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Autore: Gaia Loire    30/04/2007    19 recensioni
Il ragazzo che ami scappa per arruolarsi in una guerra suicida e - quello che è peggio - si trova dalla parte sbagliata. Sopravvivere non è facile come avresti pensato se non riesci a dormire più di due ore per notte, soffocata dai rimorsi e da singhiozzi che ti muoiono in gola.
A volte prima bisogna toccare il fondo prima di risalire.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Pansy, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Prologo: Violetta


I never thought this could happen to me (non ho mai pensato che questo potesse succedere a me)
I been so strange,so why should it be (sono così strana, così perchè dovrebbe essere?)
I dont deserve...somebody this great (non mi merito...qualcuno di così grande)
Id better go , or itll be too late, yeah (farei meglio ad andare, o sarà troppo tardi)

New Rose, Damned


Elaborati inganni celavano piccole imperfezioni, impurità rotonde, rossastre o scure, coperte da veli di bianchissima cipria coprente. Non molti l’avrebbero detto vedendo la freschezza del suo viso, e ancora meno avrebbero intuito le lunghe opere dietro le quinte, silenziosi affanni per prepararsi ad essere sempre la più bella.
Ci riusciva egregiamente, a dire la verità, reggendo la rivalità di altre ninfette che tuttavia non avevano neanche un minimo del suo charme, di quella perfezione che in tempi migliori le era valsa l’epiteto di Viola dei Sotterranei.
Violetta.
Doveva scegliere l’ombretto e optò per quello nero dopo una frazione di secondo di indecisione, indecisione mostrata soltanto dal suo sguardo abbassato verso la trousse dei trucchi.
Era così che era solito chiamarla lui, in quei rari momenti di silenziosa quiete che veniva spezzata da una parola fuori luogo che era sempre l’unica che non avrebbe potuto rompere anche l’incanto.
– Pansy? Quanto hai intenzione di metterci ancora?
Pansy Parkinson non rispose, prendendosi tutto il tempo di cui aveva bisogno. Stese un velo di ombretto scuro sulla palpebra destra e rimase a guardarsi allo specchio per qualche istante, dosando la quantità giusta di polvere che avrebbe dovuto mettere su quella sinistra. Daphne Greengrass, chiusa fuori dal bagno, sembrò non gradire la totale mancanza di risposta, e il suo sibilo seccato si sentì fin davanti lo specchio.
Tuttavia, Pansy non diede segno di aver capito, oltre che sentito, ed appoggiò l’ombretto sul piano del lavandino con delicatezza, stando attenta a non farlo scivolare sulla superficie cava di marmo bianco.
Strinse le labbra mentre applicava il mascara, tenendo gli occhi spalancati per non macchiarsi il contorno degli occhi già truccato con fatica.
– Parkinson!
Daphne stava iniziando a diventare davvero furiosa.
– Un attimo soltanto – disse Pansy. Ravviò i capelli con un gesto della mano, gettò un’occhiata all’orologio e sistemò con molta calma tutte le sue cose. Dietro la porta, nel dormitorio femminile sesto anno Slytherin, le Sorelle Stravagarie stavano dando prova della loro grandissima capacità canora grazie ad un aggeggio stregato che il padre di Daphne le aveva portato dopo uno dei suoi lunghi viaggi.
Wizard Wireless Network è lieta di annunciarvi che da oggi sono disponibili le prevendite per il Live Event di Hogsmeade. Celestina Warbeck, le Sorelle Stravagarie, Guns N’ Handcuffs, le Broomettes e altri artisti musicali…
– Era ora! – esclamò Daphne scaraventando Pansy di lato non appena la porta del bagno si fu aperta – Posso sapere che cosa diavolo avevi in mente di fare? Ti sei dimenticata che non sei da sola in dormitorio?
