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Autore: Hikari93    17/01/2013    12 recensioni
Sasuke e Sakura corrispondono via mail da tre mesi, ma non si sono mai visti né parlati. E non lo avrebbero fatto, se Naruto, migliore amico di lui, non si fosse intromesso nelle loro vite.
Dal Secondo Capitolo:
Potrebbe: aspettare i dieci minuti che restano prima dello scoccare delle dodici – sta consumando l’orologio al polso regalatogli da suo padre a furia di fissarlo con intensità – e poi alzarsi in piedi sul tavolo, molto teatralmente, e reclamare, con tanto di colpo di tosse, il fantomatico attimo di attenzione, gridando a gran voce il nome di Sakura.
Possibilità di successo: basse, considerando che, insomma, chi lo ascolterebbe? Anche se urlasse, e anche se Sakura lo sentisse, sicuramente lo scambierebbe per Sasuke. Non che ci fosse niente di male in lui, ma ecco… poi finirebbe di certo per innamorarsi di lui, Naruto ne è sicuro. E non è quello che vuole.
Quindi. Potrebbe numero due: alzarsi dalla sedia su cui si è stravaccato a pensare, abbandonare la vista dei tovagliolini messi al centro e andare a stanare il teme, chiedendogli le informazioni che gli occorrono, senza farsi scappare di aver propinato e combinato un appuntamento a sua insaputa.
[SasuSaku. Accenni NaruHina - ShikaIno]
[Completa ♥]
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Hot Mail – Naruto Namikaze in missione speciale
 


 



Epilogo

 [Come Naruto Namikaze, oltre a sistemare l’amico, sistemò anche se stesso]

 
 





 
 

