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Autore: PitViperOfDoom    17/05/2019    2 recensioni
Midoriya Izuku è sempre stato considerato strano. Come se non fosse abbastanza essere un debole quirkless, doveva pure essere debole, quirkless, e pure strano.
Ma in realtà, la parte "strano" è l'unica veritiera. È determinato a non rimanere un debole e, a dispetto di quello che è scritto sulla carta, non è veramente quirkless. Anche prima di incontrare All-Might ed ereditare il potere dello One For All, Izuku non è quirkless.
Anche se nessuno gli avrebbe creduto se lo avesse raccontato.
{The Sixth Sense AU}
Genere: Dark, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: All Might, Izuku Midoriya, Ochako Uraraka, Shouto Todoroki
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Note traduttrice: Ho mentito, ok? Non ce la faccio ad aspettare fino a giugno per postare questo capitolo! Era pronto da un po' e volevo tenermelo buono perchè gli esami incombono e una volta iniziata la sessione non avrei pubblicato per un bel po', ma... Non sono riuscita a resistere. In fin dei conti, non aggiornavo questa fanfiction da due mesi e mezzo. Avete aspettato abbastanza.
Vi ringrazio per i vostri bellissimi commenti, spero di leggerne altri. 
Come al solito, un ringraziamento speciale alla mia beta DanceLikeAnHippogryff (alcuni di voi la conosceranno come _Senpai_ , ma ha cambiato nome!). Senza di lei nulla di tutto questo vedrebbe mai la luce.
Potete rimanere aggiornati su tutti i miei lavori e traduzioni su Tumblr !
Buona lettura!
 
Capitolo 8
 

 
Izuku sapeva che, se Tsuyu e Mineta lo avessero guardato, avrebbero visto uno spettacolo bizzarro. Correva a zigzag invece che in linea retta, facendosi strada tra la folla di morti urlanti. Non poteva evitarla in ogni caso. Non poteva solo sentire e vedere i fantasmi: li toccava pure; il che significava che non poteva semplicemente passarci attraverso come facevano tutti gli altri.

Mentre schizzava verso la piazza centrale, non poté fare a meno di notare che i fantasmi si stavano muovendo in direzione opposta rispetto a lui. Si lanciavano occhiate impaurite alle spalle, all’oscurità dirompente che segnava il luogo dove si trovava Rei. Li spaventava. Erano tutti morti e Rei li spaventava.

Sussultò quando vide un viso familiare in mezzo alle figure pallide, smunte e insanguinate. Narita lo incrociò poco prima di arrivare alla piazza. Izuku frenò e Narita quasi si scontrò con lui. Mani fredde e morte gli afferrarono le spalle, ghiacciandolo attraverso la stoffa della sua tuta da ginnastica.

Falla smettere.” Il sangue sgorgava a fiotti dalla ferita che aveva sulla testa, colandogli sul viso. Anche senza occhi, sembrava disperato. “Ti prego, Midoriya, devi farla smettere- Non riesco a raggiungerla ed è così arrabbiata-“ Le urla di Rei si alzarono di tono e scattò come se gli avessero tirato un pugno. “E gli sta facendo del male.”

“Cosa?” A Izuku si bloccò il respiro. Gli altri fantasmi li stavano fissando, sorpresi. Nessuno di loro aveva capito che poteva vederli; invece eccolo lì, scosso da uno di loro.

“Eraserhead.” La gelida presa si strinse. “È talmente pazza che lui riesce a sentirla e gli sta facendo perdere la concentrazione. Non l’ho mai visto sussultare così tanto durante una battaglia, perde l’equilibrio ogni volta che lei lo tocca.” Del sangue gli gocciolò nelle orbite, rendendo il suo sguardo scarlatto. “Falla smettere, Midoriya. Falla smettere, altrimenti lui diventerà uno di noi e non ti perdonerò mai per averla portata da lui.”

“Lei dov’è?” chiese Izuku, il cuore che gli galoppava nel petto. “La farò uscire, lo prometto- è solo spaventata, pensa che io sia in pericolo. Dimmi dov’è. Si sta spostando?”

