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Autore: Fire Human Guts    27/11/2014    2 recensioni
Amava i clown, dalle loro parrucche alle loro enormi scarpe colorate.
Ad Abigail piacevano anche le farfalle, ma non quelle che volavano nel suo stomaco, però.
Quelle le facevano venire la nausea, oppure era veder Louis Tomlinson baciare la biondina di turno? Questo non lo sapeva, ma di una cosa era certa.
Amava Louis Tomlinson.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel cervello di Abigail Horan vorticavano tanti di quei pensieri a cui faceva fatica dare retta che ormai campeggiava nella confusione totale. Senza ombra di dubbio il bacio con Louis aveva la precedenza su tutti gli altri.
Quasi non credeva ai propri ricordi se ripensava a tre giorni prima, eppure era tutto così limpido e cristallino che se chiudeva per un attimo gli occhi e ritornava indietro con la mente, riusciva a sentire la sensazione che l'aveva accompagnata durante l'incontro delle loro labbra. In alcuni momenti si era sentita così fortunata e allo stesso tempo incredula che aveva sentito il malsano bisogno di sfogarsi con qualcuno, dato che Mallory che con le ripetute minacce da parte della bionda era riuscita a non farne parola con nessuno, si era stufata in fretta delle sue continue chiacchiere. Così, per rendersi ancor più certa che quello non fosse solo la sua pura e fin troppo avanzata immaginazione aveva cominciato a ripeterselo davanti allo specchio.”Ho baciato Louis. Io e Louis ci siamo baciati.” Eppure tutto continuava a sembrarle fin troppo surreale come in un sogno. Il mondo aveva finalmente cominciato a girare dalla parte giusta? Poi però, si ritrovava ad avere a che fare con le continue lamentale di suo fratello Niall su quanto lei avesse la testa fra le nuvole e con le battutine sarcastiche di Liam e si rendeva conto che no, nonostante tutto, quello non era un sogno e che suo fratello non l'avrebbe mai lasciata in pace.
L'unico pensiero altrettanto importante e così intenso che riusciva ad oscurare quello del bacio era quello che l'aveva susseguito. Non appena le bocche di Louis ed Abigail si erano staccate per riprendere aria, il ragazzo le aveva sorriso non solo con quelle labbra che per un momento infinito e allo stesso tempo brevissimo aveva assaggiato, ma anche con gli occhi, uno di quei sorrisi sinceri che adorava guardare nelle persone a cui era affezionata. Le aveva passato un braccio attorno alle spalle magre e l'aveva avvicinata un po' di più a sé ed Abigail aveva sentito il cuore esploderle nel petto.
Ma non appena avevano messo piede a terra ed erano usciti da quella giostra fin troppo nauseante lui si era completamente congelato, come se si fosse reso conto dell'enorme sbaglio che aveva commesso, il sorriso e gli occhi gli si erano spenti e il braccio che continuava ad avvolgere la ragazza che fino a qualche minuto prima aveva baciato era ritornato al suo posto, lungo il suo fianco.
La bionda inizialmente non aveva fatto caso a quel comportamento ambiguo, troppo occupata a torturarsi le dita e le punte dei capelli tagliati tempo prima, ed era anche imbarazzata, a tal punto da non avere il coraggio di guardarlo negli occhi. Ma poi, nonostante le sue scarse esperienze in amore, aveva dovuto ammettere che qualcosa in Louis non andava e dopo svariati e vani tentativi di attirare la sua attenzione si era arresa in balia del suo cervello che per tutto il ritorno verso casa non aveva fatto altro che lavorare per trarne conclusioni affrettate.
Il suo cervello, comunque, aveva sfornato tante di quelle ipotesi che aveva perso il conto, l'unica che sembrava spiegare il comportamento del ragazzo e chiarire i parecchi punti interrogativi che Abigail aveva in testa era che lui si fosse pentito di ciò che aveva fatto, ed era un ipotesi così dolorosa che faceva fatica ad accettare.
