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Autore: Lost on Mars    11/06/2019    1 recensioni
È difficile per Lily avere un migliore amico che non perde mai l’occasione di azzuffarsi con suo fratello. È meno difficile aggiustare il naso di Scorpius, nonostante lui non riesca a stare fermo per dieci secondi consecutivi. È facilissimo invece risolvere i problemi altrui, così da non pensare ai propri.
Per Albus, al contrario, è estremamente facile attaccar briga con chiunque gli dia fastidio. È un po’ meno facile stare a sentire gli avvertimenti dei suoi migliori amici, che cercano di tirarlo sempre fuori dai guai – tranne Frank, che lo appoggia in tutto. È difficilissimo chiedere scusa e riconoscere di aver sbagliato, colpa del suo maledetto orgoglio.
Per entrambi, è assolutamente impossibile fare ordine tra il caos che regna sovrano nella loro testa, nella loro famiglia e nelle loro vite.

“Mi limito a guardare Lily, che gli sorride in un modo genuino, spontaneo, che non ha niente di forzato. Se devo dirla tutta, Malfoy non sembra avere più quell’aria da dio sceso in terra, né quell’atteggiamento tanto odioso che lo caratterizza. Il modo in cui la sta guardando, in cui le si rivolge, o anche il semplice tono calmo e gentile della sua voce, lo fanno sembrare tutt’altra persona.”
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Nuovo personaggio, Roxanne Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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XV – LILY
 
Un Prefetto perfetto
 
Questa mattina sono particolarmente intrattabile. Le motivazioni principali sono fondamentalmente tre: sono circa due notti che dormo sì e no quattro ore – la prima notte a causa della battaglia di cibo, la seconda perché io, Kelsey e Harriet abbiamo dovuto far sparire un brutto incantesimo spara foruncoli dalla faccia di Rowena –, tra esattamente quattro ore ho la prima verifica di Trasfigurazione, e Amelia Nott sta singhiozzando da quando ci siamo seduti a fare colazione e lo sta facendo così rumorosamente che riesco a sentirla anche se sono abbastanza distante da lei. È circondata da Esther Robinson e Florence Montague, le sue migliori amiche, una le sta dando un abbraccio di conforto e l’altra invece le sta dicendo qualcosa con molto fervore, probabilmente le sta dando consigli a modo suo: Florence è sempre stata una con pochi peli sulla lingua.
Scorpius sbuffa per la quarta volta, lanciando uno sguardo omicida al magnifico terzetto, mentre Alec sembra quasi divertito dalla scena; Kelsey, invece, le fissa passivamente, con uno sguardo perso nel vuoto e la testa un po’ ciondolante. È così stanca che il pianto della Nott potrebbe benissimo conciliarle il sonno.
«Qualcuno può spiegarmi perché la Nott si sta lagnando così tanto?» sbotto ad un certo punto, sono stanca di questo piagnisteo. «Tra poco la schianto!»
«Non è ben chiaro…» cerca di rispondermi Kelsey, per poi lasciarsi travolgere da un sonoro sbadiglio. «Credo c’entri un ragazzo.»
«Colpa tua, Alec?» s’intromette ironico Scorpius, dando una gomitata al diretto interessato, seduto accanto a lui.
«Stavolta non c’entro proprio niente» dice con tranquillità Alec, per poi sorseggiare il suo tè nero bollente. «E poi stiamo parlando della Nott. Merlino, ma l’avete vista?»
Faccio una smorfia. In effetti, Amelia Nott non brilla affatto per fascino e bella presenza. È sottile come uno spillo, ha gli occhi scuri come il carbone, tondeggianti e sporgenti, una bocca sottilissima, le orecchie a sventola e i capelli lisci, di un castano chiaro alquanto pallido, che certe volte sembra quasi grigio.
«Non la sopporto più» borbotto ancora, infilzando con molta poca grazia un pezzo di frittella con la forchetta. «Potefa beniffimo pianfere in dormi’otio fenza difturbare  ‘a co’affione.»
«Signorina Potter.»