“No.” Narita si girò, lasciandolo per indicargli un punto. “Ecco, è dall’altra parte della battaglia, vicino a quella pila di villain a terra. Li ha attaccati per tutto il tempo. Si muove solamente se la mischia si avvicina troppo. Non penso nemmeno che capisca cosa sta facendo, a questo punto.”

Izuku strinse gli occhi, senza riuscire a vederla.

“Dove l’oscurità è più densa.” Disse Narita. “È lì che la troverai.”

E Izuku la vide. Non vide Rei, ma piuttosto quello che Narita gli aveva descritto. La fortuna era dalla sua parte: l’epicentro del buco nero di Rei non era nel mezzo della lotta. Sarebbe stato pericoloso e stupido, due delle due dita erano molli e inutilizzabili; ma se avesse aggirato la battaglia e non avesse fatto casini, poteva farcela. Poteva raggiungerla.

“No, che stai- sei impazzito?” Un altro fantasma, un uomo di mezza età con la testa piegata in una strana angolazione. “Non mandarlo lì!” Si girò verso Izuku. “Non hai sentito, per caso? Ti uccideranno!”

“Taci!” Scattò Narita. “È l’unico che può portare via di qui quel poltergeist!”

“Non morirò.” Sussurrò Izuku, tra sé e sé. Non poteva stare lì ancora a lungo: era all’aperto, se avesse aspettato ancora i villain non si sarebbero lasciati scappare un bersaglio così facile. “Ce la posso fare. Io non morirò. Non morirò.”

“Con chi stai parlando?”

Izuku sobbalzò, girandosi di scatto per vedere Tsuyu di fianco a lui. Di Mineta non c’era traccia. “Dov’è-“

“È scappato verso l’entrata.” Disse lei. “Meglio così. Non può correre veloce e, se ti seguo, non posso avercelo attaccato addosso.” Girò la testa, scandagliando i dintorni dietro di lui. “Non so cosa stai cercando di fare, Midoriya.” Disse. “Ma se continuiamo a stare qui, ci vedranno.”

“Ti ho detto di non seguirmi.” Quasi sibilò. Era il riguardo che lo spingeva a dirlo; e anche se la sua paura più grande era indirizzarla verso ferite e pericolo mortale, aveva anche timore che lo vedesse parlare con i fantasmi, oppure agire in modi che non poteva spiegare.

“Beh, non mi interessa.” Disse lei. “Allora, qual è il tuo piano?”

“Non darò fastidio ad Aizawa.” Disse Izuku. “Voglio solo… voglio solo vedere se c’è qualcosa che posso fare per facilitargli le cose.” Non le stava dicendo una bugia. Era proprio quello che avrebbe fatto. “Senti. Sto puntando all’altro lato della piazza. C’è roba seria all’entrata, quindi non possiamo andare in quella direzione. Ma se troviamo un posto più tranquillo dove poterci riprendere sarebbe molto meglio, non è vero?”

“Stai cercando di aiutare Aizawa-sensei o di andare in un posto sicuro?” chiese Tsuyu.

“Entrambi. Se devi seguirmi, allora incontriamoci lì, ok?”

Non aspettò una risposta: se era determinata a seguirlo non c’era modo di dissuaderla. Izuku fece un giro largo, tenendo a debita distanza la mischia dov’era Aizawa, e corse come non aveva mai corso prima. Più di ogni altra cosa, voleva chiamare Rei, farle sapere il prima possibile che era vivo e praticamente illeso. Ma se lo avesse fatto anche i villain lo avrebbero sentito; e non sarebbe rimasto vivo molto a lungo.
 
-

 
C’era qualcosa di molto, molto sbagliato.

