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Autore: funkia    27/05/2009    5 recensioni
Piccoli pezzetti di vita mancanti dalla saga di Nothing's too Easy! “Catherine Jacinthe?” L’aveva appena sussurrato tra sé, ma C.j. balzò spaventata e si voltò di scatto coprendo quella che doveva essere una lettera. Lo guardò con occhi sgranati e a bocca aperta, prima di diventare rossa di rabbia e alzarsi in piedi per fronteggiarlo. “Come diavolo ti permetti di leggere la mia roba senza il mio permesso?!”
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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James si grattò la nuca in leggero imbarazzo

 

 

                L’IMPORTANZA DI CHIAMARSI C.J.

 

 

Was I invading in on your secrets
Was I too close for comfort
You're pushing me out
When I wanted in                        

 

                                                    Too close for comfort- Mcfly

 

 

Teneva il carrello ben stretto tra le mani sudate, aveva paura che potesse scivolargli e richiamare l’attenzione della folla. Era nervoso. Non ricordava di essere mai stato così nervoso come adesso. Fissava il muro di mattoni con aria scettica, era sicuro che non ci sarebbe mai riuscito. Una mano ampia si posò sulla sua spalla e si voltò verso suo padre.

 

“Non preoccuparti.” Disse con un sorriso sereno. “Ci siamo passati tutti, sai, anche io. L’ho fatto per sette anni.”

 

“Sei.” Lo riprese Hermione.

 

Ron alzò lo sguardo su di lei arrossendo. “Beh, sì… James sa già come è venuto al mondo… non…”

 

Cosa?” Fece Hermione confusa. Scosse la testa in fretta realizzando. “No, Ron, non mi stavo riferendo a quello! Tu al secondo anno hai volato con la macchina di tuo padre fino a scuola.

 

“Oh!”

 

“Papà!” Disse James con ammirazione. “Lo hai fatto davvero?”

 

“Beh, sì… ma non…”

 

Alex sbuffò tenendo per mano il piccolo Simon. “Andiamo, croato, è solo un muro!”

 

James saltò su punto sul vivo. “Beh, se è solo un muro perché non vai tu per prima invece di scocciare come la marmocchia che sei!”

 

“Lo farei!” Fece Alex con mezzo broncio. “Ma papà non vuole! Dovresti ringraziare che vai ad Hogwarts invece di rimanere a casa a far nulla…”

 

Ron le posò delicatamente una mano sulla testa fulva. “Ti manca solo un anno, tesoro.”

 

Micheal tirò il fondo della camicia di Ron, che si voltò verso di lui, e fece un sorriso sdentato. “E a me quanto manca, papà?”

 

Alex fece una smorfia. “Tu sei ancora un moccioso!”

 

Se per questo sei una mocciosa pure tu!”

 

“Sta zitto, croato!”

 

“Basta!”

 

Hermione si mise in mezzo e i ragazzi si zittirono all’istante. Sospirò frustrata e prese in braccio Simon, che se n’era rimasto in silenzio mano per la mano con la sorella. “Mancano solo tre minuti alle undici, James rischia di perdere il treno. Disse. “Tesoro, prendi un respiro profondo e attraversa la barriera.

 

James guardò la madre con un po’ di esitazione. Quel muro sembrava così spesso. E duro. E se poi non ci riusciva? Odiava dover essere sempre il primo a dover fare le cose, Alex e i suoi fratelli avevano la vita facile. Prese un bel respiro, chiuse gli occhi e cominciò a correre.

 

Quando li riaprì qualche secondo dopo, l’imponente Espresso di Hogwarts si erigeva di fronte a lui. Lo guardò meravigliato a bocca aperta per qualche secondo, poi di nuovo quella manco calda sulla sua piccola spalla.

 

“Hai visto, James?” Fece Ron con un sorriso. “Ce l’hai fatta.”

 

James sorrise un po’ più rilassato. “Sì.”

