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Autore: Erin    18/09/2015    10 recensioni
A pochi mesi dall'inizio del sesto anno, Harry, Ron ed Hermione riprovano ad usare la Polisucco per trasformarsi in Blaise, Theodore e Astoria e ottenere informazioni circa la possibilità che Draco Malfoy sia divenuto già un Mangiamorte e quali, nel caso, siano i compiti a lui assegnati. Un inconveniente, non perfettamente previsto, metterà Hermione in una complicata situazione: Draco e Astoria hanno un flirt di cui - quasi - nessuno sapeva nulla. Che fare, ora? Stare al gioco pur di ottenere le informazioni tanto agognate? O scappare via e mandare tutto in frantumi? Hermione Granger, però, non si è mai tirata indietro davanti a nulla.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Intro editato: inizialmente questa storia doveva essere di tre capitoli. Ma l'ispirazione è sempre più forte delle decisioni riflettute e misurate perciò mi trovo a dirvi che ho riaperto la ff e che la continuerò (qui, senza aprire un seguito a parte). Modificherò anche il rating ecc per allinearla ai nuovi sviluppi. Vi ringrazio anche perché, senza il vostro supporto ed entusiasmo, ciò non sarebbe accaduto. Baci, Erin.




POLISUCCO
e altri inconvenienti




« Mosche Crisopa, Sanguisughe, Lunaria, Centinodia... vediamo, Polvere di corno di Bicorno, Pelle tritata di Girilacco, Formicaleoni e... Erba Fondente! C'è tutto » riepilogai, osservando il liquido verdastro che ribolliva nel calderone davanti a me.

« Io non la bevo di nuovo quella cosa orrenda » storse il naso Ron quando un rivolo di fumo intercettò le sue narici. Stava con le mani conserte, sulla difensiva, e non aveva mai staccato gli occhi da me – forse per paura che potessi fargliela tragugiare con la forza.

« Harry, diglielo tu » feci spazientita, mescolando la quinta volta in senso orario. Mi costrinsi a non stringere gli occhi e le labbra per non darla vinta a Ronald; la Polisucco, però, puzzava terribilmente.

« Ron, dobbiamo farlo. Ci servono quelle informazioni. Vuoi fare l'Auror sì o no? Ti capiterà peggio di questo quando lascerai Hogwarts » spiegò con pazienza Harry, appoggiato al muro dietro le sue spalle, con le mani in tasca.

« Harry, mi pare abbastanza evidente che in sei anni di scuola abbiamo rischiato la morte parecchie volte e affrontato nemici e situazioni parecchio incasinate... non penso possa andare peggio di così! » disse con un tono di voce più acuto del solito.

Alzai le sopracciglia, scuotendo la testa con disappunto. « Vigliacco » sussurrai.

« Hermione, ti ho sentito » borbottò.

« Be', io volevo che tu sentissi » cantilenai senza guardarlo. Versai la pozione in tre bicchieri ed in ognuno misi il capello corrispondente al Serpeverde di cui dovevamo prendere le sembianze. La restante la conservai in una bottiglia di vetro: poteva sempre tornare utile.

« In cosa ti trasformerai questa volta? Un gufo? » mi prese in giro Ron.

Gli allungai malamente la polisucco con la ciocca di Theodore Nott. « Ha-ha » risi ironicamente. « Primo: i gufi hanno le piume. Secondo: avevo dodici anni e poca esperienza quando feci la prima Polisucco. Ora sono stata attentissima. »

« Per non dire maniacale » aggiunse Harry, sorridendomi.

Gli sorrisi a mia volta; per me era quasi un complimento.

« Che cosa andate a fare nel dormitorio dei Serpeverde? » irruppe tra noi Mirtilla Malcontenta, uscendo dal pavimento.

Feci un balzo indietro e per poco non rovesciai il contenuto del mio bicchiere.

« Rischiamo la vita, come sempre » sbuffò Ron, simulando poi un conato di vomito.

« Mirtilla, è un segreto, perdonaci » le dissi.

« Questo è il mio bagno e io sento tutto ma non dico niente a nessuno » ci tenne a precisare, occhieggiando nella direzione di Harry, verso il quale fluttuò. « E tu in chi ti trasformi, caro Harry? Sei così bello che è proprio un peccato... »

Harry arrossì e cercò di divincolarsi dalle sue moine inconsistenti. « Blaise... Zabini » disse, rimettendosi a posto gli occhiali che gli erano scivolati sulla punta del naso.

