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Autore: Aiden94    20/02/2018    1 recensioni
Ho letto numerose storie, alcune mi hanno entusiasmato, altre sorpreso o colpito. fino a farmi venir voglia di scrivere le mie fantasie su carta. è la prima volta che pubblico qualcosa quindi consigli ben accetti e spero vivamente che vi piaccia.
Trama: febbraio, pioggerellina leggera, cielo lattiginoso e due persone ai poli opposti che si incontreranno in un piccolo caffè, ma nell'ombra qualcuno trama un'altra storia... o sarà tutta solo un'illusione?
è principalmente una Rin/Sesshomaru ma ci sarà un po di spazio anche per le altre.
Genere: Commedia, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Aprile

Finalmente un po' di sole caldo, dopo tante giornate gelide Rin era felice di potersi finalmente godere un po di tepore e  raggi solari.
Da qualche giorno poi avevano rimesso qualche tavolino all'esterno della caffetteria segno che la bella stagione stava arrivando.
Ma questa non era l'unica cosa a rallegrarla; quella domenica avrebbe preso il treno e sarebbe andata a Kyoto per la fiera delle nuove tecnologie, dopo che Sesshomaru le aveva consigliato di andarci si era informata su treno, biglietti e padiglioni.
Aveva già comprato il biglietto online, letto le varie presentazioni e stilato una lista dei padiglioni che voleva vedere visto che aveva una giornata scarsa per vederli.
La fiera durava in totale 4 giorni, da venerdì a lunedì e lei aveva a disposizione circa un giorno per vedere quante più cose possibile.

Kosuke poi l'aveva informata che anche lui sarebbe andato per lavorare al padiglione delle fibre ottiche e della fotografia.
Così aveva stampato la cartina e disegnato un percorso e i tempi medi di permanenza in ciascun padiglione.
Avrebbe cominciato da quello  dei motori e i nuovi mezzi di trasporto, più impegnativo secondo lei e quindi bisognoso di una mente fresca; poi sarebbe andata nel padiglione delle fibre ottiche dove c'era Kosuke e si sarebbe fermata a mangiare un boccone poi da li sarebbe andata nel padiglione della robotica ed infine, quello che le interessava maggiormente, quello dedicato all'ambiente e alle nuove forme di tecnologie di ecosviluppo nel campo delle industrie e dell'edilizia.

Erano anni che voleva andare a vedere quella fiera ma rimandava sempre, finalmente si era decisa grazie anche a Sesshomaru.
Sorrise tra sé a quel pensiero, erano quasi due mesi che frequentava la caffetteria e anche se all'inizio non sapeva bene come interagire con lui, con il tempo aveva imparato a capire i suoi silenzi e i suoi sguardi e non poteva fare a meno di sentirsi soddisfatta dei risultati.
Il fatto che poi le avesse rivolto la parola di sua iniziativa era già di per se una conquista.
Si sentiva soddisfatta quando riusciva a far sentire a proprio agio i suoi clienti.

Ora restava solo un problema da risolvere.... quello dell'allarme.

Si era informata su siti e forum vari e alla fine aveva optato per un modello wirless che consisteva nel collegare due calamite sopra la porta così che quando la porta venisse aperta le calamite si separassero e scattasse l'allarme “silenzioso” inviandole una chiamata registrata sul cellulare se non veniva inserito il codice entro un minuto e che chiamasse in automatico la polizia se non fosse stato disinserito entro 4 minuti.

Per spegnerlo bastava inserire un codice di sicurezza come qualsiasi apparecchio.

Aveva già pensato a tutto. Avrebbe messo la tastierina dietro la porta dove c'erano appesi giacche e cappotti cosi nessuno se ne sarebbe accorto e avrebbe messo le due calamite all'interno della porta una sullo stipide e una sulla superficie cosi bastava una minima apertura e il timer sarebbe partito all'istante.
Unico problema??? essendo inviato dall'estero sarebbe arrivato tra 18 interminabili giorni e la notizia non la entusiasmava per niente.

Era già più di una settimana che dormiva chiusa a chiave nella sua camera come una prigioniera.
Non avendo mai pensato che potessero servirle le chiavi di camera sua e dello stanzino-studio le aveva messe in un cassetto e aveva impiegato un intero pomeriggio a trovarle, questo perchè aveva sempre la testa tra le nuvole ed una memoria imbarazzante.

Poteva chiedere  a Kagome di farglielo spedire personalmente ma l'idea di far allarmare la sorella anche solo in minima parte non la entusiasmava per niente.
Così per ora avrebbe tenuto la guardia alta e nel caso, avrebbe potuto chiedere aiuto a Kosuke se fosse successo qualcosa di grave.

:-:-:-:-:-:-:-:-

-Dico solo che saresti potuto essere un po' più educato con il mio capo, questa volta se ti capita di incontrarlo cerca di essere un po' più.... “socievole” diciamo.....-
Sesshomaru non ne poteva più, ma cosa avevano tutti di punto in bianco con il suo modo di fare?? era sempre stato cosi, perchè ora se ne venivano tutti fuori con questa storia??

Erano giorni che Kagura lo assillava su qualunque cosa, non gli dava un attimo di tregua, anche ora che erano seduti in macchina diretti verso Kyoto lo stava assillando. I suoi poveri timpani ne sarebbero usciti storditi.
Anche adesso che non la stava ascoltando continuava a parlare a ruota libera, iniziava davvero a non sopportare le donne senza freni alla lingua.

A quel pensiero un'immagine si affacciò nella sua mente -una bella ragazza dai capelli neri e un sorriso luminoso, anche lei chiacchierava tanto; però a differenza di Kagura lei non usava quel tono da saccente, non imponeva i suoi discorsi come se tutto ruotasse intorno a lei e non cercava ogni mezzo per cavargli due parole di bocca.

