Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: swimmila    29/05/2018    14 recensioni
Quel vestito che Oscar si è rifiutata di indossare per difendere la principessa austriaca in arrivo sulle sponde del Reno. Ora non ha scelta. Dopo tanti anni quella Francia non è più la stessa....Manga, anime, tutto mischiato insieme. Anche le carte della cronologia degli eventi
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Axel von Fersen, Generale Jarjayes, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I tempi stanno cambiando

Siamo seduti a cassetta. Alla fine il buio di quella che sembrava una serata interminabile si è ritirato. La foschia che precede il sorgere del sole ci avvolge come questo mantello che ci unisce. Avevo paura che prendessi freddo. Tu e la tua cocciutaggine. Sei stata irremovibile. Al momento di salire in carrozza ti sei rifiutata di prendere posto dentro e sei salita affianco a me al posto di guida. Mai avevi fatto una cosa del genere. Ho fatto finta di credere alle tue spiegazioni: volevi vedere l’alba. In realtà, vuoi vedere l’alba con me. Vuoi che il contatto dei nostri corpi non si interrompa. Vuoi sorreggere la mia stanchezza. Lo so, perché è quello che voglio anch’io. Non ho avuto la forza di dirti di no. Ti ho fatta accomodare vicino a me. Ho preso il mantello pesante che avevo lasciato in una sacca sotto il sedile, sul fondo dell’abitacolo della carrozza, e ti ho coperta. Hai protestato, volevi dividere quel mantello con le mie spalle, ugualmente esposte al freddo delle prime ore del mattino. Ci siamo rifugiati insieme sotto quell’ala verde. Per un interminabile momento i nostri occhi non sono riusciti a separarsi. Nei tuoi c’è una tenerezza che mi fa tremare l’anima. So cosa stanno dicendo. Mi stanno ringraziando per il mio modo di esserti vicino sempre; di leggere i tuoi pensieri, di intuire i tuoi bisogni. Con discrezione, senza alcuna pretesa se non quella di darti tutto me stesso. Mi stanno ringraziando, e non riescono a fare a meno di sorprendersi ancora.
Non ho alcuna voglia di accomodarmi senza di te sui sedili imbottiti della carrozza di famiglia. Sei stanco quanto me. Ma stasera ci sei solo tu a cassetta. Dunque, se non puoi riposare tu, non riposerò nemmeno io. Fai finta di credere alle scuse dietro cui voglio ancora coprirmi. Voglio sbirciare da questo angolo segreto l’uomo con cui sono cresciuta. Voglio ripararmi in questo nascondiglio inaspettato ed osservare, non vista, i miei sentimenti. Voglio godermi in solitudine, ancora per un po’, il calore di questa emozione. Rabbrividisco. Scendi a terra con un balzo. Apri lo sportello della carrozza. Lo richiudi. Ritorni al mio fianco. Apri il mantello e mi avvolgi nella sua calda pesantezza. Come fai, André? Baratto la voglia di lasciarmi andare a questa tenerezza che mi scioglie il cuore con le proteste che irrompono institive. E tu? Non se ne parla. Divideremo freddo e stanchezza. Mi scosto e allungo il mantello sulle tue spalle. I nostri corpi sono ora più vicini. I nostri occhi, incollati. Sono stregata da quello che c’è nei tuoi. C’è tutta la tranquillità del nostro profondo comprenderci senza bisogno di parole. C’è la limpidezza di un amore assoluto che affonda le radici nell’eternità. C’è la scintilla birichina di una complicità che esclude tutto il resto, attorno a noi. C’è l’intimità di un’amicizia senza la quale non potrei vivere.
Accidenti a questi tacchi. Ho i piedi doloranti. André procede lentamente, per evitarmi scossoni. Mi massaggio le caviglie. Le sento gonfie. Come la tua risata che riempie l’aria. E’ gonfia di allegria che ci fa tornare per un attimo due amici. Non più uomo e donna. Semplicemente, eppure così specialmente amici. Rido con te. “Ahi ahi ahi.  I miei piedi sono due salsicce”. Mi sfilo questi strumenti di tortura e lascio che il freddo del mattino conforti i miei piedi martoriati. Maledetta Jeanne.
 