Mirtilla guardò improvvisamente me e prese a ridere. « Non ci sarà di nuovo il pelo di un gatto nel tuo bicchiere? »

Mi accigliai ma non risponsi; vidi Ron ridacchiare e lo sgomitai.

« Forza, beviamo tutto d'un sorso. Abbiamo poco tempo » dissi con fare professionale.

« Herm diventerà Astoria Greengrass. Una con le gambe alte quanto lei, praticamente » ridacchiò ancora Ron.

Lo guardai malissimo. Sfoderai la bacchetta e gliela puntai ai testicoli. « Bevi immediatamente, Ronald Weasley. »

Non se lo fece ripetere ancora. Avvicinammo contemporaneamente il bordo del bicchiere alle labbra e, al mio tre, bevemmo senza nemmeno respirare. Restammo qualche attimo a guardarci, la bocca impastata e l'espressione disgustata. Ripulii il calderone e i bicchieri con un incanto e nascosi tutto dietro un'apertuta segreta nel muro. Quando mi voltai, trovai dinanzi a me Theodore Nott e Blaise Zabini. Mi girai verso lo specchio e mi ritrovai bionda, alta e snob.

Con le divise Serpeverde già indosso, lasciammo il bagno di Mirtilla; avevamo un'ora prima di tornare normali e prima che i veri Theodore, Blaise e Astoria tornassero coscienti. Dovevamo assolutamente capire se Draco Malfoy era effettivamente diventato un Mangiamorte e quanto aveva detto ai suoi più cari amici, che ci apprestavamo a impersonare.

Avevo osservato molto Astoria negli ultimi mesi: era spesso accanto a Draco ma non ero riuscita a capire fino a che punto fossero solo amici o se avessero una relazione; in pubblico, Draco era sempre molto taciturno, poco espansivo, troppo riservato. Nei panni di Astoria speravo di poter ottenere qualche confessione, magari una confidenza; mi ero studiata la sua gestualità e l'avevo osservata anche in aula. Insomma, speravo di riuscire a recitare bene la mia parte senza far insospettire Malfoy.

Harry e Ron avevano avuto lo stesso compito, rispettivamente per Blaise e Theodore. Sapevo che Harry prendeva le cose seriamente ed ero abbastanza tranquilla; Ronald, invece, mi preoccupava. Era approsimativo e pauroso; sperai intensamente che non ci facesse scoprire.

Imboccammo la strada che portava ai dormitori nei sotterranei dove, in base alla pianificazione che avevo fatto negli ultimi mesi, doveva esserci Draco, appena tornato dagli allenamenti di Quidditch.

Per fare tutto quello che ci eravamo proposti, avevo studiato anche molto Malfoy. Ero arrivata ad imparare perfino i ritmi delle sue giornate: sapevo quando e quali corsi seguiva, gli orari in cui studiava in biblioteca, i giorni e i momenti in cui si allenava, quanto ci tempo impiegava in Sala Grande, a pranzo o a cena; perfino cosa prendeva di solito da mangiare e in che misura, per non parlare delle sue capatine al Club dei Duellanti o ad Hogsmeade, per lo più con cadenza regolare. Insomma, il fatto di conoscerlo così bene mi dava un leggero senso di inquietudine e disagio.

« Sangue di Serpente » pronunciai, imitando la voce di Astoria, quando fummo davanti al punto esatto della parete.

Questa scivolò di lato e ringraziai perché sapevo che, a parola d'ordine errata, i due cobra di pietra si sarebbero animati e avrebbero cercato di attaccare. E Ron avrebbe corso via come una femminuccia.

La sala comune dei Serpeverde scendeva di qualche livello con un'ampia scalinata, si apriva in una grande stanza circolare arredata di verde scuro, argento e nero, decorata con uno stile gotico molto raffinato. Tutto l'arredamento sembrava, comunque, molto più lussuoso del nostro.

Draco Malfoy era seduto su una poltrona di velluto scura, la nuca appoggiata alla sommità dello schienale, i capelli gettati all'indietro e un libricino tra le mani, intento a leggere. Le gambe erano incrociate, fasciate da un pantalone nero dal taglio classico; i piedi nudi. Una maglietta di cotone del medesimo colore lasciava scoperto solo il collo latteo.

Sollevò le iride grigie dal bordo del libro appena ci vide. Avanzai per prima, perché mi accorsi che Harry e Ron esitarono. Provai ad aprire la bocca per salutarlo, ma Malfoy riportò gli occhi sulle righe del libro.

« Non sei venuta oggi agli allenamenti » mormorò, voltando pagina con fare noncurante. « Ragazzi » fece poi, a mo' di saluto.

