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Autore: Zikiki98    11/11/2014    2 recensioni
2018: LA STO CONTINUANDO E REVISIONANDO. LA POTETE TROVARE SUL MIO PROFILO WATTPAD E EFP (la nuova versione, per l'appunto), SEMPRE SOTTO IL NICKNAME: Zikiki98
Il titolo della storia è lo stesso: The Wolrd of Demons - Il Portale dei Demoni
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Clan Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, Nuovo personaggio | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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The wolrld of demons capitolo 1
#RISCRITTO
THE WORLD OF DEMONS
°IL PORTALE DEI DEMONI°


CHAPTER ONE - IDRIS.


Idris era stupenda: con quelle infinite colline di prati verde acceso, i fiori delicati color bianco candido e il cielo azzurro chiaro e cristallino... era così bella da sembrare irreale.
Idris era casa mia, e tutto ciò che ne faceva parte rappresentava la mia vita.
Avrei vissuto qui per l'eternità, eppure il fato aveva prescritto un altro destino per me.
Non riuscivo a credere che avrei dovuto abbandonare tutto questo: lasciare la mia patria, e con essa una parte del mio cuore, senza essere sicura che un giorno vi avrei fatto ritorno. Tutto in questo momento dipendeva dal caso.
Ad ogni modo, volente o nolente, avrei dovuto adempire al mio compito.
Da cento anni noi Shadowhunter eravamo nascosti per proteggerci da una situazione che ai nostri antenati era sfuggita di mano, fino a diventare una vera e propria catastrofe. Eravamo fuggiti dagli occhi del mondo, lo stesso che stavamo proteggendo e che, allo stesso tempo, ci stava sterminando a causa dell'incontrollata venuta di demoni sulla terra. Troppi perfino per noi Cacciatori, forti ma non abbastanza per vincere questa battaglia.
Tutti ci credevano morti, estinti, ma in realtà ci eravamo semplicemente rifugiati tra le braccia della nostra madre patria, l'unica che in quel momento ci avrebbe potuto concedere di vivere il più al sicuro possibile,ma nell'ombra.
Ora, dopo un secolo in nostra assenza, stavamo tornando per ricoprire la nostra razza di gloria e onore, per svolgere il nostro dovere, ciò per cui eravamo stati creati: combattere i demoni, anche a discapito della nostra vita.
Ognuno di noi ha il proprio ruolo nel mondo, il proprio scopo, e il nostro era quello di uccidere demoni per rispedirli nella loro dimensione e mantenere l'equilibrio naturale delle cose. Era come una specie il ciclo della vita, in un certo senso: il più forte che si avventa sul più debole, e così via, ma in una visione più battagliera e eroica.
Se da un lato ero triste e malinconica nel lasciare Idris, dall'altro ero elettrizzata e eccitata nel vedere, nello scoprire, com'era il mondo al di fuori dalle protezioni della città, che ci avevano sempre fatto da scudo e da divisore.
I Cacciatori più giovani, come me, erano elettrizzati all'idea che un giorno questo momento sarebbe arrivato, e ora che era decisamente alle porte, nessuno, nemmeno gli adulti, stavano più nella pelle. L'idea di libertà, dopo quello che successe ai nostri antenati, ci appariva sempre più distante e inafferrabile, ma non ce la facevamo più a vivere così, protetti costantemente da una bolla di vetro da minacce che per noi sarebbero state sempre gravose e difficili da contrastare. Nonostante Idris fosse perfetta, stava iniziando ad essere stretta.
Eravamo stati addestrati per combattere demoni, ed era giunto il nostro momento di riappropiarci dei nostri compiti.
Quando i demoni invasero Alicante cento anni fa, e ogni singolo istituto presente sul pianeta, io ovviamente non ero ancora nata, ma i racconti degli Anziani e dei Fratelli Silenti facevano raccapponare la pelle e rendevano bene l'idea degli avvenimenti di quel periodo.  Dovevano essere stati giorni davvero terrificanti, vissuti tra la paura di sopravvivere e il desiderio macabro di morire per sfuggire ad altro dolore, dovuto a ferite sia fisiche che morali.
