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Autore: IndelibleSign    15/02/2013    65 recensioni
-Hai un mese- trillò un uomo dal volto coperto dal buio [...]
-Un mese?- chiese spaesato il ragazzo facendo comparire sul suo volto una smorfia interrogativa. 
Non sapeva dove fosse e perlopiù quello sconosciuto pretendeva chissà cosa da lui.
-Hai trenta giorni per far innamorare questa ragazza di te, se non vuoi che muoia.. chiaramente- rispose trattenendo un risolino e porgendo al ragazzo una foto. 
Quella foto ritraeva una persona che Harry, il povero ragazzo, conosceva fin troppo bene: Jessie Sam Kogan, sua nemica giurata da ormai due anni dal momento che l'aveva rifiutato facendolo imbarazzare dinanzi tutta la scuola o quasi. 
[...]
-Ma lei odia me ed io odio lei- rispose esitando il ragazzo cercando di stare a quello che doveva essere un gioco.
Alla fine si era ritrovato in una stanza buia all'improvviso e soprattutto nel bel mezzo della notte, doveva pur esserci un valido motivo per tutto quello, giusto?
-E' questo il punto- aggiunse infine l'uomo per poi alzarsi faticosamente dalla sedia e allontanarsi verso una luce bianca accecante.
Genere: Comico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE: anche se è abbastanza lungo, leggete tutte le note dell'autore?
ps: Buona lettura. 

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Epilogo.
cap. 32

-Oddio, Jess, dimmi che non sto sognando. Ti prego, fa che sia tutto vero.- Harry si portò le mani nei capelli, piangeva e rideva. Non sapeva nemmeno lui cosa gli stesse accadendo.
Insomma, se non era un sogno cos’era?
Morire e resuscitare era possibile?
-Hazza..- la flebile voce di Jess lo riportò alla realtà. Quest’ultima tossì fissandosi attorno.
Non era più davanti al letto insieme ad Ethan, ma era nel suo corpo che prima era morto e aveva una decina di fili collegati tra loro.
-Dov’è Ethan?- chiese scombussolata.
Non riusciva a collegare ancora tutti gli avvenimenti.
-Ethan?- le chiese Harry asciugandosi una lacrima di gioia.
Solo all’ora Jessie riuscì a capire tutto: Ethan aveva fatto in modo che lei risolvesse quei rompicapo e tornasse sulla terra, da sola.
-Mi ha aiutato a tornare in vita, Harry, è solo grazie a lui se sono ancora viva.- decretò lei mentre piccole lacrime di compassione le riempivano gli occhi.
Era felice ma si sentiva in colpa. Perché lei era ancora viva se Ethan era dovuto morire?
-Amore mio, amore mio.- il riccio ormai non l’ascoltava più, proprio come non ragionava più.
Avvicinò il suo viso a quello di Jessie, lasciandole un lieve bacio a stampo sulle labbra bagnate dalle lacrime salate piene di gioia, tristezza e amore.
-Amore, come stai? Dove sei stata? Com’è possibile tutto questo?- chiese Harry.
Tutto quello era disgustosamente surreale. Ma nonostante tutto si sentiva bene.
Non sapeva chi o cosa l’avesse ascoltato, ma le sue preghiere non erano andate invano.
-Una cosa per volta, riccio..- ridacchiò –Difficile da credere, ma sono stata in paradiso. Ero con Ethan, Harry, era proprio come lo ricordavo! Forse pure più carino..-rise beccandosi una spallata da Harry. Gelosia, ovviamente.
-Mi stai dicendo che ti ha aiutata lui?- chiese il ragazzo baciandole ancora le labbra.
Mai in vita su aveva desiderato altro. Mai avrebbe voluto avere qualcun altro se non lei.
-Esattamente, era proprio lui, Harry!- urlò lei cominciando a togliersi i fili dalle parti del suo corpo. –Cosa fai?- le urlò il riccio.
-Sto perfettamente, devo andare dagli altri.- gli spiegò.
-Non puoi tu.. tu eri morta e ora, ora sei viva ma..- il riccio venne bloccato.
-Sto bene, Hazza. Devo correre da mio fratello, ora più che mai ha bisogno di me.- esclamò fissandolo negli occhi.
Harry esitò per qualche secondo, per poi abbassare lo sguardo e toglierle tutti i fili per poi alzarla e portarla fuori.
La scena che le si presentò davanti non fu delle migliori.
Liam e Zayn cercavano invano di tranquillizzare Niall e Roxie che non facevano altro che piangere, Kyle era disteso su una poltrona mentre i suoi singhiozzi la bagnavano, mentre più distante, in un angolo, Jaxon piangeva stringendosi al petto le sue ginocchia.
-Ho qualcosa da fare.- sussurrò Jessie avviandosi verso il fratello.
Siccome erano rivolti tutti di spalle, nessuno aveva notato la sua presenza.
Continuò a camminare come se nulla fosse accaduto, non sentiva nemmeno un po’ di dolore. Nulla di nulla.
Quando fu abbastanza vicina notò il viso di Jaxon rigato da mille lacrime, mentre lo nascondeva tra le sue ginocchia strette saldamente al petto, scosso dai leggeri singhiozzi.
-Ehi, Jax.- Jess posò la sua mano sul capo del fratello, lasciando passare fra le sue dita i ricci castano chiaro. Inizialmente –forse perché i singhiozzi erano più forti della sua voce- Jaxon non la sentì, così lei avvicinò le sue labbra alla sua guancia.
-Fratellino, mi abbracci?- sussurrò prima di baciargli la guancia.
Un momento dopo sentì i singhiozzi di Jaxon troncarsi, la presa sulle sue ginocchia si affievolì e il suo viso si alzò lentamente, quasi impaurito che quella voce e quel tocco fossero stati solo frutto della sua immaginazione.
Quando Jaxon incatenò i suoi occhi castani a quelli verde chiaro della sorella, si sentì rinascere.
-S-Sam?- balbettò confuso.
I suoi occhi erano gonfi ed evidentemente stanchi.
-Ehi, fratell..- ma prima che riuscisse a terminare la sua frase venne scaraventata all’indietro.
Si accorse di essere intrappolata in un meraviglioso abbraccio solamente quando sentì le lacrime di Jaxon bagnarle il vestitino.
-Sam!- le urla spezzate dal pianto riecheggiarono per tutto l’ospedale, attirando l’attenzione del resto dei ragazzi.
Appena questi ultimi videro la scena rimasero basiti, in particolare Kyle.
-Jessie..- sussurrò prima di iniziare a correre verso la sua migliore amica.
La strinse tra le sue braccia mentre, insieme a Jaxon, piangeva e rideva quasi come se tutto ciò fosse surreale. E lo era, lo era davvero.
Bastarono pochissimi secondi prima che tutto il gruppetto stesse abbracciato, escluso Harry che fissava sorridendo la scena.
Aveva ritrovato il suo sorriso e, poté giurare, che l’avesse scordato fino a qualche minuto prima.
Ora non era felice, era al settimo cielo.

