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Autore: Saigo il SenzaVolto    22/10/2017    1 recensioni
AU, CROSSOVER.
Sequel de 'Il Pianto del Cuore'
Era una serata come tutte le altre, quando improvvisamente Naruto, assieme a Hinata, Sakura e Sasuke si ritrovò in un luogo sconosciuto senza ricordare nulla. Ma loro non sono i soli ad essere finiti lì. Direttamente dall’oltretomba infatti, anche i genitori di Sasuke e quelli di Naruto fanno la loro comparsa, insieme a due personaggi provenienti dal futuro: Sarada Uchiha e Boruto Uzumaki.
Quest'ultimo, inoltre, molto diverso dalle aspettative di tutti!
Tra dispute familiari, passati dolorosi e comportamenti inaspettati, per i nostri eroi non sarà facile andare d'accordo. Ma tutti loro dovranno riuscire ad unirsi insieme per superare molte difficoltà, poiché una grave minaccia rischia di distruggere il loro mondo.
E loro sono gli unici in grado di fermarla!
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
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PREMESSA: alcuni personaggi ed eventi di questa storia potrebbero essere diversi rispetto all’opera originale! Dipende tutto dalla mia immaginazione!



 

Il Titano e il Guerriero 2


I nuvoloni della notte erano scomparsi nel nulla, permettendo così al sole cocente del mezzogiorno di illuminare con forza l’accampamento nemico. L’avamposto dei Marleyiani non era per niente piccolo. Mentre lo osservavano di nascosto, Boruto e Eren non poterono fare a meno di pensare che quella gente avesse avuto un’idea geniale nel decidere di stabilire un accampamento in quel posto.

L’intero stabilimento militare era stato costruito all’interno di una serie di formazioni rocciose circolari alte decine di metri che lo circondavano come delle mura, quasi come a ricreare la difesa della città di Shiganshina. Da un lato nascosto della parete di roccia poi, un gigantesco tunnel era stato scavato nella formazione rocciosa, il quale doveva essere l’ingresso segreto per accedere a quel luogo.

L’accampamento era grande circa ottocento metri, composto principalmente da strutture rettangolari, capannoni di metallo e armerie. Decine e decine di uomini vestiti con strane divise circolavano al suo interno, a difesa di quello stabilimento.

I soldati di Marley.

Boruto ed Eren li osservavano dalla cima delle mura di roccia. Erano vestiti con delle divise rosse, pantaloni bianchi e grossi stivali neri, e ogni soldato era armato con delle armi sottili e lunghe, poggiate sulla schiena oppure tenute saldamente in mano.

“Eccoli là!” sibilò velenosamente Eren, fissando con odio le persone all’interno dell’accampamento. “I maledetti vermi di Marley!”

Boruto li studiò con attenzione usando l’occhio desto. “Non sembrano essere molto forti fisicamente.” dedusse studiando il loro flusso chakra. “E da quel che vedo non sono neanche capaci di usare l’energia del loro corpo. Il loro chakra è a malapena sviluppato, come quello dei civili del mio mondo. Ma non ho idea di cosa siano quelle strane armi che portano in mano.”

Il ragazzo moro rimase colpito dalla deduzione di Boruto. “Quel suo occhio è inquietante! Chissà cosa riesce a vedere…”

“Quelle armi si chiamano fucili,” spiego subito dopo, afferrando la strana arma che aveva legata alla cinta. “Sono simili alla mia pistola, ma molto più potenti e precisi! Sparano proiettili che uccidono all’istante chiunque essi colpiscano! So che tu e gli altri siete incredibilmente abili nel corpo a corpo, ma ti consiglio di stare all’erta e di non farti colpire da uno di quei proiettili!”

Il biondo fece un cenno del capo.

“Sei certo che quel Reiner si trovi in questo posto?” chiese dopo un attimo di silenzio.

