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Autore: EstherLeon    12/09/2018    5 recensioni
Nuova Generazione.
Seguirete le vicende di una solare Rose Weasley che lentamente scopre il ragazzo che ha ignorato per sette anni, il Serpeverde Scorpius Malfoy; di suo fratello Hugo che deve fare i conti con l'irrefrenabile ma irresistibile Freya Nott; della bellissima Dominique Weasley che fin dal secondo anno viene perseguitata dall'affascinante Jace Steel, e di un più che confuso Frank Longbottom combattuto fra amore e amicizia. E non mancheranno certamente di comparire Roxanne Weasley, Lysander e Lorcan Scamander, Albus Severus Potter e tutti coloro che avranno il coraggio di stare vicino agli sfortunatissimi protagonisti della nostra storia.
{Storia che avevo già pubblicato con l'account sotto il nome di Elaeth; NON è un plagio, la storia rimane mia.}
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, Hugo Weasley, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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Cabaret di crostatine (canarine)



Il sole di luglio splendeva imponente sopra la Tana, creando colorati riflessi con le numerose finestre e pietre che ricoprivano la casa dei Weasley.
Da lontano avrebbe sicuramente dato l’impressione di essere il luogo più pacifico del mondo, un luogo immerso nel verde acceso tipico della campagna inglese e sovrastato da un cielo terso, se non fosse stato per l’imponente gazebo situato nel giardino adiacente che si ergeva nell’aria sostenuto dalla magia.
Sotto di esso era impossibile non notare le numerosissime testoline rosse che si muovevano convulsamente in direzioni non specificate: chi correva dentro la casa e tornava nuovamente fuori con in mano vassoi pieni di cibo e chi rincorreva quest’ultimi per riempirsi la pancia prima del previsto.

Inutile specificare che nei volti dei giovani non vi era alcuna traccia di stanchezza, i giorni passati a Hogwarts a studiare per gli esami erano oramai un lontano ricordo; ora, però, una sfida ancor più ardua gli attenteva: superare l’annuale cena di fine anno e sopravvivere alle centinaia di domande alle quali i propri familiari avrebbero loro sottoposto.
Poi, certo, si era aggiunto anche il problema che quell’anno gli invitati speciali sarebbero stati decisamente numerosi e nessuno poteva prevedere quanto ospitali sarebbero stati certi genitori con loro.

In particolare, vi era una nota testa rossa fin troppo tesa quel giorno: nonostante i quaranta anni d’età raggiunti, Ron Weasley non dava segno di autocontrollo; girava freneticamente da un tavolo all’altro, controllando perfino il dettaglio più insignificante.
Corse immediatamente al fianco dell’anziana madre Molly, osservando concentrato da sopra la sua spalla destra il modo in cui posizionava le posate su un tavolo.

« Ronald, rilassati. Sono solo ragazzi, qualsiasi cosa andrà loro bene! L’importante è mangiare! » Disse con tono di accusa la suddetta donna, non alzando nemmeno lo sguardo da ciò che stava maneggiando sul tavolo; d’altronde sarebbe stato impossibile non percepire il respiro affannoso del figlio che premeva al suo fianco.
« Mamma, stai scherzando!? Qui ci giochiamo l’onore di famiglia! » Rispose quasi offeso Ron, incapace di comprendere perché nessuno stesse affrontando quel pranzo con la sua stessa serietà .
Vide la madre lanciargli uno sguardo interrogativo e, senza neanche fingere una qualsivoglia forma di moderazione, sbraitò nuvamente in preda al panico.
« Voglio che quel ragazzino torni a casa e dica a Malfoy quanto siamo meravigliosi! È una questione di vita o di morte, capisci!? »
La signora Weasley ebbe l’ottima intuizione di non degnare di mezza parola il figlio e, dopo aver sonoramente sbuffato e alzato gli occhi al cielo, prese in mano un pentolone che si trovava lì affianco e tornò di corsa in cucina, bofonchiando tra sé e sé di quanto in fondo combattere il signore oscuro era stato molto meno stressante.

