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Autore: 9Pepe4    15/09/2013    15 recensioni
Aggiornamento rimandato
[Per Nede]
E se Goku avesse una figlia?
Essere adolescenti, tra gli sbalzi d’umore e la goffaggine, non è mai facile.
Se poi si aggiunge un padre combattente, eroe affettuoso ma irraggiungibile, che è stato assente per quasi un terzo della tua vita… Be’, le cose si fanno ancor più complicate.
Son Aliys lo sa bene.
Genere: Commedia, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chichi, Goku, Goten, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 39 – Carte in tavola

Goten e Trunks, in piedi fianco a fianco sul marciapiede, osservavano con un certo desiderio la gelateria dall’altra parte della strada.
Sembrava così a portata di mano: sarebbe bastato attraversare una striscia di cemento, per raggiungerla… Eppure, allo stesso tempo, pareva irraggiungibile.
«Goten, Trunks!»
A quello strillo, entrambi i ragazzi sussultarono.
Marron – partita per andare in ricognizione qualche minuto prima – era riemersa dalla folla, ed aveva afferrato il braccio di Trunks.
«Venite! C’è un vestito rosso che… Dovete assolutamente vederlo!»
I due saiyan si scambiarono un’occhiata dubbiosa. Probabilmente, se avessero avuto abbastanza fegato per farlo, l’avrebbero contraddetta. Nessuno di loro due, infatti, si sentiva in dovere di dare un’occhiata a chissà quale vestito.
Senza attendere alcuna replica, Marron iniziò a trascinare Trunks verso il negozio.
Goten contemplò l’idea di sgusciare via, ma poi seguì gli altri due.
«Tadan!» esclamò allegramente la ragazza bionda, quando giunsero dinanzi alla vetrina.
Il figlio di Goku e il figlio di Vegeta guardarono i capi di vestiario esposti… Ma trovarono il fatidico vestito rosso solo quando Marron lo additò con entusiasmo.
«Non è bellissimo?»
I due giovani si scambiarono un’occhiata.
«Sì» disse infine Trunks, un po’ fiaccamente, «è carino».
Marron lo guardò, aggrottando la fronte. «Carino?»
«Molto carino» si affrettò a dire Goten, sperando così di salvare l’amico da morte certa.
La ragazza bionda si rilassò. «È vero» sospirò, soddisfatta.
A quel punto, tornò ad afferrare il braccio di Trunks, e con la mano libera agguantò anche il gomito di Goten.
«Entriamo e diamo un’occhiata in giro!»
I due giovani si scambiarono l’ennesimo sguardo. Trunks sembrava per metà intimorito e per metà rassegnato… In quanto a Goten, doveva ammettere di sentirsi abbastanza sereno, nonostante la situazione.
In quel periodo, infatti, gli era difficile non sentirsi inguaribilmente ottimista.
Non solo le cose tra lui e la sua ragazza continuavano ad andare al meglio; adesso anche il rapporto con suo padre era liscio come l’olio.
Prima che Aliys suggerisse a Goku di servirsi del teletrasporto, così da poter dividere il suo tempo tra Ub e la sua famiglia, Goten non aveva potuto fare a meno di notare – al pari della sorella – che il genitore sembrava un po’ immalinconito dal fatto di non potersi occupare del proprio allievo.
Inoltre, poiché sapeva di aver sempre trascurato gli allenamenti, Goten aveva sentito i morsi del senso di colpa. Possibile che, se soltanto lui non fosse stato così pigro, suo padre si sarebbe trovato meglio a casa?
Ora, invece, erano tutti soddisfatti… E Goten, con un certo sollievo, non sentiva più alcun rimorso per il fatto di non interessarsi molto alle Arti Marziali.
Quella non era la sua passione. Era la passione di suo padre, e gli sembrava logico che Goku passasse un po’ di tempo con chi la condivideva con lui.
Un po’ meno logico, si disse, mentre entravano nel negozio di vestiti, era il fatto che lui e Trunks andassero a far compere con Marron.
A loro non interessava, no? Allora perché ci andavano?
Un’occhiata alla mano di Marron, stretta con decisione attorno al suo gomito, fu una risposta più che sufficiente, e Goten assunse un’aria concentrata.
