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Autore: Stateira    14/12/2007    16 recensioni
Le notti di Harry sono improvvisamente agitate da strani sogni. Ma qual è il loro significato? Chi è il misterioso personaggio in cerca di aiuto?
Genere: Romantico, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Cap 2: scene di vita a hogwarts con draco, (fine e consegna relazione) notte e di nuovo sogni

- Cavoli, cavoli, cavoli. – Ron rosicchiò la cima della sua piuma, e sputacchiò nervosamente qualche pelucco bianco rimasto impigliato fra i denti. – Harry ti prego, dammi una mano. –

 

Harry grugnì qualcosa che Ron prese come un invito a continuare.

 

- Senti un po’ qui. – sospirò. – “… Trasfigurare un boa costrittore in una cravatta è quindi scarsamente consigliabile, in quanto… “ in quanto cosa, Harry? Non è già dannatamente evidente, il perché? -

- Non lo so. – borbottò Harry.

Era da una decina di minuti che se ne stava con le braccia spalmate sul tavolo della Sala Grande, e con la faccia appoggiata su di esse, totalmente indifferenze al viavai delle pietanze della colazione.

- Va tutto bene? – si preoccupò Hermione, cercando di affacciarsi oltre i gomiti di Harry.

- Sì, sì. – sbuffò lui.

- Sei sicuro? Non hai toccato cibo. -

- Non ho molta fame. -

 

Harry si costrinse comunque ad allungare una mano per pescare una fetta di pane tostato. Hermione gli porse lestamente il vassoietto del burro, e lui ce ne buttò sopra una quantità a caso, spalmandolo in qualche modo. Mangiucchiò il pane un pezzetto alla volta, soltanto per non far preoccupare Hermione, visto che il suo stomaco sembrava deciso a tenere chiusi i battenti per il resto della giornata.

 

- Tu l’hai finita la tua relazione? -

- N-nh. La finirò dopo, durante la lezione di Storia della Magia. -

 

Stranamente Hermione non sfoderò la sua solita voce gracchiante per rimproverarlo. Si limitò ad uno sguardo pensieroso, ma poi lo lasciò in pace. E Harry gliene fu enormemente riconoscente.

 

Da quando si era alzato gli sembrava di non essere riuscito a scrollarsi di dosso una strana sensazione legata al suo sogno. Era rimasto in bagno per un sacco di tempo, si era lavato e rilavato la faccia con l’acqua gelida, ma niente, lo stordimento non accennava ad andarsene. Nonostante questo era sceso con Ron, aveva incontrato Hermione davanti al ritratto della Signora Grassa, e insieme si erano diretti verso la Sala Grande, come al solito. Per ben due volte aveva rischiato di capitombolare sui soliti, vecchi gradini malandati che conosceva come le sue tasche. Evidentemente saltarli non era una cosa che gli riuscisse automatica come aveva sperato, tuttavia non si era preoccupato di nulla finchè non si era seduto al suo posto, al tavolo Grifondoro.

 

Lì, appena piatti, piattini, caraffe e vassoi avevano fatto la loro trionfale comparsa, Harry si era reso conto che no, decisamente qualcosa non funzionava: non aveva fame, proprio per niente, e questo aveva dell’incredibile.

 

*          *          *

 

La lezione di Trasfigurazione era in comune con Serpeverde. E chissà come mai, ciò non contribuiva granché a risollevare l’umore di Harry.

Nemmeno notare quanto quella mattina Draco Malfoy fosse agitato gli fu di aiuto. Probabilmente l’idiota non aveva fatto la sua relazione, o non era riuscito a copiarla da qualche suo compagno, e adesso si ritrovava sulla stessa barca della stragrande maggioranza dei comuni mortali che popolavano l’aula bislunga, in trepidante attesa della McGranitt. Si dispiacque soltanto di non essere sufficientemente sveglio per godersi quel piccolo, involontario momento di trionfo.

