CAPITOLO 7
ABBAGLI
Sakura era ferma in lacrime. Shaoran, davanti a lei
la fissava con sguardo vuoto, pronto ad un nuovo attacco. La ragazza avvertiva
la lama gelida contro la sua spalla, mentre un rivolo di sangue le scendeva
lungo il braccio.
Possibile che fosse successo quello che mai si sarebbe
aspettata? Possibile che la persona che amava e da cui credeva di essere
ricambiata, la condannava a morte in quel modo? Non era possibile, non poteva
essere vero! Eppure…
Poi una voce lontana la fece sobbalzare. “Non sono io!”
diceva, “Non sono io che ti sto attaccando!”. La voce di Shaoran rimbombava
nelle sue orecchie. Aprì gli occhi di scatto per rivedere il suo viso. No, non
era lui che parlava, almeno non quello che aveva davanti. Ma quando abbassò lo
sguardo, allora una piccola scintilla le aprì gli occhi.
“La spada…” mormorò
notando che non era quella che il ragazzo aveva sempre utilizzato, era quella
della sua carta The Sword.
Ricercando nel suo cuore tutte le forze, schivò
velocemente un altro tentativo di attacco e corse verso il cortile, fuori di
casa.
Doveva combattere e aveva bisogno di uno spazio aperto. Sentì già la
presenza di Shaoran alle spalle, quando richiamò con la formula magica il suo
scettro.
“Accidenti, come faccio ora a combattere contro di lui?” esclamò
preoccupata, mentre cercava di schivare un altro attacco da parte del ragazzo.
Le venne in mente di quando aveva salvato la sua amica Rika dal potere della
stessa carta, ma quella volta aveva utilizzato The Illusion, mostrandole la
persona a cui era più affezionata, per poterla distrarre; e adesso, come avrebbe
fatto? Non le rimaneva altro da fare che cercare il sigillo che rendeva così
malvagia la sua carta. Richiamò The Jump per poter evitare gli attacchi con la
spada più velocemente e nel frattempo cercare il sigillo. Era difficile con
tutto quel movimento, e lo divenne ancora di più quando si rese conto che un
cerchietto nero cingeva il polso di Shaoran.
“Non posso colpirlo! Devo
cercare una soluzione!” si disse, mentre saltava di nuovo per non farsi prendere
dalla lama tagliente della spada.
“Wathery! Acqua!” urlò poi decidendosi
“Wathery, colpiscilo con un’ondata in modo da stordirlo solamente!” ordinò alla
carta. Questa creò davanti a sé una colonna di acqua e la scagliò contro il
ragazzo, il quale, colpito in pieno, cadde per terra frastornato. Sakura non
perse tempo, saltò ancora una volta e recitò la formula magica, mentre la stella
dello scettro cambiava posizione e andava a colpire il polso di Shaoran. Il
sigillo si ruppe e svanì e il ragazzo riacquistò espressione. Era ancora
svenuto, quando Sakura tornò a terra.
“Ce l’ho fatta!” esclamò trionfante, ma
una risata le impedì di avvicinarsi al ragazzo inerme. Si voltò di scatto mentre
una strana sensazione di ansia si impadroniva di lei. Di chi era quella risata
così cattiva e diabolicamente contenta? Era di una donna, una ragazza forse, il
viso coperto da una maschera cinese e la figura scura seduta comodamente sul
muricciolo del cortile.
“Ti ringrazio di avermelo reso indifeso, ora non avrò
più problemi a catturarlo!” fece la donna contenta, mentre con un gesto della
mano, creava una sfera magica nel quale rinchiuse Shaoran. Sakura fece per
opporsi e avvicinarsi al ragazzo, ma qualcosa le impedì di muoversi: era una
radice.
“Bene, mentre la catturacarte è impegnata a combattere contro la
carta della Terra, io penso che me ne andrò con quello che cercavo! Addio
Sakura!” esclamò prendendo il volo e portandosi dietro il corpo ancora svenuto
di Shaoran.
“No Shaoran!” urlò la ragazza mentre cercava di liberarsi dalla
morsa della carta The Earthy, ma veniva sempre più bloccata dalle radici
“Shaoran!!!”
