PRIMA
PARTE
C |
ap.
VII
Era
quasi buio.
Un
passo dopo l’altro, Oscar seguì il
sentiero percorso da André. Aggirò le case dei
contadini, raggiunse la strada,
riconobbe le mura di Vincennes. Che fosse entrato senza di lei?
Che
qualcuno li avesse trovati?
No,
si disse. O ci sarebbero guardie nel
bosco, pronte a cercarmi.
Ci
sarebbe qualche Colonnello… come sono stata io, pronto a
ispezionare la zona
palmo a palmo.
Guardò
in alto, vide uccelli alzarsi
in volo, sentì la calura estiva bagnarle la fronte. O era
solo preoccupazione?
Era
solo per André, perché non era
tornato, perché poteva essere stato catturato.
O
forse ha capito tutto… Forse ha preferito lasciarmi.
Chiuse
la mano a pugno, raggiunse
l’ombra cupa di un albero e si abbandonò contro il
tronco nodoso.
Non
sapeva dove fosse, non sapeva
cosa fosse accaduto. Doveva entrare a Vincennes per scoprirlo?
Con
il buio, per essere scambiata per
un criminale? Di certo essere catturata non avrebbe aiutato
André.
Oscar
ripercorse la strada
all’inverso, per tornare dai cavalli. Fu quando si
trovò sul sentiero che ci
pensò. Gli abiti che indossava… Strinse un lembo
tra le dita, voltò il capo di
scatto e prese a fissare le case dei contadini.
Forse
era con loro.
Forse
loro sapevano che fine avesse
fatto.
Ma
presentarsi con i loro abiti
sarebbe stato saggio? No, per niente.
Avrebbero
potuto sopraffarla,
aspettare il giorno e chiamare le guardie. Farla arrestare.
Oscar
prese a correre. Raggiunse il
punto in cui aveva legato gli animali, il punto dove la terra smossa
indicava
divise e abiti sepolti.
Prese
a scavare.
Non
era un compito che il Generale
Jarjayes avrebbe approvato.
Dopo
il sole del pomeriggio le zolle
si erano indurite e asciugate, e arrivare alla gonna bianca non fu
semplice. Ma
quando la raggiunse, quando la riconobbe al tatto, Oscar fece un lungo
sospiro
e si sentì più vicina a André.
Prese
la divisa, la indossò, spinse
il sacco a fondo nella buca e cercò di ricoprirlo.
Cosa
avrebbero detto? Sarebbero stati
d’aiuto?
Non
lo sapeva, ma non aveva altra
scelta se non andare da loro.
Lanciò
solo un’ultima occhiata ai
cavalli prima di allontanarsi. Tornò sul sentiero, raggiunse
le case dei
contadini, allungò il collo per guardare una donna seduta su
una roccia,
intenta a pulire della verdura. Una bambina la stava aiutando.
Oscar
fece un passo avanti, pronta a
chiamarla.
Sentì
un fruscio alle sue spalle,
l’istinto la fece voltare di scatto, ma inutilmente. Il
bastone si abbatté su
di lei, mandandola a terra. E poi fu subito notte.
All’interno
della sua cella, con gli
altri prigionieri, André prese a fissare la luce che
arrivava dalla finestrella
in alto, segnata da sbarre larghe quanto il pugno di un uomo.
Aveva
trascorso la notte sdraiato sul
pavimento, ignorando gli altri, pensando a un modo per fuggire.
«Non
c’è» mormorò un ragazzo,
seduto
a gambe incrociate accanto a lui.
«Che
cosa?»
«Un
modo per uscire da qui» disse,
poi indicò la finestrella. «Se non la
forca.»
André
si portò una mano al collo,
torcendolo appena.
Non
era certo ciò che voleva. Non
poteva servire a Oscar, non poteva salvarla. Ma lui doveva
andarsene, doveva
ritrovarla, doveva vivere con lei
il
resto dei suoi giorni.
