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Autore: Roiben    20/05/2018    1 recensioni
Di nuovo guai in vista per i Guardiani. Questa volta, tuttavia, non sono unicamente i bambini a fare da bersaglio.
Manny ha un’idea, ma non tutti ne sono entusiasti, in particolare l’Uomo Nero, reduce dalla recente e ancora molto sentita disfatta.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Cinque Guardiani, Nightmares, Nuovo personaggio, Pitch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Trentaquattro


Quando le sue lunghe dita sottili si ridistendono, Aileliath si scosta e riprende la sua forma leonina, scrolla il capo, si stiracchia piantando gli artigli nell’oscurità ed emette un sordo brontolio soddisfatto che fa sogghignare Pitch. Infine solleva gli occhi, scrutando attento ciò che lo circonda e, suo malgrado, storce il muso.


«Quasi quasi preferivo dall’altra parte» commenta.


E Pitch, senza riuscire a trattenersi, scoppia a ridere, imprevedibilmente imitato da Ba’al e Phanês che si divertono ai danni del povero Mot.


«Molto divertente» sibila fra i denti quest’ultimo.


Ma è un’imprudenza, la sua, perché in questo modo attira spiacevolmente su di sé l’attenzione generale. Aileliath assottiglia lo sguardo e snuda le zanne.


«Così sei tu» ringhia, avanzando minacciosamente di un passo.


Mot sgrana gli occhi, allarmato, e rapido trova rifugio dietro le spalle del fratello, il quale lo fissa incredulo, sbottando «Oh, certo, grande idea!» e studiando con crescente nervosismo gli scintillanti artigli bene in vista del leone.


Per loro fortuna, dopo aver riservato una fuggevole occhiata al riflesso ancora visibile dell’altra dimensione, Pitch decide di intervenire nell’arduo tentativo di sedare gli animi e si avvicina ad Aileliath con passo deciso, posando sul suo fianco una mano per attirare la sua attenzione, al momento totalmente concentrata sul custode dell’oltretomba.


«Comprendo bene il tuo rancore, e in parte sento di poterlo condividere» soffia pacato, riuscendo nell’impresa di far spostare su di sé lo sguardo affilato del leone. «Tuttavia temo si tratti di un momento poco opportuno per… certe rimostranze. C’è ancora un demone che si aggira liberamente per questo mondo, vorrei ricordarti. E questo, nostro malgrado, deve avere la precedenza su qualsiasi altra questione rimasta in sospeso» espone ragionevolmente.


«E di chi è la responsabilità?» ringhia Aileliath, frustrato.


Pitch annuisce, concorde. «Risolveremo anche quel problema. A tempo debito» promette, accennando un incerto sorriso.


Il leone chiude gli occhi, sospira e annuisce, seppur restio ad accettare tale situazione.


Solo a quel punto Ba’al e Mot si azzardano a trarre un cauto sospiro di sollievo. Phanês invece, estraneo a certi turbamenti eppure intrigato dalle novità in vista, rimane in silenzio e si limita al suo solito sorriso snervante.


*


L’entrata in scena del gruppetto male assortito che compare in mezzo al salone di Nicholas non può certamente passare inosservata. Il padrone di casa spalanca gli occhi a quella vista e avverte con chiarezza le ginocchia cedere per lo sgomento. Toothiana e Sanderson sono incerti se ridere di sollievo per la consapevolezza che tutti quanti abbiano fatto ritorno, più o meno sani e salvi, o tremare costernati per la sorpresa. Gli incubi dell’Uomo Nero, che erano inizialmente accorsi a dare il bentornato al loro padrone, fanno precipitosamente marcia indietro alla vista di Phanês e Aileliath, rincantucciandosi nell’angolo più buio alla loro portata. Aster rizza il pelo e fa stridere i denti, ma evita prudentemente di azzardare una mossa, fissando con soggezione il padre di Nyx, il quale oltre alla figlia regge anche una versione ridotta del portale ora ben più simile a uno specchietto da trousse. Jack non sa più dove posare il proprio sguardo eccitato, ma dopo vari ripensamenti alla fine decide di fiondarsi direttamente sul leone, il quale suo malgrado fa un passo indietro scostando il capo con incerta sorpresa.