 

Senza dire un’altra parola Ron prese il carrello di James e si avviò verso il treno per caricare i bagagli. Hermione si chinò un po’ verso James e lo abbracciò stretto con un braccio, tenendo Simon con l’altro.

 

“Cerca di comportarti come si deve. E non bighellonare troppo in giro.”

 

James roteò gli occhi. “Sì, mamma.” Si voltò verso i suoi fratelli. “Beh, allora ciao.”

 

Alex si morse un labbro. “Ciao, Jay. Ci vediamo a Natale.”

 

“Ciao Jay.” Fece Micheal con un sorriso sdentato.

 

James si avviò verso il treno e salì su per le scalette. Il treno fischiò e istintivamente guardò l’orologio. Le undici in punto. Guardò i suoi familiari dal finestrino, anche suo padre li aveva raggiunti, e si sporse dal finestrino per salutare mentre il treno cominciava la sua corsa. Continuò a salutarli fino a che il treno curvò e non furono più visibili.

 

Si voltò verso l’interno del treno e fece un sospiro profondo. Doveva cercare uno scompartimento e si incamminò lungo il corridoio sbirciando dentro alle cabine. Sembravano essere tutte piene.

 

“Se avessimo cercato prima, avremmo di sicuro trovato uno scompartimento.

 

“Sei tu che hai voluto salutare Martin fino all’ultimo secondo!”

 

James si grattò la nuca in leggero imbarazzo seguendo con lo sguardo i due ragazzini che erano appena passati al suo fianco. “Scusate…”

 

I due ragazzini si voltarono confusi. James rimase qualche secondo a fissarli. Il ragazzino aveva la pelle olivastra, capelli e occhi scurissimi. I suoi tratti erano tipicamente mediterranei. La femmina, al contrario, aveva i lineamenti più dolci, la sua pelle era chiara, quasi pallida, e i capelli ricadevano accanto al viso in scialbi fili castani. I suoi occhietti color cioccolato lo fissavano perplessi.

 

“Dici a noi?” Chiese il ragazzo dalla pelle olivastra.

 

James annuì appena facendo qualche passo avanti. “Sì, io… ho sentito che cercate uno scompartimento e mi chiedevo se…”

 

Il ragazzino fece un sorriso enorme mostrando i suoi denti bianchissimi in risalto contro la pelle. “Oh forte! Sarà uno spasso fare il viaggio con un altro maschio, invece che dovermi sorbire la compagnia di una frignona…”

 

“Ehi!” Lo interruppe inferocita la ragazzina. “Io non sono una frignona.”

 

“Io non sono una frignona.” Le fece il verso il ragazzo. Si voltò verso James e sorrise incoraggiante. “Vieni, cerchiamo uno scompartimento.”

 

James seguì i due lungo il corridoio del treno. Trovarono uno scompartimento quasi alla fine del vagone, vi scivolarono dentro. James si sedette davanti ai due ragazzi e li fissò attentamente. Il ragazzino lo fissava ancora con un bel sorriso, mentre la ragazzina aveva già aperto un libro e si era immersa nella lettura.

 

Il ragazzino tese la mano. “Che sbadato, non mi sono ancora presentato. Io sono Diego. Diego Withman. E questa è Ca…”

 

C.j.” Interruppe lei senza alzare la testa dal libro.

 

James Weasley.” Rispose lui continuando a fissarli. “Voi… siete amici?”

 

Diego fece una smorfia e fissò la ragazzina di sottecchi. “E’ mia cugina.”

 

“Siamo fratelli.” Fece pazientemente lei alzando finalmente gli occhi dalla carta e lanciando un’occhiataccia a Diego.

 

“Oh!” Fece James perplesso. Li fissò ancora per qualche secondo. “Non vi assomigliate molto.”

 

“Questo è perché siamo fratellastri.” Disse Diego sottolineando l’ultima parola con fervore. “Abbiamo lo stesso papà. Papà è un uomo d’affari e viaggia molto.” Fece una smorfia scambiandosi un’occhiata con C.j. “E a quanto pare si tiene una donna in ogni stato del mondo.

