Salve a tutti, gente! Sono qui quest'oggi per dirvi addio (nah, troppo drammatico)... ricomincio.
Salve,
gente! Sono qui per dare una degna (?) conclusione alla storia di
Penny e James – ai quali mi sono affezionata più
di quanto sia
disposta ad ammettere. Non mi andava proprio di postare, ma devo.
Anche perché poi parto per una settimana, e non volevo farvi
aspettare troppo. Allora, questo epilogo è scritto dal punto
di
vista di Penny – mi sembrava giusto dare voce “in
capitolo”
(scusate il gioco di parole) alla protagonista della storia. Spero che
vi piaccia :D
Vi
lascio a Penny, alle prese con il primo natale in casa Potter... Buona
Lettura!
Epilogo
-Natale in casa Potter-
Come
sto imparando a mie spese, Natale dai Potter significa solo una cosa:
un casino pauroso. Sono a Godric's Hollow* dall'inizio delle vacanze
natalizie – non ho neppure messo piede a casa. Non posso
negare che
un po' mi dispiaccia non passare il natale con la mia famiglia, ma
sono contenta di essere qui.
Sono
ospite dei Weasley. Dormo insieme a Rose, che ogni mattina fa una
fatica immane a svegliarmi – niente di nuovo sotto il sole,
insomma.
Naturalmente,
è stato mio padre ad insistere affinché fosse
così, nonostante
Ginevra si sia offerta di ospitare – testuale –
“la migliore
amica di Al e la ragazza di James in un colpo solo”.
La
ragazza di James.
Mi
suona strano se ripenso agli anni in cui per me era solo
l'inarrivabile Cercatore Grifondoro. Invece oggi eccomi in mezzo alla
sua famiglia – per inciso le persone più chiassose
del mondo
magico e non.
Come
dicevo, mio padre ha voluto separarci a tutti i costi e mia madre mi
ha scritto di assecondarlo perché è
“solo geloso della sua
bambina”.
Crede
davvero che quattro passi e una porta riusciranno a fermare un mago e
una strega adolescenti, innamorati, ed in piena tempesta ormonale?
Niente
ci ha impedito di passare questi giorni insieme, e sono stati
fantastici, i più felici della mia esistenza: è
stato romantico
sgattaiolare via di casa nel bel mezzo della notte, magari solo per
una passeggiata al chiaro di luna.
Sembra
passata un'infinità di tempo dall'inizio della scuola,
mentre sono
trascorsi appena quattro mesi. Da settembre a dicembre, la mia vita
è
completamente cambiata. In realtà solo un aspetto
è
cambiato, ma James vi è entrato con talmente tanta forza da
aver
stravolto tutte le mie certezze. Quasi tutte, almeno. I
“pilastri”
della mia vita restano gli stessi: la mia famiglia, i miei amici, la
magia. Solo che se ne è aggiunto un altro – il
più importante.
Sono
accanto al camino e intorno vedo solo teste rosse – i cui
proprietari sono per di più abbigliati in un rosso
tipicamente
natalizio – sfrecciare avanti e indietro. La maggioranza sono
indaffarati per preparare il pranzo. Nessuna traccia del mio ragazzo.
Per
le mutande di Merlino! Sono solo le dieci e non ho la più
pallida
idea di dove sia James... a questo punto penso che qualcuno l'abbia
fatto fuori.
Ho
anche chiesto se posso dare una mano a qualcuno, ma sembra che nessuno
abbia bisogno d'aiuto.
Di
conseguenza, resto impalata fra il camino e il divano – con
la mia
Janny* appollaiata sulla spalla destra – a guardare questa
marmaglia, a imprimere i loro volti nella memoria.
Molly
e Arthur Weasley si stanno dando da fare perché tutto sia in
ordine,
sono ancora molto arzilli. Continuano a litigare sul servizio di
bicchieri da usare a tavola, e credo che perderebbero molto meno tempo
se la
smettessero di bisticciare per ogni minima cosa.
Ginny
e il Golden Trio sono in un altro angolo della stanza, a discutere.
“Non
entreranno tutti qui dentro, Ronald!”, Hermione scuote il
capo con
fare rassegnato. In questi giorni mi sono accorta che le loro
scenette domestiche sono proprio come le descrive Rose.
“Ci
arrivo anch'io! Al contrario di quello che pensi, non sono
un mentecatto!”, protesta esasperato.
“Su
questo ho qualche dubbio”, interviene Ginny, facendo ridere
sia
Harry che Hermione. Mi scappa un sorrisetto, ma lo reprimo. Non
vorrei farmi vedere dal signor Weasley.
“Grazie
per la stima, sorella!
Io vado a farmi un giro, visto
che la mia opinione non viene presa in considerazione!”,
mugghia
a bassa voce. Hermione
lo
trattiene abbracciandolo da dietro e gli sorride. Le
prime rughette
intorno
agli occhi non le impediscono di sembrare una ragazzina. Credo
di avere mezza dozzina di Hermione Granger, tra le figurine pescate
nelle Cioccorane*.
“Io
propongo di fare come al matrimonio di Bill e Fleur”,
dice con un pizzico di nostalgia.
“Intendi
un tendone incantato?”,
Harry capisce
al volo.
“Sì”.
“Qui
intorno non ci sono babbani”,
aggiunge
Ginny,
“perciò
non c'è rischio di essere visti mentre
lo issiamo”.
“Vada
per il tendone!”,
conclude Ron.
C'è
davvero tanta gente, perciò
non
posso che essere d'accordo con la decisione che hanno preso.
Cerco
ancora James
con lo sguardo, ma non mi riesce di vederlo da nessuna parte. Ogni
mio coetaneo sembra essersi volatilizzato, stamattina.
Con tutto che alcuni invitati devono ancora
arrivare, il rumore è davvero assordante. Stoviglie
sbattute, pentole che si lavano da sole cozzando tra loro, e molto
altro. Vedo
Arthur
scambiarsi una carezza con Molly e
sorrido. Devono
aver fatto
pace.
“Sei
di buon umore?”,
mi dice uno dei pilastri, arrivato di soppiatto. Lo
squadro: giacca, pantalone nero
e camicia bianca.
Decisamente insolito, per essere Al.
“Per
niente”, sbuffo infastidita, “dal
momento che tuo fratello è disperso. Stavo
guardando i tuoi nonni e pensavo al mio”.
