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Autore: Voglioungufo    26/08/2017    7 recensioni
Hogwarts!AU | SakuHina | NaruSasu | SaiIno
Sakura, brillante studentessa della Casa di Corvonero, non si sarebbe mai aspettata di prendersi una cotta mostruosa per la timida Tassorosso Hinata Hyuuga, di certo non si sarebbe mai aspetta di trovarsi a invidiare Naruto Uzumaki, scapestrato Grifondoro. Per questo non bisogna sorprendersi se quando si ritrova in mano una fiala di pozione polisucco il suo primo pensiero è quello di prendere le sembianze del ragazzo per conquistare Hinata.
Genere: Commedia, Demenziale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Hinata Hyuuga, Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke, Sai/Ino
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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La storia partecipa alla Crack-challenger del gruppo facebook “SASUNARU FANFICTION italia”.


 
Coppia estratta: Sakuhina (neanche a farlo apposta lol)
Prompts: “Lo/a otterrò a qualsiasi costo!” (+ HarryPotter!AU)
Altre coppie: NaruSasu e SaiIno. Accenni alla LeeGaa.
Avvertimenti: trash a palate, un po’ di OOC e un meraviglioso Transgender!Sai
Introduzione: Sakura, brillante studentessa della Casa di Corvonero, non si sarebbe mai aspettata di prendersi una cotta mostruosa per la timida Tassorosso Hinata Hyuuga, di certo non si sarebbe mai aspetta di trovarsi a invidiare Naruto Uzumaki, scapestrato Grifondoro. Per questo non bisogna sorprendersi se quando si ritrova in mano una fiala di pozione polisucco il suo primo pensiero è quello di prendere le sembianze del ragazzo per conquistare Hinata.
Note: A mia discolpa dico che è un po’ di  sano dramma adolescenziale ci vuole nella vita.
 La challenger è scaduta da un pezzo, ma io ero troppo impegnata con gli esami per pensare di riuscire a concludere qualcosa ç_ç. Trovavo comunque questa storia troppo trash e idiota per lasciarla a prendere polvere nel mio computer, quindi eccola qui. In più, la storia nasceva anche come progetto per il pride month, quindi tratta anche tematiche simili, soprattutto sul finale. Ed è il motivo per cui ho voluto inserire la SaiIno con Sai transgender :D
Mi decido a pubblicarla solo ora per un motivo molto semplice: oggi è il b-day della mia kohai Gaia che oggi compie 18 anni! Finalmente puoi leggere le lemon legalmente – e puoi scriverle, just saying… :D Anyway, questo è il mio regalo per te, spero ti possa piacere, visto che alla fine è stata proprio la Sakuhina il motivo per cui ci siamo conosciute <3
Buon Compleanno, dolcezza, questa è tutta per te ^^
                                                                                             
 
 
 
 
 
 
La otterrò a qualsiasi costo!
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“Girls like girls, like boys do
Nothing’s new”
(Hayley Kyoko – Girls like girls)
 
 
 
Prologo
Quando la tecnica fissarla finché non si innamorerà di me non funziona
 
 
 