Eren annuì. “Sì,” rispose con sicurezza. “Ho pattugliato questa zona durante gli ultimi mesi, e quel bastardo non si è mai mosso da qui. Le provviste per l’accampamento vengono rifornite mensilmente da alcune pattuglie di ricognizione, quindi lui e quegli sporchi assassini non hanno bisogno di spostarsi da questo luogo.”

Boruto chiuse l’occhio destro, soddisfatto dalla spiegazione. Il suo sangue cominciò a ribollire per la trepidazione. Sentì il proprio chakra divampare nel suo corpo dall’eccitazione dello scontro imminente. Non aveva paura, ma la tensione che provava prima di una battaglia era sempre presente. Era una sensazione che non gli piaceva particolarmente, a differenza di un certo membro dell’Organizzazione di sua conoscenza malato di sangue, ma lo faceva comunque sentire vivo.

Lo faceva trepidare dalla voglia di combattere.

“Molto bene,” disse allora il Nukenin con un tono serio. “Hai capito il piano?”

Eren lo guardò negli occhi con un sorriso ferale. “Certo! Tu andrai lì dentro per primo e sterminerai quegli insetti grazie alle tue mostruose abilità di lotta, e quando quel vigliacco di Reiner sarà costretto a sbucare fuori, allora interverrò io sotto forma di Titano!”

Boruto sorrise crudelmente. Gli piaceva un sacco il modo di ragionare di Eren. Era semplice, immediato, spietato e soprattutto efficace.

Il loro piano prevedeva che Boruto facesse fuori ogni singolo soldato nell’avamposto, mettendo Reiner alle strette e costringendolo a trasformarsi. Dopodiché sarebbe sbucato fuori Eren, anch’egli trasformato in Titano, ed i due avrebbero sconfitto insieme quel mostro dalle sembianze umane.

Avevano ideato quella strategia la notte prima, e Boruto era rimasto piacevolmente colpito da come il moro avesse accettato di buon grado di lasciar fare a lui il compito più difficile. Non era perché fosse incurante nei suoi confronti, ma perché voleva dire che riconosceva appieno la sua superiorità nella lotta. Eren era capace di diventare un Titano potentissimo, ma se non si trasformava era un semplice umano senza poteri rispetto a Boruto.

Senza contare che gli aveva persino riferito tutte le abilità del nemico. Reiner, secondo le sue parole, era capace di trasformarsi in un Titano completamente coperto da una corazza di pietra che lo rendeva immune agli attacchi fisici. Tuttavia, aveva spiegato Eren, presentava diversi punti spogli sul suo corpo dove la corazza non era presente, rendendolo vulnerabile agli attacchi. E, dopo averlo sconfitto, i due lo avrebbero costretto ad uscire dal Titano.

Boruto aveva deciso che sarebbe toccato ad Eren fare la scelta finale sul destino di quel tipo. Lui era un estraneo, non apparteneva a quel mondo, e non era intenzionato ad uccidere un membro della gente di Mikasa. Anche se le sue azioni erano state deplorevoli e disumane, non avrebbe interferito nella vita di Reiner. Sarebbe stato un altro Titano a farlo fuori, se così decideva.

“Allora è deciso!” disse Boruto. “Resta nascosto finché il Titano non salta fuori, ed io mi occuperò del resto!”

Con un cenno reciproco del capo, l’operazione partì.
 



Boruto concentrò il chakra nelle gambe per alcuni secondi, poi spiccò un balzo possente in aria, librandosi nel cielo. Poi, ruotando nell’aria diverse volte, cominciò a discendere con forza verso il basso.

Atterrò con un tonfo sordo proprio nel mezzo dell’accampamento, in uno spiazzo vuoto, spaventando a morte tutti coloro che se lo videro comparire davanti dal nulla. Diverse urla di stupore riecheggiarono nell’aria, seguite poi da ordini confusi e carichi di tensione abbaiati da qualche soldato. Il suono di passi pesanti rimbombò nel terreno.

