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Autore: _keys_    04/09/2013    6 recensioni
Seqel di “Amore Proibito”. Se volete leggere, vi consiglio di leggere prima la storia precedente per capire meglio!
-“Come stai?”- mi chiese Liam.
Ogni tanto era bello fare chiacchiere tra uomini.
-“Sto bene, ovvio. Solo che la ragazza che amo non sa più chi sono!”- dissi io ironico.
-“Cosa intendi fare?”- mi chiese.
-“Non lascerò che non si ricordi di me!”-.
-“E quindi?”- chiese ancora.
-“Quindi la farò innamorare di me! Le farò ricordare in qualche modo che lei mi amava!”-.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed ero sempre il solito coglione. Dovevo dirle la verità la sera prima, e invece la avevo allontanata di me. Mi stavo facendo male da sola, e con quel comportamento da perfetto idiota, non avrei migliorato di certo le cose. Ma chi volevo prendere in giro?
Non sarei riuscito mai a farle tornare la memoria, tanto meno farla innamorare di nuovo di me. E non potevo vantarmi sicuramente di aver lottato come si deve. Mi stavo arrendendo ed era quello che volevo fare, si arrendermi. Perché tanto era inutile combattere sapendo già dall’inizio che la fine sarebbe stata deludente. Era inutile partire per una corsa con l’obiettivo di vincere, per poi invece perdere tutto. E persa Phoebe, non mi rimaneva nient’altro.
 