Mi sento richiamare all’improvvido da una voce maschile che, non appena mi volto, scopro appartenere al mio insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, nonché capo della Casa Serpeverde: il professor Cylon. Mi affretto a mandare giù il mio boccone.
«Buongiorno, professore» lo saluto educatamente.
«Non appena avrai finito di mangiare, dovresti raggiungermi nel mio ufficio, prima dell’inizio delle lezioni» mi dice impassibile. Io comincio ad annuire, mentre sento ogni muscolo del mio corpo irrigidirsi e il mio volto perdere qualsiasi traccia di colore. Una sensazione di panico mi pervade all’improvviso: sono solo le otto di mattina, che diavolo posso aver combinato?
Cylon deve aver notato la mia inquietudine, perché si lascia scappare una risatina divertita e mi dice: «Continua a mangiare tranquilla, non hai fatto niente di male.»
Rassicurata un poco dalle ultime parole del professore, lo saluto di nuovo e lui congeda, uscendo dalla Sala Grande. Nonostante tutto, il mio stomaco rimane chiuso e l’unica cosa che riesco a fare è prendere un generoso sorso di succo di zucca.
«Questa giornata è iniziata da meno di un’ora e già sono successe due cose al di fuori dell’ordinario» commenta Alec, divertito.
«Sarebbe a dire?» gli chiedo.
«La Nott che piange senza ritegno davanti a tutta la scuola e Cylon che convoca qualcuno senza preannunciare una punizione» risponde Alec, come se fossero due ovvietà. Non ha tutti i torti: Cylon è un finto buono, come dico io. È una persona molto pacata, non alza quasi mai la voce, è molto bravo nel suo lavoro e ci insegna la materia in modo davvero impeccabile – questo, almeno, secondo quanto dice mio padre – tuttavia, basta il minimo sgarro che non si fa scrupoli ad affibbiare punizioni o compiti aggiuntivi. E la cosa peggiore, è che non si arrabbia nemmeno, mentre lo fa: generalmente, si limita ad osservare il povero malcapitato con i suoi piccoli occhi di ghiaccio da dietro gli occhiali quadrati e poi si mette a scribacchiare qualcosa su un quadernino, dopodiché lo convoca privatamente nel suo ufficio in un momento qualsiasi della giornata. E chi esce da quella stanza ha sempre l’aria di qualcuno che ha passato il peggior quarto d’ora della sua vita.
È comprensibile il fatto che, non appena sono stata io a ricevere tale comunicazione, il mio stomaco abbia deciso categoricamente di rifiutare altro cibo.
«Mah, non ci giurerei. Forse l’ha detto per sdrammatizzare e la punizione me la dà lo stesso» commento distrattamente, mentre rigiro una piccola forchetta per dolci tra le mani.
«C’è qualcosa che hai fatto recentemente con cui hai infranto le regole?» mi chiede Scorpius.
«A parte tirare del purè addosso alla Goyle? No, ma mi pare che siamo già stati puniti per quello» sbuffo. «Oppure ha scoperto della Mappa e me la vuole confiscare.»
«Ma ti pare! La tieni sempre in camera protetta da chissà quanti incantesimi» mi dice subito Kelsey, per tranquillizzarmi.
«Un incantesimo solo» preciso. «Che funziona se voglio tenere alla larga persone come Harriet e Rowena, non di certo Cylon»
«Ma perché Cylon dovrebbe venire a frugare nel vostro dormitorio?» domanda all’improvviso Alec.
«Forse è un pervertito…» aggiunge Scorpius.
Kelsey sbuffa e prende la mia mano da sopra il tavolo, distogliendo la mia attenzione dalle insensate supposizioni degli altri due.
«Rilassati Lily, non hai fatto niente di male.»
E la mia migliore amica non ha idea di quanto io voglia crederle in questo momento.