Mentre Ron imprecava davanti alle posate e specificatamente contro ad un cucchiaino, il quale – a dir suo – aveva l’enorme colpa di essere leggermente piegato, due ancor più note figure lo osservavano da lontano, seduti comodamente ad un tavolino a sorseggiare pacificamente del vino.
« Beh, a giudicare da questa scenetta dire che l’ha presa bene, no, Hermione? » Dichiarò l’ormai adulto ragazzo-che-è-sopravvissuto Harry Potter, con gli occhi verdi pregnati di ilarità e vispi dietro le spesse lenti degli occhiali.
« Non ha avuto molta scelta. Rosie lo ha minacciato che avrebbe rinunciato al cognome Weasley se non l’avesse accettato! » Ribatté Hermione, sforzandosi di non scoppiare a ridere alle proprie parole.
Ricordava ancora con grande divertimento di quando sua figlia Rose aveva mandato il gufo di famiglia per dare la lieta notizia del suo nuovo biondissimo ragazzo e di come suo marito Ron era corso come suo solito alla finestra in attesa di notizie da Hogwarts.
Ricordava soprattutto di come era sbiancato non appena aveva posato lo sguardo sul foglio e di come aveva spalancato sgraziosamente la bocca, prima di crollare al suolo e dondolarsi sul posto con le mani schiacciate sulle orecchie e gli occhi chiusi – e come se la reazione non fosse ancora abbastanza esagerata, era pure rimasto silenziosamente per ore a mormorare tra sé e sé il mantra ‘sto avendo un incubo, è solo un incubo’.
«Oh, beh, se il giovane Malfoy è riuscito a conquistare Rose, allora merita tutto il nostro rispetto. » Disse nuovamente deciso Harry, alzando in aria il bicchiere che teneva in mano e porgendolo in direzione dell’amica.
Hermione colse l’intenzione al volo e alzò prontamente il proprio bicchiere per brindare alle parole appena sentite.
 

« Nonna Molly! Ciao! »
Perfino dall’angolo più remoto del giardino fu possibile sentire l’urlo spropositato che lanciò in cucina la nuova arrivata.
« Oh, Freya! Ciao! » Rispose cordiale la suddetta donna, stupita dallo slancio di confidenza di Freya Nott, la quale – avvolta da un vestitino estivo vermiglio acceso – fissava tutti i presenti con gli occhi sgranati dall’euforia.
« Freya, ti prego, non chiamarla così. » La pregò dolorante il ragazzo che le stava accanto, Hugo Weasley, mentre con il corpo si sporgeva in avanti per aiutare la propria nonna nei preparativi.
« Perché no? In fondo è un po’ la nonna di tutti noi! » Freya annuì con convinzione, puntellando le mani sui fianchi.
Hugo non seppe bene come ribattere tanto l’affermazione appena fatta dalla sua ragazza fosse vera: d’altronde sua nonna conosceva Freya da moltissimi anni.
Molly si limitò a sorridere divertita, prima di scuotere leggermente il capo e uscire nuovamente dalla cucina in direzione del gazebo.
Prima che Hugo tornasse a rivolgere la sua attenzione a Freya e a fissarla nuvamente negli occhi, si udì distintamente un nuovo grido « Ronald, smettila subito di spostare quelle sedie! Bill, George! Tenetelo fermo! »

« Perché è strano, poi sembra che anche noi due siamo imparentati e… » Hugo scosse volontariamente la testa, quasi rabbrividito dal pensiero appena fatto.
« Fragolina, ma come sei sensibile! Rilassati! » Disse con un sorriso smagliante la Serpeverde, avvicinadosi al ragazzo per cingere le braccia attorno al suo busto.
« Hai ragione, scusami, è che è strano essere tutti assieme. » Sospirò Hugo, ricambiando l’abbraccio.
« Oh, andiamo! La vera star della serata non è ancora arrivata! Vedrai che bello spettacolo quando mio cugino entrerà mano nella mano con tua sorella! »
Il Grifondoro contorse immediatamente il volto in un ghigno di preoccupazione, mentre Freya sghignazzò divertita per ciò che aveva appena detto.
« Godric! Credi che lo farà veramente? Perché io gli avevo consigliato di stare almeno a tre metri di distanza da Rose per tutta la giornata e– »
« Pomodorino, respira! » Lo interruppe Freya, mimando al ragazzo di inspirare profondamente. « A noi conviene solamente se tuo padre fa fuori Scorp! Elimineremmo la competizione! »
Hugo non si degnò nemmeno di chiedere spiegazioni; gli bastò alzare un sopracciglio in segno interrogativo e guardare la propria ragazza dritta negli occhi perché lei comprendesse di dover continuare a parlare.
« Ma sì! Amore tra un Serpeverde e un Grifondoro dai capelli rossi membro della famiglia Weasley! Ti ricorda qualcuno? » Aggiunse poi, indicando con un dito lo spazio che la separava dal corpo del ragazzo.
« Freya, abbiamo vinto in partenza. Tu non rischi di incorrere in una maledizione senza perdono o di mangiare del cibo avvelenato! » Spiegò il Grifondoro con serietà, accompagnando ogni parola con una scossa decisa del capo.
« Oh, non ci avevo pensato! Quanto sei intelligente, Fragolino! » Disse con impeto la Serpeverde, prima di buttarsi al collo di Hugo e stampargli una quantità di baci indefinita su tutto il viso.
La dolce tortura del Grifondoro ebbe presto fine, perché nel giro di pochi secondi un urlo striminzito fece desistere tutti i presenti dalle attività che li stavano coinvolgendo.
« Sono arrivati! »
« Charlie, prendi la bacchetta a tuo fratello! »
« Tenetelo fermo! »
Hugo e Freya non poterono far altro che scoppiare a ridere di gusto, godendosi quella scenetta degna solamente dei grandi drammi che avevano affrontato a Hogwarts.
Molly Weasley gridava, con l’autorità di chi aveva un mestolo in mano, ai propri figli di rincorrere l’esaltato Ron, che per tutta risposta schivava le prese dei fratelli come il migliore dei giocatori di rugby.
Hugo dovette tenersi la pancia con le mani dalle troppe risate: quella sarebbe stata decisamente una giornata interessante.
 