Aizawa Shouta ne era fin troppo cosciente sin da quando quel dannato villain con il quirk di teletrasporto aveva sparpagliato i suoi studenti per tutta la struttura della USJ. L’istinto gli urlava di aiutarli, di radunarli e condurli alla salvezza, ma non poteva seguire il suo cuore nonostante lo desiderasse. Era circondato da ogni lato ed era in inferiorità numerica. Tutto quello che poteva fare era tenere a bada più villain possibili e mantenere la maggior parte del combattimento e i membri più forti della schiera nemica lì, nella piazza, invece di farli correre per la struttura a inseguire gli studenti.

I suoi studenti.

Inizialmente, lo aveva scambiato per un semplice preoccupazione, la naturale paura che avrebbe dovuto sentire vedendo i ragazzi sotto la sua cura in pericolo. Ma anche in quel momento, mentre la battaglia infuriava e l’adrenalina gli scorreva nelle vene, il terrore non scemò come faceva di solito. Come faceva sempre. Al contrario, aumentava ogni minuto di più.

La sensazione lo strozzava, stringendogli il cuore nel petto a tal punto da quasi bloccargli i battiti. I suoi tempi di reazione ne risentivano: aveva evitato per un soffio la morte più volte in quella singola battaglia che in tutto il suo anno passato come hero. E, ogni tanto, un brivido lo coglieva, la sensazione della morte che lo sfiorava. Se era troppo repentino lo forzava a sbattere le palpebre e la presa del suo quirk rilasciava qualsivoglia villain stesse guardando. Era disorientato, sanguinante e incapace di respirare normalmente.

Fece un salto indietro e inspirò profondamente per cercare di calmarsi e controllare il suo terrore rampante. Il respiro fece rumore, un quieto rantolio interno, mentre risucchiava l’aria nei suoi polmoni.

Quello… non era normale.

No- non è normale, realizzò. Quella paura non era normale. Non l’aveva mai provata prima. Era come se qualcuno fosse sprofondato nel suo cervello, facendo a brandelli coscienza e inconscio, schiantando un pugno sul pulsante “Terrore”.

Un quirk che amplificava le emozioni? Ne aveva sentito parlare: tendevano ad andare mano nella mano con la più comune empatia. Fece scattare lo sguardo da un villain all’altro, cercando di trovare il responsabile, ma il terrore che lo predava, rivoltandogli lo stomaco, rifiutò di scomparire.

Guardò il leader, quello pallido vestito di nero, con una mano mozzata come maschera. Lui doveva ancora rivelare il suo quirk. Forse era lui?

… No. Ma chi altri avrebbe potuto essere? Che ci fosse un altro villain nelle retrovie che lo stava sabotando a distanza di sicurezza?

Si guardò intorno. Non vide un villain, ma colse il guizzo di un movimento. Un movimento veloce, quasi impercettibile.

La paura dentro di lui gli strizzò l’intestino: quello era Midoriya Izuku, il ragazzo che aveva quasi fallito il suo primo giorno, che costeggiava la mischia come un folle. Cosa pensava di fare?

Shouta si assicurò di non girare la testa verso di lui mentre combatteva. Se il ragazzo voleva fare l’idiota, Shouta non poteva permettersi di rivelare la sua posizione guardandolo. Controllò i progressi di Midoriya con la coda dell’occhio. Bisognava dargliene atto: era veloce e stava usando quel minimo di copertura che c’era a suo vantaggio. Se Shouta non fosse stato occupato a cercare di resistere a una schiacciante superiorità numerica – essendo nel mentre spaventato a morte contro la sua volontà – avrebbe anche potuto prendersi un momento per compiacersi. Si fece bastare il sollievo: in qualche modo attutiva la paura.

Midoriya si abbassò fuori dal suo campo visivo e Shouta era troppo impegnato a schivare una scarica di attacchi da un altro villain per continuare a guardare. La sua sciarpa si avvolse intorno al nemico, scagliandolo dritto contro un altro che lo stava per attaccare. Crollarono entrambi con un tonfo sordo e Shouta era di nuovo in balia del terrore e-

Tutto d’un colpo, la morsa intorno al suo cuore scivolò via. Shouta poté di nuovo respirare e lo fece di nuovo con una quieta disperazione che lo lasciò quasi ansimante.