 
Era lunedì.
Una nuova settimana aveva inizio, e allora più che mai, ero convinto di andare al college. Ma stavolta per mollare tutto. Stavo lasciando anche quello, lo studio in quella facoltà non aveva più senso, non avevo lo stesso entusiasmo di prima, non davo più regolarmente gli esami, e non mi interessava più niente continuare la facoltà che non mi piaceva. Volevo studiare a medicina, volevo aiutare le persone, volevo specializzarmi in qualcosa, volevo aiutare i parenti delle persone che stavano male, dirgli che sarebbe andato tutto per il meglio, e che il paziente sarebbe guarito velocemente. Volevo che non buttassero la loro speranza nel vedere i loro familiari guarire molto più velocemente di quanto si aspettassero. Volevo che non si deprimessero e che non perdessero le speranze, nonostante io, non sarei stato un giusto esempio. Stavo lasciando andare tutto. Avevo bisogno di una pausa, di una vera e propria, un pausa per riflettere e pensare al futuro.
Così, alle otto, ero al college per dimettermi.
Non fu un’impresa facile. Compilai e firmai così tanti moduli, che quasi avevo dimenticato il mio nome. La segretaria mi ripeté più volte:-“Ne è sicuro?”-. e io con decisione e sfrontatezza gli rispondevo che ero sicura più che mai.
Poi tornai in macchina al parcheggio del college, e chiusi gli occhi, respirando l’aria di una persona finalmente libera, sebbene non contenta.
A distogliermi dai miei pensieri fu la chiamata da parte di Mary. Eccola quella stronza.
-“Pronto?”- risposi freddamente.
-“Ma che diavolo stai facendo? Pronto? Non vuoi più far tornare la memoria a Phoebe?”-.
Io non risposi. Che faccia tosta che aveva.
-“Ieri tornate a casa mi ha raccontato che è stata bene con te per tutta la serata, ma che poi glie l’hai rovinata. Sai cosa fa stasera? Esce con Jason. Ma che cazzo ti è preso? Che stai combinando?”- mi disse urlando.
-“E tu invece che cazzate mi stai raccontando? Smettila di raccontarmi balle, so benissimo che Phoebe non sa tutta la verità. Ci ho parlato ieri. Sai che cosa mi ha risposto quando le ho chiesto “Che cosa ti ha detto Mary della nostra relazione a Londra? Eh? Sai cosa mi ha risposto? “Come relazione a Londra? Mi hai detto una montagna di stronzate. Tu non le hai raccontato proprio niente. E poi l’altra balla di dirle che i suoi genitori c’erano sempre stati per lei. Sono curioso di sapere che cosa le hai risposto quando sicuramente ti ha chiesto dove erano in quel momento! A me non mi prendi in giro Mary, non sono così fesso. Non mi prendi in giro, non me. Ora ho altro da sbrigare, ciao!”- dissi urlando in risposta e concludendo la chiamata.
E che cazzo. Un po’ di sfogo era finalmente arrivato!
Mary provò a chiamarmi svariate volte, ma io, immancabilmente, le attaccavo. Non avevo voglia di sentirla, non volevo sentire nessuno, volevo rimanere solo, con la mia depressione.
Non sapendo che fare decisi di tornare a casa. Mia madre era tornata. Sbattei con non curanza la porta d’entrata, facendo vibrare la casa intera e far sussultare mia madre intenta a leggere una rivista.
-“Hai intenzione di far saltare tutto in aria?”- chiese impaurita.
Cominciai a prendere a calci tutto e a buttare i piatti a terra. Ero arrabbiato, deluso, triste, amareggiato, e volevo sfogarmi, volevo rompere tutto.
-“Zayn, Zayn calmati!”- disse allarmata mia madre implorandomi di star fermo.
-“No, vaffanculo a tutto”- le risposi buttando anche i bicchieri.
-“Non ti rimarrà più niente per la casa”-.
-“Sono già senza niente”- continuai-“Senza Phoebe sono gia solo”- dissi andando in camera e buttando a terra gli oggetti della camera.
-“Zayn, sei fuori di senno, calmati”-.
-“Vaffanculo anche a te”- dissi a mia madre.
Rimase immobile con le lacrime. Non le avevo mai detto una cosa del genere.
-“Sai cosa ti dico Zayn? Distruggi pure tutta la tua casa, a me non me ne importa niente”- disse andando nella sua camera.
Coglione, di nuovo. Le corsi dietro, e potei vedere che stava preparando la valigia.
Ormai mi ero calmato.
-“Mamma cosa fai?”- chiesi tra le lacrime.
-“A cercare mio figlio”-.
-“Cosa vuoi dire?”-.
-“Che non è più quello che ho davanti agli occhi”-.
Scroccai in un pianto continuo sedendomi a terra e a battere i pugni sulla moquette.
Mia madre mi guardava spaventata. Non avevo mai fatto una cosa del genere, e mi stupivo anche io di me stesso.
-“Zayn, calmati ora!”- disse accucciandosi verso di me stringendomi a se.
-“Io … non posso vivere senza lei mamma … io la voglio indietro”-dissi piangendo tra le braccia di mia madre.
-“Zayn io sono qui ad aiutarti. Se vuoi mi trasferisco qui e rimango con te”-.
-“No non è giusto, tu devi tornare a Londra, perché è li che c’è la tua vita!”- dissi guardandola in viso, che era bagnato.
-“Ok, ma ti aiuterò!”-.
-“Cosa devo fare, io non posso dimenticarla, nemmeno se lo volessi con tutto me stesso!”-.
-“Dov’è ora?”-.
-“Chi?”- chiesi confuso.
-“Come chi Zayn?”- domandò di rimando sorridendo-“Dov’è ora Phoebe?”-.
-“Sarà a casa sua, stasera deve uscire con un ragazzo!”- le confessai.
-“La ami tanto da non poterne fare a meno, la ami così tanto da sentirti perso se non la guardi negli occhi?”-.
-“Si mamma!”- dissi annuendo.
-“E allora che cosa stai aspettando? Va da lei … lavati il viso e vai da lei, e falle ricordare chi sei. Non puoi mollare ancor prima di provarci”-.
Aveva ragione. Cosa mi stava succedendo? Non potevo rimanere in quello stato, io avevo bisogno di Phoebe, del suo sorriso, del suo sguardo amorevole, e del suo amore dolce e comprensivo. Non potevo fare a meno di tutto quello. Il ricordo di lei, avrebbe risuonato per sempre nel mio cuore, e quando ci avrei ripensato, mi sarei pentito di non averci provato. Il ricordo di lei era troppo forte. E avevo deciso di rianimarlo. O almeno provare a rianimarlo.
Baciai mia madre su una guancia, la ringraziai, mi lavai il viso, e corsi a casa di Liam.
 