Sakura guardò con odio il proprio calderone, nonostante questo contenesse del bollente liquido argenteo esattamente come suggerito dal libro di testo. Ma non era la pozione che stava preparando la causa della sua ira, bensì il professor Orochimaru. Il tale professore vagava fra i banchi spiando fra i calderoni delle coppie esibendo talvolta facce compiaciute, talvolta seccate, totalmente ignaro delle maledizioni silenziose provenienti dalla ragazza.
L’aula del sotterraneo era umida e calda a causa dei vapori dei calderoni, molti degli studenti erano stati costretti a rotolare le maniche della divisa scolastica e alcune ragazze avevano anche raccolto i capelli in una coda spettinata. I banchi occupati erano pochi ed erano presenti i colori di tutte le case di Hogwarts, il che non era una cosa strana: arrivati al sesto anno, con la possibilità di scegliere i corsi, le lezioni erano meno affollate e non c’era più la necessita di dividere le ore per case. Dell’anno di Sakura solo otto studenti avevano scelto di continuare Pozioni, la maggior parte erano Serpeverde e Corvonero (come lei), con una minoranza di Grifondoro e una sola Tassorosso. Ed era proprio verso la Tassorosso che faceva scivolare di tanto in tanto lo sguardo corrucciato.
Hinata Hyuuga, diciassette anni compiuti a Dicembre, discendente di una delle famiglie magiche più influenti del loro secolo, occhi chiari dalle sfumature lilla, pelle nivea, le gote tendenti a frequenti arrossamenti, capelli lunghi e neri come inchiostro, un sorriso gentile e timido, movenze leggermente impacciate, curve morbide, altezza di un metro e sessanta, media scolastica sull’Oltre Ogni Previsione con qualche carenza in Difesa contro le Arti Oscure, membro del club di musica, dal quinto anno era prefetto della sua casa e svolgeva i suoi compiti con diligenza. Questo era l’identikit della Tassorosso che Sakura fissava con tanta insistenza.
 Il fatto è che quella mattina il professor Orochimaru aveva avuto la brillante idea di far lavorare i suoi studenti a coppie scelte da lui.  Ovviamente, Sakura aveva incrociato le dita perché finisse in coppia con la Tassorosso, ma evidentemente doveva aver fatto un torto imperdonabile alla dea bendata perché, ancor più ovviamente, il suo desiderio non era stato esaudito.
“Problemi in paradiso?” la schernì Ino accanto a lei “Credo siano passati i tre minuti della ricetta, non sai come continuare la pozione?”
Sakura la guardò sdegnata “Lo so, strega” sibilò iniziando a rimestare in senso antiorario il liquido finché non divenne azzurro “Taci e lasciami lavorare” aggiunse.
Ino alzò gli occhi al cielo “Potresti evitare di sfogare la tua insoddisfazione sessuale su di me, grazie?” domandò passandole delle radici triturate.
“Non sono insoddisfatta sessualmente!” protestò “E queste radici sono ancora troppo grosse”
Ino Yamanaka non era solo una delle poche Grifondoro che le era stata assegnata come compagna in quella folle lezione, ma anche la sua migliore amica da quando aveva messo piede nell’Espresso per Hogwarts. All’epoca Sakura era una undicenne timida e insicura, nata da una famiglia babbana e non conosceva nulla di quel modo meraviglioso e magico; sul treno si era seduta da sola non conoscendo nessuno, in più la sua proverbiale insicurezza le aveva impedito di rivolgere parola a chicchessia. Era stata proprio Ino, con i capelli più corti e molti centimetri in meno, a sedersi vicino a lei offrendole non solo qualche bizzarra caramella, ma anche la propria amicizia. Un’amicizia che era durata nonostante entrambe fossero finite in case diverse, e di questo Sakura le era infinitamente grata: l’esuberanza della Yamanaka l’aveva portata ad essere più sicura di sé abbandonando completamente la timidezza. Era la sua migliore amica e le voleva un gran bene, nonostante al momento il suo più grande desiderio fosse ficcarla dentro un calderone.
Sbuffò e incenerì con lo sguardo Naruto Uzumaki, Grifondoro dalla media disastrosa, capitano della squadra di Quidditch, disgraziatamente suo amico e attuale compagno di banco di Hinata Hyuuga. Ripensandoci, Sakura avrebbe voluto ficcare Naruto dentro un calderone, invece di Ino.
“Passami il misurino” ordinò funebre all’altra ragazza “E il succo di mandragola”
Ino la guardò confusa e Sakura sospirò. “La boccetta rossa”
“Ah, questa!” comprese immediatamente ed eseguì.
“Seriamente” cominciò “perché continui pozioni anche se non ci capisci niente?”
“Te l’ho già detto: per diventare una Indicibile devo seguire questo corso. E poi” fece l’occhiolino “Non ho nulla da temere, finché tu mi darai una mano”
Il che era perfettamente vero: Sakura era la migliore del suo anno, direttamente dopo Sasuke Uchiha, un Serpeverde, nonché sua ex-cotta storica.