“Lo
so”, mi risponde. Non avevo dubbi: sono un libro aperto per
Albus.
Che
parlo a fare, se sa sempre tutto?
“Il
natale di solito lo passo con lui e i miei... rispetto a voi siamo
pochi”, sento quasi il bisogno di giustificarmi.
“Io
non ho mai provato l'ebrezza di essere pochi
al pranzo di natale!”,
commenta
gettando un'occhiata
al marasma generale che ci si para dinnanzi.
“Non
ti sei perso niente; credo sia molto più divertente
scorrazzare con
un numero imprecisato di cugini”,
ribatto con
una punta di
invidia.
Sto
per
chiedergli dove si fosse
cacciato fino
a un minuto fa,
ma subito dopo
gli leggo la
risposta negli occhi luminosi:
era sicuramente
con Alice.
Anche i
Paciock sono qui da
un pezzo,
per dare una mano.
Sono amici
dei Potter da
una vita e Neville ha combattuto gomito a gomito con loro durante la
Seconda Guerra Magica – niente
di meglio che accoppiare i propri figli, quindi.
“Quanti
cavolo siamo
in tutto?”,
gli chiedo, scioccata
dalla
quantità
di persone in giro per la casa. Vedo Albus in difficoltà:
sta
cercando di fare mente locale per ricordare
il numero
di partecipanti.
“Ho
perso il conto”,
si arrende
infine,
con un'alzata di spalle.
“Per
Godric!
Siamo solo ai
preparativi e già
non sai più chi c'è? Questo
è un clan,
non una
famiglia!”.
Albus sbotta a ridere.
“Sì
beh...
siamo
una specie di tribù”.
Si guarda
intorno, mentre gli
altri sfrecciano freneticamente su e giù.
“Fai
uno sforzo...”
“Allora...
cinque Potter di sicuro, ma i Weasley sono più problematici
da
contare", aggrotta la fronte. "Ci sono i nonni, zio Ron, zia Hermione,
Rose, Hugo, zio
George con zia Angelina, Fred Jr. e Roxanne”, enumera con le
dita.
“Non
è possibile”, dico. “Sono troppo
pochi”.
“Manca
Percy e la sua famiglia, perché il pranzo di Natale lo
passano a
casa della madre di Audrey, quest'anno. Ci saranno per il cenone di
Capodanno. Stessa cosa vale per lo zio Charlie, troppo impegnato
con un Ungaro
Spinato”.
“Sempre
con i draghi, eh?”, mi scappa un risolino.
“Li
adora, lo sai”, risponde, come se vivere per crescere delle
creature che sputano fuoco fosse una cosa normale. Trovo bizzarro
passare il natale in Romania con un Ungaro Spinato anziché a
casa
con la famiglia, ma mi astengo dal commentare.
“Bill
e Fleur sono in Francia dai parenti di lei, insieme a Dominique e
Louis”.
“Peccato!
Mi sono simpatici i tuoi zii!”, commento.
“In
compenso Victoire e Teddy ci sono: lei non se la sente di
viaggiare”.
Momento, momento, momento.... mi sono persa qualcosa?
“In
che senso?”, strabuzzo gli occhi.
“Secondo
te, genio?”, chiede sarcastico. ”È
incinta!”, annuncia.
“Non
ne sapevo niente!”. Perché mi arrivano sempre e
solo le brutte
notizie? “Saranno dei genitori fantastici”,
commento.
“E
poi un altro Weasley fa sempre comodo, no?”, Albus ridacchia.
“Tanto siamo pochi in famiglia...”
Mi viene da ridere, pensando al Natale prossimo, in cui saranno
– spero
saremo – ancora di più.
“Dai,
almeno il cognome sarà Lupin”, preciso. In effetti
i Weasley sono
davvero troppi, non serve qualcun altro a rimpolpare l'albero
genealogico. Se gridassi il cognome Weasley in questo momento, mezza
sala si girerebbe verso di me.
“Chi
altri c'è?”, chiedo poi.
“Gli
Scamander e Xenophilius, il padre di zia Luna”.
“La
figlia è riuscita a staccarlo
dal Cavillo?”.
“A
quanto pare...
anche
se credo passerà la serata a importunare il Ragazzo
Sopravvissuto.
Lo fa sempre, papà
ormai è rassegnato”,
dice
ridacchiando.
“Mio
nonno legge il Cavillo”, dichiaro senza alcun nesso con la
frase di
Al.
“Arnold?”,
fa lui stupito.
“Certo
che è Arnold, ho solo un nonno! Sa benissimo che
è un mucchio di
spazzatura, ma finge per non offendere Xeno: sono vecchi
amici”.
“Ora
la cosa acquista un senso”, annuisce. “Tuo nonno mi
sembra troppo
intelligente per credere a certa roba”, dice sollevato.
“La
lista è finita?”, domando.
“Ci
sono i Paciock”,
e
mette su
un'espressione ebete
e gli occhi a cuoricino. Mi domando se anche io appaio così
alle
persone, quando parlo
di
James. Spero
vivamente
di no, sarei
patetica. Pensando a Alice mi torna in mente Trixy.
“Purtroppo
Trixy ha scritto che resterà con l'allegra famigliola
Zabini”.
“Scherzi?”,
chiede stupito. Scuoto la testa in segno di diniego.
“Alice non te l'ha
detto?”, ringhio. “I signori vogliono giocare alla
famiglia
felice”.
Benché
non sopportino la figlia e sappiano che Trixy li disprezza dal
profondo del cuore, aggiungo mentalmente. Falsi, insulsi e ipocriti
Serpeverde del ciufolo! Probabilmente vogliono tenerla sotto
controllo ancora di più, con la storia del matrimonio
eccetera, o
forse hanno scoperto che lei e Fred stanno insieme. Figuriamoci se
Blaise e Pansy possono tollerare un affronto simile: Bellatrix Zabini
con un Weasley traditore del suo sangue...
Come
se poi tenerla sotto chiave possa farle dimenticare gli amici, il suo
ragazzo e le sue idee “babbanofile”, come le
chiamano loro.
“In
tutto”, conclude distraendomi dal mio rimuginare,
“saremo meno di
venticinque”. Meno di venticinque! Lo dice come se fosse
un'esigua
quantità di persone... non sono abituata a tutto questo.
Questo
calore, questo affetto, questo continuo brusio in sottofondo.
Non
sono abituata, ma mi piace da matti.