Boruto rimase fermo in ginocchio per alcuni secondi, gli occhi chiusi mentre riusciva a percepire la paura e lo stupore di decine e decine di soldati che lo stavano circondando in quel momento con le armi puntate direttamente su di lui. Il ragazzo sorrise, aprendo subito dopo l’occhio sinistro e rimettendosi in piedi lentamente.

“Non muoverti!” ordinò una voce roca alla sua destra. “Se fai un solo passo, puoi considerarti morto!”

Boruto non si curò delle loro minacce, né smise di sorridere. “Siete voi i soldati della regione di Marley?” chiese loro con un tono serio.

Vide i soldati attorno a lui innervosirsi. “Chi sei tu?” urlò uno di loro.

Il Nukenin lo ignorò. “Vi ho fatto io una domanda per primo,” riprese a dire, il suo sorriso improvvisamente scomparso. “Siete voi i soldati della regione di Marley?”

Un soldato con una strana uniforme si fece avanti, probabilmente un generale. “Esatto!” rispose con fare minaccioso. “Siamo la squadra di ricognizione di Marley! Ora identificati, straniero!”

Il biondo lo fissò col suo occhio freddo. “La mia identità non è rilevante,” disse lentamente. “Piuttosto ditemi questo: è vero che la vostra gente è stata responsabile della distruzione del Distretto di Shiganshina?”

“Siamo NOI a fare le domande qui, straniero!” sbottò il generale con rabbia e disgusto, puntandogli contro una pistola. “Sei forse uno di quei schifosi parassiti che si annidavano in quella città maledetta?”

Lo sguardo di Boruto divenne istantaneamente glaciale e crudele. “Parassiti?” ripeté, il suo tono freddo. “Tutta la gente che avete sterminato quel giorno era solo un gruppo di parassiti per voi?”

“Ora basta!” tuonò il generale. “Deve essere uno di quegli schifosi Eldiani delle mura sopravvissuto all’attacco! Rispediamolo all’inferno dove appartiene assieme alla sua razza! Caricate le armi!”

I soldati fecero caricare i fucili all’istante ma Boruto non se ne curò affatto. Quest’ultimo rimase fermo a fissarli con uno sguardo contorto di pura rabbia e odio.

“E così voi avete davvero ucciso centinaia di persone… E lo avete fatto senza rimorso o disgusto… Soltanto perché le consideravate parassiti…”

Un brivido improvviso attraversò le membra dei soldati che lo sentirono parlare in quel modo.

“Mi avete chiesto chi sono…” disse allora il ragazzo, la testa bassa e l’occhio sinistro oscurato dai capelli. “Permettetemi dunque di donarvi una risposta: io sono il giustiziere dei colpevoli e il vendicatore degli innocenti. Sono l’angelo della morte. Sono il diavolo della giustizia. Sono il demone nato dalla crudeltà umana.”

Tutti i presenti non poterono evitare di sentire la morsa gelida della tensione che si affondava nelle loro viscere all’udire quel tono freddo e privo di emozione.

“Ciò che il vostro regno ha fatto dodici anni fa è un crimine contro la natura stessa degli esseri umani,” continuò Boruto imperterrito, alzando lentamente lo sguardo. “Ed oggi io sono qui per vendicare le centinaia di vittime che avete trucidato senza ritegno! Oggi io sono qui per farvi conoscere il significato vero della PAURA!”

Il generale sgranò gli occhi. “Fuoco!” urlò.

La scarica di proiettili lo investì come una pioggia inarrestabile. Decine e decine di minuscoli pezzetti di piombo gli furono scagliati addosso con forza e velocità. Ma quello che accadde dopo lasciò tutti sconvolti.

