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Autore: Aeltanin    29/03/2015    4 recensioni
Sono trascorsi ormai 5 anni dalla fine della seconda guerra. Il mondo magico vanta una discreta serenità, ma la sete di vendetta di alcune famiglie purosangue reclama una giustizia aberrante, quando una notizia circola veloce tra le loro residue fila. La novella famiglia Malfoy dovrà fare i conti con le ingiustizie della vita e dovrà lottare strenuamente per ritrovare la sua piccola felicità e proteggerla dalle mine della guerra.
« Perdonami » Lo odio con tutta me stessa, perché non ha capito assolutamente nulla. Non c'era niente che avrebbe potuto fare per salvarmi, se non dividerci e salvare nostro figlio dalla furia e violenza spietata di quelle bestie abiette dei Mangiamorte. [...]
« Non devi dirlo. Non ti è concessa nessuna colpa, non adesso ».
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Altro contesto, Più contesti
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Capitolo 8. I Feel Nothing

 

 



Non ho voglia di nutrirmi, di sorridere, né tantomeno di aprire gli occhi e salutare il giorno. Rintanata nel buio delle mie palpebre, riesco a sopportare con minore dolore i battiti del mio cuore sempre più veloci. Vorrei gridare e chiedere aiuto, vorrei che qualcuno interpretasse correttamente il mio silenzio e mi schiaffeggiasse con ferocia, facendomi rinsavire, ma in fondo, non voglio. Ho perso mio figlio, perchè mai dovrei esser lieta di metterne al mondo un altro? Per sostituirlo e sentir meno la mancanza di Leon? Sono tentata di metter fine a tutto, Demetra non merita di nascere. Non potrebbe mai colmare l’assenza del fratello, nemmeno per idea.
Ma non posso non considerare le contrazioni che si fanno sempre più frequenti e violente, perciò chiudo gli occhi, ancora, e stringo le palpebre fino a farmi male. Il sudore mi impregna le vesti, i capelli sono una massa informe e qualcosa di umido sta colando tra le mie cosce. Non posso, non voglio che nasca, odio questa vita dentro di me. 
Probabilmente mi pentirò del torbidume dei miei pensieri, quando cullerò la creatura tra le mie braccia. Forse, oppure no. Non sarà mai Leon e questo basta a paralizzarmi il cuore. 

E penso a Draco, che è in pena per me e che questa bimba l’ha amata da subito. 

Ogni nuova contrazione è una stilettata fisica e non. Do la colpa al dolore, che non ricordavo fosse così insopportabile. 
Perdo la presa sulla scrivania a cui sono poco dignitosamente poggiata e scivolo a terra, accompagnando la caduta con un tonfo sordo. Mi affanno sul parquet, arrancando con le dita che grattano sul pavimento, per avvicinarmi alla bacchetta ed inviare un segnale d’aiuto. Dovrei aver sentito qualcosa spezzarsi, avrei dovuto percepire un dolore ancora più forte, ma io semplicemente non sento.

Quindi chiudo gli occhi.

Non sento niente

 

“…Emorragia, ho bisogno di pozione rimpolpasangue, la bambina è fuori pericolo, ma lei…”  

“Lei cosa? Ginevra devi fare qualcosa, non deve morire, non potrei sopportarlo…” è la voce alterata di Draco che accompagna il mio sofferto risveglio. E’ tutto sfocato, come il mondo visto da un miope, ma ciò che rende più sopportabile l’esser tornata cosciente, sono le striature aranciate di un meraviglioso tramonto rosso al di fuori della finestra. Incontro finalmente gli occhi di Ginny ed osservo svanire dal suo volto la piccola ruga di preoccupazione tra gli occhi. La vedo voltarsi verso Draco.

“Draco, devi calmarti. Guarda…” ma sono io a guardarlo, di spalle. Muovo piano le dita, credendo assurdamente di poterlo sfiorare, accarezzargli la schiena. Sembra non sentire, sembra rintanato nella sua bolla di disperazione. Vorrei richiamarlo, ma non ci riesco. Apro la bocca e cerco di articolare un qualsiasi suono, ma Ginevra mi si avvicina e mentre mi accarezza il volto, mi sussurra di far silenzio e riposare. La prendo in parola.