Piacerebbe
molto anche ad Arnold, sebbene non sia altrettanto sicura della
reazione che potrebbero avere i miei. Mentre ci penso vedo
avvicinarsi una figura femminile con un vestito oro pallido e i
capelli rossi sciolti sulle spalle. Mi guarda con gli occhioni
azzurri e arriccia il naso spruzzato di lentiggini.
“Dov'è
il tuo ragazzo?”.
“Vorrei
tanto saperlo,
Rosie”,
sibilo
tra i
denti. Nella
mia testa ho
un insulto per ogni lettera del
nome James
e potrei
sfoggiarlo
all'istante, ma a natale siamo tutti più buoni. “Mi
ha abbandonata
bofonchiando una scusa strana su una faccenda di 'vitale
importanza'...
e
non l'ho più visto”, racconto.
“Probabilmente è
emigrato
in
Brasile perché
non aveva il coraggio di lasciarmi”.
Un'allegra
Ginevra Potter ci si para davanti all'improvviso, con in mano una
macchinetta fotografica e – senza neanche avvisare
– inquadra e
scatta.
“Un
sorriso per la stampa!”, esclama gioiosa. Devo essere venuta
uno
schifo...
“Perfetto”
ci guarda soddisfatta. “Mi ricordate un altro fantastico
trio”,
getta un'occhiata di sottecchi dall'altra parte della stanza. Harry,
Ron e Hermione stanno confabulando, sicuramente più sereni
ora di
quanto non lo fossero alla nostra età.
“Con
tutte queste persone finirò il rullino in un
attimo”, assicura
guardandosi intorno. “Non appena l'avrò sviluppato
la vedrete”.
“Avete
una camera oscura?”, esce fuori la mia parte babbana. Ginevra
mi
getta un'occhiata incuriosita, come se non capisse bene di cosa
parlo.
“Ho
una bacchetta e il liquido magico per sviluppare la pellicola in
movimento”, risponde facendomi l'occhiolino, prima di
allontanarsi
– richiamata da un urlo assordante di Lily Luna, che inveisce
contro Hugo.
“Penny”,
dice Al pensieroso. “Ci hai mai pensato che se tu e James vi
sposaste... diverresti mia cognata?” chiede, acuto.
“Sarebbe
strano, vero?”.
“Strano”,
concorda Rose, “ma fantastico”.
“Oh
Rosie!”, dico scoccandole un bacio sulla guancia.
“Ehi”,
protesta Al, “mica intendevo strano-brutto... intendevo
dire...
strano-strano”.
“Opinione
sensata Al”, Rose lo guarda come se fosse un idiota.
“E
dialettica impeccabile”, rincaro la dose. Albus sbuffa,
sconfitto.
Un
uomo – capelli neri ancora folti e indomabili, occhi verdi
come
quelli di Al e spessi occhiali rotondi – ci si para davanti
con
piglio deciso. La cicatrice sulla fronte testimonia che mi trovo di
fronte al Capo della sezione Auror*.
Mi
sorride cortese, prima di rivolgersi a suo figlio, un po' meno
gentilmente.
“Sono
dieci minuti che ti cerco, Albus! Vuoi venire a dare una mano con il
tendone o ti devo trascinare?”, lo rimprovera.
“Già tuo fratello
James è introvabile” sospira, “ma per
lui ho perso le speranze
anni fa...”, sembra rassegnato. “Penny, non
è che...?”.
“Non
ho la più pallida idea di dove sia, signor
Potter”, lo precedo. Il
mio sguardo assassino non lascia dubbi sul fatto che io non stia
coprendo alcuna malefatta del mio ragazzo.
“Solo
Harry”, si limita a rispondere. Sono sei anni che me lo
ripete. “O
inizierò a chiamarti Penelope”, mi minaccia.
Seguiamo
Harry Potter all'esterno, nel grande giardino della casa. Un timido
raggio di sole tenta di fare capolino oltre la folta coltre di nubi:
è pur sempre il venticinque dicembre, non esattamente una
tiepida
giornata primaverile.
Il
signor Potter ci guida all'angolo nel quale è stata
abbandonata la
tenda. Non c'è tempo per chiamare la ditta specializzata nel
montare
tendoni – perché sì, esiste una ditta
specializzata*. Ci
arrangeremo da soli: ognuno di noi punta la bacchetta verso quello
che è ancora un pezzo di stoffa buttato a terra e che, pian
piano,
comincia a lievitare e a prendere forma. Una volta concluso il
montaggio, non sembra poter contenere più di dieci persone.
All'interno verrà praticato un Incantesimo Estensivo
Irriconoscibile, che la renderà perfetta per l'occasione e
pronta ad
accogliere molti più ospiti.
“Ottimo
lavoro, ragazzi”, commenta Molly guardando la tenda con una
certa
soddisfazione. Vedo che molte persone entrano a dare un'occhiata e
decido di fare lo stesso, senza però essere seguita
né da Al né da
Rose, entrambi impegnati. Gli Scamander sono appena arrivati e le
attenzioni di Rose sono tutte per Lorcan, mentre Al sta parlottando
sottovoce con il Prescelto.
All'interno,
decorazioni dorate e rosse richiamano vagamente i colori di
Grifondoro. Un'ampia tavolata troneggia al centro, apparecchiata al
meglio; praticamente mancano solo le vivande e gli ospiti seduti, per
il resto è tutto perfetto. Vorrei ci fosse quel demente del
mio
ragazzo a vedere questo incanto con me, invece chissà dove
si è
cacciato.
“Pensi
a James?”, mi si accosta Alice all'improvviso.
“Già”,
bofonchio. “Se adesso sparisce così, tra qualche
anno che si
inventerà? Si Smaterializzerà in Uganda senza
avvisare?”. Tutto
quello che riesco a ottenere è una risata... e io che volevo
un po'
di comprensione!
“Tu
sì che ci puoi ridere su: Al è qui, non
disperso”, borbotto. Lei
ride ancora sotto i baffi ed esce all'aria aperta, senza una parola.
Probabilmente è impazzita. Vorrei proprio sapere cosa hanno
tutti
quanti... Rose e Al sembrano essersi dissolti nel nulla di nuovo,
James è scomparso. E io sono sola.
“Ehi”,
sento una voce maschile alle mie spalle.
“Ciao”,
mi giro verso Fred Weasley Jr.
“James
ti ha abbandonata?”, chiede lui, vedendo la mia faccia
abbattuta.