Era, però, arrivata a questa conclusione solo il giorno dopo il bacio, lasciando così al suo cervello e alla sua folta immaginazione il via libera per fantasticare su quel momento che aveva tanto atteso, riuscendo così ad illudersi ancor di più.
In tutta quella confusione di pensieri Louis si era fatto risentire, dandole appuntamento proprio per quel giorno, pronto a metterla a dura prova con un'altra lezione per superare le sue paure. Questa volta l'aveva avvertita senza tanti giri di parole che aveva affittato un paio di biciclette da passeggio e che avrebbero pedalato in giro da qualche parte, ovviamente un Abigail balbettante troppo intimorita anche solo per chiedergli di più aveva accettato la proposta, anche se non avrebbe comunque potuto rifiutare, decisa a salire su quella dannatissima bicicletta senza troppe cerimonie. Aveva intenzione di sorprendere Louis.
Ma Louis quel pomeriggio fin troppo afoso non sembrò sorpreso quando vide Abigail sistemarsi meglio sulla sella della bici con i piedi ben piantati a terra, per niente pronta per pedalare. “Non è tanto la bici in sé a farmi paura.” Gli aveva spiegato fissandolo dritto negli occhi, l'imbarazzo che aveva provato giorni prima era finalmente sparito e sembrava essere tornato tutto alla normalità, come se nulla fosse successo e non riusciva quasi a capire se fosse un bene o un male. “Ma è di cadere che ho il terrore.” Concluse osservando il ragazzo pedalare allegramente in quella strada di campagna completamente deserta che avevano raggiunto a piedi trascinando le bici blu senza troppi sforzi.
Abigail aveva apprezzato che Louis non l'avesse portata a pedalare in luoghi troppo affollati, ad esempio al parco, sotto gli occhi di tutti se avesse preso qualche botta.
Ricordava ancora troppo chiaramente le ginocchia sbucciate e le risate sguaiate degli amichetti della sua età che l'avevano osservata cadere senza tentare di aiutarla, e nonostante quei tempi fossero ormai lontani, il terrore di cadere riusciva ancora ad impadronirsi del proprio cervello, impedendole così di comportarsi come una normalissima ragazza in sella ad una bici.
“Oh andiamo, lo sai vero che cadendo non rischierai la vita?” Louis le sorrise cercando di sembrare il più disinvolto possibile ma con scarsi risultati, visto che continuava a torturarsi il ciuffo castano che di tanto in tanto gli ricopriva gli occhi e le unghie tutte mangiucchiate. Abigail annuì, avrebbe voluto ribattere che conosceva benissimo cosa sarebbe successo se fosse caduta ma pensò bene di non proferire più alcuna parola, non era certa che Louis avesse capito cosa stesse provando in quel momento. “Forza, andiamo!” Non appena Louis annunciò queste parole, si piegò in avanti e cominciò a pedalare con tutta la forza che possedeva nelle gambe, sfrecciando davanti al naso di Abigail, quest'ultima sentì lo stomaco rivoltarsi ma tentò ugualmente di imitare il ragazzo che continuava a pedalare, in quel momento più lentamente, davanti a lei. Appoggiò con cautela un piede sul pedale sinistro e così fece con l'altro, fino a muoversi con una lentezza quasi esasperante, mentre il manubrio oscillava a destra e a sinistra.
Erano passati anni dall'ultima volta che aveva portato una bicicletta, ma man mano che stabilizzò l'equilibrio cominciò a pedalare leggermente più veloce tentando di raggiungere Louis, nonostante li dividessero parecchi metri.
Dopo dieci minuti passati a cercar di non cadere, Abigail e Louis si erano riavvicinati, o probabilmente era stato lui a rallentare, perché lei continuava a pedalare a passo di lumaca. “Come andiamo?” Domandò Louis rivolgendole un sorriso a trentadue denti. “Sono stata meglio.” Fu la semplice risposta di Abigail che continuava ancora a barcollare leggermente. “Non sei ancora caduta.” Le fece notare con un occhiolino.
