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Autore: _ayachan_    06/01/2009    6 recensioni
Ed è solo perché sono un'inguaribile ritardataria che i regali di Natale iniziano a presentarsi al pubblico nel giorno della Befana! Le shot più disparate che mi sono state richieste come regalo più o meno sano di mente, AU, what if, spinoff e tutto ciò che mi balzava in testa. Filo comune: sono tutti regali, naturalmente.
All'interno: una fic che ha partecipato al contest sull'erotismo, e la prima classificata al contest sulla pazzia, ovviamente segnalate.
Capitolo 6:
JiraTsu, per Leti.
Purtroppo è leggermente angst, nonostante la cosa non piaccia neanche a me! XD
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU), Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Natale3-NaruHina


A Maria, aka Talpina Pensierosa.

A Francesca, aka Rina83.
A Laura, aka Maobh.
E a tutte le anime pie che seguono l'infinita saga di Sinners!
Perché questa NaruHina, di fatto, è un extra di quella storia.

NaruHina
(spinoff di "Sinners")





20 Febbraio





Uno pensa che le cose debbano cambiare in momenti speciali.
L'istante magico, l'attimo fuggente, la mezzanotte di un nuovo giorno, Capodanno.
Ma, per il mio momento speciale, erano solo le 14.25 di uno stupido 20 febbraio.
Insomma, non ero pronto per niente.



«Non posso fingermi malato?»
«Tu?»
«Raffreddore fulminante»
Hinata sospirò stancamente, accarezzando con una mano il kimono rosso steso sul letto. «Naruto, per favore...» supplicò, lanciandogli uno sguardo afflitto. «E’ solo un pranzo. Dal nostro matrimonio non siamo mai stati alla residenza principale, mio padre si arrabbierà molto se rifiuteremo il suo invito»
Si arrabbierà molto. Come minimo lo avrebbe denunciato per rapimento, pensò Naruto sbuffando. Anche se per la legge non aveva alcun obbligo verso Hiashi.
«Okay» ringhiò, i peli delle braccia ritti ed elettrici. «Okay, ma lo faccio solo per te, sia chiaro»
Hinata gli sorrise, e tornò a lisciare le pieghe del kimono sul letto, sperando intensamente che per amor suo Naruto e Hiashi avrebbero abbassato le armi almeno una sera.
Ma Naruto si scompigliò i capelli, nervoso, e aprì bocca un’altra volta.
«E se avessi il vaiolo? No, okay, niente vaiolo» ritrattò in fretta, di fronte all’occhiata di Hinata. «E’ che... Cioè, lo sai. L’ultima volta che mi sono presentato davanti a Hiashi ci siamo comportati come due manichini. Ci odiamo, Hinata! E lo so che a te non piace, ma non posso farci niente»
No che non le piaceva. Nei sogni di Hinata, Hiashi riconosceva Naruto come suo degno erede, entravano in confidenza, e i pranzi a villa Hyuuga si sprecavano. Ma i suoi desideri si erano dissolti già alla proposta di matrimonio, mesi prima, quando suo padre voleva opporsi e Naruto lo aveva minacciato. Da allora, era stato evidente che Uzumaki e Hyuuga non sarebbero mai stati un’unica, grande famiglia.
Meno male che era certa di amare Naruto più di ogni altra cosa.
«Non pretendo che diventiate amici...» mormorò con un sospiro. «Vorrei solo che vi comportaste cortesemente per un pomeriggio... Uno solo»
Naruto ringhiò sottovoce.
«Ma lo faccio solo per te»