Guardandosi attorno, non poté fare a meno di meravigliarsi: sia il pavimento che le pareti, in quel salone, sembravano splendere di luce propria.
Dovunque cadesse il suo sguardo, naturalmente, non c’erano che vestiti – gonne variopinte, magliette dai colori delicati, pantaloni scuri, e chi più ne ha più ne metta. Perciò, Goten si stupì un poco, quando Marron trovò immediatamente un sosia del vestito rosso che aveva adocchiato in vetrina.
Prima che uno dei due ragazzi potesse dire «Bah», la biondina li lasciò e si diresse verso l’abito, toccando la gonna e sorridendo appena.
Trunks e Goten le si avvicinarono un po’ circospetti, e lei li informò: «È morbidissimo».
«Allora pensi davvero di comprarlo?» domandò il figlio di Vegeta, senza riuscire a nascondere la nota dubbiosa della sua voce.
Marron tolse immediatamente le mani dal vestito, e il sorriso le cadde dal volto. I suoi occhi azzurri si puntarono su Trunks. «Hai qualcosa in contrario?» domandò lei, con calma. Troppa calma.
Goten lanciò un’occhiata allarmata all’amico.
«Be’, non esattamente» rispose Trunks, in tono prudente.
Mentre Marron continuava a trapassarlo con lo sguardo, il giovane si guardò attorno con una certa urgenza.
«Insomma» disse poi, tornando a voltarsi verso la biondina, «ad esempio potresti comprare quel vestito azzurro laggiù».
«Quale?» domandò Marron, aggrottando la fronte, ma sembrava ancora rabbuiata.
Trunks glielo indicò. «Si intona ai tuoi occhi, no?»
Doveva aver detto le parole giuste: Marron si rilassò e tornò a sorridere. Arrossì persino un poco, mentre concedeva: «È carino».
Trunks la guardò. «Carino?»
«Molto carino» precisò lei.
Goten ebbe uno strano senso di déjà-vu. In effetti, fuori dal negozio si era svolto lo stesso scambio di battute… anche se allora aveva partecipato anche lui…
Per qualche istante, Trunks rimase fermo a fissare Marron, chiaramente incapace di trovare qualcosa da dire… Poi la biondina rise e si voltò, dirigendosi verso il vestito azzurro.
Per la meraviglia di entrambi i ragazzi, alla fine Marron comprò proprio l’abito che le aveva consigliato Trunks.
Quando la commessa ebbe impacchettato l’acquisto e l’ebbe dato ad una ragazza bionda alquanto soddisfatta, Trunks e Goten si scambiarono un’occhiata.
Marron sembrava tranquilla e soddisfatta: era il momento di agire.
«Ehi, Marron» esordì Trunks, mentre uscivano dal negozio, «non pensi che potremo mangiare un gelato, adesso?»
«Un gelato?» ripeté la ragazza, un po’ distrattamente.
«Già» confermò il giovane. «Pensa un po’, qui vicino c’è una gelateria… Ci siamo passati davanti qualche minuto fa».
Lei lo guardò. «Ah».
Non sembrava esattamente entusiasta all’idea di tornare indietro, così Trunks giocò la sua ultima carta e propose: «Se mi dite che gusti volete, potrei andare a prenderli io… E poi portarveli qui».
«E come faresti a portare tre gelati?» domandò Marron, scettica.
Lui la guardò. «Be’…»
La ragazzina scrollò la testa bionda. «Lascia stare» disse. «Torniamo indietro».
A quelle parole (musica, per le loro orecchie!), Trunks e Goten si scambiarono delle occhiate piuttosto vittoriose.
Mentre camminavano verso la gelateria, Goten affiancò Marron ed esordì: «Allora… tu e mia sorella passate molto tempo insieme, di questi tempi».
Lei gli gettò un’occhiata in tralice. «Sì».
«E cosa fate, di preciso?» aggiunse Goten.
«Cose da donne» rispose Marron, senza scomporsi.
«Nient’altro?» insistette il giovane.
Trunks lo guardò con la fronte aggrottata.
«Perché questo interrogatorio?» domandò Marron.
Goten si strinse nelle spalle, continuando a camminare. «Non lo so… è solo che mi sembra che Al nasconda qualcosa».
