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Autore: Yuna Shinoda    22/03/2008    8 recensioni
Arrivai a Forks circa due anni fa, nel 2005.
Gli anni precedenti, ben 17 della mia lunga adolescenza, li avevo trascorsi in Alaska, a Denali. Lì c’era la famiglia di Tanya, un’avvenente ragazza bionda che seguiva la mia stessa dieta.
Bhè, di sicuro vi starete chiedendo cosa centri la dieta. Centra, centra…
Dovete sapere che io non sono propriamente una persona che si nutre di cibo normale.
Purtroppo no.
Per delle strane coincidenze, nell’agosto del 1948, pochi mesi dopo la fine della seconda guerra mondiale, mi ritrovai qui a Forks, in Washington. Che poi era stata anche la città in cui abitavo prima.
Sono nata nel 1931 a Forks, Washington. Mio padre e mia madre erano per così dire separati in casa, visto che non era ancora stata fatta una legge sul divorzio a quel tempo, ed io ero una semplice ragazza di campagna. Mio padre faceva parte della guardia nazionale – l’odierna polizia – e mia madre non lavorava, semplicemente badava a me e mi curava come una qualsiasi madre avrebbe fatto con la propria figlia.[...]
Edward è umano, Bella vampira.
Bella vive assieme ai Cullen a Forks da due anni, quando lei e gli altri decidono di tornare a scuola, vede Edward Masen e non riesce a controllarsi.
Twilight visto da un altro punto di vista, un po' OOC all'inizio, ma cercherò di rispettare le caratterizzazioni dei personaggi dando una nuova visone del libro... Dal POV di Bella.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Arrivai a Forks circa due anni fa, nel 2005.
Gli anni precedenti, ben 17 della mia lunga adolescenza, li avevo trascorsi in Alaska, a Denali. Lì c’era la famiglia di Tanya, un’avvenente ragazza bionda che seguiva la mia stessa dieta.
Bhè, di sicuro vi starete chiedendo cosa centri la dieta. Centra, centra…
Dovete sapere che io non sono propriamente una persona che si nutre di cibo normale. Purtroppo no.
Per delle strane coincidenze, nell’agosto del 1948, pochi mesi dopo la fine della seconda guerra mondiale, mi ritrovai qui a Forks, in Washington. Che poi era stata anche la città in cui abitavo prima.
Sono nata nel 1931 a Forks, Washington.
Mio padre e mia madre erano per così dire separati in casa, visto che non era ancora stata fatta una legge sul divorzio a quel tempo, ed io ero una semplice ragazza di campagna. Mio padre faceva parte della guardia nazionale – l’odierna polizia – e mia madre non lavorava, semplicemente badava a me e mi curava come una qualsiasi madre avrebbe fatto con la propria figlia.
Il livello d’istruzione allora era molto scarso, ma grazie ai guadagni di mio padre riuscivo a permettermi i libri della scuola e le divise, oltre a tutto il resto.
Ero una ragazza nella norma, né troppo bella, né troppo insignificante. Ero la classica studentessa diligente a cui piaceva ottenere buoni risultati.
Poi nel 1940 scoppiò la guerra.
Mio padre fu richiamato nell’esercito e mia madre ed io fummo costrette a lasciare Forks per dirigerci a Phoenix, in Florida, dove c’erano dei campi per le donne e i bambini, e dove eravamo sicure per metà di non essere in una città coinvolta dalla guerra.
Non seppi più nulla di mio padre.
Mia madre restò con me fino alla fine del 1947, anno in cui mi ammalai di tubercolosi e rischiavo di morire. Ogni giorno era una dura lotta contro la morte: più cercavo di essere serena e più la malattia mi assaliva e a volte mi sembrava quasi di smettere di respirare per minuti interi a causa dei polmoni, che giorno dopo giorno si consumavano sempre di più; l’unico conforto che trovavo era nel sonno, che per delle ore mi faceva dimenticare la mia malattia.
Poi rividi la vita.
Mi ricordo che mi risvegliai una mattina d’agosto senza sole chiedendomi dov’ero, immaginando di essere in un mondo parallelo.
Poi ricordai qualcosa. Ricordai il dolore, ricordai gli urli e le parole strazianti che pronunciavo come per esempio “Uccidimi! Per favore non riesco a sopportarlo!”…
E ricordai anche le parole confortanti di mia madre, che mi ripeteva “Va tutto bene, Bella. Io sono con te. Sarò sempre con te. Tutto questo passerà presto”, facendomi credere che lei sapesse tutto.
Che sapesse in cosa mi ero trasformata. Che Bella Swan non era più la stessa.
Fu di fatto che morì prima che io potessi parlarle per chiedere spiegazioni.
Avevo trovato sul comodino accanto al mio letto un piccolo biglietto con su scritto un breve messaggio con una scrittura piccola e frettolosa:

“Perdonami se l’ho fatto. Ma l’amore di una madre per una figlia mi ha fatto desiderare di non tarpare le tue ali così presto… All’inizio sarà difficile, ma vedi che poi conoscerai altri come te che potranno aiutarti. Io, più di questo, non posso. Sto morendo figlia mia, e non c’è nulla che possa salvarmi.”


E fu così che cominciò la mia vita da vampira.
Ho vagato di continente in continente sterminando vittime innocenti ma anche uomini spregevoli e villani, finché non ho capito che per vivere potevo anche non uccidere chi non centrava nulla.
Arrivai a Denali nel 1988 circa, e conobbi questo straordinario gruppo che si cibava di sangue animale anziché sangue umano.
Li apprezzai e decisi di seguire la loro dieta, con discreto successo.
Poi conobbi i Cullen: il capofamiglia, Carlisle, era un dottore molto famoso in molti stati, bello e affascinante più di un attore televisivo; la moglie, Esme, era molto dolce e materna quasi da ricordarmi mia madre stessa; Emmet, un gigante buono dalla battuta facile, Rosalie, la super modella bionda sposata con Emmet; Jasper, finto fratello di Rosalie che era in grado di controllare le emozioni della gente, e Alice, che nella sua bassa statura incarnava tante qualità, che poteva vedere il futuro di tutti.
I Cullen intendevano trasferirsi a Forks perché conoscevano la sua fama di regione poco, anzi, scarsamente soleggiata e poi gli faceva piacere rivederla, visto che già avevano abitato lì precedentemente. Così mi chiesero di andare assieme a loro, ed io accettai, presa dalla curiosità di rivedere la mia città natale e anche per vedere se c’era ancora la mia casa.
Carlisle mi disse che però mi sarei dovuta iscrivere alla Forks High School, dato che avendo ancora 17 anni, era meglio far vedere che frequentavo la scuola, sia io che gli altri fratelli Cullen, per non incorrere in troppe curiosità da parte della gente.

Oggi è il mio primo giorno di scuola.
Dato che non ho una casa, i Cullen mi hanno offerto di stare da loro. Mi hanno dato la stanza al terzo piano e anche un’ automobile, un Audi A4… Diciamo che ne ho guadagnato.
Voglio essere gentile con gli altri e quindi li invito a venire nella mia auto.
Alice, quella con cui ho legato di più, accetta subito e trasporta con sé anche Jasper, mentre Rosalie, con la quale ho un’antipatia non dichiarata, ha rifiutato categoricamente.
Emmet mi ha detto “Scusala, è che non ha accettato ancora la tua convivenza con noi…”.
Contenta lei…
Tutto andava alla perfezione finchè non arrivammo fuori scuola e non scendemmo dalla macchina.
Alice mi guardava con un espressione strana, per poi capire da dove proveniva la mia immobilizzazione: un ragazzo alto, statuario con i capelli rossicci e gli occhi verdi passava giusto davanti alla mia auto, emanando un profumo che non riesco nemmeno a spiegare a parole…
- Resisti, Bella. So che è difficile all’inizio – mi disse Alice.
- Certo, lo so… Spero sia l’ultima volta che lo vedo –
Il ragazzo si allontanò e la voglia di saltargli addosso svanì quasi del tutto.
In mente mia, rinnegavo le parole dette poco prima ad Alice. Speravo, anzi desideravo rivedere il ragazzo di quella mattina.





Grazie a SoleDinchtOnly_a_Illusion che mi hanno recensito ^^
e a
Selene_Malfoy che l'ha aggiunta tra i preferiti.

Per rispondere alla vostra domanda... Non so bene quanto durerà questa fanfic, però non molto, e non rispetterà la trama originale (poichè sarebbe un plagio) ma sarà un punto di vista molto differente che si risolverà in qualcosa di diverso... ^^
Spero mi continuerete a seguire, grazie anche a chi legge soltanto ^^


  
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