– Mi piacerebbe molto dimenticarlo – replicò Pansy lanciandole un’occhiataccia mentre si sedeva sul letto, aggrottando le sopracciglia allo sbattere della porta del bagno. – Salazar, Millicent, che cosa sta succedendo adesso?
Millicent Bulstrode, distesa a faccia giù sul suo letto, mosse le spalle con un cenno approssimativo. Pansy si sforzò di restare calma, ben consapevole che forti emozioni avrebbero potuto rovinarle il trucco e troppi segni di espressività farle comparire rughe ben poco gradite, si sforzò quindi di parlare con tono modulato, per non apparire eccessivamente seccata – Millicent?
Non le giunse nessuna risposta dalla ragazza presumibilmente in lacrime, e allora lasciò stare. Non aveva tutto quel tempo da perdere.
Si avvicinò alla radio stregata e cambiò stazione, sintonizzandosi su Strega Company.
– Onestamente, – disse Tracy Davies alzando gli occhi dal grosso libro di testo che teneva aperto sulle gambe incrociate – proprio non capisco perché tu non possa metterti a studiare invece di fare tutta questa confusione –
– Tracy, carissima – sibilò Pansy. Mantieni la calma, si disse. Pensa alle rughe. – Sto andando ad Hogsmeade a comprare la prevendita. Non mi sto preparando ad un meeting di studio.
Tracy fece roteare gli occhi – Davvero, Pansy – disse – Non hai fatto i compiti per lunedì, vero? Che cosa aspetti? Non starai mica pensando che si facciano da soli, se li lasci da parte –
Pansy strinse gli occhi, le pagliuzze dell’iride si assottigliarono insieme alla pupilla ed il loro colore verde si intensificò, come un gatto che sta considerando che cosa fare con il topo.
O il cane.
– Anche se, a questo punto, mi sa proprio che la tua convinzione fosse quella. Ripetimi un secondo che cos’hai preso in Trasfigurazione allo scorso compito…
Mordendosi le labbra, Pansy gettò un’occhiata sprezzante al “Libro Standard di Incantesimi sesto grado” e dopo alla sua proprietaria, che ricambiò il suo sguardo oltre le spalle tremolanti di Millicent.
– Allora, Davies, – ringhiò Pansy fra le labbra socchiuse – Che gusto si prova a vendersi ai Griffyndor?
Tracey aprì la bocca per dire qualcosa, il tono caustico che avrebbe usato si intuì dai suoi piccoli occhi neri, stretti in un’espressione di odio ferale – Parkinson, non pensi che ––
Si interruppe di botto non tanto perché qualcosa in Pansy la spaventò, semplicemente per Daphne Greengrass che proprio in quel momenti usciva dal bagno, spazzolandosi i lunghi capelli biondi e lanciando un’occhiata curiosa a Pansy e Tracey. – Ho interrotto qualcosa? –
– Non ti preoccupare, Daphne – replicò Pansy senza staccare gli occhi da Tracey, che abbassò i suoi sul libro avvampando – Soltanto una chiacchierata fra amiche. Non è vero, Tracey carissima?
Tracey annuì, e Daphne inarcò un sopracciglio curato prima di scuotere la testa accantonando per il momento la questione.
– Allora, siamo pronte per andare? –
Pansy annuì, alzandosi in piedi e lisciando le pieghe della gonna. – Prontissime. Millicent? Sei sicura di non voler venire? –
Un tremolio particolarmente forte della sua schiena, situato piu o meno vicino alla parte destra, le disse che sì, era sicura di non voler venire.
Daphne scrollò le spalle – Va bene, va bene. Ciao Tracey, ciao Milli.
– Ciao, Daphne – salutò Tracey senza alzare gli occhi dal libro, il suo sorriso si allargò un po’ e Pansy fece finta di non aver visto niente.
Da parte di Millicent non giunse che un tono strozzato che fu tuttavia sufficiente, per Pansy e Daphne, per sentirsi autorizzate ad andarsene.

