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Autore: Celtica    21/02/2017    7 recensioni
E se fossero davvero fuggiti insieme?
Oscar ha disonorato la sua famiglia, suo padre la vuole morta, ma André vuole scappare con lei.
Dal primo capitolo:
Parigi era lì, davanti a loro, e nonostante lui avesse appena chinato il capo per dirle di sì, per risponderle che l’aveva vista, continuava a guardare la donna, ignorando la città.
Aveva le due cose più belle del mondo davanti, e occhi solo per lei.
Non riusciva a smettere di pensare che presto l’avrebbe vista morta.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Catene cap 7
n


 

 

PRIMA PARTE

 

C

ap. VII

 

 

Era quasi buio.
Un passo dopo l’altro, Oscar seguì il sentiero percorso da André. Aggirò le case dei contadini, raggiunse la strada, riconobbe le mura di Vincennes. Che fosse entrato senza di lei?
Che qualcuno li avesse trovati?

No, si disse. O ci sarebbero guardie nel bosco, pronte a cercarmi.
Ci sarebbe qualche Colonnello… come sono stata io, pronto a ispezionare la zona palmo a palmo.

Guardò in alto, vide uccelli alzarsi in volo, sentì la calura estiva bagnarle la fronte. O era solo preoccupazione?
Era solo per André, perché non era tornato, perché poteva essere stato catturato.

O forse ha capito tutto… Forse ha preferito lasciarmi.

Chiuse la mano a pugno, raggiunse l’ombra cupa di un albero e si abbandonò contro il tronco nodoso.
Non sapeva dove fosse, non sapeva cosa fosse accaduto. Doveva entrare a Vincennes per scoprirlo?
Con il buio, per essere scambiata per un criminale? Di certo essere catturata non avrebbe aiutato André.
Oscar ripercorse la strada all’inverso, per tornare dai cavalli. Fu quando si trovò sul sentiero che ci pensò. Gli abiti che indossava… Strinse un lembo tra le dita, voltò il capo di scatto e prese a fissare le case dei contadini.

Forse era con loro.

Forse loro sapevano che fine avesse fatto.
Ma presentarsi con i loro abiti sarebbe stato saggio? No, per niente.
Avrebbero potuto sopraffarla, aspettare il giorno e chiamare le guardie. Farla arrestare.
Oscar prese a correre. Raggiunse il punto in cui aveva legato gli animali, il punto dove la terra smossa indicava divise e abiti sepolti.

Prese a scavare.
Non era un compito che il Generale Jarjayes avrebbe approvato.

Dopo il sole del pomeriggio le zolle si erano indurite e asciugate, e arrivare alla gonna bianca non fu semplice. Ma quando la raggiunse, quando la riconobbe al tatto, Oscar fece un lungo sospiro e si sentì più vicina a André.
Prese la divisa, la indossò, spinse il sacco a fondo nella buca e cercò di ricoprirlo.

Cosa avrebbero detto? Sarebbero stati d’aiuto?
Non lo sapeva, ma non aveva altra scelta se non andare da loro.

Lanciò solo un’ultima occhiata ai cavalli prima di allontanarsi. Tornò sul sentiero, raggiunse le case dei contadini, allungò il collo per guardare una donna seduta su una roccia, intenta a pulire della verdura. Una bambina la stava aiutando.

Oscar fece un passo avanti, pronta a chiamarla.
Sentì un fruscio alle sue spalle, l’istinto la fece voltare di scatto, ma inutilmente. Il bastone si abbatté su di lei, mandandola a terra. E poi fu subito notte.

 

All’interno della sua cella, con gli altri prigionieri, André prese a fissare la luce che arrivava dalla finestrella in alto, segnata da sbarre larghe quanto il pugno di un uomo.
Aveva trascorso la notte sdraiato sul pavimento, ignorando gli altri, pensando a un modo per fuggire.