“Brutto stupido, sta bene, si è svegliata!”

“Cosa, ma se mi hai detto…” e corre verso di lei.

“So cosa ho detto, ma adesso sta bene.”

“E cosa vedrà quando si risveglierà? Ha bisogno di me!”

“Non ha bisogno di te, ha bisogno di riprendersi. Tu le metti ansia.”

“Hai visto come l’abbiamo ritrovata, non permetterò che…”

“Per Godric, Malfoy, vattene via! Va da tua figlia!” deve esser stata parecchio convincente, Ginevra. Draco spalanca gli occhi e realizza di esser padre, di nuovo.

“Vado… vado da mia figlia.”

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

Non si è ancora svegliata. 
Era pomeriggio inoltrato, quando ha dato alla luce Demetra, mentre adesso è quasi mezzanotte. 
É stato tremendo assistere al parto e veder soffrire le due donne della mia vita. Ricordo che quando nacque Leon, tutti gli uomini in cui mi imbattevo, mi sconsigliavano di presenziare alla nascita di un bambino. E io non sono mai stato un cuor di leone. Questo lo sanno tutti.

Ma non ho pensato a niente, quando ho visto Hermione riversa sul pavimento, priva di sensi. L’ho sollevata delicatamente e l’ho adagiata sul letto, mentre Ginevra, allarmata dai rumori, si è precipitata nella nostra camera e l’ha salvata.
Ha dovuto praticare un cesareo, non c’è stato verso di poter utilizzare la magia. La natura ha dovuto fare il suo corso, soprattutto perchè la piccola sembrava non voler staccarsi dal ventre della madre. 
E’ testarda, mi viene da sorridere se penso da chi ha ereditato questa caratteristica. Adesso sta sonnecchiando nella sua culla, il pollice tra le piccole labbra carnose e le ciglia lunghe che le accarezzano le guance. E’ un piccolo miracolo. Non ringrazierò mai abbastanza per questa seconda possibilità di essere padre.

 

“Malfoy, perchè non vai a dormire? Hai un aspetto orribile, devi riprendere le forze.” la voce di Ginevra è più dolce di quello che sembra. Il tono pungente di sempre è sostituito da una nota più tenue, quasi carezzevole. Non ce lo diremo mai, ma siamo importanti l’uno per l’altra. E’ una amica vera per me.

“Vorrei tanto, ma non riesco a staccarle gli occhi di dosso. E’ la materializzazione di tutta la purezza del mondo. Sembra un angelo” quasi mi infastidisco dell’immediato risolino di Ginevra. 

“Che cosa ha provocato la tua ilarità? Vorresti forse dire che non lo è?” le rispondo a tono, mentre accarezzo la guancia di Demetra, quasi fosse fatta di cristallo. 

“Oh no, ma ripetimelo quando finirà a Serpeverde!”

“Lei non finirà a Serpeverde, l’hai visto come ha resistito fino all’ultimo. Grifondoro nell’animo.” affermo un po’ sconsolato. Hermione sarà fiera della sua miniatura rosso oro. Intanto ha ricominciato a piangere. 

“Vedremo, Malfoy. Prendila, cullala tra le braccia a pancia in giù, le passerà. Buonanotte.” Inforca le scale, ma la fermo. Non so bene cosa dire, non sono bravo a ringraziare. Le faccio un cenno imbarazzato con il capo, mi passo le mani dietro la nuca. 

E poi parlo, di getto, inoltrandomi in un argomento spinoso, come carne appena lacerata.

“Leon… lui sarebbe stato assegnato a…” Ginevra si blocca a metà scala. Non me ne sono neanche accorto, ma al nome di mio figlio la voce mi si è incrinata e le lacrime hanno cominciato a striarmi le guance. Se penso a lui sto inevitabilmente male, non so più controllarmi. 

La piccola strilla, le sue urla sono assordanti. L’inconfondibile chioma rossa si accascia vicino ai miei piedi e prende in braccio Demetra, sopportando chiaramente a stento le due urla disperate.

