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Autore: saffyj    22/05/2016    6 recensioni
Edward ama sua figlia, ma deve fare i conti con i sensi di colpa che porta con sé. Penny, la figlia di Edward ha portato con sè tutto il dramma che ci si aspetta da un Masen.
Sequel della FF "Fridays at Noon" di troublefollows
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Emmett Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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E siamo giunti alla fine di questo racconto! Bellissimo e degno sequel di "Fridays at Noon"
Come si suol dire: Tutto è bene ciò che finisce bene!!!
Ci ha fatto penare, facendoci pensare il peggio... ed invece tutto si è risolto!!!
Vi ringrazio ancora tutte e sono felicissima di aver conosciuto tantissime persone che hanno amato come me questi Edward e Bella!!!
Un bacio ed alla prossima avventura!!!



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CAPITOLO 8

 Abbassai lo sguardo e sorrisi a mio figlio mentre beveva dal suo biberon. Si fermò dal succhiare facendo uscire un po’ di latte. Era così dannatamente carino. Anche nel cuore della notte, quando avrei voluto essere abbracciato a mia moglie nel nostro letto. Isabella si era addormentata subito dopo che abbiamo fatto l’amore. Quando ho sentito Alec piangere non riuscii a svegliarla. Povero bambino, non aveva idea di dove fosse, e molto probabilmente il suo corpo aveva pensato che fosse mattina. Ci è voluta ben più di una settimana a Penny per riprendere il ritmo quando siamo tornati lo scorso mese.
 
Quando eravamo tutti a Lagos, di solito davo io le poppate notturne perché stavo lavorando. Praticamente vivevo in Pacific Standard Time, mentre fisicamente ero residente in UTC. Era l'unico modo che avevo per poter rimanere lì per tutto il tempo che ho trascorso, ma era come se fossi un vampiro. Rimanevo sveglio tutta la notte, e dormivo tutto il giorno.
Alec smise di mangiare, e capii che doveva fare il rutto. Goffamente, gettai la straccio sopra la mia spalla e vi appoggiai Alec. Era decisamente più grande rispetto all'ultima volta che l'avevo tenuto. Mi stupì quanto velocemente i bambini crescessero. Crescevano sicuramente troppo in fretta. Sembrava ieri quando tenevo Penny tra le mie braccia. Piccola, fragile, innocente. Avrei potuto resistere al legame con lei in un primo momento, ma una volta che l'ho presa in braccio, ero diventato suo per sempre.
 
***
 
"Vieni a vedere la bambina. Per favore. Ha bisogno di essere tenuta in braccio e non lasciata nella nursery", implorò Alice.
Stavo camminando avanti e indietro nella sala d'attesa, aspettando che qualcuno mi dicesse quando mia moglie fosse uscita dall’intervento chirurgico. Non volevo fare altro. «Andate tu e Esme, voglio aspettare qui le notizie su Isabella."
Mia sorella mise le mani sui fianchi, mentre mi guadava con un cipiglio sul viso. "Prima di sapere qualcosa su Bella passeranno ore, mentre tua figlia è dall’altra parte pronta a vederti adesso” Feci un passo intorno a lei, ma lei mi afferrò per il braccio. "Nessun altro è ammesso nella nursery, Edward. La bambina ha bisogno di te."
"Bisogno? Non mi parlare di bisogni adesso. Ho bisogno di mia moglie! Ho bisogno di sapere che è viva e sta bene. Questo è quello che mi serve!" Era l'unico bisogno che contava.
"Tua figlia ha bisogno di te. Non importa se Bella sta bene o meno bene. Ben viva o no. Lei vorrebbe che tu stessi con la bambina. Tu sei il padre e devi prenderti cura di lei. "
Volevo prendermi cura di lei. Da solo. Almeno per un po’. Ma tutto quello che riuscivo a pensare era Isabella. Alice aveva ragione, mia moglie avrebbe insistito per farmi vedere la bambina. Quando si sveglierà (perché lei stava per svegliarsi), avrebbe voluto sapere della bambina.
"Bene," mi lamentai, liberandomi dalla sua presa. "Voglio che qualcuno venga a chiamarmi appena si avranno notizie di Isabella."
"Assolutamente." Alice rispose sorridendo e dandomi una pacca sulla spalla.
Andai alla nursery dell’ospedale. C’erano una mezza dozzina di bambini. Alcuni addormentati, qualcuno che piangeva... Dopo aver controllato il mio braccialetto, l'infermiera si voltò verso una culla di plastica con un bambino dentro. Lei era avvolta in una coperta bianca e aveva un berretto a righe rosa e bianco sulla testa. Aveva gli occhi chiusi e le sue piccole labbra serrate. Non sembrava come me o Isabella. Sembrava così ... adorabile.
"Perché non proviamo a convincerla a svegliarsi e mangiare qualcosa?" l'infermiera suggerì sollevando la bambina. Mi fece cenno verso una sedia e sorrise vedendo che non mi stavo sedendo "Sarà molto più comodo se sta seduto."
Tirai i capelli e mi sedetti. Prima ancora che capissi cosa stava succedendo, mi mise la bambina in braccio. Non avevo mai tenuto qualcosa di così leggero prima. Non avevo mai tenuto un bambino oltre a quello di Angela e Ben, che era ben nove chili quando è nato. Questa bambina era leggera come una piuma.
"Proviamo a svegliarla così mangia." L'infermiera iniziò a svestire la bambina rivelando due braccia Itty Bitty insieme a due piccole gambe magre. Dieci dita dei piedi, dieci dita. Stava annegando in un pannolino che sembrava molto più piccolo di quelli che avevo visto mettere da Isabella a Ben Jr. Non indossava altro che un semplice body bianco. Era così dannatamente piccola.
"Quanto pesa?" chiesi con quel pezzo vivente di Isabella e mio tra le braccia.
"Uhm ..." guardò la cartella sul culla "... cinque libbre, due once".
 
