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Autore: Utrem    20/05/2019    1 recensioni
Merope decide di partorire all'Ospedale di San Mungo.
Cosa cambierà? O meglio, cosa non cambierà?
Scopriamolo attraverso un romanzo di formazione con protagonista Laurie Langton, Prefetto di Corvonero nel 1944, quando di Prefetti ne nominavano ancora tre per Casa e non sei. Grindelwald ha appena finito di attraversare l'Europa e la Gran Bretagna sente l'eco dei suoi discorsi: così riferisce il suo amico Cecil. A questi complotti però Laurie preferisce di gran lunga trascorrere tempo spensierato insieme a Lucille Dean, ovvero Lucy, la sua ragazza e, perché no? Studiare. Tom Riddle è diventato Caposcuola, ovviamente; insieme ad Allie, pedante e perfezionista oltre ogni dire, strappando il posto, secondo molti, proprio a Lucy.
Intanto, Merope, che è stata licenziata dall'Ospedale quello stesso maggio, ha fatto domanda per lavorare come Custode della Scuola, approfittando del posto vacante. Vivrà l'anno intero a Hogwarts, la scuola che non ha mai frequentato, molto vicina al figlio, che non è mai riuscita ad educare. Forse?
DISCLAIMER: nel corso della storia sceglierò a mia discrezione di adottare o non adottare dettagli, sottotrame o dati contenuti nei film della saga di "Animali Fantastici".
Genere: Avventura, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Merope Gaunt, Nuovo personaggio, Tom O. Riddle
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La sua scelta '
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"Non possiamo discutere finché continua a soprassedere sugli aspetti disdicevoli della sua condotta."
"Soprassedere?!"
Gli occhi di Silente erano fermi e decisi dietro le lenti, al che la donna parve struggersi intensamente e rispose con grande affanno, quasi inchinata davanti a lui:
"Oh, no! Mi dispiace se ho dato quest'impressione! Io mi riconosco colpevole di tutto! Mi dispiace, mi scusi, mi scusi!"
"No, Merope." Silente continuò a fissarla nella sua posizione abbassata, parlandole con voce calma ma chiara "Lei mi deve dire, adesso, tutti i reati suoi e di suo figlio, all'interno e fuori da questa scuola. Se ha veramente a cuore il destino di noi tutti, mi parlerà apertamente e senza sotterfugi di sorta."
Le iridi lontane e inafferrabili  di Merope parvero acquietarsi.
Fece un breve cenno col mento sporgente, serrando la bocca storta.   Si alzò, le mani aderenti ai fianchi, distrasse lo sguardo da lui e fece un passo indietro, con un risolino che suonava come un gemito.
Infine, ritornò a lui con gli occhi e sillabò:
"Io volevo... educarlo. Volevo fosse buono! All'ospedale, io non volevo soprassedere sui dispetti agli infermieri, ai Guaritori e ai pazienti. Forse, però... io... io... non posso. Ogni volta che lo guardo, mi vengono meno le forze. Allora, era sempre così. Tutti gli altri infermieri e i Guaritori lo punivano. Io lo lasciavo andare. Bastava che mi fissasse un po' e cercavo di convincerli a perdonarlo, a dimenticare tutto. All'inizio ci riuscivo, ma poi... ovviamente, non più. Allora, qualche volta, lo liberavo di nascosto. Chiedevo aiuto alle signore che lo facevano giocare: a loro, Tom non ha mai fatto niente. Ma non era innocente. Questo non volevo, non volevo capirlo..."
"La settimana scorsa, ho avuto una fitta corrispondenza con la signora Barnaby."
Quel nome le tagliò il respiro.
"Nelle sue lettere, mi ha parlato del suo precedente impiego come guaritrice all'Ospedale di San Mungo, dove anche lei lavorava; in particolare, si è concentrata sulla sua relazione burrascosa con Tom. Cito testualmente che 'più lo puniva, più lo tormentava' e che era arrivata a 'dargli ogni giorno un castigo, perché o lui o Merope', lei, 'trovavano un nuovo modo' per sfuggirle. La signora Barnaby attualmente vive in Francia, dove si occupa di erbologia, mentre sua figlia frequenta la Scuola di Magia Beauxbatons."
"S-sta bene?" chiese Merope con un filo di voce.
Gli occhi di Silente, severi, opachi, non dicevano nulla.
Allora ricominciò ad agitarsi, a scuotersi e insisté:
"Mi dica che sta bene, p-per favore... io credevo di essere riuscita..."
"Mi ha detto che, poco prima di decidere di trasferirsi in Francia, ha incontrato Tom a Diagon Alley insieme alla bambina. Dice di aver sofferto molto il vostro incontro con lui, e con lei, quando è uscita dal negozio, a causa di quello che è successo, e di essersi scusata ripetutamente; voi, però, con suo 'inesprimibile sollievo', avete accolto le sue scuse. Così ha richiamato a sé la bambina e avete iniziato a passeggiare insieme. A quel punto, è spuntato il discorso della scuola, e lei, 'Merope ha iniziato a elencare i pregi di Beauxbatons e denunciare tutti i problemi di Hogwarts; a quel punto io, riflettendo ancora, ho ritenuto di mandarla qui, in Francia e trasferirmi vicino a lei. E' stata una decisione strana, che ho preso molto velocemente, ma di cui, anche volendo, non riesco a pentirmi'."
"Sì, Professore, ho usato la Maledizione... Imperius! Per salvarla, Professore! Per salvarla, capisce? O-ora, la scongiuro, s-sta bene?! Non posso passare altro tempo senza-"
"Sta bene. Per un soffio, da come sta cercando di dirmi, Merope. Già da tempo mi chiedevo  perché eventi spiacevoli immancabilmente capitino a chi vi contraddice" 
"IO NON VOGLIO FARE DEL MALE A NESSUNO!" esclamò Merope, con voce tonante e disperata.
Silente parve impressionato.
Poi si ritirò in sé stessa, spaventata e proseguì, con la sua voce roca, ma più ferma:
"Ciò non toglie che io abbia fatto molto male. La signora Barnaby... è collegata a uno dei peggiori momenti della vita di mio figlio; e quindi della mia. Sa... era giovane, ma era la guaritrice più importante del San Mungo. Tutti la rispettavano e la ammiravano; io compresa, io per prima. All'inizio era tollerante con Tom; a lui, però, non è mai piaciuto sentirsi dire cosa fare e non le obbediva. Col passare del tempo, le punizioni diventavano sempre più severe e io non riuscivo a vederlo in quello stato. Così iniziò a disprezzarmi e dire che volevo sabotare di proposito il suo lavoro per beneficiare me stessa. Questo, Professore, non era vero. Io cercavo sempre di porre rimedio a quello che faceva Tom, di aiutarla; ma non potevo, non potevo, non riuscivo a sopportare il pensiero che potesse stare male. Un solo minuto di castigo per lui era peggio di qualsiasi altra cosa al mondo. Allora... un giorno..."
Merope fu interrotta da un groppo in gola: i suoi stessi occhi parvero tremare, ma continuò, con voce più altalenante:
"Un giorno... aveva già nove anni. Quel giorno, la signora Barnaby decise di accompagnare Tom fuori dall'ospedale. Io la supplicai in tutti i modi di non farlo, ma ne aveva abbastanza di lui. Mi disse che lo avrebbe portato a fare una gita con altri bambini, dove avrebbe potuto sfogarsi in pace. Io non acconsentii mai, ma lei lo portò via. La prima volta che non lo vidi dormire accanto a me la mattina fu terribile. Ebbi paura di non riuscire ad alzarmi dal letto: tuttavia, mi ripetei che era in buone mani, era in buone mani. Allora... una settimana dopo, chiesi alla signora Barnaby se la gita era finita, se poteva tornare da me. Lei mi disse no... no. La settimana successiva ripresi a insistere, con più forza di quella prima: lei mi ripeté no. La terza... mi gettai ai suoi piedi e le chiedo dov'è, così che potessi andarlo a prendere. Allora..."
Il suo respiro fu tagliato corto di nuovo. Deglutì, forzandosi a riprendere con regolarità, e ricominciò:
"... allora mi disse che Tom non era a una gita. Era... da suo zio. Morfin. Mio fratello. Si era messa in contatto con lui e lo aveva lasciato... lì, per tre settimane."
"Io provai, ma non riuscii a Smaterializzarmi. Allora bevvi un'intera boccetta di Felix Felicis che avevo e tornai alla mia vecchia casa. Aprii la porta e... mio fratello a...veva le mani attorno al suo collo. Lo aveva... torturato, così come aveva fatto con me, tanti anni fa."
Merope tacque.

