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Autore: marrymezayn    18/09/2012    66 recensioni
Storia in fase di REVISIONE. Scusate per il fastidio!
Estratto dal 3° capitolo:
Strinse di più le braccia al suo collo, e le uscì un sospiro mentre si staccava quel poco per dar fastidio alle sue labbra. «certe notti ho pensato seriamente di impazzire senza di te!» quel sussurro, appena udibile all’orecchio di qualsiasi essere umano ma non quello di Keyra, ebbe la facoltà di far bloccare il cuore della ragazza che lo guardava con gli occhioni fuori dalle orbite. Le vennero gli occhi lucidi e percepì un sorriso sulle sue labbra. «mi sei mancato!» ammise mormorando, ma sapeva che lui l’aveva sentita. Sentì la sua presa spingere la sua schiena verso di sé e si lasciò trasportare, finendo direttamente tra le sue braccia. Percepiva il delicato respiro di Zayn tra i suoi capelli, e si appoggiò al suo petto, con un sorriso. Il cuore di Zayn batteva all’impazzata. Chissà come mai. «Mi sa che l’unica cosa giusta che ho fatto in vita mia è stata quella di nasconderti la verità.»
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E' il "futuro" di questa storia.
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=868289&i=1 spero che vi piaccia. Enjoy! ♥
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Se non ti perdi, non trovi strade nuove.'
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«Ti prego.. torna da me!»
«Tornerà.. sta tranquillo. Keyra si piega, ma non si spezza.»