Cos’avrebbe
detto non vedendolo
tornare? Cos’avrebbe fatto?
Ebbe
una fugace visione di lei in
sella al suo cavallo bianco… pronta a tornare di corsa dal
padre.
«Soprattutto»
continuò l’altro. «Non
c’è per uno appena
arrivato.»
Gli
strizzò l’occhio, e André si
tirò
su a sedere. «Che significa?»
Il
ragazzo scrollò le spalle, si
guardò in giro, come se una guardia avesse potuto sentirlo.
Sembrava
sentirsi spiato.
«Niente»
sussurrò. «Niente significa.
Ma prega di restare qui, o sarà solo per quella strada che
te ne andrai»
ripeté, indicando ancora la finestra.
Lui
scosse forte il capo. «Devo
uscire da qui.»
«Per
andare dove? Ho sentito che i
posti più sicuri sono sulle montagne…
lì non vengono a cercarti.»
André
rimase in silenzio, si alzò e
raggiunse l’apertura. Ma era troppo in alto per lui.
Tornò
a sedere accanto al ragazzo.
«Parlami
di queste montagne.»
Si
era svegliata quasi subito.
Aveva
aperto gli occhi, cercato di
lottare, colpito l’uomo che la stava trasportando verso il
ruscello. E aveva
gridato, quando si era ritrovata a cadere nell’acqua, mentre
il suo sciabordio
sembrava coprire ogni suono intorno a lei.
Un
tonfo, il suo corpo premuto contro
il fondo, le mani che si dimenavano in cerca d’aria,
chiedendola, strappandola
al suo assalitore.
André!
Avrebbe voluto urlare. André,
aiuto!
Ma
lui non c’era; non c’era nessuno
che potesse salvarla, nessuno che potesse aiutarla respirare.
E
poi, quando le unghie incontrarono
la pelle, per poi abbattersi sulle pietre sotto di lei,
sembrò tutto finito.
Per poi ricominciare.
Oscar
sollevò la testa, si ritrovò
fradicia e tremante, in ginocchio tra l’erba e la riva.
Tossì, tossì forte, inspirò
più aria che poté, cercando di riprendere fiato.
L’uomo
la afferrò per la collottola e
la trascinò verso le case.
«Ci
sono i miei figli» disse, in un
ringhio rabbioso. «Ma dovrei ammazzarti.»
Oscar
sollevò appena la mano, con gli
occhi offuscati la vide sporca di sangue. Il suo
sangue.
Cosa
dirà André?
«Sta
zitto» riprese l’uomo. «Come mai
sei solo? Gli altri sono qui intorno? Mi aspettano? Come mi avete
trovato?»
Cominciò
a mettere a fuoco solo in
quel momento. In tutti i sensi.
La
divisa.
Era stata lei a tradirla. Chiunque fosse, il suo
assalitore doveva aver commesso qualche crimine, forse era un
ricercato, forse
le guardie erano lì intorno, pronte a catturarlo…
E
con lui, Oscar.
«Parla!»
Lui
la strattonò, la spinse a terra,
la riprese. Pensa in fretta.
Dire
la verità avrebbe aiutato? Le
avrebbe salvato la vita? Forse
André è
qui… E se lui l’avesse venduta? Se
l’uomo fosse stato pronto a chiamare le
guardie, sapendo di essere salvo?
«Se
non rispondi subito ti ammazzo.»
Aveva
il viso appiccicato al suo, gocce
di saliva sulla pelle, il suo odore pungente nel naso.
Chiuse
forte gli occhi, pensò a
André. Al compito che entrambi avevano svolto fino a qualche
giorno prima.
«Sì»
fu la sua risposta.
«Sì,
cosa?» sibilò. Le afferrò i
capelli, le torse il collo di lato, le ringhiò addosso.
«Cos’è questa roba?»
Fango,
pensò Oscar. Fango secco.
«Sono
caduto» disse. La sua idea non
aveva funzionato… Non era un travestimento, non serviva a
niente coprirsi i
capelli di fango.