Se il corpo le obbedisse, Sakura starebbe a maciullarsi le palpebre, a furia di strofinarle. Gli occhi le pizzicano, la bocca si spalanca e la voce non le esce. C’è soltanto la figura di Sasuke davanti alla porta, che, per quanto Sakura abbia contato fino a dieci, non accenna a sparire in un puff luminoso.
«Che cosa ci fai qui?» chiede all’improvviso, soddisfacendo una curiosità primaria.
Tenta di darsi un contegno e frenare l’entusiasmo, perché, anche se lui è lì, lì, proprio lì di fronte, non significa nulla, non vuol dire che abbia ripensato a quanto sia stato scortese o cafone a liquidarla con un semplice “andiamo” o abbia compreso quanto lei si sia logorata dentro al sol sentire e a ripetersi quella parola.
Deve starsene calma e non lasciarsi sopraffare dalle emozioni, solo così può uscirne.
Ingoia saliva nell’attesa di una risposta, e si trastulla alla scottante verità secondo la quale Sasuke non la degna di una risposta nemmeno adesso.
«Ho capito» improvvisa per lui, collegandosi a ciò che i suoi occhi paiono volerle comunicare, «non è con me che vuoi parlare. Forse con Ino, o con Hinata… o forse hai semplicemente sbagliato stanza.»
Le sarebbe bastato trovare il coraggio e ficcarsi con più forza nelle iridi scure che, mai come in quel momento, la paralizzano. Crede di aver compreso tutto, è sicura che Sasuke sia lì per tutti i motivi del mondo tranne che per lei, però si sbaglia e non lo sa.
«Ora vado a chiamartele…» mormora, davanti al suo silenzio. Le sembra di parlare da sola, come una scema.
Si volta appena, rapidissima, comprendendo a malapena ciò che le sta succedendo. E’ un concentrato di emozioni forti che annebbiano il cervello e le impediscono di razionalizzare le sue mosse e le sue parole. E’ in preda al battito di un cuore impazzito, che si stoppa d’un colpo quando il polso le viene avvolto dalla pelle calda.
«Ti sbagli.»
L’ha sentito appena, rauco, e si volta per averne conferma. Sasuke adesso non riesce più a fissarla con quell’intensità che potrebbe farla svenire. Ha abbassato gli occhi, lateralmente, e Sakura sorriderebbe e lo troverebbe buffo, se avesse ancora il controllo su di sé.
Sasuke non ha voce, e a Sakura appare talmente tenero nella sua testardaggine e nel suo orgoglio ferito da un probabile mal di gola che deve sopprimere l’istinto di ficcarsi tra le sue braccia ancora una volta.
«Che cosa… cosa c’è, Sasuke-kun?» riesce a sillabare.
Lui la squadra per qualche secondo, finendo per posare l’attenzione sul suo polso che ancora stringe. Ingoia, si sforza enormemente per vincere l’imbarazzo e parlarle come se il suo fosse il tono più alto e sicuro che Sakura avesse mai sentito.
«Non qui.»
Inibire l’impulso dei piedi che vogliono sollevarsi da terra e spiccare un salto che la porti a sfondare il tetto dell’hotel le riesce difficile. Sakura si sente incredibilmente leggera dentro, e sa che è dovuto a tutta la tensione che sta scappando via dai pori. Al contempo, nasce la paura di una nuova illusione che potrebbe portare a un dolore più grande del precedente, ma la mente le propone soltanto l’immagine di loro due da soli che si amano. Alle cose brutte Sakura non ci vuole pensare, per il momento.
«A-allora mi vesto un attimo, Sasuke-kun» balbetta, «tu aspettami qui, okay?» E quando lui annuisce, Sakura gli chiude in faccia la porta con irruenza, sperando tra sé di non avergli colpito il naso.
Toglie le mani tremanti dalla maniglia e si guarda attorno, consapevole solo in quel momento di dove si trovi. Respira profondamente per cercare di darsi una calmata che sicuramente le potrà servire per dopo. Si riprende del tutto solo quando, con una mano sopra il petto sobbalzante e una stretta in un pugno, nota che l’ammasso di lenzuola sotto cui si nasconde il corpo di Ino si alza e si abbassa come se qualcuno lì sotto stesse ridendo.
Perché Sakura aveva dimenticato di essere in bella vista, di non aver badato al tono di voce alzatosi autonomamente e di avere una calunnia di amica come Ino alle spalle, la quale, in presenza di pettegolezzi, potrebbe alzarsi persino alle tre di notte. Soprattutto se le chiacchiere riguardano lei o Hinata.
«Su, esci pure allo scoperto» le intima, rossa in volto.
La testa bionda sbuca dalle lenzuola, e, al fianco, un’altra chioma la imita. «Ho fatto segno a Hinata-chan di non fiatare» spiega Ino, ammiccando. «E dai, che ci fai ancora lì impalata? Muoviti, alla velocità della luce! C’è Sasuke, lì fuori, oh Kamisama c’è Sasuke. Sa-su-ke.»
Sakura si schiaffa l’indice alle labbra, tesa. «Appunto, Ino, quindi vedi di stare un po’ zitta.»
L’interpellata si esibisce in una smorfia rilassata. «Su, che se oltre al mal di gola ha le orecchie tappate, non ci sentirà mai.»
«Ino-chan, non è carino dire queste cose, da parte tua» la rimbecca Hinata.
«Hinata-chan, dovresti farmi finire di parlare, prima di accusarmi di essere una senza cuore» replica, melodrammatica. «Volevo anche aggiungere che Sasuke-kun ha un che di kawaii con quella vocina che non ne vuole sapere di uscire. Non sei d’accordo, Sakura-chan?»
«Ino, smettila. E non chiamarmi Sakura-chan
«Perché, Sakura-chan?»
«Perché sono troppo in ansia, troppo nervosa, troppo tutto per sopportare anche i tuoi sfottò. So che mi chiami in questo modo solo quando vuoi burlarti di me.»
Ino inclina il capo – rigorosamente ancora poggiato sopra il dorso delle mani incrociate. «Sentitela, la ragazzina è stressata.»
«Alquanto» borbotta Sakura, lanciandosi a capofitto nell’armadio, cercando sempre di mostrare una certa tranquillità – che però non le appartiene – nei modi e nel linguaggio.
«In effetti posso anche capirti» smercia Ino, alzandosi dal comodo e rovente materasso per affiancarla. Hinata, intanto, le osserva circospetta. «Com’è possibile che una ragazza al suo primo appuntamento debba scegliere vestiti, trucco e parrucco in cinque secondi e per giunta col proprio ragazzo che l’aspetta fuori?»
«Questo non è un appuntamento, e Sasuke-kun non è il mio ragazzo» replica Sakura, la testa sommersa dal groviglio di abiti di Ino.
Lei lo aveva detto di dover mettere a posto, ma miss maial-ino non ne ha visto la necessità. Solo i vestiti di Hinata sono adagiati compostamente in un angolo dell’armadio, mentre quelli di Ino, in disordine, nascondono i suoi, lasciandoli sprofondare in un baratro di tessuti colorati senza fine.
«Non è ancora il tuo ragazzo.»
«Magari…» Sakura emerge di scatto dall’armadio, con in mano un bel nulla e la testa piena di nuovi dubbi. «E perché qui dentro non c’è niente che possa mettermi?» sbotta.
«Forse sarebbe stato meglio se io e Hinata-chan ce ne fossimo uscite fuori. Così evitavi il problema. Spogliarsi è molto più semplice che vestirsi. L’importante sarebbe stato non lasciarsi prendere dall’euforia del momento e lanciare, di conseguenza, i vestiti un po’ dove capitava…»
Sakura l’ha ascoltata immobile. E’ imbarazzatissima, sebbene l’idea – sotto sotto, ma forse nemmeno troppo in profondità – non le sarebbe affatto dispiaciuta.
«Ino-chan, forse corri un po’ troppo con la fantasia» tenta Hinata, le guance paonazze.
«Sentite, d’altronde Sasuke ha una voce ridicola, non potrebbe nemmeno parlare! Che vorresti farci se non ficcargli la lingua in gola, scusa?»
«Guarda che è qui fuori, Ino!» le fa notare Sakura, il viso più rovente di una piastra per capelli. «E se ti avesse sentito, scrofa?»
«Forse avresti dovuto abbassare la voce» concorda Hinata.
«Se mi avesse davvero sentito, allora dovresti soltanto ringraziarmi» conclude la Yamanaka, semplicemente, «perché magari si fa trovare già a bocca aperta o a labbra pronunciate. Ti risparmia la fatica.»
Sakura sospira. «Ma come fai ad avere sempre la risposta pronta?»
«E che vuoi farci. Per certe cose ci vogliono le capacità.» Le strizza l’occhio, luciferina. «E ora vediamo un po’ cosa puoi metterti. Ah, Hinata» riprende qualche secondo dopo, «poi penseremo anche a te. Sakura, se non sarai troppo impegnata a morire o a ficcare la lingua in bocca a Sasuke-kun, ricordati di controllare che nelle vicinanze non ci sia anche un certo biondo.»
«Ino-chan!» trillano entrambe, e Ino non riesce a fare a meno di scuotere la testa, compiaciuta. «Se non avessi avuto il mio Shika-kun, anche voi avreste potuto propinarmi qualcosa del genere. E che volete farci…»
 