“A
quanto pare...”, sbuffo.
Non
c'è imbarazzo tra di noi; ci siamo chiariti da un pezzo e
siamo di
nuovo amici. Fred è un tipo a posto, sarebbe stato un
peccato
interrompere ogni comunicazione solo per una cosa senza importanza.
Nonostante tutto, questo ragazzo mi fa sempre lo stesso effetto: mi
mette di buon umore.
Anche
se a volte non lo capisco. Per esempio ora: perché sfoggia
uno dei
sorrisetti alla Weasley? Mi fa un po' paura...
“Come
se non bastasse, la tua ragazza è rimasta nelle grinfie dei
genitori
e ha mandato un gufo a dircelo”, bercio.
“Non
parlarmi della famiglia Zabini!”, si rabbuia.
“Scusa,
immagino tu sia arrabbiato molto più di me”.
“Oh,
no! Non è immaginabile, te lo assicuro”, ringhia a
bassa voce. “E
credo sia comunque niente rispetto a quello che prova Trixy nei loro
confronti”.
Nonostante
sia decisamente incazzato, una nota di dolcezza si percepisce quando
pronuncia il nome della ragazza, e la cosa mi intenerisce.
“Conoscendola
starà dando di matto”, confermo, pensando alla mia
amica,
probabilmente chiusa in quella gabbia dorata che è Villa
Zabini.
“Già”,
si riscuote e torna a sorridermi. “Devo andare”,
annuncia –
come colto da un'illuminazione improvvisa. “Per quanto
riguarda mio
cugino...”, bofonchia, “farà ritorno,
vedrai”.
“Bella
scoperta, Fred: è casa sua!”, borbotto.
“Non sei molto
consolante”.
“Credo
che prenderò esempio da lui”.
“Vuoi
emigrare?”, domando ironica.
“Vedrai...”,
dice euforico. “A dopo”, ammicca e sparisce oltre
il tendone
prima che io possa fermarlo e chiedergli quanto
Whiskey
Incendiario abbia bevuto.
Sto
bivaccando sul divano del salotto da ormai dieci minuti buoni;
accanto a me Lily Luna e Lysander tentano invano di coinvolgermi in
una discussione sugli Horklump*, dei quali al momento mi interessa
meno di zero.
Il
mio cervello è impegnato a meditare vendetta contro il mio
ragazzo,
quando scorgo Al scendere di corsa le scale – mi chiedo cosa
ci
facesse in soffitta – e farmi cenno di raggiungerlo.
“Devo
preoccuparmi?”, gli chiedo salendo di sopra con lui, ma non
si
degna neanche di darmi una risposta.
Mi
conduce davanti alla porta della stanza sua e di James e mi intima di
attendere ad occhi chiusi. Provo a chiedergli cosa diavolo stia
succedendo, ma non ottengo risposta. Lo sento ridiscendere le scale.
Poi
odo il cigolio della porta che si apre e qualcuno mi tira per un
braccio, trascinandomi nella stanza e posizionandosi alle mie spalle.
“James,
sei tu”, è un'affermazione, non una domanda.
“Acuta
come sempre, Shane!”, mi prende in giro con quel tono
impertinente,
ma maledettamente adorabile. Essere adorabile non gli leva l'onore di
una gomitata all'addome, comunque.
“Apri
gli occhi”.
Sbatto
le palpebre e quello che vedo davanti a me mi lascia a dir poco
basita: Anne, Jack e Arnold sono nella stanza di James e Al, in casa
di Harry Potter. Corro ad abbracciarli tutti e tre. I miei mi baciano
e mio nonno mi stringe teneramente, sfoggiando un sorriso a trentadue
denti.
Mi
giro verso James in cerca di spiegazioni, ma lui è sparito.
Probabilmente ha pensato di lasciarci soli.
“Come
siete arrivati qui?”, chiedo, più a mio nonno che
ai miei – a
ben vedere Jack e Anne hanno davvero due facce stralunate.
“Il
ragazzo Potter sa Materializzarsi benone”, si complimenta mio
nonno, come se fosse merito mio.
“Ci
è venuto a prendere lui”, racconta mia madre.
“E' più o meno
apparso dal nulla in salotto”, aggiunge leggermente
sconcertata al
ricordo; ma sorride. “Poi siamo andati a cercare tuo nonno,
che non
si trovava da nessuna parte”. “Dato che per lui
rispondere al
telefono è un optional”, muggisce Jack.
“Ero
al Paiolo Magico”, nonno mi strizza l'occhio e io sorrido
comprensiva. “E alla fine ho risposto!”, protesta
in direzione di
mio padre. Battibeccano sempre, ma in fondo si vogliono bene:
è il
loro modo di dimostrarselo.
“A
quel punto”, li interrompe mia madre per evitare che
riprendano,
“ci siamo potuti... Smaterializzare... si dice
così, giusto?”,
domanda. “Tuo nonno ha portato tuo padre...”,
racconta.
“E
James ha asserito che sarebbe stato un'onore scortare Anne”,
mi fa
presente Arnold con un sorrisetto.
Potter,
il solito ruffiano! Ma a quanto vedo dalla sua espressione, mia madre
è già conquistata – probabilmente dal
termine onore.
Che
siano adolescenti, quarantenni, elfe domestiche o quadri alle pareti,
le donne non sfuggono al fascino di James Sirius Potter. E io ne so
qualcosa.
“Sono
talmente felice che siate venuti”, li abbraccio di nuovo, in
gruppo. “Non sarebbe stato lo stesso senza di voi”.
“Quello
che non capisco”, dice James riapparendo all'improvviso sulla
porta, “è perché tu non li abbia
invitati come aveva detto mia
madre. Se gli avessi dato l'indirizzo, tuo nonno avrebbe potuto
portarli qui tranquillamente”.
“In
realtà Penny ci aveva riferito la proposta della signora
Potter, ma
abbiamo pensato che saremmo stati fuori luogo”, spiega Anne.
“Fuori
luogo qui?”, non trattiene una risata. “Ha idea di
quante persone
ci siano oggi? Credo suo padre sappia quanti sono i miei zii, con
relativi figli al seguito. Del resto”, dice rivolto ai miei,
“non
sono difficili da riconoscere”.
Ovviamente
si riferisce ai loro capelli rosso acceso, se ne accorgeranno non
appena metteranno piede al piano terra.