 

James spalancò di nuovo gli occhi, sbalordito, e continuò a fissarli come se li stesse esaminando. Diego continuò a parlare.

 

“Mia madre è spagnola. Di Valencia. Per questo mi chiamo Diego.” Disse fiero battendosi sul petto, come se tenesse più al suo sangue mediterraneo che a quello inglese. “Sua madre,” fece indicando col capo verso la ragazzina al suo fianco. “è francese. Per questo si chiama Cat…”

 

C.j.!” Ruggì lei fissandolo con occhi di fuoco. “Mi chiamo C.j.!

 

Diego fece per trattenere una risata, ma fallì miseramente. “Beh, in effetti anche io se avessi un nome come il tuo userei un soprannome.”

 

James la guardò incuriosito. “Per cosa stanno la “c” e la “j”? Giuro che non lo dico a nessuno.”

 

Lei arrossì e si rifugiò dietro al libro. “Non sono affari tuoi!”

 

James e Diego continuarono a chiacchierare per tutto il tempo mentre C.j. non riaffiorò più dal libro. James raccontò a Diego della sua famiglia; che era il primo di quattro fratelli, che tutti i parenti di suo padre avevano i capelli rossi, che sua madre era Babbana di nascita.

 

Diego gli raccontò che né lui, né C.j. vedevano mai le rispettive madri. Vivevano da quando erano nati col padre, che era sempre a giro per affari, e erano sempre stati costretti a stare insieme. Di loro si occupava un maggiordomo, Martin, al quale lui e C.j. erano molto affezionati. Martin era l’unica persona più simile ad un papà che avessero mai avuto.

 

Scesi dal treno i due ragazzini si avviarono fianco a fianco verso un omone che li aspettava alla fine della stazione. C.j. si era persa chissà dove. James fece un sorriso enorme quando si avvicinarono di più.

 

“Ciao Hagrid!”

 

Il mezzogigante fissò dall’alto il piccolo scricciolo rosso e sorrise da sotto la barba folta. “Oh, ecco che siete arrivati! Ti ci aspettavo, James! Come stanno tuo padre e tua madre?”

 

James scrollò le spalle e storse il nasino pieno di lentiggini. “Il solito. Sempre indaffarati a cambiare pannolini.”

 

Hagrid rise. “Non ci smetteranno più di avere bambini quei due. Mi ricordo quando ci erano due bambini alti come te…”

 

James roteò gli occhi. Sapeva già cosa avrebbe dovuto sorbirsi, quando Hagrid attaccava con i ricordi non la smetteva più. Fecero il viaggio fino al castello sulle barche e arrivarono davanti alla professoressa Tonks che ancora Hagrid non aveva smesso di parlare.

 

Molti ragazzini del primo anno fissarono Tonks a bocca aperta quando videro i capelli blu elettrico. Anche Diego la fissò un po’ sorpreso. James stava per aprire bocca ma la voce di C.j. la precedette.

 

“E’ una metamorfomagus.” Disse saccente.

 

Diego alzò un sopracciglio fissandola ma James annuì e non disse niente.

 

Diego si chinò sull’orecchio di James mentre percorrevano la sala grande. “Spero di non finire nella stessa casa di C.j.  Tu in che casa speri di finire?”

 

James scrollò le spalle. “Tutta la mia famiglia è stata a Grifondoro.

 

I due ragazzini dovettero aspettare che quasi tutti gli altri fossero smistati prima di sentirsi chiamare. Finalmente arrivò anche il loro turno.

 

Weasley, James.”

 

James fece un sorrisetto nervoso a Diego prima di avviarsi verso il cappello. Solo dopo qualche secondo quello urlò a gran voce.

 

Grifondoro!”

 

James si avviò al tavolo dei Grifondoro dove lo accolsero calorosamente. Fu immensamente felice di vedere Diego raggiungerlo poco dopo, ma non prima che anche C.j. si fosse seduta al suo fianco.

