Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: Yuchimiki    06/09/2012    6 recensioni
Avete presente quelle persone che farebbero di tutto per salvarsi la pellaccia? Bene, lei non era una di quelle.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eustass Kidd, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Saaaalve.
One Piece non è di mia proprietà e se lo fosse, probabilmente mi starei bevendo un thè con Ivankov! Tanto per avvertirvi, 
 dubito che Kidd si preoccupi particolarmente di dire parolacce.
Buona lettura :D





I’ll show you the way, the way I’m going…

So I run, hide and tear myself up.
Start again, with a brand new name.
And eyes to see into infinity…

(30 Seconds to Mars - Capricorn)



 

 
Ma facevano sul serio? Non ci poteva credere. Maledetti vigliacchi senza spina dorsale!
Si era totalmente rifiutata di venire a incontrarlo, contrariamente a quanto i Marine le avevano ordinato di fare. Anemone che ascoltava la “giustizia mondiale”? Ha, ma per favore!
Mai.

Avevano addirittura provato a trascinarla lì con la forza, ma un calcio ben assestato faceva cadere in ginocchio qualsiasi uomo, secondo sua esperienza personale. Quella volta non era stata da meno.
Neanche un Marine poteva costringerla a fare quel che non desiderava, in particolare quel giorno, in cui tutte le emozioni negative che si erano accumulate nel corso degli ultimi mesi si erano liberate, per giunta alquanto violentemente. Sui loro futuri figli probabilmente.

Tuttavia, mentre ripensava a tutta quella storia assurda, non molto lontana dal porto principale e nascosta in una piccola grotta, celata dalla fitta vegetazione e con un binocolo in mano, non poté far a meno di notare una chiazza assurdamente rosa e anormalmente grande che scendeva da quella dannata nave della Marina. Quanto avrebbe voluto metterci una delle sue bombe, fremeva dalla voglia di creare grane a più non posso. Ma quel giorno doveva stare calma e non farsi notare.
Doveva osservare.

Continuando a guardare dal binocolo, sinceramente le venne da ridere. Le esplose in petto una risata ricca e gutturale che probabilmente avrebbe raggiunto le orecchie di mezza isola, ma proprio non era riuscita a trattenersi. Davvero, le facevano pena.
Quei dannati stavano proprio diventando scemi. Quel tale doveva farle da balia? Erano davvero fuori. Però…
Anche se il tizio era chiaramente più alto degli uomini che lo circondavano, quel suo aspetto assurdo era davvero forte.
Non aveva mai visto un uomo vestirsi in un modo così indecente in vita sua e fregarsene altamente di quello che la gente probabilmente pensava. Forse, in circostanze diverse, sarebbe addirittura potuto piacerle.
Ma in quelle no.





Passata tutta la giornata in montagna a cercare materiali per suo padre, come suo solito del resto, era tornata a casa solo alle prime luci dell’alba, crollando nel suo letto e appisolandosi immediatamente.
Avrebbe anche scommesso che puzzava di metallo, come sempre.

Dopo un paio di ore, le tende bluastre, che normalmente coprivano un’enorme finestrata affacciata proprio sul suo letto, erano state aperte, facendo passare la luce del sole, che le finiva direttamente in faccia.
“Non posso crederci, ha già riparato quel dannato sistema, vecchio del cavolo…” Mormorò tra sé e sé, ricordandosi quel sistema malefico che apriva le tende alle sette in punto, beh, almeno finché non lo aveva distrutto la settimana precedente. A quanto pare era stato riparato.

Qualche momento dopo, mugolando profanità che avrebbero fatto arrossire un marinaio, si rigirò dalla parte opposta alla finestra, nascondendo metà del volto sotto le coperte. Dopo tese le orecchie. Doveva esserci qualcuno nella sua stanza…
Avrebbe giurato d’aver udito qualcuno trascinare qualcosa, forse una sedia, e fermarsi molto vicino a lei. Poi un tonfo.
Forse era la sua immaginazione… di nuovo.