«Non c’è» mormorò un ragazzo, seduto a gambe incrociate accanto a lui.

«Che cosa?»

«Un modo per uscire da qui» disse, poi indicò la finestrella. «Se non la forca.»

André si portò una mano al collo, torcendolo appena.
Non era certo ciò che voleva. Non poteva servire a Oscar, non poteva salvarla. Ma lui doveva andarsene, doveva ritrovarla, doveva vivere con lei il resto dei suoi giorni.
Cos’avrebbe detto non vedendolo tornare? Cos’avrebbe fatto?
Ebbe una fugace visione di lei in sella al suo cavallo bianco… pronta a tornare di corsa dal padre.

«Soprattutto» continuò l’altro. «Non c’è per uno appena arrivato
Gli strizzò l’occhio, e André si tirò su a sedere. «Che significa?»

Il ragazzo scrollò le spalle, si guardò in giro, come se una guardia avesse potuto sentirlo.
Sembrava sentirsi spiato.

«Niente» sussurrò. «Niente significa. Ma prega di restare qui, o sarà solo per quella strada che te ne andrai» ripeté, indicando ancora la finestra.

Lui scosse forte il capo. «Devo uscire da qui.»

«Per andare dove? Ho sentito che i posti più sicuri sono sulle montagne… lì non vengono a cercarti.»

André rimase in silenzio, si alzò e raggiunse l’apertura. Ma era troppo in alto per lui.
Tornò a sedere accanto al ragazzo.

«Parlami di queste montagne.»

 

Si era svegliata quasi subito.
Aveva aperto gli occhi, cercato di lottare, colpito l’uomo che la stava trasportando verso il ruscello. E aveva gridato, quando si era ritrovata a cadere nell’acqua, mentre il suo sciabordio sembrava coprire ogni suono intorno a lei.
Un tonfo, il suo corpo premuto contro il fondo, le mani che si dimenavano in cerca d’aria, chiedendola, strappandola al suo assalitore.

André! Avrebbe voluto urlare. André, aiuto!

Ma lui non c’era; non c’era nessuno che potesse salvarla, nessuno che potesse aiutarla respirare.
E poi, quando le unghie incontrarono la pelle, per poi abbattersi sulle pietre sotto di lei, sembrò tutto finito. Per poi ricominciare.
Oscar sollevò la testa, si ritrovò fradicia e tremante, in ginocchio tra l’erba e la riva. Tossì, tossì forte, inspirò più aria che poté, cercando di riprendere fiato.
L’uomo la afferrò per la collottola e la trascinò verso le case.

«Ci sono i miei figli» disse, in un ringhio rabbioso. «Ma dovrei ammazzarti.»

Oscar sollevò appena la mano, con gli occhi offuscati la vide sporca di sangue. Il suo sangue.
Cosa dirà André?

«Sta zitto» riprese l’uomo. «Come mai sei solo? Gli altri sono qui intorno? Mi aspettano? Come mi avete trovato?»

Cominciò a mettere a fuoco solo in quel momento. In tutti i sensi.
La divisa. Era stata lei a tradirla. Chiunque fosse, il suo assalitore doveva aver commesso qualche crimine, forse era un ricercato, forse le guardie erano lì intorno, pronte a catturarlo…
E con lui, Oscar.

«Parla!»

Lui la strattonò, la spinse a terra, la riprese. Pensa in fretta.
Dire la verità avrebbe aiutato? Le avrebbe salvato la vita? Forse André è qui… E se lui l’avesse venduta? Se l’uomo fosse stato pronto a chiamare le guardie, sapendo di essere salvo?

«Se non rispondi subito ti ammazzo.»

Aveva il viso appiccicato al suo, gocce di saliva sulla pelle, il suo odore pungente nel naso.
Chiuse forte gli occhi, pensò a André. Al compito che entrambi avevano svolto fino a qualche giorno prima.

«Sì» fu la sua risposta.