Marron indicò dall’altra parte della strada. «La gelateria. È quella, no?» Poi, rivolgendosi di nuovo a Goten: «Perché dici questo?»
«Istinto fraterno?» propose lui. «Voglio dire, certe volte mi guarda come se si sentisse in colpa per qualcosa…»
«Capisco». Mentre attraversavano la strada, Marron meditò brevemente. «E cosa credi possa nasconderti?»
«Non lo so…» Goten ci pensò su un momento. «Forse la aiuti a vedersi di nascosto con un ragazzo?»
Marron sfoderò un gran sorriso. «Al non vede nessun ragazzo».
«E allora perché si sente in colpa?» insistette Goten.
La biondina pensò velocemente. Da una parte, la inteneriva e la divertiva vedere l’amico così protettivo nei confronti della sorellina… Dall’altra, non poteva certo tradire la fiducia di Aliys.
«Forse dovresti parlarne con lei» si decise a dire alla fine.
Goten annuì energicamente. «Lo farò senz’altro».
Mentre tutti e tre entravano nella gelateria, Marron si augurò di non aver appena messo Aliys in una brutta situazione.

Quando Goten tornò a casa, Aliys si trovava nella propria stanza.
Entrando senza aver bussato, il giovane la trovò distesa sul letto a pancia in giù, intenta a leggere un bel romanzo.
«Devi chiedere il permesso, prima» disse Aliys, senza alzare gli occhi dal libro. «E se fossi stata nuda?»
Per poco, quell’ipotesi non fece retrocedere Goten… Poi, però, il giovane replicò: «Sarebbe stato molto, molto imbarazzante. Però sei vestita».
Aliys, concentrata com’era sul proprio libro, non rispose nemmeno.
«Al?» incalzò Goten, avvicinandosi. «Possiamo parlare?»
Lei sollevò gli occhi controvoglia. «Proprio adesso?» gemette.
«La mia idea era quella» confermò Goten, candidamente.
Aliys lo fissò, interdetta, poi sospirò e si tirò a sedere. «Che c’è?» chiese, dopo essersi data una bella sfregata agli occhi.
Goten non era mai stato molto bravo a girare intorno alle cose, così decise di andare subito al punto. «Ti senti in colpa per qualcosa?»
Lei lo guardò con aria sbalordita. «Come?» domandò.
«Ti senti in colpa per qualcosa?» ripeté Goten.
«Io…» Aliys sbatté le palpebre. Non era capace di mentire con disinvoltura. «Forse».
«Forse?» fece Goten.
«Forse sì» bisbigliò la ragazzina. E così, era arrivato il momento della verità?
L’idea la tentava: non era abituata a nascondere molte cose a Goten; sarebbe stato un sollievo, poter tornare ad essere sincera con lui.
Il giovane aggrottò la fronte. «E perché ti senti in colpa?»
Aliys indugiò, muovendosi appena sul letto. «Forse…» disse poi, con lentezza. «Forse sto tenendo un segreto».
«Non hai un ragazzo, vero?» chiese Goten.
Marron l’aveva negato, però non si poteva mai sapere…
«Certo che no» rispose Aliys, inarcando appena un sopracciglio.
«Allora di cosa si tratta?»
La ragazzina esitò nuovamente. «Be’… forse… forse… mi sto allenando nelle Arti Marziali con l’aiuto di Crilin».
Ecco. Lo aveva detto.
Goten la fissò. «Che cosa?»
Lei si strinse nelle spalle. «Mi sto allenando nelle Arti Marziali con l’aiuto di Crilin» ripeté, pur tenendo la voce un po’ bassa.
Non voleva correre il rischio che, passando davanti alla sua camera, uno dei suoi genitori potesse sentirla.
Goten scrollò appena la testa, cercando di schiarirsi le idee. «Credevo non ti interessassero, le Arti Marziali» disse alla fine.
Aliys cercò di capire cosa stesse pensando, ma il giovane sembrava ancora impegnato ad assorbire la notizia.
«Sì, be’, lo credevo anch’io…» disse lei. «Ma tu, Gohan, il papà, la mamma… Sapete tutti combattere, e io mi sentivo… esclusa, credo».
Goten non disse nulla, limitandosi a guardarla con la fronte aggrottata.