 
 

*   *   *

 
 
 
Per prima cosa, Naruto ha ipotizzato che Sasuke sia rotolato per le scale, col risultato di essersi ammaccato il viso più del dovuto. Di conseguenza, gli era impossibile farsi vedere da Sakura con quel naso gigante e, probabilmente grondante di sangue. Però poi si è accorto di non aver udito alcun ruzzolare, dunque, immagina, Sasuke non deve essersi fatto male. Né deve essere caduto.
Forse, ipotizza ancora, ha approfittato del suo abbassare la guardia per mollarlo lì, da solo. Per scappare. E potrebbe essere.
Anzi, sarebbe potuto essere.
Infatti, quando Naruto bussa alla porta trecentodue, con indosso il miglior sorriso di cui è capace, nonché un’espressione dispiaciuta per scusare un teme maleducato che non si era presentato, ad aprilo non è la dolce Hinata.
Ma nemmeno Sakura. Né Ino.
«Ehm… tu non sei Hinata-chan» conclude ad alta voce. «Né Sakura, né Ino. Quindi… chi sei?» domanda curioso, mentre in lui si fa forte la preoccupazione che, a causa di imprevisti, le tre ragazze possano essersene andate senza avere la possibilità di informarli.
La ragazza rossa che ha di fronte a sé, però, lo squadra attraverso i vetri degli occhiali, fissandolo nello stesso modo di Sasuke. Acido. Naruto si domanda se possano essere dei parenti alla lontana, ma preferisce lasciar perdere quando nota che la sua interlocutrice è fasciata appena dalle lenzuola. Quello che deve essere il suo compagno se la sta ridendo.
«Senti, amico, ti conviene smammare» gli suggerisce quello.
«Già», concludono sia Naruto che la ragazza, lui intimidito, lei minacciosa. «Scusate il disturbo» tenta e se la dà a gambe.
Respira, fermo all’angolo, quando sente la porta sbattere con violenza.
«Mi sa tanto che ho sbagliato stanza.»
 