Ti sei appisolata sulla mia spalla. Non deve essere comoda, sotto la tua guancia. Ma tu sei abituata a dormire ovunque. Il comandante Oscar François de Jarjayes è stato addestrato a trasformare in morbide piume anche i sassi più duri. Ridacchio. Palazzo Jarjayes mi appare all’orizzonte, finalmente. Sono sfinito. Non vedo l’ora di dormire. Ma non so se ci riuscirò. Sono felice. E questa felicità mi terrà sveglio per buona parte del tempo. Non c’è stata una parola, fra noi, ad autorizzare questa mia gioia profonda. Ma le parole, fra noi, non sono mai servite.
Sono abituata a dormire con un occhio solo e quando finalmente arriviamo a palazzo i miei occhi sono vigili già prima che tu fermi i cavalli. Lasci la carrozza al centro del cortile. Gerard verrà a prenderla più tardi. Sarà dura scendere da qui con l’impaccio di questo vestito. Mi infilo di nuovo le scarpe. Ma quelle non ne vogliono sapere di entrare. E’ come se i miei piedi si fossero espansi, una volta liberati da questa gabbia, e ora è impossibile rificcarceli dentro. Maledico queste scarpe che penzolano inutilmente dalle mie mani. Mando accidenti ad ogni dettaglio del mio abbigliamento. Sento André ridere e il mio cuore si sorprende a riempirsi di goia. Lo guardo. È stanco, ha gli occhi cerchiati di sonno. Ma è felice. E questo basta a rendere felice me. Sono già arrivata a questo, André? La tua felicità è la mia felicità. Quando è successo? E come è stato possibile che non me ne rendessi conto?
Ti prendo nelle mie braccia. Non puoi certo camminare a piedi nudi. Rido ancora come un bambino, ma quando ti sento calzare le mie braccia alla perfezione, come se le tue forme fossero state disegnate per le mie, sento le lacrime salire prepotenti. Il riso mi muore in gola. Il sorriso si pietrifica sulle labbra. Mi guardi dapprima sorpresa, poi impacciata. Infine emozionata. Lo capisco dal rossore delle tue guance. Dalla peritanza del tuo sguardo che si abbassa. Dal tremore del sorriso che abbozzi con le labbra.  Avanzo verso la vetrata d’ingresso a piccoli passi. Non sento la pietra del selciato, sotto i miei piedi. Sto volando.
Mentre ancora sbraito contro questo dannato costume, tu sei già sceso a terra. Sono alle prese con la  gonna che non so da dove cominciare a raccogliere, per scendere senza cadere. Lancio le scarpe per terra. Al diavolo, camminerò scalza. E poi sento le tue braccia sollevarmi. Alzo sorpresa lo sguardo su di te, gli occhi sgranati. Mi muore il fiato in gola. Mi stai prendendo in braccio. Stavolta nessuna protesta viene in soccorso delle apparenze. Solo il cuore urla prepotentemente. Ma quello so come farlo tacere. Mi do un contegno. Quante volte mi hai presa in braccio, sin da bambini? Una infinità. Ma ora taccio. È la sola cosa sensata che posso fare. Se parlassi, la mia voce tremerebbe. Se parlassi, dalla mia gola sgorgherebbero parole d’amore. E non sono ancora pronta per dirtele. Ho bisogno di altro tempo per crogiolarmi in questo dolce tormento. Per scoprire le segrete sfaccettature di questo amore che mi ha travolta senza preavviso. Per riprendere il fiato che mi si è mozzato mentre ero fra le braccia di Fersen, stasera, e ho visto te nel mio cuore. Aspettami, amore. Un attimo ancora. Non mi accorgo che siamo in cima alle scale d’ingresso. Mi scuoto dai miei pensieri solo perché sento che ti sei fermato. La tua mano spinge la grande vetrata.
“André”
Qualcosa, nella tua voce, mi blocca.
“Si?”
“Che cosa ti ha detto mio padre, ieri sera, prima che salissi a cassetta?”
Il mio cuore ha un sussulto. Accidenti a te, Comandante delle Guardie Reali. Non ti sfugge nulla. Prendo tempo, increspando le sopracciglia in un dubbio a cui forse non credi nemmeno tu.
“Che cosa ti ha detto mio padre, André?” Ti incalzo.
“Che i tempi stanno cambiando, Oscar”.
 
Li vedo entrare avvolti in una nuvola di felicità. Sono talmente presi l’una dall’altro che non si accorgono di me, qui in cima alle scale. Stavo per scendere in sala da pranzo. Stamattina il mio dovere mi ha tirato giù dal letto molto presto. Per te Oscar, invece, è molto tardi. Vedi, vecchio mio, come tutto sia relativo? Basta voltarsi da un’altra parte per cambiare prospettiva. Presto. Tardi. Due opposti per dire la stessa cosa.
André ti tiene fra le braccia. E lo fa in un modo così naturale, eppure così pieno di rispetto e di dolcezza, che ritorno con la mente alle parole che gli ho detto ieri sera. State salendo le scale. Indietreggio un poco, per nascondermi nell’ombra della colonna. Non ho mai visto quella luce sul tuo volto, Oscar. I tuoi occhi sono fusi in quelli di André. I suoi nei tuoi. Brillate come l’abbraccio di due stelle. Siete in cima alla scalinata. Avanzo e mi porto nel fascio di luce, nel vostro campo visivo. André mi vede per primo. Si irrigidisce, e tu segui subito dopo, allarmata, il suo sguardo. Lo sbatti addosso a me. Mi sento colpito. Mi sento addosso l’imbarazzo dell’ineguatezza; il disagio dell’intrusione; l’onta dell’ostinazione. Restiamo muti in tre per un attimo che sembra eterno. Un attimo in cui tutto sembra possibile.
“Bene, buonanotte.” Sorrido. E i loro visi sembrano sciogliersi come cere al fuoco. Mi avvicino a grandi falcate verso la scalinata. L’attacco con passi imperiosi. Sono già a metà quando mi fermo e mi volto. Loro sono ancora lì. L’una nelle braccia dell’altro. Incapaci di staccarsi. Incapaci di muoversi. Mi dànno le spalle.
“Ah, André” La mia voce è perentoria come un ordine.
“Si?” Si volta, con mia figlia ancora fra le braccia. La mia splendida figlia. La sua amata Oscar. Non scenderà più da quelle braccia. Ed un inaspettato sospiro di sollievo viene a farmi tossire il petto.
“Ricorda quello che ti ho detto ieri sera”.
Guardiamo la figura di mio padre sparire in fondo alle scale e poi nel corridoio che porta alla sala da pranzo.
I tempi stanno cambiando.
 
   
 
Leggi le 14 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: swimmila