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Autore: garakame    25/04/2009    4 recensioni
L'ambientazione della storia è dopo il ritorno di Fersen e subito dopo il Cavaliere nero. Oscar è convinta di quello che fa per un motivo ben preciso, leggete e lo scoprirete. Come sempre voglio ricordarvi che i pomodori o le uova marce me le tirerete solo quando avrete letto tutto quanto.. recensite grazie
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Axel von Fersen, Marie Antoinette, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Anteprima:“Non ti fidi di me, questo mi fa molto male. Oscar, lo sai che ti avrei detto tutto se me lo avessi permesso.”



Siamo giunti al termine della storia.
Grazie per avere letto e recensito. 953 visite mi rendono contenta. Ma sopratutto, gli 8 preferiti e le 4 seguite, per non parlare delle recensioni.
Grazie Grazie Grazie ancora.



Rose bianche 8





Era notte fonda ma nessuno dei due aveva voglia di dormire, prima era importante chiarire la situazione che si era creata in quelle settimane.
Erano seduti davanti al fuoco, sul tavolo due bicchieri di Brandy non erano ancora stati toccati.
Un silenzio pesante era calato tra loro, dopo le parole pronunciate da Oscar sulla carrozza.
Andrè guardava Oscar con cipiglio, non voleva davvero credere a quello che aveva sentito: 
“Ero convinta che fossi tu il ladro, non potevo certo chiederti di venire con me ai balli per catturarlo.”
Lui era arrabbiato e si sentiva ferito, non pensava che lei lo considerasse un vile ladro.
Provava un dolore sordo al petto, lei non si fidava più di lui, lei che per lui era così importante.
Oscar si era alzata dalla sedia, aveva appoggiato la mano sulla mensola del camino, lui la guardava di spalle.
“Non mi dicevi dove andavi e cosa facevi, ma ogni sera tornavi tardi.”
Tentò di giustificarsi, si girò verso di lui:
“Guarda, Andrè. Tu puoi fare tutto quello che ti pare, ma devi capire che ero proprio convinta che il ladro fossi tu.
La descrizione era molto simile, un giovane vestito di nero dai capelli scuri.”
Andrè la guardò e disse:
“Non puoi basarti sulla somiglianza fisica, o sulle dicerie della gente, lui deruba di notte e al buio non si può riconosce bene una persona.”
Andrè sorrise mesto, continuando:
“Non ti fidi di me, questo mi fa molto male. Oscar, lo sai che ti avrei detto tutto se me lo avessi permesso.”
Tra loro calò un silenzio pesante, carico di rancore e sospetti.
Lei cercò di controbattere:
“E poi ti avevo visto quella notte, con quella collana di perle, pensavo che l’avessi rubata.”
Lui la guardò arrabbiato, alzando la voce:
“Ti dissi che l’avevo trovata per strada e che probabilmente il Cavaliere Nero era passato di lì e l’aveva persa.”
Andrè scosse la testa in senso di diniego, afflitto, quasi sotto voce disse:
“Me ne vado a letto”.
Si alzò, fece per andarsene, ma lei lo fermò toccandogli il braccio, lui si voltò per guardarla, lei gli sussurrò un:
“Perdonami, temevo di averti perso”.
Lui sospirò le prese la mano e la strinse nella sua grande e calda.
Poi si staccò e fece per andarsene;
Oscar si sedette sulla poltrona, sorseggiando il Brandy  imbarazzata.
Lui prima si fermò si girò verso di lei,  le si mosse incontro, si inginocchiò davanti a lei in modo che i loro occhi fossero vicini e lui potesse guardarla direttamente il viso e le disse:
“Voglio far parte della tua vita non mi escludere più. Ti prego, Oscar.
Sei l’unica persona che conosco a parte mia nonna che mi ha regalato un sorriso quando ero disperato per la morte dei miei genitori.”
Lei lo guardò, si concentrò sugli occhi verdi che conosceva da una vita, occhi tristi e dolci, innamorati, gli sorrise, abbassò lo sguardo verso il bicchiere:
“Va bene, Andrè. Niente più dubbi o inganni. Te lo prometto.”
Sollevò in alto il calice per brindare con lui. Anche Andrè prese il calice sul tavolo e brindarono alla nuova promessa che si erano scambiati.
In quella notte erano riusciti a chiarirsi e a parlare come da tanto non facevano più da tanto.
    Il giorno dopo mentre Andrè passava per il corridoio accanto alla stanza di Oscar si accorse che la porta era socchiusa, sbirciò dentro e la vide davanti allo specchio.
Era completamente vestita di nero, stivali, calzoni, casacca nera con ricami blu scuro e mantello nero.
La cosa che più lo divertì era la parrucca di capelli neri.
Oscar si stava provando la maschera di velluto nero, sentì bussare alla porta e si girò vide Andrè sorriderle.
“È un ottima idea Oscar, quella di travestirsi per catturare il Cavaliere Nero. Prendere il suo posto per un po’ e vedere come reagisce.”
Le si avvicinò la guardò dallo specchio, accanto a lei era più alto di almeno venti cm.
Da quando era cresciuto così tanto? Forse perché ce l’aveva sempre vicino non si era accorta di avere accanto un uomo, non più un ragazzino.
Aveva notato che oltre ad essere più alto era più forte e robusto, non era riuscita a sfuggire alla sua presa la notte prima.
Con un gesto rapido le tolse la parrucca, lei si portò istintivamente le mani ai capelli.
Lui la tirò in aria e la riprese più volte.