E spero che non succederà mai più, non lo disse a voce alta solo per evitare di sembrare troppo piagnucolosa. Non voleva che Louis si scocciasse, insomma di lì a quando si erano conosciuti, non aveva fatto altro che asciugarle le lacrime.
“Sai che mancano altre due paure e poi sarà tutto finito?” Le chiese il moro con una nota di tristezza nella voce. Abigail che aveva tentato di tutto per non pensare a quel momento, si fermò di colpo piantando i piedi a terra, Louis fece lo stesso al suo fianco. “Si, ci ho pensato.” Ammise mentre la tristezza si faceva spazio nel suo stomaco insieme alla paura che ancora aleggiava. “Ci hai pensato? E a che conclusioni sei arrivata?” Le domandò il moro quasi sorridendo. “Beh, potremmo continuare a vederci... No?” Abbassò lo sguardo sui suoi anfibi, nuovamente in imbarazzo, temeva la risposta che di lì a qualche secondo le sarebbe arrivata, non era sicura che Louis volesse continuare ad avere a che fare con lei. “Speravo di sentirtelo dire. Dopo il bacio che ci siamo dati...” Non terminò la frase, ma si limitò a sorriderle di nuovo. Abigail, d'altro canto, rimase sorpresa di sentir menzionare quel bacio e con quanta leggerezza Louis l'avesse nominato, ma nonostante ciò non ebbe il coraggio di riaprire il discorso. Certo, voleva avere un chiarimento con lui al riguardo, ma suo malgrado rimase in silenzio. Quella fu l'unica volta che Louis menzionò il bacio.

Abigail si voltò indietro, osservò la strada ricoperta di terra con ai lati la campagna deserta, che aveva percorso in bici e “Wow, abbiamo percorso tutta questa strada?” Domandò più a sé stessa che a Louis che le pedalava ancora di fianco. “Già...” Mormorò sovrappensiero ed Abigail gli sorrise. “A cosa pensi?” Prima ancora di rendersi conto che magari Louis non avrebbe voluto condividere con lei i propri pensieri, pronunciò quelle parole alla velocità della luce. “A quello!” Il sorriso di lui si allargò, scese dalla bicicletta con un balzo lasciandola cadere in mezzo alla terra e cominciò a correre verso una quercia piuttosto grande con al fianco un semplice muro di mattoni senza né capo né coda, lungo più o meno due metri alto altrettanto. Abigail scese dalla bici facendo più attenzione a non cadere e osservò Louis fare un salto per evitare di inciampare su qualche ramo caduto in terra. Scoppiò a ridere e lo inseguì lasciando le bici affittate senza alcuna protezione, tanto di lì non sarebbe passato nessuno che avrebbe potuto rubarle o danneggiarle.
Non appena raggiunse il grosso muro di mattoni che Louis contemplava in silenzio si accorse dei numerosi graffiti colorati che lo ricoprivano e assunse un espressione disgustata, non sopportava i graffiti, ormai il colore originario del muro era quasi svanito sotto uno spesso strato di pittura e erbacce che sbucavano tra gli angoli dei mattoni. “Cosa ci fa questo vecchio muro in mezzo al nulla?” Borbottò la bionda girandogli intorno, anche sul retro era nella stessa situazione.
Louis continuava ad osservare il muro con un sorriso strano dipinto sul volto ed Abigail si fermò ad osservarlo per qualche secondo, era estremamente bello e stentava ancora a crederci di aver baciato quelle labbra che adesso erano tirate in un sorriso un po' malinconico.