Sguainando la spada ad una velocità disumana infatti, il giovane cominciò a menare fendenti e affondi verso tutte le direzioni con una rapidità inaudita, abbassandosi, avvitando il corpo e saltando con movimenti rapidissimi e precisi. Il suono di metallo che tagliava e colpiva altro metallo riecheggiò per diversi secondi nell’aria, coprendo qualsiasi altro rumore.

I soldati rimasero a bocca aperta. Quel ragazzo stava letteralmente bloccando e respingendo i colpi sparati dai fucili! E non solo. Lo stava facendo con una spada di metallo! La scena davanti a loro era incredibile.

Boruto si muoveva a velocità disumana. Ruotava il corpo, si abbassava, si spostava di lato e si avvitava su di sé con movimenti impercettibili e impossibili da seguire a occhio nudo. Le sue braccia brandivano la spada in tutte le direzioni, dietro, avanti, di lato, sopra e sotto ogni parte del suo corpo, intercettando e bloccando ogni singolo colpo mirato contro di lui. Non ci fu un solo proiettile che non fu parato dalla sua lama, e i colpi caddero a terra come pioggia, tagliati di netto a metà.

Appena la raffica finì il biondo si fermò di botto, gli occhi chiusi e la sua spada ferma in posizione davanti a sé. Tutti gli altri lo fissavano con gli occhi sgranati come se fosse un fantasma, le bocche spalancate ed i corpi tremanti. Urla e sussurri di stupore riecheggiarono nell’aria.

“C-Com’è possibile?”

“Come ha fatto?”

“N-Non ci credo!”

“È impossibile!”

Boruto riaprì l’occhio sinistro, un sorriso crudele sulla faccia.

“Ora tocca a me.” disse semplicemente.

Accadde prima che chiunque potesse anche solo muoversi.

I corpi caddero a terra come birilli colpiti in pieno da una palla di cannone. Il biondo si mosse in mezzo a quella massa di soldati senza fare un solo rumore, brandendo la spada con colpi secchi e precisi e uccidendo ogni persona che gli capitava vicino. Sangue schizzò in tutte le direzioni. Le teste dei soldati caddero a terra rotolando. Non si udì un solo gemito nell’aria, ma solo le urla di orrore e spavento di quelli ancora vivi.

Dopo appena dieci secondi, non ci fu un solo soldato rimasto in piedi nello spiazzale. Boruto osservò con sguardo freddo le persone rimaste nell’accampamento, provando un piacere perverso nel vedere il terrore riflesso nei loro occhi. Senza perdere tempo, riprese a caricare.

Eren osservava quello spettacolo dall’alto con sconvolgimento. Boruto stava letteralmente trucidando quei soldati armati di fucili ed armi da fuoco con una facilità disarmante, come se fossero soltanto granelli di polvere ai suoi occhi. Non riusciva a credere a quello che stava vedendo. Come poteva esistere un essere umano talmente forte?

Boruto saltò sopra una specie di carro fatto di metallo, sferrando un calcio all’altezza del petto di un soldato il cui corpo volò all’indietro, poi si spostò di lato e colpì con la spada due soldati che tentarono di caricarlo con delle lame.

Un secondo dopo saltò in aria, schivando due proiettili provenienti dalle sue spalle con facilità. I responsabili furono eliminati dopo un attimo da due kunai che li colpirono in testa.

Un terzo soldato gli corse davanti e gli puntò una pistola addosso, ma il suo braccio fu reciso di netto da un movimento rapido della lama di Boruto, facendolo crollare in ginocchio con un urlo lancinante di dolore. I suoi occhi versarono lacrime come fiumi.

Il biondo gli puntò la spada alla gola. “Dove si trova Reiner Braun?” domandò con un tono freddo.

Il soldato lo guardò con un misto di terrore e disgusto. “Và all’inferno, demonio!” gli sputò addosso.

Boruto sorrise feralmente.

Il suo corpo crollò a terra dopo neanche un secondo.

“Demonio…” pensò con sarcasmo. “Mi piace come attributo!”