"Tom mi venne incontro correndo, con degli occhi che mai avrei voluto... Morfin cercò subito di attaccarmi. Io, però, sapevo che non potevo più subire niente da lui. Riprovò un'altra volta, mentre io... non avevo dubbi. Lo fermai, senza pensarci, e lo lasciai lì. Andammo via, per tornare a casa. Però... Professore, la supplico in particolar modo su questo punto. La signora Barnaby, non appena aveva saputo dell'indole violenta e instabile di mio fratello, aveva chiamato degli Auror. Questi erano arrivati non appena noi eravamo sul punto di andarcene: Morfin non era in sé e ovviamente... mi interrogarono. Ora... dopo quello che Tom aveva vissuto, non volevo fargli passare ulteriori sofferenze. Per questo... ho modificato le loro memorie, Professore. Questo, e sono tornata indietro."
"La signora Barnaby era sotto accusa da parte di alcune persone dell'Ospedale e da membri del Ministero. Erano convinti che lei avesse mandato Tom da suo zio consapevole di quello che gli avrebbe fatto, o che fosse comunque responsabile. Lei, però, ha negato, più volte, con forza, e io le ho sempre creduto, perché sapevo, so che aveva sempre voluto solo e soltanto il suo bene. Nonostante la mia contrarietà, a seguito di tutto questo la signora Barnaby è stata licenziata dall'Ospedale."
Merope si fermò, come per riprendersi.
Silente fece un cenno affermativo, per incitarla a proseguire.
La donna annuì in risposta, con un sorriso cupo.
"Lei, giustamente, deve sentire tutto. L'incontro... di cui ha parlato... di un anno fa..."
"E' andata in Francia su un ordine. Un suo ordine. Posso quindi dedurre che la situazione che la signora Barnaby ha descritto non corrispondesse alla realtà dei fatti. "
Merope restò immobile.
Poi ridacchiò piano, emettendo un guaito quasi sarcastico.
“Si era offerto ad andare alla fiera di Glasgow a prendere degli ingredienti: per le pozioni e vedere i draghi. Una settimana, quando era già tornato, vengo a sapere che mio fratello è morto ad Azkaban. Avvelenato, divorato da un serpente introdotto per errore da un agente del Ministero… un serpente stregato. Io lo dico a Tom: lui è sorpreso. Chi ha stregato il serpente e lo ha aizzato contro Morfin, mio fratello, il povero disgraziato che è?! Un mistero! Povero, maledetto, odiato Morfin, che lo ha picchiato, torturato, scorticato per un mese! Lui mi indaga, perché io non devo nutrire sospetti, no. Questo, mentre lo tiro verso di me, lo abbraccio e davvero mi stupisco! Chissà! Chissà! CHISSÀ!”
Batté la mano sulla scrivania, mentre i suoi occhi scuri brillavano di lacrime e annuiva di fronte allo sguardo di Silente.
“Tom ha ucciso mio fratello. Povero bambino!”