“Esattamente in questo punto, tanti anni fa, c'era una casa, una casa stupenda.” Louis fermò il discorso per tastare il muro che era stato una delle pareti dell'abitazione di cui parlava e per sorridere un po' di più, poi continuò “Qui vicino abitavano i miei nonni, due anni fa sono venuti a mancare, ma quand'ero piccolo li venivo a trovare tutti i giorni con mia madre. Ad ogni modo, questa era la strada che percorrevamo con l'auto, qui ci abitava un uomo anziano che coltivava la terra qui intorno. Ho sempre adorato la casa che un tempo occupava questo terreno, era bianca, un bianco che salta subito all'occhio, con le finestre e gli infissi rossi. La adoravo. Quando l'uomo che la occupava morì, venne demolita per fare spazio ad altra terra. Fu davvero orrendo passare da queste parti e non vederla.” Concluse sorridendo, continuava a tastare la superficie ruvida dei mattoni assemblati senza distogliere lo sguardo. Abigail sospirò lentamente, l'alone di malinconia che in quel momento volteggiava su Louis, si era impossessato anche di lei.
“Il signore... Cioè, voglio dire, l'uomo che abitava qui, aveva qualche figlio?” Domandò spostando un po' di terra sotto i suoi piedi. “Non che io sapessi, era sempre solo.” Rispose il moro. “Forse è questo il motivo per cui hanno demolito la casa, insomma, non c'erano eredi ed era in mezzo al nulla, qui intorno è deserto.” Ipotizzò lei, ma probabilmente non fece che peggiorare le cose perché il suo tono di voce sembravo tutto fuorché rassicurante.
Il fatto era che più osservava quel muro, più riusciva a raffigurarsi davanti agli occhi l'immagine della casa tanto amata da Louis. Grande, vecchia, ammuffita, in mezzo al nulla e piena di insetti, quasi inquietante. Insomma, chi uomo sano di mente avrebbe affittato una casa in mezzo al nulla, in una campagna abbandonata e senza lampioni lungo la strada?
Louis emise una risata un po' rauca poi aggiunse “Questi graffiti un tempo non c'erano. Sono anni ormai che non passo di qui e non li ho mai visti.” Abigail attorcigliò il naso. “Stupidi ragazzi senza rispetto...” Borbottò rivolta a chiunque avesse impasticciato quel muro, le dispiaceva che qualcuno avesse rovinato quel muro a cui Louis teneva.
“Perché stupidi? Anzi, hanno fatto proprio bene, ci voleva un po' di colore. Io adoro i graffiti.” Il ragazzo sorrise in modo rassicurante si passò le mani sui jeans pulendole dalla terra e le fece un occhiolino. Abigail rimase qualche secondo a fissarlo senza proferire parola, pensierosa. Forse Louis aveva ragione, quel muro sarebbe stato molto più malinconico e solitario senza quel miscuglio di colori che lo adornavano.

Appena 
tornarono a casa, Louis consegnò le biciclette al negozio di articoli sportivi in cui le aveva affittate ed Abigail lo invitò ad entrare in casa e Louis non rifiutò.
Abigail era sicura che suo fratello insieme a Liam avrebbero fatto delle scenate vedendo entrare Louis in casa, invece gli sorrisero in modo amichevole, ma questa volta fu Louis a guardarli male, quasi come se fosse arrabbiato per qualcosa di particolarmente importante. “Ti abbiamo ucciso il cane?” Domandò Liam senza troppi giri di parole mentre Abigail poggiava sul tavolo gli ingredienti per preparare la torta alla crema come le aveva suggerito il moro. “Adoro la torta alla crema. Prepariamola.” Le aveva semplicemente detto e siccome la bionda andava pazza per quel dolce proprio come lui non aveva fatto resistenza.
Abigail lanciò un'occhiata in tralice al migliore amico di suo fratello e Louis abbozzò un piccolo sorriso carico di tensione “Certo che no. Ma io mi tiro fuori.” Era seduto su di una sedia con i gomiti appoggiati sul tavolo quadrato e non smetteva di fissare Niall negli occhi che seguiva la scena con le sopracciglia alzate e un espressione sorpresa almeno quanto quella di Abigail. “Di cosa parli, Louis?” Era rimasta con il sacchetto di farina racchiuso tra le mani tremanti per la rabbia, quei due le stavano rovinando la giornata con il ragazzo di cui era innamorata. Perché non andavano a guardare un film o a giocare a play station come facevano sempre?