-Com’è possibile? Com’è successo?- chiese Zayn asciugandosi due lacrime dovute alla gioia.
Lui e Liam non avevano mai avuto un rapporto stretto con Jessie, nemmeno ci aveva mai parlato tanto, ma sapere quanto Harry era stato bene con lei lo faceva sentire bene.
Si fidava di Jessie, e le voleva bene, in un certo senso.
-Grazie ad Ethan, lui mi ha aiutato a salvarmi.- spiegò semplicemente.
Tutti sorridevano piangendo, Roxie stava persino avendo un mancamento, ma a questo ci stava pensando Niall che la sorreggeva.
-Non ci posso credere, Sam, sorellina mia!- la voce squillante di Jaxon riempì di nuovo l’ambulatorio.
Jessie si rivoltò verso di lui, stringendolo tra le sue braccia.
-Scusami se non sono riuscito a proteggerti, scusami tesoro mio.- pianse il ricciolino.
Lei ridacchiò, commossa. –Tu mi hai difesa e protetta proprio come ogni fratello avrebbe potuto fare, tu mi hai salvata in tutti i modi, Jax.- gli sussurrò lei e la presa del loro abbraccio si stringeva sempre più. Erano un tutt’uno, di nuovo.
Quando Jessie fece la sua solita battutina sugli abbracci soffocanti, Jaxon la lasciò libera ridacchiando. Tutti si voltarono verso di Harry, felici finalmente di vederlo sorridere.
Fu in quel momento che Jessie non sentì altro se non il bisogno di correre tra le braccia di Harry e perdersi dentro esse, e così fece.
Corse fino a quando il suo petto non si scontrò con quello del riccio, che la teneva così stretta nel suo petto che sembrava avesse paura che potesse andar via una seconda volta.
-Mi sei mancata tantissimo, amore mio.- le sussurrò sulle labbra, piangendo.
La bionda si alzò sulle punte, baciando finalmente il suo unico amore.
Unico ed eterno amore, questa volta per sempre.


