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Autore: Blue_moon    11/12/2012    1 recensioni
Primo libro della trilogia Similitudini.
Dal prologo:
"Nonostante fosse nato nell'oscurità di Jotunheim, Loki bramava la luce.
Il suo calore, la sua purezza e, soprattutto, la sua capacità intrinseca di creare ombre profonde e insondabili. Le stesse che sentiva di avere dentro, le stesse che l'accecante luce di Odino e Thor aveva creato nella sua vita.
Essere lasciato al freddo e al buio era una punizione peggiore di quanto lui stesso pensasse.
Ma c'era una cosa che, in parte, lo consolava.
Fino a che fosse stato sotto la protezione del Padre degli Dei e di Thor, non avrebbe potuto essere bersaglio dell'ira di Thanos, l'oscuro signore con cui si era alleato e di cui aveva disatteso le aspettative.
Loki era scaltro e realista, teneva alla propria vita.
Senza di essa non avrebbe potuto raggiungere i suoi obiettivi, né dimostrarsi degno dell'onore che sapeva di meritare.
Per ora, anche se impotente, si trovava in uno dei posti più sicuri all'interno dei nove regni, protetto dall'amore cieco e stupido di chi si credeva migliore di lui.
Almeno, così aveva sempre creduto."
Genere: Azione, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Similitudini'
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Eccomi con l'epilogo.
Come al solito, ci vediamo alla fine.
Buona lettura.