Non riusciva a muoversi, avrebbe voluto inseguirli, cercare di
far qualcosa, ma la consapevolezza che quello a cui più era legata se ne stava
andando via, la annientava.
“Shaoraaaaaaaaaaaaaan!!”
Prima che potesse far
qualcosa, qualcosa al di sotto dei suoi piedi prese ad ingigantirsi. La radice
che le bloccava il piede era minuscola in confronto al gigantesco tronco che si
stava formando dal terreno.
“Sakura, sono due le carte!” sentì Kero-chan che
doveva essersi risvegliato, lontanissimo, solo un’eco mentre tutto attorno
tremava e la strada si distruggeva sempre di più.
La ragazza serrò le labbra
con forza. Non poteva fare altro, adesso doveva adempiere al suo ruolo di
cattura carte.
Lo scettro in mano, era tornato normale, ma pronto non appena
avrebbe trovato dove si nascondevano i sigilli.
“The Earthy e The Wood!”
gridò, rendendosi conto del fatto che le due carte avevano deciso di collaborare
per sconfiggerla. Dovette scartare da un lato, quando alcuni rami appuntiti le
vennero incontro spaventosamente veloci, ma uno di questi riuscì a colpirla,
ferendola ad un braccio.
Strinse i denti, trattenendo un gemito per il dolore
e continuò a ripetersi di non darsi per vinta.
“Devo farcela,
devo…”
Richiamò The Jump e di nuovo cercò in tutti i modi di schivare quegli
attacchi così feroci e tanto impensabili per delle carte così
pacifiche.
“Dove sei…. Dove ti-“ allargò gli occhi, interrompendo il flusso
dei propri pensieri. Si era infatti, accorta che una fascia nera, piuttosto
spessa, circondava la base dell’enorme tronco: così presa dal cercare tra i
rami, non si era accorta di quello che c’era sotto.
“Sakura, attenta!!” urlò
Kero-chan spaventato, quando la padrona prese a correre sul tronco senza
fermarsi e rischiando più di una volta di inciampare e cadere. La vide gridare
di dolore, quando delle foglie taglienti, la trapassarono diverse volte e restò
sbalordito da tanto coraggio.
“SAKURA CARD, SPEZZA L’INFLUENZA DEL SIGILLO, E
RITORNA AL TUO VERO ASPETTO!!” l’infrangersi dello scettro contro la fascia
nera, fece un gran frastuono… era come se non volesse rompersi.
“Cosa… cosa
succede!” riuscì a dire, nonostante lo sforzo. Era come quando aveva dovuto
distruggere i sigilli delle carte di Luce e Oscurità, solo che questa volta era
da sola. Non c’era Shaoran a sostenerla, non c’era lui a infonderle coraggio.
Shaoran era nelle grinfie del nemico, chissà a cosa era destinato... lo avrebbe
rivisto più?
Fu questo, unito alla stanchezza, che decretò la fine di quel
combattimento. Le carte, accortesi della debolezza della loro vecchia padrona,
ebbero la meglio. La punta dello scettro esplose, catapultandola all’indietro,
mentre il tronco enorme svaniva e si formavano nel polverone due
figure.
Sakura riuscì a riconoscerle, prima di chiudere gli occhi e svenire.
The Earthy e The Wood, lanciarono un ultimo sguardo di odio verso la ragazza e
poi presero il volo, fuggendo via.
“Sakuraaaaaa! Sakuraaaaaaaa!!”
Era
tutto lontano, come se provenisse da un altro pianeta. Aveva perso i sensi? Era
morta? E quelle voci, di chi erano?
“Sakura, rispondi, ti prego!”
“Guarda
cosa è successo, Sakuraaa!”
Kero-chan? Touya? E poi chi altro
c’era?
“Presto, portiamola in casa! Vado subito a chiamare Eriol!”
Ebbe la
sensazione che qualcuno la prendesse in braccio. Braccia forti e solide,
rassicuranti. Poi l’incoscienza prese maggiormente il sopravvento e non capì più
nulla…
La bolla contente Shaoran e la donna con la
maschera cinese, entrarono attraverso una delle grandi finestre della vecchia
villa dei Reed.