Kagura, nonostante stessero insieme da anni era riuscita ad intuire solo rare volte i suoi pensieri o i suoi bisogni, mentre Rin per quanto potesse sembrarle solo una ragazzina ingenua era riuscita a capire subito il suo stato d'animo, ricordava ancora la prima sera, gli aveva detto che sembrava aver bisogno di qualcosa di amaro... la sua empatia e la sua sensibilità lo avevano colpito in un modo che neanche lui sapeva spiegarsi, da allora ogni volta che andava sapeva sempre farlo sentire a suo agio e tranquillizzarlo e cercare di anticipare i suoi pensieri si era rivelato impossibile, sorrise tra sé a quel pensiero, non era mai invadente per quanto si ostinasse a parlare non lo assillava come stava facendo Kagura in quel momento
– Sesshomaru, Sesshomaru mi stai ascoltando? - Sesshomaru si voltò a guardarla – sei cosi distratto in questi ultimi tempi tesoro mio- assorto in quei pensieri non si era neanche accorto che aveva smesso di parlare. Non sapeva per quale motivo ma una parte di lui sperava di poter rivedere presto quella ragazzina, magari proprio alla fiera che si sarebbe tenuta quel weekend.

Ad un certo punto si riscosse – ho mal di testa Kagura, ti spiace smetterla di assillarmi almeno per il tragitto?- Kagura sospirò sconsolata- lo so Sesshomaru ultimamente le cose non stanno andando bene ma vedrai che dopo la fiera andrà tutto per il meglio “come sempre”, tornerà tutto come prima e scusami se ti sto assillando con questi problemi anch'io sono preoccupata- Sesshomaru a sentire quelle parole si rilassò un po', per quanto Kagura potesse essere insistente capiva quando aveva raggiunto il limite e lo lasciava in pace
-cerca di riposare, con l'auto ci vogliono un paio d'ore in più per arrivare- per tutta risposta Kagura abbassò di poco il sedile e chiuse gli occhi, non gli rispose sapeva che non sarebbe servito e che avrebbe solo rischiato di farlo arrabbiare e chiudere ancora di più.

Tutto quello che Kagura voleva era una storia d'amore, una relazione stabile e qualcuno su cui poter contare e progettare una vita insieme. Sesshomaru poteva darle protezione, stabilità e una certa dose di affetto..... ma non amore.
“Amore” quello romantico e sdolcinato con la A maiuscola.
Lei lo aveva amato un tempo ma era un amore più simile a venereazione e riconoscenza per averla aiutata in un momento di difficoltà e la passione bè... quella c'era sempre stata, ma non l'amore e con il tempo Kagura si era rassegnata e si era fatta andare bene quella situazione ma negli ultimi quattro mesi, dalle feste di Natale, aveva avvertito uno strano senso di vuoto e malinconia che non era riuscita a colmare nemmeno con la vicinanza di Sesshomaru.
Lui era sempre gentile con lei, le portava dei fiori anche se a lui non piacevano perchè lo trovava inutile ma lei li apprezzava e così lui cercava di accontentarla.
Amava quel suo lato “quasi” dolce che si sforzava di tirar fuori per lei ma ultimamente non le bastava più e quindi si sfogava lamentandosi e cercando di fargli capire ma senza successo, anzi sembrava quasi più distaccato del solito e questo non faceva che ferirla.
Con questi pensieri cadde in un leggero dormiveglia.

Intanto di fianco a lei Sesshomaru si sentiva in colpa.
Stava con Kagura da un bel po' di tempo e di certo non voleva ferirla o mancarle di rispetto, men che meno comportarsi come suo padre si era comportato con sua madre, lasciandola per stare con un altra donna, sebbene sua madre non lo avesse dato a vedere il fatto di essere stata lasciata dal marito l'aveva offesa parecchio.

La famiglia di suo padre portava tratti di albinismo nel suo albero genealogico e nonostante fosse considerato un “difetto genetico” grazie al potere acquisito dalla famiglia NoTaisho molti lasciavano cadere questo dettaglio in secondo piano pur di conquistarsi i loro favori.

Sesshomaru ricordava bene le voci di corridoio quando era piccolo, la gente che mormorava alle loro spalle: una nobildonna, una delle ultime appartenenti alle più illustri famiglie del Giappone, così legate alle tradizioni aveva rotto ogni tabù sposando un ricco uomo d'affari la cui famiglia portava chiari segni di albinismo (come se fosse una malattia o un peccato).

La speranza che il loro primo genito nascesse sano era stata infranta appena era stato dato alla luce. Anche per questo suo padre gli diede quel nome, un nome forte e pericoloso così da incutere timore e rispetto, ma sua madre era di tutt'altro avviso e per quanto amasse il figlio e glielo dimostrasse qualche rara volta in privato, di fronte al pubblico e in casa era sempre stata fredda ed impassibile insegnando a lui a fare lo stesso, insegnandoli a proteggersi dalla cattiveria del mondo.

L'abbandono di suo padre era stata solo una macchia in più sul buon nome della famiglia Musaraki no Tsuki, la casata della luna viola.

Oltre ad avergli dato un figlio difettoso l'aveva anche umiliata lasciandola per un'altra donna.
Sesshomaru era ancora piccolo ma aveva odiato il padre, non tanto per averlo abbandonato ma per aver fatto soffrire sua madre e non essere stato in grado di proteggerla come meritava, come lei  aveva da sempre fatto con lui.

Da quel momento Sesshomaru si era impegnato diventando così uno dei più giovani dirigenti delle società di famiglia. Era  una vera soddisfazione incontrare membri della famiglia di sua madre a qualche convegno e vedere la deferenza e il timore che provavano nei suoi confronti.

Quando poi suo padre gli aveva detto che si sarebbe sposato la notizia l'aveva ferito ma non l'aveva dato a vedere, non voleva concedergli di vedere oltre quella maschera seria ed impassibile che si era autoimposto. Quando poi a dieci anni aveva conusciuto il suo nuovo “fratellastro” voleva odiarlo come voleva odiare la donna che glielo aveva portato via ma non c'era riuscito.