Marzo 2013: dopo 5 mesi.

-Harry, posso sapere dove mi stai portando?- erano ormai cinque minuti che Harry trascinava Jessie –bendata- sopra la collina.
Non sapeva dove stava andando ma il riccio le aveva severamente detto ‘Non parlare, non toglierti la benda e non sprecare fiato per dire stronzate’ molto dolcemente, ovviamente.
-Jessie chiudi quella fogna o ti lascio qui dispersa.- sbuffò il riccio.
-Ti ricordo che la fogna è la bocca che baci sempre e che tra poco ti mangerà la testa!- urlò esausta lei. Harry ridacchiò, lasciandole un bacio a stampo.
-Scusami, amore.- rise ancora.
-Uomini, chi li capisce.- sospirò Jessie sbattendo contro il legno di un albero.
-Harry dovresti pensare a guidarmi, ora mi diventerà il naso rosso come un pomodoro! Sei un’idiota patentato, ma perché proprio io? Perché!?- urlò lei assorta nei suoi pensieri.
Harry continuò a ridere, quasi accasciandosi al suolo.
-Ah, ah, sì. Davvero molto divertente, ah-ah.- finse lei.
A quel punto il riccio cercò di trattenersi prendendole la mano –Puoi ridere, scommetto che hai la faccia viola perché ti stai trattenendo troppo.- nemmeno il tempo di finire la frase che Harry ricominciò a ridere, con in sottofondo gli sbuffi della sua ragazza.
-Siamo quasi arrivati.- ribadì lui.
-Quante volte l’avrai detto questa frase? Trecentosettantuno?- urlò esasperata.
-No, questa volta siamo arrivati sul serio.- ridacchiò lui, fermandosi e sciogliendole la benda.
-Tieni ancora gli occhi chiusi, ti dico io quando aprirli.- esclamò lui.
Lei annuì, sbuffando.
Harry fece cenno di tenersi pronto a qualcuno dietro l’albero alle loro spalle, poi si rivolse a Jessie:
-Ora puoi aprirli.- decretò e finalmente Jessie aprì gli occhi.
Lo spettacolo che aveva davanti a se era meraviglioso, forse meraviglioso era troppo poco.
Era pomeriggio e questo determinava il fatto che il sole stesse calando proprio in quel momento sulle montagne, visibili da quella collina.
Sotto le montagne si poteva ben vedere ogni zona di Hartford, illuminata dal sole arancione caldo. Era così ammaliata da quella visione che non riuscì a dire nulla, nemmeno un flebile aggettivo.
Harry, contento, posò il suo mento sulla spalla destra della sua ragazza. Baciandole dolcemente il collo.
-Ti piace?- chiese lui, indicando il panorama.
L’unica cosa che lei riuscì a fare fu annuire, con la bocca ancora aperta.
-E’ stupendo, sul serio. Come l’hai trovato?- chiese voltandosi e poggiando le sue mani intorno al collo del suo ragazzo.
-Diciamo che mi ha aiutato una persona che è presente in questo momento.- ridacchiò il riccio. Lei lo fissò interrogativa.

-Chris, vieni.- disse lui a quel punto.
Jessie spostò il suo sguardo da Harry alla figura di un bambino proveniente da dietro ad un albero.
Corse immediatamente ad abbracciarlo, riconoscendolo.
-Chris, tesoro, tutto bene?- chiese lei baciandogli la fronte.
Il piccolo annuì avvicinandosi ad Harry e lasciandogli qualcosa in mano che purtroppo la bionda non riuscì a decifrare.
Lei li fissò sbuffando. Cos’era tutto questo mistero?
-Vieni qui, bionda.- le disse a quel punto lui.
Lei non se lo fece ripetere che si avvicinò, mentre Chris si posizionò accanto ad Harry che aveva le mani dietro la schiena.
Quando fu abbastanza vicina Harry si chinò, abbassandosi quasi all’altezza di Chris.
Portò le mani dalla schiena al suo petto, mostrando una piccola scatoletta arancione.
Il cuore di Jessie non riuscì più a capire nulla, i battiti andavano a cento all’ora.
-Jessie Sam Kogan, amore della mia vita, vuoi diventare la mia futura moglie e la madre di questo delizioso bambino?- chiese Harry riferendosi a Chris.
Sì, Harry amava Chris e siccome sapeva che anche Jessie l’adorava, aveva deciso di adottarlo.
-Io..- Jessie cominciò a balbettare, evidentemente emozionata.
-..Sarebbe la cosa più bella che potessi mai fare.- sussurrò lei chinandosi davanti a lui, alla stessa altezza. –Sì, lo voglio, amore mio.- concluse prima di catturare con le sue labbra quelle di Harry e baciarsi follemente.
-Bleah.- intervenne Chris voltandosi di spalla. –Siete disgustosamente innamorati.- concluse e l’unica cosa che su quella collina si udiva erano le tre risate di Jess, Harry e Chris unite.
Solo quello.


