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Autore: anneboleyn94    17/06/2013    7 recensioni
Quando Harry Potter scompare all'età di sette anni, l'intero mondo magico si affanna per cercarlo e portarlo in salvo, ma alla fine anche Silente è costretto ad arrendersi all'evidenza: Il Bambino che è Sopravvissuto è perduto per sempre...
O forse no?
All'insaputa di tutti, Harry arriva ad Hogwarts per il suo primo anno sicuro del suo talento e delle sue ambizioni, ma ha ancora tanto da imparare sul mondo dei maghi, e la Guerra nonostante tutto incombe.
E questa volta potrebbero non essere solo i maghi a scendere in campo.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Severus Piton, Tom Riddle/Voldermort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Questa è la prima storia che pubblico su questo sito, nonché la prima che sono determinata a concludere. Io leggo più che altro storie in inglese, perchè apprezzo particolarmente le storie in cui Harry combatte con il lato oscuro, e mi sembra che nel fandom italiano non ce ne siano molte. Questa fanfiction quindi è un esperimento, ho deciso di buttar giù alcune idee che avevevo in testa da anni, partendo da una domanda: Cosa sarebbe successo se Harry fosse cresciuto lontano dai Dursley, ma anche dall'ala di Silente e della luce?  Probabilmente diventerà una slash, ma considerato che all'inizio ha sette anni ci vorrà moooolto tempo prima che emerga un pairing. I primi capitoli sono già scritti, li devo solo battere, quindi aggiornerò regolarmente. Spero che la storia vi piaccia e mi farebbe molto piacere leggere i vostri commenti. Un bacio 






Prologo

Nonostante lo Statuto di Segretezza sia entrato in vigore solo dal 1692, già secoli prima una larga parte della comunità babbana si sforzava di ignorare l’esistenza della sua controparte magica. Filosofi, letterati e scienziati di tutte le epoche hanno elaborato una visione del mondo, della natura umana e delle leggi dell’universo basata sull’arrogante e ottusa convinzione che gli unici esseri senzienti che camminino sul globo terrestre siano gli esseri umani. 
La filosofia babbana, per quanto affascinante, è incapacitata a cogliere l’essenza della realtà perché ne rinnega una parte. Il mondo, contrariamente a quanto creduto dai babbani, non è popolato di soli uomini. Razze ben più antiche e nobili condividono con noi la residenza in questo insignificante pianeta ai margini dell’universo. Diversi maghi di tutte le epoche si sono occupati del problema della convivenza tra le diverse razze. 
L’emanazione di leggi discriminatorie tese ad affermare la superiorità dei maghi sulle altre creature magiche è da sempre causa di tensioni e conflitti.  Nel 1814 Grogan Stump creò la divisione tra Esseri e Bestie valida a tutt’oggi, che stabilisce che “un essere è ogni creatura che ha abbastanza intelligenza da capire le leggi della comunità magica e da assumersi le proprie responsabilità modellate da quelle stesse leggi.”  Eppure, le stesse leggi non valgono per i maghi e gli ibridi, ad esempio i goblin e gli elfi domestici non hanno il diritto di possedere e utilizzare una bacchetta. Il mondo magico diventa sempre più intollerante: se i maghi non prenderanno al più presto consapevolezza della dignità e forze delle altre razze, non ci sarà mai pace.

L’uomo camminava spedito, guardandosi intorno nervosamente e tenendo la mano nella tasca destra, strettamente serrata attorno alla bacchetta, ma non l’avrebbe tirata fuori, non ancora. Meglio non mostrare quanto la situazione lo rendesse inquieto. Arrivato al punto d’incontro, controllò la zona con disgusto. Il suo contatto aveva insistito per vedersi nel cuore della Londra babbana, in un piccolo parcheggio privato. Fortunatamente, a quell’ora della notte non ci sarebbero stati babbani. 

Un leggero rumore distolse il mago dai suoi pensieri. Si guardò intorno, tirando fuori la bacchetta. «Fatti vedere» sibilò tra i denti, conscio che non ci fosse alcun bisogno di urlare. Un rumore alla sua destra, un’ombra dietro di lui, le luci del parcheggio si spensero, e poi finalmente il silenzio. Imprecando fra i denti l’uomo mormorò «lumos».  