“Senza
contare che ci sono anche gli amici”, aggiunge per essere
più
convincente. “Credo lei conosca i Paciock”, si
rivolge ad Arnold,
che – da buon frequentatore del Paiolo Magico –
annuisce.
I
miei genitori appaiono piuttosto confusi; credo gli ci vorrà
qualche
tempo per adattarsi a quest'atmosfera.
Non
hanno quasi mai messo piede nel mondo magico, tranne forse il primo
anno a Diagon Alley. Non ce n'è mai stato bisogno, dal
momento che è
sempre stato Arnold ad accompagnarmi.
“Ci
sono anche gli Scamander e il signor Lovegood”, gli dico. So
che la
notizia gli farà piacere.
“Xeno
è qui?”, chiede conferma, entusiasta. Annuisco.
“Chi?”,
domanda mio padre, aggrottando la fronte.
Come
faccio a spiegargli che sono amici, nonostante lui sia un pazzo
furioso con la fissa per creature inesistenti? Meglio tacere, credo.
“E
mancano un sacco di persone”, aggiunge James. “Zio
Charlie non si
allontana dai suoi draghi neanche a natale”, mio padre
solleva le
sopracciglia, perplesso. “Mio zio Bill e la famiglia sono in
Francia e lo zio Percy è dalla famiglia della moglie.
Perciò siamo
solo venticinque, o qualcosa del genere”.
“Solo?”,
domanda papà.
James
si trattiene dal ridere e si limita ad annuire: lui è
abituato ad
una famiglia numerosa, cosa che mio padre non riesce neanche a
concepire.
Ha
perso presto i genitori e non ha fratelli. Inoltre ha pensato bene di
sposare una donna che ha un solo parente stretto, ovvero Arnold.
“Perciò”,
conclude James, “credo che ora possiate sentirvi meno fuori
luogo”.
Tendo
la mano al mio ragazzo e tutti insieme scendiamo le scale, diretti al
piano inferiore.
“Benvenuti!”,
li accoglie calorosamente Harry Potter. “James,
perché non mi hai
detto prima che andavi a prendere i signori Shane?”, lo
rimprovera,
con poca convinzione. “Finalmente, dopo sei anni, posso darvi
un
volto. Arnold, quanto tempo! Si ricorda di me? Ci siamo visti a
Diagon Alley”, dice gentilmente. “Ginny, guarda chi
è arrivato!
Pensi si possano aggiungere tre posti?”.
“Scherza”,
li rassicuro. “È ovvio che possano
aggiungerli”, dico in tono
ovvio. “Mangiamo in una tenda stregata con l'Incantesimo
Estensivo
Invisibile”. Solo dopo mi rendo conto che per loro non
dev'essere
affatto ovvio. Mio padre mette su un sorrisetto nervoso.
“Non
ci vedranno i Babbani?” chiede mia madre.
“Oh
no! Siamo a Godric's Hollow” dico. “Qui
è pieno di maghi”
aggiungo.
“Già”,
conferma James. “E poi siamo alla periferia del villaggio;
gli
unici vicini sono i miei zii”.
“Altri
zii?”, mio padre ha assunto un'aria disperata.
“Ron
e Hermione”, precisa. “I genitori di
Rose”.
Ginny
Potter – occhi vispi, efelidi e capelli rossi compresi
– si
avvicina ai miei con fare cortese.
“Lei
è Ginevra, giusto?”, chiede mamma.
“Ginny”,
la corregge ridendo. “Nessuno mi ha più chiamata
Ginevra dal
giorno del battesimo, credo”.
“Anne”,
le porge la mano. Mia madre sta cominciando a sciogliersi, e anche
mio padre non sembra messo così male – seppure
spaesato.
“Per
essere gli eroi della Seconda Guerra Magica non se la tirano
affatto!”, mi sussurra. Sollevo un sopracciglio, allibita.
“Mi
sto facendo una cultura sulla storia del Mondo Magico”, mi
spiega.
“Tuo nonno mi ha prestato dei libri” getta una
rapida occhiata ad
Arnold, intento a conversare con Xeno. Come se si sentisse osservato,
si gira verso di me.
“Devi
mostrarmi il tuo Patronus,
streghetta!”, mi ricorda.
“Cosa?”
Anne ha l'aria di qualcuno che abbia appena subito un potente
incantesimo Cunfundus.
“Era
il Patronus
della mia
bisnonna”. La cosa non sembra aver chiarito loro le idee.
Beh, il
compito delle spiegazioni lo delegherò ad Arnold...
“Cosa
c'entra nonna Penelope?”, mia madre appare dubbiosa.
“Penny
le somiglia tanto: ha talento”, risponde mio nonno,
guardandomi con
orgoglio.
“Quindi?”,
chiede Jack. Se possibile, è addirittura più
perplesso di mia
madre. E devono ancora vedere le pentole che si lavano da sole,
l'orologio con dodici lancette e i pianeti al posto dei numeri* e il
tendone in giardino.
“Il
Patronus di
Penny l'ha
ereditato da lei: è un unicorno”, insiste.
“Continuo
a non capire”, sbuffa mio padre. Finalmente James, che finora
è
rimasto a guardare questa scenetta familiare, si decide a salvarmi.
“E'
un incantesimo essenziale di Difesa Contro le Arti Oscure. Se un
Dissennatore – una creatura molto oscura –
è intenzionato a
risucchiare la tua anima, sai come difenderti”, spiega.
“Ottima
sintesi!”, dice Arnold facendogli l'occhiolino, sotto lo
sguardo
esterrefatto di mamma e papà. Da come lo guarda, capisco che
James
gli piace.
“Arti
Oscure, risucchiare anime? Ma in che scuola ti mandiamo?”.
“Non
si preoccupi signore: Penny è la migliore della sua classe.
Saprebbe
proteggersi dal Bacio del Dissennatore”.
“E
come?”, fa mia madre. Non stanno capendo un accidente, lo so.
“Penso
a un ricordo felice ed Evoco il Patronus: il Dissennatore si nutre
del ricordo anziché della mia felicità, e viene
ricacciato
indietro”.
“Non
è così facile”, precisa mio nonno.
“Diciamo che questa è la
versione semplificata per far comprendere a voi babbani!”, li
prende in giro.
“Non
è esattamente una passeggiata affrontare una di quelle
creature.
Credo che Harry Potter sia più indicato ad affrontare
l'argomento. È
quello che ne sa di più, ma magari per oggi lo lascerei
stare”.