Non se ne curò molto, finché chiunque ci fosse davanti a lei cominciò a canticchiare sottovoce.
O forse no…
Aveva una mezza idea su chi fosse. Si costrinse ad aprire gli occhi.

Come aveva immaginato.
Davanti a lei era seduto un uomo alquanto imponente, biondo, con una camicia a dir poco ridicola, come anche i pantaloni, ma tutto quello, in confronto a quell’ammasso di piume rosa, era niente. Per non parlare degli occhiali.
Non aveva neanche la forza per ridere tanto era stanca.

“Oh, per l’amor di…” Si portò le coperte ancora sopra al naso, chiudendo gli occhi per un istante e riaprendoli, ritrovando di nuovo lo stesso ghigno di pochi istanti prima. Non sparì neanche dopo che lo osservò per vari secondi.
Doveva essere sulla trentina. E anche se abnorme, non era per niente male…

“Ero davvero curioso di sapere chi fosse il moccioso cui dovevo far da guardia, sai, metterlo in riga, evitare che creasse grane alla Marina, roba del genere. Ero curioso d’incontrare il più grande piantagrane dell’isola, che necessitava addirittura la mia presenza per calmarsi. E poi scopro che non solo non è venuto a salutarmi, ma che in realtà era una mocciosa…”. Almeno sembrava sinceramente divertito nonostante Anemone l’avesse deliberatamente ignorato per una giornata intera. A quel punto sorrise anche lei.

“Non so se qualcuno te l’ha detto, ma la vita non è giusta”. Se prima era divertito, ora era davvero sorpreso dal suo modo di fare.
Non comprendeva perché, ma anche in quello stato di semi coscienza in cui si trovava, Anemone sentiva chiaramente che l’uomo era pericoloso. Forse l’aveva irritato la sua assenza il giorno precedente.
Buon per lei che molti la considerassero un fenomeno da baraccone. Forse quel suo modo d’essere l’aveva salvata da una fine alquanto precoce, se non dolorosa.

“E poi, non si aspettano mai che sia una ragazza a farli penare… forse saranno i capelli. Sai, mi prendono per una principessina che ha bisogno di essere aiutata in tutto. Non t’immagini quanto se ne pentano dopo”. A quel punto aveva scostato le coperte, mostrando all’uomo il ghigno maligno che le adornava il viso. Tanto valeva continuare a sorprenderlo e tenersi buona la propria pellaccia.

Però in fin dei conti non le pareva così male, forse un po’ fuori dalla norma, ma questo non l’aveva mai fermata. E avrebbe scommesso tutto quello che aveva sul fatto che, alla fine, non sarebbe stato un guastafeste per lei. Lo sentiva.

“Mmm… cavolo… mi sa che me ne torno a dormire se non ti dispiace, umm… com’è che ti chiami?” Stava sbadigliando da cinque minuti buoni, durante i quali entrambi non avevano parlato, osservandosi a vicenda. Francamente, la vista le si stava annebbiando, segno che il suo corpo la stava forzando a spegnersi. Non che le dispiacesse infondo.

“Le signore prima…” Alzò gli occhi al cielo. Anemone non ce lo vedeva come un tipo galante, tantomeno un gentiluomo. Stava ridendo sotto i baffi per giunta.
“Anemone Darbinian, piantagrane, apprendista artigiana e orefice a tempo perso. E poi, ho diciassette anni per tua informazione, fenicottero…” Sbadigliò di nuovo sonoramente, fregandosene a quel punto del fatto che potesse ucciderla.
Il poco riposo faceva quell’effetto su di lei.

“Ma come siamo socievoli, mocciosa. Comunque, ‘per tua informazione’, il mio nome è…”




Kidd era un sanguinario. Era un dato di fatto.
Anche prima di aver ucciso la prima volta, all’età di soli quindici, era particolarmente violento.  Lui era quello da cui i genitori raccomandavano di stare alla larga e che finiva nei guai anche trovandosi nel posto sbagliato nel momento sbagliato, prendendosi la colpa per il solo fatto di avere una reputazione alquanto orribile. Non c’era da meravigliarsi se alla fine era diventato un pirata.