*
 
 
« … e così quando sono stato eletto miglior giocatore di Quidditch per il quarto anno di fila ho capito che avrei dovuto tentare di farne una carriera, capito? »
Parlò a gran voce Jace Steel, mentre teneva stretto tra le mani un pretenzioso e raffinatissimo bicchiere di vino bianco.
I due interlocutori – o meglio, i due spettatori del solito monologo alla Steel – non erano altro che Bill Weasley e Fleur Delacour, i quali se ne stavano imbambolati a fissarlo con aria alquanto stralunata, facendo brevi cenni col capo di affermazione ad ogni domanda retorica alla quale venivano sottoposti.
« Ovviamente non mi rimane che il Quidditch, non ho l’incredibile cervello di vostra figlia, che oltre ad essere la creatura più meravigliosa dell’universo – intendo Dominique ovviamente! Non che Victoire non sia un bel vedere, però io sono un uomo fedele e super innamorato di– »
« Maman, papà! Vedo che avete conosciuto Jace! » Intervenne prontamente a salvare i propri genitori Dominique, fermando il ragazzo dal parlare oltre passandogli un braccio lunga la spalla e tirandogli con forza il colletto della camicia.
Jace non poté fare altro che sussultare sul posto ed emettere un grugnito di fastidio: la Corvonero lo stava bellamente strozzando con la sua stessa camicia.
« Sì, ecco. È stato difficile evitarlo dal momento che appena è entrato ha urlato a tutti di essere il tuo ragazzo. » Ribatté evidentemente divertito Bill, lanciando subito dopo uno sguardo di intesa alla moglie.
Fleur d’altra parte trattenne una risata: era la prima volta che vedeva la figlia in uno stato di imbarazzo e niente le fece più piacere di sapere che anche lei, che fino a poco tempo prima si sforzava di essere glaciale con tutti, ora si concedeva di vivere la propria età a pieno.
Dominique non ebbe però la stessa reazione; in risposta alle parole del padre si limitò a strizzare gli occhi in difficoltà.
Quando però si voltò a guardare il suo ragazzo negli occhi e lo vide sorriderle ebete con il suo caratteristico ghigno, tutto il corpo le gridò invece di prenderlo direttamente a pugni nello stomaco.
« Tanto valeva rompere subito il ghiaccio, no? » Ebbe il coraggio di dire il Serpeverde e Dominique non avrebbe avuto problemi a pestarlo lì davanti a tutta la sua famiglia, se solo sua madre – probabilmente colta da istinto materno – non fosse intervenuta.
« Ma chérie, non ti preoccupare! Jace è così un bel ragazzo, siamo felici per te! »
« Hai sentito? Dice che sono un bel ragazzo! Questo lo devo dire a tutt– »
Jace non fece in tempo a finire di parlare che ben presto le parole furono sostituite da un urletto decisamente troppo acuto: Dominique aveva finalmente dato ascolto al suo istinto e piazzatogli una delicatissima gomitata in un fianco.
« Maman, papà! Torniamo, promesso! » Si affrettò a dire la ragazza, prima di prendere con forza Jace per un braccio e allontanarlo di peso dai propri genitori.
Lo portò qualche metro più in là, davanti ad un tavolo occupato per lo più da gran parte dei suoi cugini.
« Ma non posso neanche lasciarti da solo per due minuti senza che tu faccia qualche scenata? » Gli sbraitò poi contro, incurante del fatto che ora avesse una folla di cugini amanti del gossip ad osservarli.
« Dom, mia bella. Ora i tuoi genitori penseranno che io sia vittima di violenza domestica! Dovremmo tornare indietro e spiegare che invece noi due siamo più per l’amore che per la guerra! » Disse tranquillamente Jace, ignorando lo sguardo iracondo della propria ragazza.
Dominique seppe che non vi era alcuna cosa che avrebbe potuto dire per far togliere quel sorrisino fastidioso dal volto del Serpeverde e, oramai rassegnata, si limitò come ogni volta ad alzare gli occhi al cielo.
Alla vista della reazione della Corvonero, Jace non perse l’occasione e si sporse subito in avanti per schioccare un bacio sulla sua bocca; senza che potesse controllarlo, sul volto di Dominique l’espressione corrucciata fu presto sostituita da un sorriso smagliante.