"E 'piccolo, vero?"
"E’ minuscola." L'infermiera sorrise di nuovo e mi fece l'occhiolino. "Dobbiamo disturbarla così si sveglierà. Strofinale i piedi, muovendoti in tondo"
Non le chiesi altro, feci solo quello che mi disse, troppo sopraffatto da quel giorno pieno di emozioni. Le stropiccio il piede, stupito che qualcosa che aveva preso a calci mia moglie adesso lo sentivo con le mie mani. L'infermiera e io lavorammo insieme fino a che la bambina cominciò ad agitarsi e muoversi. Con un piccolo sforzo in più riuscimmo a svegliarla e lei cominciò a piangere infastidita.
"Buon lavoro, signor Masen. Vediamo se riesce a prendere un paio di once." L'infermiera mi consegnò un biberon come se sapessi cosa diavolo stavo facendo. Per fortuna, ero un genio e capii subito.
Misi il ciuccio del biberon vicino alla bocca e, dopo un paio di tentativi, la bimba ha iniziato a succhiare. Era una specie di ... incredibile. Aveva gli occhi chiusi. La sua pelle era rosa e delicata. Sembrava non sapere cosa fare appallottolando i piccoli pugni. Il suo naso era così piccolo che non riuscivo a credere che potesse nemmeno respirare attraverso a esso. Tutto di lei era incredibile.
Mia figlia. Figlia di Isabella. Nostra figlia.
Le diedi da mangiare e, con un sacco di assistenza, riuscii a farle fare il ruttino. Osservai l'infermiera cambiarle il pannolino, e poi la cullai fino a quando cadde profondamente addormentata .. Io non so quanto tempo sono rimasto seduto lì, fissando il primo e unico figlio di Isabella che avremmo fatto insieme. Tutti quei mesi trascorsi ad odiarla, desiderando che non esistesse sembravano in quel momento una perdita di tempo. Come si può odiare qualcosa di così perfetto, così prezioso, così innocente? La realtà delle cose mostruose che avevo pensato. Non importava quello che sarebbe successo a Isabella, avrei passato il resto della mia vita facendo sentire questo bambino amato e curato. Feci una promessa silenziosa mentre premevo le labbra sulla sua testolina coperta.
Carlisle entrò informandomi che l’intervento di era terminato con successo ed era in fase di recupero. Il mio sollievo fu non solo emotivo, ma fisico. Le lacrime caddero dai miei occhi e le mie spalle tremarono tenendo mia figlia più stretta a me lasciando che i sentimenti che provavo la invadessero.
"Avete deciso quale nome darle?" chiese mio zio dopo mi fui calmato. Isabella lo sapeva fin dall'inizio e aveva scelto il nome perfetto. "Faith. Faith Elizabeth Masen."
 