*

Villa Hyuuga non veniva mai addobbata a festa. Dal momento che era sempre in condizioni impeccabili ed estremamente lussuosa, Hiashi riteneva superfluo accrescerne lo splendore con inutili orpelli o centritavola. La stessa cosa, naturalmente, valeva per la sua persona: non aveva bisogno di kimono vistosi o accessori eccessivamente ricchi, perché su di lui la seta bianca cadeva divinamente – o così pensava.
Pertanto, la mattina della prima cena ufficiale con sua figlia e suo genero, si fece trovare abbigliato come sempre, in un ambiente assolutamente neutro, e affiancato da una Hanabi altrettanto modesta.
«Padre, siete sicuro che non posso indossarla?» si lamentò lei, in un sibilo nervoso. Tra le sue mani c’era un ciondolo in corallo, di un rosa molto delicato, unito a una catenella d’argento.
«Mettila via» ordinò Hiashi, rigido. «E’ soltanto tua sorella, a che ti serve?»
Con uno sbuffo, la ragazza fece scivolare il ciondolo in una tasca, e arrossì leggermente.
Aveva sempre provato un certo senso di competizione nei confronti di Hinata. Da quando poi la sorella era riuscita felicemente a coronare il suo sogno, l’idea di non averci ricavato niente nonostante il suo impegno la frustrava più che mai.
«Nobile Hiashi, credo che siano arrivati» esordì una voce inattesa.
Hanabi si voltò di scatto, e vide Neji entrare nella stanza con lo stesso abbigliamento neutro che indossavano loro.
Ecco, ora avrebbe voluto intensamente avere quel maledetto ciondolo. Non che fosse particolarmente bello o appariscente, ma forse l’avrebbe resa leggermente più attraente agli occhi di Neji, spingendolo a pensare che una loro eventuale unione sarebbe stata decisamente proficua per il clan. E lei, com’era giusto, avrebbe finalmente conquistato il posto che le competeva, alla testa degli Hyuuga.
«Bene. Di’ ai domestici di introdurli» annuì Hiashi, con un cenno incapace di nascondere il nervosismo.
Neji annuì, incrociò lo sguardo di Hanabi per una frazione di secondo, e poi se ne andò con un piccolo inchino.
«Padre, quella collana...» sussurrò lei, in tono leggermente petulante.
«Mettila via o la prendo io» sibilò lui seccato. «Ho ben altri pensieri che non quella stupida cosa!»
E allora Hanabi sbuffò e strinse una mano in tasca, furiosa. Solo uno sciocco ciondolo, eppure aveva espresso divieto di metterlo! Che ingiustizia!
Rimase a borbottare tra sé per tutto il tempo che Hinata e Naruto impiegarono ad attraversare i lunghi corridoi di villa Hyuuga, e quando sentì bussare alla porta trasalì, ricordando all’improvviso che doveva correre accanto a Hiashi.
Il primo ad affacciarsi nel salotto fu comunque Neji, che si piegò in un inchino rispettoso e annunciò che gli ospiti erano arrivati. Hanabi deglutì e si irrigidì alla destra del padre, mentre il cugino andava a portarsi alla sua sinistra. Chissà poi perché era così nervosa, visto che Hinata era pur sempre Hinata. Il fatto che fosse sposata non cambiava nulla, era la solita piccola, insicura Hinata.
Poi entrarono. E all’improvviso Hanabi capì cosa c’era diverso: accanto a Naruto, Hinata non era più la solita creatura insignificante. Accanto a Naruto, Hinata era una piccola stella. Splendeva.
E lei, senza la sua sciocca collana, si sentiva sciatta e infima.
«Vi do il benvenuto» salutò Hiashi, con un cenno del capo che voleva essere una parvenza di inchino, e un’occhiata asciutta al kimono vistoso di Naruto. «Sono lieto di accogliervi nella mia casa»
«Lieto» bofonchiò rigidamente l’ospite, scuotendo vagamente la testa e fissando ovunque tranne che il suocero.
Hanabi, involontariamente, roteò gli occhi. Hinata, accanto al marito, arrossì e gli lanciò uno sguardo supplice.
«Ehm» fece allora lui, schiarendosi la voce e sforzandosi di piegare la schiena. «Vi ringraziamo per il gentile invito, e auguriamo ogni bene alla vostra famiglia» brontolò asciutto.
Hinata sospirò leggermente, e Neji sollevò un angolo della bocca in un minuscolo sorriso. Hiashi si limitò ad annuire accigliato, serrando i pugni con forza, e poi accennò ai vassoi posati lungo la stanza, a intervalli regolari.
«Accomodatevi. Il pranzo sarà servito in pochi minuti»
Con l’aria di un corteo funebre tutti e cinque andarono a inginocchiarsi ai loro posti. Hiashi, com’era ovvio, occupò l’equivalente del capotavola, e guardò rigidamente Naruto che si sedeva a una delle estremità opposte, lasciando Hinata alla sua sinistra.
Fu allora che cadde il silenzio.