I nostri antenati combatterono quella guerra con tutte le loro forze, lottando per la propria patria e per i Cacciatori avvenire, ma purtroppo fu persa. Tutti gli Anziani che vi parteciparono e che erano sopravvissuti alla battaglia, ormai erano morti di vecchiaia, ma i ricordi delle loro gesta resteranno sempre dentro di noi, in segno di rispetto e gratitudine.
Avevano perso, ma la loro determinazione a non arrendersi aveva permesso che oggi esistessero ancora i Shadowhunters.
Quelle creature demoniache li costrinsero a rifugiarsi nella loro città natale, sbarrando tutte le uscite, le entrate e aumentando a dismisura le difese delle protezioni che circondavano Idris, facendo lampeggiare costantemente le torri antidemoni, in segno di pericolo.
Nonostante fossimo sotto la costante protezione delle torri, anche molti anni dopo, alcuni demoni riuscirono a ingannare il sistema e a penetrare nella città, uccidendo Cacciatori su Cacciatori, non fermandosi neanche davanti a dei poveri e innocenti bambini.
Tutto questo, fino ad oggi.
I miei genitori, Charlie e Reneé Swan, morirono quel maledetto giorno, il giorno che noi chiamavamo Attentato.
Ero solo una bambina allora, avevo sei anni, e mio fratello Sebastian ne aveva pochi più di me. Sarebbe stato un episodio che avremmo ricordato per il resto dei nostri giorni, come se fosse accaduto ieri, lo sapevamo.
Fu un momento terribile per entrambi: quel giorno due bambini videro morire i propri genitori davanti ai loro occhi ricchi di innocenza, videro i loro volti deformarsi dal dolore, i loro sguardi spegnersi e abbandonare la vita che impregnava i loro corpi. Questo, avrebbe sempre fatto parte dei nostri incubi peggiori.
Ma da questo momento, quei giorni di paura, reclusione, rabbia e odio sarebbero finiti, per lasciar spazio alla sete di vendetta e di giustizia: nessun demone avrebbe avuto più scampo, e con loro, anche chi li aveva mandati l'avrebbe pagata cara.
Fortunatamente, grazie all'Angelo Raziel, dopo la scomparsa dei nostri genirori, io e mio fratello non venimmo abbandonati a noi stessi, ma la famiglia Durwood si prese cura di noi piccole pesti, adottandoci.
Erano vecchi amici dei nostri genitori e li conoscevamo, perciò eravamo stati davvero fortunati. Non potevamo chiedere candidati migliori per crescere come nostro padre e nostra madre avrebbero voluto crescerci, perché sapevamo che ci avrebbero insegnato i giusti valori della famiglia, della patria e della guerra, gli stessi in cui loro credevano.
Non tutti avrebbero fatto quello che i Durwood fecero per me e per mio fratello, e di questo gli sarei sempre stata grata, per la vita.
Siamo stati cresciuti ed educati da loro alla pari dei loro figli, William, George e Stephan, imparando l'arte del combattimento da nostro padre Jonathan  e materie come la demonologia, la biologia e la botanica da nostra madre Marie.
Per me e Sebastian, ma sopratutto per me, erano come dei veri e propri punti di riferimento.
Improvvisamente, risvegliandomi dai miei pensieri, qualcuno bussò alla porta della mia stanza
- Avanti - dissi tranquillamente, senza cambiare posizione.
Seduta sul davanzale della finestra, stavo contemplando il paesaggio, come mai avevo fatto prima d'ora. Lo scrutavo con occhi più attenti e vigili, nel tentativo di memorizzare qualunque cosa il mio cervello riuscisse poi a ricordare, in modo da patirne meno nostalgia possibile una volta lontana da qui. Probabilmente perchè sapevo che questa sarebbe stata l'ultima volta che avrei rivisto quello spettacolo dopo chissà quanto tempo.