« Ah, l’amore giovanile, che cosa meravigliosa! » Commentò con voce sognate James Sirius Potter, seduto proprio di fronte a dove i due si erano piazzati a parlare.
Prese con una mano una manciata di patatine e se le infilò sgraziosamente in bocca, continuando ad osservare – a tratti anche in maniera abbastanza inquietante – sua cugina e il suo ragazzo.
« Piantala di fare l’adulto che sei più grande di lei solo di un anno! » Lo ammonì sua sorella Lily, tirandogli – a rafforzare la sua tesi – anche uno schiaffetto su una spalla tutt’altro che leggero.
« Un anno passato a girare il mondo, mia cara sorellina! Sono un uomo navigato io!»
Incrociò le braccia al petto James, cercando di darsi un’aria di superiorità ora che il resto dei suoi cugini lo guardavano con aria canzonatoria.
« Certo, certo. Il grandissimo uomo navigato che quando viene sgridato dall’allenatore va di corsa a piangere da mammina! » Intervenne allora Fred Weasley, il più grande amico di James e suo compagno di squadra.
Entrambi, infatti, potevano vantarsi di essere diventati giocatori professionisti di Quidditch per i Chudley Cannons.
Fatto che aveva reso estremamente fiero il loro zio Ron, che non mancava mai occasione di vantarsene con chiunque entrasse ai Tiri Vispi Weasley, dove tra l’altro faceva anche bella vista all’ingresso una gigantografia dei due giocatori.
« Fred, dov’è la tua lealtà? È successo solo una volta, avevi promesso di non dirlo! » Si alzò di scatto dalla sedia su cui era seduto James, pronto ad acciuffare il cugino al volo.
« Scusa, Jamie. Lo sai che le promesse in famiglia valgono solo fino a quando non posso prenderti in giro! »
Fred ebbe la buona intuizione di balzare subito via, cominciando così una rincorsa che Godric solo sa quando – e come – sarebbe finita.
Alla vista di quella infantile e familiare scenetta sia Lily Luna che Dominique non poterono far altro che sbuffare scocciate; Jace, invece, guardava i due allontanarsi con occhi sognanti.
« Salazar, io amo i Weasley. » Sussurrò infine, prima di buttarsi e cominciare a correre in direzione di James e Fred.
Dominique non si stupì nemmeno, si limitò a voltarsi e fissare la cugina; senza nemmeno mettersi d’accordo, entrambe si lasciarono andare con un «Uomini! – che valse più di mille parole.
 