“Ma vedi Oscar, non puoi indossare questo vestito. La tua figura minuta ed esile non ti fa sembrare un uomo e questa”, indicò la parrucca
“potrebbe metterti in seria difficoltà se ti finisse sugli occhi proprio mentre lo stai per acciuffare.”
Le sorrise malizioso, prese un pugnale che portava sempre con se e senza pensarci due volte si tagliò con un colpo netto la folta chioma di capelli scuri.
Oscar si girò a guardarlo con la bocca aperta;
Ora si ricordava perfettamente, l’Andrè che aveva visto nel sogno, aveva i capelli corti, proprio come lui in quel momento e un ciuffo di capelli gli ricadeva sull’occhio destro.
Era come se il tempo si fosse fermato, lui l’aveva presa per le braccia e la stava scuotendo, ma lei non si era accorta di niente come se vivesse in un altro mondo, c’erano solo lei, lui, il sogno delle rose e ancora lui che l’abbracciava e la baciava appassionatamente.
Dopo pochi secondi si riprese.
“Oscar, cos’hai? Sei così pallida.”
Guardò il viso di Andrè così preoccupato, lei prese un respiro profondo.
“No Andrè, non è nulla, va tutto bene.”
Lui la strinse un po’ le braccia, “Sei sicura che non devo chiamare la nonna?” Lei lo guardò e gli sorrise per rassicurarlo, assentì.
Lui la lasciò continuando a parlare:
“Bene, allora procurami un vestito da Cavaliere Nero.”
Un Ora dopo le parti si erano invertite, era Oscar che aspettava fuori dalla camera che Andrè si vestisse da ladro.
Un  pensiero funesto, le passò per la mente, ma lo scacciò subito.
Sentì la voce di Andrè chiamarla dalla stanza.
Quando entrò vide una persona completamente diversa, non il suo migliore amico.
Il taglio di capelli faceva risaltare il suo viso dai lineamenti regolari e mascolini; la cosa che la colpì maggiormente furono gli occhi, non sapeva neppure lei perché le sembravano ancora più verdi del solito contornate da ciglia nere e folte.
Il costume nero metteva in risalto le spalle quadrate e ampie, la vita sottile e le gambe muscolose e magre. 
“E allora, come ti sembra? Tu l’hai visto seppur da lontano.”
Disse con voce allegra, sembrava un bambino che si divertiva a travestirsi per fare uno scherzo a qualcuno.
  Andrè si guardò allo specchio fece un mezzo giro su se stesso e poi si voltò verso di lei prendendo il mantello nella mano destra portandoselo al petto e facendo un inchino rivolto ad Oscar.
Lei lo guardava, gli rispose in tono serio che gli somigliava abbastanza.
“Allora, domani sera proveremo ad andare nella casa di un nobile e a rubare, vedremo se il vero ladro uscirà allo scoperto.”
Oscar assentì; la spensieratezza di André stonava con la serietà di Oscar.
Mentre si toglieva la maschera e il mantello si accorse che in lei qualche cosa non andava.
Le si avvicinò, “Oscar, c’è qualche cosa che ti preoccupa?”
Le disse in tono preoccupato.
Lei sospirò, pensò che forse era tutto uno sbaglio che quello che stavano facendo era troppo pericoloso.
Andrè la precedette con i pensieri
“Se pensi che sia troppo pericoloso, non ti riconosco.
Non è da te comportarti in questo modo, tu non hai paura di niente.
E poi non eri tu che volevi catturarlo a tutti i costi?
Beh, questo mi sembra un ottimo modo per farlo uscire allo scoperto.”
Oscar accennò a un sorriso, ma abbassò lo sguardo:
“Oscar, non fare quella faccia, non vedo l’ora di cominciare e poi ci sarai tu al mio fianco, se dovesse succedere qualche cosa mi proteggerai vero?”
Finalmente lei gli sorrise:
“Si Andrè, potrai contare su di me.”
Andrè si stiracchiò come un grosso gattone e aggiunse:
“Bene, allora domani notte inizieremo. Vado a togliermi questa roba e a riposarmi un po’ se dovrò rimanere sveglio di notte mi converrà riposare un po’ di più di giorno.”
Oscar lo vide andare via, non sapeva spiegarsi il senso di angoscia che provava, sapeva solo che Andrè faceva tutto quello solo per lei.
Le ritornarono in mente le parole della sera prima,
“Non voglio che ti accada nulla di male, io devo proteggerti.”
Chiuse gli occhi e pensò intensamente Andrè ti prego, non innamorarti di me, non ne vale la pena, ti farei troppo male, non potrei mai amarti se non come un fratello.
Si concentrò su altri pensieri più consoni alla sua vita di militare; finalmente avrebbe catturato il Cavaliere Nero.
Guardò la rosa bianca nel vaso accanto al tavolo, posto vicino al piano.
Si avvicinò, toccò i petali di velluto delicatamente senza staccarli, ne aspirò l’odore, dolce.
Le ritornò in mente il sogno, la dolcezza il calore delle labbra di Andrè.
Scacciò quei pensieri dalla mente.
La realtà era ben diversa, lei era un soldato e aveva altro a cui pensare, il suo lavoro era la cosa più importante.
In futuro forse, ma scosse la testa scacciando quel pensiero che le si insinuava da un po’ di tempo, lei e Andrè insieme come una coppia di amanti, no non sarebbe mai stato possibile una cosa del genere.
Si concentrò sulla cattura di quel ladro, c’erano tante cose da preparare per l’indomani e tutto doveva essere perfetto.
Uscì dalla stanza, si richiuse la porta alle spalle.
Una folata di vento fece muovere le tende accanto alla finestra, la rosa bianca perse un petalo che trasportato dal vento finì sulla spalla di Andrè, mentre passava proprio sotto la stanza di Oscar.


