Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Vago    10/11/2017    3 recensioni
Libro Terzo.
Il Demone è stato sconfitto, gli dei non possono più scegliere Templi o Araldi tra i mortali.
Le ultime memorie della Prima Era, giunta al suo tramonto con la Guerra degli Elementi, sono scomparse, soffocate da un secolo di eventi. I Templi divennero Eroi per gli anni a venire.
La Seconda Era è crollata con la caduta del Demone e la divisione delle Terre. Gli Araldi agirono nell'ombra per il bene dei popoli.
La Terza Era si è quindi innalzata, un'era senza l'intervento divino, dove della magia rimangono solo racconti e sporadiche apparizioni spontanee e i mortali divengono nemici per sè stessi.
Le ombre delle Ere passate incombono ancora sul mondo, strascichi degli eventi che furono, nati dall'intreccio degli eventi e dei destini dei mortali che incontrarono chi al fato non era legato.
I figli, nati là dove gli immortali lasciarono buchi nella Trama del Reale, combatteranno per cercare un destino che sembra non vederli.
Una maschera che cerca vendetta.
Un potere che cerca assoluzione.
Un essere che cerca di tornare sè stesso.
Tutti e tre si muoveranno assieme come un immenso orditoio per sanare la tela bucata da coloro che non avevano il diritto di toccarla.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Leggende del Fato'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Forse ho corso troppo, ho impiegato meno di un’ora per una tratta che un uomo a piedi percorrerebbe in quattro giorni…
Vabbè, tanto sarebbe stato inutile pattugliare le strade.
Ora sono qui, in ogni caso.
Aravan è cresciuta dall’ultima volta che ci sono venuto.
Beh, è anche vero che l’ultima volta che sono venuto l’ho fondata, ha avuto un buon motivo per crescere in tutto questo tempo.
Da che parte arriveranno?
Sud, se fossero persone normali.
Ma loro non lo sono.
Est o ovest sono al secondo posto.
Per arrivare da nord dovrebbero viaggiare sui sentieri dei cacciatori, non ci sono strade che aggirano la città.

Un corvo chiuse un ampio cerchio sopra i tetti della città, battendo le ali per portarsi più in alto.

Il minimo tempo impiegabile è un giorno, raggiungibile se si galoppa su un cavallo ben allenato.
Una normale carrozza o un carro impiegherebbero almeno un giorno in più.
Andando a piedi ci si impiega quattro giorni, se si è in buone condizioni fisiche.
Se sei me ci impieghi il tempo che vuoi.
Sono sicuro che non siano partiti a piedi.
Il mio draghicida conosceva il marinaio che ha ammazzato sulla banchina, conosceva la città e posso scommettere qualunque cosa sul fatto che sapesse anche dove procurarsi  un mezzo di trasporto.
Ponendo che non ho visto cavalli allontanarsi da Largan al galoppo, sarebbero stati troppo riconoscibili.
Che abbiano rubato un carro o una carrozza?
Probabile, forse certo.
Ho un giorno di vantaggio per studiare la città.
Io so che sono diretti qui.
Lo so.
Devo solo convincermi di aver letto bene le mosse dell’assassino.


Il sole sorse due volte da dietro il mare, illuminando fievolmente i muri delle prime case della città.
I carri dei mercanti che avevano viaggiato durante la notte stavano lentamente arrancando sulla strada, pronti ad attraversare la città per spingersi verso le più grandi città del nord per vendere i loro beni.
Poco più ad ovest di Aravan, qualcosa brillò nel cielo come una gemma, talmente in alto da superare persino le fronde della foresta che si allungavano verso le nubi chiare.

