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Autore: Jane Ale    29/08/2013    4 recensioni
[Prima storia della serie "Il ciclo di Caterina", ma può essere letta indipendentemente dalle altre storie.]
Caterina e Alessandro sono migliori amici, eppure non riescono ad andare d'accordo per più di qualche minuto. Ma poi Caterina capisce di essere innamorata di Alessandro e tutto si complica. Perché lui è stronzo, ma non ne è consapevole; lei, invece, è isterica, ma non sa come smettere.
Il solito vecchio cliché? Probabilmente (no).
Dalla storia:
-L'avevo capito. Di piacerti, intendo.-
Annuii. -Era piuttosto evidente.-
Si passò le mani sul viso, poi mi fissò di nuovo. -Cate, io mi sento molto attratto da te, non posso negarlo..-
A quelle parole avvampai, ma cercai di restare distaccata. -Ma?- gli chiesi.
-Ma al tempo stesso non riesco a provare quei sentimenti che vorrei. Ti voglio un mondo di bene, ma..-
Ma non sei innamorato di me, conlusi per lui nella mia mente.
Raccolsi tutto il coraggio che avevo e sorrisi. -Non preoccuparti, Ale, non importa. Non è successo niente.-
-Cate, ascoltami.-
-No, va bene così, nessuno si è fatto male.- Sorrisi ancora.
-Tu sì.- disse con semplicità. Ed era vero, io mi ero fatta molto male, più di quello che credevo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il ciclo di Caterina'
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Capitolo 14
Tentazione o tentativo?






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Erano le quattro di pomeriggio e ancora non avevo aperto libro. Dovevo studiare pagine su pagine per il giorno successivo, ma la mia mente non riusciva a concentrarsi. Era passato qualche giorno da quando Marica aveva trovato me ed Alessandro impegnati a cercare di baciarci; mi ero sentita così in imbarazzo quando ci aveva interrotti, ma col senno di poi avevo capito di esserle veramente grata. La odiavo ancora, certo, ma quello che mi aveva raccontato l'aveva resa più normale ai miei occhi e il fatto che avesse impedito alla mia esistenza di incasinarsi più di così non era da sottovalutare. Ed era proprio per quel motivo che, dopo aver cominciato ad accennare un saluto verso Marica, avevo anche cominciato ad evitare Alessandro.
Non sapevo perché lo stessi facendo, forse una vera ragione non c'era, ma ero più che sicura che se l'avessi evitato anche i problemi sarebbero spariti. Ero idiota, sì. Ero un'idiota impaurita a cui piaceva creare problemi e poi scappare. Prima o poi avrei dovuto affrontarlo, era impossibile che Alessandro non volesse chiarimenti sul mio comportamento, già il fatto che mi avesse lasciata sola per qualche giorno era molto strano.
Sbuffai e mi alzai dal letto per costringermi a studiare almeno un po'. Presi il libro di storia e controllai le pagine che dovevo studiare, erano almeno trenta. Cominciai a leggere sottolineando con il lapis i fatti che ritenevo più importanti per cercare di memorizzarli. Ero alla sesta pagina quando mia madre entrò nella mia stanza senza bussare. Menomale avevo un libro davanti.
-Mamma, dovresti bussare.- le dissi.
-Sì, certo tesoro, la prossima volta cercherò di ricordarlo.- mi rispose ironica.
-Che c'è mamma?- le chiesi continuando a fissare il libro per mostrarmi interessata ai compiti.
-Come sta Alessandro?- mi domandò con tono vago mentre si sedeva sul mio letto.
Naturalmente non potei fare a meno di arrossire e far cadere il lapis sentendo il suo nome. La discrezione in persona, ecco cos'ero.
-Bene, perché me lo chiedi?- risposi con finto tono disinteressato.
-L'ho incontrato poco fa in centro, stava andando a comprare una ricarica per il cellulare e mi è sembrato che mi stesse evitando. L'ho chiamato per salutarlo e sentire come stava, gli ho detto che era tanto che non ti veniva a trovare e lo sai cosa mi ha risposto?- Tono vago troppo accentuato. Scossi la testa perché non riuscivo a parlare. Avevo paura di quello che stavo per sentire.
-Mi ha detto: "Lo chieda a sua figlia. A quanto pare sono diventato trasparente." Cosa sta succedendo Caterina?- Adesso il finto tono vago era scomparso, aveva lasciato il posto all'investigatore che viveva dentro il corpo di mia madre.
-Niente.- le risposi secca.
-Non raccontarmi bugie, Cate. Sono tua mamma, lo so quando menti.-
Avevo sempre odiato il fatto che mia madre fosse così legata ad Alessandro, potevo capire che gli fosse grata per essermi sempre stato accanto da quando ci eravamo conosciuti, ma non sopportavo il fatto che lo difendesse senza neppure sapere quello che stava succedendo tra noi. Ero io sua figlia, non lui!
-Se sei mia madre perché prendi le sue parti?- le chiesi acida.
-Non sto prendendo le parti di nessuno, vorrei solo sapere cosa è successo. Non avevo mai sentito Alessandro parlare così. Avete litigato?- mi domandò.
-No.-
-Avete discusso, allora? Ogni tanto è normale avere degli scontri, opinioni contrastanti.-
-No, non abbiamo discusso.-
-Allora cosa è successo? Ti ha tratt..-
Non la feci neppure finire, le parole vennero fuori da sole. -Ci siamo baciati, va bene?- Forse avevo urlato.
Guardai mia madre. -Ah.- fu tutto quello che mi disse.
-Già, proprio "ah", è la risposta giusta mamma.-
-No, tesoro, non volevo offenderti, sono solo..sorpresa, ecco.-
-Non dirlo a me.- le dissi accenando una risatina nervosa.
-Quando è successo?-
-La sera del compleanno di Emanuele. E sarebbe successo anche il giorno successivo e qualche mattina fa, ma gli dei sono intervenuti.- le dissi.
-Gli dei?- mi chiese perplessa.
-Sì, quello stronzo di Zeus e prole.-
-Certo.- mi disse lanciandomi un'occhiata divertita. -E perché Zeus sarebbe uno stronzo?-
-Quale essere maschilista ed incestuoso con una famiglia invidiata anche dai protagonisti di Beautiful non dovrebbe essere definito tale?-