Il mare meridionale aveva patito molte perdite durante il passaggio del rosso, che non si era limitato a distruggere basi e navi della Marina, ma aveva causato la morte d’innumerevoli innocenti nel mentre. Per molti versi era perita più gente comune che altro.

Nessuno poteva immaginare quanto si annoiasse da quando era entrato nella Grand Line.

Si era aspettato una sfida!
Erano cinque isole che visitavano, e soltanto una lo aveva minimamente divertito, ma non perché l’aveva rasa al suolo, ma perché aveva danneggiato la psiche di Anemone più di quanto la stessa donna a volte si rendesse conto. Provocarla era particolarmente divertente, a dispetto del suo carattere di merda.
Cheimerinò gli era piaciuta tutto sommato, quindi l’aveva lasciata in pace, se non per qualche Marine sfortunato di essersi trovato sulla sua strada e qualche cretino che gli aveva riso in faccia.
L’ultima isola si era salvata solo perché, dopo una sbronza di quel tipo, non era in grado di sopportare le urla delle sue vittime, e si rifiutava di concedere il divertimento solo alla sua ciurma.
Ovviamente aveva rimandato la strage alla prossima nave della Marina. Quello era stato piacevole.
Ma il punto era che, fino a quel momento, non c’era stato niente di veramente elettrizzante, che gli desse un brivido.

E poi quella se ne esce col fatto che non solo la marina la riprenderebbe a braccia aperte, ma che il suo baby-sitter era stato uno della Flotta dei Sette.

“… Donquixote Doflamingo.” Lo ammetteva, ci era rimasto davvero di stucco, e per una volta tanto l’aveva guardata per davvero, per capire se lo prendeva in giro come spesso era solita fare. Alla vista dell’assoluta sincerità sul suo volto, non poté che scoppiare in una fragorosa risata.

Anemone poteva aspettarsi di tutto, tranne che si mettesse a ridere. Non sapeva se sentirsi sollevata o darsela veramente a gambe perché era impazzito.
“Quindi, mi stai dicendo che- se Sengoku glielo ordina- Doflamingo ci verrà dietro per riprenderti?” Avesse almeno smesso di sghignazzare come un demente…
Aspetta, poteva essere che…? Ma dai, non poteva essere così incosciente, tuttavia... poteva essere davvero tanto stupido?

Sì, poteva.

“Mi ucciderebbe se gli andasse, ma mi lascerebbe in vita solo per vedere cosa faccio e per dare noia alla Marina come bonus”. E nel mentre avrebbe ucciso il resto della ciurma, solamente per vederla soffrire a ogni goccia di sangue che colava. Doflamingo avrebbe fatto di tutto per una sana risata.

“Quello si che sarebbe divertente…” Non si degnò neanche di guardarlo. Era totalmente fuori di testa.
Doflamingo poteva sterminarli e non battere un ciglio durante il tutto, lo aveva provato sul proprio corpo.
Infine, non potendone più di quell’orribile sghignazzare, con la tazza nella mano buona, si alzò e se ne andò in sottocoperta, non senza che prima Kidd le dicesse le sue ultime parole.

“Grazie per l’informazione! Adesso riuscirò a dormire meglio!” A volte era proprio insopportabile…



Il giorno dopo sembrò riflettere il suo umore.
Lei stava uno schifo? Si scatenava una tempesta, la cosa non faceva una piega.
Erano stati colti alla sprovvista dalle nuvole che la notte Kidd aveva visto in lontananza, ma che il genio in questione non aveva preso molto in considerazione, occupato quanto era a pensare a Doflamingo, quello scemo…

Passando ad altro, tutta la ciurma era in sovraccoperta, incluso Killer, che urlava ordini a destra e manca, e l’idiota, che era al timone e cercava di evitare che la nave si ribaltasse. Lei stava aiutando gli altri ad ammainare le vele, rendendosi il più utile possibile.
Non sapeva perché, ma da quella mattina un groppo in gola non la lasciava in pace, non aveva neanche mangiato tanto era agitata. La cosa fastidiosa era che, in un primo momento, aveva attribuito quella preoccupazione al fatto che Kidd non afferrava quanto fosse pericoloso il fenicottero e che fosse così su di giri che, semplicemente, non ci pensava. Almeno in un primo momento.
Pochi istanti dopo la donna aveva dovuto ricredersi.