 
 
 

*   *   *

 
 

 
A Sasuke pare di sentire la porta del piano superiore che sbatte, ma non ne è propriamente convinto, tantomeno se ne interessa. Ipotizza che possa trattarsi di quell’idiota di Naruto, che ha, presumibilmente, compreso fischi per fiaschi. Perché Sasuke è convintissimo che Hinata non si sia sbagliata nel comunicargli il numero della stanza; è il suo migliore amico che dorme in piedi.
Era la duecentodue, infatti, e non la trecentodue.
Ringrazia mentalmente sia il suo istinto che la poca stima che ha per Naruto, in quanto gli hanno permesso di chiedere informazioni alla reception – non senza difficoltà, vista la condizione delle sue corde vocali.
Ora sta aspettando Sakura, e Naruto non gli interessa. Non sa come comportarsi, in realtà quando entrano in gioco i sentimenti non lo sa mai. Preferisce allontanare il problema e fingere che non ci sia, per poi affrontarlo al meglio quando esso gli si presenta al cospetto.
Ma è comunque sicurissimo di non sopportare troppo le attese, specialmente quelle lunghe. Forse Sakura non ci sta nemmeno mettendo troppo – anche se, a giudicare dagli schiamazzi che vengono dalla sua camera, se ne sta dicendo molte con le sue amiche –, però lui non ha nulla da fare se non stare in piedi e respirare, maledicendo Itachi e la finestra – nonché l’estate – ogni volta che è costretto a ingoiare saliva.
Infine la porta si apre, e Sakura, che ne esce, gli pare più tesa di come l’abbia mai vista le altre volte. E’ strana quella ragazza, si dice. Non è riuscito a capirla bene, forse non si è sforzato o forse lei non glielo ha permesso. Cambia continuamente; un giorno l’abbraccia come se fosse il migliore tra gli amici, e il giorno dopo tace e si chiude come se fossero estranei.
«Scusa se ti ho fatto aspettare, Sasuke-kun» gli dice.
In risposta, lui scuote la testa e la invita a seguirla con un cenno del capo.
Le pareti del corridoio dell’hotel scorrono dietro di loro. Sakura non parla, lui non ha quasi mai preso iniziative e non intende farlo adesso. Il silenzio gli è gradito, però non gli dispiace che qualcuno riesca a romperlo con le sue chiacchiere. Sa che è per questo che è amico di Naruto, e che per lo stesso motivo potrebbe diventare amico anche di Sakura. Ricorda i suoi messaggi, via chat, ricorda che da lì è cominciato tutto. Quelli non gli riempivano il silenzio, però mentre Sasuke inviava risposte o scambiava informazioni provava interesse. Stava bene.
«Senti, Sasuke-kun…»
Sakura non perde tempo; approfitta dell’aria mattutina che li investe e già parte. Da una parte Sasuke le è grato, perché non avrebbe saputo dove condurla.
Si volta, la guarda, capisce che in lei c’è tanto che deve e può essere rivelato.
«Ti ho già detto che mi piaci, Sasuke-kun, e non è cambiato niente dall’altra volta.» Scuote la testa, è nervosa. «Lo so che è stupido che io mi sia innamorata di te senza conoscerti. E’ stupido» ripete, «molto stupido, ma ne sono sicurissima. Non so nemmeno cosa dirti, a essere sincera. Mi sembra che da parte mia sia già tutto chiaro. Tu… sei tu che non riesco a capire.» Cos’è che tu hai da dirmi, Sasuke? «Non ti sei mai aperto particolarmente a me, nemmeno in chat. E’ comprensibile il tuo atteggiamento, forse anche normale, ma… non riesco a capire, da sola non posso. Non sono capace di interpretarti, non mi riesce. Col tempo intesi questa tua chiusura, questi tuoi messaggi quasi di circostanza come il simbolo di uno scarso quasi nullo interesse nei miei confronti, ed è per questo che, quando lessi che volevi incontrarmi, ne fui felice. Tanto felice. Sapere che invece ti avevo incontrato per un errore, anzi, uno scherzo, fu un duro colpo che incassai. Ma adesso voglio sapere, Sasuke-kun. Credo che sia anche un mio… diritto.»
Sakura prende coraggio man mano che parla, e Sasuke se ne accorge. Così come gli è lampante che sta sulle spine, che non vede l’ora di conoscere, di potersi definitivamente mettere l’anima in pace o di poter sperare e realizzare per davvero.
Sasuke è quasi tentato di sollevare l’angolo delle labbra in un sorriso. «Per fortuna non avevi niente da dire» proclama, osservando il disappunto negli occhi di lei, che in quel momento vuole tutto tranne che tergiversare.
Difatti sta già per ripartire all’attacco, ma Sasuke la intercetta.
La schiaccia col suo corpo contro le mura dell’hotel, e senza permetterle di replicare la bacia. E’ incerto, nonostante sia convinto di fare ciò che vuole, nonostante non abbia paura di amare e di sentirsi amato. Di rischiare, piuttosto.
Non si preoccupa di chi gli è intorno, perché sa che ci sono troppi poltroni in giro che si coricano al sorgere del Sole, e che quindi raramente qualcuno passerà di lì. Inoltre, semplicemente, non gli interessa granché.
Sakura è rigida sotto di lui. Sasuke sente le sue labbra umide immobili, incapaci di compiere un gesto che hanno desiderato da tanto. In automatico, l’ha presa per i polsi e adagiata meglio con le spalle al muro; sotto le sue mani percepisce il sangue che le passa nelle vene, ne sente i capelli mossi sul viso, i denti contro la lingua.
Dura un istante che sembra una vita, poi finisce e lei si rilassa, si riprende dalla sorpresa che gli è stata fatta e bacia a sua volta.
E’ inesperta, e lui non ha più esperienza, anzi, quindi il primo bacio che si scambiano non è proprio come quello delle favole che, sicuramente, a lei saranno piaciute tanto da bambina.
E’ un po’ come il loro rapporto; è cominciato in discesa, con equivoci e tant’altro, e sta culminando in qualcosa di buono. Il bacio non è perfetto, ma insicuro e maldestro come loro, e forse un po’ più in là diventerà altro, chissà.
Ma è carico di sentimento.
 