Naruto prese le bacchette dal suo vassoio e iniziò a studiarle tutto intento, come se le vedesse per la prima volta. Hinata, lì accanto, lisciava timidamente le pieghe del kimono, intimorita dalla vicinanza al padre. Hiashi, con la schiena più che dritta, sistemava scioccamente le ciotole vuote sul vassoio. E Neji e Hanabi, alla sua destra, guardavano tutti e tre con un misto di compassione ed esasperazione. Neji anche con un pizzico di divertimento.
A interrompere il freeze, dopo un tempo che sembrò a tutti infinitamente lungo, intervenne la prima cameriera, che fece il suo ingresso con una teiera fumante.
«Chiedo scusa» sussurrò intimorita, inginocchiandosi accanto a Hiashi per riempire la sua tazza. Ripeté lo stesso iter anche con tutti gli altri invitati, trovandosi leggermente spiazzata con le posizioni di Hinata e Naruto, e poi si scusò ancora, si alzò e scomparve silenziosa. Allora Hiashi tossicchiò.
«La vostra... ehm, dimora, è abbastanza accogliente?» domandò corrucciato. Sembrava fare molta, molta, molta fatica.
«Oh, sì, padre. Molto» sussurrò Hinata arrossendo.
La loro ‘dimora’ non poteva minimamente essere paragonata a villa Hyuuga. Naruto l’aveva fatta costruire un po’ fuori dal villaggio, nei pressi della foresta, con il chiaro intento di renderla accogliente, e non certo elegante. Hiashi era stato naturalmente contrario, dal momento che aveva insistito pesantemente perché i novelli sposi restassero nel circuito degli Hyuuga, e fu per questo che Naruto percepì la domanda come un’evidente provocazione, e drizzò il capo.
«E’ perfetta» se ne uscì, asciutto. «Nuova, profumata, calda. Abbiamo persino tre gatti, ora»
«Tre?» intervenne Neji, adocchiando lo sguardo irritato di Hiashi.
«Li ha portati la bestia pulciosa» annuì Naruto.
«Naruto?» fece Hanabi, con un minuscolo sorrisino.
Naruto arrossì. «L’altro Naruto» precisò, maledicendo Sakura che, anni prima, aveva infelicemente battezzato il loro gatto.
«Sono molto... molto carini» mormorò Hinata, abbassando lo sguardo con evidente imbarazzo. Nervosa, afferrò la tazza di tè e la portò alle labbra, quasi per nascondersi.
«Dunque ora avete non uno, ma tre randagi» puntualizzò Hiashi, calcando sull’ultima parola.
«Non credo che un gatto che dorme sul mio portico possa definirsi randagio» sibilò Naruto tra i denti.
«Di che razza sono?»
«Mista»
«Oh»
Naruto ebbe uno scatto della testa. In un semplice ‘oh’ era stato condensato tutto il possibile disprezzo di Hiashi, e probabilmente attraverso i gatti era possibile arrivare a un ragionamento simile a: così come i gatti, anche gli uomini hanno diverse razze. E tu sei di razza mista.
«Sapete, stavo pensando di restaurare il simbolo del clan di mio padre, il quarto Hokage» ringhiò, con un sorriso falso come Giuda. Hinata lo fissò ad occhi sgranati, lottando per nascondere la sorpresa. Non solo Naruto non aveva mai accennato a nulla di simile, ma a dire il vero evitava il più possibile di parlare di Namikaze Minato.
«Sarebbe un’azione intelligente, finalmente» annuì Hiashi, acido.
«Finalmente?» scattò Naruto, pronto a balzare in piedi, ma Neji coprì la sua voce.
«Sarebbe davvero una bella cosa» si affrettò a dire. «Ma forse dovresti iniziare a pensare a un tuo simbolo. Un unione tra quello dei Namikaze e quello degli Uzumaki»
Hanabi fu certa di vedere una smorfia derisoria sul viso del padre, ma si guardò bene dal dirlo, visto che Naruto non sembrava essersene accorto. Tra l’altro: ora che riguardava Hinata, la quale, pallida, continuava a bere a scatti dalla sua tazza, non le sembrava più tanto splendente. Interiormente, sorrise.
«Ah, beh... Ci penserò...» borbottò Naruto, tornando a fissare accigliato il suo tè.
Di lì a poco tornò la domestica che aveva portato da bere, seguita da un’altra ragazza. Entrambe portavano due vassoi coperti di ciotoline, e una seconda teiera fumante.
Quando il cibo arrivò, tutti tirarono un sospiro di sollievo. Non esiste argomento più neutro di un buon pranzo, grazie al cielo.
I commenti sulle pietanze furono dosati con estrema cura. La maggior parte dei complimenti vennero da Neji e Hinata, e Naruto si limitò a grugnire il suo assenso di tanto in tanto. Hanabi sbocconcellò annoiata, ora che gli attriti sembravano scomparsi, ma Hiashi non smise un solo istante di mantenersi vigile e all’erta, come non gli accadeva dai tempi in cui usciva in missione. E fece bene, in ultima analisi. Perché il disastro accadde al dolce, quando sembrava che ormai ogni pericolo fosse stato scongiurato.