«Scherzi?»
Quando tirò ancora le
ciocche verso il basso, Oscar represse un gemito di dolore.
«Sei un bastardo… e
stai mentendo.»
Non
aveva bisogno di guardarlo per
sapere. Sentì le dita stringersi intorno al collo, il suo
corpo che cedeva a
terra, l’uomo che sedeva a cavalcioni su di lei.
«No»
disse, cercando di ribellarsi.
Ma il suo viso era troppo lontano, le sue braccia troppo possenti, e
lei così
debole… «Uomini!» gridò,
ultimo tentativo di salvezza.
Lentamente,
dolcemente, lui allentò
la presa intorno alla sua gola. Oscar sentì pollice e indice
raggiungerle il
mento, stringerlo come in una morsa.
Dove
sei, André?
«Ci
sono i miei uomini qui intorno»
Cercò di riprendere fiato. «Hanno
l’ordine di attaccare se non mi vedono
tornare.»
Sentì
l’osso schiacciato sotto quelle
dita d’acciaio, pensò che fosse sbriciolato,
perso, distrutto, e che presto
tutto il suo corpo lo avrebbe seguito.
«Se
è vero, perché sei solo? Voi
bastardi girate sempre in branco.»
«Se
mi uccidi…» riprese Oscar,
cercando la forza di continuare. «Verranno qui, e
stermineranno tutti. Tutta la
tua famiglia, persino i tuoi figli…»
Pensò
che l’avrebbe colpita. Che le
avrebbe fatto sputare i denti a furia di pugni. Invece si
tirò indietro,
sgranando gli occhi.
«I
soldati non fanno queste cose.»
«Non
hai sentito di Parigi?» tentò
ancora. «Nobili e clero fanno ciò che vogliono.
Hanno tentato di escludere il terzo
Stato… lo stanno opprimendo. Chi pensi si
accorgerà di una famiglia di
contadini?»
«L’abate
Sieyès ha detto che il terzo
Stato è tutto…»
«Non
per la nobiltà, non per il clero»
lo interruppe. Si piegò sulle ginocchia. «Non
siamo qui per te, qualunque cosa
tu abbia fatto. Non siamo qui per prenderti. Stiamo cercando un
uomo.»
«Quale
uomo?»
Sembrava
un bambino. Sporco, rozzo,
diffidente, ma pur sempre un bambino.
Oscar
non ricordava di aver mai
mentito prima. No, non lo aveva mai fatto, se non con se stessa, se non
con i
sentimenti che nutriva per André…
Eppure,
ora, la sua prima menzogna le
aveva salvato la vita.
«Vestito
come un contadino, alto,
moro… con un bavero rosso al…»
«Un
bavero rosso?» Si piegò per
guardarla negli occhi. «Qualcuno ci ha derubati oggi. Anche
di un bavero rosso…
e di abiti da contadino.»
Oscar
strinse le palpebre, pregò che
non lo avessero preso. Che non lo avessero punito.
No,
André non è qui. Non può essere
qui…
«Perché
non lo avete denunciato alle
guardie?»
Un
sorriso. La risposta chiara
scritta in viso.
Quell’uomo
non avrebbe mai cercato le
guardie. Aveva fatto qualcosa, e qualunque cosa fosse, ora nei guai.
Oscar
pensò che, vagamente – molto
vagamente – qualcuno avrebbe potuto scambiarlo per
André.
Deglutì
prima di parlare. «Lo avete
preso?»
Di
nuovo, l’uomo le arrivò a un palmo
dal viso, le labbra stirate in un sorriso rabbioso.
Sembrava
non aspettare altro.
«Non
ancora.»
Non
ancora. Non ancora. André
non era lì.
«Ma»
continuò lui, strappando l’erba
sotto di sé. «Se indossa quegli abiti, se si
è avvicinato a Vincennes,
potrebbero averlo catturato.»