 
 

*   *   *

 
 
 

Ino si sporge un po’ dal portone e le si presenta la scena più bella di tutta la sua vacanza.
Pensa che potrebbe fotografarli con cellulare, ma in fondo ricattare Sakura a vita non le interessa granché. Potrà già rinfacciarle di avere avuto sempre ragione – come succede ogni volta – o comunque di avere assistito al suo primo bacio, sospirandone alla goffaggine e reclamandosi che avrebbe potuto farle dare qualche lezione di baci da qualcuno.
«Questo non è un appuntamento, e Sasuke-kun non è il mio ragazzo» imita, riprendendo le stesse parole di Sakura. E sbuffa, e sorride. E’ davvero contenta per Sakura, ma non solo… lo è anche per Hinata-chan. La piccola e coccolosa Hinata-chan che, secondo i suoi giusti paramenti, adesso starà imitando alla perfezione Sakura, però insieme al biondino tanto simpatico. E anche Hinata – come al solito – deve ringraziarla col viso schiacciato contro il pavimento. Perché è stata lei ad avvistare Naruto che, sconsolato, stava scendendosene ai piani inferiori. Beh, in realtà Ino voleva andare a spiare Sakura, ma è superfluo che Hinata se ne ricordi.
Comunque, avvistandolo, l’ha chiamato sventolando il braccio e urlando il suo nome con una potenza inaudita.
«Ehi, Ino! Avete cambiato stanza, per caso?»
Ino ha storto le labbra e fissato la targhetta della loro camera. «No, è sempre stata la duecentodue, perché?»
Naruto si è grattato la testa, in imbarazzo. «Lasciamo stare… sapessi cosa mi è capitato! Sono salito al piano di sopra, e sono finito nella stanza trecentodue, perché avevo capito da Hinata-chan che era quella la st-»
«Va bene, va bene, va bene, stop, calma. Non ci importa adesso, me lo dirai un’altra volta. Adesso, io devo… uscire per una commissione. Ti spiacerebbe fare un po’ di compagnia a Hinata-chan?»
E dalla luce nei suoi occhi, Ino ha capito che a Naruto fa molto, ma molto piacere.

 
 
 

*  *  *

 
 
 