Non si rese neanche conto che mentre stava pensando quella frase aveva inconsciamente ucciso con un pugno sull’addome un altro soldato. Una seconda raffica di proiettili gli arrivò addosso da destra, ma lui scattò in avanti con rapidità, per poi voltarsi di botto ed andare ad affettare letteralmente un gruppo di sette persone armate di fucili.

Boruto sorrise mentalmente, osservando le strane armi dei Marleyiani. Adesso che le aveva viste all’opera su se stesso aveva capito perché non esistessero delle armi simili nel suo mondo. Erano certamente un prodigio della tecnologia, ma qualsiasi ninja ben addestrato poteva prevederne la traiettoria e schivarne i colpi con facilità. Sarebbero state letteralmente inutili nel suo mondo, salvo il caso che esse fossero usate per eliminare qualche civile, ma anche in quel caso il loro scopo non avrebbe avuto senso. Un ninja era molto più affidabile di un proiettile di piombo.

Boruto bloccò con una mano un pugno dalla potenza pari a quella di un Genin che tentò di prenderlo sulla faccia, piegando il braccio dell’assalitore con un suono secco. Il soldato cadde in ginocchio.

“Dove si trova Reiner Braun?” domandò di nuovo.

Il Marleiyano non rispose subito, ma prima che il biondo potesse ucciderlo fece un debole cenno del capo verso un capannone alle sue spalle, i suoi occhi sgranati dal dolore.

Boruto gli recise la testa di netto. Una morte indolore per un nemico che non la meritava. Si diresse a passo lento verso il capannone, lanciando con un solo movimento del braccio altri kunai verso due soldati alla sua sinistra.

“Perché quel Reiner non è ancora uscito allo scoperto?” si domandò, perplesso. “È impossibile che non abbia sentito il fracasso qua fuori. Forse è solo un codardo…”

Sfondò l’ingresso del capannone di metallo con un pugno. Un’intera fila di soldati gli apparve davanti, tutti intenti a puntargli le armi addosso.

“Fuoco!” urlò una voce indistinta.

La raffica non lo sorprese neanche un po’.

FUUTON: Toppa!” sussurrò. (Sfondamento)

Un’improvvisa raffica di vento freddo e vorticoso gli avvolse il corpo e riempì il capannone, deviando i proiettili e proteggendolo completamente. La raffica investì completamente l'interno del capannone, facendo volare all'aria sedie, casse e uomini come se fossero leggeri pezzi di carta. Poi, dopo alcuni secondi, il vento cessò ed il silenzio tornò a regnare sovrano.

I soldati presenti rimasero completamente allibiti.

“Siete noiosi.” disse Boruto con un tono annoiato. “Consegnatemi Reiner Braun, ed io renderò le vostre morti rapide e indolori, patetici vermi.”

Per tutta risposta i soldati caricarono in massa contro di lui con urli di guerra rabbiosi.

Boruto scattò in avanti con un ghigno.

La sua spada recise quattro arti e due teste, poi il guerriero piegò di lato la testa per evitare un pugno e ricambiò la cortesia con un calcio sul collo che fece spezzare la colonna vertebrale del malcapitato. Successivamente il Nukenin balzò in aria e atterrò con grazia in mezzo a tre soldati, falciandogli le teste con un colpo solo.

Poi schivò un colpo di fucile mirato alla sua faccia, piegando il corpo di lato e sferrando un pugno sui denti al mittente. L’ennesimo soldato del giorno tentò l’offensiva con una carica di proiettili di pistola, ma Boruto afferrò la sua mano e gli ruppe le ossa con la sua presa rafforzata. Il soldato urlò di dolore, ma la lama della spada gli trafisse subito il cuore, silenziandolo immediatamente.

Boruto si voltò indietro da cui una terza raffica di proiettili gli piombò addosso, ma lui si difese afferrando dal collo un soldato vicino e usandolo come scudo vivente davanti a sé.