La cosa sinceramente mi metteva un po' paura: spostarsi così, senza un preavviso abbastanza lungo che permettesse di realizzare appieno la cosa, dopo non aver visto nient'altro se non quel mondo... era terrificante.
Ma avrei dovuto accettarlo e lo avrei fatto ricordandomi che, in fondo, non ero l'unica a trovarmi in quella situazione, che fuori da questa casa, c'erano altre migliaia di persone che si sentivano come me, come se tutto gli stesse sfuggendo dalle mani davanti ad una realtà che cambia drasticamente, senza che tu possa fare niente per fermarne il processo.
La serratura scattò, spalancando la porta e rivelando così la figura di mio fratello Stephan, il minore della stirpe dei Durwood.
Io e Ste avevamo molte cose in comune: ad esempio, entrambi avevamo sedici anni, e in quella casa piena di adulti, trovavamo conforto l'uno nell'altra davanti alle ingiustizie imposte dai nostri genitori che, appunto, tendevano a differenziarci dai nostri fratelli maggiori per via dell'età.
L'unica pecca di questo fantastico rapporto con lui, era la gelosia costante di Sebastian, mio fratello di sangue, che credeva che io preferissi Stephan a lui, nonostante gli abbia spiegato più volte che non avevo alcun tipo di preferenza sui miei fratelli.
- Fatto le valige? - chiese avvicinandosi a me lentamente, con uno sguardo che diceva più di mille parole.
Sospirai, accennando un piccolo sorriso - Sì... e tu? - .
- Pronte! - esclamò, con un po' troppo entusiasmo.
Risi mestamente, era davvero strano a volte.
Senza che lo invitassi a farlo, si accomodò davanti a me sul davanzale, facendo incrociare le nostre gambe in un groviglio confuso, e cambiando la posizione comoda che ero riuscita a trovare con tanta fatica.
Decisi di mantenere il mio sguardo fuori dalla finestra, pensierosa, finché non iniziai a sentire i suoi occhi sulla mia figura, mettendomi a disagio. Sapeva quando mi dava fastidio essere osservata, e lui stava facendo esattamente quello.
- Qualcosa non va? - chiese scrutandomi meglio. Sapevo che non si stava riferendo al mio imbarazzo per il suo sguardo curioso, ma a ben altro. Probabilmente aveva notato il mio umore appena entrato nella mia stanza.
Mi mordicchiai leggermente il labbro inferiore, pensando a cosa dire. Lo facevo sempre quando ero un po' nervosa, e in quel momento, lo ero.
- E' tutto ok, è solo che... che questo posto mi mancherà come l'aria. Sarà difficile lasciarselo alle spalle - e non solo perchè mi faceva sentire a casa e perchè era un posto fantastico.
I miei genitori biologici erano stati sepolti qui, e questo avrebbe di conseguenza impedito la possibilità che io andassi a trovarli con la stessa frequenza con cui andavo finora.
Sembrò leggermi nel pensiero - Non lascerai nulla alle spalle  Bella, vedrai che non sarà nulla di definitivo. Appena termineremo il nostro dovere torneremo qui, ti riporterò qui - .
Sorrisi leggermente, sentendomi già meglio all'effetto delle sue parole - Ma quanto puoi essere dolce? - .
Rise - Non dirlo agli altri - .
Per "altri" intendeva William, George e Sebastian che, ormai, secondo la nostra politica, potevano essere considerati senza problemi Shadowhunters adulti, avendo compiuto tutti la maggior età.
Per questo, in quel momento, io e Stephan eravamo gli unici in casa, perché tutta la nostra famiglia era alla riunione del Consiglio e, considerando che non avevamo ancora compiuto diciotto anni, per il Conclave eravamo dei bambini.