«Sì, cosa?» sibilò. Le afferrò i capelli, le torse il collo di lato, le ringhiò addosso. «Cos’è questa roba?»
Fango, pensò Oscar. Fango secco.
«Sono caduto» disse. La sua idea non aveva funzionato… Non era un travestimento, non serviva a niente coprirsi i capelli di fango.

«Scherzi?» Quando tirò ancora le ciocche verso il basso, Oscar represse un gemito di dolore. «Sei un bastardo… e stai mentendo.»
Non aveva bisogno di guardarlo per sapere. Sentì le dita stringersi intorno al collo, il suo corpo che cedeva a terra, l’uomo che sedeva a cavalcioni su di lei.

«No» disse, cercando di ribellarsi. Ma il suo viso era troppo lontano, le sue braccia troppo possenti, e lei così debole… «Uomini!» gridò, ultimo tentativo di salvezza.

Lentamente, dolcemente, lui allentò la presa intorno alla sua gola. Oscar sentì pollice e indice raggiungerle il mento, stringerlo come in una morsa.
Dove sei, André?

«Ci sono i miei uomini qui intorno» Cercò di riprendere fiato. «Hanno l’ordine di attaccare se non mi vedono tornare.»
Sentì l’osso schiacciato sotto quelle dita d’acciaio, pensò che fosse sbriciolato, perso, distrutto, e che presto tutto il suo corpo lo avrebbe seguito.

«Se è vero, perché sei solo? Voi bastardi girate sempre in branco.»

«Se mi uccidi…» riprese Oscar, cercando la forza di continuare. «Verranno qui, e stermineranno tutti. Tutta la tua famiglia, persino i tuoi figli…»
Pensò che l’avrebbe colpita. Che le avrebbe fatto sputare i denti a furia di pugni. Invece si tirò indietro, sgranando gli occhi.

«I soldati non fanno queste cose.»

«Non hai sentito di Parigi?» tentò ancora. «Nobili e clero fanno ciò che vogliono. Hanno tentato di escludere il terzo Stato… lo stanno opprimendo. Chi pensi si accorgerà di una famiglia di contadini?»

«L’abate Sieyès ha detto che il terzo Stato è tutto…»

«Non per la nobiltà, non per il clero» lo interruppe. Si piegò sulle ginocchia. «Non siamo qui per te, qualunque cosa tu abbia fatto. Non siamo qui per prenderti. Stiamo cercando un uomo.»

«Quale uomo?»

Sembrava un bambino. Sporco, rozzo, diffidente, ma pur sempre un bambino.
Oscar non ricordava di aver mai mentito prima. No, non lo aveva mai fatto, se non con se stessa, se non con i sentimenti che nutriva per André…
Eppure, ora, la sua prima menzogna le aveva salvato la vita.

«Vestito come un contadino, alto, moro… con un bavero rosso al…»

«Un bavero rosso?» Si piegò per guardarla negli occhi. «Qualcuno ci ha derubati oggi. Anche di un bavero rosso… e di abiti da contadino.»

Oscar strinse le palpebre, pregò che non lo avessero preso. Che non lo avessero punito.
No, André non è qui. Non può essere qui…

«Perché non lo avete denunciato alle guardie?»

Un sorriso. La risposta chiara scritta in viso.
Quell’uomo non avrebbe mai cercato le guardie. Aveva fatto qualcosa, e qualunque cosa fosse, ora nei guai. Oscar pensò che, vagamente – molto vagamente – qualcuno avrebbe potuto scambiarlo per André.

Deglutì prima di parlare. «Lo avete preso?»

Di nuovo, l’uomo le arrivò a un palmo dal viso, le labbra stirate in un sorriso rabbioso.
Sembrava non aspettare altro.

«Non ancora.»

Non ancora. Non ancora. André non era lì.