I pochi sopravvissuti rimasti lo guardavano con gli occhi ricolmi di paura, terrore e disperazione. Boruto mollò il corpo esanime del soldato usato come scudo, guardando i supersiti con freddezza.

“Ve lo chiedo un’ultima volta,” disse con un tono freddo e glaciale. “Dove si trova Reiner Braun?”

Il silenzio fu la sua unica risposta. I soldati deglutirono nervosamente.

Boruto sospirò, esasperato dalla loro ottusità, e riprese a camminare verso i soldati rimasti per farla finita una volta per tutte.

“Fermati!” fece improvvisamente una voce profonda. “Non fare un altro passo, demonio!”

Il biondo si voltò verso la voce con un sopracciglio incurvato. Un uomo sulla ventina si era messo davanti all’ingresso del capannone e lo fissava con le braccia incrociate.

Era alto quasi un metro e novanta, con un corpo muscoloso e ben definito. I suoi capelli erano corti, spinosi e biondi, simili a quelli del Settimo Hokage. Aveva una faccia piuttosto simmetrica e quadrata, gli occhi sottili e di colore castano. Indossava degli abiti simili a quelli di Eren, anche se la giacca era più lunga rispetto alla sua. Il misterioso personaggio scrutava il ragazzo col mantello con occhi freddi e calcolatori, osservando ogni dettaglio del suo corpo come per discernere qualcosa di segreto.

Boruto ricambiò il suo sguardo con forza. “Sei per caso tu Reiner Braun?” gli chiese con un tono privo di emozione.

Quello annuì con la testa. “Sono proprio io!” dichiarò senza esitazione, la sua voce autoritaria. “Tu invece chi sei? E come hai osato massacrare i miei compagni in questo modo?”

Boruto ghignò feralmente, ignorando completamente i pochi soldati rimasti e dirigendosi a passo lento verso l’altro.

“Come mai questo risentimento? Ho semplicemente ricambiato il favore a voi per quello che avete fatto!” rispose con un tono crudele.

Gli occhi sottili di Reiner si ridussero ulteriormente a due fessure minuscole. “Di che stai parlando, demonio?”

Il ghigno sulla faccia del guerriero si allargò. “Non prendermi in giro, Titano!” disse con falsa cordialità, rimanendo piacevolmente compiaciuto nel vedere il corpo di Reiner irrigidirsi all’udire quel nome. “Questo è esattamente quello che voi faceste dodici anni fa a Shiganshina, ricordi? O hai la memoria corta per caso?”

Quell’uomo gigante lo fissò per alcuni secondi in silenzio, il suo sguardo carico di un muto furore. “Chi diavolo sei tu?” domandò ancora con un ringhio.

Boruto gli arrivò di fronte con lo stesso sorriso crudele in volto. “Il mio nome non ha importanza,” rispose con un tono freddo. “Ma da oggi puoi considerarmi il tuo peggiore incubo!”

“Osi ancora minacciarmi, pur sapendo a cosa stai andando incontro?” domandò Reiner con sarcasmo. “Per essere un pazzo ammetto che hai del fegato.”

“Le lusinghe non ti salveranno oggi,” lo incalzò il ragazzo col mantello. “Ora non perdiamo tempo, Titano. Trasformati e fammi vedere se hai il coraggio di affrontarmi!”

L’omone davanti a lui ghignò follemente. “Lo hai voluto tu, demonio!”

Poi, tirando fuori un piccolo pugnale dalla cintura, Reiner se lo conficcò nel palmo della mano senza esitazione. Una serie di scintille elettriche gialle cominciò a ronzargli attorno immediatamente dopo. L’aria attorno a lui si fece carica di energia.

Boruto allargò il sorriso.