 
“Professore, per favore, non lo giudichi. La storia la conosce.”
“Non del tutto, ancora. Posso tuttavia evincere che il trasferimento della signora Barnaby in Francia sia in qualche modo legato alla vicenda che mi ha raccontato.”
"Avevo paura per lei. Quando Tom la vide... cambiò espressione. Io... sapendo quello che... aveva fatto a Morfin..."
Merope prese a pestare ripetutamente il piede; piano, poi forte, con dei tonfi frequenti.
"Io ho provato a educarlo! Ho voluto questo lavoro per stargli vicino, per seguirlo! Gli ho suggerito dei buoni amici, quella cara ragazza che è Vera. Lui mi ha obbedito, certo, ha fatto finta di obbedirmi. Ma... le Arti Oscure, Professore. Sono quelle ad aver rovinato mio figlio. Lui nega ossessivamente di interessarsene, ma io lo so. Non può immaginare il mio dolore quando avevo capito che era stato lui a minacciare di Dissolvenza Pix, incolpando il suo altro compagno. Lo ha fatto per Vera, certo, che è sempre stata umiliata da lui... ma le intenzioni non bastano, Professore. Tom è un ragazzo meraviglioso, un Mago straordinario, come ben sa... ma questo suo interesse è deleterio per lui. Io ho fallito ampiamente, come ha appena avuto modo di sentire... per questo ora la imploro, Professor Silente: non la mandi ad Azkaban. Mandi me, ma Tom può cambiare e... a questo punto, lei è l'unica persona in grado di salvarlo."


