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Autore: xdistance    05/01/2013    2 recensioni
Eravamo immobili, l'uno accanto all'altra, fermi come statue di pietra. Era buio, buio pesto una volta chiusi gli occhi. La nostre mani erano intersecate l'una nell'altra e percepivo il suo battito cardiaco. “Comunque vada, ce la faremo insieme” e in un batter d'occhio *boom*, le nostre orecchie erano isolate da qualunque rumore. Ciao a tutti, è una fanfiction scritta da due persone e contiene quindi le emozioni di entrambe. Ps. Lasciamo un rigo e magari cambiamo il colore della scrittura per farvi capire che cambia la persona. Buona lettura.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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    Me ne tornai a casa e stetti l'intera giornata in stanza ad ascoltare musica dal cellulare distesa sul letto, mentre mia madre bussava in continuazione alla porta dicendomi di andarmene in cucina a mangiare qualcosa, chiedendomi perché io stessi li' dentro, ma io non le degnai nemmeno di una risposta e ad un certo punto si stancò di bussare perché infondo credeva che ci fossi rimasta male che non mi avrebbe mandata, ma non sapendo che non era affatto così. Mi sentivo inutile, incapace e soprattutto bugiarda. Erano anni che avevo promesso a Gabriele che quel sogno l'avremmo avverato insieme e in un attimo stavo buttando tutto all'aria. Non mi sono mai arresa difronte a niente, ho sempre lottato per quello che voglio e finquando ci ho creduto, l'ho ottenuto. E mentre ero sul punto di addormentarmi con over again che non mi si levava dalla testa, mi venne un'idea. Se quello che voleva mia madre era che studiassi, lo avrei fatto finché non avrebbe firmato quel dannato modulo. E siccome negli ultimi mesi di scuola ci sono solo interrogazioni, mi sarei offerta l'intera settimana. Prima il dovere e poi il piacere, pensai. Quindi spensi il cellulare, chiusi nell'armadio qualunque cosa potesse distrarmi e mi misi a studiare come non avevo mai fatto in tutta la mia "carriera" scolastica.

    Era l'ennesima volta che provavo a chiamarla ma il telefono era spento, pensavo di aver sbagliato qualcosa in quei giorni ma non capivo esattamente cosa, pur cercando di sforzarmi. Era tutto il pomeriggio che stavo sistemando la mia camera in attesa di una chiamata o un messaggio di Erica ma non arrivò niente. Era ora di cena e il -Gabriele vieni ad apparecchiare la tavola- di mia madre si fece sentire, mio fratello era uscito e stava a dire che sarei rimasto da solo con i miei genitori. 
    La cena passò in tranquillamente tra una cosa e l'altra, ma prima che entravo in camera mia fui bloccato da mia madre -Tu ed Erica non dovevate spiegarmi delle cose?- disse con tono di domanda dietro alle mie spalle, ma risposi con un -Non mi risponde al telefono- con voce sincera. Il silenzio calò tra di noi e chiusi la porta alle mie spalle.
    Accesi lo stereo e la musica partì, ero preoccupato per Erica ma quella melodia era come se mi tranquillizzasse, e su quelle note mi addormentai inconsapevole di tutto.

    Il mattino dopo, pur avendo dormito soltanto 4 ore, mi alzai di botto non appena suonò la sveglia. Quando uscii dalla porta accesi il cellulare e mi trovai ben 12 chiamate perse di Gabriele, quindi lo chiamai. Rispose con una voce assonnata, infatti l'avevo appena svegliato "non sei mai stata così puntuale" mi disse "ti aspetto alla fermata dell'autobus, passa tra esattamente 6 minuti quindi sbrigati" risposi riattaccando.

    Non feci nemmeno in tempo ad abbassare lo sguardo che me la ritrovai al mio fianco, affannata dalla corsa appena conclusasi per non perdere il pullman. 
    -Eccomi- fece tutto d'un fiato prima di prendere aria nuovamente -Chi ti ha portato superman?- dissi con tono scherzoso accennando una risata che fu interrotta dall'arrivo del bus.
    Il tempo passò in fretta tra musica e chiacchiere varie che subito arrivammo alla nostra fermata.
    -Ci vediamo a ricreazione- disse scendendo dal pullman -Come mai di corsa?- le dissi in modo sorpreso dall'affermazione precedente -Alla prima ora in fisica, devo ripetere che mi interroga- fece avviandosi verso la classe -Buona fortuna allora!- feci con voce più alta in modo che mi sentisse e vidi uscire dalle sue labbra un -Grazie-.

    Entrai di corsa in classe appena suonò la campanella, mentre Gabriele si intrattenne fuori come facevamo solitamente. Fui la prima ad entrare e appena varcai la porta e il prof mi vide, non mi diede nemmeno il tempo di dire "buongiorno" che con un tono sorpreso "oh santo cielo, cosa vedono i miei occhi!? non ho mai avuto l'onore di vederla entrare in classe prima delle 8,30" mi disse e per non sprecare altro tempo mi limitai ad un sorriso, dopodiché aprii il libro per ripetere fisica. Dopo una decina di minuti la classe si riempì e il prof fece l'appello come ogni mattino, al momento del mio cognome risposi tremando, non so cosa mi prendeva. "Sei preparata?" mi sussurrò Gabriele mentre il prof continuava a segnare le assenze "credo di si" risposi sospirando. "Il numero 13 alla lavagna" rimbombò nell'aula. "Cazzo sono io il numero 13" pensai mentre presi il quaderno stropicciato che avevo torturato per la tensione "senza quaderno per favore" continuò il prof, quindi mi alzai e mi avviai alla cattedra pregando che andasse tutto bene.

    Questo stava a dire che erica aveva finito la sua interrogazione, aggiudicandosi un 7 e mezzo.
    -E tu eri quella che si preoccupava di andar male pff- dissi con tono scherzoso verso di lei mentre si sedeva al mio fianco -Zitto che mancava poco e sarei morta all'istante!- rispose sospirando -Shh che sei andata alla grande!- dissi allargando le mie braccia, come per accoglierla tra esse e lei subito lo accettò sussurrando leggermente un sincero -Grazie-.


    continued...

  
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