­-_-_-_-_-

Suo padre l'aveva portato nella sua nuova casa per un weekend in accordo con sua madre e gli avvocati del divorzio.
Lo aveva accompagnato nella stanza del suo fratellino e lui come sempre non aveva dato segni di emozione. La nuova moglie di suo padre teneva in braccio un cosino piccolo piccolo che piangeva, appena i loro sguardi si incrociarono il piccolino smise di piangere e Sesshomaru rimase sorpreso da quel cosino così piccolo che era il suo nuovo fratellastro.

Una cosa l'aveva però colpito.
Lui non era albino, non era nato “difettoso”.
Forse era per questo che suo padre se ne era andato ed aveva voluto un altro figlio, perchè non voleva vivere con un bimbo difettoso. Non ci aveva mai pensato ma il pensiero che la sofferrenza di sua madre fosse anche colpa sua gli fece corrugare un po' la fronte.

Izayoi se ne accorse -Inu, caro mi andresti a prendere il biberon con il latte in polvere per il piccolo e mi raccomando stai attento a non scaldarlo troppo- suo padre non disse niente e si allontanò.
-avvicinati... stà tranquillo non morde, vedi non ha ancora i denti- Sesshomaru lo guardò perplesso- e come fa a mangiare se non ha i denti- chiese in maniera molto imbronciata- fino a che non gli cresceranno i dentini berrà latte e pappette- lui fece una faccia un po' disgustata e Izayoi rise- si infatti immagino, ma vedi i bambini piccoli fino a circa un anno e mezzo non sentono i sapori quindi anche se per noi non sono buoni loro non se ne accorgono – distese la fronte e tornò a guardarlo.
Izayoi prese a cullarlo e il piccolo piano piano si calmò- vuoi prenderlo in braccio?- Sesshomaru fece segno di no con la testa- tranquillo non ti fa niente- fece accomodare Sesshomaru sulla sedia accanto a lei- ecco tieni un braccio qui e l'altro sotto cosi, ce la fai?- altro segno d'assenso- bene se è troppo pesante dimmelo- lo tenne in braccio per qualche minuto, sentendolo così leggero e fragile tra le sue braccia, poi lei dovette accorgersi che iniziavano a fargli male le braccia perchè lo riprese e lo mise nel lettino.

Lui invece si sentiva frastornato da tutto quello che era successo, voleva odiarli ma non ci riusciva
– sai Sesshomaru sei davvero un bel bambino e spero che Inuyasha diventi bello come te quando sarà grande e visto che ora sei un fratello maggiore potrai insegnarli tutto quello che vuoi-
lei fece un sorriso dolce e lui si volto a guardare quel bambino dai folti capelli neri e la carnagione cosi colorita rispetto alla sua tanto pallida -io sono albino- a quelle parole Izayoi rimase colpita – e con questo? Solo perchè avete pigmentazioni, colori, diversi non vuol dire che ci sia qualcosa di male- la famiglia della mamma dicono che sono segni difettosi- disse con semplicità, senza emozioni o rammarico, una semplice constatazione.

Ad Izayoi si strinse il cuore nel sentire quelle parole, voleva abbracciarlo ma sapeva che non amava le effusioni – non è vero Sesshomaru, forse molti secoli fa ma ora non è più così, ascoltami- e cosi dicendo lo riportò a sedersi accanto a lei sulla sedia guardandolo dritto negli occhi sperando di fargli capire tutta la sua serietà - molto tempo fa le persone sapevano poco del mondo e consideravano malvagio o sbagliato tutto ciò che è diverso ma ora con le nuove tecnologie, internet, i giornali la gente è più informata e ti posso assicurare che nessuno qui ti reputerebbe mai difettoso, sei un bambino molto speciale e non è il colore dei capelli o degli occhi a fare di te una persona “sbagliata”- ci fu silenzio e Izayoi sperò di aver fatto capire a quel bambino ciò che aveva tentato di spiegargli -la famiglia di mia madre non la pensa così- e tu lasciali pensare quello che vogliono e dimostragli che si sbagliano, sei figlio di tuo padre e sono certa che quando sarai grande la famiglia di tua madre rimpiangerà di aver pensato quelle cose cattive- Sesshomaru dovette trovarsi daccordo con quelle parole perchè annuì vigorosamente -diventerò forte come papà – Izayoi lo guardò e sorrise piena d'affetto – sono certa che un giorno lo sarai anche di più – non volendo allungare troppo le confidenze Izayoi disse- scendo a cercare tuo padre, ti va di controllare Inuyashafinchè non torno?- per tutta risposta lui si sposto vicino al lettino e si mise a fissare il suo nuovo fratellino.

Rimasto solo pensò che in fondo, non avrebbe fatto un torto a sua madre se avesse passato un po di tempo con lui. Solo un pochino.
Per suo padre non era un bambino difettoso e avrebbe trovato il modo di dimostrarlo anche alla famiglia di sua madre.

Si riscosse da quei pensieri rendendosi conto di essere vicino a Kyoto, per il momento si sarebbe occupato del suo lavoro poi avrebbe pensato a come sistemare il suo rapporto con Kagura e per quanto riguardava quella ragazzina, avrebbe dimenticato ogni strano pensiero superfluo e l'avrebbe ignorata così come ignorava la maggior parte delle persone al di fuori della sua famiglia.


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Arrivò la tanto attesa domenica.

Rin non stava più nella pelle, quella mattina si era alzata presto e aveva preso il treno per Kyoto. Meno di quattro ore e si trovava davanti all'ingresso della fiera, era agitatissima e nonsmetteva di muoversi dall'emozione continuando a saltellare, guardandosi in giro, controllando la cartina.

C'era un sacco di gente, sembrava un fiume in piena e il baccano nell'ingresso principale era quasi assordante.
Finalmente le porte si aprirono e la gente cominciò ad entrare, per quanto Rin fosse emozionata lasciò entrare un po' di gente e poi si avviò con calma verso il padiglione delle auto e motori.