*
 
 
« Ron, tutto okay? » Chiese seriamente preoccupato Harry Potter, dopo aver appurato che il proprio amico fosse rimasto immobile per dei buoni minuti.
« Harry, quel biondo platinato sta tenendo la mano della mia dolce Rosie. » Fu la risposta più che esauriente che ricevette dal rosso, il quale, per esplicare ulteriormente la questione del suo cruccio, non ebbe problemi ad alzare una mano e ad indicare la propria figlia e Scorpius Malfoy, che da quando era arrivato alla Tana non aveva mai lasciato il fianco della Grifondoro.
La reazione istintiva di Harry fu quella di scoppiare a ridergli in faccia: non aveva mai visto l’amico con un’espressione tanto addolorata nemmeno quando molti anni prima aveva portato al collo un Horcrux che gli stava letteralmente logorando l’anima.
« Stanno assieme, caro. Mi sembra una cosa normale. » Fece spallucce Hermione, che si stava godendo la scena al fianco del marito.
Mai avesse detto quelle parole, perché appene le udì Ronald Weasley spalancò teatralmente la bocca e cominciò a muoversi come un forsennato.
« Ma dico io, ‘Mione! Sei forse impazzita!? E se la mette incinta? » Esclamò con gli occhi azzurri che brillavano di follia, mentre guardava la donna che gli aveva appena parlato allo stesso modo in cui si compatisce un malato di mente.
E in tutta risposta sia Hermione che Harry si misero a guardare Ron nella stessa identica maniera.
« Ronald, abbiamo due figli! Sai meglio di me che non funziona con una semplice stretta di mano! » Sbuffò la donna, incrociando le braccia al petto e dandosi quella sua caratteristica aria saccente.
Fu allora che sul volto di Ron fu possibile scorgere il panico più totale: cominciò a boccheggiare e a guardarsi intorno alla ricerca di qualsiasi cosa che gli dimostrasse che stesse solamente avendo un bruttissimo incubo.
« Oh, Godric! E se facessero già… ? No, no, no, non voglio starti a sentire! »
Farfugliò indistintamente, coprendosi all’istante le orecchie con i palmi delle mani e allontanandosi il più velocemente possibile dai due.
L’attimo dopo si ritrovò davanti al tavolo delle bevande e fu impossibile non notare il modo in cui ingurgitò di un colpo due bicchieri pieni di Firewhiskey.
« Dici che non si è nemmeno accorto della piccola Nott che sta mangiando la faccia di Hugo? » Disse Harry una volta che Ron si fu allontanato, indicando con lo sguardo un angolo del gazebo, dove una tranquillissima Freya Nott se ne stava con le braccia avvinghiate ad un evidentemente imbarazzato Hugo Weasley.
« Dubito che abbia distolto lo sguardo da Scorpius anche solo per un secondo! » Commentò tra le risate Hermione, ritornando a parlare l’attimo dopo. « E comunque è dal suo primo anno che sapevamo che Hugo si sarebbe messo con Freya. »
Allo sguardo interrogativo di Harry, la donna non esitò ad aggiungere:
« Hugo ci scriveva in continuazione dicendoci che c’era una ragazzina dai capelli ispidi con cui battibeccava! »
Harry non poté fare altro che sorridere di cuore: d’altronde la mela non cade mai lontana dall’albero, no?
 

*
 
 
« Comunque siete stati davveri gentilissimi ad invitarmi anche se non c’entro nulla! » Esordì timidamente Violet McDougal, sistemandosi meglio sul plaid steso sul prato che condivideva con Frank.
« Ma stai scherzando? Frank è la mascotte ufficiale di questa enorme famiglia, in quanto sua ragazza sei un po’ la ragazza di tutti noi! » Rispose senza realmente pensarci James.
Alle sua parole infatti le reazioni sui volti dei presenti furono molteplici: Rose scosse la testa sconsolata, Albus si schiaffò direttamente una mano in viso, mentre gli altri si limitarono a lanciargli occhiate alquanto confuse.
Violet sembrò l’unica ad aver compreso il messaggio di benvenuto di fondo che le parole contorte del primogenito Potter nascondevano, perché naturalmente gli rivolse un grande sorriso.
« Certo che se perfino Frankie si è trovato la ragazza vuol dire che sono messo davvero male! »
« Oh, Freddie, tu non sei messo male! Devi solo smetterla di andare col primo essere che respira che ti ritrovi davanti! »
Roxanne controbatté al fratello, scatenando una risata collettiva.
Perfino lo stesso Frank si ritrovò a sorridere, mentre si stringeva al petto la timida Violet.
« Hai ragione Roxy, sarà sempre James il più disperato di tutti! »
« Hey! » Si lamentò l’appena citato ragazzo, sporgendosi in avanti per tirare una pacca sul fianco di Fred.
« Smettetela di fare i cretini! Farete scappare i nuovi ospiti! » Li rimproverò allora Lily Potter, riferendosi evidentemente ai due ragazzi dai quali non aveva staccato gli occhi dacché erano arrivati: Jace Steel e Scorpius Malfoy erano decisamente un bel vedere.
La ragazza si sistemò frettolosamente una ciocca di capelli dietro un orecchio, lanciando un enorme sorriso a Jace; inutile dire che fu subito chiaro a tutti chi fosse il suo preferito tra i due.
« Tranquilla, Lils. A quello ci penserà presto zio Ron! » Si sentì in dovere di informare il gruppo Albus, indicando con un veloce gesto del viso la scena che aveva di fronte.
Senza troppe preoccupazioni l’intero gruppo di cugini e affini si voltò per seguirne la direzione e immediatamente si ritrovarono di fronte ad uno spettacolo alquanto inquietante: Ronald Weasley se ne stava seduto scompostamente su una sedia con una bottiglia di Firewhiskey in mano, mentre fissava con gli occhi assatanati la figura di Scorpius Malfoy.
Nonostante avesse sempre affermato pubblicamente di non avere paura di niente e nessuno, Scorpius non poté che sentire un brivido lungo la schiena.
Sarebbe stato quello il giorno in cui sarebbe morto?
« Oh, andiamo, smettetela di farne un dramma! Papà è stato molto comprensivo riguardo la mia relazione! » Sbottò allora Rose, catturando l’attenzione dell’intero gruppo su di sé.
« Certo, ed è per questo che non lasci il tuo biondo da solo neanche per un minuto? »
« Gli hai permesso almeno di fare una pausa pipì? »
« Ma statevene un po’ zitti! » Sbraitò nuovamente, questa volte in direzione dei due cugini Fred e James, i quali prontamente si schiacciarono il cinque e si sorrisero compiaciuti a vicenda.
« Rose, tesoro… » Cercò di prendere parola Scorpius, mettendo subito le mani avanti una volta appurato lo sguardo fulmineo che la sua ragazza gli rivolse. « Non hanno tutti i torti. Non pensi che io debba andargli a parlare… o almeno, salutarlo? »
In effetti quando qualche ora prima lei e Scorpius erano giunti alla Tana grazie ad una vecchia passaporta utilizzata assieme a Dominique e Jace, aveva preso il Serpeverde bruscamente per un braccio e lo aveva portato subito in giardino, evitando spudoratamente di passare a salutare i presenti.
Forse – si ritrovò a pensare ora – non era stata la mossa migliore per calmare le acque.