 
Ci siamo. Sono le otto e trentacinque, tra venticinque minuti inizieranno le lezioni e io sono nei Sotterranei di fronte all’ufficio di Cylon. Merlino, che ansia! Neanche quando, al terzo anno, ho chiesto a Dave Warrington di uscire avevo tutta questa ansia… e all’epoca Dave Warrington era al settimo anno e io non sapevo ancora che non avrebbe degnato nemmeno di uno sguardo una nana da giardino come me. Parole sue queste, parole per cui Kelsey stava già tirando fuori la bacchetta per lanciargli qualche fattura, ma questa è un’altra storia…
Busso con decisione sulla porta di legno scuro e dopo qualche secondo di attesa, abbasso la maniglia dorata e apro la porta quel tanto che basta per infilare la testa nella stanza.
«Posso?» domando, cercando di non farmi tremare la voce. Cylon è seduto dietro la sua scrivania, tutte le luci della stanza sono accese e l’ambiente risulta quindi luminoso e accogliente. Il professore alza lo sguardo su di me e mi invita ad entrare e successivamente ad accomodarmi su una sedia di fronte a lui. Senza perdere tempo, dunque, entro velocemente e mi richiudo la porta alle spalle, poi mi siedo composta.
Ora, mi aspetto che dica qualcosa. Qualsiasi cosa. Potrebbe allungarmi un foglietto con scritta sopra la mia punizione e congedarmi con un “divertiti stasera a pulire il bagno di Mirtilla”, oppure potrebbe esordire tirando fuori un chissà quale giorno di questo anno scolastico, descrivendo per filo e per segno tutte le mie azioni che hanno in qualche modo trasgredito le regole, potrebbe dire di essere molto deluso dal mio comportamento, e tante altre cose. Il problema, però, è che Cylon non dice niente e se ne sta muto come un pesce e questo atteggiamento è così inusuale da parte sua che la mia ansia aumenta sempre di più. Basta, se non parla lui, allora parlerò io.
«Voleva vedermi, signore?» gli domando.
«Sì, Potter» mi risponde immediatamente lui. Non sembra arrabbiato per qualcosa, ha un’espressione alquanto tranquilla: i suoi occhi azzurri sono meno glaciali del solito, anche se la montatura nera e squadrata degli occhiali gli indurisce i tratti del viso e lo fa sembrare quasi seccato. «Volevo comunicarti di un cambiamento che ci sarà d’ora in poi per la Casa Serpeverde.»
Aggrotto le sopracciglia. Ma è ubriaco o cosa? Per quale sconosciuto motivo Cylon vuole comunicare a me qualcosa che riguarda la nostra Casa?
«Mi scusi» esordisco subito, magari risultando anche sgarbata, ma non riesco a capire. «Perché lo sta dicendo proprio a me? Non dovrebbe parlarne con i Prefetti? Io che c’entro?»
Cylon incurva le labbra sottili in un sorriso che definirei intenerito, se solo avessi la certezza che quest’uomo possa provare tenerezza verso qualcosa o qualcuno. Dopodiché, apre un cassetto della scrivania e prende qualcosa, un oggetto che rimane stretto a pugno nella sua mano destra finché, con molta delicatezza, non lo fa scivolare sotto i miei occhi. È una spilla da Prefetto.
«Che ci dovrei fare con questa?» gli chiedo.
«È tua adesso» mi risponde Cylon.
Lo fisso per qualche istante con gli occhi spalancati. Probabilmente mi sta prendendo per pazza e alla fine di questa conversazione forse mi metterà davvero in punizione, ma il mio cervello ha smesso di ragionare e filtrare i pensieri da circa mezzo minuto.
«Ma mi sta prendendo in giro?» domando ancora, a voce più alta. «Insomma, i Prefetti vengono scelti prima della fine dell’anno, non a novembre inoltrato.»
«Questo lo so bene, Potter, ma io e la Preside abbiamo concordato che, purtroppo, la signorina Nott non poteva più ricoprire questo ruolo. Di conseguenza, abbiamo ben pensato di conferirlo a te.»
«La Nott…» mormoro tra me e me. Allora non c’entrava nessun ragazzo con quel suo pianto isterico di poco fa! Piangeva perché le avevano tolto la spilla… deve averla combinata grossa, però, per farsi addirittura rimuovere da un ruolo del genere.