“Oh, nulla, affari di scuola.” Rispose Niall che finalmente sembrava aver compreso di cose stessero parlando, ma non si poteva dire lo stesso della ragazza che continuava a sospettare.
Quelli lì non gliela contavano giusta, ma non aveva voglia di indagare ulteriormente, tanto non avrebbero spiccato parola. “D'accordo.” Annuì, decise di lasciar perdere.
“Ci sei dentro fino al collo, non puoi lasciar perdere!” Lo ammonì Liam con un espressione indecifrabile dipinta sul volto, sembrava arrabbiato e sorpreso proprio come Niall. “Non capite...” Borbottò Louis passandosi una mano sul volto improvvisamente stanco. Mano a mano che la conversazione prendeva una piega sempre più stramba e ambigua la rabbia di Abigail cresceva, fino a diventare smisurata. Sbatté sul tavolo il recipiente con all'interno l'impasto per la torta, facendolo schizzare in tutte le direzioni, e in un secondo ebbe gli sguardi sorpresi dei presenti tutti puntati su di lei. “Adesso basta.” Pronunciando quelle semplici parole, non riconobbe la propria voce, era stufa di tutto quel mistero, era stufa di tutto, punto. “Ditemi di cosa state parlando, altrimenti non so cosa potrebbe succedere.” Non sarebbe successo nulla, lo sapeva, non avrebbe potuto contestare la scelta di suo fratello e degli altri presenti di non parlare, e non disponeva di nessun mezzo efficace per poterli far rivelare i loro segreti, ma avrebbe cercato comunque con tutta se stessa di scoprire cosa fosse successo di così tanto importante.
Louis incrociò le braccia al petto e aprì la bocca per spiccare qualche parola, ma Niall lo anticipò di qualche secondo. “Se parli non ti perdonerà mai.” Queste semplici parole furono in grado di zittire Louis che sembrò essere stato folgorato in pieno e abbassò la testa non riuscendo a mantenere un contatto visivo con Abigail. “Di cosa diavolo state parlando? Sono stufa di tutti questi segreti! Questa storia riguarda me ed ho il diritto di sapere tutto.” Urlò ormai in preda all'esasperazione. Osservò attentamente le facce colpevoli di Niall, Louis e Liam ma nessuno si decise a spiccare parola. “Forza!” Continuò.
"
Okay...” Si arrese suo fratello, il volto stanco. Questa volta fu il turno di Louis di interrompere Niall, si alzò dalla sedia, fece scendere le braccia lungo i fianchi e si avvicinò ad Abigail di un passo, appoggiandosi al tavolo che li divideva. “Tuo fratello mi ha pagato per stare insieme a te.” 
Abigail sbatté gli occhi ripetutamente, rimase sconvolta, senza alcuna parola da dire, non esistevano parole giuste o sbagliate da pronunciare in un momento simile, Louis continuava a fissarla con l'aria colpevole, aspettando una reazione che probabilmente non sarebbe arrivata. Non era sicura di ciò che aveva detto il ragazzo che aveva davanti... Magari aveva semplicemente frainteso.“Okay.” Rispose la bionda. Le bruciavano gli occhi e le fischiavano le orecchie, lo stomaco si contorceva e non per la fame. In quella stanza non esisteva più nessuno all'infuori di lei e del suo malessere generale. Si sentiva finita.
Non riuscì a sentire le parole che pronunciò Louis in seguito, ma si avvicinò di più al tavolo e si sedette sulla sedia in legno che occupava sempre la madre all'ora di cena, accavallò le gambe, socchiuse gli occhi e “Perché?” Disse semplicemente.