Avevo appena finito di cenare insieme a mia madre e mi ero già seduta alla mia scrivania per continuare a studiare, quando il campanello suonò. Qualche secondo dopo mi sentii chiamare.
-Cate, scendi, è per te.- mi urlò mia madre. Chi cavolo era a quell'ora?
Quando arrivai di fronte alla porta mi bloccai. Ovviamente. La mia vita romanzata seguiva sempre le orme dei grandi classici se non si parlava di happy ending.
-Cosa ci fai qui?- gli chiesi.
-Dobbiamo parlare.- mi rispose secco.
-E non potevi aspettare domattina, Alessandro?-
-No, non potevo, Caterina.- rispose marcando il mio nome come avevo fatto io con il suo.
-Vi lascio soli.- ci disse mia madre.
-Non importa, andiamo a fare un giro.- disse Alessandro prima che potessi rispondere.
-Va bene, state attenti.- disse lei prima di tornare in salotto.
-Chi ti ha detto che voglia venire a fare un giro con te?- gli chiesi arrabbiata.
-Me lo devi, sono giorni che mi eviti.- In effetti...
-Devo studiare.- dissi decisa. Sollevò un sopracciglio. -Va bene, ma devo tornare presto.- acconsentii.
Mi infilai le scarpe, presi una felpa e lo seguii verso la sua auto. Un brivido mi salì lungo la schiena al ricordo dell'ultima volta che eravamo chiusi in quell'abitacolo insieme e deglutii rumorosamente, ma sperai che non se ne accorgesse.
-Allora, di cosa volevi parlarmi?- gli chiesi cercando di sembrare tranquilla.
-Ma non so..sono giorni che mi eviti, se per caso ci troviamo nello stesso posto te ne vai, non mi guardi mai negli occhi, secondo te di cosa voglio parlare? Del tempo?-
Aveva tutte le ragioni del mondo, la mia domanda era stata stupida, il mio comportamento era stato stupido. Insomma ero una scema a giro per il mondo.
-Hai ragione.- dissi flebilmente.
-Puoi spiegarmi il perché di questo tuo comportamento?- mi chiese con un po' più di calma.
Lo fissai alcuni secondi prima di parlare. -Pensavo che se ti avessi evitato sarei stata lontana dai casini per un po'.- ammisi.
-L'hai presa seriamente la storia della "genesi dei tuoi casini", eh?- domandò accennando un sorriso.
Arrossii. -No, cioè non è poi così sbagliata. In fin dei conti le ultime volte in cui siamo rimasti soli ci siamo..insomma non siamo più riusciti a parlare e basta, quindi ho pensato che se mi fossi allontanata non ci saremmo più trovati in quella situazione.- dissi sinceramente.
-In effetti è così. Dunque vuoi continuare ad evitarmi per sempre?- chiese.
-No, però finché non ti passerà questa attrazione cercherò di stare più distante. Per il bene di entrambi.-
-E se non mi passasse?- Sembrava davvero preoccupato, ma non ero sicura che fosse sincero.
-Ti passerà. Guarda la tua cotta per Lilian com'è passata velocemente, qualche settimana fa ti sarebbe sembrato impossibile.- gli dissi.
Non mi rispose subito, per un momento pensai che volesse dirmi che in realtà a lui Lilian piaceva davvero e che io ero solo una meteora, il giocattolo del momento. In effetti lo ero, ma speravo che Lilian, almeno, fosse scomparsa dai suoi pensieri.
-Si, ma solo perché ho capito che non mi importava poi così tanto di lei. Non quanto te almeno.-
A quelle parole morii. La testa mi girava vorticosamente, il cuore batteva così forte che lo sentivo rimbombare negli orecchi, le mani era sudatissime. Lo aveva detto davvero, non me l'ero sognato.
-O-oh!- fu tutto ciò che riuscii a balbettare, ma la sua occhiata strana mi fece riprendere. -Visto? Quindi è solo questione di tempo, ti passerà e così torneremo ad essere amici.- conclusi con un sorriso tirato.
-Ma ti senti quando parli Caterina? Che cavolate stai dicendo? Ti ho appena detto che mi sono accorto di tenere tanto a te, che non so se riuscirò a farcela e tu mi dici che prima o poi mi passerà. Invece no, non smetterò di pensare a te, perché ti voglio!- disse quasi urlando.