«Ehm, io… io la ringrazio, signore, ma non credo di essere la persona più adatta» gli confesso, abbassando lo sguardo.
«E perché mai?» mi chiede lui, assottigliando gli occhi.
«Beh… non voglio annoiarla con i drammi della mia vita, ma ho troppe cose per la testa per poter essere un bravo Prefetto» gli rispondo. «Mio fratello e il mio migliore amico si odiano e spendo buona parte delle mie giornata ad impedirgli di ammazzarsi a vicenda, per non parlare di tutte le volte in cui tiro Kelsey e Alec fuori da guai, o le volte in cui riesco a non farmici trascinare e…»
Non continuo. Non solo perché mi rendo conto che a Cylon tutte queste cose non interessano, ma anche perché lui ha sollevato una mano, come se volesse dirmi di fermarmi e respirare un po’.
«Credo tu abbia già trovato la spiegazione da sola» dice semplicemente.
«Non la seguo» ribatto io.
«Il compito di un Prefetto è togliere punti agli studenti della propria Casa che infrangono le regole, ma dal momento che non è così piacevole togliere punti alla propria Casa, possiamo dire che un bravo Prefetto deve evitare che i propri compagni commettano infrazioni. Mi segui, Potter?» inizia il professore. Io annuisco convinta. «Ora, da quel che dici sembra che tu non faccia altro che impedire ai tuoi amici di fare stupidaggini e quindi di infrangere le regole. Io credo che se ci riesci con loro, ci riuscirai anche con tutti gli altri.»
Non replico, ma mi limito ad osservare la spilla che giace sulla scrivania. Dopodiché, allungo una mano e la prendo tra le dita. Nessuno dei miei fratelli è stato Prefetto, nemmeno mio padre lo è stato, e nemmeno la mamma. Sarebbe una bella novità in famiglia, di sicuro li renderei felici, orgogliosi, forse questa notizia potrebbe portare un po’ di spensieratezza nella vita di mamma e papà. Non pretendo che li faccia riappacificare, ma almeno riavvicinare un po’, eliminare solo un po’ dei dissapori che ci sono tra di loro. Natale si avvicina sempre di più, e sarebbe bello avere qualcosa di cui parlare che non siano le solite discussioni. Soprattutto, sarebbe bello tornare a casa e non rimanere al castello per paura di sentirli litigare.
Sposto lo sguardo di nuovo su Cylon.
«Posso indossarla già da ora?» gli chiedo, con una traccia di eccitazione nella voce. Il professore annuisce e poi mi congeda, dicendo che non posso fare tardi ad Incantesimi per colpa sua. Lo ringrazio ancora una volta ed esco dal suo ufficio, ritrovandomi nel corridoio buio dei Sotterranei.
Rimango ferma per qualche momento, ancora incredula e inconsapevole di quanto appena successo.
Benedetta Morgana, sono diventata Prefetto!
 
Amelia Nott mi ha guardato male per tutta la durata delle lezioni. Giurerei che abbia provato a lanciarmi un Confundus durante la verifica di Trasfigurazione, e che sia stata sul punto di lanciarmi il calderone in testa a Pozioni, è tutto il giorno che evito la Sala Comune e che mi sorbisco le ripetute domande di Kelsey su come io abbia fatto, esattamente, a diventare Prefetto.
«Cylon ha detto che hanno tolto la spilla alla Nott e hanno deciso di darla a me, fine» mi ritrovo a spiegarle per la quindicesima volta. Eppure non è difficile da capire!
«E perché gliel’hanno tolta?» mi domanda Kelsey, sempre più curiosa.
Io alzo le spalle e scuoto la testa, per farle capire che non ne ho la più pallida idea. Di certo deve aver fatto qualcosa di grave o non le avrebbero tolto la spilla, ma Cylon non ha voluto spiegarmelo.