«E poi» aggiunse allora Aliys, «sapevo quanto a papà piace combattere… E ho pensato che sarebbe stato bello, poter condividere quella sua passione».
A quel punto, Goten si decise ad aprir bocca. «E perché ti fai allenare da Crilin?»
Aliys si sentì un po’ confusa, di fronte a quella domanda. «È un bravo insegnante» disse, sulla difensiva. «È gentile e paziente, quindi non si esaspera quando…»
«No, no, no» la interruppe Goten. «Non voglio sapere perché ti fai allenare da Crilin».
Aliys la guardò, ancora più confusa. «Ma se mi hai chiesto…»
«Voglio sapere perché non ti sei fatta allenare da me».
La ragazzina sgranò gli occhi, presa alla sprovvista. «Oh» fu tutto ciò che riuscì ad emettere.
«Insomma, sono tuo fratello» aggiunse Goten. «Pensavo me l’avresti detto».
«Be’» mormorò Aliys, «non l’ho detto nemmeno a Gohan, quindi…»
«Avresti potuto dirmelo comunque» replicò il giovane.
Aliys tacque per qualche istante. «È vero… scusami» disse infine.
Goten sembrava ancora un po’ urtato, così lei cercò di spiegarsi: «È solo che… avevo paura di non essere affatto brava… di non riuscire a combinare niente… Per questo non volevo dire niente a nessuno».
Il giovane la guardò, accigliato. «E da quando è che hai iniziato questi allenamenti?»
Aliys esitò. «Da… un po’».
Goten continuò a fissarla insistentemente.
«Da quando Ub è stato da noi» ammise allora la ragazza.
«Ma allora devi aver già visto, se combini qualcosa o meno» osservò Goten.
«Sì, io… penso di star combinando qualcosa» mormorò Aliys, trovando piuttosto difficile reggere lo sguardo del fratello.
«Allora, se te ne sei resa conto… Potevi dirmelo».
Lei trasalì lievemente. D’impulso, si sollevò dal letto e si mosse verso il giovane, afferrando la sua mano.
«Goten, per favore! Mi dispiace di averti tenuto all’oscuro, però ti prego, ti prego, non essere arrabbiato con me… Volevo che lo sapessero meno persone possibile anche perché… be’, vorrei poterlo rivelare a papà quando potrò definirmi almeno un po’ brava».
Con la fronte aggrottata, Goten guardò prima le loro dita intrecciate, poi gli occhi supplichevoli della sorella… e, finalmente, la sua espressione iniziò a distendersi.
«E va bene» si arrese. «Sei fortunata che io abbia un cuore così grande…»
«Credevo che fosse il tuo stomaco, ad essere grande» azzardò Aliys, anche se non era del tutto sicura di essere già stata perdonata e di poterlo stuzzicare come faceva sempre.
Goten, però, disse con aria di superiorità: «No, Al. Il mio stomaco non è grande, è gigantesco».
Lei sentì che le cose tra loro tornavano semplici come erano sempre state. Il sollievo la invase, e la ragazzina sorrise al fratello.
«Ehi!» esclamò improvvisamente Goten. «Perché non lo hai detto a Gohan? Potremmo…»
«No!» lo interruppe Aliys, precipitosamente. «Goten, è per questo che non te l’ho detto. Ricordi? Voglio che lo sappiano meno persone possibile. E temevo che tu l’avresti detto a Gohan, e a Trunks, e in men che non si dica l’avrebbero saputo tutti…»
«Oh». La fronte di lui si corrugò appena. «Molto bene, lascia stare».
«Davvero?» chiese la ragazzina, senza sapere cosa pensare. «Sei disposto a mantenere il mio segreto?»
«Certo» rispose Goten, annuendo energicamente. «Sei tu che devi dirlo a papà, non io».
A quelle parole, Aliys si fece radiosa. «Sei il fratello migliore del mondo» disse, d’impulso.
Lui ridacchiò. «Bene» replicò, «vedi di ricordartelo, la prossima volta che vorrai comportarti come una palla al piede…»
La ragazzina gli mostrò la lingua, e Goten esclamò: «Oh, bene! È per caso questo, il modo di trattare il fratello migliore del mondo?»
«No» ribatté prontamente Aliys, facendo un passo verso di lui e abbracciandolo, «è questo, il modo di trattare il fratello migliore del mondo».