 

Lui, la sua relazione l’aveva in qualche modo finita. Per fortuna gli mancavano solo una manciata di righe, che aveva riempito con considerazioni a caso, banalità di ogni sorta, e una frase finale che suonava come un rifiuto categorico di inventare alcunché di originale. Poco male, poteva contare su un discreto andamento generale e sulla speranza che, per una volta, la McGranitt avrebbe potuto chiudere un occhio sulla sua mancanza di fantasia. In fin dei conti era pur sempre l’inizio dell’anno, un po’ di pietà era d’obbligo.

 

Certo, se proprio la professoressa voleva un saggio di creatività, avrebbe sempre potuto scrivergli un bel riassunto del suo sogno. Harry era sempre stato parecchio estroso, quando si trattava di sogni, ma doveva ammettere che l’ultimo batteva tutta la concorrenza. Se ci ripensava, riusciva ancora a provare uno strano senso di malinconia per il modo in cui suo padre era apparso, e poi scomparso, davanti ai suoi occhi. Non gli era capitato molto spesso di sognarlo, e probabilmente mai di vederlo così bene in volto.

Quella volta di quattro anni prima, quando per la prima volta era riuscito ad evocare il suo Patronus, si era illuso di aver trovato un modo per riavere indietro suo padre, e ne era stato felice, incredibilmente felice. Si era sentito rassicurato e riscaldato, dopo così tanto tempo. Ma aver rivisto suo padre in sogno, aver constatato con i propri occhi la somiglianza pazzesca con lui, aver sentito la sua voce, pure quella identica, aveva cambiato completamente la prospettiva.

 

Probabilmente la questione era molto più semplice di ciò che appariva: l’Harry di quattro anni prima era troppo piccolo e fragile per poter affrontare un ricordo così dolce e doloroso, mentre l’Harry di adesso ne aveva passate abbastanza da essere pronto per poter conoscere, almeno in sogno, il padre che gli era sempre mancato.

Almeno, così gli piaceva credere. Era un bel pensiero, dopotutto.

 

Harry consegnò la sua relazione assieme a Ron, lasciandola distrattamente sul tavolo della McGranitt. La lezione era passata via velocemente, e adesso lo aspettava un pomeriggio di relativa tranquillità. Camminando a testa bassa, perso nelle sue elucubrazioni, nemmeno si rese conto di aver urtato qualcuno, finchè Ron non gli allungò una gomitata allarmata.

 

- Scusa. – borbottò a mezza bocca. 

- “Scusa”, Potter? -

La voce irritata di Malfoy gli strappò un sospiro.

- Sì, ho detto scusa. – ribadì, sorpassando il Serpeverde senza ulteriori indugi.

 

Dalla fine del corridoio, lo sentì ribollire come un calderone, e alla fine sbraitare un “Vai al diavolo, dannato Potter”.

 

Però, doveva essergli andata davvero male, con la relazione per la McGranitt.

 

*          *          *

 

- Aiutami. -

- Papà? -

- Ti prego. Aiutami. -

- Papà! Papà, aspetta! -

- Mi serve il tuo aiuto. -

- No, non andartene! -

 

Harry sbarrò gli occhi, e si ritrovò aggrappato al cuscino. Le coperte si erano scompaginate qua e là nel letto, lasciandolo al freddo. E lui in quel momento il freddo se lo sentiva fin dentro le ossa.

 

Ancora la stessa pianura sconfinata, con delle macchie di alberi all’orizzonte, ancora suo padre, avvolto in un manto che aveva qualcosa di regale, ancora la stessa, disperata richiesta di aiuto.

 

Harry si strinse le tempie fra le mani, sentendole pulsare. Soltanto una cosa era cambiata, o per meglio dire si era aggiunta a tutto il caos che già imperava: una sensazione di tristezza cosmica, e di nostalgia talmente potente da far salire le lacrime agli occhi senza nemmeno comprenderne il perché. Se n’era sentito schiacciato, quando aveva incrociato lo sguardo di suo padre.