Entrambi avevano sempre preso il massimo dei voti fin dal primo anno e per la piccola Sakura era sembrato giusto doversi innamorare di lui; insomma, erano i migliori ed era naturale che dovessero diventare una coppia. Nonostante la tenacia dalla ragazza, ciò non era mai successo e lei si era trovata a raccogliere fin troppe volte i cocci del proprio cuore da bambina. Al quinto anno aveva cominciato a pensare che fosse meglio lasciar perdere, al sesto si era completamente rassegnata e ora, al settimo e ultimo anno, aveva scoperto di essersi presa una cotta per una ragazza.
“Il tempo sta per scadere” avvisò il professore terminando il giro fra i banchi e tornando alla cattedra. Sakura non si scompose, la loro pozione era perfetta, preferì lanciare l’ennesima occhiata verso Hyuuga per vedere come se la stessero cavando lei e Naruto. A giudicare da come si agitava il ragazzo, non molto bene. In più, ogni volta che le mani dei due studenti si sfioravano, la Tassorosso arrossiva vistosamente, mandando in bestia Sakura.
A Hogwarts non era affatto un segreto che la timida Hinata Hyuuga avesse una cotta  per l’estroverso Naruto Uzumaki, ormai era chiaro a tutti –  tranne al diretto interessato, ovviamente – che provasse qualche sentimento romantico: fin dal primo anno ogni volta che incrociavano la strada per i corridoi, Hinata arrossiva diventando improvvisamente imbranata, e fin troppo spesso veniva beccata a fissarlo durante le lezioni.
Ino parve indovinare la direzione dei pensieri di Sakura e sospirò. “Forse dovresti parlarne con lui”
“A chi? Di cosa?” finse di cadere dalle nuvole mentre metteva un po’ della pozione dentro la boccetta da consegnare al professore.
Ino roteò gli occhi. “A Naruto. Di Unicorno
Suo malgrado, Sakura sorrise a sentire quel nomignolo. Come sua migliore amica, Ino era l’unica strega a conoscenza della sua cotta per Hinata e, di conseguenza, l’unica a farle da supporto morale. Quel nome in codice per la Hyuuga era stato partorito dalla bionda in una occasione che aveva avuto del tragicomico: Sakura, con il ciclo, aveva assistito alla romantica scena di un cavalleresco Naruto che prendeva al volo una leggiadra Hinata che inciampava dalle scale scontrandosi al suo virile petto. Una perfetta scena da romanzo harmony, peccato che gli ormoni sregolati di Sakura avessero preso la faccenda più seriamente del necessario, rischiando di farla finire in un pianto a dirotto, così che la santa Ino era stata costretta a trascinarla nelle cucine per darla alle amorevoli cure degli Elfi Domestici. E del gelato, soprattutto del gelato. Così, fra una cucchiaiata e l’altra, la giovane eroina si era messa a declamare l’irraggiungibile bellezza di Hinata, finendo in metafore da discount. La più bella era stata: “La sua innocenza è così candida e pura, delicata come un puledro di Unicorno”. L’aveva detta con una tale serietà e convinzione che Ino, se ci pensava, scoppiava ancora a ridere. Da lì a nominarla Unicorno nel loro linguaggio in codice il passo era stato breve.
“Tempo scaduto, consegnate!” il tono imperioso del professor Orochimaru la riscosse facendole ricordare di dover rispondere alla domanda.
“Non posso dirglielo” decretò Sakura.
“Perché no? È praticamente il tuo migliore amico, dopo di me ovviamente” si affrettò ad aggiungere con vanto “Sono sicura capirebbe”
Sakura strinse le labbra in una linea sottile. “Non è una questione di capire” precisò “Ma di principio: non posso andare da lui a piagnucolare che stia lontano da lei o che smetti di parlarle. Devo riuscire a conquistarla con le mie proprie forze”
La guardò scettica. “E conti di conquistarla fissandola e basta? Non si è rivelata una tecnica molto vincente, fin’ora”
“Guarda che non è semplice come sembra!” sbottò scaldandosi, prima di uscire dall’aula consegnò la boccetta con la pozione alla cattedra. Si sistemò meglio la borsa sulla spalla passando fra la calca che usciva dal sotterraneo.
“Perché no?” continuò imperterrita Ino raggiungendola.
“Perché siamo due ragazze” bisbigliò per non farsi sentire dagli altri compagni, con lo sguardo seguiva ancora Hinata. “Se un ragazzo si avvicina a una ragazza per parlare, automaticamente tutti capiscono che ci sta provando, o comunque viene il dubbio. Mentre se una ragazza invita fuori un’altra ragazza, si dà per scontato che sia in segno di amicizia”
“Avere un rapporto di amicizia con lei sarebbe già un passo avanti”
“Ma io non voglio esserle amica!” protestò sistemando una ciocca di cappelli rosa dietro l’orecchio “Voglio stare con lei e fare le cose… be’, le cose che fanno i fidanzati” arrossì imbarazzandosi, poi intristì lo sguardo “Se fossi un ragazzo tutto questo sarebbe molto più semplice. Perché non sono un ragazzo?”
“Perché sei dotata di materia grigia molto sviluppata” cercò di scherzare Ino.
“Anche Sasuke è intelligente, ed è un maschio” sospirò “Accidenti, devo essere messa proprio male per invidiare Naruto…”
“Sei solo innamorata” cercò di confortarla Ino passando un braccio attorno alle sue spalle “Succede”
 