Prima che potesse impedirselo, guardò indietro per vedere Midoriya non molto lontano che scappava a tutto gas da un gruppo di villain svenuti lasciati in una pila dopo che Shouta li aveva neutralizzati quando la mischia era iniziata Avrebbe voluto tirarsi un calcio da solo per l’irritazione: non aveva pensato di cercare il colpevole tra i villain che aveva già sconfitto. Uno di loro probabilmente si era ripreso abbastanza da mettergli i bastoni tra le ruote dai bordi del campo di battaglia. La pila giaceva ancora a terra, immobile, mentre Midoriya correva via, tenendo le braccia in una posizione strana.

Il suo studente guardò indietro e incontrò i suoi occhi per un istante. Nonostante la distanza, attraverso i suoi occhialoni, Shouta colse il barlume di una disperata speranza nei suoi occhi.

Non sapeva cosa avesse fatto. Alla fine di quella giornata non avrebbe avuto modo di immaginarlo, né di sgridare il ragazzo per la sua avventatezza. Ma, almeno in quel momento, poteva prendersi un secondo di gratitudine; prima di tornare a girarsi verso i villain, trovandosi il loro leader che correva per attaccarlo per la prima volta.
 

 
-
 

Izuku aveva il cuore in gola mentre schizzava attraverso il campo di battaglia, sguazzando dentro e fuori l’oscurità. Scorse il punto più denso poco più avanti; stava fluttuando nel bel mezzo di una pila di villain svenuti e immobili. Altri villain stavano combattendo intorno a lui, dalle mezze calzette ai colossi imponenti e muscolosi con la pelle blu scuro e gli occhi spalancati. L’oscurità di Rei lo sferzò, ghiacciandolo fino al midollo osseo, ma continuò a muovere i piedi e si lanciò dritto dove la tenebra era più buia.

Più che vederla la sentì, un freddo punto fluttuante nel cuore del buco nero. Izuku allungò la mano e le sue dita sfiorarono qualcosa che bruciava come del ghiaccio secco. Avvolse le braccia intorno a una figura piccola e familiare e, quando emerse dall’altra parte dell’oscurità, la portò con sé.

Lei si dimenò tra le sue braccia, artigliandolo e attaccandolo con pura furia.

“Rei.” Sussurrò. “Rei, sono io.”

Si guardò indietro. La tenebra si stava già diradando, dandogli una visuale migliore della battaglia. La scandagliò velocemente, trovando Aizawa che guardava nella sua direzione. Con gli occhialoni addosso era impossibile capire se stesse guardando lui.

Izuku si fermò a distanza di sicurezza, rischiando quasi di perdere l’equilibrio. Crollò in ginocchio, stringendo Rei con entrambe le braccia per assicurarsi che non si liberasse e tornasse a infuriare.

Si stava ancora dimenando. Izuku si accucciò e la abbracciò forte. “Rei. Rei, smettila.” Sussurrò. “Stai tranquilla. Sono io. Mi dispiace, non volevo spaventarti a quel modo.” Rei smise di divincolarsi, afflosciandosi a peso morto tra le sue braccia. Quando sentì delle mani piccole e intirizzite stringergli il braccio, abbassò finalmente la testa a guardarla.

Occhi neri risposero al suo sguardo, grandi e pieni di paura.

“Mi dispiace.” Sussurrò. “Va tutto bene. Andrà tutto bene, lo prometto.”

Lei si girò tra le sue braccia e lo abbracciò, affondando il viso nel suo petto. Le urla si erano finalmente interrotte. La sua amica era silenziosa.

“Midoriya!”

Alzò gli occhi per vedere Tsuyu raggiungerlo, tenendosi bassa mentre gli si avvicinava. “Tsuyu?”

“Stai bene?” sussurrò Tsuyu, accucciandosi di fianco a lui. Quel riparo bastava a malapena per due.