Laurie smise di ascoltare.
Era tutto troppo.
Lucy rimase vicino alla porta, mentre lui si allontanò di qualche passo con la mano in tasca, anche per vedere se arrivava qualcuno.
In effetti, qualcuno stava arrivando.
Era Allie.
Ficcò la mano nella tasca e cercò di girarsi con naturalezza da unaltra parte.
Li raggiunse composta, con un passo costante e lo sguardo confuso; guardò la porta dell'ufficio di Silente e chiese subito "Cosa state facendo?"
Laurie scosse la testa in silenzio, mentre Lucy disse rapida:
"Il Professore ha chiesto di vederci!"
"Ah sì? Perché?"
Lucy tentennò un attimo: "L-le nostre famiglie! Non si sono ancora convinti a lasciarci..."
"Giustamente" commentò la ragazza "Io e te abbiamo un ruolo però, Laurie. Io, soprattutto, da Caposcuola non posso abbandonare la scuola così. Per questo sono venuta dal Professor Silente per pregarlo di chiudere la scuola e affrontare finalmente Grindelwald. Mi sono preparata bene e sono abbastanza sicura di poterlo convincere. E' il minimo che possa fare per soddisfare i requisiti del mio incarico. C'è qualcuno dentro?"
"Ah, sì! Non siamo riusciti a distinguere le voci, però!"
Lucy era sempre più agitata e si sfregava le mani.
"La Merrythought, forse..." intervenne Laurie allora, cercando di non mostrare movimenti strani nella tasca.
A quel punto Allie, irretita dalle loro reazioni, si avvicinò alla porta e iniziò a origliare.
La sua espressione concentrata però non parve subire mutamenti.
"Non riesco a sentire" ammise infine con diligente irritazione "Chissà... forse parleranno anche di Alastor e del suo piano per l’esercito..."
Lucy annuì in modo incoraggiante, mentre Laurie fissava il pavimento.
Perché Allie non riusciva a sentire e loro sì?
Un caso? Oppure Silente sapeva che erano lì fuori?