«Dicono che nevicherà ancora» esordì Neji, ispirato da un dolcetto al cocco. «Eppure siamo ormai alla fine di febbraio»
Hanabi, alla sua destra, roteò gli occhi. Il tempo. Dei del cielo, erano arrivati a discutere del tempo! Che noia.
«A me la neve piace» commentò Naruto, scrollando le spalle.
«Ciò non toglie che in missione sia un disturbo notevole» appuntò Hiashi.
«Sì, beh, la cosa è irrilevante, dato che non uscirò in missione ancora per un po’»
«Come?»
Hiashi posò il suo biscotto alle mandorle e fissò Naruto.
«La mia luna di miele si protrarrà fino alla primavera» commentò Naruto. «Insomma, mi sono sposato. Non succede tante volte, nella vita di un uomo. Senza contare che è stato lo stesso Hokage a costringermi a stare a casa»
«Il matrimonio risale all’autunno» insisté Hiashi, rigido. «Sei mesi di vacanza mi sembrano eccessivi»
«Considerate tuttavia che prima di sposarsi Naruto ha lavorato senza sosta...» si intromise Neji, forzatamente diplomatico.
«Ma è preciso dovere di ogni shinobi rendersi disponibile per il villaggio in ogni momento» replicò Hiashi, rigido. «E io non accetto che il marito di mia figlia si dimostri un tale smidollato!»
«Prego?» sbottò Naruto, fulminandolo con lo sguardo. «Devo elencare tutte le volte che ho salvato questo villaggio?»
«Forse dovremmo elencare tutte quelle in cui lo hai messo in pericolo»
Hanabi sogghignò, accomodandosi meglio sui talloni. Il tempo era un argomento più divertente del previsto, realizzò.
«Non credo che sia l’argomento più indicato...» sussurrò Hinata, arrossendo allarmata.
«Nobile Hiashi, volete altro tè?» tentò Neji, sull’attenti, sporgendosi con la teiera bollente in mano.
«Ho soprasseduto su molte cose, Naruto Uzumaki» sibilò, fermando Neji con un cenno imperioso. «Ma non cederò sull’onore degli Hyuuga»
«Mi fa piacere saperlo, perché io e Hinata, fino a prova contraria, siamo Uzumaki!» sibilò Naruto, stringendo i pugni sulle ginocchia.
«Mia figlia resterà mia figlia fino alla morte, indipendentemente dalle sfortunate scelte che deciderà di fare!»
«Padre, vi prego...» sussurrò Hinata, con il respiro leggermente accelerato.
«Tua figlia non è mai stata tua, genitore perverso!»
«Naruto, per favore...» tentò ancora Hinata, ora decisamente spaventata.
Hiashi arrossì d’indignazione, e balzò in piedi con aria bellicosa, imitato istantaneamente da Naruto. Neji si affrettò a fare la stessa cosa, pronto a sedarli in caso di emergenza, e Hanabi lo seguì a ruota, con gli occhi accesi dall’entusiasmo.
«Io conosco gli affari del mio clan e della mia famiglia! Tu non hai voce in capitolo, né devi permetterti di esprimere pareri non richiesti!» esclamò Hiashi, ora alzando la voce.
«Io posso parlare in lungo e in largo di mia moglie, mi pare! Tu invece dovresti cucirti la bocca, da quando hai acconsentito al matrimonio!»
«Faccio portare dell’altro tè?» chiese Neji, inascoltato.
«Fai portare delle bende» suggerì Hanabi, giocherellando con il ciondolo nella sua tasca.
«Per favore, tornate a sedervi...» supplicò Hinata, in un gemito.
«Come osi, nella mia casa, parlarmi con questo tono?!»
«Come osi, dopo avermi invitato, trattarmi in questo modo?!»
«Padre, Naruto...»
Hanabi colse l’attimo per sfilare la catenella di tasca e legarsela al collo fintanto che il padre non vedeva. Neji fece lavorare disperatamente il cervello, in cerca di una soluzione, e contemporaneamente coniò una decina di nuovi insulti per Naruto.
«Mi pento più che mai di aver acconsentito alla vostra unione!» esplose Hiashi.
«E io mi pento di aver accettato di venire a questa stupido pranzo!» replicò Naruto, con il viso arrossato.
Hinata si portò una mano sul volto, e gemette sconsolata.
«Non ho intenzione di tollerare una simile insolenza un minuto di più! Esigo che...»
«Sono incinta»
Silenzio improvviso.
Per un lungo istante, la stanza in cui si trovavano smise di scorrere con il tempo e si soffermò in un attimo non ben definito. Poi Neji fissò Hanabi.
«Ehi, non io» scattò lei, arrossendo indignata, e contemporaneamente il tempo riprese a scorrere più veloce, per rimettersi in pari con il resto del mondo.
Sia Naruto che Hiashi abbassarono lo sguardo su Hinata, ancora inginocchiata tra loro.
«Incinta?» ripeté Hiashi, con una voce stranamente incolore.
Hinata, con il volto più arrossato che mai, annuì impercettibilmente. «Aspetto un bambino. Da cinque settimane»
«Ottimo diversivo» commentò Neji sottovoce, spossato.
Naruto, semplicemente, rimase a bocca spalancata.