***

Se c’era un appellativo che Ron Weasley si era meritato ancora più che il soprannome di King che tanto gli era caro, allora era Ridicolo.
A pensarlo era più o meno l’intero dormitorio di Gryffindor e qualche impietoso Ravenclaw, ma soltanto sua sorella, Ginny Weasley, era l’unica che glielo diceva chiaro e tondo.
– Ron, hai fatto? – chiese Harry.
– Davvero, Ron – aggiunse Ginny battendo il piede per terra con impazienza – Le prevendite potrebbero finire.
Ron si girò verso i due, soppesando in una mano un libro di Oscar Wilde e nell’altra la raccolta di poesie di Baudelaire. – Secondo voi che cos’è meglio? Che cosa potrebbe piacerle di più?
Ginny alzò gli occhi al cielo. – Ho bisogno di un’altra sigaretta, – disse – Cielo, Ron, mi farai diventare pazza. Io vi aspetto fuori.
Harry si morse la lingua. Guardò Ron senza trovare il coraggio di comportarsi esattamente come sua sorella, e con molto dolore indicò il libro che teneva nella mano destra.
– Baudelaire, dici? – chiese Ron – La vedi più come tipo passionale, non umoristica? Forse hai ragione, anche se devi ammettere che i suoi occhi sono sempre allegri, voglio dire, non esprimono tutta la tragicità di Isotta oppure…––
Più che altro, pensò Harry, Baudelaire costa meno.
Era una cosa che andava avanti ormai da qualche mese, circa l’inizio dell’Estate. Il casus belli era stata Ginny, accompagnata dalle sue insistenti insinuazioni su quanto Ron fosse triste, solo e senza ragazza.
Certamente Ginny non aveva intenzione di provocare qualcosa del genere, e con qualcosa del genere si parla di ore e ore spese sui libri, ad imparare frasi d’amore, interi trattati e ragionamenti superbi, tutto quanto per il cuore delLa Bella.
Amanda Brocklehurst, detta Mandy. Ravenclaw, loro compagna fin dal primo anno e improvvisamente sbocciata durante l’estate (anche se, secondo Ginny, avere un padre Magichirurgo Estetico di fama mondiale significava qualcosa).
– E Baudelaire sia – concluse Ron avvicinandosi alla cassa e tirando fuori il portafoglio. – Uhm, Harry, amico, non avresti per caso due falci…
– Sì, te li presto – lo interruppe Harry porgendo i due falci all’amico, che teneva preparati fin da quando aveva capito che Ron avrebbe scelto Baudelaire. Ecco perché non voleva Wilde, non aveva abbastanza soldi da poter prestare.
Quando furono usciti dalla libreria, Ron tirò fuori il libro dal sacchetto. – Allora, vediamo, fammi dare un’occhiata.
– Ron, qui?
Il rosso gli rivolse un’occhiata incredibilmente vacua. – La bellezza di Mandy non ha tempo, condizioni o limiti. Potrei incontrarla anche qui, e non avrei nulla da dirle. Che ne dici, Ginny, Delfina e Ippolita o la Morte degli Amanti?
Ginny buttò via il mozzicone acceso di sigaretta che teneva fra le labbra e se ne accese un’altra prima di parlare. Quindi guardò Harry con un’occhiata carica di significato – Credo che Harry sarà ben lieto di rispondere alla tua perplessità. Io vado a comprare la prevendita.
Ron la degnò di una misera occhiata, quindi iniziò a decantare.

***

Shed a tear 'cause I'm missin' you (nascondo una lacrima perchè mi manchi)
I'm still alright to smile (sto ancora abbastanza bene per sorridere)
Girl, I think about you every day now (ragazza penso a te tutti i giorni)

