風物詩
• the things — feelings, scents, images — that evoke
memories or anticipation of a particular season •
P R O M P T
QUATTRO ♦ inverno + barbeQ
♦ link
immagine
«L’aveva
tirato a sé, guidandogli la testa nell’incavo tra il collo e la spalla.
Una volta, quando ancora non erano sposati, lui le aveva detto che
quello era l’incastro perfetto,
che la sua testa era fatta per starsene infilata lì».
| la solitudine dei numeri primi – p. giordano |
「冬 – F U Y U」
Mai si danno voci così belle
come quelle di una sera d’inverno,
quando il
tramonto quasi nasconde il corpo, e le parole sembrano provenire da una assenza
con una nota di
intimità raramente ascoltata durante giorno.
Nevicava.
Erano arrivati in quel
periodo dell’anno in cui le strade di Konoha
si tingevano di un pallido candore che sembrava rasserenare gli animi dei più
piccoli, ma anche quelli dei grandi.
I bambini giocavano per le
strade, sfidandosi in battaglie di palle di neve, oppure costruendo pupazzi.
Era piacevole poterli vedere liberi di divertirsi ora che la guerra era finita.
Sakura rise prendendo un
pezzo di carne dalla griglia, «Così poi finiamo ubriachi come l’ultima volta?!»
domandò retorica, portandosi poi il boccone alle labbra.
Hinata sorrideva, la mano
che non utilizzava per mangiare stringeva quella di Naruto, seduto accanto a
lei, «Ti sei ubriacato?» chiese in tono dolce, ma scherzoso, e Naruto ridacchiò
agitando le bacchette.
«Eravamo ubriachi tutti e
tre, in realtà, il teme ha passato tutta la serata con la faccia nel piatto!»
confessò mentre Sasuke borbottava qualcosa, continuando a mangiare.
«Tentavamo di capire che
cosa ci fosse sotto la maschera del maestro Kakashi
provando a farlo bere, ma abbiamo bevuto solo noi tre» spiegò Sakura, spostando
lo sguardo su Sasuke.
Anche lei avrebbe voluto
stringergli la mano mentre cenavano, ma dal momento che ne aveva una sola non
poteva farlo, altrimenti avrebbe dovuto imboccarlo, e lui non glielo avrebbe
mai lasciato fare in pubblico.
Naruto lasciò un bacio
sulla guancia di Hinata, tornando poi mangiare, cercando di non scomporsi
troppo quando il piede della sua fidanzata gli sfiorò il polpaccio. La guardò
con un sorriso, deciso a rispondere a quel gioco di carezze che erano soliti
fare quando cenavano soli, a casa sua, e così fece, allungando il piede a
sfiorare la sua gamba.
Sasuke si strozzò con
l’acqua, incominciando a tossire, «Dobe!» brontolò
fra i colpo di tosse, mentre Hinata e Sakura li guardavano confusi.
Ci mise un po’ a realizzare
di aver toccato la gamba sbagliata, ma quando lo capì arrossì di colpo,
lasciando cadere le bacchette sul tavolo. «Sei tu che hai le gambe lunghe,
teme!» ribatté mentre Sakura scoppiava a ridere realizzando quello che era
successo.
«Beh, sempre meglio di
quando vi siete baciati» disse con un certo tono di risentimento, come se
ancora le pesasse di non essere stata il primo bacio di Sasuke.
«Possiamo parlare di altro?»
borbottò Naruto, cambiando poi argomento.
La serata passò in fretta
fra una chiacchiera e l’altra, Naruto raccontava dei preparativi per il
matrimonio, del padre di Hinata che incominciava a metabolizzare e ad accettare
la cosa, e al fatto che aveva visto Shikamaru e Temari
baciarsi fuori dall’ufficio dell’Hokage.
«E voi due quando vi
sposate?» domandò ad un tratto, facendo di nuovo strozzare il suo migliore
amico, ma questa volta con il sakè.
