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Autore: Emmastory    25/09/2018    5 recensioni
Un anno è trascorso alla foresta delle fate. Ormai è inverno e non più primavera, e con il tempo che scorre e la neve che cade, la giovane Kaleia non sa cosa pensare. Il tempo si è mosso lesto dopo il volo delle pixie, con l'inizio di un viaggio per una piccola amica e il prosieguo di uno proprio per lei. Che accadrà ora? Nessuno ne è certo oltre al tempo e al destino, mentre molteplici vite continuano in un villaggio e una foresta incantata. (Seguito di: Luce e ombra: Il bosco delle fate)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Luce e ombra'
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Capitolo XVI

Le stelle sulla foresta

Come sempre, la giornata continuava, e al fianco di Christopher, gli tenevo la mano. Il bacio che ci aveva uniti per lunghi secondi aveva avuto fine, ma eravamo ancora insieme. Il sole sarebbe stato alto ancora per poco, e ferma a guardare le nuvole in cielo, sospese a fluttuare nell’aria e sempre mosse dal vento che ancora spirava, sorridevo. Il ricordo della mia piccola amica Lucy era sempre nella mia mente, e con esso anche il pensiero della sorellina e delle nuove responsabilità di entrambe, ora padroncine di un coniglietto, Sunny. Così l’avevano chiamata, per via del suo soffice pelo color del sole e della sabbia spesso visibile sul selciato. Quasi istintivamente, mi strinsi al mio ragazzo, e lui mi baciò di nuovo, sinceramente innamorato. L’aveva fatto più volte, così tante che ormai avevo perso il conto, ma la cosa non mi toccava. L’amore che esisteva fra di noi era tanto forte quanto vero, e più il tempo passava, più le mie parole e i miei pensieri trovavano conferma. Il solo pensiero mi dava gioia nei miei momenti bui, e quando ci staccammo, senza più fiato in corpo, ci perdemmo l’uno negli occhi dell’altra, come accadeva sempre. “Kaleia, a volte vorrei…” provò a dire, fermandosi di colpo e lasciando che la frase gli morisse in gola. “Cosa, mio custode?” gli chiesi, incalzandolo e stuzzicandolo leggermente, con un sorriso impertinente a fare da contorno alle mie parole. “Niente, scusa, sto… sto vaneggiando.” Rispose subito lui, con una fretta mai mostrata prima e una presa a dir poco ferrea sulle mie mani. “No, dimmi. Ti ascolto.” Provai ad incoraggiarlo, sfiorandogli il braccio e facendomi più vicina, ormai curiosa  e decisa a conoscere la verità. “Sul serio, non è niente, lascia correre, va bene?” mi pregò, con il viso che da naturalmente calmo e pallido diventava via via sempre più teso, prendendo improvvisamente colore e sfumando lentamente nel rosso del più grande imbarazzo. “Va bene, uomo del mistero. Me lo dirai un’altra volta.” Concessi, divertita e stranamente attratta dal velo che aveva steso sulla conversazione. Abbandonandomi ad un ennesimo abbraccio, non dissi più nulla, e quando il sole scese, salutandoci e dando il posto alla sera e ben presto anche alla luna, ci sedemmo in riva al lago. Ad essere sincera, ero certa che mi avrebbe riportata a casa, ma forse, data la quiete attorno a noi e la dimestichezza che ormai mostravo per ciò che riguardava i miei poteri, aveva cambiato idea. Con gli occhi fissi sul quieto laghetto accanto a noi, non potevo che essergliene grata, e poco dopo, anche Sky e Noah si unirono a noi. Spostando lo sguardo dall’acqua ai loro volti, vidi l’amore negli occhi di entrambi, e con il passare di alcune nuvole appena sopra la nostra testa, Noah posò la mano su quella della sua lei. “Guarda.” Le sussurrò, alzando la testa quel tanto che bastava per mostrarle ciò che già aveva visto. Confusa, mia sorella fece ciò che le era stato chiesto, e chiudendo gli occhi, si concentrò a fondo. Per un attimo, non vidi in lei nulla di strano, ma quando il vento si sollevò scuotendo le chiome degli alberi e l’acqua poco distante, ebbi un brivido. Nonostante l’età, non aveva ancora il pieno controllo dei suoi poteri, e malgrado quella fosse una delle poche dimostrazioni che riusciva a dare, Noah fu orgoglioso, e potei giurarlo, anche emozionato. Per quanto ne sapevo era un semplice umano diverso da noi fate, e vedere la sua fidanzata scacciare quella nuvola come se fosse stata una fastidiosa mosca doveva essere stato a dir poco sorprendente. Essendo sua sorella, la conoscevo molto meglio di lui, ma non ero comunque sicura di cosa fosse o non fosse capace, non ancora almeno. Scuotendo la testa senza essere vista da nessuno, misi a tacere il brivido di freddo che mi attraversò la schiena, e preoccupato, Christopher si fermò a guardarmi. In qualità di mio protettore, tendeva a preoccuparsi per me, a volte anche più del normale, ma il nuovo bagliore della pietra che avevo al collo fu forte abbastanza da rassicurarlo. Silenziosa, gli rivolsi un debole sorriso, e meri attimi dopo, un’inaspettata pioggia. Rimanendo ferma e inerme, mi preparai a ripararmi dalle intemperie, e chiudendo istintivamente gli occhi, attesi. Di lì a poco non vidi altro che il buio, ma un leggero strattone da parte di Christopher mi riportò alla realtà. Meravigliata, sussultai per la sorpresa, arrivando quasi a strofinarmi gli occhi per l’incredulità. Forse Sky voleva solo sorprenderci tutti, o forse mostrare al meglio le sue attuali capacità al suo fidanzato, ma ad ogni modo il risultato fu strabiliante. Per una volta, la pioggia che vidi non fu fredda acqua, ma stelle. Sì, stelle. Le piccole e lucenti compagne di una luna che si mostrò poco a poco, uscendo dal suo covo di nuvole ormai scomparse dalla nostra vista. “Hai un desiderio, tesoro?” azzardò allora Christopher, parlando a voce bassa al solo scopo di non essere sentito che da me. Sorridendo felice, mi limitai ad annuire, e nello spazio di un momento, le mie labbra toccarono le sue. Quasi gelosa, Sky finì per imitarmi attirando a sé il suo ragazzo, e anche i nostri amici animali rimasero a guardare. Bucky, dritto su due zampe in mezzo all’erba, Midnight,in un nido di paglia e rami secchi su una quercia, Ranger, su un altro albero poco distate, e Red, appena fuori dalla sua tana, sempre attento alla compagna e ai suoi cuccioli, che in  quella calma notte scelsero di mettere il muso fuori dalla tana per la prima volta. Senza proferire parola, mi godetti quello spettacolo con muta ammirazione per mia sorella, finalmente abbastanza sicura di sé stessa da mostrare una seppur minima parte della sua magia elementale. Una notte serena e di puro romanticismo, che prima di tornare alla mia dimora, chiudere gli occhi e dormire, mi godetti ancora, avendo cura di non addormentarmi prima di aver immaginato il mio e il nostro avvenire, e visto per l’ultima volta la vera magia delle stelle sulla nostra foresta.

 
   
 
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