La mattinata passò in fretta, Rin si sentiva euforica ed emozionata, quasi stordita da tutte quelle nuove informazioni e la sua euforia da bambina era visibile. Passava da uno stend all'altro e faceva foto a raffica, prendendo brochure su argomenti che reputava interessanti cacciando tutto nello zaino.
Prima di pranzo si fermò nel padiglione dove lavorava Kosuke e si fermò a salutarlo.

Passarono un po' di tempo insieme e ne approfittò per farsi spiegare qualcosa sulle fibre ottiche ed il loro utilizzo. Era passata da un pezzo l'ora di pranzo così decise di fermarsi a mangiare qualcosa prima di andare nel padiglione della robotica e già che c'era ne approfittò per fare un salto al bagno per darsi una controllata.

Quel giorno aveva voluto vestirsi comoda con jeans, scarpe da ginnastica, maglia a farfalla grigio scuro che le lasciava una spalla scoperta e una giacchetta di jeans nera aperta, capelli sciolti e zainetto piuttosto grande rosso. Si guardò allo specchio e sorrise, era davvero una bella giornata. Uscì dal bagno e si avviò verso il padiglione della robotica.

Rin resto sbalordita dalla sorpresa, quel padiglione era assurdo.... c'era ogni genere di invenzione meccanica, a momenti le si staccava la mascella.
C'erano invenzioni che non capiva come le mani che applaudivano o quelle che giocavano a pin-pong ma poi pensò che doveva essere una dimostrazione dei sensori e delle capacità cognitive dei robot.
Altre invenzioni erano adorabili come i cuccioli o i droni oppure come le sonde da ricerca per aiutare durante i disastri ambientali e più si avvicinava al padiglione legato all'ambiente più differenze di droni e sonde c'erano.
La fiera era strutturata in modo che in qualunque direzione andassi i temi dei padiglioni finivano con il collegarsi, come in quel caso.

Era finalmente arrivata al padiglione delle invenzioni ecosostenibili quando dei bambini le arrivarono addosso e uno finì con il pestarle un piede -ahia!- mi scusi mi scusi- dovevano essere i genitori- non si preoccupi capita- disse ma già i genitori inseguivano i figli verso le dimostrazioni dei cani robotici- bambini qui!!! venite qui! E fate piano che non voglio perdervi...
Rin sorrise a quella scena e si abbasso ad allacciarsi la scarpa proprio in quel momento senti qualcuno gridare – Attenta attenta!!!- non fece in tempo a girarsi che senti un dolore propagarsi alla testa, la vista si offuscò e senza rendersene contò senti il freddo del pavimento sul viso.
Non svenne ma si senti molle e confusa e avvertì che qualcuno impartiva ordini.
Le girava tutto e non capiva cosa le fosse successo.

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Sesshomaru stava girando per il padiglione che esponeva i progetti della sua azienda.
Aveva appena finito di pranzare con Kagura e l'aveva lasciata tornare al suo lavoro mentre lui tornava alla sua postazione per controllare che fosse tutto in ordine.

Per questa fiera erano andati lui, Jaken, Mimiko, Aichii e Taku tre suo collaboratori che avevano il compito di informare le persone sui loro lavori.
Stava passeggiando verso lo stand quando la sua attenzione fu attirata da una voce – non si preoccupi capita- e lì l'aveva vista, in un primo momento aveva faticato a riconoscerla senza la divisa, il grembiule e i capelli legati ma era lei. Lei era qui, a pochi metri da lui. Rin.
Si era inginocchiata per allacciarsi una scarpa quando qualcuno aveva urlato, non aveva fatto in tempo a girarsi che era stata colpita in pieno da uno di quei cani da riporto robotici.

Sesshomaru si precipitò subito da lei preoccupato.
- spostatevi- le si era ammassata intorno una piccola folla e di questo passo l'avrebbero soffocata -spostatevi- ripetè per l'ennesima volta, finalmente la vide.
Aveva la fronte corrugata e gli occhi chiusi ma non sembrava riportare danni seri. Le sollevò delicatamente la testa e la fece appoggiare alla sua spalla, le passo una mano sotto le ginocchiae la sollevò quanto più delicatamente possibile – Jaken – si signore- chiama i paramedici e falli venire qui- si certo subito – detto ciò chiamò al cellulare il numero interno.
Sesshomaru l'adagiò su una delle panchine di cemento assicurandosi che non cadesse, Jaken intanto aveva recuperato il suo zainetto e fissava il suo capo che guardava con un certo cipiglio la ragazzina  – ditemi signor Sesshomaru voi conoscete questa ragazzina- Sesshomaru non rispose e Jaken non osò indagare oltre.
La stava fissando e lo sapeva bene, si era seduto sul bordo della panchina e studiava il suo viso corrucciato. Era preoccupato. Aveva preso una bella botta.

Ad un certo punto lei strizzò gli occhi tentando di aprirli ma i neon dovevano darle fastidio, lui le si parò davanti cosi da permetterle di aprirli e gli posò una mano sulla guancia, fu in quel momento che aprì gli occhi per guardarlo.

Rin:_:_:_:_:_:

Si era sentita sollevare e adagiare su qualcosa di duro, qualcuno era seduto accanto a lei. Cercò di aprire gli occhi ma la luce dei neon le dava fastidio allora la figura si parò  davanti alla luce e lei potè finalmente aprire gli occhi.
Rimase folgorata dalla vista dell'uomo che le si parava di fronte. Alcune ciocche candide erano scivolate dalle spalle di lui e le cadevano attorno, brillando come il taftà di seta a causa delle luci forti, sembrava preoccupato così parlò sperando di riuscire a calmarlo-

-Ciao signor Sesshomaru come stai?- lui la guardò stupito -io molto bene e tu? - lei gli fece un caldo  sorriso -anch'io.
 
Al sentire quell'affermazione si tranquillizò e lasciò che la sua mano indugiasse ancora un po'. Aveva una pelle davvero morbida.