 

**

 

Erano già passati due mesi dallo smistamento e Diego e James facevano praticamente tutto insieme. Erano persino nello stesso dormitorio, i letti uno accanto all’altro. Ogni lezione insieme. Ogni intervallo insieme.

 

“Ehi, ho sentito che sabato ci sarà la partita di Quidditch. Ci andiamo, vero?”

 

James si voltò verso Diego con un sorrisone enorme. Alzò il pollice, tenendo con l’altra mano il resto dei libri e annuì con vigore. “Ci puoi giurare! Papà non mi perdonerebbe mai se mancassi ad una partita di Quidditch. Sai, lui e zio Harry erano nella squadra. Per un periodo ha giocato anche zia Ginny.

 

Diego lo fissò sbalordito entrando nella Sala Comune. “Scherzi vero? Cavolo, la tua famiglia è una forza!”

 

James rilasciò i libri sul divano nella stanza deserta. Fece un sorriso tra sé. “Per questo verrai a casa a Natale. Ti presenterò a tutti!”

 

Diego gli batté una mano sulla spalla. “Lo sapevo che avevo fatto bene a farmi te come amico!” Si avviò verso le scale. “Vado in dormitorio. Ho bisogno di riposare. Tu vieni?”

 

“Ti raggiungo in un minuto.”

 

James si abbandonò sul divano cercando di scaldarsi davanti al focolare. Erano gli inizi di novembre e la temperatura era già scesa di almeno dieci gradi sotto lo zero. Fece roteare lo sguardo per la stanza e si accorse solo allora che C.j. era curva su un tavolo poco lontano. Stava scribacchiando qualcosa e non pareva essersi accorta di lui.

 

La fissò ancora per qualche secondo, poi si alzò dal divano e si incamminò verso di lei. Doveva essere davvero concentrata perché non si voltò neanche quando James le fu alle spalle. James fece per picchiettarle una spalla ma senza volere lo sguardo gli cadde sul fondo della pergamena che C.j. stava scrivendo.

 

Catherine Jacinthe?”

 

L’aveva appena sussurrato tra sé, ma C.j. balzò spaventata e si voltò di scatto coprendo quella che doveva essere una lettera. Lo guardò con occhi sgranati e a bocca aperta, prima di diventare rossa di rabbia e alzarsi in piedi per fronteggiarlo.

 

“Come diavolo ti permetti di leggere la mia roba senza il mio permesso?!”

 

James alzò le mani mortificato. “Io non… è successo per caso, non ho letto di proposito...”

 

“E’ una lettera privata! Privata! Così com’è privato il mio nome!” Urlò lei quasi alle lacrime. “Se tu… se tu…”

 

“Non lo dirò a nessuno!” Si affrettò a dire James. “Davvero, non lo dico a nessuno!”

 

“Si può sapere che succede?”

 

Diego, che aveva riconosciuto le voci della sorella e del suo migliore amico, si era precipitato giù per le scale e adesso li fissava allucinato.

 

Che avete da urlare?”

 

C.j. si morse un labbro cercando di trattenere le lacrime e se ne andò di corsa su per le scale. Diego la seguì con lo sguardo e tornò a fissare James ancora più confuso.

 

James sospirò. “Catherine.” Disse arrendevole. “Era questo che cercavi di dirmi sul treno, due mesi fa. Che si chiama Catherine perché sua madre è francese.

 

Diego aggrottò la fronte. “No.” Disse sinceramente. “Cercavo di dirti che si chiama Catherine Jacinthe.”

