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Autore: ChibyLilla    28/08/2012    2 recensioni
Continuo della fic "...What hurts the most..."
– Io lo sapevo che meditavi qualcosa! – Regulus, col fiatone e con la divisa sgualcita, si fermò a pochi passi da lui.
Sirius imprecò: non si era proprio reso conto di lui ed ancora una volta aveva fatto vedere a qualcuno qualcosa che non avrebbe dovuto vedere nessuno.
Quando dalla Stamberga iniziarono a provenire delle urla, pensò che sarebbe stata la fine: aveva la nausea; ingoiò saliva sperando che quella sensazione fastidiosa andasse via.
Genere: Generale, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: James Potter, Regulus Black, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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cap.2

Anche Peter finalmente li raggiunse: lui e James si volatilizzarono nel giro di qualche secondo; Sirius invece restò con Regulus, sperando di poter mettere a posto qualcosa e pregando affinché Madama Chips arrivasse abbastanza tardi, in modo da permettergli di andar via senza essere visto e quindi senza peggiorare la propria posizione.

Non si stupì affatto che Regulus lo guardasse con rabbia; in un modo o nell’altro doveva per forza finire nei guai! E James ovviamente non aveva pensato che gli servisse un aiuto, era andato via e basta.

Sirius non aveva idea di come giustificarsi senza sembrare stupido e senza dire la verità, così resto zitto e seguì a qualche passo di distanza Regulus che finalmente tornava in dormitorio.

Quando tornò in camera fu felice di essere solo e ne approfittò per gettarsi sul letto e provare a recuperare il sonno che aveva perso: la porta si aprì mentre stava ancora formulando questo pensiero.

– Ehi, Sirius andiamo? – per James era come se non fosse successo nulla e la cosa fece male a Sirius. Non rispose.

– Sei arrabbiato? – Capitan Ovvio colpisce ancora! Sirius battè un pugno contro la porta, poi uscì.

James lo seguì dopo un attimo di smarrimento e quando Sirius si accorse della sua presenza accelerò il passo: non era un debole, non avrebbe pianto davanti a James, soprattutto se la causa delle sue lacrime era proprio lui.

James comunque, correndo giù per le scale e rischiando di spezzarsi l’osso del collo, lo raggiunse immediatamente; lo bloccò stringendogli la vita e costringendolo a stare fermo con la schiena contro il suo petto.

– Scusa, Pad – gli avrebbe spiegato volentieri che non voleva offenderlo, ma vedere quella scena era stato come fare un tuffo in un passato estremamente doloroso e non lo aveva fatto di proposito a reagire in quel modo; in ogni caso Sirius ne stava facendo una questione più grande del dovuto e James iniziava a perdere la pazienza.

Sirius ignorò le sue parole divincolandosi con forza e conficcando un gomito nella pancia dell’altro.

James gemette lasciandolo andare, poi quando capì che Sirius gli aveva di nuovo voltato le spalle e stava andando di nuovo via, si lanciò su di lui atterrandolo e bloccandogli le mani sulla testa.

– No, dico: ti sembra un comportamento normale? – domandò agitato, sedendosi su di lui in modo da usare il proprio peso per tenerlo fermo. Sirius aveva il viso schiacciato contro il pavimento e si trovava in una posizione tutt’altro che comoda.

– Sei tu che non mi sembri normale, James! – Scalciò a vuoto, col solo risultato di farsi male le ginocchia che continuavano a sbattere contro il pavimento; poi finalmente James parlò.

– Se ti lascio andare, scappi di nuovo? –

Fece di no con la testa e James si alzò, tenendogli una mano. Appena Sirius si fu rimesso in piedi lo colpì con un pugno.

– Sirius, hai voglia di litigare? – domandò James pensando che di quel passo le cose sarebbero andate davvero molto male.

– Credevo lo stessimo già facendo –

James gli restituì il colpo con tutta la violenza di cui era capace: - Sei tu che hai cominciato! –

E Sirius non sprecò fiato per fargli capire che le cose non erano andate proprio in quel modo; spinse James contro la poltrona ed entrambi si trovarono a terra: le loro grida e l’infinità di oggetti che cadevano a terra attirarono l’attenzione dei ragazzi ancora presenti nel dormitorio che accorsero stupiti dalla scena e fastidiosamente curiosi.

Frank provò a separarli, ma guadagnò solo un occhio nero.

Sirius atterrò James con un calcio: – Ero solo preoccupato per te – confessò, guardandolo dall’alto verso il basso, con le guance rosse e il respiro corto.

– Bel modo di preoccuparsi, Sirius! – James lo bloccò con una ginocchiata tra le gambe.

Sirius strinse le gambe in modo innaturale, accasciandosi a terra con un gemito.

Chiuse gli occhi, aspettando che James gli desse il colpo di grazia, poi avvertì un’irritante quanto nota vocina farsi spazio nel silenzio generale.

– Potter! – Sirius riaprì gli occhi giusto in tempo per vedere la schiena di Lily Evans che già pronta, con la sua divisa e i capelli raccolti si ergeva a mo’ di scudo di fronte a James, nel tentativo di proteggere lui – Vuoi che tolga dei punti a Grifondoro? –

Sirius desiderò davvero sparire e la sua angoscia aumentò quando si rese conto che James, lo stesso James che pochi minuti prima aveva picchiato il suo fidanzato e colpito Frank, abbassava completamente la guardia di fronte a Lily. Gli sembrò un patetico ritorno al passato.