Vide i suoi compagni di
squadra arrossire all’unisono mentre Sakura ridacchiava isterica e Sasuke
cercava di non morire soffocato.
«Non sono affari tuoi, dobe».
Sakura avrebbe voluto
dirgli che si sarebbero sposati appena Sasuke glielo avrebbe chiesto, ma le
sembrava piuttosto palese che fosse così, quindi cercò di sorridere e di
passare oltre. Era già abbastanza difficile per lei pensare che sia Ino ché
Hinata si sarebbero sposate l’anno dopo, e che lei le avrebbe guardate
immaginando il momento in cui sarebbe toccato a lei.
Se mai le sarebbe toccato.
Fortunatamente il discorso
morì lì, e lo sguardo truce di Sasuke bastò a zittire Naruto, almeno
sull’argomento matrimonio.
Sakura si rilassò sulla panca,
piena come un uovo, osservando la sua amica ridere mentre Naruto le poggiava il
capo sulla spalla, sorridendo e dicendole qualcosa di stupido. Erano così belli
assieme, sembravano fatti uno per l’altra, come se fossero stati creati apposta
per incastrarsi perfettamente uno all’altro. Due metà della stessa medaglia.
Erano legati dal filo
rosso, Sakura ne era certa. Poteva immaginarlo lì, stretto ai loro mignoli, ed
ora che Naruto aveva riavvolto la matassa erano tornati assieme, dopo non si sa
quante vite vissute.
La mano di Sasuke le sfiorò
la coscia con la punta delle dita, catturando la sua attenzione. Lo capiva dall’espressione
del suo viso che non aveva voglia di restare lì, e che lo aveva fatto solo per
far contenta lei e non sentire le lamentele insopportabili di Naruto.
Gli sorrise poggiando la
mano sulla sua, sfiorando ogni singolo dito, cercando quel filo che avrebbe
dovuto unire anche loro, che lui aveva cercato di tagliare e recidere in ogni
modo mentre lei si ostinava a rammendarlo, a creare nodi su nodi, a riattaccare
i due capi spezzati, per non perderlo, per non perdere la sua metà, il suo
incastro perfetto. Ma adesso che non aveva più la mano sinistra, non aveva
senso sforzarsi di cercarlo. Se c’era un filo che li univa, se quello spago era
davvero legato al mignolo sinistro di Sasuke, ora era di sicuro andato perduto.
Si erano separati, e lui non sarebbe mai riuscito a ritrovarla nella sua
prossima vita.
Cercava quello che non c’era più, lo cercava nel posto
sbagliato.
«Grazie...» mormorò
lasciandogli un piccolo bacio sulle labbra, passandogli le dita della mano
libera fra i capelli. Probabilmente non avrebbe capito per cosa, ma non era
importante.
Non aveva il coraggio di
dirgli che quella era l’ultima vita che avrebbero trascorso assieme, dopotutto
era solo una vecchia leggenda.
«Andiamo?», la voce di
Naruto fu come uno shuriken lanciato contro un
vetro.
Crack. E la magia del momento si frantumò in migliaia di pezzi.
Sakura annuì mentre la sua
mano lasciava le ciocche morbide di Sasuke, già pronto ad alzarsi per
tornarsene a casa. Pagarono ed uscirono, i sandali nella neve fredda
sprofondavano troppo mentre si reggeva al braccio di Sasuke, tremando per il
freddo.
«Dovremmo fare più spesso
queste uscite a quattro» commentò Naruto, la mano stretta sul fianco di Hinata
mentre cercava di scaldarla e ripararla dall’aria gelida.
«Magari quando non ci sono
cinquanta centimetri di neve» gli suggerì Sakura con un sorriso, continuando a
camminare, facendo attenzione a dove metteva i piedi.
Accompagnarono Hinata e
Naruto fino a casa di quest’ultimo, e poi li salutarono, fermandosi ad
osservarli mentre lui la prendeva in braccio, facendola ridere.