 

James mosse appena le labbra in un accenno di sorriso. “Lo so… l’ho letto per errore su una sua lettera e lei si è arrabbiata un sacco e…”

 

Diego fece finta di scacciare una mosca. “Ah, non ci pensare. A C.j. non è mai andato a genio il suo nome. Figurati che non parla neanche più con sua madre perché l’ha chiamata così… beh, a dire il vero dubito che ci parlerebbe comunque, non parliamo mai con le nostre madri…”

 

James lo fissò mortificato. “Senti, non… non dirlo a giro… il suo nome, dico… altrimenti penserà che sono stato io e…”

 

“Se avessi voluto dirlo a giro l’avrei già fatto da un pezzo.” Fece Diego serio, per la prima volta da quando l’aveva conosciuto. “Sono uno stronzo… ma so quanto ci stia male per quello stupido nome. Tutte le volte che sua madre viene in visita e la chiama così davanti a tutti poi piange per settimane.

 

“Non è poi così terribile…” Fece James pensoso. “Voglio dire, mio padre si chiama Ronald Bilius.

 

Diego scrollò le spalle e sorrise. “Vieni a letto?”

 

“Sì, ne ho proprio bisogno.”

 

 

**

 

 

I giorni seguenti James tentò di parlare con C.j. ma lei non si faceva trovare da nessuna parte. Appena le lezioni finivano sfrecciava via come una furia. Se si incrociavano per i corridoi, lei cambiava strada prima che fossero abbastanza vicini.

 

“Ma che ti importa?” Disse Diego mentre andavano a pranzo. “E’ solo C.j.!

 

James annuì debolmente. Era solo C.j. ma non poteva evitarsi di sentirsi un vero schifo. Non mangiò niente e subito dopo pranzo si scusò con Diego dicendo di non sentirsi bene. Fece due passi per la scuola e senza neanche accorgersene entrò in biblioteca. Solo dopo qualche passo si rese conto che in due mesi non ci era mai entrato.

 

Si inoltrò tra gli scaffali ammirando la moltitudine di libri. Continuò a camminare per diverse scaffalate prima di ghiacciarsi sul posto.

 

Davanti a lui C.j. lo fissava con la stessa espressione. Nessuno dei due si mosse. Dopo qualche secondo la vocetta debole di C.j. lo riscosse.

 

Cosa ci fai tu in biblioteca?”

 

James la fissò senza sapere cosa dire. “Passeggio.”

 

“Passeggi… in biblioteca?” Fece lei alzando un sopracciglio.

 

“Mi serviva un posto tranquillo.”

 

Lei annuì e abbassò la testa fissando insistentemente la copertina del libro che aveva tra le mani. James si schiarì la gola.

 

“Senti, per l’altro giorno…”

 

C.j. alzò la testa di scatto e fece per andare via. “Non ne voglio parlare.”

 

“Io non sono inglese!”

 

C.j. si fermò e si voltò verso di lui perplessa. James era ancora fermo al suo posto e la guardava speranzoso. Non capiva cosa volesse dire con quella frase e continuò a fissarlo sperando che continuasse.

 

James prese un respiro profondo e fece un passo avanti. “Non l’ho mai detto a nessuno. Mi vergogno. Lo so che è una cosa stupida per cui vergognarsi, ma sono l’unico della mia famiglia a non essere inglese. Mi fa sentire come… come se fossi fuori posto…”

 

C.j. si voltò completamente verso di lui e lo fissò ancora un po’ perplessa. “Tu non sei inglese?”

 

James scosse la testa. “No, io…” prese un altro respiro. “… sono nato in Croazia.”

 

C.j. spalancò gli occhi. “In Croazia?!

 

Le orecchie di James diventarono subito rosse. “Beh, sì. Ti ricordi che mio zio è Harry Potter, vero? Lui e i miei genitori erano in una missione per sconfiggere Voldemort. Mia madre è rimasta incinta di me molto giovane. Si trovavano in un isoletta della Croazia quando ha avuto le doglie. Sono nato su una spiaggia della Croazia.”

 

C.j. continuava a fissarlo sbalordita.

 

“Mia sorella mi chiama sempre croato quando vuole prendermi in giro.” Fece lui con una risatina amara. “E’ un po’ come essere la pecora nera della famiglia, sai?”