Killer, notando che le onde diventavano pericolosamente più alte, doveva aver capito che, se il rosso restava fuori, poteva rimetterci la pellaccia. E il vice non era tanto stupido da rischiare una cosa del genere, prendendo, infine, a suon di calci nel sedere, il posto del capitano al timone. Ci voleva Killer per convincere quella dannata testa calda.
Di certo nessuno poteva aspettarsi che un’onda, nel giro di pochi secondi, si portasse via il capitano.

“KIDD!”. Non sapeva cosa l’avesse spinta a farlo.
Il fatto che Killer non potesse spostarsi? Oppure che fosse così dannatamente vicina al rosso? Prima che potesse pensarci razionalmente, l’istinto la spinse a saltare a riprendersi lo stupido.
A dispetto di quello che si diceva dalle sue parti, lo scemo stava andando a fondo troppo velocemente anche per i suoi gusti. Si costrinse a raggiungerlo, nonostante l’acqua fosse parecchio gelida.
Le ultime boccate d’aria stavano uscendo dalla sua bocca quando lo afferrò, cercando con tutta se stessa di ritornare a galla. Chi poteva immaginare che Kidd pesasse così tanto? Di certo non lei, ma almeno non aveva la pelliccia addosso, grazie a Roger.

Quando finalmente emersero a galla, il rosso tossì molta acqua, mentre Anemone cercava di reggerlo e allo stesso tempo di non annegare. Ci teneva alla sua pellaccia.
Solo allora si rese conto di quanto fossero lontani dalla nave.

“KILLER! SIAMO QUI! KILLER!” Il biondo non riusciva a sentirla, tutta colpa di quel maledetto temporale che caratterizzava l’isola dove dovevano approdare, Seta Island, o qualcosa del genere.
Compreso che era tutto inutile, cominciò a girarsi intorno, finché non vide un barile mezzo rotto. Si costrinse nuovamente a muoversi, sapeva che non sarebbe resistita a lungo col peso morto di Kidd che la trascinava a fondo.

“Kidd… sei un idiota”. Un lamento da parte del rosso le fece capire che era cosciente e che l’aveva sentita. A quel punto, deposto il rosso nel barile, cominciò a spingere verso la costa, che ormai non era lontana. Le onde li avevano spinti lontano rispetto alla nave.
Non si curò del fatto che forse non avrebbe più rivisto la ciurma, perché sapeva che il Log Pose puntava lì e che, in un modo o nell’altro, si sarebbero ritrovati. In quel momento le importava solo di camminare di nuovo sulla terraferma e di evitare che il capitano morisse in modo così ignobile, almeno per i suoi canoni.
L’avrebbe perseguitata fino alla fine dei suoi giorni sotto forma di spirito maligno se l’avesse permesso.




Non aveva idea di quanto le ci fosse voluto, ma quando aveva raggiunto la costa, trascinandosi dietro un Kidd incosciente, si lasciò cadere sulla sabbia, non lontano dall’altro. Forse non si sarebbe sentita così sfinita se il rosso non fosse scivolato una mezza dozzina di volte in acqua. L’unica cosa che l’aveva salvato dall’ira di Anemone in quel momento era che i muscoli lo rendevano così pesante, e non la ciccia.

Solo allora le tornarono in mente le parole del biondo, lasciandola particolarmente annoiata alla memoria di quella volta.
Non c’erano niente di minimamente paragonabile all’odio che provava Killer in quella situazione. Era dannatamente frustrante. E Anemone, frustrata e affamata com’era, non annunciava niente di buono.
Tutta rossa di rabbia, prese a staccarsi i capelli dalla faccia, che negli ultimi mesi le erano cresciuti fino al fondoschiena.
Erano diventati troppo ingestibili, s’impigliavano ovunque e senza un elastico non poteva uscire dalla camera perché, col vento che c’era di solito fuori, si scompigliavano immediatamente, per non parlare degli idioti di turno che prima le venivano a chiederle di affilar loro la spada e poi le creavano un nido in testa.