**

Sentiva il bisogno di vomitare. Cercò di aprire la bocca, ma non vi riuscì. Sentiva come se qualcosa premesse sulla sua lingua, nella sua gola. Cercò di tossire e non le riuscì bene, sentendo sempre quel peso sulla lingua. Sentì subito che qualcuno stringerle la mano, appena provò a tossire. Di nuovo provò a tossire, senza troppo successo. Cominciò a respirare male, mentre una voce allarmata chiedeva aiuto all’infermiera.
«si sposti!» oh, rumori distinti. Sentiva le voci, che bella sensazione. Provò ad aprire gli occhi, ma l’unica cosa che provava era il senso di vomito.
«si sta strozzando! Levatele il tubo!» disse una voce ferma, mentre delle mani la toccavano. «Signorina Smith, mi sente?» Non poté rispondere, sempre per quel peso, ma poco dopo sentì qualcosa scivolarle via dalla gola e finalmente poté aprire la bocca e prendere una boccata d’aria rigenerante che le tolse subito il senso di vomito. Chissà se era quello che provavano i pesci quando uscivano dall’acqua. Mentre tossiva sentiva l’ossigeno lacerarle i polmoni, come se essi si rifiutassero di accettare l’aria. Così decise di prendere piccole dosi di ossigeno e il dolore scomparve, pian piano. Capì quasi subito perché di quella sensazione.
Aveva dolori ovunque, interni. Si sentiva indolenzita, come se fosse stata su quel lettino per anni e anni, senza mai muoversi. Provò ad aprire gli occhi, muovere le mani, con pochi risultati. Crollò di nuovo sul lettino, esausta.
«signorina, mi sente? Se mi sente, provi a stringermi la mano» sentì una mano prendere la sua e concentrò tutte le sue forze su di essa. All’inizio sembrò che il suo cervello non volesse collaborare, ma alla fine riuscì a stringere delicatamente la mano della persona a cui apparteneva quella voce rassicurante.
«buon per lei! Provi ad aprire gli occhi. Con calma, non ci mette fretta nessuno, signorina!» sentì altre mani toccarla. E mentre lottava con il cervello per fargli fare come voleva lei, i suoni si amplificarono. Sentì quello che doveva essere il suo battito cardiaco battere regolare, i rumori di una strada fuori dalla finestra. I singhiozzi di qualcuno. Mosse gli occhi sotto le palpebre, cercando con tutta se stessa di aprire gli occhi. Perché non ci riusciva? Perché sentiva le palpebre pesanti? Perché continuava a sentire quel peso sui polmoni e quel dolore allucinante su tutto il corpo?
«con calma signorina, non si metta paura. E’ al sicuro!» la stava rassicurando, sapendo che si stava innervosendo. Ma come faceva a saperlo? Notò che il battito era aumentato e mentalmente sorrise. Alla fine, lottando con il suo cervello, riuscì finalmente a far alzare le palpebre e quando la luce la colpì in pieno, le uscì un suono gutturale dalla gola, richiudendoli subito.
«abbassate le luci, al minimo!» disse l’uomo, ordinando a qualcuno di fare quella cosa.
«riprovaci!» e di nuovo, lottando con il suo cervello sconnesso e stanco, riaprì gli occhi. La luce era meno invasiva e riuscì finalmente a sbattere le ciglia e guardare il soffitto della stanza. Le venne un sospiro, vedendo quella cosa.
«bentornata tra di noi, signorina Smith!» poco dopo quelle parole, vide il volto di un medico che le sorrideva. Lo guardò accigliata o almeno così era nel suo cervello addormentato, per poi tornare a guardare in giro per la stanza.
«Come si sente?» Come poteva farle una domanda del genere? Si sentiva come se fosse stata buttata da un precipizio. Ecco come si sentiva. Provò anche a parlare, ma non ci riuscì. Era troppo stanca. Si sentiva spossata e sinceramente non aveva la forza mentale per rispondere ad una domanda del genere. L'unica cosa che avrebbe detto sarebbe stata: “vaffanculo!” ecco.
Il medicò capì subito che non aveva la forza di rispondere, visto che lo guardò con tale noia da fargli cambiare approccio verso di lei.
Si sentì aiutata a mettersi seduta e il lettino venne alzato leggermente per farla stare seduta e non stesa. Mentre gli infermieri la sistemavano con cuscini comodi dietro la schiena, lei notò che in fondo alla stanza c’era della gente. Ci mise un po’, con quel buio e con il suo cervello, a capire chi erano. Sua madre, suo padre, sua sorella e i suoi fratelli. C’era anche Mary.