Nonostante il mio cervello tentasse di liberarsi per darsi alla fuga, riuscii a rispondere in maniera coerente. -Quello che vuoi è il mio corpo.-
-Può darsi, ma non posso saperlo. Non riesco a capirlo e sicuramente non è allontanandoti che risolveresti il problema.- concluse deciso.
-Quindi, secondo te, l'unica soluzione è provarci?- domandai sentendomi soffocare.
-Esatto.- E lì esplosi.
-Esatto un cazzo, Alessandro! Ora te lo chiedo io, cosa diavolo hai nella testa? Mi stai chiedendo di provare a essere qualcosa più che amici solo per vedere se quella che provi per me è pura attrazione fisica o se, forse, potrebbe esserci qualcosa di più! Te ne rendi conto? Non solo sai che tengo a te come a nessun altro, ma sai benissimo che sono innamorata di te dall'inizio dei tempi, eppure hai il coraggio di chiedermi queste cose. Sei tutto matto!-
Ero quasi orgogliosa di me, gli avevo detto tutto quello che pensavo e non mi ero fatta sottomettere, fin quando mi accorsi di un piccolo e fin troppo rilevante dettaglio: avevo appena ammesso di essermi innamorata di lui! Certo, sapeva di piacermi, ma sicuramente non pensava che fossi a quel livello. Quando me ne accorsi, però, era troppo tardi. Lo guardai e vidi i suoi occhi spalancati per lo stupore.
-Cate..tu sei..-
Non lo lasciai terminare. -Lascia stare Alessandro, ho fatto l'ennesima cazzata. L'avevo detto che non dovevo scendere, perché non mi ascolto mai?-
Scesi velocemente dall'auto imprecando, brontolando e insultandomi come facevo quando ero arrabbiata. Troppo presa dal mio sproloquio non mi accorsi che anche lui era sceso e mi aveva seguita. Mi afferrò per le spalle e mi voltò. Non ebbi il tempo di realizzare perché le sue labbra erano già sulle mie. La mia mente pregò il mio corpo di spingerlo via, di ribellarsi, ma quella volta non lo fece. Anzi, le mie mani si aggrapparono forte alla sua maglietta e lo avvicinarono mentre mi alzavo sulle punte per raggiungerlo meglio. Posò le sue mani sui miei fianchi mentre la sua lingua si faceva spazio nella mia bocca per trovare la mia. Era un bacio vorace, agitato, frenetico. Non c'era niente di romantico, dolce o vagamente pacato nel modo in cui mi trascinò verso la sua auto per farmici appoggiare mentre faceva vagare le sue mani sulla mia pancia sotto la maglietta. Non so per quanto tempo restammo appigliati l'uno all'altra intenti a baciarci con frenesia. Fu lui a staccarsi per primo: appoggiò la sua fronte contro la mia e sussurrò qualcosa, ma non capii subito.
-Cosa?- gli chiesi ancora con il respiro corto.
-Ho detto "proviamoci". Ti prego.- mi disse guardandomi dritta negli occhi.
Non c'erano presupposti a favore di una possibile relazione tra di noi, non c'erano presagi positivi, anzi sembrava che tutto dovesse andare irrimediabilmente male, ma in quel momento non potei fare altro che fregarmene.
Pregai che andasse tutto bene, almeno per quella volta, e feci l'unica cosa che volevo fare.
Annuii.








Note dell'autrice:

Salve a tutti! :)
Inizio col dire che scrivere questo capitolo mi è risultato un po' difficile perché alcuni ricordi facevano male e non sono pienamente soddisfatta di quello che è venuto fuori, ma spero che apprezzerete o che almeno mi farete sapere cosa ne pensate.

Ringrazio tutti coloro che hanno messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate e, ovviamente, coloro che hanno recensito. Mi rendete sempre così felice e vi ringrazio per essere sempre presenti. <3

Alla prossima!
Un bacione,
Jane
  
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