Cercò di legarseli con un pezzo di stoffa staccato dalla giacca, ma quando vide che era tutto inutile, decise che c’era una sola cosa da fare.
A grandi passi, raggiunse Kidd, che era ancora sdraiato sulla sabbia, a qualche metro dalla pietra su cui la donna si era seduta. Ringraziò Roger che almeno la cintola se la fosse tenuta.
Prese a sfilargli il coltello proprio mentre lui stava rinvenendo, dicendo qualche profanità perché non capiva bene dove si trovasse. Poi aprì gli occhi e la guardò in modo alquanto strano per uno come lui.

“Che fai?” Le chiese infine, mentre lei ormai si dirigeva verso una pozza d’acqua a un paio di metri da dove era sdraiato e si sedeva, affondandoci i piedi.
“Mi libero di una scocciatura…” Frase che si sarebbe potuta riferire ad ambedue… comunque, cominciò a tagliare inizialmente ciocche molto lunghe, buttandole via a caso, poi ciocche più piccole, specchiandosi sempre sulla superficie dell’acqua. Alla fine, quando Kidd si era finalmente alzato e si stava stiracchiando, i suoi capelli erano talmente corti da non raggiungere neanche la lunghezza di cinque centimetri, se non meno. E puntavano da tutte le parti, non che le dispiacesse.

“Sembri un riccio!” Almeno Kidd parve essere di buon umore, nonostante Anemone fosse tutto fuorché felice. Ignorando il commento del capitano, per la prima volta da quando era arrivata, Anemone si guardò intorno. Di certo i suoi commenti sarcastici non potevano annebbiarle la mente al punto da farle dimenticare della propria sicurezza personale. Quel che vide non la aggradò particolarmente.
“Com’è che si chiamava l’isola dove stavamo andando?” Gli lanciò contro la lama, che il rosso prese con assoluta nonchalance, guardandosi attorno anche lui dopo quella domanda. Quel posto era un po’ strano…

“Seta Island, il regno dei funghi”. A quanto gli aveva detto Killer, l’isola era un regno di cui restava solo il nome, in quanto l’ultimo re era decaduto ed era il consiglio di fatto a comandare l’isola. Si sottintendeva che c’era un particolare che caratterizzava tutta l’isola: i funghi.
“Funghi, eh?” A quanto pare, Anemone aveva appena trovato il suo inferno personale.

Sono fottuta.




“Siamo fottuti”. Erano appena approdati e molti della ciurma stavano dando di matto perché Kidd non c’era. E Anemone era con lui. Non poteva uscirne niente di buono.
“FATE SILENZIO! Li troveremo. L’unico pericolo che corrono adesso è quello di uccidersi a vicenda, alquanto probabile se non ci muoviamo!” Poteva nasconderlo, ma Killer conosceva Kidd e Anemone meglio di chiunque altro nella ciurma, e sapeva che cosa poteva uscire da una situazione simile, morte o… no, non voleva pensarci.

“Voi, andate a fare rifornimento e informatevi su quanto ci impiega il Log Pose a registrare il campo magnetico dell’isola. Voi cinque alla mia destra rimanete qui, a pattugliare la nave. Gli altri, con me!” Doveva muoversi, perché nessuna delle due varianti prevedeva un futuro roseo.




“Che posto di merda…” Era da un bel pezzo che giravano in quel luogo dimenticato dagli dei, ma quella era una cosa su cui erano entrambi d’accordo. L’unica. E neanche lo sapevano.
Appena aveva finito di tagliarsi i capelli, Anemone aveva insistito che dovevano procedere per la spiaggia per ritrovare gli altri, tanto per evitare di perdersi ulteriormente in un posto che nemmeno conoscevano e che poteva nascondere chissà quale sorpresa. Ma nooo, Kidd aveva dovuto far di testa sua, inoltrandosi nella foresta senza neanche darle il tempo di esporgli le sue ragioni. In quelle situazioni lo detestava a morte.