Maggio 2014: dopo 14 mesi.

-Avanti, Jessie, sbrigati o farai tardi per il matrimonio.- quel giorno, l’8 maggio 2014, c’era un via vai nella casa Styles, casa comprata da Jessie ed Harry dopo che si sarebbero sposati.
Il cielo era perfettamente azzurro, nemmeno un segno di nuvola, il sole era caldo e splendeva rendendo così luminose tutte le stanze di quella casa.
-Rox, devi solamente stringermi l’abito dietro, se ce la fai.- rispose lei cercando di mantenere l’abito su, solamente con l’aiuto delle sue mani.
-Ma Jess, non ci riesco!- sbuffò Roxie agitandosi.
-Posso abbottonarlo io?- la voce di Harry, chiuso fuori alla stanza, riecheggiava per tutta la casa. –Sei ancora qui?- ridacchiò Jess.
-Harry ti giuro che se non vai via ora invece che un matrimonio diverrà un funerale, e indovina chi sarà il morto?- urlò Roxie aprendo un po’ la porta, giusto quel poco che bastava per fulminare con gli occhi il riccio.
Quest’ultimo alzò gli occhi –Ok, ok. Ho capito. Jessie, ci vediamo sull’altare.- urlò Harry sorridente. Sorriso che subito dopo spuntò anche a lei.
-Ciao amore, ti amo!- urlò di rimando.
-Fate poco i piccioncini, riservate questi momenti per la luna di miele.- sospirò Roxie.
-Chi ha parlato di miele? Ho proprio un vuoto nello stomaco..- Jaxon fece il suo ingresso nella stanza rimanendo basito alla figura di sua sorella racchiusa in un abito –non ancora legato- che la rendeva più perfetta di quanto non fosse di suo.
-Ouh, Jax. Finalmente, mi aiuteresti ad allacciarmi il vestito?- gli chiese Jessie mostrandogli la schiena.
Il fratello le si avvicino legandole a poco a poco tutti i lacci mentre lei si fissava davanti allo specchio cercando qualcosa di imperfetto.
-Sei perfetta, Sam, lo sai?- le chiese il fratello regalandole un bacio sulla guancia, subito dopo aver finito il suo lavoro.
Lei si voltò, lasciando i ricci svolazzare un po’, poi legò le sue braccia attorno al collo di Jaxon.
-Ti amo tantissimo.- gli sussurrò lei, ed era vero.
Da quando era tornata viva, Jaxon le era stato sempre accanto. L’aveva aiutata a chiarire con i loro genitori, l’aveva aiutata con le pratiche per l’adotto di Chris e con la ricerca della casa con Harry. Insomma, era stata una figura molto utile per lei ultimamente.
-Ti ricordi quando picchiasti Costance, il bambino delle medie, perché mi aveva fatto un occhio nero?- chiese Jaxon, sedendosi sul letto, Jessie lo seguì.
-Come potrei scordarlo? Lui aveva una cotta per me ed io gli ho quasi spezzato il mignolo mentre tu pensavi di divenire cieco!- ridacchiò lei trascinando anche il fratello.
-E quando la prof. ti vide?- continuò lui.
-Rammento che il viaggio dalla preside non fu molto gradevole, insomma.- esclamò facendo ridere ancora una volta il fratello.
-Sei una grande, Sam. Sul serio, ti amo tantissimo.- dichiarò lui abbracciandola e arricciandole una ciocca di capelli con l’indice.
-Sei la mia sorella preferita.- dichiarò avviandosi verso la porta, doveva raggiungere la chiesa o avrebbe tardato, siccome doveva andare a prendere Niall e Roxie –i testimoni- ed accompagnarli sino lì.
-Ma io sono la tua unica sorella.- urlò lei, siccome lui era ormai sceso.
-Dettagli, Sam. Inutili dettagli!- urlò di rimando lui, facendo ridere la sorella.
C’era un’aria di felicità che ormai regnava da tempo fra tutti loro.