Ok.
Bene.
Adesso devi avere almeno due paia di occhi…
Cioè, no. Un paio bastano e avanzano.
L’ultima volta che mi sono preso sul serio ho creato una rivolta popolare. Ancora mi chiedo perché quel maledetto villaggio di pezzenti avesse paura di una capra con quattro occhi.
Vabbè, lasciamo nel medioevo ciò che è successo in quegli anni.
Dovessero servirmi, potrei provare a sfruttare anche quei due…
Giusto, voi non l’avrete riconosciuto, probabilmente. Ma come darvi la colpa, dopotutto la Trama fa quel che può nel descrivere ciò che non fa parte dell’intreccio scritto dal Fato.
Lo scintillio che c’è stato, di là, è una nostra conoscenza.
Vi do un’aiutino. Divino, grosso, squamoso, alato, fatto di cristallo o quel che è, legato a una tipa che lancia frecce e uccide persone.
Avevo perso le loro tracce, dopo la sconfitta di Follia…
Cioè, non proprio tutte. Sapevo che Seila era ancora morta dove l’ho lasciata e che Jasno non ha lasciato quella parte di continente. Riguardo agli altri quattro, non mi sono impicciato molto.
Hile e Keria dovrebbero essere in qualche villaggio bucolico in mezzo a questa foresta, dopotutto dubito che qualcun altro possa permettersi un drago di cristallo e non credo che siano andati a vivere in un posto rumoroso come questa città.
Nirghe e Mea… boh, credo siano ancora a Gerala o da quelle parti.
Quei quattro hanno perso di interesse nel momento stesso in cui hanno finito la loro missione.
Comunque, per quanto mi dia fastidio ripensare al passato, quell’assassino mi sta ancor più sui nervi.
Due giorni. Non dovrebbe mancare molto al loro arrivo.
Devo solo riuscire a riconoscerli.
Questa notte ho fatto una rapida ricognizione lungo la strada meridionale, ma non ho incontrato accampamenti di due persone.
Non ci posso mettere la mano sul fuoco, ma dubito che gli uomini che sto cercando siano più di due. Avrebbero lasciato molte più tracce dietro di loro, se così non fosse.
E poi non ho una mano da mettere sul fuoco, ora come ora.
Potrebbero aver preso uno dei sentieri che costeggiano la costa, ma mi pare improbabile, sono esposti e poco trafficati. Li avrei dovuti notare.
Ovest.
Mi rimane solamente quella porzione di città lì da controllare.
Sono fiducioso di riuscire a prevenire qualunque cosa abbiano in mente, devo solo pattugliare quella porta e non lasciarmi scappare nulla.

Un corvo sorvolò più e più volte i quartieri occidentali di Aravan, attirando su di sé gli sguardi dei piccoli marmocchi che giocavano per le vie e le piazze sottostanti, incuriositi da quell’uccello che si vedeva così raramente sul Continente.
Ogni tanto, il suo gracchiare riempiva il cielo, quasi volesse battere le ore della giornata che stavano passando.
Il sole continuò la sua ascesa, cercando di scaldare le schiene degli uomini che si erano addentrati all’interno della foresta vicina.
Ogni tanto, sporadicamente, un drago dalle lucenti squame compariva dalla vegetazione, trascinando dietro di sé cataste di legna che sarebbero diventate ciocchi da bruciare durante l’inverno.
Il corvo continuò a volare in larghi cerchi anche dopo che l’astro che gli illuminava le piume iniziò la sua discesa  e che gli ultimi uomini ritornarono nelle loro case portandosi dietro i piccoli avanzi di legno che gli erano rimasti sotto le fronde.
L’oscurità cominciò a calare di pari passo con l’accendersi dei lumi ai lati delle strade.
Il corvo gracchiò frustrato, portandosi sopra l’ingresso occidentale alla città.

Non posso essermi sbagliato.
Devono essere diretti qui.
Che abbiano lasciato passare un giorno, prima di partire?
Potrebbero quindi arrivare domani.
La domanda principale, ora, è come il mio assassino pensa di poter uccidere una gran quantità di draghi qui.
Mattoni e pietra, solo i tetti sono in legno. Sarebbe più facile far crollare questi muri, piuttosto che darci fuoco.

Un guizzo rossastro illuminò per qualche secondo un vicolo poco distante dal centro cittadino, seguito da una seconda luce calda.

No!
No! No! No! No! No! No! No! No!
Ho sbagliato!
Dannazione! Ero troppo sicuro di me.
Devo correre, non c’è tempo da perdere.