Jaken guardava la scena con tanto d'occhi, non solo il suo capo aveva aiutato quella ragazzina ma sembrava addirittura che si conoscessero. Sesshomaru era ancora leggermente chinato su di lei con una mano sulla guancia – cosa è successo?- chiese e Jaken a quel punto si sentì di rispondere come faceva sempre al posto del suo capo – sei stata colpita da uno di quegli infernali cani-robot, qualche sconsiderato deve aver tirato il freesbe fuori dalla zona di prova, il robot lo ha inseguito e ti ha centrato in pieno, dei veri incosc...- stava continuando il suo monologo quando fu interrotto da un'occhiataccia di Sesshomaru. Rin strizzo gli occhi per la luce e provò ad alzarsi, Sesshomaru l'aiuto e in quel momento arrivarono i paramedici -ci hanno chiamato per un'emergenza- si un robot l'ha colpita alla testa- Sesshomaru si spostò e lasciò lavorare i paramedici, era silenzioso e dopo quelle brevi parole con Rin non aveva proferito parola, Jaken dal canto suo non si era mosso teneva ancora lo zaino della ragazza e spostava lo sguardo da lui a lei.

Sentendosi osservato Sesshomaru disse -Jaken- Si signor Sesshomaru? -torna allo stand e controlla che sia tutto in ordine se ci sono problemi avvisami- subito signor Sesshomaru – detto ciò lasciò lo zaino e scappò via di corsa.

Finito di accertarsi che stesse bene i paramedici si allontanarono -mi raccomando se dovesse sentirsi male o avvertire nausa e giramenti di testa vada alla postazione di prontosoccorso più vicina- certamente vi rigranziò -arrivederci-.
Rin si voltò e fu sorpresa di vedere ancora lì Sesshomaru con in mano il suo zainetto, si alzò e gli andò in contro tutta felice -ti ringrazio per avermi aiutata- Sesshomaru la fissava immobile -non sapevo che saresti venuto anche tu, certo che è una bella coincidenza incontrarsi in mezzo a tutta questa gente- stavo andando al mio stand quando ti ho vista – hai uno stand qui ma è fantastico- Rin sorrise raggiante- dove stavi andando?- avevo appena finito di guardare il padiglione della robotica, stavo andando a quello delle nuove tecnologie eco-sostenibili- bene ti accompagno – oh no non serve avrai da fare immagino- il mio stand è in quel padiglione- si limitò a dire e Rin tutta contenta mise in spalla lo zainetto e lo seguì.

Arrivati nel padiglione Rin rimase affascinata.
Era enorme, semplicemente stupendo- wow è meraviglioso- se vuoi ti posso accompagnare- sicuro? Non vorrei disturbarti sarai molto impegnato – non dire stupidaggini Rin – Rin rimase basita dalla sua risposta ma era troppo contenta di poter avere accanto un esperto che le illustrasse le varie esposizioni per quanto non potesse definirlo esattamente un cicero- Grazie mille – detto ciò si incamminarono.

Non sapeva perchè si era offerto volontario, fare da guida turistica ad una ragazzina che probabilmente ne sapeva poco o niente non era da lui. Liquidò la cosa semplicemente dicendosi che lo faceva per assicurarsi che non stesse male per la botta che aveva preso.

Passarono insieme diverse ore e né Rin né Sesshomaru sembrarono accorgersene. Era rimasto colpito dalla sua energia e dal suo entusiasmo, sembrava una bambina ad un parco giochi il modo in cui spalancava gli occhi, il sorriso che non accennava a sparire e l'euforia con cui parlava delle varie invenzioni, si era scoperto molto colpito dalla sua preparazioni su diversi argomenti
- questi sono pannelli solari, caspita come sono sottili, sai Sesshomaru ho sentito che stanno studiando un nuovo tipo di pannello solare “trasparente” è vero? - si è vero – lei sorrise tutta contenta – bene credevo me lo avessero detto per prendermi in giro, io invece trovo sia una cosa fantastica così ogni casa potrebbe avere finestre con pannelli solari, sarebbe fantastico- oppure ancora – wow quello è un modellino di eco villaggi giusto?- Sesshomaru restò sorpreso- si stiamo progettando insieme a vari comuni di far costruire case già a basso impatto ambientale -mi sembra giusto è più facile far cambiare idea alle persone se gli si presenta qualcosa di già fatto, molti vorrebbero cambiare ma non lo fanno per paura dei costi, dei lavori o per semplice “non voglia” perchè al solo pensiero gli sembra troppo impegnativo, mettergli davanti qualcosa di già utilizzabile semplificherebbe molto la possibilità di scelta- si scoprì daccordo con il suo ragonamento, che poi era lo stesso che aveva elaborato lui per il suo progetto, così finì con l'illustrarle le varie differenze dei prototipi presenti alla fiera.

Si avviarono verso lo stand di nuovi carburanti – quella cos'è? - quella è un nuovo tipo di benzina, estratta da alghe che crescono nei nostri oceani- ho letto un'articolo qualche anno fa sull'argomento e devo ammettere che era davvero interessante anche se purtroppo tra i test e le progettazioni, per non parlare dell'immissione sul mercato, prevedevano un lavoro molto lungo ancora- Rin- si?- come fai a sapere tutte queste cose?- mi piace leggere, poi lavorando in una caffetteria si parla un po' di tutto quindi....- capisco-

Sesshomaru la stava fissando da un po' ormai; forse era meglio se si dava una calmata sapeva che la sua eccessiva euforia poteva essere snervante dopo un po' -tutto bene?- chiese lui -si certo, perchè? - ti sei calmata di botto – ah no no è solo che non volevo stressarti so che a volte posso essere un po', come dire, sfibrante – rise – non lo sei, conosco persone molto più fastidiose senza che facciano niente- Rin sorrise di nuovo, contenta che le sue preoccupazioni di poco prima si fossero rivelate errate.

