10.
Una notte Brian si
svegliò all’improvviso, preda di un incubo di cui non ricordava molto.
Ricordava solo che stava osservando un quadro che gli piaceva (forse era un
quadro d’arte moderna o addirittura uno che aveva visto a casa di Riccardo).
All’improvviso la pittura prendeva vita, trasformandosi in un mostro che lo
inseguiva per farlo a pezzi. Non ne era sicuro, ma sentiva che quella persona (o
mostro, se veramente era un essere umano) la conosceva bene, fin troppo bene da
sapere che non doveva fermarsi per nessun motivo. Fin troppo da sapere che se
lo avesse fatto, sicuramente sarebbe finito male.
Lanciò un’occhiata
a Corrado, che dormiva su un fianco. La zazzera di capelli spettinati emanava
un odore di shampoo al cocco, mentre lui sembrava un orsacchiotto abbandonato
da un bambino troppo distratto.
Guardò l’ora sul
cellulare. Le cinque del mattino. Era ancora troppo presto per alzarsi, ma non
per dare il buongiorno a Riccardo.
Buongiorno, tesoro della mia vita. Ti penso, gli scrisse e rimise
il telefono a posto sul suo comodino. Poi si girò su un fianco, dando la
schiena a Corrado, riprovando a dormire.
*****
Circa due ore dopo,
Corrado incominciò a svegliarsi lentamente, mentre Brian ancora dormiva (o
meglio, fingeva). Prima di alzarsi, come ogni mattina, gli diede un bacio sulla
guancia, a cui Brian rispose con un bacetto distratto, poi se ne andò in cucina
a preparare la colazione. Brian allungò una mano per prendere lo smartphone dal
comodino, premette il tasto di stand-by e accese lo schermo, che però non
conteneva alcuna notifica di Whatsapp.
Storse un po’ il
naso, quindi lo rimise al proprio posto e rimase a letto, girandosi sull’altro
lato.
Poco dopo tornò
Corrado, andò alla toilette e si vestì in fretta, poi tornò reggendo una
tazzina di caffè tra le mani, che poggiò sul comodino di Brian.
- Se ti va, te l’ho
preparato, amore – disse soltanto mentre si chinava, regalandogli un
secondo bacio sulle labbra prima di andarsene al lavoro.
Brian continuò a
restare a letto anche dopo che il suo ragazzo se ne fu andato, aspettando.
Che cosa stava
aspettando?
Ovviamente, la
risposta al messaggio che aveva inviato a Riccardo. Pensò che forse era
impegnato, ma era possibile che non riuscisse a trovare un ritaglio di tempo
per guardare il telefono? A maggior ragione ora che era single, quindi in
teoria più libero. In tre occasioni saltò in piedi dall’emozione credendo che
fosse Riccardo a scrivergli: la prima era un messaggio promozionale dall’ottica
che lo invitava ad un controllo gratuito della vista con applicazione delle
nuove lenti a contatto (fu deludente, ma quantomeno si ricordò di essere in
riserva di lenti a contatto, quindi pensò che avrebbe potuto fare un salto
dall’ottico a comprarle); la seconda volta arraffò il telefono talmente in fretta
che quasi gli cadde per rispondere ad una chiamata, ma la voce che gli rispose
dall’altra parte non era quella di Riccardo, bensì di suo fratello Alex, che lo
tenne al telefono un’ora per chiedergli se lui e Corrado avevano intenzione di
partecipare alla festa di Natale in famiglia. Brian ascoltò con disinteresse,
pensando sempre a Riccardo ed a come si era sentito così bene dopo che avevano
fatto l’amore… Dopo quasi un’ora passata a parlare del più e del meno con suo
fratello, gli impapocchiò una scusa lì per lì, dicendogli che non sapeva ancora
cos’aveva intenzione di fare Corrado, al che suo fratello Alex si oppose
dicendo che di solito a Natale era sempre stato libero, ma a quel punto Brian
aveva già deciso di chiudere, dicendo che doveva finire di fare i mestieri in
casa. Suo fratello allora salutò e chiuse la chiamata.
Infine, mentre era
sul divano a guardare la televisione (come al solito senza prestarvi attenzione,
preferendo scorrere su Facebook e Twitter), ricevette un messaggio su Whatsapp.