“Direi
di sì”, mi appoggia James. “Se vuoi
rovinargli il natale è la
strada più breve”, ridacchia guardando il padre
indaffarato con
gli ospiti. “Chiedete a Teddy Lupin, lui sa tutto
sull'argomento”.
“Insegna
Difesa Contro le Arti Oscure, vero?”, chiede Arnold. James
annuisce.
“D'accordo,
ci rinuncio...”, Jack getta la spugna. Povero
papà...
“Jamie,
ho bisogno del tuo aiuto”, sento la voce di Ginny.
“Scusate,
ma a mia madre non si può dire di no”, si
giustifica e la
raggiunge di fretta.
“Così
lui sarebbe James?”,
chiede Jack,
il tono burbero. Non mi preoccupa. So
bene che conquisterà anche lui,
prima o poi.
“Lui
è James, papà”,
dichiaro con un sorriso.
“E'
solo geloso!”, mia madre mi accarezza i capelli e non me la
sento
di ripetere per la centesima volta che non tollero chi tocca la mia
chioma – a meno che non sia Potter senior, ma questa
è un'altra
storia.
Intorno
a noi c'è di nuovo un chiasso spaventoso. Solo i Weasley
provocano
un rumore assordante – e non sono neanche al completo. Luna e
suo
marito stanno parlando con Ron e Hermione, probabilmente di Rose e
Lorcan, a giudicare dalla faccia del signor Weasley. Anche lui, da
quanto ho capito, è piuttosto geloso della “sua
bambina” Rosie.
Un
sonoro crac risuona nella stanza; e
inaspettatamente appaiono
due figure davanti ai miei occhi: Fred Weasley Jr. e Bellatrix Zabini
si sono appena Materializzati nel salotto di casa Potter, come se
niente fosse.
Non
ho il coraggio di guardare in faccia i miei genitori, che temo siano
stati traumatizzati a vita.
Stretta
al braccio del ragazzo, Trix ha tutta l'aria di qualcuno che vorrebbe
vomitare ma non può. A volte la Materializzazione fa brutti
effetti.
Fred, al contrario, sorride beatamente.
“Che
diavolo ci fai qui?”, Alice è arrivata alle mie
spalle di
soppiatto, mano nella mano con Al.
“Grazie
per l'accoglienza!”, grugnisce l'altra, incrociando le
braccia.
“Ti
prego”, fa Alice, “non dirmi che il gentiluomo
è venuto in tuo
soccorso?”.
“Certo
che l'ho fatto”, risponde lui. “Trixy”,
spiega rivolto a quelli
che immagina essere i miei genitori, “non ha ancora superato
l'esame di Materializzazione”.
A
questo punto mi volto ed effettivamente le loro facce... sono peggio
di quel che pensavo. Decisamente sconcertate, ecco come.
“Come
funziona esattamente la Materializzazione?”, chiede
papà, che
evidentemente ha dimenticato il modo in cui è giunto qui.
“Comparite
dal nulla?”.
“Non
siamo comparsi dal nulla”, specifica Fred, “ma da
casa Zabini”.
“Me
ne stavo chiusa in camera mia, praticamente senza speranza. Per tutte
le vacanze non ho fatto altro che sentir parlare del prestigio della
famiglia Malfoy”, nel pronunciare il nome le esce una mezza
specie
di ringhio. Sta guardando noi, ovviamente. Credo Anne e Jack non
abbiano la più pallida idea di chi siano i Malfoy.
“I
Purosangue spocchiosi?”, mi stupisce il bisbiglio di mia
madre.
Strabuzzo gli occhi e lei si stringe nelle spalle. Evidentemente
anche lei si sta facendo una cultura sul mondo magico. Finalmente,
dopo sei anni che ci provano, cominciano a capire qualcosa.
“Già”,
mormoro al suo orecchio.
“Fammi
capire...”, mi rivolgo a Trixy. “Sei scappata di
nascosto?”,
chiedo.
Lei
e Fred si scambiano un'occhiata complice, e per niente colpevole.
“Tecnicamente
è stata rapita”, interviene James, sorridendo
sornione. Se ci sono
due persone che hanno ereditato la noncuranza dei gemelli Weasley
nell'infrangere le regole, quelli sono James e Fred.
“Tecnicamente”,
lo corregge Trixy, “sto facendo esercizio per il mio
futuro”.
Fred
scoppia a ridere, come tutti quelli a conoscenza del matrimonio
combinato che Pansy e Blaise le stanno preparando. Sono perfetti,
questi due.
Credo
che Trixy andrà a genio anche a George, visto il suo amore
per i
Tiri Vispi e la sua capacità di scherzare su qualsiasi cosa
–
perfino il matrimonio con quella serpe di Scorpius.
“Se
ti stacchi dal tuo ragazzo”, fa Alice stizzita, “ti
abbraccio”.
Trixy
non ci pensa due volte a fiondarsi in un abbraccio stritolatore,
mentre da dietro l'angolo appare una Rose leggermente scarmigliata,
seguita da un Lorcan messo anche peggio. Devo trattenermi dal non
scoppiare a ridere alla vista, ma le scocco un'occhiata eloquente. La
rossa, anche per evitare di guardarmi in viso, si fionda su Trixy
–
e io mi unisco alle mie compagne di dormitorio.
Ora
è davvero una giornata perfetta: i miei amici sono al
completo e c'è
anche la mia famiglia – tutto ciò sotto il tetto
del Ragazzo
Sopravvissuto. Senza contare lui, la parte migliore
del natale
in Casa Potter.
A
tavola sono tutti di buon umore. Chi non lo sarebbe con così
tante
pietanze, innaffiate da Vino Elfico e Burrobirra a volontà?
Una
volta rotto il ghiaccio, Anne sembra andare molto d'accordo con Ginny
e mio padre sta facendo del suo meglio per chiacchierare con Rolf
Scamander e Teddy Lupin, suoi vicini di posto. Cosa si diranno, non
ho intenzione di scoprirlo.
Noi
giovani studenti siamo tutti vicini, e il brusio ricorda molto quello
del banchetto che si tiene a Hogwarts prima delle vacanze di natale.
“Credo
che Teddy abbia intenzione di dire a tuo padre che sarai un'ottima
Auror”, sussurra James. “Me l'ha detto
lui”.