Patience, Guns ’N Roses


– Un biglietto Andata e Ritorno per il Live Event.
Il bigliettaio aggrottò le sopracciglia.
Lisa Turpin sospirò rumorosamente. – Mandy, tesoro, no – posò una mano sulla spalla dell’amica e rivolse un sorriso di scuse al bigliettaio. – Un biglietto semplice. Anzi, due biglietti.
– Lisa, e dopo come facciamo a tornare a Hogwarts? – chiese Mandy con i grandi occhioni verdi sgranati –Vuoi comprare il biglietto lì?
Lisa scosse la testa continuando a sorridere
Il bigliettaio, d’altra parte, le aveva già perdonate, anzi, era già tanto che avesse sentito le parole di Mandy impegnato com’era a guardarla sotto gli occhi seccati di Lisa.
Bella era bella, non c’era niente da dire, con una cascata di riccioli scuri e il piccolo nasino graziosamente ritoccato dal bisturi aiutato da una scarica convincente di magia. Gli occhi verdi, probabilmente l’unica rimanenza del suo patrimonio genetico ormai perso sotto la superficie della sua pelle, scintillavano di stupore palese per le parole dell’amica.
Aspettò di essere fuori dalla biglietteria affollata per chiederle spiegazioni.
– Perché non Andata e Ritorno? Com’è supposto che torneremo? – chise Mandy arricciandosi una ciocca di capelli attorno all’indice e sbirciando il viso dell’altra ragazza con aria curiosa.
Un po’ meno bella, Lisa Turpin si difendeva egregiamente con l’arma che le aveva concesso la carica di Prefetto di Ravenclaw: la sua intelligenza.
Aveva un lungo viso ovale, spruzzato da alcune efelidi chiare sulle guance che si intonavano bene alla tonalità chiarissima della sua pelle. Ad addolcire i suoi lineamenti pensavano degli sfrangiati capelli mossi, di un biondo cenere molto scuro che qualunque occhio un po’ meno esperto del suo avrebbe chiamato semplicemente “castani”.
Lisa non aveva di sicuro il fascino di Mandy, il suo charme innegabile e le sue labbra, invece che carnose e di un adorabile rosa pieno, erano sottili e chiare, ma compensava egregiamente questa mancanza di attrattività con un cervello che non aveva niente da invidiare a quello di alcuni dei suoi professori.
Anche per questo, e perché dotata di una capacità diplomatica che aveva del formidabile, decise di ignorare le proteste di Mandy che non riusciva a capire che cosa ci fosse di sbagliato nella sua idea di acquistare i biglietti sia Andata che Ritorno.
Lisa si sistemò la coda di cavallo con una mano, cercando con l’altra il pacchetto di sigarette nella tasca della giacca; Mandy aveva la formidabile capacità di innervosirla con una manciata di parole.
– Tesoro, tieni il mio accendino – cinguettò Mandy, allungandole una mostruosità rosa che neanche un pazzo, naturalmente eccetto lei, avrebbe avuto il fegato di chiamare “accendino”. – Oh, guarda, c’è quel simpatico ragazzo!
Quel simpatico ragazzo, Lisa lo sapeva fin troppo bene, significava Ron Weasley seguito, nella stragrande maggioranza dei casi, da Hermione Granger ed Harry Potter.
Come volevasi dimostrare.
Ron aspettò a parlare fino a che non fu al cospetto di un’eccitatissima Mandy, e soltanto allora si schiarì la voce con un colpo di tosse pronto a decantarle tutto il suo amore. – Oggi lo spazio è splendido!
Come inizio, dovette ammettere Lisa, era un tantino…inadeguato.
Mandy però sembro non pensarla così, probabilmente perché qualcosa aveva suggerito alla sua adorabile testolina che lo spazio era soltanto una perifrasi per indicare la sua radiosa bellezza, e sorridette largamente anche ad Hermione ed Harry, dietro Ron con due medesime espressioni di compatimento dipinte sui volti rabbuiati.
– Senza morsi né speroni o briglie, via, sul vino, a cavallo verso un cielo divino e incantato!
Lisa si aspettava che da un momento all’altro Mandy avrebbe chiesto il significato della parola “speroni”, ma quell’istante non avvenne mai perché la mora sembrava incredibilmente rapita dalle parole di King Weasley.
– E’ ridicolo – borbottò Hermione Granger fra i denti, ed Harry Potter la guardò con quella caratteristica espressione da smidollato che adottava sempre ogni volta che non aveva la verve per aderire ad un concetto ben preciso.
Ron tuttavia sembrò non percepire il disappunto dei suoi amici, visto che continuò con la sua tirata con un’espressione di pura beatitudine che affiorava sul suo viso, mescolandosi anche alla voce che usciva, melodiosa quanto può esserla quella di un maschio sedicenne, dalle sue labbra socchiuse. – Mollemente cullati sull'ala del turbine cerebrale –
– Cerebrale viene da cereali? – sussurrò Mandy nell’orecchio di Lisa, che represse un saltello sulla sedia, lievemente sconvolta dall’ignoranza profondamente abissale dell’amica.
– Bellissimo spettacolino, non c’è che dire.
Ron si girò furioso per vedere chi l’avesse interrotto, e la sua furia aumentò ulteriormente quando vide due ragazze guardarlo con le braccia incrociate e due identiti ghigni sarcastici sui loro visi. – Che cosa ci fate voi qui?
– Shopping.
– Camminiamo.
Pansy e Daphne risposero contemporamente e si guardarono, prima di spostare il loro sguardo su Ron e fulminarlo con l’ennesima occhiataccia.
Harry sospirò profondamente. – Che cosa siete, adesso, le bullette di Hogwarts?
– Qualcuno dovrà pur ripristinare l’ordine, ora che la vecchia guardia… – ringhiò Daphne fra i denti, guardando Potter dall’alto in basso prima di rivolgere uno sguardo impietosito al libro che The King teneva fra le mani. – Usato di quarta o quinta mano?
– Almeno settima – concluse Pansy per lei.
Hermione alzò gli occhi al cielo. – Harry, Ron, andiamo.
– La mia poesia! – protestò Mandy scuotendo la bella testolina – Deve ancora finire, è arrivato alla parte dei cerali che volano e mi interessa, okay?
– In realtà… – Lisa fece una pausa, guardando prima Mandy e poi il viso di Ron che faceva presagire tempesta – Parkinson, Greengrass, vengo con voi. Andiamo a prenderci qualcosa da bere e lasciamo Weasley decantare poesie d’amore alla sua bella.
Daphne fece un sorriso alla Ravenclaw, ma Pansy scosse la testa con una gentilezza ferma. – Mi dispiace, Turpin, ma abbiamo un altro impegno. Nessun rancore.
– Nessun rancore – ripetè Lisa. Che rancore dovrei portare loro?, si chiese perplessa.
Pansy prese Daphne per mano, dolcemente, salutò Lisa con un cenno del capo prima di allontanarsi con la Greengrass dal gruppetto di Gryffindor che continuavano a saettare nella loro direzione occhiate terribili.
Aspettarono di essere abbastanza lontane da non essere più viste prima di guardarsi.
Daphne non resse lo sguardo a lungo, e si odiò per la sua debolezza. – Scusami se ho accettato il suo aiuto – disse.