Carlo.
Come stai, smalfarona?
Svaccata sul divano,
rispose Brian.
Con o senza l’amante?
Senza. Che vuoi?
Niente, qui a lavoro mi sto scassando le ovaie e ho
pensato di scriverti un po’. Non è un bel momento?
Per niente.
Che succede?
Gli ho mandato un messaggio alle cinque e ancora non mi
ha risposto. Ti pare possibile?
Ma sì, che te ne frega, dai… Tanto è uno che ti scopa
ogni tanto, mica il tuo ragazzo.
Leggendo quel
messaggio ebbe un tuffo al cuore, unito ad una sensazione di collera nei
confronti del suo amico Carlo. Gli venne da rispondergli che non capiva un
cazzo e che era per colpa di quelli come lui che il mondo era una schifezza,
perché con il loro egoismo lo inquinavano. Che era un egoista e che non poteva
capire cosa significasse provare amore come lui lo provava per Riccardo. Quando
ebbe finito di comporre il messaggio, si trattenne, per paura di chiamare quel
sentimento col proprio nome e darlo in pasto a Carlo, che ci avrebbe marciato
sopra per benino com’era solito fare.
Quindi lo cancellò,
preferendo evitare di rispondere.
Carlo allora gli chiese
se per caso se la sentisse di accompagnarlo in palestra. Brian rispose che non
era il momento per lui, declinando l’invito. Gli disse che se voleva, poteva venire
a casa sua a tenergli compagnia, ma che se arrivava Corrado non doveva dire
stronzate riguardo a Riccardo altrimenti lo avrebbe ammazzato.
Carlo gli rispose
che quel giorno incontrava un altro ragazzo e che quindi doveva andare a casa
per mettersi in ghingheri. Mi vesto da
maschia come te, gli aveva scritto e Brian aveva capito a cosa si riferiva:
immaginò l’amico vestito con una camicia elegante e coi jeans aderenti. Ai
piedi le scarpe alte bianche da ginnastica con le finiture fosforescenti. Unico
tocco di classe: un po’ di trucco sugli occhi ed un velo di lucidalabbra.
Divertiti,
gli aveva detto, poi aveva messo via il cellulare. Il fatto che Riccardo non
gli avesse ancora scritto era una cosa che gli pesava sul cuore. Non aveva
nemmeno pranzato, preferendo addormentarsi davanti alla TV. Si era risvegliato
con le voci dei protagonisti della sit-com The
Big Bang Theory, la preferita da
Corrado. La guardò per un po’, chiedendosi se a Riccardo sarebbe mai piaciuta
una cosa del genere. Si rispose che probabilmente non aveva lo stesso senso
dell’umorismo di Corrado, e che magari non avrebbe gradito guardare una cosa
del genere.
*****
Il messaggio che
aspettava arrivò alle diciotto e trenta, quando Brian si era deciso ad alzarsi
e farsi una doccia. Si diede mentalmente dell’imbecille perché aveva
dimenticato di portarsi dietro il cellulare (prima regola del fedifrago: mai perdere
di vista il cellulare, anche se sai che il tuo ragazzo non è a casa in quel
momento), quindi lesse il messaggio su Whatsapp.
Ciao cucciolotto, ti chiedo scusa se rispondo solo ora,
ma ho avuto molto da fare e sono stato fuori casa per tutto il tempo. Avevo
dimenticato il cavo e mi era morto il telefono… quando ho visto il tuo
messaggio volevo morire. Povero cucciolotto che ha dovuto aspettarmi per tutto
questo tempo. Perdonami. Mi manchi. Ti penso tanto anch’io. Poi chiudeva con cuoricini e la faccina che mandava i
baci. Brian si sentì di nuovo bene, rinfrancato dalla dichiarazione di presenza
di Riccardo. “Sono ancora qui nella tua
vita”, dicevano quelle parole messe insieme, e lui si abbandonò sul letto,
lasciando cadere l’asciugamano che si era stretto in vita. Pensando che forse
avrebbe potuto gradire, aprì la fotocamera e allungò le braccia, scattandosi un
selfie che lo mostrava dalla testa fino all’addome, lasciando alla fantasia
quello che c’era sotto pancia (be’, neanche troppa, visto che Riccardo aveva
già visto quello che c’era da vedere in più occasioni).