-Un po’ di profumo e sono pronta.- urlò Jessie dalle scale. Giù c’era Liam che l’aspettava per accompagnarla fino in chiesa.
Jess si avviò verso lo specchio, sedendosi sulla sedia di fronte.
Siccome aveva ricevuto una grande varietà di profumi, prese un piccolo pezzo di carta su cui provarne alcuni per decidere il migliore.
Prese il primo profumo, spruzzandone un po’ sulla carta.
Quando lo portò al viso per odorarlo, quel profumo le ricordò quello di qualcuno, ma non seppe riconoscere di chi. Ne spruzzò ancora un po’, odorandolo per la seconda volta.
Non c’erano dubbi, quel profumo l’aveva già sentito da qualche parte.
Abbassò lo sguardo sul pezzo di carta, notando che delle scritte chiare comparivano su di esso, come per magia.
“Auguri, cinquecentootto.” diceva quest’ultimo.
Riconobbe immediatamente l’autore del biglietto e una serie di lacrime le contornarono il viso.
-Oddio, Ethan sei proprio tu?- chiese prima di spruzzare un altro po’ di profumo sulla carta.
Immediatamente un’altra scritta apparve.
“Chi sennò? Non potevo non farti gli auguri proprio il giorno più importante della tua vita.” diceva quest’altro. Non riuscì a trattenersi, ed una lacrima le rigò il viso, cadendole dolcemente sulle labbra rosee.
-Mi manchi tantissimo, Eth. Non sarei dovuta tornare indietro, non senza di te- dichiarò lei dispiaciuta. Come previsto, spruzzò un altro po’ di profumo.
“Le ragazze belle non piangono, lo sapevi? Smettila che oggi sei perfetta. Non vorrei rovinarti questo giorno.” lei ridacchiò, asciugandosi le lacrime che pian piano le scendevano dagli occhi.
-Ti ho detto che mi manchi e tu non mi dici niente? Devo supporre che tu mi odia, bello?- rise lei, spruzzando il profumo.
Ormai di cose soprannaturali ne erano accadute a milioni, e questa non era da meno.
“Non ti smentisci mai, cinquecentootto. Vedi che sono un angelo e sono più buono di te, gneh. Mi manchi anche tu, piccoletta.” diceva.
In quel momento Jessie avrebbe dato di tutto per sentirsi dire quelle parole proprio della sua voce, ma quello era già qualcosa. No?
-E smettila di chiamarmi cinquecentootto, sei fastidioso.- sbuffò lei.
Questa volta non spruzzò il profumo sul foglio, ma sul suo collo e intorno ai suoi polsi.
Fu in quel momento che sentì una leggera pressione dietro di lei.
Alzò gli occhi verso lo specchio di fronte a lei, giusto in tempo per vedere dietro di lei Ethan in carne ed ossa. Beh, forse non proprio in carne ed ossa, ma sembrava fosse davvero vivo.
Quando però si voltò, non lo vide, ma tornando con lo sguardo sullo specchio lui c’era.
-E’ un altro dei tuoi trucchi, angelo?- disse lei, ridacchiando.
Le labbra di Ethan sullo specchio si incurvarono in un sorriso dolce e sincero.
-Sai che ti amo tantissimo, Jess? Sembri quasi una mia sorellina.- riuscì a sentire la sua voce.
Jessie giurò di averla sentita e sembrava persino più melodiosa del solito.
-Ti voglio bene anch’io, ovviamente come un fratello.- ridacchiò lei prima di sentire una leggera stretta attorno alle sue spalle. Lui la stava abbracciando, lo poteva sentire, proprio come poté sentire un rumoroso bacio sulla sua guancia sinistra.
-Su, Liam ti sta aspettando.- dichiarò a quel punto lui.
-Mi prometti che ti farai sentire al più presto?- disse lei guardandosi attorno, senza un oggetto di riferimento da guardare se non lo specchio dove però la sua figura non albergava più.
-Alla prossima, che sarà molto presto.- disse la sua voce –Auguri.- concluse prima che un piccolo venticello sorvolasse sulla testa di Jessie.
Era andato via e mai sino a quel momento Jess si era sentita pronta per il suo matrimonio.
-Andiamo!?- la voce di Liam la risvegliò.
-Sto scendendo!- urlò di rimando lei spruzzandosi un altro po’ di profumo e scendendo le scale cautamente.