-ti va un tè? - Sesshomaru la guardò in tralice dal suo metro e novanta- e fece un segno d'assenso così si avviarono verso un chioschetto di tisane bio.
Presero un tè ai frutti rossi e mela e due fette di torta.

Questo tè è buonissimo- anche i vostri non sono male -Rin sorrise per quel complimento così velato, forse si vergognava a fare complimenti troppo espliciti -sono contenta grazie-. Finirono la merenda in silenzio, finchè un uomo dai capelli lilla pallido e occhi scuri non si avvicinò -bene bene ma guarda chi si rivede tra i comuni mortali Sesshomaru- il modo in cui trascino le “s” nel suo nome fece venire la pelle d'oca a Rin -Shishinki – disse lui a mò di saluto -e chi abbiamo qui, non mi dirai che hai lasciato la tua bella fidanzata per stare con una ragazzina, stessi gusti di tuo padre?- a quelle parole Rin notò una certa espressione di fastidio? Disappunto? Sul viso di Sesshomaru- cosa vuoi Shishinki?- o niente solo salutarti mi hai completamente evitato in questi giorni tant'è che pensavo non fossi venuto, ho saputo che il contratto con i Coudurrier e la Yoshiiji non è andato a buon fine..... finalmente qualcuno si è accorto di che razza di gentaglia siete. Dimmi, la tua bella accompagnatrice sa con che razza di farabutti si accompagna? - se sei venuto qui solo per parlare a vanvera puoi anche andartene Shishinki. -
la sconfitta brucia non è vero?- a quel punto si girò verso Rin che aveva un'espressione tranquilla mentre sorseggiava il suo tè e fissava quei due concentrata, come se fosse davanti ad una fiction  – dimmi carina, quante bugie ti ha raccontato Sesshomaru? Immagino ti avrà riempito la testa con un mucchio di frottole solo per fare bella impressione- Sesshomaru si irritò ulteriormente, nessuno poteva screditarlo o umiliarlo in quel modo men che meno di fronte a Rin – nessuna- rispose lei tranquilla e sicura, entrambi rimasero sorpresi a sentire quelle parole – ah si? Ne sei certa? - ovvio- portandosi la tazza alle labbra- cosa ti da tanta certezza ragazzina? - so riconoscere le bugie quando ne sento una- ah ma davvero e cosa ti da tanta sicurezza? - conosco le persone- lui parve irritarsi ma in quel momento arrivarono due uomini.

Sesshomaru si maledì in quel momento, la situazione non faceva altro che peggiorare accidenti, ci mancavano solo il signor Coudurrier e suo padre in un momento come quello.
Poteva sbrigarsela da solo e poi non voleva che conoscessero Rin.

-ma davvero?- Rin posò la tazza e lo guardò dritto negli occhi- conosco un centinaio di persone ogni giorno e ho avuto a che fare con persone di tutti i tipi con il mio lavoro, forse sarò un po' ingenua e non saprò riconoscere le persone cattive, però so riconoscere quelle buone e sono certa che il signor Sesshomaru non mi abbia mentito- stupida ragazzina sei venuta al mondo ieri e pensi di impressionarmi con qualche frasettina fatta? Sei proprio ingenua come dici- Rin aveva ripreso a sorseggiare il suo tè tranquillamente e a guardare Shishinki per nulla turbata dalle sue parole, per esperienza se qualcuno si scaldava a quel modo c'era qualcosa sotto e poi non voleva sembrare maleducata agli occhi di Sesshomaru.

A quel punto intervenne un uomo - Shishinki cosa ci fai qui?- lui si voltò – ah Inu... ma che piacere vederti, ancora qui a difendere tuo figlio?- Sesshomaru inarcò un sopraciglio visibilmente scocciato – come se ne avessi bisogno con uno smidollato come te- la tensione era palpabile, l'elettricità della situazione fece pizzicare il naso a Rin che aveva appena appoggiato la tazza vuota sul tavolino.

-siete solo dei ladri, il prototipo dei pannelli solari notturni era mio e voi me lo avete rubato- sciocchezze- disse l'uomo più alto, aveva una voce profonda e i capelli grigi raccolti in una coda alta e due occhi castano dorati molto profondi, per essere un uomo cosi in là con gli anni era davvero affascinante- certo ma comunque non siete bravi quanto me visto che i vostri prototipi sono più costosi dei miei e poi io sono riuscito a regalare i miei prototipi per una campagna di lancio pari al doppio della vostra quindi potete dire quello che volete ma resterete sempre un passo indietro – sorrise soddisfatto
– e come ci riesce?- si voltarono tutti stupiti verso Rin, quattro paia di occhi la fissarono sbalorditi, Sesshomaru sembrav teso -e secondo te io vengo a dirti come faccio ad una ragazzina che se la fa con quello quello che mi ha soffiato il progetto?- a Rin salì la pressione alle stelle, ma come si permetteva quell'arrogante tinto di fresco- tanto per cominciare io non me la faccio con nessuno damerino da strapazzo, io e il signor Sesshomaru ci conoscamo di vista, sono stata colpita in pieno da un cane robotico ed è stato così gentile da assicurarsi che stessi bene e ti posso assicurare che ho una migliore opinione di me stessa che andare a letto con il primo che capita, secondariamente – fece un respiro profondo e tornò al suo solito sorriso di cortesia che usava con i clienti più fastidiosi cercando di essere il più educata e chiara possibile (nessuno si permetteva di farla passare per una poco di buono e ne usciva con l'orgoglio illeso) - le ho solo chiesto come fosse possibile, perchè mi pare ovvio che ci sia qualche conto che non torna- e tu cosa ne sai, sei solo una ragazzina – sputò con disprezzo.- so fare due più due signor Shishinki e ho anche buona memoria per le cose che mi interessano.
Tanto per cominciare la differenza sostanziale, a parere mio e mi corregga se sbaglio, sta nel fatto che i due pannelli solari sono di dimensioni differenti.
Quelli che ho visto con il signor Sesshomaru sono molto più sottili, quindi leggeri immagino e sopratutto misurano più centimentri in altezza e lunghezza, senza contare che da quanto ho notato sui loro c'è il marchio che hanno tutti i prodotti che vengono fabbricati in giappone mentre gli altri tre modelli a fianco no e se volessi aggiungere un dettaglio che mi ha fatto presente Sesshomaru poco fa loro stanziano ai differenti comuni che costruiranno nuove abitazione fondi per poter mettere fin da subito impianti solari.
Quindi anche se lei “regala” pannelli, a meno che non viva di beneficenza, le persone che potranno usufruirne saranno molto inferiori rispetto a quelli che aiuteranno loro vendendoli ad un prezzo comunque ragionevole e mi creda... lo so perchè un anno fa mi sono documentata perchè volevo installarli in casa mia.
Quindi direi che non c'è alcun segreto su come riusciate a fare prezzi così concorrenziali e visto come mi sta guardando non credo abbia granché da obbiettare.-