 
"Papà, non riesco a dormire." Parli del diavolo. "Non sono riuscita a dormire nemmeno un minuto. Sono stata sveglia per tutto questo tempo", disse Penny dalla porta della nursery, strofinando l’occhi con un pugno e tenendo il suo coniglio nell'altro.
Sapevo che non era la verità. L’avevo controllata dopo che Isabella si era addormenta.
"Beh, certamente non è facile addormentarsi in piedi. E' necessario tornare a letto, Pennylove".
"Non posso! Ho provato e non riesco a dormire!" Le lacrime stavano spingendo per uscire dai suoi occhi.
"Shh, non svegliare la mamma o il nonno Charlie." Picchiettai il mio ginocchio. "Vieni qui e sedersi con me e tuo fratello."
Penny non perse un secondo; salì sulle mie ginocchia e si appoggiò con la schiena su di me. Alec sollevò la testa, cercando di vedere cosa succedesse. Penny delicatamente gli strofinò la schiena. Isabella avrebbe pianto lacrime di gioia alla vista di noi tre in quel momento, ne ero sicuro.
"Tutti amano Alec più di me", disse Penny con un sospiro. Fu una dichiarazione inaspettata.
«Non è vero. Tutti ti amano come amano Alec senza distinzione."
Lei scosse la testa. "No. Nonna e il nonno ha portato un milione di regali per lui stasera e nessuno per me."
Tre. Hanno portato tre regali per il bambino e due dei tre erano vestiti. Mia figlia era piuttosto esagerata. Nessun indizio da chi abbia preso…
"Tesoro, quando sei nata, nonna e il nonno ti hanno portato un sacco di regali. In effetti, nonna Esme probabilmente ti ha dato più di quanto ha dato Alec. Non è mai venuta in ospedale senza portarti un regalo"
Con il broncio, piagnucolò "Mamma, non mi ha neanche portato nulla."
"Questo non è semplicemente vero. Lei ti ha portato il dono più importante di tutti."
“No, lei ha detto che non era un viaggio, quindi niente regali. Le importava solo di avere Alec qui in modo che tutti lo potevano amare di più." Stile Masen in pieno effetto. Mi sembrava quasi di sentire mia madre che rideva in cielo mentre guardava la nostra chiacchierata. Poteva sentirla come un tic nel mio cuore.
"Oh, mio ​​Pennylove. Devo raccontarti una storia."
"Quale?" chiese, ribaltando indietro la testa in modo che potesse vedere la mia faccia.
Ancora una volta, fui costretto ad armeggiare intorno con Alec. Lo girai in modo che potesse guardare la sua sorella maggiore. La saggezza di mia madre era veramente un dono.
 