“Ehm...”,
tossicchio. “La cosa mi rende orgogliosa, ma credo che fargli
venire un infarto il giorno di natale non sia saggio”. Jack
non ha
idea di cosa sia un Auror – e io mi sono ben guardata
dall'informarlo.
“Non
piace neanche a me sapere che te ne andrai a caccia di maghi
oscuri”,
bofonchia indispettito, “ma non ci posso fare
niente”.
“Beh”,
protesto. “A me non piace che tu vada a giocare nei Cannoni
di
Chudley*, se è per questo”.
James
ha deciso che dopo la fine del settimo anno farà le
selezioni per
giocare a Quiddich come professionista. Non ho dubbi che ce la
farà,
e la cosa mi preoccupa alquanto.
“E
perché mai, scusa?”, chiede. “Non
è pericoloso”. Non per lui,
forse; ma per me lo è eccome. Sa bene di che parlo, se lo
vuole solo
sentir dire.
“I
Cercatori diventano famosi più degli altri”. Ma
non gli basta. Lo
detesto, quando fa così. No, forse no. Non lo detesto mai.
“Sarai
pieno di fan, uomini e... donne”, sibilo.
“E
allora?”, insiste.
“E
allora sono gelosa, contento?”, bofonchio incrociando le
braccia.
Lo sa che mi infastidisce ammetterlo, eppure sembra compiaciuto.
Merlino, che rabbia!
“Sì”,
replica candidamente, “anche se non hai motivo”.
“Perché?”,
ora sono io che voglio sentirglielo dire. James scioglie le braccia,
ancora incrociate, e pone la mia mano tra le sue.
“Quante
volte lo devo ripetere, Shane?”, lo sento sospirare.
“Cercatore
nei Cannoni o impiegato al Ministero, io sono solo tuo”.
Come
faccio a non sorridergli? Mi sento incredibilmente felice. Non
pensavo che
una sola
persona potesse
provare così tanta felicità in una volta.
Tutti
chiacchierano, mangiano, si divertono, e
James mi
stringe forte la
mano; sembra intenzionato a non lasciarla andare più. Si
china sul
mio orecchio e bisbiglia:
“Ti
andrebbe se sgusciassimo fuori di qui? Devo mostrarti una
cosa”. Lo
guardo di sottecchi, cercando di capire cosa gli passi per la testa.
“Fidati, ti piacerà”.
Mi
sto facendo trascinare da un febbricitante James Potter per il grande
giardino della casa, suppongo in cerca di un angolo tranquillo. Spero
solo che non abbia intenzione di farmi girare come una trottola fino
allo sfinimento. Ci fermiamo in un punto abbastanza lontano dal
tendone. Fa un freddo cane, maledizione! Sono coperta dal cappotto,
ma è sempre il venticinque dicembre...
“Potter”,
sibilo, “io spero ci sia un buon motivo per...”,
vengo interrotta
subito dalle sue parole.
“Se
mai ti trovassi a dubitare del mio amore, ricordati di
questo”, nel
pronunciare la frase ha uno sguardo dolce e penetrante a un tempo.
Estrae
la bacchetta dalla tasca e la leva in aria con gesto elegante. Non
posso trattenermi dal pensare che riesca ad essere sensuale perfino
agitando uno stupido pezzetto di legno.
“EXPECTO
PATRONUM!”.
Mi
aspetto di veder uscire il
solito grifone*
dalla punta della sua
bacchetta, ma
non avviene.
Con
stupore, misto a una
gioia selvaggia, osservo la pallina di luce argentea mutarsi in uno
splendido e maestoso unicorno.
“James...”,
mormoro con un sorriso da ebete in faccia. “M-ma il tuo
Patronus è
un grifone...”
“ERA
un grifone, Shane”, mi sorride sornione. “Come puoi
constatare
non lo è più”, aggiunge in tono ovvio.
La mia lingua è incollata
al palato, salivazione a zero. Sembra che qualcuno mi abbia
affatturato con una Languelingua.
Penso
di essere sotto choc, più o meno come quando mi ha rivelato
di
essere innamorato di me.
Riesco
solo a spostare in continuazione lo sguardo da lui all'animale
argenteo che risplende accanto a me, e viceversa. Non ci sono parole
per esprimere quello che provo in questo preciso istante, o se
esistono io non riesco a trovarle. E' come se mi stesse facendo una
muta dichiarazione d'amore sconfinato, e io sono stupendamente
sconcertata.
Il
Patronus accanto a me svanisce galoppando nell'aria e James mi
sorride, soddisfatto di avermi lasciata a bocca aperta ancora una
volta – da bravo esibizionista qual'è.
Mi
si avvicina lentamente e mi accarezza una guancia, per poi baciarmi
con lentezza esasperante. Rispondo al bacio e le mie mani scivolano,
liete di immergersi nei suoi morbidi capelli ricci. Non mi
stancherò
mai di toccarli.
Quando
mi stacco, ho il fiato corto e l'espressione probabilmente ancor
più
inebetita di prima.
“Da
quanto è... così?”, domando, ancora
scioccata.
Accenna
un sorrisetto di quelli irriverenti e irresistibili che sa fare solo
lui.
James
ha il brutto vizio di sorridere anche con gli occhi e non riesco mai
ad essere lucida, davanti a questo spettacolo.
“Da
un po'”, si limita a rispondere, scrollando le spalle.
“E
perché non me l'hai detto prima?”, gli chiedo
tirandogli
lievemente i capelli, ancora stretti tra le mie mani. Voglio proprio
vedere cos'ha da dire.
“Volevo
farti un bel regalo di Natale”, afferma con naturalezza.
Sospiro.
“E'
frustrante stare con te, lo sai? Hai sempre la risposta
pronta!”,
protesto.
“Ma
guarda che combinazione!”, esclama. “Io penso lo
stesso di te,
Shane!”.
La
sua mano scivola casualmente sui miei fianchi e mi attira verso di
lui – come se ce ne fosse bisogno.
“Per
questo ti bacio”, sorride sardonico. “Per farti
stare zitta”.
“Allora
datti una mossa, Potter, o giuro che attacco a parlare e smetto a
Capodanno”.
La
minaccia sembra funzionare, perché James si fionda sulle mie
labbra,
stavolta in maniera più passionale, approfondendo il bacio
quasi
subito. Io mi aggrappo forte a lui e contraccambio senza riserve.
Quando ci stacchiamo, leggermente ansanti, mi chiede:
“Dubiti
ancora che abbia intenzioni serie?”.
