spaccone si dimenasse.
-DUNKAN!CALMATI,CHE SUCCEDE?-
-SCAPPATEEEE!!!!!!!-
Dunkan si liberò da mio fratello e lo scagliò a terra per poi darsela a gambe.
Ci girammo di scatto voltando lo sguardo verso la bestia.La terra tremava sotto i suoi passi,ora lenti,ora calcolati,non aveva più bisogno di correre,come un vero predatore sapeva quando poteva colpire e quando no.
Sapeva che ora non avremmo più potuto fuggire perchè altrimenti saremmo finiti subito.
-Un Guforso...-disse Basch che si stava rialzando.
Lo spietato predatore osservò Basch negli occhi,freddo,spietato,come un vero predatore.Sapeva che doveva colpire il più debole fra noi due,mentre io ero consapevole che io sarei stato senza dubbio il suo bersaglio.Gli occhi del Guforso sscattarono,da Basch a me,e il terribile predatore cominciò ad avanzare,fino a trovarsi a pochi passi da me.
Ero paralizzato,inutilmente vivo,vidi Basch correre verso di lui e gridare con tutta la sua voce mentre tentava di affondare nella carne dell'avversario la sua arma.Ma tutto fu vano,in un unico colpo della sua rpossente ala scaraventò basch dietro di me,steso a terra.
Il terribile avversario aprì più volte il suo enorme e robustissimo becco,la sua arma più letale.Affilata al punto da poter tagliare il ferro.
Tentai di coprirmi con le braccia ,mentre lui si scagliò verso di me con uno scatto.
Ormai mi ero arreso,attendevo che il suo becco mi affondasse nella carne come un pugnale di ghiaccio,ma improvvisamente davanti a me mi si parò Basch,che approfittò dello scatto con la testa dell'avversario per affondargli la lama nel collo.
Il mostro deviò immeditamente dal suo bersaglio iniziale colpendo la fronte di mio fratello e imprimendo nella sua carne una profonda ferita,mentre tra agonizzanti grida e urla si contorceva dal dolore attenendendo la morte.
-BASCH!-corsi verso di lui.
-Stai bene Noah?-
Le lacrime iniziarono a sgorgare dal mio volto da codardo come una cascata.
-Basch ti ha fatto tanto male?-
-Tranquillo Noah,mi ha solo fatto un taglietto alla fronte,non c'è niente di cui piangere su!-
-Però Basch,se io non fossi stato un codardo non ti sares...-
-Taci Noah e guarda in alto-.
Alzai lo sguardo,seguendo le indicazioni del mio amato fratello,ormai era sorta l'alba.
-Questa giornata è finita,è inutile rammaricarsi per una cosa che è successa in passato e di cui non sei colpevole,coraggio torniamo a casa-.
Basch si alzò ed estrasse la sua lama dalla carcassa del Guforso che giacevà li immobile.
Ci incamminammo,e dopo un paio d'ore finalmente giungemmo fuori dalla foresta,alle porte del villaggio.
-E dai,non pensarci più d'accordo?anzi sono felice che mi abbi ferito,ora sono più forte,e nessuno ci scambierà più l'un l'altro,non ne sei felice anche tu?-.Annuì asciugandomi le lacrime.
Entrammo nel villaggio,da vincitori,da eroi.Non dimenticherò mai quel giorno,perchè quel giorno decisi di non scappare mai più,e forse fu per quella mia scelta che la mia vita fu consumata dall'odio,trascinandomi in un abisso dalla quale nessuno può uscire.Nessuno.
   
 
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