Shishinki era diventato rosso dalla rabbia e tremava visibilmente.

La stavano fissando tutti e quattro, Sesshomaru visibilmente colpito e l'uomo più alto aveva l'accenno di un sorriso sulle labbra per averlo zittito.
A quel punto Rin si alzò e si voltò per andare verso la cassa.

Successe tutto in un secondo, Shishinki si lanciò verso di lei afferrandola da dietro -tu stupida ragazzina impertinente...- non fece in tempo a finire la frase che Rin si lasciò scivolare passando sotto le sue gambe sbucò dietro Shishinki piegò le ginocchia al petto e spinse i piedi dietro le ginocchia di lui facendogli perdere l'equilibrio e cadendo in avanti verso un tavolino con un tè che gli si rovesciò addosso.

Rin si rialzò agilmente prima ancora che Shishinki avesse toccato terra spolverandosi i vestiti (i corsi di autodifesa che aveva preso con Sango e Kagome ai tempi avevano dato i suoi frutti e pensare che ai tempi li aveva trovati inutili) lui fece per rialzarsi e tornare da lei ma fu fermato da Sesshomaru e suo padre.
Non vedendo via d'uscita sbuffò qualche imprecazione contro di loro e se ne andò, si girarono tutti verso Rin che aveva appena pagato i tè e la torta alla cassa lasciando una mancia per il disturbo.
-che stai facendo?- ti sto offrendo la merenda- Sesshomaru inarcò un sopraciglio visibilmente irritato – non ce n'era alcun bisogno- vedilo come un modo per ringraziarti per avermi soccorso questo pomeriggio ed aver perso con me il tuo tempo a spiegarmi i vari stand... e prima che tu dica altro sappi che l'ho apprezzato davvero molto, grazie- gli disse sorridendo sincera.
Sesshomaru la guardò serio- non c'era bisogno, come hai ben capito non ho problemi di soldi- uff… infatti non è per un problema di soldi era semplicemente un gesto per ringraziarti- spiegò lei seria alzando di qualche ottava la voce, poi si calmò e disse- vorrà dire che se dovvessi trovarti io privo di sensi in giro mi offrirai il pranzo- disse sorridendo prendendolo palesemente in giro.

Inu e Philip li guardavano scioccati, non capivano niente di quella strana situazione.
Sesshomaru da canto suo iniziava ad avere mal di testa per tutti gli sbalzi d'umore che riusciva ad avere quella ragazzina.

Inu cercò di attirare la sua attenzione con un colpo di tosse – perdonatemi signorina non ci hanno ancora presentato, io sono Inu il padre di Sesshomaru e lui e Philip un mio caro amico che viene dalla Francia.- molto piacere io sono Rin – com'è che tu e mio figlio vi conoscete se posso chiedere- lavoro in una caffetteria a Tokyo suo figlio è un mio cliente passa una volta ogni tanto- ah capisco certo, una bella coincidenza trovarsi qui- Inu lanciò un'occhiata carica di sott'intesi a suo figlio che se ne stava rigido accanto alla ragazza, Rin non parve accorgersi del sottointeso- si infatti ero vicino al vostro padiglione quando sono stata atterrata da un cane robotico che mi ha colpito in testa, suo figlio ha chiamato i paramedici- Inu non potè fare a meno di esibire una faccia sorpresa.

A quel punto il signor Coudurrier domandò a Inu in francese – questa ragazzina deve essere molto ingenua- Rin un po' punta sul vivo rispose in francese ( i suoi genitori insistevano affinchè le figlie imparassero bene almeno una lingua straniera, Kagome aveva scelto inglese visto che voleva diplomarsi in America, invece Rin francese perchè è la lingua che si parla per i termini di cucina)
- per quanto io possa essere ingenua signore le posso assicurare che non sono stupida- li guardò entrambi imbronciata con le braccia incrociate, ancora una volta sorpresi tornaro al Giapponese- mi scusi signorina non era inteso in modo offensivo- Rin rilassò le spalle – comunque ti ringrazio per l'intervento di poco prima gli hai reso pan per focaccia – disse Inu -intervento inutile, non c'era alcun bisogno- riprese Sesshomaru – chiedere è lecito, rispondere è cortesia- gli rispose di rimando Rin cercando di usare un tono rilassato ma che suonava più come un rimprovero  – spero solo di non avervi creato troppi problemi, non volevo mettervi nei guai è che proprio non sopporto le persone così arroganti e presuntuose- disse rivolgendosi ai due uomini preoccupata, Inu non potè fare a meno di pensare come avesse fatto quella ragazzina a “socializzare” con suo figlio.
Philip dovette pensare la stessa cosa perchè, rivolgendosi a lei in francese chiese – e come definiresti Sesshomaru?- Rin rimase sorpresa da quella domanda – lo definirei una brava persona, non molto loquace o espansiva ma è stato molto paziente con me oggi, visto che non ho fatto altro che tempestarlo di domande e si vede che mette passione nel suo lavoro, dalle mie parti si dice che i lavori fatti con passione sono i migliori- disse sorridendo.