“Urla troppo forte per aver solo fame” è l’appunto di Ginevra. Nel frattempo i restanti membri della famiglia Weasley sono corsi verso di noi. Era inevitabile che venissero svegliati. Molly mi afferra rudemente per il braccio e mi trascina lungo il corridoio.

“Hermione si è svegliata. Corri!” il sottofondo insopportabile si è attenua, la piccola ricomincia a respirare regolarmente e il suo colorito torna normale. Non mi ero accorta di quanto i suoi occhi fossero blu, scuri come la notte, se non quando hanno smesso di assumere quella spaventosa tonalità rosso fuoco. 

“Oh, vado, vado subito! Datemi mia figlia però. E’ ora che conosca sua madre.”

 

 

 

 

***

 

 

 

 

Sono più che sicuro che Hermione abbia avvertito la mia presenza, ma non smette un attimo di fissare il panorama fuori dalla finestra. E’ piuttosto pallida e smunta, ma non potrebbe essere più radiosa ai miei occhi. Non appena entrato in camera, non ho potuto far a meno di notare l’inconfondibile odore di maternità, quello di colonia e latte, che ritrovo anche sul capo morbido di mia figlia. Il leggero aroma di fiori poggiati sul comodino mi stuzzica le narici, ma se conosco bene Hermione, preferirebbe che non ci fossero. E’ tutto così stucchevole, che mi stordisce. Pertanto mi avvicino al letto con Demetra tra le braccia e porto il mazzo di fiori lontano dalla sua portata. Finalmente si volta e mi guarda. Non l’avesse mai fatto.

E’ lo sguardo di una persona afflitta, di chi preferirebbe essere altrove e lo ammetto, mi fa paura. Ma ciò che mi atterrisce oltremodo è la spontanea sufficienza con cui torna a guardare fuori. Sono un moscerino che va cacciato, non mi merito abbastanza attenzione. Nemmeno con nostra figlia vicino a lei. 

Le sposto una ciocca dal viso, ma ottengo solo di irritarla; sfugge al mio tocco e rivolge un sorriso ironico alla piccola. C’è nei suoi occhi una leggera increspatura color del fumo, intrisa di una cattiveria che mai avrei immaginato di scorgere nella mia donna.

 

“Vattene via e porta questa… cosa con te. Non ho bisogno di un marmocchio piagnucolante.” Non so cosa dire. Cerco di articolare un qualsiasi suono, ma le parole mi si bloccano in gola. Mi sarei aspettato uno sguardo commosso o quanto meno che mi lasciasse avvicinare, insomma, è la madre di questa creatura. Ma Hermione non è mai stata una persona qualsiasi. Però ho bisogno di capire, di vederci chiaro. La sua reazione ha dell’incredibile, come è inverosimile la piega che la conversazione sta assumendo.

“Che diamine hai detto?!?” sto cominciando a spazientirmi. Non riconosco chi ho di fronte, mi sembra uno scherzo di cattivo gusto; quasi mi pizzico, sperando di trovarmi in un brutto sogno. Sfortunatamente per me, la sua voce mi giunge ferina alle orecchie e qualcosa mi si spezza dentro. Potrei giurare di aver sentito scivolare un frammento di cuore fuori dal petto.

“Non la voglio, non mi serve. É solo la conseguenza di una notte di sesso, buon sesso sicuramente, ma niente di più. Lasciami in pace adesso, vorrei riposare.”

“Non l’hai nemmeno guardata. E’ tua figlia, Salazar! Non puoi dire sul serio! E’… è una meraviglia.” mi si incrina la voce nell’ultima parte della frase. Attendo un qualsiasi cenno da parte sua, anche solo uno sfioramento lieve. Chiude gli occhi e tende con forza il collo dalla parte opposta. Le da fastidio. Le da fastidio l’odore di sua figlia. Questa sua indifferenza comincia ad irritarmi; è troppo anche per me la vista di Hermione così debole. Mi alzo violentemente dalla poltrona, strisciandola sul parquet e esco dalla stanza sbattendo la porta e ottenendo in risposta il pianto disperato di Demetra.

Che le prende? Mi odia, odia tutti, o odia solo sua figlia? Ho il cervello in tumulto, tanta rabbia che vorrei urlare e un insopportabile dolore all’altezza del cuore. 

E mi sento in colpa.