FINE






EHMMM E NON È FINITA QUI:
Siamo finalmente giunti alla fine di questa storia.
È doveroso spiegare il perché del titolo e del Cavaliere Nero.
Ho pensato al titolo le rose bianche perché nel cartone animato hanno un’importante significato.
La rosa è simbolo di femminilità e di nobiltà La rosa ha una vita intensa ma breve, proprio come la protagonista e se vogliamo le protagoniste del nostro cartone animato preferito.
La rosa anche se è un fiore in apparenza delicato, in realtà non lo è; in inverno resiste al freddo intenso e da quando comincia il caldo fino a settembre inoltrato continua a dare i suoi bellissimi fiori.
Perché Rose bianche e rosse? Ho pensato al simbolo dell’amicizia e dell’amore.
Nel sogno Oscar vede le rose bianche trasformarsi in rosse.
È il simbolo dell’amicizia che lei prova per Andrè e che piano piano si trasforma in amore per lui, anche se lei ancora non lo sa o è troppo codarda per ammetterlo o non è ancora pronta per l’amore del suo migliore amico.
Come spiegato anche all’inizio,  nello stesso tempo avevo per la testa il significato dei fiori, ancora rosa bianca/amicizia, rosa rossa/amore - passione.
Ho dovuto cercare di creare una storia in cui andrè non si fosse ancora dichiarato, prima dell’incidente dell’occhio subito dopo il ritorno di Fersen.
L’idea dei diversi vestiti mi è venuta in mente ricordando il vestito  alla Odalisca nel cartone.
L’idea mi è venuta con i miei molti e se facessi questo e se facessi quest’altro? Ho azzardato molto, me ne rendo conto.
Nella storia originale non penso proprio che ad Oscar fosse passata per l’anticamera del cervello di mettersi un vestito da donna per catturare il ladro.
Però consentitemi questo azzardo, non è poi così strana la mia idea.
Sono partita dal presupposto che lei volesse catturare a tutti i costi il cavaliere mascherato, e cosa ancora più importante non si fidasse di André.
Nel cartone è chiaro che lei non si fida di lui e nello stesso tempo è molto preoccupata delle sue continue assenze.
Gli e lo dice con voce rotta e angosciata la sera  che viene ferita alla testa da uno degli scagnozzi del ladro:
“Ma dove vai? Cosa fai? Non ti sto accusando…”
Se togliamo ad Oscar la sua spalla e lei rimane sola, deve contare solo sulle proprie forze e allora ecco che si traveste in modo che veramente nessuno potesse riconoscerla con una parrucca nera.
È vero che la sindrome da cecità acuta alla Fersen nel mio racconto ce l’hanno tutti i nobili, ma una donna con una pettinatura diversa e con i capelli di un altro colore può essere scambiata per un'altra persona. Si, lo so, ho azzardato parecchio anche qui.
E poi volevo togliermi il gusto di far divertire la nonna di André, quella povera donna ha cucito per 20 anni vestititi da donna e Oscar le ha dato la soddisfazione di indossarli solo una volta, è un’ingiustizia, non vi pare? ^_^
Grazie a tutti voi per aver letto questa storia

Alla prossima avventura e come sempre spero di avervi divertito. 


   
 
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