Alla fine, facendo come loro solito, ovvero con occhiatacce e gesti inappropriati, si erano divisi: lei per la spiaggia, lui per la foresta… il bosco… qualsiasi cosa fosse.
Questo riportava all’affermazione di prima, detta nello stesso momento, in due posti diversi, da due persone che probabilmente detestavano respirare la stessa aria in quel momento.

Non sapeva come se la stesse passando l’altro, ma Anemone alla fine si era calmata grazie al rumore del mare.
Camminando sulla spiaggia, era così tranquilla che non aveva notato che qualcuno la stava seguendo da un bel pezzo.  Se ne accorse solo quando fu troppo tardi…




Stupida, insopportabile, snervante donna!
Era lui che dava gli ordini! Era lui che comandava quella dannata marmaglia di sanguinari di cui era entrata a far parte anche lei! Eppure, salvo che le andasse, quella faceva come più la aggradava.
Era quello che Killer definiva il nefasto incontro tra due personalità troppo forti. Erano come due magneti che qualche scemo cercava di avvicinare con le parti della stessa polarità. Una gran cagata, a parole del vice.
Nel loro caso, poteva condurre solo a una fine dolorosa.

Quel posto era strano.
Gli alberi avevano una forma quasi a fungo, perché le foglie nascondevano i rami se si osservava dall’alto, con frutti di colori troppo cangianti per non essere pericolosi. Gli animali non si mostravano, né si lasciavano sentire. Ma dovevano essercene molti, altrimenti quell’odore acre e pungente tipico dei corpi in decomposizione non si spiegava.
In più, quella dannata nebbia bloccava la maggior parte della sua visuale oltre i dieci metri di distanza. Era come andare a vuoto, e neanche il suo senso dell’orientamento gli dava una mano. Il muschio era inutile perché non aveva idea se ci fossero delle cittadine a nord.
L’unica cosa che si sentiva distintamente era lo scorrere dell’acqua, forse di un fiume.

Tutta quella calma gli aveva dato il tempo di pensare al fatto che c’era una differenza sostanziale tra lui e Anemone.
Erano come fuoco e ghiaccio, solo che il ghiaccio poteva essere freddo fino a un certo punto, mentre il fuoco ardeva oltre ogni limite immaginabile. E come il ghiaccio, l’artigiana aveva un limite che preferiva non superare, mentre il capitano voleva sempre di più, per davvero come una fiamma che cresceva ogni qualvolta che l’ossigeno aumentava, inglobando tutto.
Era quello il motivo principale per cui era andato nella selva, perché la spiaggia sarebbe stata certamente la strada più sicura, ma la sicurezza non era nel suo stile. E Anemone era troppo cocciuta per addentrarsi in quel posto, anche se per una volta tanto gli era parso che forse aveva una ragione di fondo un po’ diversa dal solito…

Liberando la mente da quei pensieri, vide qualcosa che attirò la sua attenzione immediatamente.
In mezzo a tutto quell’arcobaleno di colori, c’era un albero con frutti di colore spento. Forse c’era qualcosa di normale su quell’isola dopotutto.
Vi si avvicinò senza fretta, porgendo una mano verso quella che sembrava una mela rossa particolarmente succosa. Gli era venuta fame, nonostante quella mattina avesse fatto una colazione abbondante. Era particolarmente invitante…

Poi udì un urlo, neanche così lontano da lui, avvicinarsi sempre di più, e dopo il distinto battere dei piedi di una folla. A quel punto aveva staccato il frutto e guardava nella direzione da dove era provenuto il grido, come in trance.
Sbucarono dai cespugli alla sua sinistra.
“AIUTOOOOOO!” Avrebbe dovuto immaginarlo. Chi altri poteva essere se non lei…

Poi lo vide.
“TU! Sali sull’albero se vuoi vivere!” Anemone, mezza isterica com’era, gli puntò contro il dito, nonostante non fosse in condizioni accettabili, sporca e strapazzata com’era.
Sembrava davvero messa male, non l’aveva mai vista con un’espressione del genere. Che avesse paura? Sembrava panico allo stato puro.