Insomma, non ero pronto per niente.

«U-Un bambino?» balbettò poi, riemergendo faticosamente dal limbo dello shock in cui era precipitato. «Un bambino vero?»
«Ah, se non lo sai tu che lo hai fatto» bofonchiò Hanabi, e nonostante la battuta caustica non riuscì ad evitare di arrossire.
Naruto si inginocchiò accanto a Hinata, ancora combattuto tra lo stupore e l’estasi.
«Dimmi che stai scherzando» mormorò Hiashi.
«Dimmi che non stai scherzando» gli fece eco Naruto, mentre l’estasi si avviava a vincere la sua battaglia.
«E’ vero» arrossì Hinata. «Sono stata a farmi visitare... E’ ancora troppo presto per parlarne, e infatti volevo nascondervelo ancora un po’... Insomma, il terzo mese è il più pericoloso, e... sì, ecco, speravo che sarei riuscita ad avvicinare te e mio padre...»
«Oh, lascia perdere lui!» sbottò Naruto, prendendole le mani con occhi che finalmente brillavano senza traccia di sorpresa. «E’ meraviglioso, Hinata! Un bambino! Un bambino nostro! Diventeremo genitori!»
«E questo è un bene?» Hanabi roteò gli occhi. «Secondo me lo ammazzano appena nasce, quel bambino» Neji le scoccò un’occhiataccia, e lei si strinse nelle spalle.
Hiashi, ancora in piedi, rimase a fissare la nuca della sua primogenita con la fronte corrugata.
Nonno. Stava per diventare nonno. Grazie a Naruto Uzumaki.
Da un lato il calcolatore genetico che era in lui meditava sulle infinite possibilità di un’unione tra il sangue Namikaze e quello Hyuuga; dall’altro, la faccia stupida di Naruto continuava a ronzargli davanti, e un bambino paurosamente simile a lui continuava a ridere gridando ‘Hyuuga, Hyuuga!
Con lentezza, si portò una mano alla faccia.
«Padre, stai male?» esclamò Hanabi, vedendolo.
«No» rispose lui, sollevando una mano. «Credo di no. Credo»
Naruto e Hinata sollevarono lo sguardo, e Hinata trattenne il respiro.
«Padre... Mi dispiace, non volevo dirlo così...» sussurrò mortificata.
Hiashi la interruppe con un cenno, e prese un respiro profondo.
«Bene» esordì poi, togliendo la mano dal viso e recuperando la calma. «Dovrai trasferirti qui. Immediatamente»
«Che?!» scattò Naruto, balzando in piedi.
«E’ per il suo bene. Abbiamo domestiche esperte, che hanno fatto nascere decine di bambini» spiegò Hiashi, con l’efficienza di un capogruppo. «All’ospedale della Foglia sanno come muoversi, non lo nego, ma qui avrà un’assistenza continua e perfetta»
Naruto esitò per un istante, combattuto.
«Non ho intenzione di mettere a rischio mio nipote nemmeno per una frazione di secondo» sibilò Hiashi, assottigliando gli occhi.
«Mio figlio» lo corresse Naruto, ma con meno belligeranza del previsto.
Si fermò un istante, e guardò Hinata. Poi guardò Hiashi, e di nuovo Hinata. Tornò a inginocchiarsi.
«Hinata... Dimmi tu cosa vuoi fare. Si tratta di te, prima di tutto» mormorò, mentre Hanabi distoglieva lo sguardo disgustata.
Hinata ebbe un moto di spavento. L’idea di restare nelle mani del clan la terrorizzava, ma allo stesso tempo offendere suo padre sembrava peggio. E la prospettiva di assistenza continua e particolare la attraeva, suo malgrado.
«Io... Vorrei pensarci» sussurrò con voce metallica. «Ho bisogno di qualche tempo per raccogliere le idee...»