Harry e Ron presero posto sui divani, cercando di apparire più disinibiti possibile.

Mi ricordai di aver visto spesso Astoria sugli splalti Serpeverde a guardare la squadra allenarsi; ricordai anche che domani avevamo il compito di Pozioni e lei non era una cima.

« Sì, scusami. Studiavo in biblioteca, dovevo recuperare » gli dissi.

Lui annuì, poi chiuse il libro e si raddrizzò, massangiandosi la nuca e facendo roteare appena il collo, con gli occhi chiusi.

« Terribili, comunque. Pensavo di morire alla quarta serie di addominali a fine allenamento. Ma abbiamo la partita con i Grifondioti la settimana prossima » fece spallucce, alzandosi in piedi e schioccandosi le dita.

Con la coda dell'occhio, vidi Ron diventare paonazzo e digrignare i denti. Mi avvicinai a Draco per distralo, sperando che non notasse le reazioni prive di logica di Ronald Weasley.

« Verrò al prossimo, però » gli sorrisi. Lui mi sorrise a sua volta. Un sorriso quasi stanco, sereno, di quelli che mai gli avevo visto fare; cambiò quasi i suoi lineamenti, generalmente piegati dalla cattiveria e dal disprezzo.

Poi si sporse verso di me, fece qualche passo e colmò la distranza tra noi. Lasciò cadere la fronte sulla mia spalla; mi mossi istintivamente di un mezzo passo indietro ma mi bloccai prima di concluderlo. Osservai Harry che sgranò gli occhi ma mi disse "stai al gioco" con il labiale.

Mi voltai davanti, sfiorando con il naso i capelli di Malfoy. Profumavano di ambra e sandalo. Lui profumava di ambra e sandalo; non l'avevo mai avuto così vicino. Presi un bel respiro, ma a parlare fu lui.

« Speravo di parlarti di quella cosa di cui abbiamo discusso ieri » lo sentii dire.

Deglutii. Non sapevo assolutamente a cosa stesse alludendo. « Per me è acqua passata » provai, stringendo gli occhi e guardando di nuovo Harry oltre le spalle di Draco. Il mio migliore amico mi fece cenno di andare avanti. Sapevo che questa inaspettata intimità tra Astoria e Malfoy poteva tornarmi estremamente utile ma la situazione mi rendeva agitata, non poco. La loro relazione era per me solo un sospetto; non pensavo che, in privato, fossero così intimi.

« Per me no » sollevò lo sguardo, puntandolo nel mio a pochi centimetri di distanza. Sentivo il suo respiro di menta infrangersi sulla mia pelle. Mi sentii arrossire.

« Draco, io- »

« Ragazzi, un po' di privacy » fece d'un tratto Draco, voltandosi verso Harry e Ron. Quest'ultimo, sempre più paonazzo, non riuscì a dire niente di sensato. Harry si alzò, facendosi imitare da Ron, grattandosi la testa con fare noncurante. « Sì, scusaci. Andiamo in Sala Grande. Chiaritevi, eh » disse infine, allusivo, guardando più me che lui.

Draco si accigliò appena, poi annuì. Aspettò che i due varcassero la porta del dormitorio, attimi in cui il mio cuore andò in fibrillazione e pensai a tutto ciò che dovevo dire, come dovevo comportarmi, cosa dovevo fare nel caso in cui... insomma, sperai di non avere una faccia troppo spaventata.

« Draco, comunque è meglio se parliamo un'altra volta della discussione di ieri. Magari siamo ancora troppo caldi e non ci farebbe bene. Ti vorrei chiedere una cosa, invece... »

« No » disse severo, ma con una nota incredibilmente dolce nella voce. « Voglio chiarire adesso. Non voglio passare un'altra notte in bianco a pensare ai tuoi occhi lucidi » aggiunse.

Mi morsi il labbro involontariamente, cosa che ad Astoria non avevo mai visto fare. Vidi Malfoy scivolare con le iridi sulla mia bocca; feci un passo indietro, poi un altro.

« Per me abbiamo fatto pace » insistetti, compromettendo di molto la mia posizione. Se ero fortunata, potevo chiarire completamente la faccenda, cosìcché lui non tornasse più sull'argomento, nemmeno con la vera Astoria. D'altro canto, rischiavo di creare una situazione in cui a parlare voleva essere lei e Draco le avrebbe sicuramente detto che ormai si erano chiariti, che non c'era più bisogno di parlare. Un'altra opzione era quella di scappare via: mandare in frantumi il piano, gettare al vento mesi e mesi che avevo speso per reperire gli ingredienti e preparare la pozione, rimandare a data da destinarsi le importanti informazioni che l'Ordine aspettava.