La parte peggiore di tutto questo, però, è che ancora non abbiamo incontrato Scorpius e Alec per i corridoi o in qualsiasi altro posto, per cui loro ancora non sanno, solo che adesso le lezioni sono finite e stiamo andando a cena in Sala Grande, e dopo la cena dovrò tornare in Sala Comune ed è lì, probabilmente, che dovrò prepararmi all’inferno.
A tavola ci sediamo ai nostri soliti posti e non passa molto tempo che ci raggiungono anche Alec e Scorpius. Inizialmente nessuno dei due nota la cosa e una piccola parte di me spera che la cena continui in questo clima pacifico e sereno. Ed è così per almeno una decina di minuti, mentre Alec ci sta spiegando per filo e per segno lo schema della partita di dopodomani ed è troppo preso da quello per notare la mia spilla. Solo che ad un certo punto Scorpius gli dice di smetterla.
«A loro non gliene frega niente del Quidditch, Alec» esordisce. «E io conosco questo schema a memoria e se te lo sento ripetere un’altra volta ti ammazzo nel sonno.»
Ed è nel momento in cui Scorpius finisce di parlare che il cervello di Alec smette di lavorare per qualche secondo, per poi spostare lo sguardo qua e là in cerca di qualcosa di interessante da commentare.
Mio fratello questa sera è girato di spalle, quindi non possono nemmeno guardarlo in faccia e parlare di lui e della partita, nessuno al nostro tavolo sta piangendo, o è in procinto di iniziare un’altra lotta con il cibo, tutto sembra maledettamente ordinario. C’è solo un piccolo dettaglio fuori posto, e io sento già la terra tremare nel momento in cui lo sguardo di Alec si posa su di me. O meglio, sul maglione della mia divisa.
Respira Lily, magari Alec ti sta solo guardando le tette.
Tuttavia, non c’è molto da guardare se non la spilla, ed è proprio quella che lui sta guardando, perché strabuzza gli occhi, poi alza lo sguardo sul mio viso, apre la bocca per parlare e poi si rimette a guardare la spilla.
Salazar, ti prego, fa che non si metta ad urlare.
«MA DA QUANDO SEI DIVENTATA PREFETTO?!»
Come non detto. Adesso, credo che la cosa più intelligente da fare sia scavare una fossa fino al centro della Terra e buttarmici dentro ad occhi chiusi, ovviamente senza dimenticare di trascinare con me Alec e la sua maledetta lingua. Inutile dire che tutti i miei compagni di casa che ancora non fossero al corrente della cosa mi stanno guardando: chi scioccato, chi confuso, e chi con l’aria di chi vuole ammazzarmi – e quest’ultima parte coincide con la Nott e le sue amichette. Anche quasi tutto il tavolo dei Corvonero si è girato a guardarmi e persino qualche Tassorosso, inutile dire che percepisco lo sguardo di mio fratello senza nemmeno controllarlo.
Sì, direi che sprofondare è proprio quello che farebbe chiunque. Però, la parte razionale del mio cervello decide che devo assolutamente calmarmi, respirare, ignorare il mondo circostante e concentrarmi solo sull’imminente omicidio di Alec.
C’è qualcosa, tuttavia, che inibisce anche la parte razionale e omicida di me e che mi fa tornare con i piedi per terra per rispondere semplicemente alla domanda: Scorpius mi sta sventolando una mano davanti al viso, perché devo essermi persa un po’ nei miei pensieri e devo avere un’aria abbastanza sconvolta e furiosa sul volto, non appena me ne accorgo mi giro verso di lui e noto che sta abbassando lo sguardo su questa maledetta spilla.
Beh, lui forse mi sta veramente guardando le tette.
Merlino, ma sono scema o cosa?!
Prendo un grande respiro, cercando di svuotare completamente il cervello da qualsiasi pensiero stupido e rispondo.
«Da stamattina. Cylon mi ha detto che hanno tolto il titolo alla Nott e hanno deciso di darlo a me.»
«A te?» continua Alec con molta enfasi, adesso sembra che sia sull’orlo di una risata.