« Oh, Merlino! Si sta avvicinando! » Urlò improvvisamente una voce, che fu subito chiaro appartenere ad Albus.
« Prendete tutti le bacchette! » Aggiunse allora Harry, avendo ascoltato le parole del figlio.
« Riprendete tutto, questa va sull’album di famiglia! »
« Dieci galeoni che il biondo non sopravvive! »
« George, smettila di scommettere su un ragazzino! »
Si udirono altre grida condire la baraonda che si era appena creata e, senza aver bisogno di voltarsi per accertarsi del fatto, Scorpius seppe subito a cosa stava andando incontro.
Il panico nacque urgente sul volto di Rose, mentre il suo ragazzo, con la grande aplomb Serpeverde che lo caratterizzava, si alzò coraggiosamente in piedi e si voltò a fronteggiare l’uomo che li aveva appena raggiunti.

« Piacere, signore. Io sono Scorpius. » Dichiarò poi solenne, porgendo coraggiosamente una mano a Ronald Weasley.
L’uomo rimase di sasso: evidentemente non si aspettava un tale coraggio Grifondoro da parte di quella che lui riusciva a considerare solamente una Serpe.
Nel giro di pochi secondi Hermione corse ad affiancare il marito e, notandone il mutismo che lo aveva appena invaso e lo sguardo confuso sul viso di Scorpius, decise di smuovere le acque emettendo un finto colpo di tosse proprio in direzione dell’orecchio di Ron.
Quest’ultimo sembrò ridestarsi all’istante: era proprio vero che Hermione Granger lo salvava dalle situazioni più disparate da pressoché sempre.
« Ancora non sappiamo se sarà un piacere, ragazzo. » Cercò di darsi un tono autoritario Ron, riuscendo inesorabilmente solamente a cadere nel ridicolo.
E come se non bastasse, non riuscendo proprio a mantenere il personaggio, abbassò leggermente il capo per parlare alla moglie, non comprendendo che ciò che stava per dire si sarebbe sentito nitidamente.
« Hai sentito, ‘Mione? Mi ha chiamato ‘signore’! Quando torni al Ministero devi assolutamente dirlo a Draco! Suo figlio, capisci? Che chiama me ‘signore’! »
Prima ancora che Hermione potesse rispondere, si sentì Harry Potter scoppiare a ridere fragorosamente, il tutto mentre scuoteva la testa sconsolato: certe cose – per il loro trio – non sarebbero di certo mai cambiate.