"Vede, Merope, c'è un aspetto degli eventi narrati che ritengo sia fondamentale nel nostro discorso. Degli eventi nella sua vita l'hanno convinta che l'imposizione sia la strada sicura da seguire per ottenere la felicità. Per questo, la sua soluzione ai... problemi di Tom per lei è che io lo induca a comportarsi diversamente: ma non c'è nulla di più lontano dai miei principi. Al contrario, sono fermamente convinto che il cambiamento sia efficace solo se parte da noi stessi."
"E se non volesse? Se non cambiasse mai?"
La mascella di Merope tremava, mentre cercava indizi nel suo viso.
"L'unica persona che può avvicinarsi a rispondere a questa domanda è quella che lo conosce meglio, che più ha condiviso con lui le emozioni e la vita... lei. Per questo, se lei nutre dei dubbi riguardo all'eventualità che Tom possa cambiare, questi sono, e, devo dire, anche secondo il mio personale giudizio, dubbi fondati. Con ciò, come dicevo pocanzi, nessuno ha il potere di cambiare qualcun altro, né dovrebbe desiderarlo."
La donna abbassò la testa.
"Come posso proteggerlo, allora? Come posso..." esitò, con un singhiozzo "... proteggere... gli altri, da lui?"
"Personalmente, ritengo che Tom debba terminare l'anno scolastico qui a Hogwarts, cosicché possa essere seguito meglio. Dopodiché... molto dipenderà dai prossimi mesi. Se costituirà ancora un pericolo, dovranno essere presi provvedimenti adeguati."
Gli occhi lontani di Merope si socchiusero, mentre nella bocca nasceva il disgusto.
"Quindi io dovrei solo aspettare che lo mandi in prigione?"
Silente non disse nulla.
La sua smorfia si estese.
"...
ci mandi in prigione? Per sempre...?"
"Finché lei non mi vorrà raccontare tutta la verità, non ho altra scelta."
Merope digrignò i denti ed emise un forte grugnito. Poi si afferrò i capelli, tirando con energia, ed esclamò:
"Le ho spiegato le mie intenzioni! L'amore per mio figlio e tutti questi ragazzi, i m-miei sforzi...!"
"Lei è venuta qui, aspettandosi che io, dopo averla ascoltata, le dessi ragione e la aiutassi. Invece di chiedersi perché non le sto dando fiducia, mi attribuisce delle colpe. Non è questo lo stesso comportamento di Tom? Se potesse, non proverebbe a influenzare il mio pensiero, o quello di Tom, come ha già fatto così tante volte, con chi poteva? Non è forse, in fin dei conti, in una folle competizione con suo figlio per ottenere il controllo l'uno sull'altra, e l'una sull'altro?
"IO NON LO VOGLIO CONTROLLARE! E' PER IL SUO BENE!"
"Suo figlio direbbe lo stesso, non crede? Qui, forse, il problema giace nel concetto di 'bene'."
"Certo! E il mio chiaramente è diverso dal suo, Professore!"
 Coi pugni stretti e i capelli scomposti, Merope prese la porta.


Come la porta si aprì, deglutì senza nemmeno pensare.
Così Merope apparve, con gli occhi gonfi e i solchi delle rughe più evidenti alla luce della fiaccola sopra la sua testa.
"Ah... cari ragazzi! Cosa fate qui?"
Allie non si degnò di nascondere la sua sorpresa. 
"Dobbiamo parlare col Professor Silente."
"... capisco."
"Tom è per caso intenzionato a unirsi alla lotta contro Grindelwald? Perché a me non ne ha parlato."
"Non lo so, signorina Hollstraine..."
"Cosa le ha detto, allora?"
Laurie fulminò Allie con lo sguardo, ma lei non lo vide.
"Mi ha chiesto della sua condotta. C'erano cose che voleva sapere"
"Ah! Quindi le ha detto che ultimamente non svolge nessuno dei suoi incarichi? Perché è così, purtroppo. Ormai è almeno una settimana che faccio quasi tutto io, per dovere e per senso di responsabilità, ma non può andare avanti così. Finalmente qualcuno oltre a me se n'è accorto!"
"Mi dispiace molto. Gli dirò di essere più diligente."
"Grazie, signora Gaunt. So che non è colpa sua."
Merope fece un sorriso strano e se ne andò.

Aveva ricostruito lo specchio.
Davanti a lui, c'era la stesso riflesso di prima.


“Professore…”
Laurie tirò fuori, senza una parola, senza un commento, la mano dalla tasca.
Silente la guardò e spiegò il cartoccio.
Poi, levò la bacchetta e lo toccò delicatamente.
In un attimo, sentì le dita di nuovo libere: Silente prese il foglio, lo lesse… lo poggiò.
“Che cosa succederà?” borbottò Lucy, con uno sguardo allucinato e pieno di sfida “Cosa succederà?”
“Questa non può essere l’ultima vostra volta qui, nel mio ufficio. D’ora in poi, esigo che mi riferiate ogni cosa. Ogni cosa.”
Laurie annuì debolmente, guardando basso.
“Lo faremo.”
“Il controllo si esercita in molte forme, ma non potrà mai essere… completo. Noi siamo, prima di tutto, per natura, degli individui. Un pensatore Babbano molto tempo fa ha dichiarato che ciascuno di noi ha diritto alla libertà sufficiente a essere felice… se non perde di vista il rispetto della libertà altrui. Non dimenticate…” le lenti degli occhiali di Silente scintillavano “Non dimenticate di esercitare sempre la vostra libertà.”

 
   
 
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