***

Quella che tutti gli studenti di Hogwarts chiamavano come La Fuga era una cosa abbastanza recente, circa un mese. Ventisette giorni, per quelli che, come Pansy o Daphne, li avevano contati. Non era stato niente di rumoroso, non aveva creato tutto quanto lo scalpore che aveva promesso, era stata una cosa silenziosa e triste, improvvisa. Un giorno, di punto in bianco, gli ultimi anni maschili della casa di Slytherin erano inspiegabilmente scomparsi.
L’unica cosa rimasta era soltanto un biglietto, un fiume di parole per le ragazze, stralci di carta e inchiostro conservati gelosamente come se ne andasse della loro stessa vita.
Inutile dire che di quel foglio Silente non aveva visto neanche un’ombra.
In realtà sotto il cuscino di Pansy c’era qualcos’altro, ma non lo sapeva nessuno, neanche Daphne.
Allora c’erano stati i traditori, quei ragazzi che avevano cercato aiuto, e Tracey Davis ne era un evidentissimo esempio. Aveva solidarizzato con i Gryffindor, i detrattori naturali degli abitanti dei sotterranei, per comprarsi quella salvezza che la fuga dei suoi compagni aveva precluso.
Pansy aveva cercato di mantenere l’ordine. Aveva parlato ai suoi compagni, la sera piovosa del giorno dopo la Fuga, lacerata dal dolore che il suo silenzio le aveva provocato.
Come aveva potuto non dirle niente?
– Dobbiamo restare uniti – Pansy aveva sorriso coraggiosamente, perché il coraggio era tutto quello che le era rimasto – Chiunque avrà bisogno di aiuto potrà rivolgersi a me o alla nostra Caposcuola – così dicendo aveva indicato Miles Bletchey, seduta per terra con gli occhi distrutti dal pianto e la spillina sul mantello strappato.
– Che cosa ne sarà di noi?
Pansy non sapeva chi l’avesse chiesto, non ne aveva la più pallida idea, ma si era trovata a reprimere un singhiozzo dietro quelle labbra sottili ed aveva cercato nella folla il suo sguardo, l’unico sguardo che sarebbe riuscita a tranquillizzarla abbastanza per permetterle almeno di continuare a parlare.
Poi si era ricordata che era per lui che stava facendo quell’immane sforzo, in quel momento, e aveva dovuto inghiottire le lacrime da sola.
– Dobbiamo farci forza. Agiremo come possiamo, uniti, non importa quanti forti i nostri detrattori possano essere.
Già se li vedeva, i Gryffindor, a ridere di gusto, forti, bellissimi e splendenti nel loro ruolo di buoni che dovevano fronteggiare quest’improvvisa Fuga, la terribile eventualità che le schiere del Signore Oscuro si allargassero.
Eppure lei aveva provato a dirglielo.
Oh, sì, si era sgolata, aveva pianto, urlato, imprecato e bestemmiato, e pregato inginocchiandosi ai suoi piedi di non andare, di capire in tempo quale fosse il lato giusto di quella guerra.
– Vuoi ridurti come tuo padre? – gli aveva chiesto.
Lui non aveva risposto, se n’era andato.
Sotto il cuscino, però, aveva lasciato quella violetta.
Che fosse secca, a lei non importava.


****



Eccomi qui. Da sostenitrice accanitissima della coppia Harry/Draco mi sento per prima colpevole per una Draco/Pansy. L’idea mi è venuta di getto, ma la storia purtroppo non altrettanto. Per chi se lo stesse chiedendo, Miles e Mandy sono due personaggi creati e programmati dalla Rowling che non ha ancora messo in gioco (ho spulciato Lexicon tutto il pomeriggio per cercare date e luoghi che combinassero). So che Tracey di cognome fa Davis e non Davies, ma mi sono presa questa piccola licenza per un motivo ben preciso :)
La poesia l’ho presa in prestito a Charles Baudelaire, dal suo Fleurs du Mal, e si chiama Il Vino degli Amanti.
So bene che come prologo la storia non promette molto, e ne sono parecchio incerta, quindi ogni commento è chiaramente ben accetto!
Oh, dimenticavo, in realtà nello slang (com'è emerso dalle ricerche, temevo di scrivere qualche castronata) Pansy si usa anche per i ragazzi effeminati o per...ehm, donne dai facili costumi.

p.s. sì, Mandy è troppo stupida anche per i miei standard.
  
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