 
-“Cos’hai Phoebe?”- gli chiesi vedendola in lacrime sulla porta.
Non mi rispose.
-“Cos’hai?”- ripetei allarmato.
-“Dov’è Liam?”-.
Non mi rispose.
-“Phoebeeee!”- gli urlai.
-“Dov’è Mary?”- urlai ancora.
Non mi rispondeva, le sue lacrime le rigavano il volto e io non sapevo cosa fare.
-“Phoebe ti prego rispondimi!”- la implorai.
 -“Cosa ti è successo Phoebe”- continuai a gridarle.
-“St.. o … be… ne…”- rispose.
-“No, tu non stai bene … cos’hai?”- continuai.
-“Non potresti capirmi…”- disse lei.
-“Posso e come Phoebe … dimmi cos’hai!”-.
Lei spalancò la porta facendomi cenno di entrare.
-“Ecco …”- disse porgendomi una lettera.
Era una lettera delle federazione americana di ginnastica ritmica.
La lessi velocemente.
C’era scritta una frase in grassetto “Pertanto, viste le sue condizioni fisiche, non è stata accettata nella squadra nazionale Americana”.
Le rivolsi lo sguardo dopo aver letto tutte le parole.
Sprofondò di nuovo in un pianto ininterrotto, sedendosi sul divano e stringendosi il volto tra le mani.
-“Ci saranno altre occasioni, calmati”-.
-“No, vedi che non puoi capirmi, non potranno esserci altre possibilità, ormai la prossima convocazione è fra quattro anni, e io avrò ventidue anni, e sarò troppo grande per partecipare”- disse guardandomi profondamente.
Quegli occhi tristi, rendevano tristi i miei.
-“Potrai partecipare almeno a un mondiale in federazione!”- cercai di incoraggiarla.
-“No … sarò troppo vecchia per questo sport…”- disse leggendo di nuovo la lettera per poi gettarla in aria.
-“Troverai un altro modo per entrare so che puoi farcela!”-.
-“Come fai a dirlo, se non mi hai mai vista gareggiare!”- disse versando qualche altra lacrima.
Io ti ho vista, Phoebe!
Abbassai lo sguardo.
-“Se solo non avessi fatto l’incidente…”-.
Mi sentivo colpevole.
-“E tutto perché stavo venendo da te e nella tua stupida casa!”-.
-“Nella nostra casa…”- la corressi a bassa voce.
-“Cosa vuoi dire? E non rispondere niente, niente come l’altra volta!”- mi urlò.
-“L’avevo comprata per te quella casa!”- risposi di rimando.
Lei si ammutolì per un secondo.
-“Non importa, so solo che ho fatto l’incidente mentre venivo con te, ed è colpa tua se ho litigato con  mio padre, e sono sbandata…”- mi urlò ricominciando a piangere-“E’ tutta colpa tua …”- continuò.
Già, era tutta colpa mia.
-“Non ci credo che tu mi abbia aiutata a risolvere un problema, non ci credo proprio, tu mi hai solo rovinato la vita”- continuava ad incolparmi.
-“Lo so che è colpa mia… lo so…”- dissi alzandomi e andando verso la porta per andarmene.
-“Che problema mi hai aiutato a superare?”- chiese prima che io aprissi la porta per andarmene.
-“Non ti ho aiutata a fare niente … sono solo stato un problema per te…”- le risposi per poi aprire la porta e andarmene.
 
Ripresi la macchina. Non sapevo dove andare, non volevo tornare a casa.
Mary mi richiamò di nuovo.
Decisi di risponderle, però prima mi fermai.
-“Pronto?”- risposi con voce rotta.
-“Zayn, fammi spiegare. C’è una ragione!”-.
-“Dove sei?”- le chiesi.
-“A fare la spesa al solito negozio!”-.
-“Rimani lì. Ti raggiungo”-.
 
 
-“Allora? Mi vuoi spiegare?”- le chiesi seduti ad una panchina.
-“Non volevo che soffrisse”- disse.
-“Non mi hai detto niente così”-.
-“Al suo risveglio, era molto turbata, ed è per questo che le ho raccontato che aveva sbandato sul vialetto di casa sua. Poi però, continuava a chiedermi del violento, cioè di te, e così le raccontai che vi eravate conosciuti a Boston, e che tu le avevi chiesto di andare a vivere con le…”-.
-“Questo lo so, va avanti!”- la interruppi.
-“Lei ci ha creduto. Insomma, era già triste abbastanza, non volevo farla rattristare di più, dicendole che con i genitori non sono mai andati d’accordo, e che il padre le ha proibito di vederti, e che poi accorgendosi, che lo disubbidiva, ha deciso di portarla via da te. Sarebbe stato un duro colpo”-.
-“Non le hai nemmeno raccontato che l’ho aiutata con la sua anoressia!”- constatai.
-“No”-.
-“E non le hai nemmeno detto che avevo comprato la casa per lei”-.
-“No”-.
-“E non le hai nemmeno detto che l’ho sempre spronata nella ginnastica”-.
-“No…”- disse ancora-“Non volevo farla soffrire. In più lei non credeva di essere stata fidanzata con te, perché ti considera u..”-.
-“Un violento, si”- finii al posto suo.
-“Ma credo che debba sapere la verità”-.
-“Se la prenderebbe con me sicuramente, e sarà tutto per colpa tua. Sono stata a casa vostra questa mattina, l’ho trovata in lacrime. Non l’hanno accettata alla squadra nazionale per le sue condizioni fisiche, e mi ha dato la colpa … e io so di esserne colpevole!”- le raccontai.
-“A me dispiace tantissimo ma non sono stata capace di raccontarle tutta la verità. Combatte ancora con l’anoressia e non so come l’avrebbe presa dicendole che tu sei stato sempre presente per aiutarla. Ti odiava!”-.
-“Mi odia ancora!”- notai.
-“Senti … hai tutte le ragioni del mondo per essere arrabbiata con me … ma per favore … fai tornare la memoria a Phoebe! Ti prego! Trova il modo per non farla fidanzare con Jason, e falle ricordare chi sei! È importante!”-.
 