Perchè Leon non è qui a festeggiare? Perchè non mi sta assillando con le sue domande sulla sorellina appena nata, rivendicando di poterla tenere in braccio? 
La catastrofica sensazione di impotenza che mi ha assalito prima, torna ad affliggermi sempre più incalzante. 

Ed è a quel punto che la piccola attira la mia attenzione con un delizioso gorgoglio. Me la sistemo tra le braccia e mi beo della sua guancia a contatto con il mio petto. Una manina si poggia delicata sul mio braccio e io mi sento immediatamente bene, sereno.
E’ una sensazione inspiegabile a dir la verità. Permangono le preoccupazioni e i problemi, ma tutto diventa sopportabile, quasi rassicurante. 

“Piccola mia, che potere hai su di me?” le dico, ben conscio che non possa capirmi, mentre le sfioro la tempia con il naso.

“Adesso parli anche da solo, Malfoy?” 

“Parlo con mia figlia, pare sia l’unica a non odiarmi.”

“Hermione non ti odia, è solo… stordita.”

“Non mi importa, Molly. Se solo…” faccio una breve pausa per cercare di raccattare le parole adatte.

“Se solo cosa, tesoro?” sento le mani accoglienti di Molly accarezzarmi la schiena. Ma il sollievo che provo è effimero, dura una manciata di secondi, perchè l’unica persona che potrebbe farmi sentir meglio è impegnata a combattere i suoi demoni per accettare di esser madre, ancora. E se non l’accettasse mai?

“Se solo avessi visto quella nube nei suoi occhi. Non vuole sua figlia! Come può non volerla tenere tra le braccia?!?”

“Va da lei, ascoltami. Parlale, ha bisogno di conforto. Non riesce a sopportare che Leon…” parole, parole vomitate senza contegno che non fanno che aumentare la mia collera, come se solo lei avesse bisogno di attenzioni.

“Ed io secondo te non ho bisogno di conforto? Secondo te non sento ogni giorno la mancanza di mio figlio? Ti sembra che potrò mai sopportare il fatto che non c’è più!?” il mio pianto non ha più dignità, ha rotto gli argini. Ma delicata ed opportuna come un *deus ex machina la sua voce mi raggiunge. Lei si che è panacea.

“Draco…” Molly si allontana con un sorriso a incresparle le labbra, ma non ho affatto voglia di ridere, io.

“Ti odio” ed è vero. Guardo il suo riflesso nel vetro della finestra, mentre la osservo sollevarsi la manica della camicia da notte, scivolata sul braccio. Ho fantasticato tante volte in questi nove mesi, su quanto mi sarebbe piaciuto giacere tra le sue carni morbide di madre. Perchè allora sto patendo l’abominevole sensazione di aver di fronte una sconosciuta? Una sconosciuta che amo più di me stesso.

“Hai ragione. Ma io non sono pronta a questo, perdonami…” E’ seria, le credo. E mi fa malissimo, crederle.

“Allora prendo le mie cose e porto Demetra con me.” La scanso bruscamente, ma lei mi afferra il braccio e mi costringe a voltarmi. Trattengo l’impulso di baciarla e stringo i pugni. 

“Cosa…No!”

“Cosa? Mi chiedi cosa? Vorresti che continuassi a vivere quì con nostra figlia, attendendo, magari invano, che tu superi questo momento di debolezza? Dovrei accettare che le passi accanto e non la degni di considerazione?”

“Io… si. Vorrei che tu mi stessi accanto, che mi aiutassi!” trattiene a stento le lacrime, ma la colpevolezza, che dovrei sentirmi addosso nel non provare nemmeno un briciolo di pena per lei, non c’è. Non la capisco, il suo comportamento è riprovevole. Magari sono insensibile e poco umano, ma non riesco a sopportare che consideri sua figlia il frutto di una scopata. Consapevole che non si meriti neanche una misera risposta, mi libero dalla sua presa e corro in camera. Ho intenzione di prendere solo il necessario. Mi appoggio al muro per pochi attimi e chiudo gli occhi. Sono stanco, stanco di vedere la serenità sfuggirmi dalle mani come neve che si scioglie. Poi alzo lentamente le palpebre e incontro lo sguardo vispo di Demetra. 