«Già, è stata la mia stessa reazione» borbotto e mi affretto a trangugiare un intero bicchiere d’acqua, perché all’improvviso mi sento la gola secca. «Ma Cylon ha detto che se riesco a tenere voi lontano dai guai di sicuro ci posso riuscire anche con tutti gli altri.»
«Convinto lui…» ridacchia ancora Alec.
«E dai, secondo me invece può farcela!» esclama all’improvviso Kelsey. «È abbastanza minacciosa da impedire alla gente di fare cose stupide.»
«Ehi!» mi lamento. «Io non sono minacciosa. È solo che… è la mia faccia che trasmette minacciosità, ma io non sono minacciosa.»
«Su, lasciatela in pace. Secondo me Lily sarà bravissima» dice finalmente Scorpius, dopo essere rimasto in silenzio per un bel po’. «Un Prefetto perfetto.»
 
In Sala Comune decido che ho voglia di sapere perché hanno tolto la spilla alla Nott. Do una gomitata a Kelsey, che sta ripassando svogliata qualche argomento di Erbologia.
«Secondo te perché hanno tolto la spilla alla Nott?» le chiedo, ma Kelsey alza le spalle e arriccia le labbra, mentre scuote di poco la testa.
«Non ne ho idea» mi dice allora, poi ributtarsi a leggere.
«Glielo vado a chiedere» annuncio, ma nemmeno un secondo dopo la mano di Kelsey è stretta attorno al mio braccio.
«Ma sei scema?» mi chiede, quasi sconcertata. «Amelia vuole vederti strangolata dalla piovra gigante per questo e tu vai a rigirare il dito nella piaga?»
Mi mordo il labbro inferiore: ha ragione, la Nott probabilmente mi pugnalerebbe se ora andassi a chiederle perché hanno deciso di sollevarla dal ruolo di Prefetto. Vuol dire che agirò per vie traverse.
«Allora lo chiederò a Florence» sospiro. «È tanto aggressiva quanto pettegola.»
Kelsey sta per controbattere, ma io mi sono già alzata dal divano e sto attraversando la Sala Comune fino a raggiungere le poltroncine sotto le grandi vetrate. Amelia fortunatamente è china su uno dei tavoli a scrivere qualcosa – probabilmente una lettera – ed è abbastanza lontana da Florence, che invece sta giocando un’accesa partita a scacchi con il cugino, Terence Montague.
Senza farmi troppi scrupoli, appello con la magia una sedia non molto distante e mi metto seduta vicino a loro. Osservo la partita finché non vedo Terence assumere un’espressione alquanto infastidita.
«Non pensavo fossi così intelligente da seguire le partite a scacchi, Potter» commenta acido. Faccio un sorrisetto divertito, per dimostrare che la sua battuta pungente non mi ha toccata minimamente e decido di ignorarlo.
«Devo chiederti una cosa, Florence» dico subito, rivolgendomi alla ragazza alla mia sinistra. Lei mi guarda con uno sguardo di sufficienza, assottigliando gli occhi chiari.
«Che vuoi?»
«Perché hanno tolto la spilla ad Amelia?»
«E a te che importa? Tanto l’hanno data a te.»
«Non l’ho chiesta io, pensavo che Cylon fosse ubriaco quando me l’ha data. Sono solo curiosa.»
Florence sospira e si guarda per un attimo intorno, furtivamente, come se avesse paura che qualcuno, oltre me e Terence, possa ascoltarla.
«È colpa di Burke.»
Adesso sono davvero confusa. Come può aver fatto un decerebrato come Christopher Burke, che non pensa con il cervello ma con qualche organo più in basso, a far rimuovere Amelia Nott dal ruolo di Prefetto?
«Stiamo parlando della stessa persona?» domando, un po’ confusa. «Perché quello che conosco io non è capace nemmeno a trasfigurare un cucchiaino in un piatto, figuriamoci ad escogitare piani del genere.»
«Praticamente, all’inizio dell’anno lui e Amy si sono… ehm, frequentati, ecco» inizia a spiegarmi Florence, mantenendo sempre un tono di voce molto basso. «Premetto che io l’avevo avvertita, ma che lei non ha voluto darmi retta, e quando Burke ha provato a fare sesso con lei, Amelia gli ha detto di no.»