 
Sapendo le ragioni di Mary, cominciavo ad organizzare come far tornare la memoria a Phoebe. Mia madre e Mary avevano ragione. Non potevo rinunciare alla cosa più importante della mia vita. Avrei trovato il modo di farle ricordare di me, partendo dalle più piccole cose.
Il primo punto nella lista era: non farla uscire con Jason.
E non sapevo minimamente cosa fare.
 
 
Mentre mi spremevo le meningi per cercare una soluzione mi arrivò una chiamata di Mary.
-“Buone notizie!”- mi urlò all’orecchio.
-“Jason l’ha chiamata e le ha detto che non può andare all’appuntamento!”- urlò ancora.
Tirai un sospiro di sollievo.
-“Posso rilassarmi allora!”- risposi sollevato.
-“Rilassarti? È proprio il momento per darti una mossa invece! Devi occuparle la serata in un altro modo!”-.
-“Ma non vuole vedermi”-.
-“Che ne dici di cominciare a farla tornare la memoria?”-.
 
 
-“Che ci fai di nuovo qui?”- sbraitò Phoebe appena mi vide.
-“Sono venuto a trovare Liam!”-.
-“Beh entra pure e non farti vedere da me”- disse facendomi entrare.
Salutai Liam e poi Mary.
Poi Phoebe ci raggiunse in salotto. Stava scrivendo qualcosa al computer.
-“Cosa stai scrivendo?”- chiesi incuriosito.
-“Fatti gli affari tuoi!”- mi rispose stizzita.
Buttai l’occhio sul titolo: curriculum.
Voleva cercare lavoro!
-“Stai scrivendo un curriculum!”- esclamai.
-“Neanche in casa mia si può avere un po’ di privacy?”- disse arrabbiata chiudendo il portatile e salire le scale.
-“Sono sempre un’idiota”- dissi rivolgendomi a Liam.
-“Dalle tempo”- mi spronò.
Mary era seduta sul divano e si accarezzava il pancione.
-“Mancano solo tre mesi bambino mio”- sussurrò.
Liam la guardò amorevolmente.
Quei due erano davvero innamorati e io volevo che fosse lo stesso con Phoebe.
Dopo un attimo scese Phoebe in lacrime.
Mary le andò in contro e la abbracciò dicendole di calmarsi. Cosa era successo ora?
-“Che è successo?”- le chiese Mary accarezzandole la schiena.
-“Non ricordo più l’esito della gara che ho fatto per qualificarmi in nazionale”-.
-“Cosa devi farci?”- chiese Liam.
-“Devo scriverlo sul curriculum … non ricordo il punteggio, non ricordo la qualificazione … ti prego aiutami”- disse ancora piangendo.
Ero preoccupato. Perché non ricordava nemmeno la gara?
-“Ti prego Mary, domani voglio andare da uno psicologo … deve aiutarmi a ricordare…”- disse tra i singhiozzi.
-“Io non credo che serva uno psicologo …. Zayn può aiutarti!”- disse Liam.
Tutti mi guardarono!
 
 
Spazio autrice.
Questo capitolo per me, non è ben riuscito. Devo dire che non trovavo molta ispirazione, e in effetti sono un po’ delusa. Ma la cosa bella è che ho ritrovato l’ispirazione e che quindi so cosa succederà nel prossimo capitolo.
Devo dire che questo è un po’ triste.
Ah… ho deciso di pubblicare qualche capitolo scritto interamente da Phoebe. Lo capirete perché vicino al numero del capitolo ci sarà il suo nome.
Tornando al capitolo… voi cosa ne pensate? Che cosa succederà prossimamente? Cosa farà Zayn?
Fatemi sapere cosa ne pensate. Ringrazio chi continua a seguire la storia, anche se mi piacerebbe avere più recensioni. L
Ringrazio le lettrici silenziose, chi recensisce, e chi ha messo la mia storia tra le preferite/ ecc….
Un bacione grande a tutte quante.
 
P.S: domani sarò tutto il giorno via, quindi vedrò se aggiornare questa sera, o domani sera. Neanche venerdì potrò, perciò credo di aggiornare proprio questa sera! Ancora un bacio!
 
P.P.S: Quante di voi vanno a vedere il film? Io purtroppo no….
 
P.P.P.S: Recensiteeee! <3<3<3
  
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