«beva questa, lentamente!» tornò a guardare il medico che le sorrideva e porgeva un bicchiere con dentro dell’acqua. O almeno così credeva. Con mano tremante alzò il braccio, dopo aver lottato molto meno con il suo cervello e prese il bicchiere, portandolo alle labbra. Subito si sentì bene, appena buttò giù un goccio d’acqua fresca. Sospirando, ne prese un altro goccio, continuando a guardare tutta quella gente che la fissava come se fosse risorta dalle ceneri. Quando finì l’acqua, il medico sorrise. Tolse il bicchiere in tempo perché il suo braccio cedette come se non avesse più forza e lei, appoggiata ai cuscini, lo guardò preoccupata.
«Non si preoccupi. E' normale che non abbia forza!» se lo diceva lui, allora andava bene. Sospirando chiuse leggermente gli occhi, molto più tranquilla ora. Quasi quasi si riaddormentava.
Il medico le fece dei controlli, come farle muovere gli occhi e cose del genere. Quando capì che Keyra capiva e sapeva muoversi, sospirò e spense la lucina della penna con cui le aveva guardato negli occhi.
«ok, direi che potete avvicinarvi. Uno alla volta, non stressatela troppo!» e dopo averle detto che sarebbe tornato di lì a mezz’ora per controllare i parametri, uscì dalla stanza.
Crollò il silenzio, mentre tornava a guardare la sua famiglia. Subito sua madre le si avvicinò e notò che era dimagrita, molto bianca e stava piangendo.
«Oh Keyra!» e si buttò addosso a lei, crollando al suo fianco e ricominciando a piangere. Batté disorientata le ciglia, alzò una mano e accarezzò la testa di sua madre che finalmente tornò a guardarla.
«parlami figlia mia, ti prego!» ridacchiò e sentì un dolore allucinante nella parte della schiena, che trasformò la risata in un gemito.
«come ti senti?»
«come se un camion mi è venuto addosso!» sussurrò con tono davvero stanco, e sentì sua madre irrigidirsi al suo fianco facendole capire subito che aveva sbagliato risposta. Si guardarono a lungo, poi sentì la mano presa da qualcuno. Si girò a guardare sua sorella che sorrideva tra le lacrime.
«brutta cretina, ci hai fatto prendere un colpo!» sorrise, stringendo debolmente la mano di sua sorella. La sentì ricambiare la stretta e pian piano si avvicinarono tutti. Guardò in faccia suo fratello Julian che era bianco come un morto. Aveva gli occhi gonfi ma sul viso troneggiava un’espressione incazzata. Pensò che fosse incazzato con lei, quindi decise di non dire nulla mentre, uno ad uno, le stringevano le mani dandole dei baci leggeri. Quando arrivò il momento di Mary, la vide del tutto diversa. C’era felicità, preoccupazione, ansia e paura nel suo sguardo.
«ciao Keyra!» sorrise e strinse la mano della sua migliore amica. «mi sei mancata tanto! E non ci crederai, mi sono mancate anche le tue battutine scadenti!» sorrise debolmente, appoggiando la testa sui cuscini.
«Sai dov’è brando?» chiese a Mary, che si accigliò.
«dov’è?»
«Lee!» Ci mise poco a capire la battuta e la sentì scoppiare a ridere fra le lacrime. Le si buttò addosso, continuando a piangere fra la gioia di riavere indietro la sua amica. Con un gemito e un ‘scusa’ da parte di Mary per averle fatto male, le restituì l’abbraccio. La situazione si animò. Sua madre uscì, non prima di averle dato un bacio e averle detto che era di fuori. Suo padre uscì dietro sua madre, inforcando occhiali e tirando fuori il cellulare. Suo fratello Stefan si buttò sul letto vicino, stendendosi. Julian si mise sulla sedia al suo fianco e sua sorella ai piedi del suo letto. Mary continuava a piangere disperata, e con un po’ di dolori si spostò, facendole spazio. La coccolò, sentendosi il corpo pesante e il cervello altrettanto stanco.
«credo.. credo che..» mandò giù la saliva, fissando stancamente la punta dei suoi piedi.
«cosa?» domandò Mary, preoccupata.
«che.. mi metterò a dormire. Ho.. tanto sonno!»
«Com'è che la cosa non mi stupisce?» Sorrise a labbra strette, mentre chiudeva gli occhi castani e tirava un sospiro di sollievo. Tutti stavano bene.
Sentì le viscere contrarsi, i dolori in tutto il corpo. Fare un incidente non era poi la fine del mondo.
«Mary..»