Bambini abbastanza grandi per uccidere demoni e rischiare la propria vita per proteggere quella degli altri, ma troppo piccoli per presenziare a delle stupide riunioni che, oltretutto, ci riguardavano. Sarebbe stato nostro diritto partecipare, ma sapevo che protestare non avrebbe portato a nulla di buono. Avevamo atri problemi da risolvere e poi, ancora pochi anni, e anche io avrei potuto ascoltare le riunioni, perciò il problema non mi avrebbe più riguardato.
- Lo giuro sull'Angelo - dissi portandomi la mano destra sul cuore, con fare solenne e rispettoso nei confronti del nostro creatore.
Alzò gli occhi al cielo - A volte sei davvero assurda - .
Gli feci la linguaccia, divertita - E tu sei sempre strano - .
- Davvero maturo! - mi prese in giro, provando a farmi il solletico, ma riuscii a sfuggire in tempo dalle sue mani.
Gli diedi un pugno sulla spalla - Parla per te, idiota! - .
E scoppiammo a ridere.
Stare insieme a Stephan era una delle cose più semplici e naturali che si potesse fare, e condividere parte delle mie giornate con lui era bello perché spesso era l'unico che provasse a capirmi davvero.
E poi, obiettivamente, era un bel ragazzo: i suoi capelli erano color biondo scuro, aveva gli occhi azzurri, i tratti spigolosi e portava un paio di occhiali che gli ricadevano sul naso, dandogli un'aria decisamente più tenera rispetto ai suoi fratelli.
I fratelli Durwood sembravano essere stati clonati, erano tutti uguali e spiaccicati al padre, Jonathan. Dalla madre avevano preso poco, se non niente.
Mio fratello Sebastian invece aveva i capelli scuri, che teneva costantemente in disordine, gli occhi verdi, proprio come nostra madre, zigomi poco pronunciati e un bel fisico.
Io invece ero la copia esatta di mio padre, o almeno, questo era quello che mi dicevano i Durwood. Avevo i capelli lunghi che arrivavano fino a metà schiena, caratterizzati da un color mogano acceso che li rendeva quasi rossi sotto la luce del sole, e i miei occhi erano color cioccolato. Non ero mai stata molto alta, perciò l'altezza non era di certo il mio punto di forza, ma direi che per il resto non mi potevo di certo lamentare, a parte per la seconda scarsa di reggiseno.
Mentre guardavo fuori dalla finestra, in lontananza, si iniziavano ad intravedere alcuni Shadowhunters che tornavano a casa dopo la riunione, per annunciare a tutti, in generale alle proprie famiglie, le raccomandazioni che il Console aveva fatto e dove ci avrebbero trasferiti.
Ogni famiglia si sarebbe trasferita nella città dove era presente una maggior attività demoniaca. Fortunatamente il Conclave era riuscito a localizzare sulla mappa, grazie all'aiuto di uno stregone di fiducia, esattamente i luoghi dove potesse esserci un alto tasso di questa presenza, anche se ovviamente, essendo dei reclusi, non potevamo esserne completamente certi.
- Stanno tornando - pensò ad alta voce Ste, anche lui con lo sguardo perso fuori dalla finestra.
- Già - e gli passai una mano davanti agli occhi per riportarlo alla realtà - Ehi, ci sei ancora? - .
- Sì, sì, scusa. Stavo solo pensando - .
- A cosa? - domandai curiosa.
Sorrise timidamente - Niente di importante, davvero - .
Era inutile insistere quando faceva così, sapevo che non me ne avrebbe parlato, e io non ero quel tipo di persona che insisteva per sapere che cosa ti affligge. Non ero così impicciona, ma in ogni caso, lui sapeva che, qualsiasi cosa avesse avuto, lo avrei ascoltato, sempre.
Sospirai - Come vuoi. Li aspettiamo di sotto? - .
- Certo! - .