Scattò la foto,
osservandone l’anteprima. Fece per inviargliela ma poi si trattenne, vedendo
che era davvero troppo bianco. Riccardo era bello, abbronzato, palestrato… lui
invece era bianco come una mozzarella e pieno dei nei tipici di quelli con il
suo genotipo. Si disse che non voleva imporgli la sua vista più di tanto, ma lo
fece anche perché non era del tutto sicuro della risposta che gli avrebbe dato.
Sicuramente non avrebbe detto le stesse cose che gli aveva detto Corrado anni
prima…
…Io resterei a guardarti per ore, piccolo. Sei tu. Nel
bene o nel male. E sei unico. Unico e irripetibile, nonché incredibilmente
bello.
- Il mio piccolo angelo birichino –
mormorò Brian, ripetendo le parole che gli aveva detto Corrado tanti anni
prima…
Sospirando cancellò
la foto, limitandosi a mandargli una stringa piena di baci e cuoricini. Quando
poi udì la porta di casa aprirsi con il tintinnio delle chiavi di Corrado,
mollò velocemente il cellulare e cercò qualcosa da mettersi addosso dopo
essersi fatto la doccia.
*****
Tuttavia quel
giorno non fu un caso isolato.
Riccardo aveva
cominciato a rispondere sempre meno ai messaggi.
Brian si svegliava
ed il suo primo messaggio era per lui, che gli rispondeva tardissimo o a volte
non gli rispondeva proprio. La comunicazione era diventata abbastanza strana,
perché Brian gli chiedeva qualcosa ma Riccardo rispondeva con tutt’altro oppure
non rispondeva. Di questo strano comportamento Brian era confuso da morire, ma
non osava parlarne con Carlo, sapendo bene che non sarebbe stato di grande
aiuto… pertanto teneva per sé quei dubbi lancinanti, che cominciavano a
pesargli come un macigno… che magicamente diventava un sassolino quando poi
Riccardo gli rispondeva occasionalmente scrivendogli delle parole dolci.
Una volta Brian
aveva provato a scrivergli che desiderava che gli rispondesse più spesso, o
comunque non così tardi nel tempo, ma Riccardo aveva replicato che non sempre
poteva rispondere perché aveva anche un telefono abbastanza datato che si
scaricava velocemente e lui non sempre aveva tempo di ricaricarlo. Queste
giustificazioni lo tenevano buono per un po’, salvo poi rendersi conto che gli
mancava da morire quando non rispondeva.
Chi vedeva Brian da
fuori vedeva solo un ragazzo un po’ distratto o a volte perso nei suoi
pensieri. Anche Corrado si era accorto che c’era qualcosa che non andava, ma
non ci aveva dato peso più di tanto, pensando che forse il suo ragazzo stava
attraversando uno di quei suoi periodi di “stacco”, come li chiamava lui,
dedicati alla riflessione ed al raccoglimento di nuove idee, ma soltanto Brian
sapeva cosa stava succedendo dentro sé stesso. Se avesse dovuto descrivere a
qualcuno quelle sensazioni, avrebbe probabilmente detto che dentro di lui si
era acceso un fuoco. Un fuoco che ogni tanto si alimentava troppo e rischiava
di bruciarlo, ma che ogni tanto si calmava, donandogli il dolce tepore di cui
aveva bisogno.
Da che mondo e
mondo, ogni fuoco è alimentato da qualcosa (sia essa legna, gas, petrolio), ed
è controllato da qualcuno.
Brian non lo sapeva
ancora, ma quel fuoco era alimentato e controllato con maestria da Riccardo.
Finora, l’unico
ragazzo che Brian avesse mai amato veramente.
*****
Seduti sul divano
di Riccardo, Brian gli si era accoccolato accanto e stava guardando il film che
l’amante aveva scelto, di cui non aveva nemmeno capito il titolo. Acciambellato
contro di lui, aspirò profondamente il suo profumo, stringendogli dolcemente le
mani, felice di essere lì accanto a lui.
Terminato il film,
Riccardo si rilassò sul divano, mentre Brian lo guardava dalla sua posizione,
con la testa sulle sue gambe.