“Senti, sembra che tu abbia problemi a capire chi comanda tra-” Isterica o no, il suo comportamento rimaneva inaccettabile. Gli dava ai nervi, e stava per schiacciare la mela prima che gli corresse incontro, afferrandogli il braccio e trascinandolo verso il tronco dell’albero.
“Ti staccheranno il culo a morsi, e non sto scherzando!” Fece per mostrare un segno di denti sul fondoschiena, che stava leggermente sanguinando, sporcando i pantaloni azzurrini, e alla fine lo convinse a salire sull’albero, il frutto dimenticato ai piedi della massiva pianta. Appena fu seduto su un ramo abbastanza resistente, si permise di guardare a terra. Gli si sgranarono gli occhi.

“Ti sei fatta mordere il culo da una massa di… funghi? … AHAHAHA”. Ai piedi dell’albero c’erano degli esserini non alti più di venti centimetri con tutto il pacchetto: occhi, bocca, la cappa che fungeva da cappello, e poi delle gambine alquanto ridicole per le proporzioni improbabili. Mancavano solo il naso e le braccia. Avevano anche delle colorazioni strambe, ovvero grigi che tendevano sul blu, viola e verde, con macchie gialle. Insomma, degli esserini da favola!

“Ridi pure, ma si sono pappati i miei capelli! Mangiano tutto questi, anche le pietre che gli lanci dietro! Infatti, guarda…” Quel frutto tanto simile a una mela, che aveva abbandonato a terra, era stato circondato da un manipolo di mostriciattoli che lo stavano divorando avidamente. Poi accadde qualcosa di agghiacciante: quelli che avevano dato anche solo un morso a quel frutto, avevano cominciato a marcire tra urli agonizzanti sotto i loro occhi.
Kidd deglutì sonoramente… poteva esserci lui al loro posto. Distratto com’era osservando quella scena, si sorprese un po’ quando sentì il ramo muoversi più del dovuto. Si girò e vide che Anemone aveva cominciato a raccogliere quelle sottospecie di mele, passandogliene alcune.
“Uccidiamoli”. Per una volta tanto non sembrava pentirsi di uccidere qualcuno, era quasi ansiosa, se non eccitata all’idea…

Pochi minuti dopo, mentre si stavano pulendo i pantaloni dalla sporcizia ed evitavano quelle masse che a poca distanza dei loro piedi marcivano, Kidd non riuscì più a trattenersi.
“Hai paura dei funghi”. In quel preciso istante Anemone si bloccò, voltandosi di scatto verso di lui, con un sorriso alquanto beota sul volto. Immaginava come sarebbe andata a finire la cosa dopo una constatazione del genere..

“Io, paura dei funghi? Puff! Ma per chi mi hai presa? Non farmi ridere”. Non era proprio la reazione che si era aspettato da parte sua, ma quella gli aveva lasciato più modi per prenderla in giro. Non si sarebbe perso un’occasione del genere.
“Disse quella che urlava come una principessina mentre scappava da un branco di funghi colorati…” Era arrossita di colpo, guardandolo indignata. Con quell’acconciatura era il massimo.  Sembrava tanto uno di quei funghi che stavano marcendo tanto era colorata.
Scoppiò in una fragorosa risata. Gli ci volle un po’ per calmarsi.

Quando infine si calmò, Anemone sembrava ancor più indignata di prima, bordeaux come un peperone e i capelli rizzati come quelli di un gatto, sembrava pronta a tirargli addosso una mela o due. Solo allora il cervello le aveva ripreso a funzionare.
“T-Tu! TU! Tu dovresti essere l’ultimo a parlare! Credi che non abbia visto il peluche a forma di leoncino? O il ghepardo? Eh?!” Dopo quelle parole Kidd pensò una sola cosa.

Merda.

“Lo sai che non è la più furba delle cose rovistare tra le cose del tuo capitano?” L’avrebbe uccisa purché non si sapesse in giro della sua collezione. Quella minaccia le fece girare le orbite a mo’ di “certo, come no…”.