«Cosa?»
«Vaffanculo!» Un'altra risata da parte di Mary che sapeva che quel vaffanculo era indirizzato alla presa in giro sul sonno. Era risaputo che Keyra aveva sonno praticamente a tutte le ore del giorno e della notte.
Decise che non era il caso di rovinare la felicità di tutti, quindi pensò che era meglio parlare più tardi e fare le domande che aveva in testa quando tutto si sarebbe rimesso in moto. Appoggiata ai cuscini, crollò a dormire per quel forte trauma.

Quasi 12 ore dopo

«pensavo che eri entrata di nuovo in coma!» sorrise quando strinse la mano che teneva la sua. La voce era quella di Mary e aprì gli occhi. Si era fatto giorno. Cercò di mettersi a sedere, con qualche dolore e Mary l’aiutò. Quando fu sistemata, prese il bicchiere che le porgeva e sorseggiò la spremuta d’arancia.
«dove sono tutti?» chiese con la voce roca. Si sentiva la gola secchissima, come se la saliva non bastasse a lubrificarla.
«tuo padre parla con il dottore, gli altri sono tornati a casa a farsi una doccia!» annuì, debolmente guardandosi intorno.
«Per quanto sono stata in coma?» chiese, sempre con quella sua voce rauca. Le sarebbe tornata normale? Speriamo di si.
«due mesi.» rispose prontamente Mary e si girò a guardarla. Era come se Mary sapesse benissimo quanto era passato dal giorno dell’incidente. «cos’è successo?» domandò, posando il bicchiere sul tavolino di fronte a lei. Era ancora mezzo pieno.
«Anche se eri sulle strisce pedonali, l’autista non aveva visto che era verde per voi e non per loro. Ti ha preso in pieno!» annuì ancora.
«perché sento ancora tutti questi dolori?» domandò, percependo benissimo il dolore alla gamba. Non era tanto forte, ma sentiva che faceva male.
«perché il coma ha rallentato tutto.» giocò con il laccetto del pigiama e prese un profondo respiro. «Dove sono gli altri?» chiese, sbattendo le ciglia. Si girò a guardare Mary che aveva un’espressione pensierosa.
«te l’ho detto, sono tornati a casa a farsi una doccia. Saranno qui fra poco, non ti preoccupare!» Corrucciò le sopracciglia.
«Intendo Zayn e gli altri, Mary!» la vide irrigidirsi e diventare bianca. Oh, quello non era un buonissimo segno. «Non..non gliel’avete detto a Zayn?» crollò il silenzio in quella maledettissima stanza e sentì il battito del cuore irregolare.
«Keyra..» si mosse nervosa nel suo letto, sapendo quanto si sarebbe incazzato Zayn per non essere stato avvisato.
«chi ha badato a Zayra? E.. ok che hanno un dannatissimo tour, ma almeno a farlo sapere a Niall e Zayn, cazzo! Ero al telefono con lui quando è successo e..» deglutì sentendo la voce morirle in gola mentre Mary scuoteva la testa, stringendole la mano.
«tesoro.. calmati!» ma non ci riuscì. L’idea che Zayn non sapesse nulla la metteva in ansia. La guardò. «perché non gliel’avete detto?»
«perché non eri con lui al telefono quando è successo l’incidente!» batté disorientata le ciglia, scrutandola e cercando di tornare indietro con i ricordi. Era con lui al telefono, ohssì. Le stava dicendo quanto fosse bello il suo vocabolario da scaricatrice di porto.
«ero con lui al telefono, Mary. Me lo ricordo!» La vide ancora scuotere la testa.
«eri al telefono con Ian, non con Zayn! Con Zayn non ti ci senti da due anni! Da quando l’hai lasciato all’aeroporto.» Tornò per tre volte con la mente a quel giorno, ma in tutte e tre ricordava che stava parlando con Zayn.
«Ian?» chiese, guardandola. Lei annuì.
«il tuo ragazzo! Keyra, ma hai dei problemi a ricordare il prima dell’incidente? Devo avvisare un dottore?» Alzò una mano, bloccandola mentre pensava. Per quanto stava pensando, sentiva gli ingranaggi del cervello ruotare.
«che giorno è oggi??» ritornò a fare domande dopo due minuti dall’ultima frase di Mary.
«il 7 settembre 2011, Keyra!» SBAM!
Lacrime amare le rigarono il viso quando capì. Quando capì che non era successo niente di tutto quello che ricordava. Mary le fu subito vicino, preoccupata per quel pianto isterico.
«Keyra, Keyra.. stai bene?» domandò, toccandola ovunque preoccupata. Annuì, ma dentro si sentiva morire. Non era successo nulla. Non aveva rivisto i ragazzi, non aveva rivisto Zayn, non lo aveva riabbracciato, non ci aveva fatto di nuovo l’amore dopo una litigata furiosa. Non era andata a vivere con loro, non era diventata la loro manager, non conosceva Paul e.. non aveva mai pianto così in vita sua, se ne rese conto da sola. Neanche quando aveva lasciato Zayn, all’aeroporto. Fu un pianto frustrato, un pianto pieno di amarezza e disperazione.
Solo dopo venti minuti si riprese continuando ad essere sotto lo sguardo preoccupato e ansioso di Mary che non riusciva a capire il perché di quello sguardo.
«è..è..che..» deglutì, asciugandosi gli occhi con la mano. «sembrava tutto così reale. E..i..invece è stato solo frutto della mia immaginazione!» Frasi sconnesse, lacrime amare. Un mix che avrebbe distrutto tutti. Mary si mise seduta al suo fianco, coccolandola non sapendo bene cosa fare.
«che vuoi dire Kè?» tirò su con il naso, ma continuando a piagnucolare.
«e..ero sicura che tutto fosse reale..che..che.. avessi ritrovato i miei amici..che..avessi di nuovo fatto l’amore con lui.. che..Oh Mary!» si appoggiò sulla sua spalla, mentre la sua migliore amica per la seconda volta nella sua vita le faceva da spalla per un pianto così disperato. Ed era sempre per le stesse persone. «credevo che fosse tutto reale, invece..» deglutì quella che lei chiamava bile.