“Sì.” Disse fermamente. Guardò la lotta. A chiunque non vedesse quello che vedeva lui, Aizawa sembrava essere tornato alla carica con più forza di prima. Non esitava o inciampava più mentre combatteva e l’oscurità di Rei era scomparsa, quindi Izuku poteva chiaramente vedere tutta la scena. Narita era tornato, stava guardando la battaglia e seguendo ogni mossa di Aizawa. Per la prima volta, Izuku sentì il groppo nel suo petto sciogliersi e osò sperare. “Penso… penso che andrà bene. Abbiamo una possibilità ora.”

E poi, dall’altra parte, l’uomo che indossava delle mani mozzate alzò il braccio e afferrò il gomito di Aizawa prima che potesse colpirlo. Mentre Izuku guardava, inorridito, il tessuto nero del costume di Aizawa si sbriciolò; e anche il braccio sottostante iniziò a farlo prima che l’hero riuscisse a liberarsi. Rei, che aveva alzato la testa per guardare, emise un soffio.

“Che razza di quirk è quello?” Sussurò Tsuyu, orripilata.

Izuku la zittì. “Non è ancora finita.” Mormorò disperatamente. “Non è finita, è solo ferito, può ancora-“

Non vide il gigantesco essere finché non fu sopra Aizawa. Era veloce, molto più veloce di come dovrebbe essere normalmente una persona di quella stazza. Il loro insegnante si girò a guardarlo, dovendo piegare il collo indietro solo per poterlo guardare in faccia; quella faccia deformata e deturpata, con il cervello scoperto e gli occhi roteanti e senza palpebre.

Il colosso calò la sua mano alzata e la battaglia finì prima che Izuku potesse sbattere le palpebre. Davanti ai suoi occhi, gli occhialoni distrutti di Aizawa volarono via e il sangue del suo insegnante bagnò la terra. La situazione si era ribaltata così velocemente che Izuku si sentì nauseato e in preda alle vertigini; poté solamente guardare mentre il suo professore subiva il pestaggio più brutale a cui Izuku avesse mai assistito.

Si fece scappare un verso strozzato. Non ragionò – il panico gli aveva carbonizzato la mente. Tutto quello che vedeva era il viso spaventato di Tsuyu di fianco a lui, Narita che urlava fino a consumarsi i polmoni mentre scagliava il suo corpo intangibile contro il mostro, Aizawa molle e rotto sul terreno- Aizawa pallido e smunto e insanguinato, in piedi davanti a lui con gli occhi bianchi e spenti, solamente un altro fantasma con cui Izuku avrebbe dovuto parlare.

Anche quando il pestaggio si concluse, non lo fece del tutto. Il mostro – Noumu, Izuku sentì il villain pallido chiamarlo Noumu – lo inchiodò a terra, rompendogli le braccia e sbriciolandole finché Aizawa urlò di dolore. Le urla di Narita si unirono alle sue.

Si mosse, perché in quel momento andare verso morte certa era meno terrificante che farsi piccolo e non fare niente mentre l’ennesimo fantasma stava venendo alla luce di fronte a lui. Il suo corpo si mosse, senza pensare. Con Rei al suo fianco, ignorò gli avvertimenti della sua compagna di classe e corse.

Non fece alcun rumore. I nemici più deboli erano fuori combattimento oppure fermi a guardare il pestaggio, il Noumu era impegnato con Aizawa e il villain pallido gli stava dando la schiena. Rei era con lui e non vedeva l’ora. Voleva fargli del male, farli morire di paura, voleva fargliela pagare e la potenza del suo fervore lo fece accelerare. Izuku strinse i pugni e richiamò One For All mentre si lanciava verso la schiena indifesa del villain.

Mi dispiace, Aizawa-sensei, pensò. Mi sa che questa volta mi dovrò storpiare.

Non voleva vedere Aizawa che diventava un fantasma. Non voleva che parlasse con Narita e con la signorina Kitayama, non ancora. Voleva che li facesse aspettare più a lungo, più a lungo possibile. Non poteva essere già la sua ora, non poteva.

Tirò indietro il braccio, scoppiettante di One For All. Si sarebbe probabilmente rotto le ossa di nuovo ma, se avesse sconfitto il loro capo facendolo, ne sarebbe valsa la pena.