-Bene. Siamo arrivati al mio momento preferito.- il prete, un prete alquanto insolito, era finalmente arrivato al momento cruciale di un matrimonio.
Inutile dire che Harry non aveva per nulla ascoltato la messa, lui si era soffermato a guardare ogni centimetro di pelle di Jessie, che sembrava ancora più perfetta.
La cosa che lo lusingava di più era che lei era vestita così per lui.
Per sposarsi con lui e non c’era cosa che l’avrebbe reso più felice.
-Vuoi tu, Harold Edward Styles, prendere come tua legittima sposa la qui presente Jessie Sam Kogan per amarla, onorarla e rispettarla, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non vi separi?- chiese il prete rivolgendosi verso Harry.
-Sì, lo voglio.- rispose sorridendo a Jess, prendendole la mano e stringendola nella sua.
Prima che il prete potesse rivolgersi a Jessie, le porte della chiesa si spalancarono.
Il rumore di scarpe –chiaramente tacco maschile- attirò l’attenzione di tutti i presenti che si voltarono per vedere chi fosse.
Quando sia Jess che Harry si voltarono, notarono Louis Tomlinson sedersi accanto ad una signora di anziana età.
Non lo vedevano dall’accaduto sul tetto, ma non lasciarono a lui rovinare quel momento.
Infatti, il prete prese subito a continuare la sua cerimonia:
- Vuoi tu, Jessie Sam Kogan, prendere come tuo legittimo sposo il qui presente Harold Edward Styles per amarlo, onorarlo e rispettarlo, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non vi separi?- chiese alla sposa.
-Sì, lo voglio.- disse facendo incontrare i suoi occhi verdi con quelli del medesimo colore del suo attuale marito.
Erano sposati.
-Per il potere conferitomi dalla Chiesa vi dichiaro marito e moglie. Puoi baciare la sposa!- urlò il prete.
Harry non se lo fece ripetere due volte, prese Jessie per la vita ed avvicinò il suo petto a quello di sua moglie.
-Ti amo.- le sussurrò prima di fondere le sue labbra con quelle della bionda.
Un boato di urli felici riempì l’intera parrocchia.
Quello era l’amore.
Quella era la felicità.
Quelli erano Harry e Jess e la loro vita.



Agosto 2014: dopo tre mesi.

-Jess si può sapere perché hai svegliato me e Chris, per precisare alle tre del mattino, per dirci una cosa ‘importante’?- esclamò Harry mimando tra virgolette la parola “importante”.
Jessie aveva cominciato ad urlare girando per casa, solo lei sapeva il perché, e aveva finito per svegliare sia il piccolo Chris che Harry i quali erano stati successivamente costretti ad ascoltarla.
-E’ una cosa importante.- sussurrò lei smettendo di urlare per poi sedersi tra i suoi due uomini di casa, ormai.
Harry sbuffò. –L’avevo capito.- terminò chiudendo gli occhi.
Chris, che amava proteggere Jess, diede uno scappellotto a suo padre (ormai lo chiamava così), per poi battere il cinque alla bionda.
-E’ una cosa molto, molto, molto importante.- ribadì lei.
-Anche qualche settimana fa mi hai svegliato alle due di notte e ricordi qual’era il tuo motivo importante? Mancava il mais e non potevi farti l’insalata per il giorno dopo!- urlò Harry sbuffando, Jessie fece per aprire la bocca ma venne interrotta.
-Ah, e come dimenticarsi di venerdì scorso? Mi svegliasti alle cinque del mattino perché sentivi dei rumori strani provenire dal bagno. Era una lavatrice, Jess, un’innocua lavatrice accesa!- disse Harry facendo ridacchiare Chris.
-Sono incinta.- sussurrò Jess ridacchiando a accarezzandosi la pancia, non ancora ingrossata.
-E quella volta che mi svegl.. Cosa!?- urlò lui drizzandosi sul posto e fissandole le mani, poste sul suo addome. I suoi occhi divennero lucidi.
Sarebbe diventato padre e non c’era sensazione migliore.
Nulla in quel momento lo interessava più. Né le tasse, né i soldi, né nient’altro.
Aveva tutto ciò che desiderava.
Una moglie e tra poco un figlio.