« Mi piaci » disse, ignorando le mie parole. Sollevò le mani e le poggiò ai lati del mio viso, facendo scorrere i suoi occhi nei miei. « Ma non sono sicuro di poter fare il passo del fidanzamento. Insomma, siamo amici da una vita e non so se sarebbe la cosa migliore. Dammi tempo. »

Deglutii di nuovo. Mi parve di rivedere, grazie a quelle parole, la storia complicata e – di fatto – inesistente tra me e Ron. « Sono d'accordo » mi limitai a dire, ma mi accorsi che stavo tremando.

Abbassai lo sguardo e misi le mie mani su quelle di Draco, per accompagnarle dolcemente lontano da me. Lui si fece guidare, lasciando il mio viso; ma intrecciò le dita alle mie e me le portò dietro la vita, attirandomi a sè.

Sussultai quando toccai con il seno il suo petto. La sua figura era così virile, i suoi gesti così fermi e sicuri, il suo profumo così carico e inebriante... che mi ritrovai a desiderarlo.

« Ti sento diversa » mi sussurrò sulle labbra, socchiudendo gli occhi.

Mi sentivo inebetita, come drogata e stordita, tanto che non feci nulla quando mi baciò. Mi rubò l'ultimo respiro, dischiudendomi la bocca e penetrandomi con la lingua calda. Le sue mani si strinsero sulla mia schiena, passando attraverso lo spazio delle mie dita; sul tessuto sottile della camicia chiara le avvertii chiaramente sulla mia pelle. Roventi.

Un bacio così intenso non l'avevo mai ricevuto; quelli di Krum erano stati umidi e impacciati. Draco invece era così... passionale. Mi imprigionò i polsi con una mano e l'altra mi si infilò tra i capelli. Mi baciò l'angolo della bocca, il bordo della mascella, il collo e l'orecchio.

Il suo naso scivolò lungo la mia pelle, passando per il mio zigomo, finché non si affiancò al mio naso. Ci si strusciò contro. « Ora abbiamo fatto pace » precisò.

Sorrisi. E mi maledissi per questo. Mi sentivo così bene che... ma non stava baciando davvero me. Stava baciando la sua ragazza o qualcosa di simile, stava baciando Astoria Greengrass e non Hermione Granger.

Gli poggiai le mani sul petto e lo allontanai piano da me. « Comunque io sono preoccupata per te. » Cercai di focalizzarmi di nuovo sul piano che avevo elaborato, anche se tornare lucida e determinata era piuttosto difficile.

Draco alzò un sopracciglio.

« Ti vedo pensieroso, spesso assente. Vorrei che ti confidassi con me, se qualcosa ti turba. Se qualcosa ti spaventa... » lasciai cadere.

Draco contrasse la fronte, alzando appena il mento. « Non mi hai mai detto queste cose. Perché le noti ora? »

Sbattei le ciglia. Cazzo, possibile che Astoria non avesse mai notato che Draco era l'ombra di se stesso negli ultimi mesi? Non aveva mai visto il suo sguardo spento, il suo isolarsi, i suoi dialoghi sussurrati con il professor Piton? Non aveva notato che i suoi voti in Pozioni erano calati e che io, Hermione Granger, ero riuscita a superarlo all'ultimo test? Non si era accorta che l'espressione di Malfoy era passata da quella di un superficiale bambino viziato a quella di un uomo con un macigno sulle spalle, conscio di doverlo portare a destinazione?

« Io... non te l'ho mai detto. Ma è da un po' che volevo » dissi quindi. Gli poggiai una mano sulla spalla. « Ti fidi di me? »

Draco mi guardò a lungo. « Credo di sì. »

« Io sono dalla tua parte » lo incoraggiai.

Si passò una mano tra i capelli, ciocche biondissime che gli ricaddero sulla tempia destra. « Non è niente, Asti. Ho solo più preoccupazioni di prima ora che mio padre rischia Azkaban, sai com'è. »

« Ti stai occupando di tutto tu, lo capisco » me ne andai per un'idea.

« Non solo. Devo anche... sostituirlo in certe occasioni. Non è facile » mi disse allusivo.

Mi parve di capire perfettamente, perciò insistetti. « Ma è quello che vuoi, no? »

Draco sorrise amaramente. « Credo di sì. »

Aggrottai le sopracciglia con una muta domanda negli occhi. Lui la colse.

« Non so se questa cosa faccia davvero per me. Io vorrei solo continuare a studiare Pozioni » confessò.