All’ultimo momento, il villain pallido si girò a guardarlo, gli occhi che brillavano di una luce selvaggia e gioiosa. Precisamente in quell’istante, la lingua di Tsuyu si avvolse intorno al suo torso con uno schiocco e lo strattonò via dalla portata del villain proprio mentre una delle sue mani pallide ed esangui scattava verso di lui. Izuku perse il controllo di One For All e l’energia si dissipò.

“Oh.” La voce del villain pallido vibrò, divertita. “Cosa c’è? Volevi unirti a lui?”

Rei gridò e la sua rabbia penetrò nella pelle di Izuku. Si costrinse a stare calmo per evitare di digrignare i denti. Tsuyu lo trascinò ancora più indietro, lontano dall’uomo con le mani mozzate. La sua lingua lo lasciò e lei corse in avanti per prendere il suo braccio e tirarlo ancora più indietro con tutto il suo peso.

“Scusa, Midoriya.” Mormorò. “Ma se ti lasciassi ammazzare non potrei perdonarmelo.”

Izuku strinse i denti finché la mascella non gli scricchiolò. Fece correre lo sguardo dal villain pallido al punto dove Narita si era raggomitolato di fianco al corpo di Aizawa, e gli occhi gli bruciarono. “Non avresti dovuto-“

Narita girò la faccia insanguinata verso di lui e spalancò le fauci per urlare: “SCAPPA!

Fu il turno di Izuku di afferrare Tsuyu per un braccio e strattonarla finché non iniziò anche lei a correre. L’avvertimento di Narita gli offrì solamente mezzo secondo di anticipo; e non fu abbastanza: era già su di loro.

Uno stridio agghiacciante gli trapanò il cranio mentre Rei si lanciava tra loro; ma la mano del loro nemico l’attraversò e Izuku riuscì a malapena ad alzare le braccia per difendersi dal suo quirk.

Una delle mani si era chiusa intorno al suo polso. L’altra afferrò Tsuyu per il retro del collo. Rei ululò, le sue dita-artigli che scavavano nel viso nascosto del loro assalitore. Izuku lo fissò, pietrificato, e aspettò il dolore.

Che non arrivò.

Aspettarono con il fiato sospeso, congelati dalla paura; il villain indecifrabile mentre osservava come la loro pelle si rifiutava di sbriciolarsi e sfaldarsi come vernice vecchia.

Il villain sembrò sospirare. “Dannazione.” Disse, la presa che si allentava mentre guardava indietro da sopra la spalla. Izuku seguì il suo sguardo fino a dove Aizawa giaceva per terra, spezzato, la testa alzata, gli occhi che brillavano di rosso e velati di sangue mentre li teneva fissati sul villain pallido. “Questo è stato abbastanza figo, Eraserhead.”

Il Noumu schiantò la testa di Aizawa nel cemento con un tonfo rivoltante. Il sangue si sparse sul terreno; Aizawa non emise un suono.

La presa del loro nemico si era rilassata abbastanza da permettere loro di liberarsi prima che il suo quirk potesse attivarsi di nuovo. Avevano solo un paio di secondi prima che lo notasse e attaccasse di nuovo, ma per Izuku quel momento si allungò in una breve eternità.

Non guardò Tsuyu, rigida per la paura di fianco a lui. Non guardò nemmeno il villain pallido, vestito di nero e adornato di mani mozzate.

Guardò dietro di lui, dove il suo insegnate giaceva immobile e silenzioso sul terreno. Dove, lentamente, una forma sfarfallò fino a essere visibile – trasparente, debole e tremante come un segnale con cattiva ricezione – di fianco al corpo e al Noumu e al silenzioso Narita.

Aizawa si erse di fianco al suo corpo, pallido, sbrindellato e insanguinato, la sua forma opaca e trasparente, ma ben visibile.