In tutto questo Scorpius era rimasto con la mano rivolta verso Ron, in attesa che il saluto, per quanto fosse formale, venisse completato.
« Ah, giusto! » Dovette correggersi allora Ron, ricambiando la stretta di mano: l’orgoglio di padre poteva pure fargli dire determinate parole, ma davanti a sé c’era comunque un ragazzo di quasi diciotto anni che attendeva solamente un piccolo gesto di approvazione.
E poi c’era sua figlia Rose, stretta al fianco di quel ragazzo, che lo guardava con trepidazione in attesa che suo padre, l’uomo che aveva sempre ammirato, dimostrasse di comportarsi come l’eroe che lei aveva sempre creduto essere.
No, di certo Ronald Weasley non avrebbe deluso sua figlia, non importa quale Serpeverde, o quale Malfoy, ci fosse stato davanti a sé.
« Finalmente ti conosciamo, benvenuto. » Aggiuse poi e, nell’istante stesso in cui le sue labbra si incurvarono in un sorriso, un boato collettivo invase tutti i presenti.
La maggior parte si limitò a tirare solamente un lungo sospiro di sollievo, altri – come la sempre esagerata Freya – fecero finta di asciugarsi una lacrimuccia.
E poi ci fu la reazione più tipicamente Weasley che potesse esserci: un enorme fuoco d’artificio venne fatto esplodere a pochi metri di distanza e, con ancora l’arma del delitto in mano – o meglio, la bacchetta – Fred Weasley sghignazzava apertamente, tra le risate di approvazione dei cugini.
« Fred, no! » Urlò stravolta sua madre Angelina, oramai abituata ad avere il figlio fuoricasa e a vivere nella quiete.
« Fred, sì! » Ribatté a sua volta George Weasley, con gli occhi che brillava di orgoglio paterno. « Quello è mio figlio! »
Senza che potesse controllarlo, la vista di George e Fred II accesi dall’entusiasmo per un fuoco d’artificio, fece commuovere l’anziana Molly Weasley; chissà, forse quella scena le aveva fatto riaffiorare alla memoria immagini del passato.

In ogni caso, nel marasma generale l’unica cosa che contò veramente fu il sorriso sincero che comparve sul viso di Rose: finalmente non ebbe più dubbi a riguardo, stava vivendo il momento più bello della sua vita.
 

*
 
 
« Fragolino, passami le patate per favore! » Hugo fece come richiesto, senza battere ciglio.
« Patatino, già che ci sei, lo stufato, grazie! »
Gli occhi dei presenti cominciarono a puntarsi sulla coppia più giovane del tavolo e più precisamente su Freya che si stava riempiendo il piatto a più non posso e sul povero Hugo che assecondava ogni richiesta nella più completa rassegnazione.
« Succo di zucca, Pomodorino, non dimenticare! »
« Freya, hai intenzione di lasciare qualcosa anche per noi? » Intervenne Jace Steel, dopo aver osservato la sua compagna di Casa arraffarsi quanto più stufato possibile, lasciando inevitabilmente il resto del tavolo a secco.
« Non essere drammatico, Jonathan. Io devo ancora crescere, tu vai bene così. Se cresci ancora poi sarai deforme e Dom non ti vorrà più. » Rispose secca la ragazza, schiacciando una nuova cucchiaiata di cibo nel piatto.
Dominique non riuscì a trattenersi e scoppiò fragorosamente a ridere: erano poche le persone in grado di lasciare il suo ragazzo di sasso e soprattutto con quell’espressione sconvolta che ora aveva in viso.
Jace in tutta risposta le lanciò un’occhiataccia, che fu presto sostituita da un enorme sorriso quando Rose gli piantò davanti agli occhi una terrina di stufato, probabilmente rubata al tavolo a fianco.
« Oh, Rosellina, sarai sempre la mia salvatrice! Peccato che entrambi abbiamo scelto due biondi ossigenati come compagni di vita, saremmo stati perfetti assieme! »
La reazione di Scorpius non ci mise molto a giungere: ad un tratto calciò uno stinco del migliore amico da sotto il tavolo, facendolo gridare dal dolore.
« Sempre molto mascolini gli urli del tuo ragazzo! » Commentò allora Lysander, direttamente in direzione di Dominique, la quale, però, stava bellamente facendo finta di non aver notato l’ennesima scenata di Jace.
« La mascolinità è sopravvalutata, caro Scamander. L’importante è che la tiri fuori nei momenti importanti e a giudicare da mezza popolazione femminile di Hogwarts, Jace se la cava alla grande! » Ebbe il coraggio di intromettersi Freya, causando lo spalancamento improvviso di varie bocche; non quella del giovane Steel, che invece questa volta incurvò le labbra in un sorriso di compiacimento.
« Freya, ma che ne sai tu di queste cose!? » Disse con tono innoridito Scorpius, non riuscendo a capacitarsi fino in fondo di come anche le proprie cugine di soli quindici anni prima o poi crescano.
« Beh, sto con Hugo da parecchio tempo e quind– »
« Okay, colpa mia che ho chiesto. » La interruppe in tempo, accompagnando le parole con un gesto della mano, per farle intendere di fermarsi.
Freya, in tutta risposta, alzò le spalle: fatti loro se non volevano sentire le sue magnifiche storie.