“Disse quello che regolarmente viene a prendersi i miei libri e poi li lascia in posti improbabili come se niente fosse!” A quel punto cominciarono a prudere le mani a entrambi, come in attesa di fare a botte per l’ennesima volta. Lei gli puntò l’indice contro il pettorale in modo accusatorio mentre lui si abbassava al suo livello, per poterle mostrare l’occhiataccia rivoltale in modo migliore.

Comportandosi da idioti, come spesso li definiva Killer, avevano cominciato a urlarsene a vicenda di tutti i colori, con lui che ormai le afferrava la camicia con entrambe le mani e lei che gli graffiava un braccio, cercando di liberarsi dalla sua stretta ferrea, e con l’altra mano tentava di tenerlo il più lontano possibile dalla sua bolla personale. Era troppo vicino anche per i suoi gusti, e capitano o no, detestava quando qualcuno la violava così violentemente.

“Stronza!”
“Imbecille!”
“Puttana!”
“Pezzo di merda!”
“BATTONA!”
“BASTARDO!”

Stavano urlando così animatamente che Kidd non si era neanche accorto che Anemone stava assumendo una colorazione atipicamente pallida, anche per una come lei, in particolare perché aveva una carnagione abbronzata. Aveva anche cominciato ad avere l’affanno e la smorfia a poco a poco stava svanendo, con qualcos’atro che prendeva il suo posto.

“Ebete senza rispetto!”
“Petulante pomodoro senza cervello!”
“Ma come ti permetti, puffa blu di merda!”
“Guardati prima di parlare, degenerato che non sei altro!”

Andarono avanti così per un bel pezzo, finché l’artigiana non poté più resistere al dolore della sua mente che si stava annebbiando con tanta veemenza. Fu l’ultima goccia.

“Non è colpa mia se tu… sei così… fottutamente… alto!”

Beh, alla fine il rosso se ne accorse.
Ovvero quando di colpo gli occhi della donna in questione ruotarono all’indietro, diventando di un bianco innaturale che avrebbe fatto venire i brividi a chiunque. O quando le sue gambe cedettero e l’unica cosa che la separava da terra erano le braccia di Kidd, che la reggevano in una morsa ferrea, con lui ancora troppo sorpreso per rendersi conto della scena che aveva davanti.
La giacca aveva cominciato a strapparsi poco a poco, facendolo ritornare dal suo mondo personale.  
Non era qualcosa che accadeva ogni giorno dopotutto.

Con la donna che gli penzolava davanti come uno straccio, a Kidd venne in mente una sola cosa.
“Perfetto, fottutamente perfetto”.









Allora, da dove cominciamo? Dalla lunghezza, ovvio! 4500 parole e dieci paggine di pura tortura perché non riuscivo a gestirmi Kidd e Doflamingo era una spina nel fianco.
L'altra metà è già pronta a ho deciso di farla in anticipo perchè la settimana prossima comincia l'inferno: la SCUOLA. Ho mai detto cosa ne penso? No, beh... la odio.

Tormenti a parte, ringrazio come sempre I_mail, Kamikiizumo e SWAMPY per aver commentato e avermi ricordato che qualcuno mi si calcola infondo >_> , ringrazio anche Slipper Wool e Tati_nana per averla aggiunta alle preferite >3< e I_mail, Funeral of Hearts (ho sempre voluto dirtelo, il tuo nome è una figata!) e Shin_Elle per averla aggiunta alle seguite, prendetevi un pezzo di torta virtuale! :D
Commenti e critiche sono graditi egualmente, non siate timidi! Non mordo mica! E farmi notare se ci sono errori sarebbe carino da parte vostra! :D

Alla prossima!



P.S. Stavo pensando... dopo che ho fatto l'omake per Kamikiizumo mi sono resa conto che è stato anche divertente pubblicare qualcosa che non fosse necessariamente in linea con la storia. Quindi, se avete qualche domanda in mente di particolare o che vorreste sapere, nei limiti possibili cercherò di accontentarvi!
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Yuchimiki