“Abigail, ascoltami...” Suo fratello si piegò sulle ginocchia per poterla guardare bene in faccia e la fissò negli occhi. “Tutto quello che ho fatto, l'ho fatto per te. Non stavi bene, tutti se ne sono resi conto. Mamma, Mallory, Liam, perfino Dakota mi hanno chiesto cosa avessi ultimamente. Non sapevo come comportarmi per farti tornare il sorriso, ho parlato con Mallory e lei mi ha detto cosa provavi per Louis e... Quando sono venuto a conoscenza delle tue carenze in matematica ho approfittato della situazione. L'ho pagato non per farti ripetizioni, ma per stare con te, farti sorridere e ci sono riuscito. Più passava il tempo e più mi sono reso conto che tornavi a casa con il sorriso stampato in faccia e la testa tra le nuvole, mi sono reso conto che serviva lui per farti tornare quella di un tempo, per farti essere felice. Lui è stato capace di fare ciò che non sono riuscito a fare io. E lo so che adesso ti senti tradita, presa in giro dalle persone che volevi bene, ma lo abbiamo fatto per te, e spero che un giorno capirai che ciò che ho fatto era solo per il tuo bene, che non avevo cattive intenzioni.”
Abigail piangeva, ascoltando quelle parole scoppiò a piangere senza rendersene nemmeno conto. Riusciva a leggere la sofferenza negli occhi di suo fratello, soffriva come soffriva lei ed odiava quella situazione, ma non lui. “Mi sono innamorata di Louis, mi sono innamorata di una menzogna, lo capisci questo? E' stato tutto una magnifica bugia.”Urlò sbattendo le mani sul tavolo. Non riusciva a vedere bene, gli occhi erano gonfi di lacrime e le offuscavano la vista. “Mentre io pensavo a quanto ti amavo, Louis, tu cosa pensavi? A quanti soldi avevi guadagnato prendendomi in giro? E quante risate, oh quante risate, ti sarai fatto una volta tornato a casa! Bugiardo!” Abigail si alzò dalla sedia barcollando per il forte mal di testa che le era venuto per aver urlato così tanto e Louis le si parò davanti serrandole i polsi con le mani forti. “Se credi che io ti abbia presa solo in giro, ti sbagli. Ho restituito fino all'ultimo centesimo tutti i soldi che tuo fratello mi aveva dato per stare con te. Ho accettato l'offerta di tuo fratello perché avevo bisogno di soldi, non per hobby, non per prenderti in giro e non sai quante notti ho passato senza dormire, maledicendomi per ciò che stavo facendo. Sapevo che non era giusto, e più passava il tempo più mi affezionavo a te. Tuo fratello mi ha pagato per farti sorridere, non per baciarti, non per fingere di amarti, tutto quello che ho detto, fin dall'inizio era tutto vero. Mi sono innamorato di te, per questo mi sono tirato indietro, ho restituito i soldi a tuo fratello perché nonostante io ne abbia ancora bisogno non me ne faccio nulla se al mio fianco non ci sei tu. Questo lo capisci?” Abigail avrebbe voluto crederci e nonostante non abbia mai visto Louis così serio e deciso e soprattutto con gli occhi lucidi, non riusciva davvero a farlo. Si sentiva una stupida, inutile, per non essersi resa conto di ciò che stava succedendo, eppure era accaduto tutto davanti ai suoi occhi. L'amore rende cechi.
La bionda non rispose, si dimenò fino a liberarsi dalla presa di Louis e si recò in camera sua chiudendo la porta a chiave, non voleva vedere più nessuno. Riuscì solamente a sentire Louis urlare “Abigail io ti amo.” E poi Liam che lo interrompeva pregandolo di uscire di casa.


PERDONATEMI!
Scusatemi davvero per tutto il tempo che ci ho messo per pubblicare questo capitolo, non ho neanche controllato l'ultima volta che ho aggiornato con il settimo perché altrimenti dovrei solo impiccarmi, ma davvero non ho avuto possibilità per aggiornare prima.
Spero ci sia ancora qualcuno che segua questa storia perché davvero mi dispiacerebbe molto, ma avete ragione, è colpa mia!
Spero che con questo capitolo io non abbia deluso le vostre aspettative... Manca poco alla fine, tipo un capitolo più l'epilogo. Spero di poter aggiornare con il prossimo capitolo senza troppi ritardi. Scusate ancora e alla prossima. <3

   
 
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