Finalmente, il suo contatto si fece vedere. La luce fioca della bacchetta illuminò un profilo alto, coperto interamente da un mantello.  «L’hai portata?» chiese la figura con voce profonda.
«Non erano questi i patti» rispose il mago cercando di non far trapelare alcun nervosismo, «l’avrai dopo che avrai portato a termine l’incarico».
«Non posso farlo senza la gemma.»
«Pensi che te la dia senza alcuna garanzia? Non sono un idiota, cosa mi assicura che una volta ottenuto quello che vuoi non mi ucciderai? No, avrai la gemma a lavoro concluso.»
L’individuo rimase silenzioso per qualche istante, tanto che il mago si chiese se non stesse pensando di attaccarlo, infine sospirò.
«Hai la mia parola umano, prenderò il bambino. Ma solo se mi consegnerai la gemma ora. So che ce l’hai con te, posso sentirla. Queste sono le mie condizioni: puoi accettare o lasciare che la prenda dal tuo cadavere. Per me non fa differenza.»

L’uomo sentì montare la paura. Considerò le sue possibilità. Per quanto odiasse ammetterlo, se si fosse giunti a uno scontro, avrebbe avuto ben poche chance di uscire da quel sudicio buco babbano vivo. D’altro canto, c’erano buone probabilità che una volta presa la gemma l’essere lo attaccasse comunque. Però conosceva i rischi sin da quando aveva ideato il piano, ed era tardi per farsi venire dei ripensamenti. Cautamente, tirò fuori dalla tasca una chiave minuscola e, sentendo su di se lo sguardo della creatura, la trasfigurò in una lunga collana. Una leggera folata di vento e la catena scomparve dalle sue mani. Le luci si riaccesero, illuminando il parcheggio vuoto.
«E il patto?» urlò il mago.
Non ci fu risposta.

Albus Silente stava seduto nel suo ufficio, succhiando lentamente una caramella al limone, e nel frattempo guardava di sfuggita la montagna di carte che occupavano la sua scrivania. La parte più pesante del suo lavoro era sicuramente ritrovarsi ogni estate a sostenere colloqui e leggere curricula di aspiranti insegnanti di difesa contro le arti oscure. Curricula che, a dirla tutta, diventavano più esigui di anno in anno, via via che la voce della maledizione sulla cattedra si diffondeva. L’ultimo insegnante che avevano avuto, la professoressa Orchard, aveva dovuto rassegnare le dimissioni a causa della perdita della gamba destra. Le circostanze dell’incidente erano ancora poco chiare, anche se a detta degli alunni il tragico evento era avvenuto durante una delle incursioni della professoressa nella foresta alla ricerca di non meglio specificati funghetti.
Silente sospirò. Peccato, peccato davvero. La professoressa era estremamente benvoluta dai suoi studenti.
Le sue riflessioni vennero però interrotte dal suono di un allarme. Un rapido controllo ai suoi strumenti fu sufficiente per identificare il problema. Le barriere di Privet Drive.

 Harry. 

Il sangue del mago si ghiacciò. Se fosse successo qualcosa a Harry Potter…no, non poteva nemmeno pensarci. Chiamò Fanny e si precipitò a Little Whinging.
 La casa sembrava perfettamente in ordine, ma un rapido controllo mostrò che le barriere erano cadute. Senza disturbarsi a bussare, il mago entrò nell’abitazione dei Dursley. All’interno la casa era perfettamente pulita e denotava una cura quasi maniacale. Il silenzio era opprimente. Lanciò un humanis revelio non verbale, da cui risultò che non c’era anima viva in casa.

Giunto al piano di sopra, aprì la prima porta che gli si presentò davanti; si ritrovò in una camera di grandi dimensioni, piena zeppa di giocattoli e altre diavolerie babbane. Al centro della stanza, un bambino di circa sette anni sembrava dormire, ma il preside sapeva che non era così. La causa del decesso era sicuramente un avada kedavra. Nella stanza accanto, Silente trovò i corpi dei due coniugi Dursley. Del piccolo Harry non c’era traccia. 

Dopo aver ispezionato tutta la casa alla ricerca d’indizi inesistenti, Silente fece ritorno ad Hogwarts e si buttò a sedere alla sua scrivania. Per una volta, il suo incredibile cervello non era in grado di partorire una sola idea, un singolo piano d’azione, al punto che il mago considerò l’ipotesi di essere sotto stato di shock. Non era possibile, non era semplicemente possibile. Il suo piano più brillante! Anni di lavoro buttati in fumo. Qualcuno era riuscito a trovare una falla nelle barriere più potenti mai create.
 La domanda era: chi?

  
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