“Al
posto mio”
erano tre parole sottintese, che Oscar cercò di
leggergli negli occhi.
«Perché?»
chiese. Cosa hai fatto?
L’uomo
scrollò le spalle. «È meglio
se te ne vai, prima che cambi idea e decida di non crederti.»
Oscar
non se lo fece ripetere.
Prese
a camminare verso il bosco,
sentendo il suo sguardo sulla schiena. Poi si fermò,
parlando senza voltarsi.
«Ha
lasciato delle monete» disse, a
voce alta, stringendo forte i pugni. «L’uomo che
cerco. Ha lasciato delle
monete.»
Quando
si voltò, riconobbe
un’espressione più composta, come se un briciolo
di umanità fosse tornata in
lui.
Lo
vide annuire, e sparì nel fitto
degli alberi.
Li
sentì borbottare.
A
occhi chiusi, con la mente rivolta
a una donna che, forse, non avrebbe più rivisto.
Scostò
il braccio da sotto la testa,
si grattò il naso e rimase in ascolto. Poi riconobbe quella
parola, quella che
poteva cambiare tutto. Sorte, mondo, vita e morte.
«…
Fuga…»
Si
drizzò a sedere e cercò di mettere
a fuoco le figure che confabulavano in un angolo, accanto al catino.
Strinse
la mano intorno al ginocchio,
abbassò il capo e cercò di ascoltare la
conversazione. Ma parlavano fitto
fitto, e non riuscì a capire altro se non guardie.
A
carponi, cercò di avvicinarsi.
Finché
una mano non si posò sulla sua
spalla. Era il ragazzo con cui aveva parlato ore prima.
Lo
vide scuotere il capo, fargli
segno di rimettersi giù.
Ma
troppo tardi.
André
si sentì prendere per le
spalle, rivoltare come un calzino.
«Sei
tu la spia?»
Una
domanda, una voce che non
conosceva, uomini che avevano diviso la cella con lui, e che ora
sorridevano.
Spia
di chi?
Avrebbe voluto chiedere.
«Dev’essere
lui» intervenne un altro.
Il
primo pugno gli strappò il
respiro. Al secondo, André reagì colpendo a sua
volta. Ma erano tanti, troppi…
e colpivano forte, incassando botte meglio di lui.
«Lasciatelo!»
gridò il ragazzo. «Non
è lui! Non può essere lui! È appena
arrivato, è nuovo! Non c’entra niente!»
Udì
quelle parole sdraiato sul
pavimento lurido della cella, guancia a guancia con la pietra lercia
sotto di
lui. Gli occhi chiusi, il fetore degli uomini, il sapore del
sangue…
Lo
avevano colpito, come il giorno in
cui aveva creduto che Oscar si sarebbe sposata.
E
ora, come allora, si ritrovò a
piangere a terra, mentre le voci intorno a lui sembravano sfocare come
una
nebbia. Si allontanavano… o forse era lui ad allontanarsi?
Sentì
il sale delle lacrime scivolare
sul volto tumefatto, fino alle labbra spaccate. Bruciavano come fuoco,
ma a
fargli male, a fargli male davvero, era il pensiero di Oscar, di
ciò che aveva
o avrebbe fatto, non vedendolo tornare.
Ti
prego, Oscar…
invocò dentro di sé. Non
tornare dal Generale, non tornare da lui.
Note
dell’autrice:
E
siamo di nuovo in ritardo! Mi
dispiace, sono stata male e non sono riuscita ad aggiornare.
In ogni caso, se entro una settimana
non riuscissi a essere puntuale, aspettatemi. Che siano dieci giorni,
quindici
al massimo, io ci sarò.
Grazie, come sempre, a Katia, che
sopporta i miei vaneggiamenti! E a Soni, a Rita, a Fabio.
E grazie a chi legge, segue, commenta
o preferisce! Vi lascio il link a una storia di genere storico che ho
pubblicato poco tempo fa: Alba Cosacca. Leggetela, se volete!
A presto!
Celtica