**
 
In realtà Sakura era ben contenta di essere una femmina e non uno di quei trogloditi in grado di usare la materia grigia solo quando si trattava di realizzare schemi di Quidditch o leggere materiale discutibile durante le ore scolastiche. In particolare questa descrizione calzava a pennello con Naruto Uzumaki. Come  una ragazza dolce quale Hinata potesse essersi innamorata di uno come l’Uzumaki restava un mistero da risolvere, probabilmente avrebbe regalato volentieri i suoi appunti di trasfigurazione per capirlo. Naruto dal canto suo avrebbe venduto (meno volentieri) la sua scopa da corsa per capire per quale motivo da settimane la ragazza gli si rivolgesse con così tanto astio.
Come il pomeriggio dopo pozioni. Entrambi avevano un’ora buca e, come era da tradizione da due anni, avevano deciso di studiare insieme in biblioteca. Naruto era arrivato ovviamente in ritardo, trovandola già su uno dei lunghi tavoli sommersa fra tomi polverosi.
Appena aveva scostato la sedia la ragazza aveva alzato lo sguardo rivolgendogli un’occhiata malevola.
“Divertito a pozioni con la Hyuuga?” gli aveva chiesto sarcastica. Ecco, Naruto avrebbe anche voluto capire perché ultimamente gli nominasse sempre la Tassorosso, non riusciva a trovare nessun nesso.
L’aveva guardata incerto, perché ovviamente si era divertito a prendere l’ennesima insufficienza. Lui adorava prendere insufficienze, si divertiva sempre!
Si premurò comunque di non esprimere quel pensieri sarcastico, certo di finire divorato vivo, e tentò un traballante: “Ehm, sì?”, che pareva più una domanda che una risposta.
Sakura  lo aveva incenerito, subito dopo si era messa a scrivere furiosamente, rischiando quasi di bucare la pergamena, e lo aveva ignorato per il resto del tempo.
Il mondo femminile era davvero un mistero per lui.
Fu distratto dai suoi pensieri quando un bolide gli si schiantò in faccia facendogli quasi perdere la presa sulla scopa.
“Circe maiala!” imprecò “Datti una calmata, Uchiha. Vuoi forse uccidermi?”
“Ti eri distratto” lo freddò il ragazzo davanti a lui.
Sasuke Uchiha, Serpeverde e studente modello, caposcuola e capitano della squadra di Quidditch, discendente di un’antica e nobile famiglia purosangue, volteggiava con grazia reggendo fra le mani una mazza. Sasuke, come Naruto, era in realtà il cercatore della sua squadra, ma quel pomeriggio avevano deciso di allenarsi nello schivare i bolidi e per questo si stavano dando i turni come battitori. Inutile dire come la mira di Sasuke fosse perfetta.
“Stavo pensando” si giustificò imbronciandosi.
 Sasuke sollevò una sopracciglia. “Questa sì che è una novità, dobe”
“Molto divertente, teme” sbuffò in rimando.
Che si rimbeccassero non era affatto una novità. Caratterialmente erano completamente opposti ed era inevitabile che a undici anni ciò fosse motivo di astio. Già il fatto che fossero l’uno Serpeverde e l’altro Grifondoro li portava a lanciarsi incantesimi addosso o, ancora più spesso, a picchiarsi direttamente.
La povera Shizune aveva perso il conto delle innumerevoli volte che se li era trovati in infermeria ammaccati e con qualche osso rotto. E dovevano stare necessariamente con cinque lettini di distanza, altrimenti chi li sopportava più?
Probabilmente avrebbe anche continuato per quelle strada di rivalità e intolleranza se al quinto anno non ci fosse stato quel fatto che aveva avuto il potere di ribaltare l’intera situazione.