"Quando avevo la vostra età, la mia mamma ha portato a casa la zia Alice e sai una cosa?"
"Che cosa?"
"Non mi piaceva molto che tutti trovavano il bambino più interessante di me."
"Zia Alice è così bella e piacevole."
Provai, ma non riuscii a non alzare gli occhi al cielo. “Vedi? Questo è esattamente quello che dicevano a tutti. Nessuno diceva che ero bella o simpatica."
Lei ridacchiò. "Non potevano! Sei un ragazzo."
Inclinai il lato destro della bocca. “Chi lo dice? Lala? Perché se non lo dice Lala, io non ci credo."
"Tutti lo dicono" rispose con un altro tintinnio di risate.
"Ad ogni modo, il punto è: quando è arrivata a casa, ho pensato che tutti amassero Alice e non me. Soprattutto mia madre."
"La tua mamma non ti ha portato dei regali?" Alzò lo sguardo verso di me così innocentemente.
Cercai di non ridere. "Mia madre portò a casa lo stesso regalo che tua mamma ha portato a te questa sera."
“Che cos'era? La mamma ha detto che non c’erano regali per me."
"Mamma ha portato a casa Alec, proprio come la mia mamma ha portato a casa la zia Alice. Tuo fratello è il regalo più speciale che esista. Non sarai mai troppo grande per lui come i vestiti che nonna gli ha regalato. Non diventerà mai noioso, ma diventerà ogni giorno più divertente per giocare. Ma la cosa più importante è che sarà tuo per sempre. E' tuo fratello. Nessun altro sarà per te ciò che è lui per te…"
Penny arricciò il piccolo volto mentre pensava.
"Ti amerà quanto tu ami me, ti osserverà per assomigliarti, e si fiderà ciecamente di te ed ha avrà bisogno di te. Vuoi essere la persona migliore che conosca?"
"Migliore di te?"
La guardai e strinsi le labbra. "Probabilmente. Ma solo un po' " mi corressi.
Penny si voltò verso il fratellino, toccandolo con il pollice. Parlava con la stessa voce che usava con Cupcake. "Hai sentito Alec? Tu mi ami così tanto. Sono tua sorella e tu sei mio fratello e si deve fare tutto quello che dico, perché le sorelle sono importanti."
Andava bene, ma non era esattamente quello che avevo detto. Isabella le aveva spiegato quanto fossero importanti le sorelle ed i fratelli quando abbiamo deciso di adottare il piccolo e Penny tendeva a ricordare ciò che le faceva più comodo nelle conversazioni. Non ho idea da chi abbia preso…
"Non mi ricordo di aver detto nulla sul fatto che deve fare tutto quello che dici."
"Si, tu fai tutto quello che dice zia Alice" ribatté.
"Ridicolo". Non ho sempre fatto tutto quello che ha detto.
"Ricordi quando volevi comprare alla mamma un nuovo piano per Natale e la zia Alice aveva detto che era meglio o non mamma ti faceva vivere in aereo? Aveva anche detto che si doveva dare una biblioteca a quella scuola e metterle il nome di mamma? E mamma ha gridato piangendo di gioia quando lo hai fatto?"
Ok, di tanto in tanto ho fatto ciò che mia sorella mi ha detto di fare.
"E ricordi quando la zia Alice ti ha detto che le mamme di quel posto avevano bisogno di un ospedale migliore per i loro bambini e tu lo hai fatto?"
Ok, spesso. Facevo spesso le cose che mia sorella mi diceva di fare.
"E ricordi quando la zia Alice voleva fare una grande festa qui per il compleanno della nonna e tu le hai detto di no, ma poi lei ha detto tutto il tuo nome, anche quello di mezzo, e abbiamo avuto la più grande festa di sempre?"
Ugh. Sempre. Ho sempre fatto quello che mia sorella voleva.
"Oh, solo perché non è facile essere il fratello maggiore. Aspetta che il tuo fratellino ti implorerà con quei grandi occhi marroni per farti fare qualcosa per lui o peggio... Per aiutare a salvare i bambini muoiono di fame in tutto il mondo o quelli senza un ospedale o una scuola o una casa con acqua corrente! "
Penny mi guardò, sicuramente confusa dalla mia divagazione. Chiusi gli occhi e scossi la testa. "Non importa."
Cullai tutti e tre per un paio di minuti, mentre i miei due bambini sorridevano avanti e indietro. Alec sembrava riservare i suoi più grandi sorrisi per la sorella. Iniziava ad adorarla. Proprio come il resto di noi.
Lei è stata condannata ad avere il mio ego.
"Mi ami?" Penny chiese al fratello con la sua dolce voce. "Mi ami?"
Alec le regalò un sorriso grande e si dimenò sul mio braccio. Si potrebbe dire che voleva gridarle di sì.
“Tu mi ami! Mi ami fino alla luna e poi al cielo e poi in Cina e poi in Africa e poi in giro per i tempi di infinito nel mondo?" Era raggiante e poi un forte suono uscì dalla bocca del bimbo, sorprendendoci - Alec incluso. Abbassai lo sguardo verso Penny ed entrambi iniziammo a ridere. Alec cercò di fare di nuovo il suono.
"Fallo ancora!" lo incoraggiò Penny.
 