L'agente Hill correva lungo i corridoi deserti della base temporanea dello S.H.I.E.L.D.
L'ordine di evacuazione era stato eseguito con rapidità, tutta l'attrezzatura e il personale si trovavano in una seconda base temporanea, nelle profondità delle Rock Mountains.
All'interno dell'edificio sotterraneo, come da ordini, erano rimasti solo Fury e i Vendicatori.
E lei.
Avrebbe dovuto partire con l'ultimo elicottero, ma aveva ricevuto una comunicazione importante, e il Direttore doveva conoscerla immediatamente.
Mentre accelerava il passo, la donna ripercorse brevemente gli eventi delle ultime ore.
La missione per recuperare il Tesseract era fallita clamorosamente. Loki li aveva ingannati ed era fuggito, portando via il Cubo. Dalle informazioni fornite dai Vendicatori sembrava che l'agente Sabil avesse favorito la sua fuga, scomparendo insieme all'alieno.
Era stata ufficialmente dichiarata dispersa in azione. Ufficiosamente, il suo volto era su tutti i database di ricerca internazionale con l'ordine di massima priorità. Era segnalata come armata e pericolosa, con l'ordine di sparare a vista.
L'agente trattenne un sospiro.
Come ogni membro dello S.H.I.E.L.D. conosceva la storia dell'agenzia, c'erano state delle ombre più o meno oscure, ma mai un tradimento tanto sfacciato.
Quella donna sarebbe stata la rovina del Direttore Fury.
La porta a vetri cedette docile sotto la spinta decisa dell'agente Hill.
La brusca entrata, ferì il silenzio glaciale della stanza, e la donna si bloccò per un'istante.
Il pallore del fallimento e della fatica gravava su ogni volto.
Stark indossava ancora l'armatura, graffiata, ammaccata e annerita, il volto affaticato e rigato di cenere incredibilmente serio. L'agente Barton, livido in volto, era seduto a braccia conserte, aveva un taglio sulla tempia e un braccio fasciato. Le garze bianche erano macchiate di sangue.
Thor e Captain America erano seduti vicini. Fisicamente, sembravano quelli meno provati, ma l'espressione dei loro volti era indescrivibile. Il Dio del Tuono appariva cupo, e gli occhi azzurri solitamente ridenti, erano risucchiati in una spirale di sensi di colpa.
All'appello mancava l'agente Romanoff, che si trovava ancora in sala operatoria. Era stata gravemente ferita mentre insieme a Rogers tentava di portare in salvo una scolaresca. Il volto del soldato rifletteva le cicatrici di chi ha già visto cadere troppi compagni.
I medici ancora non si erano pronunciati sulle sorti di Natasha, e nessuno aveva voglia di essere ottimista.
Fury, in piedi accanto allo schermo piatto, freddò l'agente Hill con un'occhiataccia. «Cosa ci fa qui, agente?», domandò, aspro.
La donna respirò a fondo. «La squadra di ricerca ha rintracciato il Dottor Banner, credevo volesse saperlo», annunciò.
Una lieve luce illuminò l'unico occhio del Direttore. «Bene. Ordini agli agenti di condurlo alla nuova base. Ora vada», ordinò, perentorio.
«Sissignore», annuì la donna, voltandosi.
Esitò solo un'istante, prima di lasciare la stanza e ripercorrere a passo svelto i corridoi, ripetendo gli ordini del Direttore all'auricolare.
«Peccato che non tutti i suoi agenti siano così diligenti», mormorò Stark, acido.
«Quella donna non è mai stata una di noi», replicò Barton, piccato.
«Non fare il santerellino, Legolas. Siete tutti fatti di quella pasta», insisté il miliardario, stavolta con tono amaro.
«Non permettetele di metterci uno contro l'altro. Il nemico non siamo noi», li interruppe Steve.
«Già, il nemico è chi nella stanza ha un occhio solo», canticchiò Stark, voltandosi verso Fury. «Cosa diavolo ci hai mentito, adesso? Perché tu ci hai lanciato in una missione suicida, ed eri consapevole di quello che stavi facendo», continuò, il cerchio di luce sul petto illuminato fiocamente.
«Avete accettato tutti la missione, con i rischi che comportava», osservò Fury, con calma.
Thor si alzò in piedi. «La smetta, Fury. Vogliamo sapere la verità», disse, la voce impetuosa come il vento di un uragano.
L'uomo scrutò a lungo i volti dei presenti, poi sfiorò brevemente lo schermo dietro di sé.
Con un lieve bip, sui led comparve un'immagine tridimensionale del Tesseract, accompagnata da dati e grafici.
«Circa un mese prima dell'attentato ai danni di Loki, il Dottor Selvig ha notato un cambiamento nelle radiazioni emesse dal Tesseract. Approfondite analisi hanno rivelato che, inspiegabilmente, il Tesseract si stava spegnendo», iniziò Fury.
«Spegnendo? Il Tesseract è energia pura, non si può spegnere! Non è una lampadina», protestò Stark.
«Infatti ho detto inspiegabilmente», ricordò Nick, sfiorando nuovamente lo schermo, l'immagine cambiò mostrando un grafico in cui una linea rossa precipitava vertiginosamente verso il basso. «Le proiezioni di Selvig hanno rivelato che nel giro di sei mesi, l'energia emanata dal Tesseract sarebbe diventata paragonabile a quella di una comune batteria, appena sufficiente per far funzionare un cellulare».
«Questo cosa centra con Loki e l'agente Sabil?», intervenne Clint.
Fury sembrò prendere un respiro profondo. «Nonostante il Dottor Selvig sia il maggiore esperto della Terra, quando si tratta del Tesseract, non siamo riusciti né a trovare una spiegazione, né una soluzione a questo fenomeno. Il Cubo non è di questo mondo. Nonostante per anni sia stato custodito qui, la sua natura non ha niente a che fare con gli esseri umani. Ci siamo resi conto che se volevamo comprenderlo, avevamo bisogno di qualcuno che lo conoscesse come nessun altro».
«Loki», mormorò Thor.
Fury annuì. «L'attentato nei suoi confronti e la tua richiesta sono capitati nel momento perfetto, quando ormai avevamo compreso che non potevamo fare nulla per impedire lo spegnimento del Tesseract».
«Che ruolo ha l'agente Sabil in questo?», domandò Rogers.
«Quello che vi era stato detto. Interrogare Loki, scoprire informazioni su Thanos e sul funzionamento del Tesseract», disse Fury, poi osservò ognuno dei presenti negli occhi. «Ad ogni costo», aggiunse lentamente, scandendo le parole.
Stark fu il primo a parlare, a tradurre in parole quelli che tutti stavano pensando. «Khalida sta facendo il doppio gioco».
Fury annuì gravemente. «Vi spiegherò i dettagli del piano non appena arriveremo alla nuova base, per ora vi basti sapere che la situazione è sotto controllo».
Stark rise. «Hai una strana concezione del controllo, Nick».
«E anche un ottimismo fuori luogo», osservò Clint cupo.
L'occhio di Fury si strinse. «Cosa intende, agente Barton?».
Occhio di Falco sospirò, ma sostenne lo sguardo del Direttore. «Quando ho sorpreso Khalida nell'atto di scappare, ho provato a fermarla. Ho teso l'arco e ho scoccato una freccia».
«Questo lo sappiamo, ma hai detto che è scomparsa prima che la freccia la raggiungesse», osservò Steve.
«Apparentemente. Ma nella stanza la freccia non c'era. L'ho cercata», ammise Clint.
Tutti ammutolirono.
Significava che il loro unico legame con il Tesseract in quel momento poteva essere già morto. Se la freccia era riuscita a raggiungere Khalida, ormai era tutto perduto.
Nick Fury raddrizzò le spalle.
«Speriamo che la sua mira non sia poi così infallibile, agente Barton», mormorò.
Ma il silenzio, ricordò a tutti che era una speranza flebile, sottile come un sorriso e affilata come vento gelido, lo stesso che fuori dalla base spazzava il deserto immerso nella calma notturna.
Là fuori, da qualche parte, la missione di una spia stava iniziando sotto la cupa luce di una luna nuova, in una notte senza stelle.
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Come ho già specificato, tutto ciò che dico riguardo al Tesseract è puramente inventato.
Quindi, cosa ne pensate?

Attendo i vostri commenti
Ci vediamo per il prologo della seconda parte.
Ringrazio tutti i lettori e Martina per aver recensito lo scorso capitolo.

Nicole
  
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