“Ce ne andremo, io e te. So che non è il massimo, ma torneremo nel castello di nonna Narcissa” lei non mi sembra contenta.

 

 

 

 


***

 

 

 

 


Non ho mai pensato al momento in cui io e Draco ci saremmo separati. Ho creduto strenuamente che il nostro amore fosse indissolubile ed è stato così infatti. Fino ad adesso

Spiandolo dalla porta socchiusa, lo vedo scendere le scale, con mia figlia sulle spalle, mentre si trascina un borsone che ha l’aria d’esser pieno. Non può davvero finire così, non mi rendo neanche conto che stia succedendo. Ma perchè poi? 

“Sei ancora in tempo a fermarti, Draco. Si sistemerà tutto.”

“No Ginevra, vorrei avessi ragione, ma non è così. Tu non l’hai vista.” fa male il suo tono di voce. Che mi ha visto fare di così insopportabile?

“Non voglio mischiarmi tra di voi, però questa bambina non ha colpa e non merita di crescere senza la madre.”

“Meglio crescere con un padre che la ama, che con una madre che non riesce a sopportare d’averla messa al mondo. Se non accetta Demetra, non accetta neanche me.” Ginevra si allontana, spiazzata. Non vuole render la situazione più difficile di com’è, indorandogli la pillola. 

“Bene” esordisce “Ringrazio davvero tutti dell’ospitalità, per avermi salvato in molteplici occasioni e avermi accettato fin dall’inizio, nonostante i trascorsi.” Molly si asciuga una lacrima con le nocche, Ginevra semplicemente non riesce a guardarlo. Arthur gli assesta una pacca amichevole sulle spalle e rivolge un sorriso a Demetra. Mi manca e non se ne è ancora andato.

Apre la porta, tentennando. Si volta solo un attimo verso le scale, con la masochista speranza di scorgere qualcuno, che so essere io.

 

Pare però che dovrò partire, facendo a meno del suo saluto.

E mentre calpesto l’erba appena fuori l’uscio, sono persino dispiaciuto per lei, che ha perduto l’occasione di godere del sublime odore di sua figlia.

 

 

 


*deus ex machina: indica un personaggio della tragedia greca ovvero una divinità che compare sulla scena per dare una risoluzione ad una trama ormai irrisolvibile secondo i classici principi di causa ed effetto. Per Draco, la voce di Hermione è simile ad un deus ex machina. Solo che ancora non sa che ha proprio sbagliato paragone.

Sono passati la bellezza di sei mesi dall’ultimo aggiornamento. Non so se vi ricordiate questa storia, se sì, sono contenta, perchè vuol dire che l’avete portata nel cuore, altrimenti mi dispiace, ma vi capisco ugualmente. E’ passato tanto tempo. E’ stato un dramma scrivere questo capitolo, perchè la nascita di Demetra me la sono immaginata in tanti modi, me la sono immaginata con delle parole importanti e dei momenti carichi d’emozione. 
Ma la verità è che ho svilito di significato la sua nascita, perchè più in linea con i con i sentimenti contrastanti di Draco ed Hermione.
Avrete odiato Hermione, com l’ho odiata io. Però dovete un attimo mettervi nei suoi panni e capire che le sue parole (dure) sono dettate dal caos che ha dentro.
Ha appena perso un figlio e vede Demetra come una “sostituzione” di Leon. Lei stessa sa, è conscia, che una cosa simile non sarebbe assolutamente possibile, ma sente di fare un torto al figlio che lei crede morto.
Draco è la persona razionale della situazione. Lui rivendica i suoi sentimenti nei confronti del figlio, pur senza rinnegare la figlia appena nata. Ed è giustamente furioso con Hermione e schifato dal suo comportamento.
Tempo al tempo, le cose si sistemeranno. Ah, Demetra è una bambina davvero speciale, ma non posso anticiparvi altro.
Il capitolo è diviso a metà, anche se la seconda parte non è ancora finita.
Grazie per aver letto, è tutto un delirio di sentimenti, lo so. Ma così sono io, chi mi conosce un pochino lo sa. :)

Aeltanin Astoria

 

   
 
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