Lei era al settimo cielo, sorrideva dietro la maschera e di
tanto in tanto lanciava occhiate alla sua preda, non tanto per paura che
scappasse, quanto per compiacersi di quella caccia.
“Lo hai con te?” una voce
impaziente, catturò la sua attenzione di colpo. Si voltò scorgendo l’ombra del
vecchio discendente dei Reed sulla soglia della stanza. Vecchio solo sulla carta
poi, considerato che grazie alle energie accumulate negli ultimi mesi, era come
ringiovanito ed era diventato forte come prima che Clow Reed, lo sconfiggesse e
lo relegasse alla forma ignobile di un vecchio senza speranza.
“E’ stato un
osso duro. Ma alla fine l’ho avuta vinta io.” Mei-ling si tolse la maschera,
dietro la quale era celato un ghigno trionfante. Nemmeno l’inquietudine causata
dalla presenza di Reed, poteva adesso rovinarle quel momento.
L’essere ormai
ringiovanito, non si scompose più di tanto, lanciò delle brevi occhiate verso la
bolla, girandoci intorno. “C’era da aspettarselo comunque… avevi ragione.”
Rivolse finalmente l’attenzione alla ragazza. “Adesso sai cosa
farne.”
Mei-ling rabbrividì allo sguardo che le lanciò, ma annuì cercando di
non darlo a vedere. “Sarà fatto.” Si allontanò, riportando l’oscurità nelle sale
delle stanze al primo piano.
Reed sorrise nel buio, di pura
malignità.
“Cara Catturacarte. Avrai una bella sorpresa, adesso.”
Sakura sbattè le palpebre più volte, quando
l’incoscienza cedette il posto alla lucidità e lei si ritrovò nuovamente nella
sua stanza. I mobili erano stati ricomposti, mentre quello che era stato
rovinato, era stato portato via.
Probabilmente era stato suo fratello ad
avere quell’accortezza. Aveva pensato forse che sarebbe stato più doloroso per
lei, risvegliarsi in mezzo al caos che prima Shaoran aveva fatto.
Strinse la
coperta con forza, mentre i ricordi le ritornarono alla mente.
Shaoran, la
carta Sword e poi The Earthy e the Wood che la attaccavano e infine….
“Il mio
scettro…” soffiò quelle parole, con angoscia, mentre una morsa al centro del
petto si impadroniva di lei. Si portò una mano sul cuore, chiudendola a pugno e
alcune lacrime le sfuggirono dagli occhi.
“Il mio scettro…” ripetè con
rabbia, stringendo i denti e lasciandosi andare al pianto.
Si abbandonò a
quel momento di disperazione per alcuni lunghi minuti, fino a che non sentì il
bisogno di smettere.
A cosa serviva piangere in quel modo?
Avrebbe
riportato lì Shaoran?
Avrebbe ricomposto il suo scettro?
Si alzò,
lanciando in aria le coperte, mentre una rabbia che non era mai stata sua, si
era impossessata del suo animo. Si asciugò il viso, sciacquandolo e poi scese al
piano di sotto, in cerca di qualcuno.
Come si aspettava, trovò Touya, Yue e
Kero-chan, assieme alla signorina Mizuki e a Tmoyo. Non appena raggiunse gli
ultimi gradini, tutti si voltarono nella sua direzione, come se si fossero
scottati.
“Qual è la situazione?” domandò e si stupì della durezza della sua
voce.
Kero-chan volò verso di lei, per abbracciarla, ma parve quasi esitare,
quando incrociò i suoi occhi.
“Sakura! Come ti senti?”
“Sto bene… io sto
bene. Ma lo scettro? Che cosa è successo?!”
Forse fu la sua domanda
appassionata a zittire tutti, forse il fatto che – e questo lo temeva – le
notizie fossero terribili. Ma tutti si zittirono e chinarono il capo. Tutti
eccetto Touya e la signorina Mizuki.
“Sakura, ancora non lo sappiamo. Eriol
ci sta lavorano su, per cercare di ripararlo.” Kaho rispose prontamente,
mantenendo il suo temperamento tranquillo in qualsiasi situazione. Si alzò
facendo segno alla ragazza di avvicinarsi.