-E’ una notizia.. perfetta, stupenda, meravigliosa, bellissima, incred..- ma prima che continuasse ancora a dire complimenti, Jess serrò le sue labbra con le sue.
Passarono una decina di minuti a chiacchierare fra loro. Raccontarono a Chris cosa significava essere incinte ed aspettare quindi una creatura ed iniziarono a fantasticare sul fatto che fosse femmina o maschio.
Harry desiderava un maschietto, mentre Jessie mostrava il suo disappunto: in quella casa di maschi ce n’erano fin troppi.
-Ho un’idea!- urlò Jess attirando l’attenzione dei due.
-Se sarà femmina la chiameremo Louise.- annunciò legando il suo sguardo a quello di Harry, il quale immediatamente capì.
Dopo il matrimonio sia lei che Harry si erano fermati a parlare con Louis. Avevano scoperto che Louis era davvero innamorato di Jessie e che non le avrebbe mai fatto del male.
Lui e Brando lasciavano la città come avrebbero lasciato per sempre la loro vita, e questo era un omaggio anche a loro.
-E se sarà maschio?- chiese Harry sorridendo.
Jessie non sembrò pensarci su, segno che era ben convinta su come chiamarlo –Se sarà un maschietto il suo nome sarà Ethan.- concluse.
L’unica cosa che in quella stanza si sentiva ormai, era il silenzio.
-Troverò il coraggio di ammetterlo, Jess. Perché tu sei la mia luce, la mia energia. Ti amo.-
-Troverò il coraggio di ammetterlo, Hazza. Perché tu sei la mia ancora di salvezza, la mia vita. Ti amo.-


Il 15 Maggio del 2015 Jessie Sam Kogan e Harry Edward Styles annunciarono l’arrivo di due gemelli: Louise ed Ethan Styles.
 

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Aloha belle mie,
siccome sono trasgry comincio questa mini-lettera "forse non tanto mini" con aloha e non con ciao.
Non so realmente come esprimere ciò che sto provando adesso, è in insieme di emozioni alle quali non riesco a dare un nome. Forse tristezza, angoscia, felicità, amore.
Tristezza perché questa FF è arrivata alla fine e ben presto quasi tutte si dimenticheranno di Jessie.
Angoscia perché so che mi mancherete. So che mi mancherà Jessie, mi mancherà il piccolo Chris, Ethan, Jaxon, Kyle e tutto il resto dei personaggi.
Felicità perché per la prima volta sono riuscita a terminare una FF e, devo dire, che sono contenta perché per essere la prima storia che pubblico qui su EFP è stato un successo per me. 569 recensioni mi hanno reso la ragazza più felice del mondo. Credetemi.
Amore perché giorno dopo giorno ci ho messo l'anima e tutto ciò che avevo per continuare questa FF e il merito è anche vostro.
Perché se voi non ci fosse state, se non ci fosse stato qualcuno a dirmi "vai avanti, a noi piace" io avrei smesso già dal primo capitolo perché è vero, io non mi ritengo una brava "scrittrice", ma è anche vero che quando voi mi fate i complimenti e mi dice che questa FF è una tra le migliori che avete letto, io mi sento realizzata e bene con me stessa perché sono riuscita a trasmettervi ciò che avevo dentro.

Credo che queste 'Note dell'autore' siano le più lunghe e noiose di sempre, eh?
Non riesco più a scrivere perché le lacrime mi annebbiano la vista.
Ora esce la mia seconda me da dentro e si mette ad urlare: "MINCHIA PIANGI, COGLIONA? LORO SI SONO FINALMENTE LIBERATE DI TE!" e diamole ragione, ya!

Ora smetto di fare la depressa e vi voglio dire solamente due cosucce, questa volta brevi. LO PROMETTO!

1) Grazie mille a tutte, grazie sul serio. GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!
2) Vi amo, siete state importantissime e avete riempito i miei giorni. V-I   A-M-O.

Ps: mi mancherete come l'aria, quindi sappiate che ho iniziato una mini-ff e mi piacerebbe che voi passaste e mi diceste com'è! Ci terrei davvero tanto.

 

Ancora una volta, grazie e.. Alla prossima!
-vostra, Martina. (:

 

  
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