«Wow, un leone azzurro!» esclama lo spirito dell’inverno da una distanza irrisoria. «Che forza!» aggiunge, sfiorando la criniera con le dita. «Ouch, brucia! Figo! Io sono Jack Frost, tu come ti chiami? Ma sei veramente azzurro? Non avevo mai visto un leone così grosso! Sei un leone? Da dove vieni? Sei così caldo, sembri un vulcano, però peloso… e azzurro… Vabbè!» blatera a briglia sciolta senza quasi riprendere fiato, confondendo Aileliath con il suo incessante cicaleccio.


Pitch segue la scena coprendosi la bocca con il dorso di una mano per celare il proprio divertimento, ma gli occhi luccicano smascherando il trucco. Aileliath gli rivolge uno sguardo incerto e sconvolto, ottenendo unicamente un’alzata di spalle e un sorrisino canzonatorio che lo fa sbuffare. Ruggisce indispettito, facendo sì che lo spirito dell’inverno si scosti di poco, ma questo sembra renderlo perfino più entusiasta di prima, quindi inizia a volteggiargli attorno con esuberanza, facendo venire il mal di mare al disgraziato leone.


«Aileliath» sbotta infine il diretto interessato.


Jack boccheggia e aggrotta le sopracciglia, dubbioso.


«È il mio nome» spiega, rimarcando ciò che ritiene ovvio e augurandosi di aver con questo placato la curiosità di quello che sembra ai suoi occhi un ragazzino un po’ troppo esuberante.


«Ah, bello! E come mai sei qui? E perché hai questo colore? Come conosci Pitch?» insiste Jack, tutto preso dalla novità.


E Aileliath, per una frazione di secondo, si ritrova a rimpiangere il tetro silenzio del luogo che lo ha visto nascere, poi scuote il capo e sospira, lanciando un’occhiata d’accusa a quello che ritiene il maggior responsabile delle sue attuali sciagure.


«Ehi, sai sputare fuoco come i draghi, tu?» lo interrompe sul più bello Jack, fissandolo speranzoso.


«Uh?» trasecola Aileliath, che non ha affatto seguito i contorti ragionamenti del ragazzino. «Certo che no! Che domande sono?» sbotta seccato.


«Oh» sospira Jack, visibilmente deluso. «Ma allora che fai di bello?» ritenta, affatto arreso per la scarsa collaborazione dell’altro.


Pitch ridacchia, Aileliath pondera che effettivamente una bella fiammata a quel punto sarebbe utile per rimettere al loro posto un paio di spiriti molto seccanti.


«Attualmente sono disoccupato» ringhia stizzito. «Fino a qualche giorno fa ero un custode, il guardiano a presidio di…» tenta di spiegare.


«Urca! Veramente? Io pure sono un guardiano, che coincidenza» esclama Jack, tutto ringalluzzito per la scoperta di quell’inaspettata notizia.


«Sì?» bercia sarcastico Aileliath, digrignando i denti, indeciso se mordere lo spirito dell’inverno oppure fare a pezzettini l’Uomo Nero che non si sta rotolando a terra dalle risate solo per una questione di etichetta.


*


«Manny non aveva parlato di questo» mormora Nicholas, frastornato dall’insensato susseguirsi di episodi sempre più inaspettati.


Aster lo fissa con un pizzico di compassione nello sguardo. «E non ti è passato per la mente che l’Uomo nella Luna non ne sapesse proprio nulla di demoni e divinità fuori di testa?» lo interroga, a suo modo incuriosito.


Nicholas gli lancia un’occhiata oltraggiata e liquida la domanda con un gesto impaziente della mano. «Sciocchezze» replica succinto, avanzando cautamente ma con decisione verso Phanês e gli altri, tallonato da Toothiana e Sanderson. Quest’ultimo è impegnato a scrutare con ansia e curiosità l’inaspettata figura del padre di Nyx che al contrario non appare per nulla interessato ai guardiani, non quanto mostra di esserlo al leone per lo meno.