 

- Harry. – biascicò all’improvviso Ron.

 

Harry si accigliò, e si decise a rimettersi sdraiato. – Scusami. – mormorò. – Non volevo svegliarti. -

- Fa niente. C’è qualcosa che non va? -

- No. Cioè, non lo so. Ho rifatto lo stesso sogno. -

- Vuoi dire lo stesso di ieri? -

- Già. -

 

Harry sentì Ron che litigava con le sue coperte per potersi rigirare.

 

- Hey Harry, allora credi che sia qualcosa si importante? – sussurrò Ron con prudenza.

- Vorrei saperti rispondere. Non lo so, ma mi sembra strano ripetere lo stesso sogno per due volte. -

- Magari allora potremmo dirlo ad Hermione. –

- Credi? -

- Beh, lei sa sempre cosa fare, no? -

Harry abbozzò ad un sorriso. – Vero. – concesse. – Non è ne abbiamo mai ricavato niente di buono, a tenerle nascosto qualcosa. –

 

Ron accese una candela sul suo comodino, irradiando la camera di un lumino tenue che, fortunatamente, non disturbò gli altri tre. – Hey, Harry. Stai bene davvero? Voglio dire, hai bisogno di qualcosa? –

Harry sorrise, e fece cenno di diniego. – Sto bene. – lo rassicurò. – Non ti preoccupare. -

- Uhm. D’accordo. – Ron spense la candela, e si rimise a letto.

- Però. – insistette, alzando involontariamente il tono della voce. – Però. – ripeté a voce più bassa. – Se ti servisse qualcosa, se avessi bisogno di una mano, insomma, non farti problemi, ok? Chiedi. -

- Ho capito. Grazie, Ron. -

- Di niente. -

 

Harry poté giurare che Ron si stesse sentendo fiero si sé, per avergli offerto il suo aiuto. Era davvero un ragazzo d’oro.

- Allora buonanotte. -

- Sì. Buonanotte. -

 

*          *          *

 

Hermione inarcò le sopracciglia fino a farle quasi sparire nella frangia che le copriva parte della fronte, e per un bel po’ si dimenticò completamente di masticare i suoi cereali.

 

Il momento della colazione stava diventando sempre più pregante per Harry, a quanto sembrava. Da almeno due mattine a quella parte non faceva che portare scompiglio. L’unica nota positiva della giornata era che Malfoy non era sceso per la colazione, liberando Harry dalla sua fastidiosa presenza, oltre che dal rischio che si mettesse ad origliare.

 

- Tuo padre? – scandì di nuovo Hermione, tanto per essere sicura.

- Credo di sì. Chi altri poteva essere, la somiglianza era incredibile. -

- Ma hai detto che è un ragazzo, no? Che aveva pressappoco la tua età. -

- Sì, e allora? -

 

Hermione puntò l’indice destro contro il mento, e lo tamburellò. – Com’è possibile che tu abbia visto tuo padre da giovane? –

- Non lo so. – ammise Harry. – Ma non mi pare qualcosa di così assurdo. Ho visto delle fotografie, e l’ho persino visto nel Pensatoio di Piton tempo fa, non ti ricordi? -

- Uhm, d’accordo. – concesse Hermione. – Ma ad ogni modo c’è qualcosa di strano. -

 

Aveva perfettamente ragione. Dopo essersi riaddormentato, Harry era piombato nuovamente nel medesimo sogno. Con lo stesso copione e gli stessi, deludenti risultati. Era inquietante il ripetersi ossessivo di quelle visioni, anche se due sole notti erano troppo poche per dichiararsi allarmati.

 

- Ogni volta che lo sogno, è più vicino. – considerò. – Ma se cerco di parlargli lui non mi risponde. Continua semplicemente a chiedermi di aiutarlo, ma come faccio, se non so nemmeno che cosa vuole? -

- Le persone morte non chiedono aiuto, Harry. – disse Hermione, con una sicurezza e una schiettezza che fecero rabbrividire i suoi amici.