- Ti è piaciuto il
film? –
- Sì. Molto.
–
Riccardo gli
accarezzò la testa dopo essersi stiracchiato. – Adesso devi tornare a
casa, vero? –
- Sì… purtroppo.
Non vorrei, ma devo. –
- Ma se restassi a
dormire con me mentre c’è Corrado, cosa succederebbe? –
Brian alzò gli
occhi, sospirando mentre cercava la risposta nella sua testa. – Penso che
Corrado incomincerebbe a chiamarmi, perché non sarebbe un comportamento che
tengo di solito… Da quando siamo andati a vivere insieme, cinque anni fa, non
ho mai dormito fuori di casa da lui. Lui invece sì, perché sapevo che ogni
tanto il suo lavoro lo porta a fare delle trasferte. Tu come facevi con il tuo
ragazzo? –
- Io… con il mio…?
–
- Con il tuo
ragazzo, sì. –
- Beh, lo sai no? Anche
lui era sempre fuori. –
- Ma non ti
chiamava neanche? Mai, nemmeno quando eravamo insieme? –
- Senti, se questo
è un interrogatorio… - attaccò Riccardo, guardandolo con severità. Brian allora
cercò di correggere il tiro, alzandosi e mettendosi a sedere.
- No, non è un
interrogatorio – gli disse mentre l’altro lo guardava – Voglio solo
sapere come facevi ad essere così tranquillo, tutto qui. –
- Perché vuoi
saperlo? – incalzò Riccardo.
- Perché … Perché…
- Brian sospirò, abbassando lo sguardo. – Perché a volte non so davvero
cosa fare con Corrado. –
- Se non sei
felice, perché non lo lasci e vieni a vivere con me? –
Brian ebbe un
sussulto. Gli aveva davvero chiesto quella cosa? Lo guardò intensamente negli
occhi, cercando una risposta nella sua mente.
- Oh… mi… mi
piacerebbe, ma… -
- Ma c’è Corrado.
Dico bene? –
- Sì… - mormorò
Brian. Riccardo rimase lì a guardarlo per un attimo, poi si alzò.
- Dove vai…?
–
- Da nessuna parte,
prendevo il cappotto. Abbiamo quasi finito il tempo a nostra disposizione,
ricordi? E io non vorrei mai causarti qualche guaio finché sei con il tuo
Corrado. –
Quell’ultima frase
voleva sicuramente essere accomodante, ma qualcosa, forse nel tono di voce o
nella combinazione delle parole, stonava. Brian avvertì che c’era qualcosa che
non andava, ma gli venne soltanto da dire – Non c’è motivo di avere fretta.
Perché non finiamo di parlare, invece? –
- Tesoro… - gli
disse Riccardo andandogli vicino e mettendogli una mano sulla guancia destra. Poi
lo baciò dolcemente, guardandolo negli occhi.
- …Voglio che tu
stia il più sereno possibile, credimi. So che ti piacerebbe stare con me, ma
dobbiamo stare attenti. Corrado potrebbe tornare a casa da un momento
all’altro, quindi è meglio che io ti riporti a casa tua finché c’è ancora
tempo. Capisci? –
A quelle parole di
Riccardo, Brian si tranquillizzò. Non pago dell’affetto ricevuto poco prima, l’abbracciò
forte, tempestandolo di baci sul collo e sulle guance.
- Il mio
cucciolotto… - mormorò Riccardo, abbracciandolo a sua volta.
Durante tutto il
tragitto di ritorno, non dissero più nulla. Arrivato nel solito punto dove lo
lasciava (di fronte ad un negozio di ferramenta, “Il Paradiso della Brugola”), Riccardo prese la mano di Brian e
gliela baciò, carezzandogliela dolcemente.
- Spero che presto
potremo realizzare i nostri sogni – gli disse, guardandolo negli occhi.
- Lo spero anch’io.
Li realizzeremo. Te lo prometto. –
Si sorrisero.
Quindi Brian scese dall’auto e andò verso il suo condominio, pensando a tutto
ciò che c’era stato ancora una volta tra di loro. Era cotto. Innamorato cotto,
ma dentro di sé sentiva anche qualcos’altro.
Paura.
Non sapeva nemmeno
lui di che cosa.