«Oh, Merlino, non dirmi che…»
«Invece sì. Qualche giorno fa le ha scritto un biglietto, dicendo che gli dispiaceva per non aver rispettato i suoi tempi e altre stronzate smielate, e le ha chiesto di vedersi dopo il coprifuoco nel Parco» continua Florence. «Io le ho detto di non andare, ma Amy non ha voluto darmi ascolto… il fatto è che nel Parco non c’era nessuno, e Amy è stata beccata dai Caposcuola, che lo hanno detto a Cylon, che probabilmente ha parlato con la McGranitt, che le ha tolto la spilla.»
Sono così… così schifata che non riesco a trovare nemmeno le parole per replicare, o per ringraziare Florence delle informazioni. L’unica cosa a cui il mio cervello riesce a pensare, in questo momento, è che devo alzarmi dalla sedia e spaccare qualcosa. Possibilmente il naso di Christopher Burke.
Questi sono i geni Potter che mi rendono quella che sono e che oscurano il buon senso ereditato da mia madre. Sento Florence chiamarmi per nome, e se addirittura ha rinunciato a pronunciare il mio cognome con aria sprezzante, deve essere sensibilmente preoccupata. Credo che lo sia perché mi sto dirigendo pericolosamente verso un gruppetto di studenti del settimo anno, stravaccati come animali su un divano nero molto ampio.
«Burke! Razza di cretino!» esclamo, non appena ho raggiunto la mia destinazione. Il mio sguardo è puntato su ragazzo alto, leggermente scuro di carnagione, seduto al centro del divano, oggettivamente bello da morire, ma idiota come pochi. Non sembra affatto infastidito dal modo con cui mi sono rivolta a lui, e mi sta… sorridendo.
«Per Circe, Potter, se volevi la mia attenzione non c’era mica bisogno di tutta questa scena» mi dice, facendomi l’occhiolino. Alzo un sopracciglio e lo guardo male, ma lui non si da per vinto. «E purtroppo sono già impegnato per la prossima gita ad Hogsmeade, mi dispiace, ma possiamo fare il mese prossimo, che dici?»
«Non voglio le tue attenzioni» ribatto immediatamente. «E poi, preferirei uscire con Gazza piuttosto che con te.»
«Siamo acidine oggi, eh?» controbatte lui, alzandosi dal divano. «Ti serve una mano per rilassarti? Ce ne andiamo nei dormitori?»
Ecco, ora che mi guarda dall’alto del suo metro e ottanta e con quei minacciosi occhi scuri, penso di aver perso parte della sfrontatezza che avevo fino a qualche secondo fa, ma non mi do per vinta.
«Tu sei un pezzo di merda, Burke, e adesso che sono Prefetto puoi scordarti tutte le tue scappatelle notturne in giro per il castello, ti controllerò notte e giorno se necessario e se ti vedo trattare male qualsiasi ragazza ti toglierò dei punti, anche a costo di svuotare la nostra clessidra e di far vincere la Coppa delle Case ai Grifondoro. È una promessa» gli dico, gonfiando fiera il petto, proprio dove è appuntata la mia nuova spilla. Lui fa per dire qualcos’altro, ma io non glielo permetto e vado avanti. «E se vuoi togliere la spilla anche a me, buona fortuna. Non avrai vita facile.»
«Dovrei avere paura di una nanetta come te? Che mi fai, eh?» mi risponde lui. Io sospiro e abbasso per un attimo lo sguardo, quando lo rialzo lui ha già un mezzo sorriso vittorioso stampato sul volto, convinto di avermi zittito. Tuttavia, Christopher Burke non deve conoscermi bene, perché chiunque mi conosca un po’, sa che un sospiro è solo l’inizio di una tempesta.
Senza nemmeno ragionarci sopra, gli mollo uno schiaffo sulla guancia destra con tutta la forza che ho, e il silenzio cala dentro la Sala Comune, mentre cerco di nascondere il fastidio che mi sta procurando il bruciore sul palmo della mano.