«..ho solo ‘sognato’..» Mary continuava a non capire. Non la riusciva a seguire e lo capì dal suo sguardo.
Per una buona ora rimasero a parlare di quello che lei aveva solo immaginato. Solo quello che la sua mente, sotto l'effetto del coma, aveva deciso di farle provare. Le raccontò tutto, continuando a versare lacrime amare e rendendosi conto che non era stato niente di reale. Quella consapevolezza era la cosa più pesante da pensare. Che tutto non era verità, ma solo frutto della sua testa che sotto l’impatto dell’incidente, le aveva permesso di sognare. Come al solito, la sua testa faceva dei viaggi incredibili, anche essendo sotto il coma. Maledetta bastarda! Quanta bastardaggine c’era in lei?
«Tu hai sognato tutto questo?» chiese Mary, quando finalmente arrivò a raccontare il suo ‘sogno’ proprio all’incidente. Si asciugò gli occhi.
«Si! Il mio stupido bastardo e stronzo cervello ha deciso di regalarmi un biglietto di sola andata per Fantasilandia! Cazzo!» sbottò, nascondendo il viso tra le mani.
«Keyra..» alzò leggermente il viso, arrossato per tutte quelle lacrime. «Niall e gli altri sono venuti a trovarti mentre eri in coma..» le si ghiacciò il sangue nelle vene.
«Cosa..?» ansimò, incredula. La vide annuire e schiarirsi la voce.
«Appena mi hanno detto che eri entrata in coma, ho pensato a Niall. E anche se non vi sentivate più da tanto tempo, ho pensato a come mi potessi sentire se non venissi informata che la mia migliore amica è entrata in coma. Così dopo vari pensieri, ho deciso di cercarlo. Avevano una.. una singing qui a Londra pochi giorni dall’entrata del tuo coma. Così, dopo essermi assicurata che tu stessi bene, stabile e tutto, sono partita e sono andata alla singing. Ho fatto la fila, e mi sono fermata di fronte a Niall che vedendomi è rimasto a bocca aperta.» Annuì, facendo capire a Mary che la stava seguendo.
«mi ha guardata incredulo, mi ha abbracciato e così hanno fatto gli altri. Ma quando ha visto che ero preoccupata, mi ha chiesto cosa avessi e gli ho detto che dovevo parlargli.» deglutì.
«mi ha fatto portare via da una guardia e poco dopo mi hanno raggiunto dentro la stanza dove mi avevano portato in precedenza. Mi sono messa seduta e gli ho detto cos’era successo. Non ho mai visto piangere così Niall. Appena ho finito di raccontare, Niall è andato a parlare con i loro manager e hanno bloccato la giornata per venirti a trovare.» sorrise in modo debole. Niall si era mosso per primo, doveva come minimo sposarselo. Anche se non si erano sentiti per anni, lui si ricordava di lei, ancora.
«Siamo venuti qui in ospedale insieme. Ma..» oddio, i ‘ma’ erano sempre ‘ma’ brutti. Annuì, pronta alla batosta. «Zayn non è venuto. Ne quella volta, ne nelle precedenti volte che gli altri ti sono venuti a trovare.» SBAM! Abbassò gli occhi sulle sue dita che giocavano con il laccetto del pigiama, sorridendo.
«va..va bene, non mi interessa!» sussurrò, sentendo sempre quel magone nella gola, segno che stava per piangere. Non l'era andata a trovare.
Per caso quella era la giornata delle batoste? No perché era già stato tanto capire che tutto quello che ricordava era solo frutto della sua immaginazione, ora ci mancava anche venire a sapere che a Zayn non gli interessava niente di lei tanto che, venendo a sapere che aveva avuto un incidente, non l'era neanche andata a trovare. Cazzo, si! Era una batosta bella e buona. Non.. voleva più sapere niente di lei.
«mi dispiace tantissimo tesoro!» le disse Mary, accarezzandole i capelli. Ma lei era troppo occupata a singhiozzare silenziosamente per rispondere. Si rannicchiò dentro se stessa e, verando sempre più lacrime amare, capì che la vita faceva schifo. Faceva schifo perché, prima ti donava l'amore della tua vita, poi il destino aveva deciso di separarli e ora, dopo due mesi di coma profondo, veniva a sapere che Zayn non l'era andata a trovare. E che quel Zayn che lei aveva sognato, non era reale. Tutto frutto della sua fottutissima immaginazione.
Oh.. il mondo faceva davvero schifo. Venne lasciata da sola poco dopo, quando Mary capì che Keyra aveva solo bisogno di rimanere da sola e che, la sua presenza lì non l'avrebbe aiutata.
Odiava piangere, odiava piangere per lui. Perché era sempre così stronzo da saper farla piangere in tutte le situazioni? Se si poteva alzare da quel letto, come minimo sarebbe andata da Zayn a tirargli uno schiaffo. Così, solo per la voglia di fargli lo stesso male che lei stessa stava provando.
Ma non era quello che la stava facendo piangere come mai in tutta la sua vita. Ma la consapevolezza che, purtroppo, quando un sogno viene interrotto, è impossibile tornare al punto dove quest'ultimo è stato bloccato
Si sentiva davvero a pezzi. Sentiva come la bocca dello stomaco stringersi in una morsa strettissima. Non voleva crederci, non voleva seriamente credere a quello schifo. Perché la vita faceva così schifo? Perché il destino o qualsiasi altra cosa aveva deciso di giocare così con lei? Perché nella sua fottutissima vita non vi erano anche le discese, ma solo fottute salite? Perchè non poteva avere il suo "e vissero felici e contenti?"
Quindi tutto quello che aveva sognato sarebbe rimasto sogno, senza mai trasformarsi in realtà, perché Zayn non la voleva più vedere.
Non l'era andata a trovare.