Si rialzò e si allontanò, scoccando un’occhiata di fuoco a James. Stavolta non sarebbe bastato chiedere scusa per far pace.

 

Remus era confinato in infermeria, solo e preoccupato.

Si era svegliato da un quarto d’ora circa, Madama Chips gli aveva già dato il buongiorno con le sue maleodoranti pozioni e ancora nessuno si era fatto vivo.

Alla fine fu Peter l’unico a varcare la soglia dell’infermeria e quando Remus lo vide si incupì.

– Peter, quando vieni qui da solo ci sono sempre cattive notizie – ammise.

Peter sorrise imbarazzato – Ma no! – tentò, offrendogli della cioccolata calda.

Remus iniziò a sorseggiare, guardandolo di sottecchi e Peter si chiese cosa ci facesse nella tana del lupo, letteralmente.

– Dove ti sei perso James e Sirius? – sbuffò eloquentemente Remus. Peter ben prestò si trovò in trappola e fu costretto ad ammettere la verità: – quando me ne sono andato litigavano – confessò, ricordando le urla dei due ragazzi mentre sgattaiolava fuori dalla sala comune.

Poi aggiunse di aver incontrato Regulus in corridoio.

– Fantastico! – bisbigliò Remus – e cosa gli hai detto? –

Peter deglutì: – che eri qui e che non sapevo perché, per questo stavo venendo. Non ho trovato una soluzione migliore –

Remus si rilassò, sprofondando con la schiena tra i cuscini, poi riprese il filo dei propri pensieri: – Allora, cosa è successo a James e Sirius? –

Peter sembrò incerto se parlare o meno, allora Remus, a modo suo, lo rassicurò: – tanto sai che lo verrò a sapere –

Alla fine il topo sputò il rospo: – Ci sei andato proprio vicino, eh? –

Remus ingoiò aria: dire che ci era andato vicino era riduttivo. Cosa avrebbe spiegato a Regulus?

Ma soprattutto: perché mai Regulus era arrivato fin lì? Un triste dubbio si fece spazio tra i suoi pensieri.

 

– Cos’hai combinato? – domandò Lily a James, una volta che la folla si era dispersa.

– Io? È lui che … -

– No, James. Sei tu che! Ti si legge in faccia –

James non aveva davvero voglia di parlare, neppure con Lily; la liquidò con un sorriso carico di affetto: – Vado a cercarlo! 

Sirius non era andato molto lontano e, grazie alla Mappa, James lo trovò subito: si chiese cosa ci facesse nel ripostiglio delle scope di Gazza; poi lasciò perdere le teorie psicologiche che gli vennero in mente ed entrò.

Sirius era di spalle e James temette che lo cacciasse via; si avvicinò piano, abbracciandolo: – facciamo pace? – domandò con voce da cucciolo.

– Non volevo fare guai – Sirius continuò a ripeterlo, come un’incessante litania – Mi ha tenuto chiuso in una stanza per ore e non sapevo come andar via e avevo paura – ammise, scaricando finalmente tutta la tensione accumulata – eri da solo e se fosse successo qualcosa la colpa sarebbe stata solo mia, perché non so tenere a bada mio fratello e … -

James si sentì male, sapendo che lo aveva fatto soffrire solo perché non era riuscito a tenere a freno la lingua. Di Sirius si poteva dire tutto, ma non che fosse una persona cattiva e lui lo aveva fatto sentire così.

Lo baciò, in modo da zittirlo e Sirius sembrò rilassarsi.

L’illusione durò poco, perché poi il ragazzo riprese: – E poi stavo per far scoprire il segreto di Remus. Di nuovo – disse, desiderando scomparire. La mancanza di fiducia di James non lo aveva fatto arrabbiare, gli  aveva fatto aprire gli occhi e permesso di capire che era solo un ragazzino arrogante e infantile.

James lo ascoltò in silenzio, accarezzandogli i capelli e strofinando il viso contro il suo per asciugargli le lacrime.

Passati i momenti più critici, i due restarono fermi a guardarsi, con la tensione che ancora aleggiava nell’aria.

Certo che ormai la questione fra loro fosse del tutto risolta, James provò a stemperare l’atmosfera: strofinò una mano contro i pantaloni di Sirius, leccandosi le labbra maliziosamente.

– Ti ho fatto male? – domandò sfiorando il membro indolenzito di Sirius e facendogli venire i brividi.

Sirius rispose di si, ma James lo guardò sbieco: – Non dicevo a te – sentenziò inginocchiandosi di fronte a lui – Parlavo col piccolo Pad –

Fu il turno di Sirius di lanciare un’occhiataccia; allontanò le mani di James che gli stavano abbassando il pantalone e lo fulminò: – Piccolo? –

Scoppiarono a ridere entrambi, poi James riprese il proprio lavoro beandosi dell’espressione compiaciuta di Sirius.

Ho deciso, aggiornerò questa storia ogni martedì (con i dovuti riterdi concessi!)...

Beh, fatemi sapere le vostre opinioni e ricordate: UNA RECENSIONE NON UCCIDE CHI LA SCRIVE, MA RENDE FELICE CHI LA RICEVE!

Chiby

  
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