Un enorme fulmine comparso dal nulla colpì con forza il capannone, investendo in pieno la figura di Reiner e distruggendo il tetto della struttura. Un portentoso ruggito metallico riecheggiò con forza nell’aria un momento dopo, e dopo alcuni secondi una gigantesca creatura emerse dal punto in cui fino a poco fa si trovava l’uomo di nome Reiner Braun.

Il Nukenin rimase genuinamente impressionato dall’aspetto del suo Titano. Non ne aveva mai visto uno simile.

Era alto quindici metri, con un fisico robusto e portentoso, dei corti capelli bianchi in testa e degli occhi gialli fosforescenti. La sua faccia era apparentemente priva di denti, e ricoperta da placche scure. Inoltre, a differenza del Titano di Eren, il suo corpo era interamente ricoperto da uno spesso strato di armatura di pietra giallognola. Le parti non coperte del suo corpo erano rosse e prive di pelle, e mostravano interamente i muscoli nudi del corpo.

Appena lo vide, il corpo di Boruto fu investito per un attimo dalla solita sensazione di paura e timore che lo invadeva ogni volta che vedeva una di quelle creature davanti ai suoi occhi, ma la represse subito. Questa volta non avrebbe aspettato ad attaccare quel Titano. Questa volta la paura non lo avrebbe fatto esitare.

Il gigantesco essere corazzato scagliò un pugno verso di lui, ma Boruto lo evitò con facilità scattando lontano dalla creatura con una corsa rapida. I soldati rimasti furono travolti dall’ondata d’aria causata dal colpo, uccidendoli all’istante.

Il biondo saltò sopra il tetto di un edificio dell’avamposto, fissando con un ghigno il Titano. Aprì d’istinto l’occhio destro, scrutando l’energia del corpo della creatura con uno sguardo freddo e calcolatore.

Esattamente come nel caso di Mikasa ed Eren, la sua energia era portentosa e scattante. Non possedeva punti deboli come i Giganti. Gli attacchi fisici non avrebbero avuto effetto. Doveva riuscire a sconfiggerlo con l’astuzia.

Il Titano ruggì di rabbia, voltandosi verso di lui e preparandosi a calciarlo con una gamba. Voleva ucciderlo, incurante dell’accampamento militare. Il ragazzo sorrise.

“Ora comincia il piano!”

Formulando una serie complessa di sigilli con le mani, il ragazzo saltò in aria, i palmi uniti insieme con forza.

FUUTON: Uzumaku no Arashi!” (Tempesta vorticosa)

Un gigantesco getto d’aria possente si scagliò con forza dal suo corpo, investendo qualsiasi cosa si trovasse dinanzi ed estendendosi in un vortice fino al cielo. Il getto d’aria colpì con forza il Titano corazzato, ma a causa del suo peso non ebbe effetto sul suo corpo. Il gigantesco essere continuò a muoversi verso di lui, incurante del vento che cominciò a soffiare con forza. Sembrava quasi che quella creatura si stesse prendendo gioco di lui, incapace di comprendere le azioni del giovane.

Tuttavia, Boruto continuava a sorridere.

La tecnica fece il suo effetto dopo alcuni secondi. L’aria calda risalita dal basso fino al cielo cominciò a condensarsi, formando dal nulla delle gigantesche nuvole nere che oscurarono piano piano il cielo.

Il Titano sembrò non curarsene, sferrando un possente pugno verso il punto dove si trovava il guerriero. Il ragazzo balzò in alto, mentre il pugno fracassò l’edificio e fece tremare la terra dalla potenza dell’attacco. Boruto atterrò sulla mano dell’essere, risalendo di corsa lungo il suo grosso braccio.

Il Titano non sembrò felice della cosa, e cominciò a divincolare il braccio destro nel tentativo di farlo cadere. Il giovane pompò più chakra nel suo sistema, stringendo i denti nel tentativo di non perdere l’equilibrio e di non cadere a terra. Con un grosso sforzo, riuscì a mantenere la presa sul corpo del Titano, attaccandosi con fermezza ad uno degli spuntoni della corazza di pietra.