Naruto stava ai margini della Foresta Proibita in attesa del professor di Cura della Creature Magiche e nel mentre ammirava e accarezzava con devozione dei Thestral che pascolavano poco distanti dal gruppetto di studenti. Solo lui, ovviamente, aveva fatto caso agli animali e si era avvicinato. Come ogni qualvolta succedeva, gli altri ragazzini si erano limitati ad alzare gli occhi al cielo e sorvolare sul fatto che un loro compagno si fosse messo ad accarezzare l’aria.
Però non l’Uchiha che dopo averlo squadrato da capo a piedi nella sua uniforme di terza – facciamo anche quarta — mano aveva chiesto con una certa bruschezza “Chi ti è morto?” lasciando di stucco Naruto, quasi gli avesse lanciato un pietrificus totalus, che lo aveva guardato con la bocca spalancata e la mano ferma a mezz’aria.
“Chi è morto a te, piuttosto!” aveva camuffato la risposta in una domanda.
Sasuke non aveva risposto, si era limitato a sistemare meglio il mantello sulle spalle. “Tze, allora non sei così stupido” aveva ribattuto prima di andarsene
Da quel momento qualcosa era cambiato. Le sfide continuavano, così come i dispetti e le baruffe nel mezzo dei corridoio, ma c’era qualcosa di diverso che chiunque percepiva, loro in primis. Come se ci fosse un legame a cui fino a quel momento non avevano fatto caso. Naruto non riusciva più a dire di odiare Sasuke senza sentirsi un bugiardo.
In più erano stati sorteggiati come compagni di calderone per un intero quadrimestre, con terrore collettivo della classe – e dello stesso professor Orochimaru che cominciò a presentarsi munito di elmetto. In realtà le cose non andarono troppo male finché Sasuke, con il suo solito tatto da elefante, gli aveva chiesto nel bel mezzo di una lezione “Senti, ma chi ti è morto?”
Naruto, preso alla sprovvista, aveva fatto esplodere la pozione rendendo la classe inagibile per qualche settimana e spedendo lui ed Uchiha in punizione. Proprio durante quella punizione – sistemare vecchi moduli senza l’uso della magia – avevano continuato il litigio che era culminato con una brillante uscita dell’Uzumaki.
“Ma vai a piangere dalla tua mammina”
Sasuke lo aveva fissato da prima impassibile, poi una rabbia feroce gli aveva distorto i lineamenti e, infine, lo aveva piantato lì, a finire la punizione da solo.
Da quel momento in poi Sasuke si era comportato come se Naruto non esistesse. Non rispondeva alle sue provocazioni, non lo guardava, non gli parlava, non lo nominava e faceva di tutto per non incrociarlo.
I professori speravano, festeggiando e brindando con la burro birra, che i due fossero finalmente maturati, ma Naruto non era stupido e gli era bastato fare due più due per capire sia l’improvvisa freddezza dell’Uchiha e sia perché potesse vedere i Thestral.
Il vero problema è che Naruto è un logorroico di natura e non riesce a restare arrabbiato con qualcuno nemmeno per un giorno, questo lo portava a trovare insopportabile la tensione che si era creata con il suo rivale. Gli mancava litigare con lui e lo infastidiva enormemente l’essere ignorato.
Così aveva deciso di impegnarsi a livello scolastico per riavere l’attenzione del moro e, con il fondamentale aiuto di Sakura, era riuscito a risollevare la sua media disastrosa. Per i professori era stato un miracolo e ricordava ancora quando, dopo la prima verifica, era stato chiamato nell’ufficio del professor Kakashi perché doveva aver assolutamente copiato, era impossibile avesse preso un Oltre Ogni Previsione.
Il suo piano pareva, però, aver funzionato perché catturò l’attenzione dell’Uchiha: aveva cominciato a sentirsi minacciato dall’improvviso successo scolastico del biondo e tra i due cominciò un nuovo tipo di rivalità, più matura e affettiva. L’Incidente del Calderone era stato messo in secondo piano, anche se nessuno dei due lo aveva dimenticato.