La quiete effettivamente in quel pranzo estivo a casa Weasley stava durando da fin troppo tempo, perché improvvisamente quello che fino a quel momento era stato un più che taciturno Hugo, cominciò a tossire con forza e a sputare l’intero succo di zucca che stava bevendo nel piatto.
Immediatamente Rose si alzò in piedi per cercare di aiutarlo, battendo un pugno contro la sua schiena nel tentativo di impedire che si strozzasse.
Presto la situazione peggiorò e il roseo colorito abituale del volto del ragazzo si trasformò in un rosso cremisi: Hermione corse in direzione del figlio e subito portò le mani ad ispezionargli il viso.
« Scorpius, tuo padre ha studiato Medimagia, fa qualcosa! » Urlò preoccupato Jace.
« Sì, mio padre, non io, imbecille! » Lo spintonò Scorpius.
La situazione, benché critica, diventò nel giro di pochi secondi un panorama decisamente surreale: zii e zie di Hugo che gli ronzavano attorno, ciascuno con una diagnosi diversa, e i numerosi cugini che correvano da tutte le parti alla ricerca di qualcosa di utile da fare; occhi attenti avrebbero perfino notato Fred e James scambiarsi un paio di galeoni: che stessero scommettendo sulla morte del cugino?

L’unica che sembrò mantenere un certo contegno fu Freya, la quale, fedelmente seduta accanto al proprio ragazzo, si gustava la scena con un sorriso dai tratti inquietanti in volto.
La tosse di Hugo si fermò di colpo e i gemiti di fastidio divennero urla di dolore: dalla pelle completamente violacea ora sbucavano penne e piume di un oro acceso e fu subito chiaro a tutti cosa stesse effettivamente accadendo.
Freya, abbandonando momentaneamente la parte che stava recitando, scoppiò in modo del tutto indelicato a ridere sonoramente.
Tutti i presenti, nessuno escluso, si voltarono a fissarla esterrefatti, chi avendo già capito l’intera faccenda e chi non riuscendo a comprendere perché una fidanzatina tanto devota reagisse a quel modo.
Quando l’aspetto di Hugo fu interamente mutato e il suo corpo fu interamente coperto di piume, si girò a guardare Freya negli occhi e finalmente spiaccicò parola.
« Freya, perché!? »
« Perché date per scontato che sia stata io? » Si difese facendo finta di nulla, nonostante l’evidenza dei fatti.
« Perché hai comprato un pacco di crostatine canarine ieri in negozio. » Ribatté George, guardando la ragazzina con una certa ammirazione.
« Non avete prove per questa accusa infamante! » Gridò la Serpeverde, muovendo esagitatamente le braccia.
D’altronde, a recitare i suoi ruoli, era sempre stata la migliore di Hogwarts.
« C’ero io in cassa. » Rispose secco George.
Nel giro di pochi secondi Freya mutò espressione, coprendosi immediatamente le labbra con una mano per nascondere il sorriso compiaciuto.
« Ops.» Fu l’unica cosa che disse, alzando le spalle con innocenza.

Hugo non riuscì proprio ad arrabbiarsi, si limitò a scuotere il capo sconsolato: nell’ultimo anno ad Hogwarts molto era cambiato – soprattutto per sua sorella e per il resto dei suoi cugini – ma ora, guardando gli occhi verdi e così familiari di Freya, realizzò che infondo tutto era rimasto proprio nel modo in cui era cominciato.







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Che dire, grazie per avermi accompagnata in questa storia che ho cominciato a scrivere quando avevo solo 14 anni - insomma, siete stati partecipi della mia adolescenza!
Grazie per aver aspettato pazientemente per anni - eh no, non è un eufemismo - che io aggiornassi e grazie per avermi dato l'ispirazione per scrivere, è stata la migliore delle terapie!
Nella speranza che la mia interpretazione dei personaggi della Rowling vi abbia strappato un sorriso e perché no, magari anche fatto immedesimare in situazioni che avete vissuto in passato, posso davvero dire solo un enorme GRAZIE.
Fatemi sapere cosa ne pensate, e soprattutto se i vostri personaggi preferiti hanno ottenuto il lieto fine che meritavano ;)

Concludo dicendo che avrei una mezza ispirazione per una nuova storia, dove integrerei anche altri personaggi la quale mancanza si è fatta molto sentire in Anything You Synthesize, e prometto che se il progetto andrà in porto i capitoli verrebbero aggiornati regolarmente - d'altronde non avrei anni di differenza tra i capitoli, differenza che il più delle volte non mi ha permesso di ricordarmi quale fosse l'idea originale della storia! :')
Eh niente,

un bacio enormissimo e di cuore,
EstherLeon.

 
  
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