Mi voltò le spalle e andò a sedersi sul divano. Mi guardò. « Però certe cose vanno fatte. C'è chi crede in me. »

« Io credo in te » mi lasciai sfuggire, complice istintivamente dei sentimenti di sconforto che Draco stava provando. Mi morsi di nuovo le labbra e notai che lui me le fissò. « Insomma, so che prenderai la decisione giusta » continuai.

Draco fece scivolare i piedi scalzi sul tappeto. « Non mi avevi mai dato tutto questo sostegno... »

« Io- »

« Grazie. »

Mi rilassai e gli sorrisi. Guardai l'orologio a pendolo e mi accorsi che la mia ora stava per scadere.

« Adesso devo andare. Ma ne riparliamo » gli dissi, voltandomi e facendo per andarmene.

Sentii i suoi passi affrettarsi dietro di me ma finsi di non notarlo; mi afferrò per la vita e mi girò, arrestando la mia camminata spedita. Mi stavo cominciando ad agitare; mi morsi nuovamente il labbro inferiore e lui me lo catturò a sua volta, succhiandolo appena. Poi, ampliò il bacio.

« Penso che la discussione di ieri sia servita. Ti vedo diversa » mi disse ancora una volta. Sembrava felice. Una felicità che, mi resi conto, non riuscivo a lasciare andare. Tornare ad essere me stessa, con una pseudo-relazione come quella con Ron - che paragonato a Draco era sentimentalmente un bambino con la sfera emotiva di un cucchiaino – mi deprimeva. Mi resi conto che volevo far parte della vita di qualcuno come Astoria faceva parte di quella di Draco. Volevo che qualcuno mi facesse sentire così desiderata ogni giorno. Invidiai Astoria, m'invaghii di Draco. Tutto successe in un attimo e non me ne accorsi.

Mi allontanai rapida, varcai la soglia del dormitorio e, appena si chiuse il muro alle mie spalle, girai e sinistra e m'infilai in una strettoia. Continuai spedita, cercando di calmare i battiti e i respiri, passandomi ripetutamente le dita tremanti sulla bocca, calda e che sapeva ancora di lui. Sentivo che stavo per tornare normale, perciò mi tolsi la cravatta e l'appallottolai, stretta nel pugno destro.

Sulla lingua aveva ancora il suo sapore, nelle narici ancora il suo profumo. Salii in uno sgabuzzino, dove trovai Harry e Ron nella loro forma originaria, intenti a slegare i tre Serperverde ancora in parte assopiti. Esitai sulla figura di Astoria Greengrass; un morso di nervosismo mi prese allo stomaco.

« Allora? » fece Ron. Harry mi guardò.

« Niente di quello che speravo. Però ho capito che sta prendendo il posto del padre, che sta collaborando con i Mangiamorte. Ma nemmeno lui ne è troppo convinto. Di voler seguire questa strada, intendo » spiegai, dando intanto una mano a rimettere le cravatte ai colli di Theodore e Blaise, mentre Ron la rimetteva ad Astoria.

Li portammo di peso al piano inferiore, lasciandoli in posti diversi. Astoria su una panchina dietro le serre, dove l'avevamo trovata – poteva magari pensare di essersi appisolata, non ricordandosene. Theodore e Blaise in biblioteca – passammo con il mantello dell'invisibilità - chini e assopiti sui libri in un tavolo un po' appartato.

Ci ritirammo nel nostro dormitorio prima di cena, così raccontai loro tutto. Quando finii, rimasi a guardare il camino scoppiettante, persa nei miei pensieri, giocherellando con il mio labbro inferiore e rimurginando.

« Com'è stato... con te? » mi chiese d'un tratto Ron.

Mi voltai. « Cosa? » riemersi dai miei ricordi.

« Malfoy... ti ha toccata? »

« No. Abbiamo solo parlato » mentii. Mi sorpresi di volermi tenere quelle sensazioni per me, come un segreto importante.

« Meglio » borbottò tra sè e sè, tornando a voltarsi verso Harry.

A cena, in Sala Grande, mi resi conto che spesso osservavo Malfoy. Il suo sguardo era così diverso da quello che aveva avuto con me, da soli... o meglio, con Astoria. In quel momento era freddo e tagliente; in privato era caldo e sensuale.

Mi morsi il labbro inferiore ripensando al suo sapore. E Draco, come se l'avessi chiamato, intercettò il mio sguardo. Non riuscii subito a guardare altrove; lui esitò sulla mia figura e mi parve che la sua espressione mutasse verso un'inaspettata curiosità.



  
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