Che schifo.
 

Se puoi sognarlo, puoi farlo!
(walt disney)

 

Spazio dell'autrice: 
 
"neanche qui il lieto fineee?" No, neanche qui! Non sono proprio tipa da lieto fine. Ma lo avrete, state tranquille. 
"Perché hai fatto questo?" Perché sono sadica, davvero sadica! Le cose banali a me non piacciono. Per niente. E sinceramente se ora mi mettevo lì a scrivere che Keyra rimaneva incinta, sarebbe stato abbastanza banale no? La terza storia sarebbe girata tutto intorno a questo. SAI CHE PALLE? 
O almeno per me eh! Poi siete liberissime di non leggere la terza storia. Nessuno ve lo impone, quindi sta a voi decidere se continuare o finirla qui.
Già da tempo avevo scelto la fine, ma in realtà la fine doveva essere quella di Zayn che scriveva la fine del libro per Keyra, che era morta in un incidente aereo. Quindi ringraziate decisamente che ho deciso di non essere troppo sadica. (in realtà dovete ringraziare Nida che mi ha praticamente imposto di cambiare tutto u_u)
Vi ho deluso? Se si, mi dispiace. Se no, mi dispiace ahahahah! No scherzo, ovviamente. Un altro finale, un'altra storia. Che succederà nella prossima storia? Perché Zayn non l'è andata a trovare? Eh, la curiosità è una brutta bestia, I know.
Ho deciso di aggiornare perché.. perché non volevo tenervi troppo sulle spine. Questo capitolo praticamente è stato scritto mesi fa, l'ho riletto e controllato, aggiungendo e togliendo cose di troppo. 
Oramai non mi convince più visto che l'ho letto tante di quelle volte da farmi schifo. Spero che vi piaccia, che sia un degno finale in qualsiasi caso. 
Per altro. la terza storia verrà postata fra qualche giorno. quindi, se avete ancora intenzione di leggerla, vi consiglio di tenere d'occhio il mio profilo di Efp. Comunque vi anticipo che la storia si chiamerà: "se puoi sognarlo, puoi farlo!" così che se la volete cercare nei prossimi giorni, potete farlo.
Non aggiorno subito con il nuovo capitolo perché ancora non è pronto, quindi vi chiedo un pochino di pazienza.

Spero seriamente di non avervi deluso.
(:

Inoltre prima di chiudere vorrei ringraziare le meravigliose persone che siete, che hanno seguito questa storia, che mi hanno recensito ogni capitolo o solo alcuni. Chi è stato in silenzio a leggere, chi mi scrive in privato su FB o su twitter. Vi amo, sempre.
Non mi immaginavo che avrei fatto arrivare così in là questa storia. Era tutto cominciato come un gioco ed è diventata realtà. Non credevo di arrivare ad amare così tanto questa coppia. L'ho amata insieme a voi, capitolo per capitolo. Ad ogni capitolo, mi innamoravo sempre di più di loro, di voi, di ciò che provate quando mi scrivete le recensioni. Vi amo, seriamente.
Grazie, grazie di cuore a tutti.
Ora vi saluto, perché mi vado a scavare la fossa in caso vi abbia deluso. AHAHAHAH
Ci si vede nella prossima storia, se decidete di seguirla.
Love you all! 

 

   
 
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