«Ma» continuò lui, strappando l’erba sotto di sé. «Se indossa quegli abiti, se si è avvicinato a Vincennes, potrebbero averlo catturato.»
“Al posto mio” erano tre parole sottintese, che Oscar cercò di leggergli negli occhi.

«Perché?» chiese. Cosa hai fatto?
L’uomo scrollò le spalle. «È meglio se te ne vai, prima che cambi idea e decida di non crederti.»

Oscar non se lo fece ripetere.
Prese a camminare verso il bosco, sentendo il suo sguardo sulla schiena. Poi si fermò, parlando senza voltarsi.

«Ha lasciato delle monete» disse, a voce alta, stringendo forte i pugni. «L’uomo che cerco. Ha lasciato delle monete.»

Quando si voltò, riconobbe un’espressione più composta, come se un briciolo di umanità fosse tornata in lui.
Lo vide annuire, e sparì nel fitto degli alberi.

 

Li sentì borbottare.
A occhi chiusi, con la mente rivolta a una donna che, forse, non avrebbe più rivisto.
Scostò il braccio da sotto la testa, si grattò il naso e rimase in ascolto. Poi riconobbe quella parola, quella che poteva cambiare tutto. Sorte, mondo, vita e morte.

«… Fuga…»

Si drizzò a sedere e cercò di mettere a fuoco le figure che confabulavano in un angolo, accanto al catino.
Strinse la mano intorno al ginocchio, abbassò il capo e cercò di ascoltare la conversazione. Ma parlavano fitto fitto, e non riuscì a capire altro se non guardie.
A carponi, cercò di avvicinarsi.

Finché una mano non si posò sulla sua spalla. Era il ragazzo con cui aveva parlato ore prima.
Lo vide scuotere il capo, fargli segno di rimettersi giù.

Ma troppo tardi.
André si sentì prendere per le spalle, rivoltare come un calzino.

«Sei tu la spia?»

Una domanda, una voce che non conosceva, uomini che avevano diviso la cella con lui, e che ora sorridevano.
Spia di chi? Avrebbe voluto chiedere.

«Dev’essere lui» intervenne un altro.
Il primo pugno gli strappò il respiro. Al secondo, André reagì colpendo a sua volta. Ma erano tanti, troppi… e colpivano forte, incassando botte meglio di lui.

«Lasciatelo!» gridò il ragazzo. «Non è lui! Non può essere lui! È appena arrivato, è nuovo! Non c’entra niente!»

Udì quelle parole sdraiato sul pavimento lurido della cella, guancia a guancia con la pietra lercia sotto di lui. Gli occhi chiusi, il fetore degli uomini, il sapore del sangue…
Lo avevano colpito, come il giorno in cui aveva creduto che Oscar si sarebbe sposata.
E ora, come allora, si ritrovò a piangere a terra, mentre le voci intorno a lui sembravano sfocare come una nebbia. Si allontanavano… o forse era lui ad allontanarsi?

Sentì il sale delle lacrime scivolare sul volto tumefatto, fino alle labbra spaccate. Bruciavano come fuoco, ma a fargli male, a fargli male davvero, era il pensiero di Oscar, di ciò che aveva o avrebbe fatto, non vedendolo tornare.

Ti prego, Oscar… invocò dentro di sé. Non tornare dal Generale, non tornare da lui.

Note dell’autrice:

E siamo di nuovo in ritardo! Mi dispiace, sono stata male e non sono riuscita ad aggiornare.
In ogni caso, se entro una settimana non riuscissi a essere puntuale, aspettatemi. Che siano dieci giorni, quindici al massimo, io ci sarò.
Grazie, come sempre, a Katia, che sopporta i miei vaneggiamenti! E a Soni, a Rita, a Fabio.
E grazie a chi legge, segue, commenta o preferisce! Vi lascio il link a una storia di genere storico che ho pubblicato poco tempo fa: Alba Cosacca. Leggetela, se volete!
A presto!
Celtica

   
 
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