«Questo è per Amelia Nott» gli dico, e senza aggiungere altro mi giro e cerco di allontanarmi il più possibile da lui. Non vedo cosa sta facendo e nemmeno mi interessa, so solo che mi sento un po’ frastornata e che mi gira leggermente la testa. Per fortuna, qualcuno mi tocca gentilmente una spalla e mi riporta alla realtà.
È proprio Amelia Nott.
«Non dovevi farlo» mi dice a bassa voce. «Grazie.»
Io e la Nott non siamo mai state amiche e a dir la verità ci siamo sempre state antipatiche. Io la trovo troppo frivola e superficiale e sicuramente lei mi vede come una che se la tira, ma in questo momento sento che qualsiasi barriera o divisione ci sia tra di noi non esiste più, e le rivolgo un sorriso intenerito.
«Sei libera di dire di no tutte le volte che vuoi, Amelia, senza dover aver paura delle conseguenze» le dico schietta. «No significa no, e lui non aveva il diritto di vendicarsi.»
Lei annuisce con le lacrime agli occhi e io sento il bisogno di abbracciarla, però mi trattengo e mi limito solo a stringerle la mano e a farle un ultimo sorriso, poi ritorno a Kelsey, che nel frattempo è stata raggiunta anche da Scorpius e Alec.
Probabilmente stanno commentando quello che ho appena fanno e mi staranno per dire che sono una pazza suicida e che mi sono guadagnata l’odio di Burke e compagnia bella per l’intero anno scolastico. Solo che nessuno di loro mi dice niente di tutto questo: Kelsey mi dice che sono stata meravigliosa, Alec aggiunge che era ora che qualcuno desse una lezione a quel cretino. Solo Scorpius rimane in silenzio, e aspetta che Alec e Kelsey si allontanino per parlarmi.
«Se Burke prova a farti qualcosa, dovrà prima vedersela con me» mi sussurra. Io lo guardo un po’ preoccupata, specialmente perché non sta ridendo e non ha nemmeno l’aria di qualcuno che lo dice tanto per scherzare.
«Non devi preoccuparti, Scorp, Burke è solo un deficiente» gli rispondo.
«Lo so, ma… non mi piace e non voglio che ti infastidisca» continua lui, sempre serio in volto. «Quindi d’ora in poi considerami la tua guardia del corpo personale.»
Con quest’ultima frase mi strappa una mezza risata. «Allora grazie, ma speriamo che non ci sia bisogno di fare a pugni anche con lui.»
«Con lui userei fatture e maledizioni, in realtà.»
«E come mai invece con Albus finisce sempre alla babbana?»
«Perché Albus infastidisce me e nessun altro, mentre se qualcuno infastidisce te voglio essere sicuro di fargli male. E le maledizioni fanno più male dei pugni.»

Vi giuro che esiste una spiegazione alla mia assenza di un mese e questa spiegazione si chiama università o più precisamente sessione estiva. Da metà maggio sto studiando tutti i giorni ininterrotamente ed è stato davvero difficile trovare ogni tanto qualche ritaglio di tempo per dedicarmi alla storia, soprattutto perché nel mentre cercavo anche di avere un minimo di interazioni sociali con il mondo per non impazzire. Dopodomani ho un esame difficili, ma a forza di ripetere mi stava venendo la nausea quindi ho deciso di prendermi qualche ora di stop, di rileggere il capitolo e di pubblicarlo. A questo capitolo ci tengo particolarmente, so che questa è una storia leggera e divertente, io stessa l'ho iniziata quasi per gioco, per trovare un passatempo piacevole, però ho voluto trasmettere un messaggio che ritengo importante per tutti: no signifca no. Non so se sono riuscita ad inserirlo bene in un  contesto "leggero" come quello di questa storia, ma spero comunque di aver fatto qualcosa di decente.
Spero vi sia piaciuto e che mi perdoniate per l'assenza.
Un bacione ♥
Mars
 
 
   
 
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