Il corvo saettò nel cielo, confondendosi nel buio della notte, in modo da portarsi sopra i tetti che delimitavano la zona da cui erano arrivati i lampi.
Cinque corpi occupavano la strada, di cui due erano riversi a terra.

Ho sbagliato tutto.
Ma avrò tempo dopo per darmi dell’idiota.
Devo fare in modo che la situazione non peggiori ancora.
Devo rischiare un poco.
Spero che la mia arma regga. Non ho tempo di trovarne una forgiata dai mortali.

Un uomo comparve dal nulla a mezz’aria, atterrando in mezzo alla strada a denti stretti.

No! Non di nuovo!
La ferita mi si sta riaprendo.
Dannazione.
Devo resistere, non me li farò scappare di nuovo.

- Non vi lascerò scappare di nuovo. – disse l’uomo dai ricci biondi a denti stretti, la sua mano destra, intanto, stringeva saldamente un sottile stiletto.
- Finisci il tuo lavoro! – comandò un uomo con il volto celato da una maschera grigia in direzione di quello che doveva essere un suo sottoposto – Io posso tenergli testa. –

Tu puoi tenermi testa?
Non ci sperare troppo, lurido verme. Avresti fatto meglio a rintanarti in un piccolo buco e non uscire mai più di là.
Ora sei mio.

Ho una strana sensazione, addosso e no, non è colpa della ferita, stavolta.
C’è qualcosa di familiare in quell’omuncolo.
Vabbè, avrò modo di pensarci quando sarà morto.

L’uomo dai corti capelli neri accelerò il passo, riempiendo la via con il suono frusciante prodotto dal cadavere che stava trascinando in una stradina laterale. Sul petto del morto, ancora lungi dall’essere flebile, ardeva una fiammella che sembrava uscire dalla ferita che si apriva sul suo petto.
L’assassino si gettò in direzione del nuovo arrivato con il coltello in mano, pronto ad affondare la sua lama in quell’ospite fastidioso.
Affondò una volta, in avanti, per poi flettersi sul piede d’appoggio per tentare un colpo verso l’alto, seguito da un fendente.
L’uomo biondo schivò tutti i colpi con facilità, senza scomporsi o dover ricorrere alla propria arma per difendersi.

La percepisci la differenza di potere che c’è tra di noi?
Non hai possibilità di sopravvivere. Prima tu, poi il tuo amico.

La maschera si rimise in posizione eretta, stringendo le dita sull’impugnatura della sua arma.
Le sue gambe si mossero veloci, ancora una volta in direzione del suo rivale.
La via si illuminò a giorno di una luce azzurra, abbagliante, tanto intensa da cancellare ogni forma o ombra alla vista di chiunque.

Dannazione!
Quindi eri tu quello con il potere della luce.
Non vedo il colpo… non sarebbe stato un problema se la Trama non avesse cominciato a farmi il muso.
Dovrò ricorrere ai buoni vecchi sensi materiali, mal che vada mi farà un buchetto da qualche parte, nulla che non possa guarire.

Il coltello dell’assassino scattò in avanti, letale, invisibile.
Ci fu un rumore di ferro contro ferro, poi un suono secco, seguito dal tintinnio prodotto da qualcosa di metallico che cadeva a terra.
Il buio tornò ad essere padrone della notte, lasciando il compito alle lanterne appese sui muri di illuminare il campo di battaglia.
I duellanti erano immobili, come congelati da un incantesimo.
L’assassino era proteso in avanti, con la lama a svariati centimetri di distanza dal petto dell’uomo che gli stava di fronte.
L’ispettore aveva una mano di fronte a sé, nella quale stringeva una parte dello stiletto di cui era armato. Il moncone sperso della lama era a terra, rottosi nella collisione con l’altra arma.

Evidentemente non sono bastati i miei millenni di vita a rendermi un buon armaiolo. Continuo a fare schifo con queste cose.
In ogni caso non ho perso il mio tocco.
Ed ora…

La porzione rimanente della lama divenne per un secondo evanescente, per poi andare a crescere pe riformare ciò che le era stato portato via.
Con un rapido e secco colpo di polso l’ispettore fece volare lontano l’arma avversaria, tanto in alto da farla atterrare su uno dei tetti circostanti.