“Vieni a sederti, piccola. Stiamo
parlando della situazione ed è giusto che partecipi anche tu.”
Sakura annuì
silenziosamente, avanzando con passi veloci. Si sedette accanto alla donna, non
accorgendosi che suo fratello la fissava ancora insistentemente.
“Spiegatemi
cosa è accaduto… io non ne sono sicura, ma quel sigillo… e poi quella donna che
si è portata via Shaoran…”
“Non sappiamo niente di quella donna.” Questa
volta fu Yue a rispondere. “Ma quando sono venuto in tuo soccorso, ho avvertito
chiaramente un forte potere.”
“Ciò significa che abbiamo a che fare con magia
dell’Oscurità.” Finì per lui Kero-chan. “Ti ricordi? Tutte le volte che non
riuscivo a sentire che eri un pericolo, al contrario di Yue. La mia magia non
riesce ad avvertire il nemico, perché è della Luce.”
Sakura ascoltava in
silenzio, annuendo e lanciando occhiate veloci verso tutti i presenti. Fu allora
che finalmente si accorse di Touya. Ma non riusciva a reggere il suo sguardo e
finì per scostarlo più volte.
“Il sigillo invece, era troppo potente e troppo
grande per il tuo scettro. Erano due carte assieme ad essere sigillate.”
“Ma
con le carte Dark e Light ci sono riuscita!” ribattè la ragazza
frustrata.
“Ma non da sola.” Replicò Kaho, serafica. Ancora una fitta di
dolore, nel ripensare all’aiuto ricevuto da Shaoran. La signorina Mizuki le posò
una mano sulla spalla, intuendo la sua sofferenza e le sorrise
amichevolmente.
“Questa volta non solo eri provata dai precedenti
combattimenti, ma anche il tuo animo era turbato per quello che è successo a Li.
Di conseguenza la tua magia ne ha risentito.”
Sakura chinò il capo, sentendo
nuovamente la rabbia invaderla. “Quindi è colpa mia.”
“Ma cosa dici, Sakura!”
si lamentò Kero-chan, esplodendo. E assieme a lui, si unì anche Tomoyo. Il
peluche continuò appassionato. “Lo sai bene che non è colpa tua, quello che è
successo! Nessuno sarebbe in grado di mantenere il sangue freddo in una
situazione del genere!”
“Questo lo dici tu!” a sorpresa, Sakura si alzò in
piedi, inveendo contro l’amico. Tutti sobbalzarono, osservandola con aria
sorpresa.
“Io sono la Catturacarte! Ho delle responsabilità!” si battè una
mano sul petto. “E invece ho lasciato che altre due carte, sfuggissero al mio
controllo e ho persino distrutto l’unica arma che mi permetteva di liberarle dai
sigilli!! E per cosa?! Perché sono solo una stupida ragazzina che si lascia
prendere dalle emozioni! E che non è capace di fare nulla, senza l’aiuto di
qualcuno!”
Nessuno riuscì a ribattere a quelle parole. Perciò approfittando
del silenzio, lasciò il tavolo, diretta nella sua stanza. Non voleva più vedere
nessuno.
“Per me la riunione finisce qui.” Concluse gelida, sparendo su per
le scale.
Il resto dei presenti, restò ammutolito. Nessuno aveva mai visto
Sakura Kinomoto reagire in quel modo.
Touya aveva aspettato pazientemente che tutti
decidessero di andare. Aveva salutato Yue e aveva chiesto a Kero-chan di
lasciare Sakura per un po’, così il peluche aveva deciso di andare da Tomoyo,
per quella notte, forse anche un po’ più sollevato.
Era forse quello che era
rimasto peggio dalla reazione di Sakura, perciò era evidente quanto fosse giù di
morale. Sperava forse che staccando almeno per una notte, la spina, si sarebbe
sentito meglio.
Così Touya era finalmente rimasto solo, aveva perciò
preparato la cena e poi era salito con un vassoio al piano di sopra e aveva
bussato alla porta della stanza di Sakura.
“Non ci sono.”