Notai un movimento vicino alla porta e quando alzai gli occhi, mia moglie era lì, che si asciugava il viso. Le feci cenno lei unirsi a noi. "Guarda che succede."
"Mamma! Alec si è messo a ridere!"
Isabella entrò nella stanza e cadde in ginocchio di fronte a noi. "Ma voi sapete quanto vi amo?"
"Fino la luna e ritorno e poi in Africa an-"
"Sì, Faith Elizabeth." La strinsi a me per farla fermare. "Il suo amore va avanti per sempre, senza fine. Infinitamente".
Isabella mise una mano sul mio ginocchio e l'altro sulla guancia della nostra Pennylove.
"Non potrei amare tre persone di più." I suoi occhi si muovevano da nostra figlia a me. Lo sentivo. Irradiava amore. E' la fonte di amore in questa famiglia. La fornitura dove tutti potremmo attingere.
"Portiamo questi bambini a letto. Andiamo?" dissi, appoggiando la guancia contro la parte superiore della testa di Penny.
"Buona idea" disse Isabella con un sorriso d'intesa.
"Andiamo, Faith. Mamma rimarrà con te fino a quando non ti addormenterai."
Le mie due ragazze uscirono dalla stanza mano nella mano. Abbassai lo sguardo sul bambino molto sveglio e contenuti. "Siamo seriamente i due ragazzi più fortunati del mondo. Sono rare le persone come la tua mamma. Lei potrebbe amare chiunque, ma lei ci ha scelto. Non potremo mai darlo per scontato, va bene?"
Alec mi guardò con un'espressione di pura felicità. Eravamo i ragazzi più fortunati del mondo. Lo misi di nuovo nella culla e accesi uno dei giocattoli musicali agganciati al lato. Diede un calcio con le gambe e allungò la mano verso le luci lampeggianti. Spensi la lampada dal rocker e andai incontro alla mia Isabella nella hall. Lei mi saltò praticamente in braccio avvolgendomi le braccia intorno al collo e mi baciò con fervore.
"Wow, non avrei dovuto lasciare che ti addormenti senza lavarti i denti. Tre ore di sonno e il gusto della pizza non sono una buona combinazione," dissi scherzando.
Mi diede un pugno nello stomaco, non era potente ma mi piegò in due per effetto, e si allontanò.
“Scherzavo. Beh, non proprio, ma se stai andando a lavarti i denti, farò in modo che ne valga la pena."
Lei mi guardò con rimprovero imitando perfettamente Penny. La guardai negli occhi e misi un broncio perfetto.
Lei sorrise e tornò in camera da letto, girandosi per assicurarsi che la seguissi.
Si lavò i denti e, ad essere onesti, anche io. Scivolammo nel letto, e lei appoggiò la testa sul mio petto.
"Sei un padre meraviglioso."
“Mi hai insegnato tutto quello che so," sussurrai, pettinandole con le mie dita i capelli sulla schiena.
"Sei passato dall’essere l'uomo che non amava all'uomo che ama all’infinito e oltre."
Entrambi ridacchiammo.
"Così, volevi farmi vedere che valeva la pena lavarsi i denti ...", disse Isabella mentre spostava lentamente la verso il basso sotto la cintura dei pantaloni del pigiama. La sua mano era fresca contro il mio corpo caldo.
Diventai da morbido a duro istantaneamente. Sorrisi tra i suoi capelli. "Mmm, sì. Mi farebbe sicuramente piacerebbe far valere la pena."
Lei inclinò la testa in modo che potessi baciarla assaggiando il gusto di menta che aveva in bocca. Succhiai la sua lingua e lei avvolse la sua mano intorno a me. Prendemmo il nostro tempo e goderci l'un dell'altro. Gettammo gli abiti a terra mentre le mani vagavano sui nostri corpi. Con labbra bagnate baciai il suo collo lungo e aggraziato, scendo attraverso il petto fino al suo stomaco. Lei ridacchiò quando strusciai con la barba incolta del mento contro la sua pelle. Mi spostai dal suo corpo e la afferrai per la nuca, tirandola più vicino in modo da poterla divorare.
"Sedia", disse con un gemito, appena sfiorai la sua mascella con le labbra. Mi calmai e guardai mentre la sua mano mi accarezzò. "Sedia?"
La sua testa si voltò e io seguii i suoi occhi. Ah sì, la sedia. La sedia era stata trascurata negli ultimi tempi. Quella sera sembrava perfetta per tornare indietro nel gioco. Mi sedetti e lei salì sopra di me. Si muoveva mentre la baciavo, succhiavo, leccavo e pizzicavo. La tirai più vicino e la tenni stretta per i fianchi, le mie dita lasciarono sicuramente dei segni sulla sua pelle perfetta. Il mio cuore batteva forte. Si gonfiò e sembrava che potesse scoppiarmi.
Lei ha reso impossibile non sentire. Ho sempre sentito tutto da quando sono con lei. Ricercato, necessario, compiuto, amato, voluto.
Vivo.
Isabella mi ha portato alla vita. Da una vita in bianco e nero di un mondo pieno di colori e di luce. Blu e verdi, rossi e gialli. Ha anche portato ametista e albicocca. Chartreuse e fucsia. Non ero più l'uomo che ero quel venerdì a mezzogiorno, quando mi sono seduto nella sala da pranzo privata dell’Eclipse lamentandomi di tutte le scuse che avevo ricevuto quel giorno. Ora, ero un marito, un amante, un amico, un padre. Ero più di quanto avessi potuto immaginare di poter diventare.
 
Non sapevo che un nichelino (mille centoquaranta monetine per l'esattezza) avrebbero cambiato la mia vita per sempre. Ma lo hanno fatto.
 
Fine

Beh! Se adesso che avete finito di leggere questa FF, non sapete cosa leggere...
potrei consigliarvi gli altri miei racconti... ahahaha


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