Gran finale.

La suola dell’uomo dal volto tatuato si posò sul petto del suo nemico con violenza, gettandolo a terra e non rialzandosi, per non permettergli di scappare da lì.
Finalmente l’ispettore poté guardare il volto cinereo che gli stava davanti con calma, facendo pesare il suo sguardo come un macigno.

Sono un’idiota. Certo che mi è famigliare.
L’ho creato io, questo.
Cioè, non ho creato io l’assassino, ma la maschera è decisamente una delle mie. Anzi, è la mia.
Maschera della Commedia teatrale, leggermente rivisitata dal sottoscritto.
Questo vuol dire che sono un completo idiota! Il mio errore di previsione sull’ingresso che avrebbero usato, a questo punto, non vale più nulla, è completamente dimenticabile.
Ci avrei dovuto pensare prima.
La luce blu, di quella maledetta luce blu ne avevo già sentito parlare, prima.
E i Muraglia! I draghi!
Tutto ha senso!
Ha una mezza ragione valida per odiare i draghi!
Viandante, sei un’idiota!
Ma, quindi l’altro chi sarebbe…
L’altro!
Dov’è finito l’altro?

La spalla del secondo uomo impattò contro il petto dell’ispettore, cogliendolo alla sprovvista e costringendolo ad indietreggiare, facendogli così lasciare la presa che aveva sull’assassino.
Un’esplosione fragorosa riempì la notte, mentre una colonna di fuoco si stagliava verso il cielo.

Cosa hanno fatto?
Per l’amor del Fato, cosa hanno fatto?

Un muro si sgretolò facendo cadere una gran quantità di calcinacci sulla strada.
L’uomo biondo si voltò verso il suo nuovo rivale, affondando con velocità inumana il suo stiletto in direzione della testa nemica.
La punta dell’arma si spezzò non appena impattò contro una dura superficie nera, comparsa improvvisamente a protezione del corpo sottostante.

Ora basta.
Questa faccenda sta diventando ridicola.
Basta.

La piastra formatasi sulla fronte dell’uomo dai capelli neri tremolò, per poi scattare in avanti e impalare il cranio coperto dai ricci biondi.
Un secondo dopo, la lancia di melassa scura si era già ritirata senza lasciare tracce del suo passaggio al di fuori del corpo dal cranio traforato che giaceva a terra.
Noir fece alcuni rapidi passi verso il suo compagno di viaggio, aiutandolo ad alzarsi.
Un’altra esplosione riempì l’aria, portandosi dietro altra distruzione, accompagnata da urla di terrore.
L’ispettore si rialzò in piedi mentre il buco che gli si apriva in mezzo agli occhi rapidamente andava risaldandosi.
Una terza esplosione fece la sua comparsa, creando ancora più rumore.
L’uomo dal volto tatuato parve indeciso sul da farsi, i suoi occhi saettavano tra i due uomini in fuga e la nuova colonna di fuoco che si alzava verso il cielo.

Maledizione.
Non posso lasciare che quel pazzo faccia una strage di questa portata.
Devo interrompere la reazione a catena.
Non importa.
Non importa che riescano a scappare, che riescano a lasciare questo continente o facciano qualche casino sul loro percorso.
So chi sei, maledetto verme e so qual è la tua meta.
Non ho bisogno della Trama per conoscerti adesso.
Assassino, Draghicida, Marinaio in servizio sull’Ala di Albatros. Il tuo stramaledetto nome è Razer Donier e tanto è vero che quella maschera è mia, verrò a riprendermela.
Riguardo al tuo compagno, ho paura di sapere chi possa essere.
Quel Buco della Trama è la dimostrazione vivente che il passato è fatto apposta perché possa tornare per complicarmi la vita.
Ora devo trovare il prossimo anello della reazione a catena prima che questa città diventi un ammasso di calcinacci ardenti.

L’ispettore scomparve in un turbinio di piume, il corvo che comparve al suo posto si levò rapidamente in volo, dirigendosi troppo velocemente per un esemplare della sua razza nella direzione dalla quale arrivavano i bagliori dei falò lasciati dalle esplosioni.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Vago