La risposta
apatica della ragazza, era risuonata dietro l’uscio, ma non aveva scoraggiato il
fratello, che aveva aperto poco elegantemente la porta, blaterando un finto
“Permesso!”
Sakura era sobbalzata e aveva rivolto a Touya uno sguardo torvo,
ma poi aveva di nuovo incrociato i suoi occhi e non era riuscita ancora una
volta, a reggere lo sguardo.
Touya aveva intuito la situazione, dopotutto
sapeva quanto non ci fossero segreti tra loro due e sapeva che per lui, Sakura
era come uno specchio.
Posò il vassoio sulla scrivania e si sedette accanto a
lei, sul letto.
“Ti ho portato la cena.”
“Non ho fame.” Sakura si era
girata di spalle, nel vano tentativo che lui si arrendesse e la lasciasse
sola.
“Invece devi mangiare. Devi essere in forze per il prossimo
combattimento.”
“Non è detto nemmeno che combatterò.”
Touya restò
tranquillamente ad osservarle la schiena, senza perdersi d’animo. “Kaho dice che
Eriol potrebbe sistemare lo scettro.”
“Me ne faccio molto, del
potrebbe.”
“A me sembra invece, che sia tu, quella che non vuole
combattere.”
Forse Touya aveva usato volutamente quelle parole per
provocarla, perché avevano fatto breccia nel suo cuore, come un ferro
arroventato. E lei era esplosa nuovamente, come poche ore prima in
cucina.
“Non dire idiozie! Shaoran è chissà dove e tutte quelle carte
disperse! Come diavolo puoi credere che io non voglia combattere?!”
“Non sei
te stessa. Non è così la cattura carte, che noi conosciamo.”
Sakura esitò un
attimo, ma poi tornò velocemente alla carica. “E come mi vuoi, Touya? Felice e
sorridente, per quello che è successo?! Guardami, sono una Pasqua!”
Il
fratello non diede peso al suo sarcasmo. Continuava a fissarla con assoluta
serenità e sicurezza. E questo a Sakura non piaceva per niente.
“Io mi
ricordo di una ragazza che non si è mai arresa, nemmeno quando quel Li diceva di
non amarla più. E mi ricordo che per un attimo non ha mai pensato, che uno come
Eriol potesse fallire o che i suoi amici non potessero aiutarla. Mi ricordo di
una ragazzina testarda che non avrebbe mollato, nemmeno con lo scettro in mille
pezzi, ma si sarebbe scervellata per trovare una soluzione.”
Regnò il
silenzio, dopo quelle parole. La ragazza lo fissò interdetta, mentre sentiva le
lacrime premerle gli occhi.
“Cosa… cosa devo fare…” mugolò piano,
mesta.
Fu allora che Touya le sorrise e senza attendere oltre la attirò a sé
per abbracciarla. “Devi solo essere te stessa. Verrà tutto da solo, pian piano.
Ma non devi arrenderti e smettere di credere in quello che sei. La mamma non ne
sarebbe felice, lo sai.”
Forse fu quel caldo abbraccio, forse il pensiero di
sua madre, forse un po’ tutte le cose. Alla fine Sakura lasciò andare quelle
lacrime e si sfogò tenendosi stretta a suo fratello, aggrappandosi alle sue
braccia e singhiozzando tutto il dolore che sentiva dentro e che ancora non era
riuscita a manifestare.
Continua…
Nuovo capitolo, dopo una vita. Finalmente mi sono
decisa a riprendere in mano questa storia. Avete ragione, non può restare qui
incompiuta ^^ e grazie a Lady Maryon che ha premuto tanto affinché mi tornasse
la voglia di concluderla.
Per ora le cose sono addirittura peggiorate
(immagino linciaggio collettivo per essersi ritrovati sto capitolo dopo anni di
attesa…), ma non è detto che non migliorino… o che non peggiorino ancora di più
^^
Per ora sappiate che le sorprese non sono ancora finite.
A breve, il
prossimo capitolo, del quale non ho ancora deciso il titolo, sorry.
Un grazie
a tutti quelli che vogliono ancora sapere come finire questa fic e non se ne
sono ancora stancati :*
Ryta