«Lei… sta bene?» si arrischia a chiedere Nicholas, indicando la dea abbandonata contro Phanês.


«Esiste ancora. Si riprenderà» commenta l’interpellato senza dilungarsi.


Toothiana a quella risposta spalanca gli occhi, poi serra le labbra in una severa smorfia e scuote il capo. «Dovremmo portarla in camera, così che possa riposare» incalza, notando il palese disinteresse di lui.


Phanês, crucciato per essere stato disturbato durante la sua contemplazione di qualcosa di ben più interessante, sposta svogliatamente lo sguardo limpido sulla fata e la osserva con un malcelato fastidio. «Ho forse dato l’impressione d’avere interesse in un tuo parere?» chiede retoricamente.


Ba’al si schiaffa il palmo d’una mano sulla fronte. Mot, che al momento è di nuovo in possesso della sua quasi perfetta maschera di pura impassibilità, sposta con vago interesse gli occhi ora su Phanês ora sul gruppetto di guardiani. Toothiana arruffa le penne e stringe i pugni, allettata dall’idea di usarne uno per fare un occhio nero a quel bell’imbusto tirato a lucido da cui, non dubita, Nyx deve aver ereditato il suo carattere impossibile. Inaspettatamente compare al suo fianco Pitch che riesce a distrarre le sue poco pacifiche attenzioni posando una mano sulle sue contratte.


«Se nessuno ha nulla in contrario, penserò io stesso a condurre Nyx in una delle tue stanze» offre l’Uomo Nero, rivolgendosi prevalentemente a North. «Ammetto di avere un certo debito di riposo, e ne approfitterei per stendermi un po’ a mia volta» soffia pacato.


Senza attendere replica alcuna, si avvicina a Phanês, abbozzando un tiepido sorriso che spera possa risultare rassicurante e stende le braccia, lasciando ben intendere di volersi riprendere ciò che aveva ceduto non molto prima per questioni meramente pratiche. In realtà Pitch ha notato che lo scarno interesse di Phanês, oltre che sul leone, in poche occasioni si è posato anche su di lui, così ha pensato di sfruttarlo per convincerlo a collaborare. E in effetti Phanês si dimostra più che disposto a rendere Nyx allo spirito oscuro, per nulla preoccupato di possibili conseguenze, ma anzi intrigato dalla prospettiva stessa.


Quando, dopo aver raccolto Nyx nelle proprie braccia, Pitch volge le spalle a Phanês trovandosi a fronteggiare i guardiani che ora sono diventati quattro, abbozza un piccolo ghigno di scherno a beneficio del loro miserevole fallimento e della sua plateale vittoria, poi finalmente si allontana per tornare a respirare aria in tutta libertà.


*


Sospira, dopo aver delicatamente adagiato Nyx sul colorato piumone che ricopre il letto di quella stanza, e si concede qualche momento per osservarla senza temere nulla. Sorride, un minuscolo incurvarsi di labbra, e scosta lunghe ciocche di neri capelli dal suo viso candido.


Amici, li ha definiti solo poche ore prima di fronte ad Aileliath. Certo che lo sono: chi altri avrebbe messo a repentaglio la propria esistenza nel tentativo di trarlo d’impaccio dal colossale guaio in cui s’era cacciato (non certo per sua volontà)? Scuote il capo, esasperato. Probabilmente lei non sarebbe affatto lieta di udire quella parola, amici, accostata al suo nome; sono ben altre le di lei ambizioni, ovvio. Non è uno stupido; sciocco forse sì, di tanto in tanto con la testa smarrita in tutt’altri pensieri, ma mai abbastanza da non vedere certi inequivocabili segnali, no, questo no. Ma, ah, si è scelta decisamente l’obbiettivo sbagliato, questa volta; non è affatto pronto, forse non lo sarà mai dopo tutto (o non ne avrà il tempo, visto il modo in cui si sta mettendo la situazione ultimamente).


«Sei proprio un idiota» borbotta, rivolto a sé stesso. E ha la certezza che, per una volta tanto, lei sarebbe totalmente d’accordo con lui.


  
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