 

Harry la vide quasi subito arrossire per il disagio, ma dentro di sé sapeva di non poterla contraddire. I morti non hanno bisogno di aiuto, questo era poco ma sicuro.

 

- Già. – le venne incontro, accordandole implicitamente il suo perdono per quella frase. – Ma allora che cosa credi che sia? -

- Non ne ho idea. – ammise lei. – Però non mi sembra una cosa da sottovalutare. Soprattutto visto che i tuoi sogni non ci hanno mai traditi. -

- Credi che sia qualcosa che ha a che fare con… con Voldemort? – azzardò Ron facendo una vocetta sottile sottile.

 

Hermione serrò le labbra, ma il suo silenzio non aveva bisogno di ulteriori considerazioni. Distolse lo sguardo, prima di riprendere a parlare.

 

- Ad ogni modo, è troppo presto per saltare a delle conclusioni. Forse ci stiamo allarmando per niente, però è meglio tenersi pronti ad ogni evenienza. -

- Che cosa significa “per ogni evenienza”? -

 

Di nuovo silenzio. Rotto dopo un sorso di succo d’arancia, da una frase che aveva un ché di stentoreo. – Per il momento non possiamo far altro che stare a vedere. -

 

*          *          *

 

La sera successiva, Harry andò a dormire con una consapevolezza inedita.

Tutto ciò che lui, Hermione e Ron avevano congetturato durante l’intera giornata appena trascorsa non li aveva portati da nessuna parte, ma per lo meno lo aveva reso certo che la questione non andasse presa sottogamba.

 

Non che lui avesse mai preso sottogamba i suoi sogni. Ma in passato, le cose stavano diversamente, e le sue visioni oniriche erano sempre stati degli indizi più o meno chiari, più o meno importanti, circa quella che lui, per anni interi, aveva considerato la sua grande missione.

 

Ora che però questa missione era stata compiuta, che Voldemort era stato sconfitto, e che tutto era tornato alla normalità, che senso aveva pensare che qualcosa, dentro la sua testa, mantenesse un legame con il passato? Con chi, poi? E perché mai suo padre avrebbe dovuto aver bisogno del suo aiuto?

 

Non una di queste domande aveva ancora uno straccio di risposta, ma se Ron ci aveva visto giusto, se veramente tutta questa faccenda aveva a che fare con Voldemort, allora bisognava tenersi pronti ad agire. A cominciare da quel momento, visto che l’unico che poteva sperare di venire a capo del mistero era lui, che per il momento poteva solo sforzarsi di chiudere gli occhi e sperare di addormentarsi in fretta, per ripiombare in quel sogno.

 

 

 

 

 

ANGOLINO!

 

Grazie infinite per l’accoglienza, sono veramente felice!

Innanzitutto, devo dirlo, perché oltre ai nomi che definire “soliti” mi riempie di gioia, perché sono quelli che leggo da tanto tempo, e che ogni volta mi stupisco e mi commuovo di rivedere, ho visto anche molti nomi nuovi. Che siate lettori nuovi di zecca, o che vi siate decisi a farvi avanti solo ora, vi ringrazio in ogni caso, mi fate davvero felice!

 

Scusate se non rispondo a ciascuno, ma le domande che mi avete posto per ora non possono avere risposta, mi spiace! Nemmeno quelle sulla durata della fic. Ho buttato giù un’ossatura dei capitoli, quindi una mezza idea ce l’ho, ma per ora non mi sbilancio a darvi notizie, perché sono ancora alle prese con numerosi punti interrogativi, e non vorrei deludervi sparando un numero troppo alto che poi sarebbe destinato a contrarsi.

Soprattutto considerando il fatto che la nascita e lo sviluppo di alcuni capitoli dipenderà in gran parte dalle reazioni che riceverò da voi. Essendo, come ho già detto, un lavoro a cui tengo moltissimo, non voglio renderlo pesante, perciò se vedrò che vi annoierete taglierò delle parti e andrò più spedita.

  
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