«Certo! Tutto quello che vuoi!» esclamò rapidamente Naruto, con un certo sollievo. «Anzi, sai che facciamo ora? Andiamo a casa e ti metti a letto»
«E’ incinta, non tubercolotica» sibilò Hanabi, scuotendo la testa con irritazione.
«No, per una volta ha detto una cosa sensata» la contraddisse Hiashi, tornato imperioso e sicuro. «I domestici allestiranno una portantina per accompagnarla, non deve prendere freddo. Hanabi, vai a chiamare qualcuno. E, per tutti gli dei del cielo, levati quel gingillo che hai al collo!»
Hanabi arrossì, nascondendo il ciondolo sotto la mano.
Ahh, che nervoso! Hinata era esplosa da stella a supernova, e lei all’improvviso era diventata una sguattera. Splendido.
«Ti accompagno» disse Neji a sorpresa, subodorando aria di grandi manovre tra Hiashi, Hinata e Naruto.
L’umore di Hanabi si sollevò di qualche tacca, e, contravvenendo agli ordini del padre, sistemò meglio il ciondolo sul kimono. Poi, con un leggero sorriso, si avviò insieme al cugino alla ricerca dei domestici.
Hinata, Naruto e Hiashi rimasero soli, e solo allora Hiashi realizzò il grande errore che aveva fatto: mai trovarsi nella stessa stanza con due futuri genitori; si finisce sempre dimenticati. Fu così che, con evidente imbarazzo, si guardò attorno e si rassegnò ad andare a rimuginare in un angolo, progettando piani di reintegrazione tra gli Hyuuga: i figli di Hinata erano pur sempre sangue del suo sangue; non potevano sfuggire alla sua ala protettiva.
Naruto e Hinata, allora, rimasero soli nel loro piccolo paradiso di novelli genitori, le mani strette l’una all’altra e gli occhi incapaci di guardare altrove.
«Perché non me l’hai detto prima?» sussurrò lui, ma senza tono di rimprovero.
«Perché... ecco, insomma, è così presto... io temevo che...» balbettò lei, abbassando lo sguardo.
«Ehi, scherzi? I nostri bambini saranno tutti fortissimi e sanissimi, non devi neanche iniziare a pensare il contrario. Saranno tutti uguali al loro papà, da quel punto di vista»
Hinata sorrise, e Naruto, con una sorta di esitazione quasi mistica, posò lentamente una mano sul suo ventre, sopra il kimono.
«Non si sente ancora nulla» sussurrò lei.
«Ma c’è» rispose lui.
«Sì, c’è»
«E ci saranno tanti altri fratellini...»
«Ehm... Per adesso pensiamo a questo bambino, che ne dici?»
«Oh, sì, certo. Bisogna pensare ai bambini uno per volta»
«Sì, non è proprio quello che intendevo, ma...»
«Oh, secondo te sarà maschio o femmina? Sai, Sasuke ha avuto un maschio...»
Hinata si sforzò di sorridere, ma le risultò profondamente difficile. Al momento Sasuke e Sakura vantavano quattro figli, e non sembravano intenzionati a fermarsi – dovevano rifondare un intero clan, dopotutto. Conoscendo Naruto, avrebbe preso anche quel piccolo aspetto della vita coniugale come una sfida mortale, ovviamente da vincere.
Sospirò a fondo, armandosi di pazienza. Negli anni a venire avrebbe avuto modo di porre qualche paletto; ma per ora poteva lasciare che il suo adorabile marito si crogiolasse nelle gioie della paternità, che sognasse quella che sarebbe diventata la sua primogenita, che litigasse con Hiashi e ponderasse centinaia di nomi, fino al tre settembre, fino al giorno del primo traguardo...
Sì, per ora glielo avrebbe lasciato fare.
  
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