Goten ricambiò la stretta per un momento, dando una pacca sulla schiena della sorellina, poi le mise le mani sulle spalle e la staccò da sé.
«Ora, però, devi dirmi come stanno andando i tuoi allenamenti. Devi raccontarmi tutto, per filo e per segno».
Lei scrollò le spalle. «Va bene».
Così, iniziò a raccontargli degli esercizi che aveva fatto. Quando parlò delle volte in cui si era allenata a controllare l’aura, Goten schioccò le dita: «Ecco cosa stavi facendo! Quando papà si era preoccupato perché la tua forza spirituale aveva qualcosa che non andava».
Aliys azzardò un cenno affermativo. «Sì».
Goten le sorrise. Poi, improvvisamente, parve folgorato da un pensiero. «Ehi, Al… Ohi… E papà?»
La ragazzina lo fissò. «Hai appena detto che non vuoi dirlo a papà» gli ricordò, un po’ preoccupata.
«E infatti non voglio» replicò lui, mentre una lieve apprensione si faceva strada sul suo volto. «Volevo dire… Ricordi, come ha reagito, quella volta in cui gli hai chiesto di allenarti?»
Aliys deglutì. Non ci aveva pensato, in quegli ultimi tempi, ma in effetti se lo ricordava piuttosto bene: prima di allora, non aveva mai visto Goku arrabbiarsi tanto.
Il ricordo dello sguardo duro di suo padre e della sua voce severa le diede un brivido.
«Non credi» continuò Goten, «che potrebbe… ecco… prendersela un po’, quando scoprirà che ti sei fatta addestrare in segreto dal suo migliore amico?»
«Be’…» iniziò Aliys, per nulla sicura di cosa dire.
Improvvisamente, avvertì un senso di vertigine. Possibile che stesse facendo un grosso errore, nel voler apprendere le Arti Marziali?
D’altro canto, il combattimento era una parte così importante, nella vita di suo padre… Lei voleva farne parte.
Per di più, nelle ultime lezioni, iniziava anche a piacerle.
Certo, aveva capito di non aver un grande istinto; non era brava, a capire dov’era meglio colpire, quando era più opportuno passare dalla difesa all’attacco e viceversa… Allo stesso tempo, però, aveva la sensazione di star acquisendo maggiore confidenza col proprio corpo.
Quante volte aveva odiato i propri piedi troppo goffi, i propri riflessi lenti! Quante volte si era sentita ingombrante o fuoriposto!
L’esercizio fisico a cui la sottoponeva Crilin, in un certo senso, la aiutava a scacciare quei disagi… Finalmente, il suo corpo non era più un fastidio che la metteva in imbarazzo davanti a suo padre o ai suoi fratelli… ma era un suo alleato.
Aliys sentiva di non aver mai avuto tanta dimestichezza con se stessa, ed era qualcosa che non voleva perdere.
«E la mamma?» aggiunse in quel momento Goten. Senza rendersi conto dell’espressione della sorella, elencava ad alta voce le proprie preoccupazioni non appena gli venivano in mente. «Cavolo, Al, lei aveva fatto promettere a papà che non ti avrebbe addestrata, come credi che…?»
Si interruppe bruscamente. Aveva finalmente notato lo sguardo un po’ sgomento e tormentato della sorellina.
«Mi dispiace» si affrettò a dire, con un sorriso di scuse. «Non volevo metterti in ansia».
Aliys continuò a fissarlo con aria turbata.
Goten tacque un istante, cercando di pensare a qualcosa che potesse distrarla. «Allora» esordì infine, cercando di suonare il più spensierato possibile, «la prossima volta che ti alleni, potrò assistere?»




















Spazio dell’Autrice:
Non ci posso credere… Ce l’ho fatta! :D
E finalmente, ecco qui un capitolo di una lunghezza decente.
Temevo che non sarei riuscita a finirlo per stasera, visto che sono dovuta stare lontana dal computer pressoché tutto il pomeriggio… Per fortuna, nei giorni scorsi l’avevo scritto quasi tutto, e adesso… voilà :)
Spero solo che vi sia piaciuto.
A domenica 22 settembre!
P. S. E auguri a tutti coloro che domani ricominciano con la scuola!
  
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