“Mi
prendi in giro, eh? Non tutti siamo sicuri e presuntuosi come te,
Potter! Te l'ho già detto una volta”.
“Con
te, Shane, non sono mai sicuro di niente”, ribatte dolcemente.
“Ti
amo”, dico di getto. Mi sembra siano le uniche parole sensate
al
mondo, dopo quello che ho visto – l'immagine dell'unicorno
che
fuoriesce dalla sua bacchetta resterà per sempre nella mia
mente.
Le
braccia di James intorno al mio corpo, le mie allacciate al suo
collo, gli occhi di lui nei miei. Imprimo questo istante nella
memoria, pregando di viverne altri mille – con lui. E ora,
davvero,
non ho bisogno di altro.
NOTE AL CAPITOLO:
1) Non so dove J.K. pensa che il quartetto abiterà, mentre so che ha dichiarato che saranno vicini di casa. Io li ho voluti collocare alla periferia di Godric's Hollow, luogo di nascita di Harry Potter, lontano da sguardi indiscreti (ovvero sguardi babbani).
2) Come c'è scritto nella One-shot Il matrimonio di Bellatrix (è lì che si spiega il rapporto che qui avete visto tra Trixy e Fred Jr.) 'Janny' è il nome della Puffola Pigmea che James ha regalato a Penny nell'ultimo capitolo di Una strega in famiglia. Il nome Janny (che mesi or sono mi fu suggerito da Francesca lol) è – ovviamente – l'unione dei nomi di James e Penny.
3) J.K. ha dichiarato che Hermione, Ron e Harry vengono inseriti nelle figurine delle Cioccorane, tra i maghi e le streghe famosi.
4) J.K.R. ha dichiarato che sopo qualche anno da Auror, Harry viene messo a capo dell'Ufficio.
5) Nel settimo libro, per montare il tendone da usare al matrimonio di Bill e Fleur, viene chiamata davvero una ditta, di cui al momento mi sfugge il nome.
6) Sono descritti da J.K.R. in Gli Animali Fantastici: dove trovarli. Sono originari della Scandinavia e hanno l'aspetto di un fungo roseo, coperto di setole nere. Il loro cibo preferito sono i vermi terricoli e a loro volta queste creature sono il cibo preferito dagli gnomi. Oltre ciò, sono animali perfettamente inutili, con tutto il rispetto :)
7)Qualcuno forse ricorderà che all'inizio del primo libro, fuori da casa dei Dursley, Silente estrae un orologio da taschino con pianeti e dodici lancette. Non ho la più pallida idea di come si legga, ma lui sembrava saperlo fare. Mi è sempre piaciuto, quindi ne ho idealmente posizionato uno in Casa Potter.
8) I Cannoni di Chudley (sigla “CC”) sono la squadra di Quiddich per cui tifa Ron Weasley, e anche i primi che mi siano venuti in mente da scrivere.
9) Ho immaginato il Patronus di James come un Grifone. Non che abbia molta importanza, visto che ormai non lo è più. Sarà fluff, ma non ho resistito. Il Patronus di Tonks diventa un lupo quando si innamora di Remus, mentre quello di Piton è come la cerva di Lily (che a sua volta presumo sia una derivazione dell'Animagus del marito). Penny e James si amano, e io adoro i Patronus. Fate due più due :DD
SPAZIO AUTRICE
Salve a tutti/e voi, gente!
Se siete arrivati qui, potete benissimo sorbirvi la tirata finale, giusto? Giusto.
Che dire? Potete liberarvi di me e mettere la parola Fine a questa storia d'amore, d'amicizia e di magia. Spero vi abbia intrattenuto, tenuto compagnia, ed emozionato anche solo un po'. Per me è stato così, e ringrazio chi mi ha scritto che ne sentirà la nostalgia (è sempre bello sentirselo dire).
Ringrazio chi ha letto in silenzio e chi ha inserito Una strega in famiglia fra le seguite/ricordate/preferite.
Grazie di cuore a sawyer_ per l'appoggio che ho sentito da parte sua, a Francesca lol per le fantastiche recensioni in cui parla direttamente con i personaggi, alla “chinese girl” Kohua per i commenti splendidi ed esilaranti. Grazie inoltre a Dreamer22, black elleboro per avermi seguito e aver recensito e a Sa_speed02 per avermi recensita e inserita tra gli autori preferiti.
Infine, ringrazio la mia migliore amica, Jaded_ (colei che 5 anni or sono mi iscrisse ad EFP) che ha perdonato la mia iniziale omertà sull'esistenza di questa FF, l'ha letta in fretta e recensita – lo apprezzo ancora di più sapendo quanto diavolo le pesi il (come dire?) fondo schiena; e che mi ha inserito tra gli autori preferiti. Ti voglio bene <3
E grazie a chiunque sia arrivato a leggere la parola "fine".
Ho pubblicato il prologo di L'apprendista di Ollivander, una storia incentrata non sulla Nuova Generazione ma sui personaggi della saga (in special modo Hermione, Fred e Draco e ovviamente Ollivander). Mi fareste felice se deste un' occhiatina e lasciaste una recensione. Anche tre parole (possibilmente non Sole, Cuore, Amore). A voi non costa nulla e io sono taaanto bisognosa di pareri, vi prego * si inginocchia senza ritegno *
Mi scuso per qualsivoglia errore di battitura io possa aver commesso nell'arco dei 22 capitoli. Per quanto io sia casinista nella vita, sono perfezionista quando scrivo; e vorrei sempre ricontrollare mille volte ogni virgola, ogni apostrofo, ogni lettera. Sappiate che non è facile pubblicare volta per volta senza incoerenze, imprecisioni o distrazioni. Ho cercato di fare del mio meglio per non farmele sfuggire :)
p.
s. Può darsi che un giorno torni a scrivere
qualcosina su Penny
e James, tanto per farvi sapere come se la passano (per ora non ho in
programma nulla in particolare, ma penso staranno benone anche senza
di me).
Fino ad allora: fatto il misfatto!
p.p.s.
Non so se ho mai detto che il titolo di questa storia
è ripreso
dalla frase stizzita di Zia Petunia (nel primo libro) sul fatto che i
genitori suoi e di Lily fossero orgogliosi di avere “Una
strega in
famiglia”.
Ora vi lascio in pace * saluta con eleganza e fa la riverenza *
Baci baci gente, a presto!
Jules