L’essere corazzato smise di divincolare il braccio appena capì che era inutile, e prese allora a muovere la mano sinistra per schiacciare quel fastidioso insetto dal suo arto. Ma, prima che potesse afferrarlo, il giovane scomparve in una nuvola di fumo.

Visibilmente sconvolto da quello che aveva visto, la creatura rimase incapace di reagire per diversi istanti, fissandosi attorno con sospetto.

E non si accorse dei tuoni che cominciarono a riecheggiare nel cielo ormai pieno di nuvoloni.

SUITON: Mizurappa!” (Onda scrosciante) fece una voce da dietro di lui.

Il Titano fece appena in tempo a girasi all’indietro quando fu improvvisamente investito da un getto copioso di acqua che lo prese sulla testa ed il corpo, uscito fuori dalla bocca di Boruto.

L’attacco non sembrò avere alcun effetto sulla creatura, che non ebbe nessuna reazione se non quella di restare bagnata e stupita da ciò che aveva appena visto.

“Molto bene,” pensò il biondo con un sorriso, scattando verso la creatura. “Tutto procede secondo i piani!”

Mancava soltanto una cosa da fare.

Evitando l’ennesimo pugno scagliato contro di lui, Boruto accumulò chakra nelle gambe e saltò in alto con forza, portandosi proprio dinanzi alla faccia del Titano corazzato.

“Ehi, testa dura!” esclamò con un disprezzo e scherno. “Scommetto che questo non te lo aspettavi!”

Non appena finì di pronunciare quella frase, lanciò con precisione tre kunai esplosivi sul volto della creatura. Essa fece scattare in avanti la testa, spalancando una gigantesca bocca nascosta fino a quel momento dalle placche scure per divorarlo, ma era proprio questo il piano del biondo.

I kunai esplosivi lo colpirono in piena faccia, distruggendo e ammaccando la corazza sulle guancie e la mandibola e facendo persino saltare qualche dente. Il Titano ruggì dalla sorpresa, incapace di comprendere cosa avesse fatto quell’insulso moscerino.

Mentre l’essere gigante si portava una mano sul volto, Boruto ghignò di trionfo.

Era giunto il momento. Si portò immediatamente sopra il tetto distrutto del capannone, lontano dal gigante.

“Ora, Eren!”

Neanche un secondo dopo, un secondo ruggito fragoroso riecheggiò con forza nell’aria. Una gigantesca creatura stava cadendo misteriosamente dal cielo, scagliando la sua immensa ombra sopra il corpo del Titano corazzato.

Quest’ultimo voltò di scatto la testa verso l’alto appena si accorse di ciò, ed un pugno dalla forza micidiale lo investì in piena faccia senza pietà, fracassandogli ulteriormente le placche sul volto e generando un boato metallico dal contatto violento. Il suo collo si piegò orribilmente di lato. Il Titano ruggì di dolore.

“ROAAAAAAARR!”

I Titani di Eren e Reiner crollarono a terra con forza e prepotenza, facendo tremare per diversi secondi il terreno ed alzando grossi nuvoloni di polvere per tutto l'avamposto.

Boruto guardò la scena con un sospiro.

“Eren, sei davvero troppo aggressivo…”

Ed un tuono fragoroso riecheggiò con forza nel cielo oscuro.

 



Note dell'autore!!!

Salve gente! Ecco a voi il nuovo capitolo della storia! Mi scuso per il ritardo, ma ho avuto degli impegni personali che mi hanno tenuto occupato tutt'oggi, impedendomi di pubblicare prima il capitolo. Spero comunque che vi sia piaciuto e che vi abbia intrigato almeno un pò.

Il prossimo uscirà giovedì 26 ottobre!

Grazie a tutti quelli che leggeranno e a quelli che commenteranno.
A presto! ;)

   
 
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