 

“Io non penso che il luogo dove sei nato facciano di te una pecora nera. Fece C.j. “Hai vissuto qui. La tua famiglia è inglese. Tu sei inglese.”

 

James prese un po’ di coraggio. “A me non importa se ti chiami Catherine Jacinthe. Non ti rende diversa da C.j.”

 

C.j. spalancò gli occhi per qualche secondo, ma poi la sua espressione si addolcì e arrossì appena sulle guance.

 

“Quello che voglio dire è che ognuno di noi ha qualcosa di cui vergognarsi. Continuò James. “Cose che magari non hanno significato.”

 

C.j. annuì e piegò la testa da un lato. “Ho afferrato, James.” Cominciò ad incamminarsi lungo la fine dello scaffale. “Io non dico se tu non dici.”

 

James sorrise guardandola andar via. Poi un pensiero gli stuzzicò la mente.

 

“Ehi! C.j!”

 

Lei si voltò di nuovo, perplessa.

 

James sorrise. “Che fai per Natale?”

 

 

**

 

 

Quando Ron scese in cucina quella mattina, Hermione era seduta al tavolo con una lettera tra le mani. Si avviò verso il frigo e prese la bottiglia del latte, lanciando un’occhiata di sottecchi a Hermione. Stava sorridendo tra sé e sé mentre scorreva gli occhi sul foglio.

 

“Di chi è?”

 

Hermione si voltò verso di lui non riuscendo a trattenere un sorriso. “Di James. Chiede se a Natale può portare a casa due amici. C.j. e Diego.”

 

“Oh bene,” Fece Ron voltandosi per prendere una tazza dalla dispensa. “Sono contento che si sia già fatto degli amici. Sono nel suo stesso dormitorio?”

 

C.j. è una ragazza.”

 

Ron si voltò di scatto verso Hermione che sorrideva raggiante. Aprì appena la bocca ma la richiuse posando lentamente la tazza sul tavolo.

 

Hermione gli mandò uno sguardo eloquente. “Due maschi e una femminuccia. Ti dice niente?”

 

Ron sorrise e scosse la testa. “Oh andiamo, Hermione! Hanno undici anni, non arriviamo subito alle conclusioni.

 

Hermione si alzò dal tavolo. “Io non ho detto niente. Sei stato tu.” Fece sorridendo tra sé. Si voltò un’ultima volta verso di lui prima di uscire dalla stanza. “E anche noi avevamo undici anni.”

 

**

 

Adesso che ho trovato uno spaziettino di tempo per pubblicare con calma, vorrei anche ringraziare chi, nonostante la mia assenza prolungata, mi segue e commenta sempre.

Prima di tutto grazie a tutti quelli che seguono ma non possono recensire perché non sono registrati su EFP

 

Secondo di poi grazie a:

 

GiulyWeasley: Nonnina mia, che brava che sei, sei stata la prima a recensire XD in effetti hai ragione… lo facevo più coglione Diego, invece mi è uscito così… ormai è andata XD meglio per Thea. Conta però che, come sai, in NTE3 si pigliano ma si lasciano anche… quindi alla fine non è che sia tanto riflessivo XDD

Gioem106: Meno male che è venuta questa benedetta ispirazione però XD sono stata ferma un bel po’ e non sai che fatica per rimettermi in moto

Bride162: ahah pure io me le sono rilette tutte… non sono mica normale, me le leggo e ci rido da sola anche se le ho scritte io… lo sapevo di non essere tanto rifinita…

Videlina95: sono contenta che ti sia piaciuto, l’ansia da prestazione è sempre tanta XD e non immaginate che gioia è quando mi dite che un capitolo vi è piaciuto

Mem: Carissima e fedelissima! Grazie mille per la recensione… sinceramente non l’ho letta questa notizia, e quando ho letto la recensione sono rimasta così O___o  il caldo ci sconvolge a tutti mi sa… ahah, spero ti sia piaciuto anche questo MM

 

Vostra zia Funkia

 

 

 

 

 

 

   
 
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