L'uomo dovette sentirsi soddisfatto da quella risposta perchè le sorrise di rimando.

In quel preciso momento arrivò Jaken seguito da una bella donna con lunghi capelli neri – signor Sesshomaru, signori vi aspettano sul palco per la presentazione- certo arriviamo subito Jaken- disse Inu.
– voi mia cara venite con noi? -Chiese Philip porgendole il braccio a Rin - volentieri ma non potrò stare molto tra meno di un'ora devo riprendere il treno- ah capisco – continuarono a parlare del più e del meno, a tratti in francese a tratti in giapponese.

Sesshomaru dal canto suo li seguì con un espressione accigliata, il signor Coudurrier lo aveva guardato con uno sguardo strano -chissà cosa si erano detti- avrebbe chiesto più tardi delucidazioni a suo padre per ora era meglio concentrarsi sulla presentazione anziché sul bel fondoschiena di Rin  che gli ondeggiava davanti o pensare al modo con cui aveva steso Shishinki poco prima.

Rin era una continua sorpresa, nonché una sfida molto intrigante. Il suo modo di pensare e di rispondere e con cui si lasciava trasportare dai discorsi era davvero affascinante.
Dubitava seriamente di riuscire ad estraniarla dai suoi pensieri, ma per il bene suo e di Kagura doveva almeno provare.

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Sudava freddo ed era scosso dai tremiti in tutto il corpo.
Era tornato dalla fiera da qualche giorno, felice del tempo che era riuscito a passare con la sua Rin, sperava che vedendola di meno la sua ossessione il suo bisogno di averla tutta per sé, di sentire il suo odore o la sua pelle sotto le dita si sarebbe acquietato, invece , gli era bastato vederla meno di un'ora e già avevano iniziato a riproporglisi fantasie nella mente, fantasie inquietanti in cui Rin era sua e si concedeva a lui come solo la sua Rin sapeva fare.
Aveva cercato in tutti i modi di curarsi e di disfarsi di quella febrile sensazione che gli si insinuava sotto pelle, si era documentato, aveva visitato medici e uno psichiatra che gli aveva prescritto farmaci leggeri e sonniferi ma a niente era servito.
La sognava la vedeva ovunque, sentiva il bisogno di lei come dell'aria.

Da quando aveva cominciato a prendere i farmaci e a seguire le sedute la situazione stava diventando tollerabile, quasi nella norma ma poi le aveva detto che sarebbe andato a quella stupida fiera, si erano incontrati, avevano passato del tempo insieme e si era sentito risucchiare di nuovo  nell'oblio.
Per questo motivo in piena notte si era svegliato, aveva messo le scarpe leggere ed i guanti da corsa, la felpa con il cappuccio ed era uscito dal suo appartamento diretto verso la sua tanto agognata meta.

Aveva salito i gradini del piano che li separavano in silenzio senza accendere la luce, aveva inserito la copia delle chiavi di casa sua nella toppa e aveva fatto attenzione a non fare rumore.
Era scivolato dentro silenziosamente e chiusosi la porta alle spalle aveva inspirato profondamente l'odore della casa di Rin misto al suo profumo. Si era sentito galvanizzato, estasiato, finalmente tranquillo. Basta tremori o agitazione, solo per il semplice fatto di essere lì vicino a lei.

Diede un'occhiata in giro pensando che entrare ed uscire gli sarebbe bastato, invece non voleva andarsene, non ancora, prima voleva vederla... solo uno sguardo... per assicurarsi che stesse bene.... dopotutto Rin era sua e nessuno gliel'avrebbe portata via... solo uno sguardo.... bastava abbassare la maniglia e cacciare dentro la testa e poi lasciare tutto come lo aveva trovato e andarsene... lo aveva già fatto altre volte... innumerevoli volte, anche se questo al suo analista lo aveva detto solo come fantasia mai messa in atto.... si avvicinò con cautela alla porta, prese un respiro profondo pregustando il momento in cui avrebbe posato lo sguardo su di lei, mise la mano sulla maniglia fece per aprire la porta ma... non successe niente.

Un brivido gelido misto a consapevolezza lo gelò sul posto, la porta era chiusa a chiave, non avrebbe potuto vederla dormire, non avrebbe potuto guardarla indisturbato protetto dalle ombre poi un lampo di consapevolezza gli attraversò la mente offuscata dalla pazzia.

Perchè mai Rin aveva chiuso la porta a chiave? Non l'aveva mai fatto. Che si fosse accorta delle sue visite eppure era stato attento, non come la prima volta. Che avvertisse che qualcosa non andava? E  se era così perchè non dirglielo allora? Lei si fidava di lui non gli aveva mai nascosto nulla. Era stato l'unico di cui si era fidata la prima volta che aveva avuto il sospetto che fosse entrato in casa sua.

Fiducia  fiducia fiducia.... Rin si fidava di lui e lui cosa stava facendo? Era entrato di soppiatto come un ladro o un maniaco in casa sua e se l'avesse trovato lì l'avrebbe di certo spaventata a morte e se peggio ancora avesse scoperto che era lui si sarebbe sentita tradita e l'avrebbe persa per sempre.
Con un brivido di paura all'idea di perderla ed uno anche peggiore di senso di colpa uscì da casa sua controllando di non aver mosso niente, scese nel suo appartamento, si chiuse la porta alle spalle si levò quei vestiti che portavano l'odore delle sue colpe e si accasciò dentro la doccia singhiozzando sentendosi un viscido verme per quello che aveva fatto passare a Rin.
Era sua amica e doveva accettarlo.

Non si sarebbe più dovuto avvicinare a lei.

Non avrebbe più dovuto fantasticare su una “impossibile” vita insieme.

Si sarebbe allontanato, avrebbe continuato con le cure

e soprattutto MAI e poi MAI sarebbe entrato ancora di soppiatto in casa sua.

 

 

Ringrazio ancora tutti per le recensioni i commenti privati e i consigli spero di stare migliorando e grazie ancora 😄
   
 
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