Così, senza dire più nulla, ci alzammo e ci incamminammo verso il salotto, curiosi di sapere dove ci avrebbe portato questa nuova avventura.
__

- Forks? Non ne ho mai sentito parlare - mormorò poco convinto Stephan accanto a me.
- E' vicino a Seattle - lo informò stufo Will.
Da quella riunione erano tornati tutti molto stanchi e assonnati. A quanto detto da loro, erano state tre ore davvero allucinanti, a cui si avrebbe potuto fare volentieri a meno, se solo quest'evento fosse stato organizzato in modo migliore.
Alcuni conservatori della città, che non volevano assolutamente accettare le nuove riforme indette dal Conclave, avevano deciso di discutere le loro motivazioni, alzando la voce e causando un grande caos.
Quindi, essere adulti, non portava poi tutti questi grandi vantaggi...
- Ovviamente - riprese mamma, che aveva parlato fino a poco prima - Non controlleremo un territorio così vasto. Ci limiteremo a proteggere Forks, dove risiederemo stabilmente, Port Angeles e La Push. Tenete conto che alla riserva il territorio appartiene ai Quileutes, quindi ci sarà meno lavoro da svolgere - .
La guardai sorpresa. I Quileutes? Com'era possibile che degli umani potessero proteggere le loro terre e le persone che ci abitavano?
Non potevano combattere contro dei demoni, non ne avevano nè le capacità nè i mezzi. Avrebbero scambiato quei mostri per cani rabbiosi o altri esseri simili, sottovalutando la situazione e conducendoli così ad una morte certa. Anche se fossero sopravvissuti, erano comunque troppo deboli per affrontarli.
- Com'è possibile? - chiesi infine, non lasciando trapelare nessuna emozione.
Fu papà Jonathan a rispondermi - A quanto pare, il suolo è battuto da un branco di Licantropi - .
Stephan, al mio fianco, si lasciò andare in un urlo di esaltazione - Wow! Licantropi? Quindi collaboreremo con i Nascosti! - .
Non avendone mai visto uno, l'idea di incontrare un gruppo di Lupi eccitava anche me, anche se sapevo che, dopo tutto quello che era successo ai nostri antenati, e ai miei genitori, non avrei dovuto sentirmi in quel modo. Perciò, cercai di non darlo a vedere e di contenere le mie emozioni.
- Non ci pensare nemmeno! - lo ammonirono George e Sebastian, con una decisione tale che uno schiaffo in faccia avrebbe probabilmente causato meno dolore e umiliazione.
Stephan, come previsto, si deprimì subito - Come? Perchè? - .
- Non possiamo rivelare la nostra esistenza ai Nascosti - spiegò Sebastian - Non sappiamo esattamente come sia andata cento anni fa, potrebbero aver collaborato con chi ha creato quel maledetto esercito di demoni - .
- Com'è possibile che non se ne accorgano? I lupi fiuteranno il nostro odore! - esclamai confusa, non riuscendo a seguirli.
Era davvero un ragionamento assurdo, campato in aria. Quello che dicevano non stava nè in cielo nè in terra!
Era palese, sicuro quanto la morte, che qualche Nascosto anni orsono avesse collaborato con il "nemico" a noi sconosciuto. Soltanto gli stregoni avevano la capacità di creare portali per mettere in collegamento una dimensione ad un'altra, quindi sicuramente c'era di mezzo qualcuno di loro. Altre creature, compresi noi Nephilim, non ne avevamo le capacità.
- Il branco è giovane, si è formato solo da qualche anno - continuò imperterrito mio fratello - Sicuramente non avranno mai sentito parlare di noi. Di chi ci dobbiamo preoccupare veramente sono i vampiri e gli stregoni: loro sono immortali e quelli che hanno anche solo un secolo di vita sanno che siamo esistiti. Dovremmo cammuffarci, sopratutto voi - terminò riferendosi a me e Stephan.
- Perchè? - domandai confusa, alzando le sopracciglia.