Un urlo invase Izuku da capo a piedi, minacciando di strapparsi un’uscita nel suo corpo; ma Izuku tenne la bocca chiusa e allora l’urlo gli sfociò nelle vene sotto forma di adrenalina pulsante. Staccò gli occhi dall’apparizione e li riportò sul villain che l’aveva causata. Non aveva mai voluto creare un fantasma prima ma, in quel momento, comprese perché alcune persone desideravano farlo.

Della tenebra si accumulò poco lontano da loro e Rei urlò per la furia quando l’uomo con il quirk teletrasporto apparve nel suo centro. Il villain pallido raddrizzò la schiena quando lo vide.

“Kurogiri.” Disse. “Hai ucciso Tredici?”

La distanza non era abbastanza per impedire a Izuku di sentire la voce fredda e roboante del nemico. “No, Shigaraki Tomura.” Disse. “Ho messo Tredici fuori gioco, ma uno degli studenti è scappato dalla struttura.” Gli occhi lucenti si assottigliarono. “Quando sarà fuori dalla portata del nostro segnale d’interferenza sarà presto in grado di chiamare la scuola.”

La speranza germogliò nel cuore di Izuku, ma la calpestò senza pietà. No: aveva già fatto l’errore di essere fiducioso prima. Non l’avrebbe ripetuto.

Davanti ai suoi occhi, il leader nemico si lasciò andare in un silenzioso attacco isterico, artigliandosi i lati del collo dove le mani mozzate non lo coprivano. Borbottò qualcosa tra sé e sé, ringhiando minacce al suo compagno, e Izuku poteva sentire il modo in cui la voce del villain singhiozzava e si spezzava.

E poi, improvvisamente com’era iniziata, la filippica si interruppe. Lentamente, le sue mani scivolarono lungo i suoi fianchi, lasciando graffi arrossati sul collo. “Non va bene.” disse calmo, come se non avesse sproloquiato fino a qualche secondo prima. “Non possiamo combattere decine di pro. Quindi per ora è game over. Sì…” Le sue mani tremarono lungo i suoi fianchi. “Andiamo a casa. Ma prima…”

Tornò a guardarli, le dita che si arricciarono come se stesse immaginando di strangolarli. Izuku sentì un misto di terrore e rabbia crescere dentro di lui mentre osservava il villain pallido e esangue. Lo riempì dallo stomaco, passando per il cuore e arrivando ai polmoni, soffocandolo. Il villain gli si avvicinò di nuovo, le dita che si muovevano con impazienza, e ogni pensiero fuggì dalla testa di Izuku.

E così, senza nessun pensiero a distrarlo, furono la forza dell’abitudine e il puro istinto che continuarono a farlo inspirare ed espirare, ancora e ancora finché la tempesta non scemò e defluì via di nuovo. Lentamente, mentre guardava il viso nascosto del suo nemico – pallido, smunto, non tanto diverso da un fantasma – l’inondazione scolò via da sola e lasciò al suo posto una nebbia di quieto torpore.

La forma distorta di Rei si contorse da qualche parte nel suo campo visivo mentre lei ringhiava come una bestia uscita da chissà quale profondo inferno. A qualche metro di distanza, Narita stava con lo spirito di Aizawa, entrambi opachi e insanguinati. Mentre Izuku guardava, la mano di Narita – solida alla sua vista – si allungò verso la figura traslucida di Aizawa, passandole attraverso nello stesso modo in cui i vivi passavano attraverso i morti. Quello che Izuku non poteva fare.

Quella che gli entrò in testa non fu speranza, ma solamente un’idea, né felice né triste, che gli schiarì la mente. L’Aizawa che stava guardando era differente da tutti i fantasmi che aveva visto fino a quel momento. il suo fantasma era lì, ma non proprio lì. Forse significava che non morto, ma quasi.

Tutt’intorno alla struttura, i morti camminavano. Spezzati, maciullati, senza corpi per respirare e nessun cuore che batteva, piangevano e si disperavano e seguivano i loro assassini e aspettavano, eternamente pazienti, il momento della resa dei conti.

Izuku incrociò lo sguardo del villain, ed espirò di nuovo.

I miei amici sono più spaventosi di te.
   
 
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