La testa di lei incastrata
nell’incavo del suo collo sembrava essere fatta per stare lì, come se quello
fosse sempre stato il suo posto, e nulla al mondo avrebbe potuto cambiarlo.
«Facciamo due passi?», la
voce di Sasuke era acqua calda sulla neve, balsamo sulle sue vecchie ferite.
Annuì mentre lui le
prendeva la mano, stringendola alla sua e infilandola nella tasca della sua
giacca. Camminarono in silenzio fino al molo, fino al luogo in cui si erano
baciati per la prima volta.
Ai tempi non sapeva che
cosa significava per Sasuke quel posto, ma adesso era diverso, adesso sapeva
cose di lui che nessun altro conosceva, e non poteva fare altro se non
conservarle con gelosia ed egoismo, sentendosi un po’ speciale. Solo lei sapeva
che lì suo padre gli aveva insegnato il suo primo jutsu,
che dormiva sul lato sinistro del letto, che quando facevano l’amore sospirava
piano, cercando di non farsi sentire, e che ogni tanto piangeva in silenzio
accanto a lei, dandole le spalle, nel letto.
Si lasciò stringere da
quell’unico braccio, sul legno innevato, pensando a quella mano mancante, a
quel mignolo sinistro che non c’era più, quel dito di cui la sua anima aveva un
disperato bisogno.
Si lasciò abbracciare
mentre il suo viso affondava nella stoffa del cappotto di Sasuke, e le sue dita
gli stringevano le spalle, cercando di dargli una forma tale che solo lei,
avrebbe potuto incastrarsi a lui.
Così l’avrebbe trovata sempre,
anche senza quel filo rosso.
N O T E • F I N
A L I
Eccoci qui. Di nuovo.
Devo dire che non era quello che volevo fare, ma che
ha preso una piega strana e non ne sono molto soddisfatta, ecco. Ma pace,
insomma. È saltato fuori un delirio introspettivo che non ho assolutamente
cercato, scusatemi.
Ho basato tutto sulla famosissima e ultra-utilizzata leggenda del filo rosso del destino, legato appunto al mignolo della mano
sinistra delle anime gemelle.
E nulla, è uscita più angst
di quel che volevo, scusate.
Vi dico che si narra che chi dorma sul lato sinistro
del letto matrimoniale faccia sogni più tranquilli, ed è una mia scelta, perché
Sasuke fa molti incubi secondo me, e volevo metterlo nel lato del letto che –
almeno in teoria – potesse attenuare questi avvenimenti.
E nulla, il mio lavoro è finito, cliccare su conclusa
(anche se non sono molto soddisfatta) mi da un senso di completezza – non sono
brava a portare a termine le cose, sono fatta così, lascio sempre tutto a metà.
Quindi alla prossima, vi lascio ancora la AU a quattro
mani con radioactive,
Colla.
Se volete farci un giro. (❁´◡`❁)
E poi, visto che in tanti shippate
la NaruHina, vi consiglio questa stupenda storia: Le parole
della Notte.
Fateci un salto, perché è bellissima, davvero.
Detto questo devo – assolutamente – ringraziare radioactive per il betaggio
e per la grafica. Senza di lei non so se avrei concluso questa raccolta, dato
che lei mi scandisce i tempi per scrivere sgridandomi se non lo faccio.
Quindi grazie, grazie mille. Per i prompt,
per tutto, davvero tutto. È tutta dedicata a te, anche se non sono brava a fare
Naruto ed Hinata come li vorresti tu, lo so.
E poi grazie a tutti voi che leggete, che l’avete
messa fra le seguite/preferite/ricordate,
grazie a chi ha recensito e chi recensisce. Grazie di cuore.
Alla prossima – forse. In qualsiasi caso mi trovate su
papavero radioattivo.
Lì sono super attiva!
Sparisco. ♥
~yingsu