Però. Eh, c’è il però. Ovvero un giorno Naruto aveva beccato Sasuke in un bagno intento a preparare illegalmente una pozione di armontetia. L’aveva riconosciuta subito per il suo odore particolare – mandorle, fiore di loto e libri nuovi, lo stesso che aveva Sasuke – e si era chiesto per chi stesse preparando un filtro d’amore avendo già metà Hogwarts ai suoi piedi.
Proprio in quel momento aveva deciso di passare per di là il professor Hatake, rischiando di beccare immediatamente Uchiha nella sua infrazione, e Naruto, preso dal panico, aveva avuto un attacco di magia incontrollata che aveva fatto esplodere il bagno. Quel diversivo aveva permesso a Sasuke di non essere beccato, in più Naruto si era subito costituito come colpevole permettendogli di nascondere la pozione. Ovviamente era finito in punizione.
Durante la punizione (ovvero sistemate lo stesso bagno senza magia) Sasuke era andato ad importunarlo per capire perché lo avesse fatto, perché lo avesse coperto.
“Allora, perché ti sei preso la colpa? Per cavalleria? Per farti sentire bravo? Perché fossi in debito con te? Cosa?”
Tutto questo mentre Naruto aveva cercato di capire in ogni modo per chi fosse quel filtro d’amore. Alla fine, fra un litigio e l’altro, senza sapere come, si erano ritrovati a baciarsi nei cubicoli del bagno. Più tardi si erano trovati nella Stanza delle Necessità per fare altre cose. Quella stanza poteva soddisfare davvero  qualsiasi richiesta, il culo di Naruto la ringraziava ancora per il lubrificante che aveva loro fatto trovare.
Ancora una volte, il bolide gli si schiantò addosso.
“Ma allora è un vizio!”
“Sei tu quello distratto, non io” replicò Sasuke, odiava profondamente essere ignorato da Naruto. Afferrò saldamente il manico della scopa e cominciò a planare verso il campo. “Si sta facendo buio, è meglio rientrare”
Naruto lo seguì docilmente, ma appena toccò terra mollò la presa sulla scopa e si scagliò su Sasuke facendolo cadere sull’erba umida e fredda. Senza tante cerimonie lo baciò, felice di trovare già le labbra socchiuse di Sasuke ad accoglierlo. Non capiva perché baciare Sasuke fosse così bello, ma semplicemente a volte non riusciva a resistere a quel richiamo e doveva ancora imparare bene a convivere con tutti quei sentimenti che gli rovesciavano lo stomaco.
Penso si chiami adolescenza.
“Sempre così irruento” commentò Sasuke quando si staccarono, ma aveva le labbra piegate in un sorriso. Vedere Uchiha sorridere era meraviglioso, soprattutto perché lo faceva solo quando era con lui.
Affettuosamente gli tirò una ciocca nera. “Sas’ke, ho voglia” gli soffiò sulle labbra senza tanti preamboli e gli stampò un bacio.
Sasuke abbassò lo sguardo. “Dopo” concesse “Siamo all’aperto e fa freddo. Potrebbe passare qualcuno e vederci” snocciolò cercando di mantenersi indifferente.
Naruto non commentò. Sasuke veniva da un’importante famiglia di maghi dove il sangue era sacro, importante, così come la discendenza. Non poteva dire come suo padre avrebbe preso la notizia che suo figlio era gay, felicemente fidanzato e che quindi non avrebbe potuto avere figli. Per questo all’interno dell’ambiente scolastico si muovevano in maniera cauta, nascondendo la loro relazione a tutti. Non lo aveva detto nemmeno a Sakura, che era la sua migliore amica.
Sasuke parve notare l’improvviso avvilimento di Naruto, perché alzò la testa per raggiungere nuovamente le sue labbra.
“Potremmo usare il bagno dei prefetti” gli propose sussurrando contro la sua bocca “Lì non ci va mai nessuno e potremmo fare con tutta la calma del mondo qualsiasi cosa, cosa ne dici?”
Le pupille di Naruto si allargarono. “Dico che è un ottima idea”
   
 
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