- Secondo lo stato Americano dovete andare a scuola - ci informò papà - e per non destare sospetti, ci andrete davvero - .
A scuola? Avrei dovuto frequentare le scuole mondane?
Non ne avevo mai frequentata una in tutta la mia vita, nemmeno qui, ad Idris. I miei insegnanti erano sempre stati Jonathan e Marie, di conseguenza, nè io nè i miei fratelli avevamo mai messo piede in una vera e propria scuola. E poi, ero più che convinta, che le materie non fossero le stesse: non penso che per i mondani fosse ultile studiare demonologia, come per me non era rilevante studiare matematica.
Anche Stephan al mio fianco sembrò preoccuparsi - Scuola? Ma noi non ci siamo mai andati! E non penso proprio che le materie siano proprio le stesse! Non abbiamo le giuste competenze per... - .
Mamma lo interruppe - Dovete solo stare attenti e proteggere gli umani presenti nella scuola, mentre noi penseremo al resto del terrirorio che ci hanno assegnato. Non dovete per forza prendere buone valutazioni, non ci interessa questo, ma dovete compiere in modo eccellente il vostro compito di Shadowhunters, senza dare confidenza a nessuno, sia chiaro. Non dovete farvi scoprire, il Conclave è stato molto severo su questo argomento - .
Incondizionatamente, mi guardai le braccia ricoperte da ghirigori e cicatrici prodotte dallo stilo. Sarebbe stato un impiego più difficile del previsto. Avevamo segni permanenti e cicatrici abbastanza difficili da coprire.
- Come faremo a nascondere le rune? - chiesi, iniziando a preoccuparmi.
Ogni Shadowhunters amava le proprie rune e cicatrici, perché ognuna aveva un suo perché e una sua storia. Più il corpo ne era ricoperto, più si era rispettati e temuti dagli altri Cacciatori. Era una questione d'onore.
Bisognava indossarle con orgoglio, perchè dimostravano con quanta dedizione ci impegnavamo nel nostro lavoro. Erano come un premio che rappresentava la bravura un Cacciatore.
- Questo sì che è un problema... - mormorò sfregandosi il mento con una mano, Will.
- Dovrete coprirle, non avete scelta: niente maglie scollate, dovrete indossare felpe, maglioni e magliette a maniche lunghe - affermò Sebastian - Non risulterà strano, a Forks fa freddo perfino in estate - .
Fantastico.
Una cosa che proprio non sopportavo era il freddo. Ero più quel tipo di persona che amava la calura del sole estivo e la brezza leggera della primavera. L'inverno e l'autunno non favevano proprio per me.
- E se, per sbaglio, un mondano dovesse vederle? - domandò grattandosi la testa Stephan, quasi impaurito da quella possibilità.
Alzai gli occhi al cielo - I mondani al posto delle rune vedono cicatrici - gli ricordai.
Boccheggiò per qualche secondo, per poi mormorare un - Ah... giusto - .
Cercai di non ridere, anche se avevo una voglia matta di prenderlo in giro per il suo essere così sbadato. Ma questo non era esattamente il momento adatto per mettersi a sghignazzare.
- Dovremmo prestare più attenzione ai Nascosti invece. Loro le nostre rune le possono vedere senza difficoltà - ci ricordò papà, alzandosi dalla poltrona dove si era accomodato appena messo piede in casa - Direi che è arrivato il momento di andare a riposare, domani sarà una giornata molto lunga - .
Tutti noi lo seguimmo a ruota, alzandoci dalle nostre postazioni sul divano.
- Perchè? - chiesi, tanto per rompere il silenzio.
George si avvicinò di più a me poggiandomi un braccio sulle spalle, con un tale entusiasmo da prendermi quasi alla sprovvista - Domani si parte Bells! Alle cinque del mattino in piedi, anche se il portale verrà aperto alle sei, ma, detto fra di noi: non ho voglia di essere l'ultimo a partire! - .


  
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