Hinata ha visto Naruto entrare nella sua stanza e il cuore le si è fermato di botto. Ha balbettato qualcosa, lui le ha sorriso e le ha chiesto il permesso – accordato – di sedersi sul letto.
Quello della ragazza è un disagio che dura poco, perché le basta sentirlo parlare per rilassarsi. Anche se ha un tono di voce alto che potrebbe sembrare fastidioso, anche se è un ragazzo imprevedibile, ovvero l’opposto di lei in molte cose, Hinata trova piacevolissima la sua presenza.
Stanno parlando della propria famiglia, e lei adora sentirlo raccontare in quel modo bizzarro e diverso da tutti gli altri, accompagnato da gesti e imitazioni, come se stesse animando una festa per bambini. Le racconta di suo padre Minato e di sua mamma Kushina, di come la donna tenga in pugno il marito, di come sia lei a comandare, almeno in apparenza, in casa.
E Hinata ride, ride e sente di invidiare un po’ Naruto, perché nella sua famiglia c’è tutto un altro clima. Anche in questo sono diversi.
«Hinata, ti va di uscire con me?» le chiede a bruciapelo, accompagnando la richiesta a una scrollata di spalle. Se Hinata non fosse impegnata nella ricerca del monosillabo nella sua mente, noterebbe che anche Naruto è abbastanza preoccupato, ma non troppo da mostrarlo.
«Magari» l’anticipa lui, alzandosi in piedi e battendo il pugno nel palmo, «potremmo vederci dopo le tue vacanze. Sarebbe una specie di… mmm… pretesto per rincontrarci! Sono sicuro che anche il teme ne sarebbe contento. Che ne dici?»
Hinata è un miscuglio di emozioni, tra gioia e incredulità. Annuisce sorridendo, e sa che anche a Naruto va bene così.
Per ora.

 
 
 

*   *   *

 
 
 

«Scusatele, hanno tardato» borbotta Ino, muovendosi trafelata verso Naruto e Sasuke, mentre Shikamaru sbuffa, Sakura smentisce, incolpandola, e Hinata si scusa ancora.
«Siete in ritardo di mezz’ora» sbotta Sasuke, che dà loro le spalle.
«Dettagli.»
«Dai, teme, non fare il solito rompiscatole» si aggiunge Naruto, che subito risposta l’attenzione su Hinata. Le augura buonasera e la bacia; è sempre il primo a farlo, quando la vede.
Subito dopo c’è Ino che rimbecca Shikamaru di essere troppo lamentoso e scocciato – perché, anche se lui non le dice niente, lei sostiene di leggerglielo in faccia –, per poi addolcirsi improvvisamente e spiaccicarsi contro la sua spalle.
E Sakura…
«Sono contenta di vederti.»
Sono lontani, continuano a discorrere per e-mail e per cellulare, e fanno di tutto per vedersi quante più volte possibile. Itachi li sta aiutando parecchio, avendo già la patente. Sasuke non gli domanda mai nulla, però lui sa – e sa benissimo, come sempre – e agisce, aiuta.
Si spostano a turni, però, e stasera è toccato alle ragazze andare da loro.
«Tsk, sei noiosa, Sakura.»
«Lo so» e gli si attacca al braccio, baciandogli piano il mento.
Restano indietro, con Naruto che, finite le smancerie, urla per le strade che ha fame, e con Ino che, invece, incurante del mondo, le ha cominciate.
«Andiamo?»
Sasuke è indeciso, muove a fatica i passi che Sakura gli costringe ad allungare. «Stasera non mi va» le confessa, e Sakura non capisce sulle prime.
Le è chiaro cosa vuole Sasuke quando si trova trascinata dietro, con la schiena pressata contro il torace di lui e un braccio che le cinge la vita. Un dito corre ad accarezzarle il mento, la bocca si fionda sulla clavicola e la stuzzica.
«A dire il vero non va nemmeno a me» mormora Sakura, gli occhi leggermente chiusi.
«Casa mia non è molto distante.»
 
Quella sera di inverno, gelida, non potrà essere più rovente.
Forse come l’estate che li ha fatti incontrare.
 

 
 


















 
 

FI-NI-TA! *_____*
 
Allora, io volevo scrivere il decimo e ultimo capitolo e poi l’epilogo, ma alla fine ho preferito mettere questo come epilogo direttamente, e lo sapete perché? ù///////ù
Perché la mia mente sforna fanfiction anche adesso che ci sono gli esami, dannazione. E io se non acchiappo le idee al volo me le lascio scappare. Quindi, avrete presto mie notizie. XD
(oltretutto, struttura 9+2 è anche il nome di una cosa che ho studiato, ora che ci penso. xD LOL)
 
Spero che Hot Mail vi sia piaciuta. ^_____^
 
Chissà, magari scriverò anche qualche spin-off, non si sa. Se vi va, fatemi pure sapere cosa vi è/non vi è piaciuto, che io cerco di prenderlo come monito per la prossima volta. ^___^
 
Mi spiace per il rating, ma devo persino declassarlo a giallo. Uff, il rosso è una maledizione per me, ma penso che se devo scriverlo male, tanto vale non scriverlo proprio. XD
 
E niente, grazie per avermi seguita. A chi interessasse, c’è una shot SasuSaku tutta diversa da questo genere. XD
Li(f)e

 
 
 
   
 
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